Crea sito
Menu

i400Calci

cinema da combattimento

recensioni

Finalmente è finita. Forse. La rece di Diabolik – Chi sei?

George Rohmer
di George Rohmer | 13/12/202365

«Esiste un’unica trilogia, cerebrolesi che non siete altro.»

– Randal Graves, Clerks II

“Tchao amitchi.”

Se il me del 2013 avesse dovuto fare una scommessa sull’andamento dei successivi dieci anni, probabilmente “Pandemia globale” sarebbe stato più in alto nella classifica rispetto a “Trilogia di Diabolik diretta dai Manetti Bros.”.

Sto iniziando a scrivere questo pezzo ancora prima di aver visto Diabolik – Chi sei?, terzo e ultimo (?) capitolo di una delle saghe più improbabili e inspiegabili di tutti i tempi. Il primo film non è andato tanto bene, ma i Manetti stavano già girando gli altri due quando sono venuti a saperlo e quindi niente, te li becchi lo stesso. Onestamente non ho ricordi di una situazione analoga in altri ambiti del multiverso, ma magari sono io che ho la memoria del pesce rosso.

I primi due film, ve lo abbiamo detto e in gran parte avete concordato, erano brutti forte, figli di due registi che hanno sempre gettato il cuore oltre l’ostacolo, solo che l’ostacolo erano loro stessi e neppure un’endovenosa di Olio Cuore TM li avrebbe fatti volare tanto lontano. I Manetti si ostinano a dirigere film d’azione pur non essendone capaci, e i risultati li abbiamo visti: gli inseguimenti in auto più lenti del mondo, Luca Marinelli che si nasconde dentro un armadio e una generale aria da fiera del cosplay, ma mica Lucca Comics, la fiera del paesello che ci prova a cavalcare il trend e si accontenta di posizionarsi tra la tenerezza e la tristezza.

Arrestateli tutti, LOL!

Come sarà questo terzo film? Azzardo una previsione e, dopo la sigla, passeremo alla recensione vera e propria (nel frattempo saranno passati dei giorni e avrò visto il film: non vi sta esplodendo il cervello? Ah, i potenti mezzi dell’Internet!): more of the same. Non penso che i Manetti, a questo punto, abbiano avuto la forza e la capacità di correggere più di tanto il tiro, anche perché questo e il precedente Diabolik che vuoi? Diabolik – Ginko all’attacco! sono stati girati insieme, e dunque, anche avessero voluto fare delle modifiche, è difficile che abbiano rimesso mano all’intero film. Mi aspetto più Monica Bellucci, meno Giacomo Gianniotti (Lorenzo Zurzolo interpreta Diabolik a vent’anni nei flashback), in quella che è la cosa più vicina a una course correction, ma che, sono certo, qualche megafan dirà che “era così anche nella storia originale” e quindi mettiamoci l’anima in pace, non è che a metà strada i Manetti si siano accorti che Gianniotti era un cane maledetto, hanno fatto questa scelta because Giussani.

Soprattutto, mi aspetto di ridere meno, perché lo scherzo è bello quando dura poco, e mi aspetto le solite scene d’azione girate come le farei io con gli amici. Ma con più gente acchittata anni ’70, perché fa figo citare i poliziotteschi come se bastasse a coprire i limiti dell’operazione. E perché me lo ha detto il trailer.

Troverò conferma dei miei sospetti? Verrò clamorosamente smentito? Rinascerò a nuova vita imbevuto del verbo delle Sorelle Giussani? Lo scopriremo dopo la…

SIGLA!

È brutto. Direi che su questo c’erano pochissimi dubbi. È brutto quanto il precedente, cioè un po’ più brutto del primo film perché c’è Monica Bellucci. E, a proposito di Monica Bellucci, sì: c’è più Monica Bellucci a ‘sto giro, o per lo meno ha un ruolo più importante perché agisce in prima persona per salvare la vita a Ginko, intrappolato insieme a Diabolik. E sì, lo scherzo è bello quando dura poco eccetera, però devo ammettere che qualche risata me l’ha strappata la Monicona nazionale, più o meno ogni volta che apre bocca, fa tutta l’intensa e dà invece l’impressione di essere costipata. Vorrei dirvi che ancora oggi mi chiedo come sia possibile che questa persona abbia avuto una carriera cinematografica pur essendo evidentemente incapace persino di fingere di saper recitare, ma è un discorso che probabilmente abbiamo già fatto e giassapete, insomma.

Il discorso più interessante, se mai, è sul fatto che i Manetti non saprebbero dirigere un attore nemmeno se ne andasse della loro sopravvivenza: ne escono malissimo tutti, figurarsi una come Monica Bellucci, a cui servirebbe un regista tra il miracoloso e i fratelli Coen per riuscire a sputar fuori una decente approssimazione a una performance. Gianniotti è terribile, ma onestamente non ho mai seguito Grey’s Anatomy e non saprei dire se sia per colpa dei Manetti o meno. Posso però constatare tranquillamente che, sì, il buon Giacomo è bilingue finché vuoi, ma qua e là pronuncia le battute in modo strano e i Manetti non hanno avuto la presenza di spirito di dirgli “Magari rifalla”. Al solito, l’unico che riesce a non coprirsi di ridicolo è Valerio Mastandrea, ma il suo Ginko, colpa di una sceneggiatura che si attiene troppo ai fumetti, è un personaggio talmente monocorde da rendere difficile anche a Mastandrea trovare un barlume di personalità a cui appigliarsi, quando l’unico tratto distintivo del suo personaggio è “odiare Diabolik”. Anzi, mi correggo: c’è un altro attore che inaspettatamente ne esce bene ed è Mario Sgueglia, quello che fa il capo della banda di ladri che rapisce Diabolik e Ginko. Sgueglia ha una calma naturale e un carisma da leader che funziona nonostante tutto, ed è uno dei pochi a convincere in un marasma che include Carolina Crescentini, sottoutilizzata, Massimiliano Rossi, diretto malissimo, Barbara Bouchet, terrificante, e la povera Miriam Leone, come sempre iconograficamente perfetta e anche qui usata poco e male.

In questa foto c’è un cane maledetto. Indovinate chi.

Per non parlare, raga, del fatto che questi sono riusciti a fare due film di fila in cui Diabolik ha un ruolo minore, è assente o bloccato da qualche parte e non fa praticamente un cazzo per tutto il film. Al solito, si alzeranno svariati ditini tra la folla, a ricordarci quanto i Manetti si siano attenuti fedelmente alle parole scolpite sul marmo da un roveto ardente posseduto dall’anima delle Giussani e, al solito, dovremo ricordare a queste falangi rompine che sticazzi, questo è un film, mica un fumetto degli anni ’60. Evocare l’atmosfera da fumetto anni ’60 non equivale a riprodurre un fumetto anni ’60 esattamente identico, con tutte le sue incongruenze e ingenuità, perché così si ottiene solamente l’effetto di farsi ridere dietro. Voglio dire, nel film c’è un personaggio che si chiama “Contessa Viendemar”, ce ne rendiamo conto? Sarà stato anche nel testo, ma dopo questo veramente vuoi ripropormi la cosa senza modifiche?

Il problema, qua, è che i Manetti sono dei simpatici cialtroni. La scena che secondo me dice tutto del loro modo di confezionare un film è quella in cui un dolly ci riprende la strada (di Bologna, credo) in cui si svolgerà un doppio appostamento dalla finestra di un hotel. La macchina da presa indugia un po’ troppo a lungo su un dettaglio che mi ha strappato una risata in mezzo alla sala: l’insegna di un locale/negozio che di nome fa “La baita formaggi”. Ora, io capisco che Clerville è un posto immaginario in cui la gente ha nomi a volte ammeregani ma parla italiano e, credetemi, approvo l’idea molto argentiana di ricreare la città mescolando Trieste, Bologna e non ricordo che altro. Però, per dio, sul serio non si riusciva a nascondere questa insegna? Sul serio non vi siete resi conto che aprire una scena di tensione con “La baita formaggi” era come dichiarare in partenza la sconfitta?

“Tre scotches, per favore.”

Per il resto, Diabolik – Ku fu? procede con quell’andazzo da pseudo-poliziottesco che i Manetti troppe volte hanno tentato di azzeccare senza mai riuscirci, tra canzoni finto-beat ridicole (compresa una vera e propria sigla iniziale eseguita, ahimè, dai Calibro 35, con un testo che pare scritto all’epoca d’oro delle sigle di Cristina D’Avena), gli effetti sonori “whoosh” ogni volta che c’è una zoomata a schiaffo, che manco io e te che facciamo il filmino nel cortile di casa fingendoci Tarantino, e la gente vestita anni ’70 con pantaloni a zampa e parrucconi che si sbraita addosso sempre tesa come nei migliori banditeschi. Cosa che non fa che ribadirci una grande verità, ovvero che i Manetti non sono Mario Bava: non lo sono quando vogliono fare il film pop art su Diabolik e non lo sono quando vogliono rifare Cani arrabbiati. Meno male che almeno la colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi azzecca quel misto di progressive e funky d’ordinanza in queste situazioni.

Ora, io lo so che sono stato un po’ cattivello, e voglio ribadire dunque che i Manetti mi stanno simpatici. Ammore e malavita mi era piaciuto, perché aveva trovato un modo per cavalcare pressapochismo e cialtroneria della messa in scena costruendo un film imperfetto ma divertente, con anche un paio di prove d’attore sorprendenti (Claudia Gerini e Carlo Buccirosso). Ecco, lì i Manetti sono riusciti a far sembrare tutto naturale, come se fosse una cosa studiata a tavolino e non il massimo che riescono a fare. È quando si mettono in testa di fare i raffinati, di ricreare un mondo, un’atmosfera, di giocare con i codici dei generi, che mostrano tutti i loro evidenti limiti.

“Che sia veramente l’ultimo?”

Speriamo davvero che questo sia l’ultimo Diabolik (anche perché, di nuovo, i risultati al botteghino sono abbastanza miseri), e che finalmente Marco e Antonio tornino a dedicarsi a progetti originali, senza strafare.

Giussani Fan Club quote:

“Non c’è due senza tre. Ma adesso basta, eh?”
George Rohmer, i400Calci.com

>> IMDb | Trailer

George Rohmer
Autore del post: George Rohmer
"Ne me quitte Bub"
k

tags: ammore e malavita barbara bouchet Calibro 35 cani arrabbiati carolina crescentini contessa serbelloni mazzanti viendemar Diabolik Diabolik – Ku fu diabolik chi sei diabolik: ginko all'attacco! giacomo gianniotti La baita formaggi Lorenzo Zurzolo manetti bros mario bava Massimiliano Rossi Max Gazzè miriam leone monica bellucci Paolo Calabresi Pier Giorgio Bellocchio Pivio e Aldo De Scalzi poliziottesco Sorelle Giussani valerio mastandrea

I prossimi appuntamenti in live streaming

  • Ogni lunedì
    • ore 21.00:

      La palestra dei 400 Calci

      – News, cazzeggio e le vostre domande
  • giovedì 19 giugno 2025
    • ore 21.00:

      L'arena dei 400 Calci

      – Gli stranissimi: Jigar (ospiti: Legends Collection Pictures)
    I prossimi appuntamenti live
Seguici su Twitch
«
Il trailer di Mayhem, Fighter e le altre notizie della settimana (400 LIVE #170)
video | 12/12/2023
Donnie Yen con la sola imposizione delle mani: la recensione di Sakra
recensioni | 14/12/2023
»

65 Commenti

  1. mereghettitumifaimpazzire 13/12/2023 | 09:04

    per me caffè doppio macchiato freddo in tazza grande senza cucchiaino…. facciamo lavorare i portatori di caffè in arrivo che questo è il terzo e poi magari non li vediamo più.
    Il secondo inguardabile dalla prima scena … questo posso solo immaginare.

    Rispondi
    • Sbronz 13/12/2023 | 14:30

      Più che il film attendevo questo commento :)
      Comunque mi sa che per curiosità o per masochismo uno dei tre me lo guarderò

    • mereghettitumifaimpazzire 13/12/2023 | 19:43

      a sto giro poche soddisfazioni…avran tagliato il catering per pagare il noleggio della Bellucci

  2. Lucas Leivatiotispacco 13/12/2023 | 09:42

    A me il secondo piacque non poco, anche perche’ rispetto al primo era meno “fumetto anni Sessanta” e piu’ film (tenuto in pedi da quel demone di Mastandrea a cui avevano dato qualcosa su cui lavorare). Il primo e questo, purtroppo, sono irricevibili per certi tratti e semplicemente brutti per altri: il primo perche’ vuole essere esattamente come il fumetto ma sento Iddio siamo nel 2022 e stai facendo un film svegliatevi, questo a me pare che nessuno avesse manco la voglia di lavorarci, tutto incredibilmente pigro nelle trovate (unica simpatica la macchinina sopraelevata) e nella scrittura (basta vedere come la banda gestisce Diabolik e Ginko). Veramente un peccato.

    Rispondi
  3. Lestofante 13/12/2023 | 09:44

    “due registi che hanno sempre gettato il cuore oltre l’ostacolo, solo che l’ostacolo erano loro stessi” ecco la sintesi perfetta,. I due brothers sono due cinefili veri, anche simpatici, ma proprio il cinema non lo sanno fare. Hanno imborccato per puro culo un film Piano 17. Purtroppo sono l’espressione della cricca romanocentrica che imperversa nel cinema Italico, una volta che ti sei infilato sei a posto qualsiasi merdata tu decida di fare i soldi li trovi, chiaramente devono esserci sempre i solito attori noti o almeno uno dei soliti e stai apposto.

    Rispondi
    • Maybe 13/12/2023 | 10:16

      Che ricordo che hai sbloccato. All’epoca guardai come una sorta di sfida comparativa Following di Nolan costato qualcosa come 30mila sterline e Piano 17 dei Manetti costato 70mila euro per vedere chi con poco riusciva a realizzare qualcosa di interessante. E be’, che gli vuoi dire a Nolan? Già da quel primo lavoro si intuiva il talento.
      Dei Manetti la cosa che ho preferito è stato Coliandro, ma quando le cose sono girate in farsa gli si perdona tutto.

    • Lestofante 13/12/2023 | 11:58

      Però Coliandro è televisione e non cinema e quindi dato il livello medio già basso della tv prodotta da noi e dato il contenitore, la serie risulta guardabile se piace il genere ,anche se alla lunga stanca. Quando invece la stessa farsa la mettono in scena per il cinema ne escono robe imroponibili vedi Song’e Napule e Ammore e malavita.

    • Giulio Allergeni 14/12/2023 | 10:18

      Piano 17, l’arrivo di Wang, Ammore e malavita con i loro difetti, e Coliandro (I duetti Morelli-Sassanelli alla macchinetta del caffè sono godibilissimi) mi sono piaciuti, ma é vero che dalle scene d’azione e da certe prolungate estenuanti sequenze di raccordo capisci come non siano maestri del ritmo. E anche nella direzione degli attori ti accorgi troppo delle differenze tra chi sa cavarsela da solo (come nella rece, Mastandrea), e gli altri.

  4. Maybe 13/12/2023 | 10:25

    Pezzo magistrale George. A La baita formaggi mi sono piegato in due dal ridere. Vogliamo aggiungere qualcosa su questo film? Mi fido della recensione e credo che a logica possa essere solo peggio del primo.
    Sarebbe interessante capire come sia stato possibile finanziare questa trilogia che credo sia costata non poco per gli standard del cinema italiano.
    Aspetto con ansia la recensione su Adagio di Sollima.

    Rispondi
  5. Past 13/12/2023 | 10:35

    Prima o poi un indagine andrà fatta ai produttori di questi film messi in piedi solo per cuccarsi le sovvenzioni…perché non sta da nessuna parte che dopo gli incassi loffissimi del primo si mettano in piedi due sequel backtoback…con i loro soldi non lo farebbero mai.

    Rispondi
    • Lestofante 15/12/2023 | 09:49

      Concordo. Report dove sei?

  6. Morrocher 13/12/2023 | 10:56

    Ringraziandovi per il sacrificio, l’ unica curiosità che mi rimane è sapere chi ha messo i soldi per questa operazione, cosa si aspettava? Perché?

    Rispondi
    • Lorre 13/12/2023 | 23:51

      Aspettava di rientrarci come è successo, visto che i film sono stati ben venduti all’estero.

    • Maybe 14/12/2023 | 14:02

      Allora, premesso che non ho nulla contro l’ambizione e il desiderio di fare qualcosa di nuovo e per certi versi autoriale nel cinema, definire la trilogia su Diabolik un successo mi sembra quanto meno azzardato. Il primo è costato 10 milioni di euro e ne ha incassato 3, il secondo 15(???) e ne ha incassato un milione e mezzo. Il terzo non ho controllato.
      E’ stato un grosso salto nel buio, che se per il primo a mio parere poteva essere giustificato visto che nel cast c’erano Luca Marinelli e Valerio Mastandrea e l’utilizzo di una proprietà intellettuale forte come il fumetto di Diabolik che avrebbero potuto farlo vendere bene, per gli altri due no.
      Mi pare che i film siano stati prodotti dalla Rai, e qui mi fermo.

  7. Neptune 13/12/2023 | 11:39

    Non ho visto, e non intendo farlo, neppure un film di questa trilogia, ma leggere la recensione è sto un vero piacere. Divertentissima. E poi, visto il commento, sacrosantissimo, sulle doti recitative di Mme. Belucci, non posso non fidargli ciecamente su tutto il resto! Mi piacerebbe tanto sentire le suoi opinioni su films come “Favolacce”, “The Nest (Il Nido)”, “Hai mai avuto paura” e particolarmente “The Book of Vision”. Comunque complimenti. Sa fare. Nella tristissima panorama di critica cinematografica (non solo italiana ma mondiale), è uno dei pochissimissimi che sappia recensire films come films (regia, fotografia, recitazione, messa in scena, musica, costumi, luci, ecc.) e non come i pezzi letterari (trama, trama, trama, “significato” [mo’ vomito], e la “morale” [mo’ arrivomito]). Veramente una bella sorpresa. A tener d’occhio questo recensore!

    Rispondi
  8. Gigos 13/12/2023 | 11:41

    1) Che la Bellucci sia il vero archetipo di Corinna Ne*ri mi pare sotto gli occhi di tutti. Malignamente si potrebbe insinuare che abbia fondato la sua carriera solo sulla sua innegabile avvenenza (spesso mostrata con generosità in effetti) epperò la chiamano anche ora che, seppur piacente, è comunque una signora di 60 anni. Mah.
    1b) Segnalo che me la ricordo perfettamente in parte solo in N Io e Napoleone. Virzì io l’ho sempre apprezzato molto (chiamatelo guilty pleasure) e checché se ne dica secondo me è un grande direttore di attori. Cfr. Ovosodo (1997), in cui quell’altra Corinna insalvabile di Nicoletta Braschi risulta straordinariamente credibile.
    1c) Qualcuno vuole esporsi e sostenere che N Io e Napoleone sia un film migliore di Napoleon di Scott? Non posso dirlo perché non ho visto il secondo ma sospetto di sì.
    2) Per me i primi due erano uno passabile (grazie a Leone e Marinelli), l’altro a tratti imbarazzante (solo Leone non è bastata). Questo non l’ho ancora visto ma quando arriva nel cinemino parrocchiale scontato sotto casa mi sa che gli do una chance, specialmente per sghignazzare “Capovaroh! Posso andare?” ogni volta che qualcuno dice “Contessa Viendemar”.

    Rispondi
    • GGJJ 13/12/2023 | 15:10

      Riguardo il punto 1), il fatto che la Bellucci non lavorasse solo per la sua indiscutibile avvenenza (e siamo in lizza per l’eufemismo dell’anno) mi era già balenato quando, ancora giovane, ha smesso di fare la bonazza nei film dei Vanzina (“I mitici: colpo gobbo a Milano”), dove avrebbe avuto un senso, ed ha cominciato a fare film seri/drammatici/autoriali.

      Dato che ovviamente non era scelta per la sua bravura (altra frase concorrente al premio di cui sopra) come cavolo sia accaduto non me lo spiego. Avrà gli stessi amici di Veltroni.

    • Maybe 13/12/2023 | 16:31

      Be’, in metà dei film in cui ha recitato non dice una battuta. In Dobermann faceva la muta.

  9. Capitan Ovvio 13/12/2023 | 16:04

    “Vorrei dirvi che ancora oggi mi chiedo come sia possibile che questa persona abbia avuto una carriera cinematografica pur essendo evidentemente incapace persino di fingere di saper recitare”
    Perchè è fica, clamorosamente fica anche ora a quasi 60 anni
    C’è addirittura gente che arriva a parlare della Loren come di una GRANDISSIMA attrice, solo perchè era fica come la Bellucci ma “recitava” nei favolosi anni’50-’60-’70 in cui tutto era bello, felice, allegro e tutte le altre cazzate che si scrivono su quei decenni ridicoli che hanno gettato le basi per il paese ridicolo che siamo oggi
    Niente di nuovo

    Rispondi
    • Dembo 13/12/2023 | 18:21

      Ma che cazzo stai dicendo, la Loren era un mostro a recitare, guarda Una giornata particolare di Scola e te ne rendi conto

    • Maybe 13/12/2023 | 18:46

      Capitano, la tua sembra una provocazione. Negli anni 50-60-70 è nata la commedia all’italiana, che è la capacità di ridere delle cose tristi. La banalizzazione dei temi è avvenuta in epoca recente.
      Sulla Loren non ci sarebbe da aggiungere nulla, ma basta vedere i film girati con De Sica per capire che era una grande attrice.

    • mereghettitumifaimpazzire 13/12/2023 | 19:41

      chissà cosa spinge le persone a rendersi ridicole scrivendo cose…

    • Dembo 13/12/2023 | 20:06

      @maybe Provocazione? Scusa ma in che senso, io parlavo seriamente la Loren era oltre il brava a recitare

    • coraado 13/12/2023 | 20:07

      sono arrivato col dito pronto ma poi dembo mi ha preceduto, quindi torno nell’oscurità

    • Maybe 13/12/2023 | 20:18

      @Dembo. Con provocazione mi riferivo a quanto scritto da Capitan Ovvio.

    • Dembo 13/12/2023 | 20:21

      Niente errore mio, sono un bruciato l’ho pure letto che avevi scritto Capitano, ecc ecc. Più tabacco la prossima volta, adesso abbracciamoci

    • Cicciput 15/12/2023 | 06:03

      La grandezza del cinema italiano di quegli anni è stata proprio andare oltre l’apparenza, oltre le lucine del boom economico, e scorgere il vuoto pneumatico che c’era dietro e che inevitabilmente prima o poi (spoiler: ora) sarebbe tornato a galla. Monicelli insegna.

    • Bugo Tognazio 16/12/2023 | 20:17

      Ma anche a voler sminuire la Loren, come si fa a paragonarla alla Bellucci, dai. La Bellucci gioca nello stesso campionato dell’Arcuri e di Tomba.

  10. Carter 13/12/2023 | 16:39

    Il miglior film della Bellucci rimane Dobermann, dove è muta.

    Rispondi
    • Neptune 15/12/2023 | 11:01

      + le tette, sempre tante tette!

  11. David 13/12/2023 | 17:02

    Tutta questa recensione negativa non la capisco. D’accordo che regia e cast non sono di prim’ordine, ma l’ avete visto il film del 68? Di sicuro fatti meglio questi dei Manetti, nonostante l’epoca lontana. Diabolik è così ed è ben rappresentato dai Manetti, chi critica o è un perfezionista o non leggeva il fumetto dell’ epoca.

    Rispondi
    • Dembo 13/12/2023 | 18:23

      Capito tutto della rece eh?

    • mereghettitumifaimpazzire 13/12/2023 | 19:42

      sono un perfezionista

    • GGJJ 14/12/2023 | 10:21

      Il problema è che un fumetto, specie degli anni ’60, ha un linguaggio diverso da un film, specie se di oggi. A voler fare la trasposizione fedele non funziona.

    • MarcoHolland88 14/12/2023 | 23:56

      Il film del ’68 di Bava ha uno stile visivo unico, influenzato dalla pop art, e riesce a creare scenografie all’apparenza colossali con sapienti giochi ottici e con vetrini dipinti. I Manetti, per quanto gli si può voler bene, non hanno minimamente la padronanza del mezzo cinematografico di un grande artigiano della macchina da presa come era Bava. Anche con il doppio del budget, i loro film sembrerebbero sempre delle poveracciate. Poi se un film si valuta solo per la fedeltà al fumetto, che ho sempre trovato piatto e formulaico fino alla morte ,ok. Io preferisco il lato visivo strabordante e i toni da wannabe 007 del film di Bava. Film che oltretutto è diventato un cult anche all’estero, dove è più famoso del fumetto stesso. Anche il video di Body Movin’ dei Beastie Boys è ispirato al film di Bava, per dire.

    • Neptune 15/12/2023 | 11:11

      Negli anni 60 si usava anche le macchine da battere tipo Underwood od Olivetti. Tenendo questo in mente, oggi si potrebbe assolvere uno stampante più scadente perché stamperebbe i testi sempre di miglior qualità a confronto con queste vecchie machinacce artigianali. Però, sarebbe questo il modo di valutare un prodotto contemporaneo?

  12. Rema999 13/12/2023 | 17:03

    Quando ho letto “Giacomo” ho pensato subito “Poretti!” e invece no : ( E dire che Giacomino ha già dato grande prova di saper indossare la calzamaglia nera come si deve.

    Rispondi
  13. Vin Diesel30€grazie 13/12/2023 | 19:14

    Recensione spettacolo! Già alla sigla ridevo e contemporaneamente piangevo pensando ai fondi pubblici (inevitabili) sperperati per questa assurda TRILOGIA.
    Sono riusciti a stento a tirare fuori tre film da “smetto quando voglio” che a confronto sembra davvero il trittico di Die hard.

    Grazie ma questo ultimo lo passo.

    Rispondi
    • Bob 14/12/2023 | 07:43

      Io piango quando penso ai fondi che danno a Nanni moretti

  14. Fabio 13/12/2023 | 20:05

    Se non ti piace Diabolik guardati i cartoni animati di Topolino! Beota che non sei altro.

    Rispondi
    • Robert de nicchia 14/12/2023 | 09:29

      Apparte che Diabolik, come temi, personaggi ed iconografia risulta datato, come un Zagor, che faceva “duro” andare con le braccia scoperte come Mengoni. Funzionerebbe in un operazione-vintage in cui calcare la mano su certi aspetti pop. Ed è quello che han tentato di fare, semplicemente gestendo male il linguaggio scelto.

    • mereghettitumifaimpazzire 14/12/2023 | 09:50

      ohh finalmente sto caffè

    • Capitan Ovvio 14/12/2023 | 13:29

      Fabio, per me un caffè e una sfoglia di riso
      Grazie

    • Moscow Reggio 14/12/2023 | 21:57

      PER ME UN MACCHIATO, GRAZIE

    • Scaccofilo 15/12/2023 | 13:11

      @Fabio. Sicuramente più godibile, divertente e originale un quasiasi prodotto con topi o paperi. Gli autori hanno innovato e sperimentato, modificando profondamente i personaggi e mantenendoli al passo con i tempi. Ho letto recentemente un paio di albi moderni di Diabolik e mi sono sentito intrappolato in un « giorno della marmotta » anni ‘60. Stesse situazioni, personaggi monodimensionali, spiegoni ripetuti all’infinito…

  15. Davideschiano 14/12/2023 | 07:13

    Se facessero un quarto film, proporrei come titolo “Diabolik…ma perché?!”

    Rispondi
    • Neptune 15/12/2023 | 11:14

      No: “Diabolic, con chi parli alla RAI?”

  16. Bob 14/12/2023 | 07:41

    Ho visto anche questo film al cinema e anche qui ho pagato il biglietto dei tre il meno peggio voto 7 bob

    Rispondi
  17. Fortebraccio 14/12/2023 | 11:38

    “Tre scotches, per favore.”
    BUAHAHAHHAH!

    Rispondi
  18. Pier Luigi 14/12/2023 | 19:08

    Molta prevenzione nella recensione ( già il fatto che venga fatta prima di averlo visto la dice lunga)

    Rispondi
    • Robert de nicchia 14/12/2023 | 19:32

      Come la dice lunga averla interrotta prima di scoprire che il film lo ha visto

    • mereghettitumifaimpazzire 14/12/2023 | 20:59

      stanno arrivando…pochi e stanchi ma arrivano

    • Moscow Reggio 14/12/2023 | 22:06

      CHE COMMENTO FIACCO. POCHI FONDI STATALI DA QUELLE PARTI, EH?

    • Michele Gardini 15/12/2023 | 18:48

      Prevenzione, in effetti, c’è. Del genere: se lo conosci lo eviti, e qui ti si avvisa. Poi fai tu.

  19. Marco 16/12/2023 | 03:55

    Il problema è’ che diabolik era un fumetto del cazzo già negli anni 60. Due coglioni. Lo leggevo da bambino e mi sembrava una sequela di cazzate. A partire dal nome. Diabolik. Siamo seri dai. Lèggevo anche Satanik. Anche lì il nome era del cazzo ma almeno era disegnata bene e con delle storie sensate. Il successo di diabolik (fumetto) per me resta un mistero. I manetti poi cazzari come pochi.

    Rispondi
  20. Kylo Pontecorvo 18/12/2023 | 12:35

    Non li ho visti per una serie di motivi, ma non escludo di recuperarli in una fase di abbrutimento.

    A leggere i commenti ho la sensazione che abbiano voluto fare Diabolik e ne sia uscito Alan Ford. O per lo meno che abbiano involontariamente centrato la giusta chiave per portare Alan Ford al cinema.

    Rispondi
  21. Giovanni 18/12/2023 | 17:18

    Non capisco perché tanta cattiveria come se chi ha scritto l’articolo avesse cacciato dei soldi per la realizzazione del film. Sicuramente però non conosce Diabolik e quindi non è in grado di esporre a tutto tondo il suo parere. Tanto per dirne una Diabolik/Marinelli si è nascosto in un armadio perché così accadeva nel fumetto originale a cui si è ispirato il primo film. Come fan di Diabolik ho comunque ritenuto piacevoli i film e forse rimarranno più impressi così piuttosto che con uno stile tipo 007 o Mission Impossible a cui invece sembrava si fosse allineata, almeno vedendo il trailer, la serie che doveva uscire anni fa su Sky ma poi annullata.

    Rispondi
    • mereghettitumifaimpazzire 19/12/2023 | 16:05

      si ma è gelato sto caffè

    • Capitan Ovvio 29/12/2023 | 14:31

      “come se chi ha scritto l’articolo avesse cacciato dei soldi per la realizzazione del film”
      Beh si: avranno preso un treno di contributi statali sul cinema per fare questa porcata. Quindi se paghi le tasse ci hai messo i soldi anche te

  22. RovetoArdente 18/01/2024 | 08:12

    Il bello di questi tre film è proprio: “iprodurre un fumetto anni ’60 esattamente identico, con tutte le sue incongruenze e ingenuità”

    Rispondi
  23. Zio Puente 01/06/2024 | 20:27

    il livello di dabbenaggine al minuto 32:23 quando ginko, ricevuto l’indirizzo della villetta, chiede al sottoposto baffetto: controlla chi ci abita, il suddetto prende l’elenco telefonico di Clerville (e province), poi applica un algoritmo boh e deduce che a viale dell’aeroporto ci abita ciccio pasticcio. dio santo.

    Rispondi
  24. Luigi 01/12/2024 | 11:28

    Come sempre chi sa fare fa e chi non sa fare critica.
    Le opere d’arte non hanno bisogno di critici perché l’arte è oggi brutta, domani bella e la storia del cinema stesso lo dimostra, con film anni ’70 considerati all’epoca spazzatura dai pseudo intellettuali critici di cinema e oggi veri e propri Cult.
    La saga di Diabolik è particolare ha un sua dimensione che deriva dal fumetto e se lo si guarda come un Film d’azione americano è evidente che si parte da un angolo di visione sbagliato dovuto dal critico non da chi ha creato un opera alternativa. Il botteghino oggi ha poca importanza dato che poi ci sono i diritti televisivi e dei formati fisici su cui viene stampato.
    Chi critica poi le sovvenzione dovrebbe sapere che si sovvenziona una opera d’arte non un progetto economico fine a se stesso.
    Non ho mai avuto stima dei critici, poi ce ne sono anche di bravi ma questo non è il caso.
    Sia ben chiaro anche io se dovessi paragonare questo film a un film tradizionale farei le stesse identiche critiche ma non le faccio perchè è evidente che questa è una interpretazione artistica di un fumetto e non di un film tradizionale un po’ come fu la trilogia di Sin city.
    In conclusione se volete un film “normale” questo non è il film che fa per voi. Il valore di un opera d’arte si vede nel tempo come il parere di critici ignoranti che hanno scrivono da decenni critiche poi smentite dal tempo dimostrando quanto il loro parere era del tutto superfluo e quanto ciechi furono, per non dire inadatti professionalmente a quel ruolo.

    Rispondi
  25. Darkskywriter 05/12/2024 | 01:29

    L’ho recuperato stasera su Now e praticamente l’ho guardato tutto perculando ogni dettaglio mentre lo vedevo con la mia ragazza. In questo modo almeno mi ha divertito.

    Per il resto siamo seri, siamo onesti: i Manetti Bros. sono due registi che al massimo possono girare un buon filmino del matrimonio. E’ il più grande mistero del cinema italiano come gli diano budget per fare film veri. Non sanno fare NULLA, e dico NULLA, di ciò che dovrebbe saper fare un regista. NULLA.

    E’ tutto così amatoriale, brutto e ridicolo che, paradossalmente, la Bellucci qui non sembra fuori contesto: il livello di tutto il resto rispecchia quello della sua recitazione.

    Tra l’altro avevo appena finito di vedere, sempre su Now, la miniserie Dostoevskij dei Fratelli D’Innocenzo, che invece sono degli sceneggiatori e registi della Madonna.

    Ecco, l’abisso tra questo Diabolik che poverata sei e Dostoevskij è talmente ampio che è lo stesso tra vostro zio con la panza che gioca a calcetto il giovedì coi colleghi e un calciatore di Serie A. I commenti che difendono l’indifendibile spero siano trollate, altrimenti avete problemi alla vista (e all’udito, perché anche la colonna sonora di canzonette insipide con momenti deliranti – tipo Ginko rincasa e si sente “Torno a casa…” – è atroce).

    Rispondi
  26. Michele 04/05/2025 | 18:25

    Grazie per questa recensione. Si potrebbe fare molto di più con i personaggi di Diabolik. Magari Miller e Rodriguez (registi di Sin City), con un budget adeguato (per internderci il film dei Manetti è costato 10 mioni, Cin City 40), certamente saprebbero fare largamente meglio e conferire internazionalità al personaggio. Comunque, una richiesta in ginocchio ai Manetti, se mai vi concedessero di farne un altro, almeno abbiate la decenza di doppiare Altea, Ginko e Diabolik!

    Rispondi
  27. Martino Scortese 06/06/2025 | 20:00

    Ho riguardato la trilogia questa settimana per puro masochismo.

    Mi ha stupito come la mia classifica si sia completamente ribaltata con il primo, pretenzioso e noiosissimo capitolo (che mi era piaciuto ai tempi) finito in fondo per direttissima. Questo al confronto non è un buon film ma sono riuscito ad arrivare vivo alla fine.

    Fa riflettere come in mezzo a questi tre fallimenti ci fossero spunti decenti che forse si confacevano meglio ai Manetti e al loro stile.

    Ad esempio la primissima scena thriller di questo non era malvagio, stessa cosa per quella scena del primo in cui Diabolik si finge un fidanzato affettuoso con Serena Rossi ma fa un sorriso inquietante (unico momento in cui Marinelli ha potuto usare il suo talento e non essere costretto in una caricatura). Ma perché non fare un thriller Hitchcockiano/Baviano con questi elementi?

    O ancora, Mastrandrea era salvabile come poliziotto, così come altri comprimari (il suo vice Palmer, la leader delle ballerine nel 2, il baffo e l’occhialuta sempre nel 2 e volendo ci posso buttare pure quel poliziotto infiltrato che si vede in una scena random). Idem la banda dei rapinatori, facce giuste e protagonisti dell’unica scena veramente bella di sti film, ovvero la morte di Palmer e il successivo sbarazzarsi del cadavere. Ma perché non fare un poliziesco (perché no, sempre ambientato negli anni sessanta) su Mastrandrea che fa i suoi intoccabili per fermare i rapinatori pronti a tutto?

    Il punto è: perché non sono rimasti a fare quello che più o meno sanno fare e si sono invece impuntati in questo circo che rovina tutto? Loro che evidentemente non sono come il loro omonimo con la i e né l’azione né la storia di supereroi la sanno fare?

    Volevano fare Diabolik? Ok, fai un film più corto che inizia in medias res con Diabolik e Ginko già catturati, tutto il film flashback sull’isola in bianco e nero con Biascica come villain (devo dire che mi ha sorpreso, non era male), ampliando la storia e rendendola più avvincente. Finisci con Eva che fuori campo sconfigge la banda e libera Diabolik e Ginko che rimane col dubbio se questa fosse la vera storia.

    Così ti diverti da fan, diverti il pubblico di appassionati con una delle storie più apprezzare (almeno credo, mai letto Diabolik: sempre viva Aquila della Notte) e non uccidevi tutti noi.

    Rispondi

Aggiungi un commentoAnnulla la risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

  • Recensioni
  • Libri
  • 400 LIVE
  • Premi Sylvester
  • Le basi
    • John Milius
    • Sylvester Stallone
    • Michael Mann
    • 007
    • William Friedkin
    • David Cronenberg
    • Walter Hill
  • Speciali
    • Sigla ufficiale
    • Horror Challenge 2024
    • 400tv
    • Eroi di carta
    • Mostrologia
    • Premio Jimmy Bobo
    • La smorfia di dolore
    • Locandine alternative
    • Fight Night - La compilation
    • Calendario 2010
  • Categorie
    • recensioni
    • video
    • interviste
    • quiz
    • blog
    • consigli per l'arredamento
    • fight night
    • trailerblast

Archivi

  • Missione
  • Autori
    • Nanni Cobretti
    • Toshiro Gifuni
    • Xena Rowlands
    • Stanlio Kubrick
    • Jackie Lang
    • Bongiorno Miike
    • Luotto Preminger
    • George Rohmer
    • Quantum Tarantino
    • Terrence Maverick
    • Jean-Claude Van Gogh
    • Darth Von Trier
    • Cicciolina Wertmüller
    • Casanova Wong Kar-Wai
    • Dolores Point Five
    • Jean-Luc Merenda
    • Wim Diesel
    • Belen Lugosi
  • Contatti
  • E
  • Q
  • a
  • M
  • z
design & development by 940 | logo & graphics by Rise Above | avatars by magazoo | powered by WordPress

Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario