Che titolo del menga però. Non quello della rece. Quello della rece è perfettamente ok e non ho alcun problema ad ammettere che il mio orizzonte culturale e letterario si ferma ai Simpson, nello specifico alle stagioni che vanno dalla quinta alla decima.
Project Wolf Hunting, quello sì che è un titolo insulso che non promette niente di buono. Quando è arrivato il solito gufo messaggero kamikaze, quello che il negus neghesti Nanni Cobretti spedisce sia per assegnare le recensioni settimanali, sia per controllare che i nostri riflessi siano sempre affilati – appena togli il papiro dalla zampetta, il rapace caca una bomba a mano e te la scaglia addosso prima di volare via facendoti la penna media e bubolando “uh uh uh Ustica è colpa dei francesi” – ho subito temuto il film cinese di genere che contrabbanda propaganda un tanto al chilo. Ma non la propaganda buffa, tipo Il magico risciò di Boe Tse-tung o le fantascienze tutte matte di Tiger Chen. Ho temuto il crossover tra Wolf Warrior e Project X-Traction. Prospettiva tutt’altro che ottimale. Ho tremato per i sudorini. Mi sono fasciato la testa prima dell’impatto, ho messo il pannolone prima dello squaraus e ho applicato il voltaren prima della vecchia, scegliendo di mettere su Project Wolf Hunting senza saperne nulla di nulla e armandomi per affrontare retorica a secchiate e CGI canaglia, senza alcuna vergogna per la forte dose di pregiudizio. Che culo ho avuto. Che giornata svoltata. Che fine settimana annegato in ettolitri ed ettolitri – che dico ettolitri: chilolitri. Financo megalitri – di sangue, budella, claustrofobia, crudeltà gratuite, shibal, vittime sacrificali e sgiandoni coreani che appaiono senza troppo preavviso.
Prima di tutto, alcune agili premesse che, giuro e spergiuro, non sciuperanno la visione. Nel 2016, una manciata di ostici criminali coreani andati a svernare nelle Filippine viene fatta rimpatriare in aereo per essere sottoposta a giusto processo e infine essere tradotta nelle patrie galere laddove ritenuto necessario. Una volta atterrati, in mezzo alla gazzarra di reporter e sbirri c’è anche un omino che è stato screziato da uno dei malviventi e ha deciso di vendicarsi. Come Gary Plauché – vi lascio la pagina di wikipedia e non il video perché non mi sembra il caso – ma con una sacca bomba da attentatore suicida al posto del revolver. Ne consegue che, la volta successiva che le autorità coreane hanno rastrellato abbastanza fuggitivi paesani nelle Filippine da decidere di ripetere un numero del genere, optano per trasportare le teppe su una nave mercantile che arriverà al porto di Busan più o meno in segreto. Per ogni criminale, c’è uno sbirro sgamato pronto ad accarezzare fazze a suon di schiaffoni che gli o le fa da babysitter. Sulla nave salgono anche un medico che, a dirla tutta, ha l’aria un po’ losca e colpevole sin dalla seconda inquadratura in cui appare e senza nemmeno avere i baffi. Sono cinque settimane di navigazione, mortacci di pippo, cosa mai potrà andare storto?
Eccallà. Viene fuori che il doc è sotto un treno, chissà perché, con taluni malfattori che occupano un angolino nascosto della sala macchine a insaputa di tutte le guardie che stanno sopra di loro e anche in Corea. È costretto a tenere in vita un cadavere vivente che ha l’aria di essere stato torturato anzichenò. Inoltre ci sono alcuni tizi strani e mai visti prima che, in giro per la nave, aprono casse piene di contanti e armi d’assalto. Che succede? Ci pensa un amabile flashback in sei inquadrature a spiegare che questi qui, appena prima della partenza, hanno ammazzato i marinai preposti, hanno rubato loro i passaporti, si sono infiltrati a bordo per fare chissà cosa e sono davvero davvero cattivi e sanguinari. Gente che anche se deve ammazzarti veloce perché c’ha la fretta addosso, si prende comunque il tempo di darti quelle sette o otto coltellate in più, solo per il gusto di. Fiorellini di campo che ti staccano le orecchie a morsi e poi, invece di sputarle subito, se le masticano un po’, prima di ucciderti e mingere sul tuo cadavere fumandosi una paglia e godendosi il brivido della pipì in santa pace. Tutto questo e molto altro in 25 minuti di film eh. C’è della densità da queste parti.
Poi, esattamente a metà di Project Wolf Hunting, succede qualcosa di cui preferirei non parlarvi. Non è per niente una cosa brutta o sgradevole, cinematograficamente parlando. Anzi, tutt’altro. Ma dal momento che succede in un frangente del film in cui c’erano ancora molte cose da picconare su quel filone narrativo che era stato scelto – thriller sanguinolento e bello teso di guardie e ladri incastrati in un ambiente senza vie di fuga con molte armi a disposizione – il cambio di paradigma diventa ancora più sorprendente e inaspettato, soprattutto perché riduce a imbuto le possibilità di inventarsi qualcosa di ulteriore. È come se il film chiudesse in maniera stagna tutte le altre possibili uscite – come succede in quelle storie in cui il personaggio schiaccia il bottone grosso per immolarsi e isolare il mostro cattivo – e venisse instradato su un binario obbligatorio che porta dritto e a velocità considerevole verso un’unica destinazione possibile. Che, allegoricamente, assomiglia molto a un muro fatto di cadaveri ancora freschi, pronto a spillare tonnellate di sangue al momento dell’impatto con il convoglio.
Tutta farina del sacco di Kim Hong-seon, regista e sceneggiatore, nonché persona che non conoscevo. Piacere. Per quattro quinti di film, il giochino di zio Kim funziona che è una meraviglia quasi intera. I personaggi sono solo abbozzati, ma crediamo forte nel loro fomento (associato alla situazione estrema ma non incredibile) e tifiamo a destra e manca, non sapendo bene dove andremo a parare; l’azione è girata con competenza, sfruttando gli spazi compressi, le psicologie spicce (criminali senza scrupoli vs. poliziotti coraggiosi) e non disdegnando di farsi dare una mano dalle teorie e tecniche dell’horror e del gore; ed è pur vero che la svolta di metà film spazza via il primo tempo, ma non lo rende comunque inutile. Il vero problema è che zio Kim non sapeva minimamente come far finire la sua storia in maniera degnamente epica e allora l’ha conclusa così, semplicemente dicendo ad alta voce “È finita, qua devo chiudere, state attenti tornando a casa che piove, mandate un messaggino quando siete arrivati”. E basta. Poi, un po’ timidino e senza farsi troppo sentire, ha anche aggiunto, sussurrando “Se mi date abbastanza soldi io non mi offendo, anzi, vi avrei pure apparecchiato un sequel”. Peccato. Con l’aiuto di uno sceneggiatore non dico fuoriclasse, ma quantomeno in grado di chiudere il cerchio, Project Wolf Hunting sarebbe stato una bomba atomica. E magari avrebbe avuto anche un titolo più degno.
Sindacato italiano titolisti quote:
“Per una volta che noi non c’entriamo nulla”
Toshiro Gifuni, i400Calci.com
Toshiro, le stagioni 5-10 sono mediamente ottime ma non capisco l’esclusione delle tre capolavoro (2, 3 e 4; la 1 ammetto che era ancora incerta).
La pagella:
1 7
2 10
3 10
4 10
5 9
6 9
7 8
8 7
9 6
10 6
11 5
12 5
13 4
14-17 Basta, pietà.
18-… Non classificato
Ricordo che nel periodo di maggior successo (forse alla quarta o quinta stagione), lessi un’intervista a babbo Groening in cui dichiarava solennemente che non aveva nessuna intenzione di tirare la corda fino al punto di svaccare, e che se si fosse trovato a mandare i Simpson nello spazio o al centro della terra avrebbe capito che era il momento di chiuderla lì. Lo accolsi con beneficio d’inventario, aspettandolo al varco. E infatti.
Vabbé, lo si ama lo stesso, ci ha dato anche quella genialata di Futurama.
Ovviamente era per Gigos, non so perché è finita qui.
https://www.i400calci.com/tag/mare-profumo-di-mare-con-la-morte-io-voglio-giocare-e-colpa-del-mare-del-cielo-del-mare-sento-che-sto-lasciandomi-smembrare/
Migliore tag di sempre XD
Però mi sa che quell’altra tag, quella coi giapponesi, forse possa essere un pochetto spoiler?!
Sono a un terzo. Si fa guardare volentieri, ma tutto sommato è un po’ un film del cazzo.
Ed ecco il plot twist. Manca più di un’ora alla fine!
Che caspita può ancora succedere?
Ahahahahah!
Christopher Meloni in Oz ha fatto scuola!
Ok. Devo ricredermi: valeva fino all’ultimo, schifoso fotogramma.
Questo project, che cosa può fare, io non ci credevo ma posso squartare…
Forse è solo dal momento, che sono ultraviolento, sara’ la lobotomia o forse lo stress…
Noleggiato stasera. Mi ha fatto molto ridere il rating 7+
Probabilmente è la pellicola che più si avvicina al concetto di adattamento cinematografico della saga videoludica di Resident Evil.