Questa cosa che alla stagione dei premi RRR sia stato riconosciuto soltanto per la Miglior Canzone mi manda ai matti. È la cosa più paternalista del mondo. “Hahahaha, che buffi questi indiani che ballano Nacho Nacho! Ah no? Non dicono Nacho Nacho? Dicono Naatu Naatu? Però sembra Nacho Nacho! Io ho scritto Nacho Nacho nel video che ho postato sui social! Fa ridere perché mi fa pensare ai nachos, che sono una cosa che si mangia! Anche se è messicana e questi sono Indiani! Ma poi guarda come ballano! Non balla mica così la gente alle balere in cui vado il venerdì dopo cena!”, e intorno si perdono una roba di cinema che fa impallidire qualsiasi altra roba uscita nell’ultimo anno. Ma proprio impallidire. E lo so che la nostra recensione non era per forza entusiasta come altre che magari avete letto in giro. Ha un solo problema, RRR: viene dopo bombe ancora più gigantesche come Eega e Bāhubali, a cui non a caso vi abbiamo introdotto prima di spiegarvi RRR. E questo solo per rimanere sullo stesso regista, eh?
Ok no, ha anche altri problemi RRR, ma ci stava per una volta che non se ne parlasse troppo.
Era veramente difficile, a questo turno, chiedervi di non rimanere ipnotizzati da una serie di scene che da queste parti non sanno neanche pensare, non dico per forza girarle con la passione, il trasporto, la creatività, la gioia, la padronanza coreografica, il totale abbandono e l’intensa trance agonistica di un autore come S.S. Rajamouli.
Penso che un certo sentimento nazionalista fosse tranquillamente evidente a tutti, ma derubricarlo a “è un’intera nazione comprensibilmente contro gli inglesi” dà un quadro soltanto parziale – si noti, per fare un esempio, la carrellata finale di omaggi a figure importanti della resistenza che esclude Gandhi – che vi invito ad approfondire altrove.
Bāhubali aveva già a suo tempo sfondato qualche porta internazionale.
RRR ha tirato una spallata gigantesca arrivando ad essere il classico film semi-impossibile da ignorare. È stato candidato ai Golden Globes per un premio insulso, ma l’ha vinto. L’ha vinto! È una cosa mica da ridere a livello di visibilità.
Se RRR è utile come punto di ingresso verso una cinematografia che dovrebbe essere meno ignorata, ci sto alla grandissima. Poteva andare molto peggio. Funziona. Ho la risposta pronta quando mi chiedono “vorrei vedere la roba di Bollywood, da dove parto?” anche se non è esattamente Bollywood ma è Tollywood, ecc… E anche se personalmente tendevo a orientarmi verso altri titoli. I numeri non mentono. RRR funziona, lunga vita a RRR.
Per me Pathaan – ve lo dico subito per non confondervi, non ha niente a che vedere con S.S. Rajamouli – è un ingresso ancora più liscio, e il suo contesto più semplice da spiegare.
Non pretendo che sappiate qualcosa del rapporto complesso tra India e Pakistan, dei problemi di integrazione, delle costanti violenze, occasionali attentati, ecc… È una storia attuale diversa dai problemi che ci sono ad esempio tra Cina e Giappone, ma di nuovo non ho intenzione di dilungarmi in questa sede più in là del far notare che i risultati cinematografici sono tutto sommato simili: da diversi anni a questa parte, i blockbuster mainstream (e non solo) sono diventati propaganda governativa pura, con diverse star che si schierano ufficialmente a difesa delle decisioni più controverse per aiutare ad ammorbidire il popolo.
E insomma, dall’alto del suo budget delle grandissime occasioni e di un hype di massa che dalle sue parti si trascinava ormai da diversi mesi, Pathaan è un film che parla dell’India che interrompe un trattato diplomatico col Pakistan, e dei Servizi Segreti del Pakistan (proprio loro, malamente camuffati da un generale in crisi che prende un’iniziativa personale che però nessuno ostacola/contraddice) che decidono di vendicarsi scatenando su Delhi una versione potenziata del Covid a effetto mortale ultra-rapido.
È il tipo di film dove vola un sentitissimo Jai Hind ogni dieci minuti.
È un Top Gun che non si nasconde dietro lo “Stato canaglia” ma mette nomi, cognomi e fazze dei suoi vicini di casa.
È un film in cui la frase eroica che il nostro fighissimo protagonista dice quando ammazza i cattivi non è “Hasta la vista, baby”, o “Yippie-ki-yay motherfucker”: è “Non chiederti cosa il tuo Paese possa fare per te, ma cosa tu possa fare per il tuo Paese”.
Ve lo giuro. Tranne che lo fa col tono di chi ha scambiato JFK per il Generale Patton.
Quindi ecco, sappiate che – cosa assolutamente non nuova nei blockbuster indiani – in Pathaan tira l’aria che qua in Occidente tirava nel 1985, ma che a confronto Chuck Norris sembra Martin Luther King.
Aggiungete che i problemi tra India e Pakistan sono anche di natura religiosa (indù contro musulmani) e il punto è: comprensibilmente, se non cambia nulla, ci sarà sempre qualche problemino a promuovere troppo forte i film che arrivano da quelle zone.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Vi ricordate quando vi parlai del Cop Universe?
Ebbene, Pathaan è l’ufficializzazione di un nuovo cineuniverso bollywoodiano: lo Spy Universe.
È bello così: cineuniversi divisi non per marca, ma per qualifica.
Non è tutto più semplice? Non devi ricordarti se Aquaman è Marvel o DC, basta ricordarti che mestiere fa: Aquaman, se fosse in India, sarebbe nel Fisherman Universe, insieme a Sanpei e a Capitan Findus.
I primi due film dello Spy Universe sono Once There Was a Tiger (Ek Tha Tiger, 2012) e Tiger Lives (Tiger Zinda Hai, 2017), entrambi incentrati su (provate a indovinare) Tiger, un James Bond indiano interpretato dalla leggenda Salman Khan. Vi avevo già parlato di Salman Khan: è una specie di incrocio fra Sylvester Stallone e Bud Spencer, se entrambi sapessero cantare, ballare, tirare calci volanti e avere successo anche quando fanno drammi o film romantici.
Salman Khan, dall’alto del suo star power gigantesco, si stava sostanzialmente facendo tutti questi universi per i cazzi suoi: uno in cui fa il poliziotto (Dabangg 1/2/3), uno in cui fa la spia (Tiger ecc…) e uno in cui fa l’agente delle forze speciali che si infiltra a fare il gangster (Wanted / Radhe). Il suo personaggio è sempre sostanzialmente identico, i film più o meno anche (e tutti di buon livello): cambia giusto la divisa.
Ma i due film su Tiger avevano anche un’altra particolarità: erano film che si riavvicinavano in qualche modo alla questione Pakistan. Tiger, agente RAW (servizi segreti indiani), si innamorava di una spia dell’ISI (servizi segreti pakistani) e i due finivano per combattere un nemico comune. Tiger adotta come simbolo la kefia, per la miseria. Il secondo film si concludeva con le due fazioni che sventolavano la bandiera insieme. C’era sempre un po’ di paternalismo di fondo verso i vicini, ma – complice il tono un po’ più serio del solito – era un notevole passo avanti rispetto a una media in cui i pakistani vengono dipinti come cattivi o come gente con cui gli indiani sono disposti a convivere a patto che stiano buoni, zitti e non rompano il cazzo. Pathaan si collega a Tiger, ma caccia il freno a mano e ritorna agli inizi. Non seguo l’attualità, ma è facile intuire che i rapporti si siano deteriorati specie dalla revoca dell’Articolo 370, nel 2019, che scatena appunto la premessa del film: quando a un certo punto compare una kefia dal nulla e parte il tema di Tiger per segnalare l’ingresso di Salman Khan, l’istinto è di fomento incredibile, ma il retrogusto è straniante.
Insomma: occhio ad avvicinarvici con l’entusiasmo che si riserva normalmente ai cosiddetti film equo-solidali, perché vi ritroverete davanti tipo l’esatto contrario.
Completando la cronaca: il terzo film a cui si collega lo Spy Universe è invece il già leggendario War con Hrithik Roshan, che se siete stati bravi avete già visto perché, se non contiamo un paio di datate eccezioni, è stato il film con cui abbiamo iniziato a introdurvi in generale al cinema action di Mumbai e dintorni. Se siete stati bravi, la fotta vi è appena salita di un gradino. Anche perché il regista di Pathaan, Siddharth Anand (un po’ il Justin Lin indiano), è lo stesso di War.
Qui è dove andrebbe aperta una parentesi anche su Shah Rukh Khan, il protagonista, ma poi non arriverei più al succo della questione, per cui mi limito a dire questo:
- è una star del cinema fin dagli anni ’90, e viene da una pausa dagli schermi di cinque anni, passata credo a fare palestra 24 ore su 24 e interrotta da una comparsata a sorpresa in Brahmāstra, che ha giocato molto nell’hype nei confronti di questo film;
- ha 58 anni (cinquantotto), portati così:
Sbrigata la pratica sul contesto, che gli vuoi dire al film?
Sembra pensato con un solo scopo: avere qualcosa al cui confronto Fast & Furious sembri sobrio e raffinato.
Fosse la prima volta che vi parliamo di un blockbuster dall’India mi perderei in descrizioni, iperboli, paragoni che sto iniziando a esaurire.
Però è questo l’effetto che fanno: pare di vedere Mission: Impossible che si slaccia la cravatta e dice “basta timidezze, ora ci inventiamo davvero qualcosa”.
Sono due ore e mezzo dal ritmo assolutamente impeccabile e non un solo momento morto: dritto e liscio come forse da quelle parti non avevo ancora veramente visto.
È patinatissimo e gira il mondo come in un blockbuster hollywoodiano qualsiasi, tra Dubai, le Baleari, Mosca, Parigi.
C’è persino una canzone sola, per quelli a cui danno fastidio le canzoni. L’ho visto in una sala sold out, e come è partita si sono alzati in due per andare in bagno. Basta stereotipi! A volte le canzoni fanno schifo anche là, e le usano per fare una mezza pausa. Anche se a questo turno la canzone consiste in Deepika Padukone che balla in bikini in spiaggia a Palma di Maiorca come in un video di Sabrina Salerno, quindi magari la volete vedere.
Per il resto è ufficiale: la saga di Fast & Furious, con i suoi eroismi iper-reali, è sostanzialmente un’imitazione dei blockbuster di Bollywood, ma col freno a mano tirato. È un’altra intuizione geniale di Vin Diesel. Se non vi basta confrontare direttamente i rispettivi film vi basti ricordare che, assolutamente non a caso, Deepika Padukone stava in xXx: il ritorno di Xander Cage che è forse il più bollywoodiano di tutti (c’è pure Tony Jaa che balla).
Pathaan racconta la storia di (provate a indovinare) Pathaan, agente segreto dal passato turbolento, che viene chiamato a comandare un team speciale della RAW composto di ex-infortunati/traumatizzati per fermare i piani malvagi di “Jim”, mercenario al soldo dell’ISI. Jim è interpretato da John Abraham: il nome non vi deve ingannare, è un ex-fotomodello nato e vissuto a Bombay da genitori indiani/siriani che gli hanno semplicemente appioppato un nome cristiano; la parte che vi interessa è che pure lui bazzica il mondo dei film d’azione da un ventennio, ed era ad esempio il protagonista del film d’esordio di Vidyut Jammwal. Jim è inoltre un ex-RAW e, ci raccontano per collegare un po’ tutto, ex-partner di Kabir, il personaggio di Hrithik Roshan in War. E in una mossa che rispecchia la saga di Tiger ma senza replicarne le derive sentimentali, Deepika Padukone è una spia dell’ISI che inizialmente inganna Pathaan ma poi si schiera dalla sua parte. Tra l’altro mi aspettavo che il branch separato della RAW si chiamasse Smackdown, ma forse non tutti avrebbero capito una gag sul wrestling.
Pathaan sembra sostanzialmente provenire da un mondo parallelo in cui l’action più importante e influente degli ultimi 25 anni non è Matrix ma è Mission: Impossible 2, omaggiato per direttissima dal taglio di capelli di Shah Rukh Khan: se lo chiedete a me, è esattamente il mondo in cui pensavo avrei vissuto quando uscii dalla sala in quel lontano luglio del 2000 al grido di “inchinatevi davanti all’Imperatore John Woo che vi ha fatto vedere come si fa” (e, lo ammetto, diversi sguardi perplessi).
Per più di due ore vediamo in azione Shah Rukh Khan, che sembra un 40enne in forma smagliante e invece è un 58enne in forma sovrannaturale continuamente ripreso a camicia aperta e muscoli in evidenza come se fosse la campagna di abbonamenti a Men’s Health, mentre fa letteralmente di tutto: corre, mena, spara, dà calci volanti, insegue in auto, va in moto sul ghiaccio, risale correndo da un treno che gli sta precipitando sotto i piedi, si fa trasportare appeso sotto un aereo, usa un cazzo di jetpack.
E in tutto questo, ideologia e occasionale melodramma a parte, l’unica cosa che fa veramente difetto rispetto ai corrispettivi ammeregani è una CGI non proprio raffinatissima. Ma è davvero secondario, rispetto a idee coreografiche su cui ci sarebbe da prendere appunti.
Con 280 crore (circa 70 milioni di dollari), Pathaan ha stracciato il record di incassi per il weekend di apertura di un film indiano.
È inoltre, in questo momento di concorrenza non proprio irresistibile, anche il maggior incasso del 2023 a livello mondiale. Mondiale. Nonostante il Pakistan, in cui (siete sorpresi?) è stato bandito.
La settimana scorsa è uscito anche in qualche sala italiana, e arriverà su Amazon Prime verso fine aprile.
È l’antipasto perfetto per Fast X – o meglio, è un guanto di sfida.
Segnatevelo, e fatevi trovare pronti.
Sigla finale:
IMAX-quote:
“Non chiederti cosa debbano fare i film di Bollywood per ottenere più visibilità, ma cosa tu possa fare per vedere più film di Bollywood”
Nanni Cobretti, i400calci.com
P.S.: dai, seriamente, immaginate la scena: Ethan Hunt è in pericolo, sembra sopraffatto dai nemici, ma a un certo punto l’inquadratura si sposta e vediamo arrivare una 1970 Dodge Charger R/T nera. È Dom Toretto. Ditemi che il cinema non esploderebbe. Iniziamo a copiare le idee giuste, per la miseria.
Beh…per me M:I – 2 e’ il piu’ grande film d’azione degli ultimi venticinque anni.
Ancora adesso. Punto.
Solo che qui l’hanno accantonato.
Laggiu’ e’ LA BASE,signori.
Insieme a un bel po’ di action anni 80.
Cobra su tutti.
Ribadisco, hanno i loro difetti.
Soprattutto la considerazione dell’altra meta’ del cielo, anche se ammetto che qualcosa sta cambiando.
D’altra parte ok far propaganda, ma se vuoi che ti apprezzino pure oltreconfine a qualche compromesso si deve pur scendere.
La cosa che apprezzo e’ che in fatto di scene spaccatutto mischiano e infilano a chili quello che ormai da noi devi cercare col lanternino.
E non si fanno problemi a unire filoni differenti come nelle peggio fan-fiction.
Solo che giustamente non fanno limonare Hunt e Toretto (immagino che ci sia gente a cui l’idea piace, vai a sapere. Oh, si scherza), ma il secondo arriva sommando a salvare le chiappe al primo dopo una sparatoria forsennato, e Mission Impossible sfocia in Fast and Furious.
Pazzesco.
Credo sia anche dovuto al fatto che continuano a impazzire per roba che ormai da noi viene considerata obsoleta.
Alla fine fanno quello che gli Yankees facevano piu’ di trent’anni fa, come qualunque paese in pieno boom economico. E nessuno si lamentava.
E’ lo scopo primi genio di questo genere di film.
Esaltare.
Mi aspetto fa pre video la solita chicca della mancanza dei sub ita o doppiato come se lo facessi io.
Tristezza
Dite tutto a Netflix ma ste cagate non le fa.
Gli altri film ,sopra nominati,,sapete se si trovano sub ita in giro ?
Netflix in compenso ha RRR soltanto in hindi, ovvero doppiato in una lingua indiana diversa da quella in cui è stato girato.
RRR me lo sono sparato non appena lo avete recensito e non sembrava affatto doppiato. ( Faccina sgomenta)
Gli altri ,a suo tempo ,li trovai ma sempre senza sub ita.
Di WAR volevo vedere quello di Balabanov ,presente a suo tempo su Mubi ,e anch’esso senza sub ita.
Porcozzio
The ExpINDIAbles (prova così)
Sì, sembra meglio. Stasera al circolo di cabaret su Twitch la provo.
Coraggioso. Pubblico difficile, il lunedì. Lavora di fazza birichina e fai una minipausa tra exp e India. Sappi che comunque sarò lì a darti sempre supporto, comunque vada. Sii forte.
Boh ragazzi, mi avete convinto e mi avete fatto cambiare idee su tante cose, ma su questi titoli non riesco proprio a seguirvi. Ci provo ogni tanto, eh, ma il gioco del “varda te quanta roba tutta matta e tutta insieme riescono a metterci!” mi satura e annoia quando va bene dopo mezz’ora.
Oh ma pure sulla imdb dell’attrice bonissima ci stanno i pettorali di quello la
Pettorali indiani is the new culo belga
RRR ovvero solo gli hindu con il fucile hanno reso l’india indipendente con buona pace di Gandhi. Ha collaborato alla sceneggiatura Modhi.
In realtà in India (e non solo) ha fatto ancora più scalpore per una parte della popolazione la fragorosa assenza di Nehru – che è più o meno come fare la lista dei grandi personaggi politici degli Stati Uniti nel 900 senza includervi F.D. Roosevelt e Kennedy insieme…
A me il film è piaciuto (decisamente più la prima parte della seconda), ma è chiaramente vicino ideologicamente all'”hindutva” sostenuta apertamente da Modi.
Per dire, “War”, che sprizza propaganda virile da tutti i pori e ha i terroristi islamici e l’Isis/Al Qaeda come antagonisti, è in fin dei conti molto meno nazionalista di RRR.
Si sa se in Italia arriva doppiato?
Zero idee al riguardo, ma sarei curiosissimo di vedere che effetto fa Shah Rukh Khan con la dizione impeccabile di un Roberto Chevalier.
Vabbè comunque mi sa che devo rivedere mi2.. Io quando penso al Jonh Woo hollywoodiano ho sempre in testa solo face/off. Grande attesa per questo film spero che con tutti questi incassi la distribuzione qui da noi si smuova un po’
Ho qualche vaga idea sulla relazione India-Pakistan perchè ho visto “il palazzo del vicerè”
Continuo con le bestemmie:
Mah… Non so se a Vin Diesel o a qualunque altra persona coinvolta in qualche grosso franchise occidentale possa davvero importare del successo di questo film, al di là di semplice spettatore.
Forse sbaglio io, eh!
Dopotutto negli ultimi due anni i film indiani sono stati menzionati in BEN DUE DICO DUE PRODOTTI MARVEL STUDIOS. Quindi forse qualcosa si sta muovendo per questa branca della cultura del mondo.
Ma mi sembra che qui in occidente rimanga comunque una cosa che interessa a pochi. Dubito che lo spettatore medio o casuale di Fast & Furious o del MCU o di qualsiasi altro grosso franchise di hollywood abbia visto, o abbia voglia di vedere, questo o altri film indiani: è che in generale è una cosa di cui non si parla molto.
Già per questa vittoria della canzone ai… ai cosa? Ai grammy? Boh, mi sembra che i più si siano persi questa notizia, è una cosa solo per addetti ai lavori
Approfitto spudoratamente per chiedere a Nanni ed a tutta la redazione un consiglio: siccome (grazie a voi) mi sto “affacciando” sul cinema indiano, potreste mica suggerirmi qualche sito per comprare DVD di film indiani sottotitolati (in italiano sarebbe perfetto ma mi accontento dell’inglese)?
Sulle varie piattaforme tipo Netflix ,Prime e compagnia si trova qualcosa ma non ta tantissimo e sto diventando sempre più curioso.
Grazie mille e IIII
P.S. appena trovo una sala vicino a casa che proietta questo film me lo vado a vedere di sicuro
Perchè siamo tutti felicemente omosessuali su questo sito e lo vogliamo dire forte.
A me sorge spontanea una domanda per la redazione: ma esiste un filone action pakistano a ruoli invertiti (con gli indiani come antagonisti)?
Mi sento pronto a scommettere dei soldi sul sì, ma non ne conosco.
Che ridere, ho appena risolto il mistero di “Nacho Nacho”. È la traduzione in Hindi. Quindi tutti quelli che guardano RRR su Netflix, dove c’è solo il doppiaggio Hindi e non l’originale Telugu, sentono effettivamente “Naacho Naacho”. Mi sento parzialmente sollevato.