Ciao! La presente per farvi sapere che, come ogni anno, ci prendiamo una pausa natalizia dalle recensioni e torniamo l’8 gennaio. Spiace che vi tocchi aspettare un po’ per sapere il nostro parere sull’ultimo attesissimo capolavoro di Zack Snyder, in uscita in questi giorni sulle piattaforme, ma tant’è. In compenso, continueranno le dirette Twitch. Vi lasciamo comunque con un buon sapore in bocca e la storiella edificante di una ragazzina che ammazza un branco di poveretti. A presto!
Non so con esattezza cosa dovevo aspettarmi da questo sequel di Becky.
Nel senso, al di là del fatto che anche qui è assicurata una buona dose di violenza in salsa Mamma, ho perso l’aereo versione hardcore, L’ira di Becky presenta almeno due novità.
Innanzitutto sebbene con il primo film Jonathan Milott e Cary Murnion si fossero rivelati una piacevole sorpresa (anche perché venivano dal non troppo entusiasmante Bushwick), qui non li ritroviamo e al loro posto ci sta un’altra coppia di registi, Matt Angel e Suzanne Coote, dei quali però non ho visto nulla.
Inoltre anche qui viene usato come villain un volto noto della commedia demenziale: se nel primo film era Kevin James, uno dei bamboccioni di Adam Sandler, qui abbiamo Seann William Scott, lo Steve Stifler di American Pie. E non so voi, ma io non credo di aver mai visto Scott fare il cattivo da nessuna parte.
Per cui, cosa dovevo aspettarmi da tutto ciò?
Cosa sperare da parte di Angel & Coote? E da parte di Scott?
Insomma, che doveva fare questo L’ira di Becky?
Scopriamolo dopo la sigla!
L’ira di Becky non cambia di molto la formula del suo simpatico predecessore. La differenza sostanziale è che qui invece di dover affrontare una home invasion, è Becky a recarsi nella tana del lupo dopo che questi, un manipolo di terroristi in odore di QAnon, uccidono la donna che si prendeva cura della ragazza dopo gli eventi del primo film e rapiscono il suo cane Diego.
Evidentemente questi fascistelli misogini e grandi ammiratori di quei coglioni dell’assalto al Campidoglio non hanno mai visto John Wick, altrimenti saprebbero che nel cinema di menare di oggi i cani non vanno mai toccati. Becky invece pare proprio che l’abbia visto John Wick, oltre ad aver visto Rambo data la notevole capacità di costruire trappole e insidie in mezzo alla foresta.
È ancora – per usare le parole del nostro George Rohmer – «L’incrocio tra Commando e Mamma, ho perso l’aereo che non pensavi di volere» questo L’ira di Becky, anche se per molti aspetti è meno riuscito rispetto al primo capitolo. Angel & Coote se la cavano bene (e stanno già pensando ad un terzo film), ma gli ammazzamenti sono meno spettacolari, si va parecchio di pilota automatico senza tanti guizzi e nel finale la sceneggiatura offre colpi di scena fin troppo assurdi persino per un film in cui una ragazzina si improvvisa John Rambo. Qui più di prima tutta la baracca è tenuta su dalla bravura e dal carisma di Lulu Wilson, grandiosa nel dare alla sua Becky espressioni di pura follia pulp, a metà tra un film di Quentin Tarantino e un cartoon di Tex Avery.
Riusciti e gustosi da veder morire sono tuttavia i nuovi nemici di Becky, da quando li incontra per puro caso nella tavola calda dove lavora a quando andrà a sterminarli uno ad uno nel loro covo vicino ai boschi.
C’è il pacchetto completo dei maschi bianchi etero demmerda da manuale: il grosso, quello sempre incazzato, sempre “cazzo guardi?”, sempre pronto a restare in canotta per mostrare i bicipiti all’occorrenza; il merda, quello che lecca sempre il culo al grosso, che parla troppo, che si fa forte dell’appartenenza al gruppo per poter parlare troppo e ride sempre come un ebete; e infine lo sfigato, quello che fa l’errore di farsi trascinare dal grosso e dal merda perché troppo pavido per dire la sua e troppo preoccupato del giudizio dei suoi camerati per prendere le distanze.
Aaaah, non sentite che fragrante odore di spogliatoio è sopraggiunto leggendo queste righe?
Oh, e poi ovviamente c’è lui:
Il capo di questi deficienti è un ex-militare, si è fatto tre campagne in Iraq come sergente maggiore, è la versione più saggia e meno istintiva del grosso di cui sopra, è quello che invece di deridere lo sfigato lo prende da parte, gli racconta la grande storia del gruppo di cui è membro e attraverso un aneddoto di guerra di quelli che solo i veri uomini sono autorizzati a conoscere gli fa capire che quando si è in trincea non sono ammesse mammolette.
Non so se i produttori abbiano deciso di farla diventare una caratteristica ricorrente, ma per ora è andata benissimo questa cosa di prendere attori da commedia e fargli fare per la prima volta il villain. Seann William Scott è una scommessa vinta, così come lo era stato Kevin James. Ok, forse non vinta quanto James, ma avrete capito che fa un po’ parte di questo sequel non avere niente di migliore rispetto all’originale.
Che poi vorrei dire una cosa riguardo a Scott. A pensarci bene, il suo Stifler era un gran villain. Bullo, opportunista, misogino. Ne aveva di assi nella manica. E Scott lo interpretava in modo eccellente, tant’è che mi son sempre chiesto come mai non abbia avuto una carriera al di fuori di quel ruolo che purtroppo gli è rimasto (e probabilmente gli rimarrà) appiccicato addosso.
Non so, magari esagero, ma il fisico Scott ce lo ha sempre avuto, ce lo vedrei bene a fare il cattivo in qualche action. Magari contrapposto ad Alan Ritchson, un altro che viene da quel tipo di commedia lì (in Blue Mountain State era praticamente uno Stifler all’ennesima potenza), ma che a differenza di Scott è riuscito a lasciarsi alle spalle quei ruoli e ora è Jack Reacher.
Chiusa parentesi su Scott, andiamo alle conclusioni.
Ho iniziato questo pezzo chiedendomi cosa avrei dovuto aspettarmi da questo film e una risposta me la sono data.
Sinceramente? Mi aspettavo di più.
Va molto bene sul passare dai neonazisti espliciti del primo capitolo, con tanto di svastiche tatuate sulla pelle, a questi altri, meno evidenti, più nascosti, ma dalle idee ugualmente folli. Anch’essi devoti al suprematismo bianco ma senza dare troppo nell’occhio, i bravi ragazzi che salutano sempre, che non sono mica razzisti, è che hanno molto a cuore il loro quartiere. Al punto da organizzare un attentato ad una senatrice.
Tutto benissimo. Ma poi deve esplodere il gore, Becky.
E deve esplodere più dell’ultima volta, non di meno.
Vogliamo più morti, più trappole, più armi.
E deve essere tutto più ingegnoso, altrimenti non… oddio, mi sto rendendo conto che forse sono troppo stronzo, in fondo L’ira di Becky non è mica un brutto film.
No, non lo è. Però sai che c’è?
C’è che non posso fare a meno di pensare all’escalation di John Wick.
Se guardiamo all’aumento di violenza e spettacolarità, a posteriori il primo film sembra il trailer del secondo, il quale pare il trailer del terzo, e così via.
Cari Angel & Coote, a sto giro avete mezzo toppato. Ma se davvero farete un terzo Becky, riguardatevi la saga di John Wick e prendete appunti.
DVD-quote:
«L’incrocio tra Commando e Mamma, ho perso l’aereo che hai già visto e speravi quindi di vedere qualcosina di più»
Terrence Maverick, i400calci.com
C’è da dire che per quanto mi riguarda, il primo John Wick rimane migliore dei suoi sequel.
Non hai tutti i torti. Di sicuro per me è meglio del 4 che mi ha molto deluso.
e per distacco
Il primo John Wick era la risposta, asciutta e severa, alla domanda “È ancora possibile fare action nella postmodernità ironica e algoritmica”.
Tutti gli altri John Wick rispondevano a domande che potevano anche restare senza risposta.
naa. killcount troppo misero
Per il terzo capitolo vogliamo la mamma di Stifler
La trovi nelle prime due stagioni di The White Lotus
Seann William Scott non è male neanche in the Goon film sull’Hockey su ghiaccio.
Violenza turpe e sfrenata contro qanonisti e criptofasci ilfascismoèfinitoeh?
Mi ha già comprato.
Per il redattore : Sean William Scott ja girato anche il bel thriller/horror Bloodline. Consiglio di recuperarlo. E come dicevano sopra anche Goon merita, ma se non ricordo male , vira sul drammatico.
Mi rispondo da solo , questo secondo allaccia le scarpe al primo
Che poi Sean William Scott era stato una rivelazione anche nel folle “Southland Tales”.
Quindi vi prendete anche la “pausa natalizia”, “come ogni anno”.
Bene.
Vi aspetto in gennaio con la recensione di “RUMBLE IN THE DARK”.
E non accetterò scuse.
Ce ne sono diversi ,ad esempio a nche l’indiano Leo su Netflix . Figo e con una gran bella ,e diversa ,colonna sonora.
Appena visto, non male, anche se ci mette un pochino ad esplodere.
Ci starebbe un Ed Helms o Adam Sandler come cattivo del terzo
The Babysitter: un ottimo film, con un buon sviluppo, un attrice bionda molto brava.
The Babysitter 2: una cacata che cerca solo di cavalcare il capitolo precedente.
Happy Dead Day: un film che tira fuori un idea molto carina ed ha un attrice bionda che fa il suo lavoro.
Happy Dead Day 2 you: una cacata che vuol solo cavalcare l’idea del precedente.
Becky: già detto.
L’Ira di Becky: Mamma mia che film di merda.
Non ci sono mezze misure, un film di merda e basta.
Innanzitutto la Becky me la mostri in un certo modo, con un certo stile di regia etc facendomi vedere Cosa pensa/Cosa fa; questa cosa la abbandoni salvo ripropormela ad un certo punto così, senza capo ne coda.
Poi il film Ha un tono iniziale, che poi svincola diventando drammatico e poi sul finale diventa un “ma che me frega tanto ormai il film lo ho fatto”
SPOILERONE
Non vogliamo parlare della scena Stiffler, Becky, Mamma di Stiffler?
Davvero?
Becky, sta macchina di morte, che centra in fronte la vecchia, invece che prendere il revolver e freddare Stiffler decide di lasciare li il cane (che era condannato a morte, è OVVIO), non andare a freddare Stiffler per far cosa?
Scappare?
Vogliam parlare della scena dei rastrelli di Telespalla Bob?
Perchè è quella, no, non è un omaggio o genio, è quella e fa cagare.
Perchè se tu regista mi dici “questo personaggio è un freddo killer ex militare” poi non lo rendi un povero coglione che manco vede non una ma 3 tagliole, 3!!!
Che nessuno si chiede la stronzetta dove le ha prese?
E nessuno si chiede come abbia fatto ad imparare a usare una scavatrice?
Ma poi…figa qua veramente il delirio…ok, mi sta bene la CIA la assuma, lavoro minorile ma ok, ha talento.
E poi sta tizia va con un lanciamissili a liquidare un tizio che, nel mezzo al nulla, cambia l’olio alla macchina?
E’ quel tipo di film, tipo M3gan mia cartina tornasole dei film di merda, dove ad un certo punto il regista dice “tanto il pubblico è scemo e vuol solo violenza” ma poi non sa nemmeno far quella.