Hollywood!
Ascoltatemi, Hollywood: l’India ha visto il vostro Top Gun, e anche – direi soprattutto – il sequel Top Gun Maverick.
Li ha visti entrambi e li ha trovati molto interessanti.
Li vuole rifare. Li sta rifacendo. Li ha rifatti.
Non è qua per chiedervi il permesso: è qua per dare il suo feedback.
Ad esempio: molto bella la scena della partita di beach volley del primo film, forse in assoluto la scena migliore del franchise, solo non capiscono perché la canzone di Kenny Loggins non sia cantata direttamente da Tom Cruise.
Poi: le coreografie degli aerei lasciano un po’ a desiderare, così sobrie, dimesse, quasi europee…
Ma soprattutto: che è tutta ‘sta roba dei piloti russi con il casco integrale? Che a malapena parlano? E nel sequel addirittura non ci sono i Russi ma lo “Stato canaglia”??? Ma stiamo scherzando??? Altro che Stato canaglia: i cattivi sono i Pakistani. I PAKISTANI. Che diavolo è la guerra fredda? Bisogna essere chiari e diretti nei messaggi! Bisogna prendere degli attori, farli vedere bene e dire “quelli sono i Pakistani: i cattivi”. Non bisogna lasciare dubbi: bisogna contestualizzare tutto nel conflitto di Kashmir, citare gli attentati del 26 novembre, ecc… E poi – ecco un altro appunto – Tom Cruise non sembrava abbastanza patriottico, bisogna avere un protagonista che non solo specifica e conferma di mettere la patria al primo posto, ma scrive proprio un poema su quanto la cosa più bella del mondo sia morire con la bara avvolta dalla bandiera indiana. Chiarezza! Attualità! Diplomazia? Ma perché, ma cosa, ma fatevi i cazzi vostri. È un film del 2024, ambientato nel 2024, che parla di veri e gravi conflitti del 2024, e i cattivi – fazze, nomi e bandiere in bella vista – sono i PA-KI-STA-NI. Ah, e ovviamente rimpiazzare Iceman con una donna. Se proprio tocca scegliere, meglio una donna pilota che una storia d’amore con un altro uomo.
Sia chiaro: queste sono parole loro, eh? Non mie. I valori espressi da queste interviste, vere o inventate che siano, non corrispondono necessariamente con quelli della I 400 Calci S.p.A.O.E.M. (Società per Azioni, Orrori ed Eccezioni Meritevoli). Vi diciamo le cose come stanno e non ci assumiamo responsabilità.
SIGLA!
A forza di guardare film di Bollywood ho imparato una dura regola: mai, dico MAI tentare di eleggere il film più reazionario della storia. Un giorno arriva uno che a confronto Mel Gibson pare Ken Loach, il giorno dopo ne arriva uno che lo supera a (estrema) destra, il giorno dopo ancora ne arriva un altro che a confronto Chuck Norris pare Greta Gerwig e la cosa sembra non aver fine. Non ha senso. “A volte la miglior difesa è la vendetta”, dice il protagonista di questo film, serissimo, mentre suggerisce molto formalmente al suo Ministro di rispondere a un bombardamento con un altro bombardamento.
Queste cose bisogna saperle.
Bisogna innanzitutto, ovviamente, evitare di giudicare situazioni tese che non si conoscono, e poi bisogna sapere che Bollywood tratta queste tematiche coi guanti d’acciaio borchiato. Ci si chiede spesso perché non esportano i loro film, e la risposta è su multipli livelli: 1) non interessa, sono un’industria già ricca ed esportano già comodamente ovunque per i connazionali sparsi per il mondo (il mio multisala di quartiere ha tre film indiani a settimana, anche in Italia ormai ci sono diversi schermi dedicati a programmazione continua, e Pathaan ha fatto $95 milioni solo all’estero); 2) hanno chiaramente priorità interne più urgenti da affrontare, proprio a livello tematico.
Mi fa giusto strano perché, osservando la situazione a distanza, mi era sembrato che diverse star stessero promuovendo posizioni più concilianti sulla questione.
Tiger, amato personaggio di Salman Kahn che è forse la star più grossa del paese, indossa la kefia e ha attivamente promosso tentativi – chiamiamoli così – di dialogo.
Ma ora Tiger è parte dello Spy CineUniverse, che affronta di nuovo la questione di petto e sembra aver fatto qualche passetto indietro. Sia l’SCU che questo Fighter (scollegato) raccontano di un costante pericolo di attentati terroristici da parte del Pakistan (non fate domande difficili a me, buttate un occhio alla storia dell’Articolo 370 per avere un indizio sugli sviluppi più recenti). Entrambi appioppano il ruolo del cospiratore più malvagio a un folle e spietato agente esterno infiltrato al governo Pakistano: se prima mi sembrava la concessione diplomatica atta a non colpevolizzare eccessivamente i propri rivali e a lasciare aperto il cavillo della riappacificazione onorevole, in Fighter l’impressione è piuttosto che l’agente esterno sia stato messo lì per rendere più minaccioso un avversario a cui non si vuole nemmeno concedere l’onore della reale pericolosità.
Comunque: parte dell’SCU è anche Kabir, protagonista di War.
Kabir è interpretato da Hrithik Roshan.
Hrithik Roshan è anche il protagonista di questo Fighter.
Hrithik Roshan è una grossa star di cui vi abbiamo già parlato.
È tipo una divinità in terra capace di fare letteralmente tutto: recitare in film d’azione, in drammi, in commedie, nel ruolo del figo, nel ruolo dell’uomo medio, nel ruolo del secchione e in quello di Forrest Gump; recita, canta, balla, tira calci volanti, e a 50 anni ha un fisico che i tronisti di Maria De Filippi (esistono ancora o sono fermo ai riferimenti culturali del millennio scorso?) se lo sognano pure a 20. Ha giusto questa insolita caratteristica del doppio pollice nella mano destra, piccola imperfezione che non ha mai cercato di nascondere e che lo rende una specie di creatura mitologica da poema epico greco.
È al suo secondo confronto diretto con Tom Cruise: il primo, Bang Bang, era il remake ufficiale (e superiore) di Innocenti bugie.
Il suo equivalente di Pete Mitchell detto “Maverick” è Shamsher Pathania detto, uhm, “Patty”.
Qui è dove, di nuovo, vi si conferma che a Bollywood non frega niente di rendersi esportabile: che razza di nome di battaglia è “Patty”??? Mia zia si chiama Patty. Le voglio molto bene ma non ho mai pensato che avesse un nome da eroe d’azione che potesse intimidire terroristi internazionali.
Il suo ingresso in scena mi ha fatto immediatamente cappottare dalla poltrona: esattamente come all’inizio di Top Gun, Patty rientra alla base e chiede alla torre di controllo il permesso di fare una mossa spericolata tanto per divertirsi. In Top Gun era il volo radente alla torre di controllo stessa. In Fighter, Patty chiede di fare un volo radente invertito alla pista di atterraggio.
Una volta parcheggiato l’aereo nei parcheggi a lisca di pesce della base aeronautica e sistemato il disco orario, è il momento dell’ingresso in scena di Hrithik, che nel corso degli anni è diventato una roba complessa che richiede la stessa attenzione coreografica che Brian De Palma mette nelle scene di omicidio.
Al suo fianco, la diva Deepika Padukone nel ruolo femminile cazzuto di pilota dell’aeronautica quasi brava quanto Patty: dovete tenere presente che a Bollywood i ruoli femminili non passivi sono stati inventati tipo due/tre anni fa, e che sottotrame sui genitori di lei che la ripudiano perché preferivano stesse a casa a farsi sposare (“i figli maschi sono una risorsa, le femmine una responsabilità”, dice il padre) sono ancora necessarie alla sensibilizzazione. “Sua figlia si è sposata: CON LA PATRIA” li informa Patty per far scattare la riconciliazione.
Il resto è più o meno come lo immaginate.
Da Top Gun, Fighter prende l’idea di fare propaganda all’aviazione militare nazionale dipingendola come fighissima e come posto in cui trovare tanti amici con cui divertirsi e salvare il Paese insieme. Patty, come Maverick, è il tipo di eroe che pensa di saperla più lunga dei suoi superiori e obbedisce agli ordini solo finché non è convinto di avere un’idea migliore: questo gli procurerà diversi problemi, ma alla fine nessuno gli negherà il diritto di rischiare la Corte Marziale e prendere l’iniziativa durante l’assalto decisivo.
A differenza di Top Gun, Fighter non ha il minimo interesse a perdere tempo con l’addestramento ricalcando la struttura da film sportivo: l’India ha bisogno di reclute ADESSO per motivi di attualità stretta e, come dicevo nell’intro, si butta dritta sul film di guerra e sulle schermaglie contro un cattivo tradizionale, visibile, di cui si conosce faccia (lombrosiana), nome, cognome, indirizzo e soprattutto bandiera.
Se film come Pathaan costruiscono scene d’azione volutamente esagerate in stile Fast & Furious / Mission: Impossible, Fighter ricalca il tono relativamente più serio di Top Gun e vende le sue acrobazie aeree (visibilmente digitali ma decorosissime) come tutto sommato credibili, anche quando mostra jet inchiodare e sfiorarsi con un’agilità di manovra che neanche le motociclette e rischia più di una volta l’effetto Hot Shots. Ammetto che questa era la parte che mi intrigava di più del progetto.
Dirige Siddharth Anand che, dopo i già citati Bang Bang, War e Pathaan, si conferma come uno dei registi action dalla mano più solida del suo paese: in 2 ore e 45 non c’è un momento morto manco a cercarlo col lanternino, a meno che non siate tra quei pazzi che vanno in bagno durante i balletti.
Se vi interessa, arriverà su Netflix.
Streaming-quote:
“In India, con il meglio del meglio”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Il doppio pollice testimonia che l’ IA genera cose anche nella realtà reale!
Ahah, questa battuta sembra fatta apposta per generare una teoria del complotto di quelle pese. Magari esiste già, preferisco non controllare.
Non riesco proprio a concepire tutto questo interesse per sta robaccia indiana piena di balletti e in che maniera questo dovrebbe avere a che fare col calcismo.
I balletti sono calciabili da Tempi Non Sospetti
https://giphy.com/embed/FBzqZGthkW6KQ
No. Il cinema indiano mainstream è porcheria di un regime. Inoltre è l’equivalente cinematografico della pizza con l’ananas: prendi una roba gustosa come il cinema action americano e contaminala con roba fuori contesto spacciandola per cucina etnica. In realtà è roba propagandistica ad uso e consumo interno che vorrebbe instillare in una popolazione affamata e analfabeta un senso di patriottismo. Poco importa che i suoi protagonisti siano atleti formidabili. Sono macchine asservite ad uno scopo. È allucinante che un film alla Hot Shots, senza però nessun guizzo di satira, sia diventato realtà nel 2024. Ed è allucinante che pure I 400 calci, invece de fare una selezione da chef come si proponeva all’inizio del suo percorso, sia diventato un “all you can eat” incapace di distinguere la mondezza con immeritata considerazione
lasciagli fare quello che si fa(ceva?) da “noi” negli anni 80..inquinare l’impossibile e fare musica e/o film orribili di autoesaltazione…questo non lo so ma le quasi 4 ore d’estate spese guardando RRR in casa col clima a manetta son state una rivelazione.
Solo qualche spunto:
1) La pizza con l’ananas io non l’ho provata ma a molti piace, finché nessuno me la ficca in gola a forza direi bella per loro.
2) La questione propaganda è già stata discussa svariate volte, lo fanno anche gli USA da sempre e comunque mi pare nessuno in redazione se ne sia mai compiaciuto (se non ironicamente).
Strana obiezione. Che sia di interesse calcistico è oggettivo, visto che c’è tutto quello che serve. Condivido tutti i tuoi giudizi qualitativi al prodotto, ma non la critica al sito nel parlarne, visto che lo fanno con spirito critico. Considera se non ne parlassero, non ne sapremmo niente, mentre invece è utile conoscere queste realtà, visto che volenti o nolenti, viviamo sulla stessa palla. E oltretutto loro sono tanti. Ma proprio tanti.
https://www.youtube.com/watch?v=sr4SPL-yGpA&ab_channel=SalvatoreD%27Angelo
@gigos: gli USA manco nel peggior periodo della Guerra Fredda hanno fatto propaganda come gli indiani. Ho visto RRR e TUTTI gli inglesi (tranne una che viene travolta dal fascino dell’eroe) sono pazzi, malvagi e sadici. Almeno nei film americani dei vecchi tempi si rimarcava che non tutti i russi sono cattivi, solo chi li comanda, ma i film indiani la malvagità sembra che sia componente genetica dei popoli non-indiani.
Zaku71: tra inglesi e indiani non c’era esattamente una “guerra fredda”, li avevano invasi e sottomessi, non so se ne eri al corrente.
@Nanni Cobretti
ovvio e ne hanno da dire. Senza farli diventare delle caricature.
@ Nanni più che invasi e sottomessi, corrotti e fagocitati. L’impegno bellico fu tutto sommato minimo. Gli inglesi seppero approfittare dello stato di caos e corruzione interno del subcontinente, divisa in vari staterelli, seguendo l’esempio dei romani: approfittando dei conflitti locali, si schierarono come “alleati” del solito pupazzo locale, per poi rimpiazzarlo quando oramai non era più utile. La storia è istruttiva, visto che in una prima fase l’iniziativa fu privata, fu la Compagnia delle Indie a condurre le operazioni, con il consenso e l’autorizzazione ufficiale. Probabilmente il primo caso di “esternalizzazione” della politica imperiale, vedi Blackwater.
Scusa ma
“è roba propagandistica ad uso e consumo interno che vorrebbe instillare in una popolazione affamata e analfabeta un senso di patriottismo.”
è praticamente Top Gun. Non serve un grande sforzo per capire l’analogia. Ok sono passati 40 anni ma quello era. Poi per carità, condivido con te il disprezzo per il paese e il pregiudizio (chiamiamolo così) per quel cinema, ma non è che a occidente tutto sia il paradiso della purezza e dell’arte elevata.
cioè oggi pretendiamo l’accuratezza storica da chi fa film di un certo tipo da cosa? qualche anno? ma poi con gli occhiali da occidentale divanato ? per carità bene così ma eviterei di farlo sui 400 calci dato il genere particolare di film recensiti e l’ironia di fondo con cui ce se ne occupa
*se ne occupano … noi leggiamo solo per fortuna
@zacu71
Aehm… voglio ricordarti che fino agli anni 60 nel cinema americano c’erano solo indiani americani brutti, sporchi e cattivi. Per quanto riguarda i russi sossi, prima dei film che indichi c’era stata una stagione in cui i russi rossi erano sempre brutti, sporchi e cattivi. E insomma, non vuoi concedere anche agli indiani un tempo per “crescere”?
Quindi possiamo stabilire che il cinema si ripete tre volte, la prima prova a fare finta per davvero, la seconda per ridere, e la terza che noi siamo i più meglio coi balletti.
Seems legit.
Su “Mel Gibson pare Ken Loach” ho riso parecchio :D
Siamo in due XD
nel trailer quel bel uomo di Roshan è pure al timone di una barca a vela battente pare bandiera italiana, questo potrebbe aprire le porte a remake di Pearl Harbour ambientandolo però in Fincantieri a Monfalcone visto lo strapotere di mano d’opera indiana. In ogni caso, i balletti al posto della succitata partita di volley confondi orientamento. In ulteriore alternativa: un match di cricket tutti sudati in braghe. In generale un film che comunica un’arroganza raramente vista prima
Che ne sai di Fincantieri a Monfalcone?
Sei mica del posto?
E’ una domanda semplice (cit.).
La bandiera italiana compare perché la parte di “mare e spiagge” è stata girata in Costa Smeralda, così sono riusciti a farne un film “internazionale”. Ci dovrebbe essere anche un’associata (o simile) di Paramount nella produzione. E vi lascio solo immaginare la montagna di soldi e di sprechi che sono stati messi in campo!
Non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che non sia un pakistano
Ma un’occhiata a Leo ,su Netflix,la potreste anche dare.
È fighissimo,sia coi balletti che con la colonna sonora.
Questo lo guarderò coi sub giusti. Su Prime mettono i sub tradotti da Google translate.
Ammetto la mia più totale ignoranza del cinema indiano. Un paio di anni fa vidi però The white tiger che i piacque assai. Non è calciabile ma per me merita.
Quindi il futuro del Fascinema è in India?
Direi abbastanza il presente. E direi che il futuro è di nuovo a Hollywood, ma è un altro discorso che affronterò al prossimo film che me lo stimola.
In effetti Sound of Freedom è stato un caso assurdo l’anno scorso
Interessante, ma durante i balletti andrò comunque in bagno. Li ho sempre trovati imbarazzanti (non tanto quanto i balletti in The Marvels, o il ballo del Qua Qua di Vincent Vega)
Concordo pienamente con te. A chi obietta dicendo “ma anche gli Stati Uniti fanno propaganda!!” dico che infatti questo tipo di film fanno schifo sia che lo facciano gli americani, sia gli indiani, sia i cinesi, gli eschimesi, i marziani o qualunque altra etnia vi venga in mente: film come questo o come “Regole d’onore” o “Top Gun Maverick” sono propaganda guerrafondaia mascherata da cinema.
Una merda + un’ altra merda fanno due merde, non nessuna.
Era una risposta rivolta a Patty Chiari, non capisco perché mi sia finita qui.
Vergognatevi tutti quelli che criticano i film indiani per le sue balletti siete capace a farli voi e se avete le palle per fare quante film che fanno loro al l’anno?
Deepika Padukone premio Jimmy Bobo 2024 sulla fiducia
Arrivato ieri fresco fresco su Netflix. Visto tutto d’un fiato. Filmone.
Grazie a Nanni per avermi introdotto al cinema indiano. Ora me ne vedo due o tre alla settimana.