Jackie, oh Jackie. Quanto bene ti si vuole.
Vorremmo che tu fossi immortale – e magari lo sei, non abbiamo ancora la controprova – ma anche gli immortali invecchiano, sebbene un po’ più piano degli altri.
E oggi hai 69 anni.
E a 69 anni fai cose che tanti di noi si sognano anche a 28, ma sono meno di quelle che facevi tu a 28, e ormai ci avevi viziati… È difficile.

Jackie Chan: l’unica persona ad aver vinto un Premio Sylvester semovibile a grandezza naturale (non so cosa sia l’altra roba che tiene in mano)
Il mese scorso ero al London Action Fest, e c’era ospite Martin Campbell, che ha diretto The Foreigner – per coincidenza l’ultimo film davvero figo di Jackie Chan. Gli hanno chiesto com’è lavorare con Jackie, e Martin ovviamente aveva solo belle parole. Ha cominciato innanzitutto dicendo che è un grandissimo attore, e che è rimasto impressionato da come affrontava le scene non action. Poi per quanto riguarda le scene action ha iniziato a raccontare di come Jackie si presentasse sul set con una squadra di quindici persone. Funzionava così: tu regista andavi da lui e gli spiegavi un minimo il tono della scena. Nello specifico, il personaggio di Jackie in The Foreigner aveva un background militare, per cui Martin voleva che integrasse qualcosa di militare, e non che facesse il suo solito kung fu buffo in cui ti fa inciampare sulle sedie e ti tira le tazzine di té in fazza o cose del genere. Jackie diceva “ok”, poi si riuniva col suo team, e si ripresentava con la scena pronta. Ci pensava lui, con la sua gente: stava nel suo contratto. Quel gruppo di pazzi, eroi e veri e propri martiri che compone il Jackie Chan Stunt Team sta lì ad aiutarlo a pensare alle coreografie, e poi nella stramaggioranza dei casi a prendere le botte da lui, per lui, perché “farsi menare da Jackie Chan” è diventato praticamente un corso specializzato universitario. Il risultato è la garanzia che almeno i momenti di menare abbiano sempre il suo marchio di fabbrica e il suo livello di qualità, ed evitare scherzi da parte di Occidentali che non lo capiscono.
Ed è per quello che si continua a guardarlo, il Jackie.
I suoi film in generale ormai si valutano su una scala che va da “sopportabile, col naso tappato” a “no, troppo imbarazzante”, ma quando si tratta di menare anche la sua sequenza più pigra è roba che a Hollywood non sanno nemmeno da dove iniziare a concepire.
Detto questo, è successo che per una serie di coincidenze fortuite sono usciti due suoi film quasi contemporaneamente, uno su Netflix e l’altro per il momento in homevideo fisico fuori dall’Italia, e sono entrambi film con un motivo di interesse che va al di là del semplice “c’è Jackie Chan”.
Per dimostrarvi il mio affetto, ora ve li racconto entrambi in un colpo solo.
Pronti via:

Richiami sottili
Mad Chan: Fury Road Hidden Strike
La prima cosa che va detta è che questo film esce solo adesso ma è stato girato almeno cinque anni fa. Lo so, dal poster avreste detto anche di più.
La seconda cosa che va detta è che si tratta del progetto con cui, in origine, Jackie Chan avrebbe dovuto finalmente fare coppia con Sylvester Stallone, dopo che entrambi si erano promessi di lavorare insieme fin dai tempi di Demolition Man. Sostanzialmente non era mai successo perché quella testa dura di Sly chiamava Jackie con i progetti sbagliati, proponendogli ruoli da villain o ruoli da comprimario qualsiasi negli Expendables, mentre Jackie insisteva per un classico buddy alla pari. Si era sostanzialmente dovuto attendere che Sly fosse nelle condizioni di accettare una produzione cinese: all’ultimissimo però, ad accordo già trovato, era saltato tutto a causa di ritardi nella produzione che erano entrati in conflitto con gli impegni di Sly per Creed 2. Si era risolto quindi tutto in extremis rimpiazzando Sly con John Cena (Le sorelle perfette, Barbie), in un momento in cui John Cena era già in formissima ma non era ancora esploso del tutto.
Hidden Strike è anche il terzo titolo dopo che il progetto era stato inizialmente annunciato come Baghdad e poi come Project X-Traction.
La trama vede Jackie Chan nei panni di Dragon Luo, divorziato, con la figlia incazzata con lui perché mette la carriera davanti alla famiglia.
Luo è un soldato spedito a Baghdad (che spiega il primo titolo) con il progetto di estrarre (che spiega il secondo titolo) alcuni operai cinesi da una raffineria di petrolio (non so se abbiano mai considerato come titolo anche Some Chinese Workers in an Oil Refinery).
Alla missione si unirà Chris (John Cena), mercenario ribellatosi al suo committente il quale, per ripicca, gli ha ammazzato il fratello.
Ecco: io non voglio giudicare, eh? Ma a Chris gli ammazzano il fratello davanti agli occhi e lui, a parte giurare vendetta, non sembra particolarmente scosso nel morale e anzi, per tutto il resto del film fa un sacco di battutine e buffonate come se fosse Seth Rogen dopo che ha sostituito le canne con il body building. Ma meglio così, perché almeno permette di riempire il film di gag simpatiche invece che raccontare una storia deprimente.

Prima bisticciano, ma poi vanno d’accordo!
Va detto subito: il film sembra un sequel spirituale di Skiptrace, l’orribile buddy con Jackie Chan e Johnny Knoxville. Non fosse che al posto di un imbarazzatissimo Knoxville abbiamo un Cena in forma smagliante. Lo ripeto spesso: ve lo ricordate John Cena ai tempi di The Marine e 12 Rounds quant’era legnoso e spaesato? Sembra che gli abbiano fatto l’elettroshock. Ve lo sareste aspettati, 10 anni fa, che sarebbe diventato il tipo di attore che avrebbero messo di fianco a Jackie Chan per fare la spalla comica chiacchierona come un Chris Tucker qualsiasi? Il tipo di attore per cui alla fine di un film mettono gli outtakes delle gag divertenti che improvvisava sul set, come nelle commedie di Will Ferrell? Questa cosa non ha ancora smesso di stupirmi. Con tutto che ho visto anche la serie su Peacemaker, in cui pare di vedere Danny McBride col fisico di Schwarzenegger.
L’altra differenza con Skiptrace è che alla regia, al posto di un Renny Harlin svogliato, c’è Scott Waugh, e Scott Waugh è un aspirante Renny Harlin che non ha ancora raggiunto i picchi del maestro ma che in compenso è ancora carichissimo e desideroso di stupire con le sue transizioni dinamiche, le sue coreografie ardite e la sua cafonaggine inarrestabile.
La prima parte è terribile: è immediatamente ovvio che ambientare il film nel deserto è una scusa per mettere in scena la pessima idea di rifare Mad Max: Fury Road in versione poverissima, ricalcando (male) la fotografia e proponendo un paio di momenti pressoché identici ma in versione cestone dell’autogrill. Che poi, già vedere un Fury Road ambientato nel presente, con il rig di Furiosa sostituito dal pullman delle gite…
Poi però scatta la sindrome di Stoccolma: l’inizio era talmente deprimente che man mano che si procede basta una gag appena accettabile per dire “dai, questa non era male”, o una scazzottata decorosa per dire “ma sì, guardabilissimo”… È colpa di Skiptrace. Madonna quant’era brutto Skiptrace.
Ma Jackie e John sono effettivamente una bella coppia che non mi dispiacerebbe rivedere in qualcosa di ragionato meglio, e Scott Waugh – che rivedremo al timone di The Expend4bles – si tiene effettivamente le cartucce migliori per il finale. Il camion che si ribalta per la lunga che si vede anche nel trailer non ha il minimo senso, esattamente come sospettavate, ma la scena è ben più ambiziosa di così e non vedevo tanta arroganza immotivata, in un film costato mooolto meno di Fast & Furious, dai primi anni ’90.
Tutto sommato però, Sly si è schivato il proiettile.
Ride On
Io inizialmente questo non lo volevo neanche guardare. Mi rifiutavo. Certe cose sono troppe anche per il mio amore per Jackie Chan: una di queste è il remake di Karate Kid con il figlio di Will Smith, e l’altra è un film dove si bisticcia con un cavallo come se fosse un Disney degli anni ’60.
Ma salta fuori che era solo il primo trailer.
Il secondo trailer che ho visto dava un’idea migliore della situazione: si tratta, per Jackie Chan, di un progetto più personale del solito, con cui celebrare non tanto la sua figura ma quella del suo Stunt Team e di tutti gli stuntmen in generale.
La trama vede Jackie Chan nei panni di Master Luo, divorziato, con la figlia incazzata con lui perché mette la carriera davanti alla famiglia.
È forse Master Luo imparentato con Dragon Luo di Hidden Strike? Sono forse gemelli, con identici problemi e identica situazione in famiglia? Dobbiamo forse aspettarci un nuovo Twin Dragons? Non lo so. È un buon momento per accennare al fatto che Jackie Chan non ha esattamente un gran rapporto con i suoi veri figli, ma non è il caso di dilungarci su questo. Non distraiamoci.
Luo è un ex-stuntman leggendario, caduto in disgrazia dopo un pericolosissimo stunt andato a male che l’ha lasciato in coma per quasi un anno: ora è squattrinato e campa facendo numeri in strada con un cavallo che lui stesso ha salvato dall’eutanasia e da una malformazione alle ginocchia, e poi addestrato.
Il cavallo è, uhm, la metafora del Jackie Chan Stunt Team.
Minacciato di perdere il suo team il suo cavallo, perché non chiaro se di proprietà sua o degli studios (storia vera? boh), Luo tenta di ricostruire il suo rapporto con la figlia che studia legge, ma nel frattempo per circostanze riesce a tornare nel grande giro degli stunt, sfruttando principalmente appunto il team il cavallo.

Ogni tanto Jackie si ubriacava con il suo team cavallo e poi non si sa cosa succedeva…
Procede la battaglia, procedono gli stunt, procedono le avventure: Luo avrà modo di riconquistare l’affetto della figlia in quella che in effetti è più una commedia sdolcinata che un action, anche se ha il buon gusto di mettere abbastanza sequenze di menare da tenere perlomeno svegli i fans di Police Story.
È chiaro da subito, insomma, che nonostante gli ovvi tocchi autobiografici tutto sommato di personale c’è solo l’argomento e la morale espressa, mentre come tono non ci si sposta di mezza virgola dal classico film commerciale per famiglie.
Ride On è interessante volendo proprio per questo: per vedere come Jackie Chan, dopo 50 anni di carriera, anche quando fa il film semi-autobiografico insiste a mettere il pubblico davanti e a rimanere nel solco del tipo di film che ha sempre regalato, e lasciare che si legga il resto tra le righe.
Ma nel momento in cui ci si accorge che il cavallo è una specie di avatar del suo team, diventa sinceramente difficile mantenere la concentrazione. Lasciamo perdere il confine tra cosa è metafora e cosa è semplice esigenze di formula narrativa. Sono sicuro al 99% che Jackie non nutrisse il suo team a paglia e fieno, ma anche sul resto del rapporto, anche quando li si vede lavorare insieme e l’accostamento diventa ovvio, preferisco non soffermarmi. Lasciamo anche perdere che a un certo punto un personaggio interpretato dalla guest star di lusso Wu Jing dice “Luo, voglio fare un film che finalmente metta gli stuntmen in primo piano, mostrando il vero volto di questi eroi nell’ombra” e poi sullo schermo continua ad esserci solo e soltanto Jackie Chan, nessun altro a parte Jackie Chan e il suo cavallo…
Voglio dire: porcocazzo, è un cavallo. Sarà pure un cavallo disneyano nei sui comportamenti esageratamente umani, ma rimane comunque qualcosa che non stai trattando alla pari manco per sbaglio. Come fai a dire a qualcuno “questo film è dedicato a voi, voi siete il cavallo”? Non lo dice letteralmente, sia chiaro, ma uff… E come se non bastasse, a quel povero animale nonostante tutto vengono chiesti veri stunt che non vedevo dai tempi dei film più sregolati e spericolati di John Wayne, e io spero vivamente che sia stato trattato molto meglio di come tendono a trattare gli stuntmen da quelle parti, altrimenti ne esci davvero con l’idea sbagliata.
Insomma, c’è parecchia confusione.
E nella confusione, in ogni caso, è impossibile trattenere il sudore dagli occhi quando Luo guarda con la figlia un montaggio dei suoi vecchi stunt che si rivela essere composto effettivamente dagli stunt più famosi della carriera di Jackie Chan.

Il team. Quello vero.
Jackie ha 69 anni: silenziosamente, ha già iniziato a eliminare i grossi stunt spettacolari e anche a delegare le cadute più pericolose a qualcun altro. Fa sempre lui però le scene di arti marziali.
Ride On sembrerebbe il film perfetto per annunciare il suo ritiro dalle scene ma, in barba alla morale della storia, leggo in giro che avrebbe in cantiere un nuovo Rush Hour e un nuovo Police Story.
Sei immortale Jackie, vero?
È questo che vuoi dirci?
Sei immortale, e questo è un film che hai fatto solo per fingerti umano e farci stare meglio, come in tutti quei combattimenti in cui le prendi fortissimo per farci ridere ma in realtà finisci sempre in piedi?
Sei incorreggibile: lunga vita a te, e a tutto il tuo team.
Fai pace coi tuoi figli, porcomondo.
Double-quote:
“Comunque la rigirate, Skiptrace è peggio.”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Hidden Strike: IMDb | Trailer | JustWatch
Ride On: IMDb | Trailer | JustWatch
Bellissima doppia recensione. Ora corro a rivedermi per la 50ima volta The Foreigner. Madonna quanto è bello The Foreigner, mi ha gasato talmente tanto che mi sono letto il libro da cui è stato tratto che comunque non è niente male. Grazie Martin Campbell peccato dopo ti sia uscita quella mezza ciofeca con Samuel L Jackson.
John Cena is the new Sir Lawrence Olivier.
1) Oh, se me lo ricordo The Marine. Tra John Cena ciocco di legno, la biondona di Nip/Tuck e le cose che esplodevano a caso era quasi un remake di Una pallottola spuntata 33⅓.
2) Ma Scott Waugh si pronuncia “wof” come il verso del cane? Propongo il Jimmy Bobo Un Certain regard.
Skiptrace è un film che ho totalmente rimosso, all’epoca comunque ci credevo, Knoxville è una delle poche persone nel cinema con lo stesso disprezzo per la proprio incolumità che può rivaleggiare con quello di Jackie.
In The Foreigner gli ammazzano una figlia.
In Bleeding Steel succedono cose strane mentre a lui manca molto sua figlia.
In Vanguard c’è un leone in CGI addestrato da una figlia da salvare.
Hidden Strike in teoria racconta una storia molto violenta ma ha nessuno sembra importare davvero nulla, a un certo punto c’è una scena di combattimento con Jackie talmente slegata dal resto che sembra presa da un altro film migliore e aggiunta a forza in questo.
Ma il camion si ribalta per lungo come ne Il Cavaliere Oscuro?
Dall’altra parte. Si vede nel trailer.
a me è quasi venuta voglia di guardare Skiptrace…
Maledetta psicologia inversa…
So che non frega un cazzo a nessuno ma stanno girando Head of State (presumo) fuori dalla mia finestra.
Bote e spari: fantastico.
Parlo per Hidde… ops, Project X-Traction (NETFLIX), classico action feel-good movie da streaming. Secondo me in un cinema le magagne della CGI low-budget sarebbero state più evidenti, visto in TV è godibile.
John Cena (46 anni) come spalla comica ci sta tutto. Adesso che si è liberato della zavorra di essere una WWE-icon h24 può finalmente essere se stesso, ovvero un cazzone (nel senso più buono del termine).
p.s.: secondo me nella recensione l’informazione più importante, ovvero che Jackie Chan ha 69 anni, è stata lasciata un po’ troppo sottotraccia.
Per me: Operazione spy sitter e molto peggio di Skiptrace!!!