Scusate il ritardo, finalmente recensiamo The Wretched!!!
Come non sapete cos’è The Wretched???
Dai non ci credo.
Ma che è, vivete in una caverna???
Cioè, The Wretched.
The Wretched dei Pierce Bros.
Il campioni d’incassi dell’estate americana.
Cinque settimane di fila in testa al box office.
Cinque settimane di fila in testa al box office!!!
Sapete qual era stato l’ultimo film a rimanere cinque settimane in testa al box office americano???
Black Panther. Ma anche abbastanza grazie al cazzo, visto che Black Panther a suo tempo era uscito a febbraio che è un periodo semi-morto.
Sapete qual era l’ultimo film che c’era riuscito prima di lui?
Avatar. Uscito a fine dicembre, con tutto il mese ancora più morto di gennaio davanti.
The Wretched invece è uscito a maggio! In piena stagione dei blockbuster!!!
Però ecco, sì, uhm, è uscito a maggio 2020.
Sigla:
Pierce Bros. non è una strana abbreviazione di Pierce Brosnan, ma sta per Pierce Brothers.
Io li conosco: ho visto Deadheads, il loro primo film, nel 2011 al Fightfest.
Era una cosetta simpatica: la mia vecchia recensione se la prende fortissimo col finale smielato, forse esageravo, forse no, il succo comunque è che si trattava di un film che non aveva nulla da offrire a parte l’essere una specie di sequel spirituale del discount di Shaun of the Dead.
In ogni caso, i Pierce Brosnans Brothers (figli d’arte, il padre lavorò agli effetti speciali per La casa di Sam Raimi) non giravano un film da allora.
Che è successo nel frattempo?
Non mi interessa saperlo.
The Wretched esce nel periodo più strano della storia del cinema americano (e non solo), che nel momento in cui scrivo non si è ancora normalizzato abbastanza da sbilanciarsi e dichiarare che non riaccadrà.
Maggio 2020 è quel periodo nella storia in cui le sale sono chiuse ma hanno riaperto i drive-in.
I drive-in, rendetevi conto.
È qualcosa che ho sempre trovato assurdo: di colpo le priorità erano cambiate, la narrativa sulla salvaguardia dell’ambiente era finita e dopo anni di campagne a favore dei mezzi pubblici si incoraggiava di colpo a rispolverare l’auto e inquinare di nuovo per salvare l’arte. Non hai un tuo personale mezzo per il consumo di carburante fossile e la diffusione di gas di scarico? Niente cinema per te, così impari ad essere ecologicamente coscienzioso.
Ma lasciamo perdere questa parentesi: quello che ci interessa è che è proprio in quel momento che un pugno di piccoli film con poco da perdere trovano un potenziale buco di visibilità e si litigano letteralmente le briciole.
È in quelle cinque settimane che un manipolo di disperati si contende con le unghie e coi denti un potenziale stralcio di extra-visibilità mediatica, prima che la classifica venisse cannibalizzata da una serie di re-release che riportarono alla vetta del botteghino roba come Jurassic Park, Ghostbusters e L’impero colpisce ancora.
Al suo esordio, The Wretched vince il botteghino con la cifra spettacolare di – tenetevi stretti – 65.000 dollari.
Il primo weekend raggranella quella considerevole cifra in ben 12 drive-in.
Nei successivi weekend la distribuzione aumenta: alla quarta settimana The Wretched incassa 216.000 dollari da 59 drive-in. Alla quinta ne incassa 175.000 da 75.
Seguono due settimane in cui il botteghino è vinto da Becky nella metà degli schermi, segno che gli spettatori disponibili erano già esauriti, poi la Universal butta Jurassic Park e Lo squalo in 200 sale a testa e finisce la pacchia.
Ma insomma: questo era bastato a The Wretched per prendersi qualche insperato titolone e articolo di approfondimento.
A fine corsa aveva guadagnato quasi 2 milioni dal mercato USA e altri 2 da quello internazionale, cifra globalmente ridicola in qualsiasi giorno dell’anno ma un mezzo miracolo per un horror indipendente.
L’unica fonte disponibile per il budget è un articolo di The Slanted che indica 66.000 dollari, a cui fatico moltissimo a credere, ma aggiungeteci uno zero e diventa plausibile e comunque un successone.
Poi ci sarebbe tutta questa controversia per cui in realtà il campione di incassi di quel periodo sarebbe stato Trolls World Tour, che però non figura ufficialmente perché la DreamWorks non ha mai reso pubblici gli incassi. Sfogliatevi le pagine di Box Office Mojo di quel periodo, sono uno spettacolare ritratto dell’apocalisse.
A quasi un anno dal primo lockdown, The Wretched è a suo modo un film simbolo della “resistenza”, se vogliamo chiamarla così.
Ma com’è il film, santa pazienza?
Stai calmo Fabrizio, ora te lo spiego.
The Wretched è effettivamente il film perfetto per un periodo del genere.
È la storia di un teenager problematico che sospetta che una strega abbia posseduto i vicini.
È sostanzialmente Ammazzavampiri misto alla mitologia di Blair Witch, al moderno filone alla James Wan, e a un mischione di riferimenti narrativi/estetici presi da diversi classici spalmati un po’ per tutte le epoche.
Un frullato micidiale, come un tizio che a un esame per non farsi beccare copia da tre compagni di banco contemporaneamente.
È un’idea che, a ripensarci, è talmente furba/stronza che pare girata nel futuro da qualcuno dotato di macchina del tempo che, cercando modi per arrotondare, ha riflettuto su quale tipo di film potesse fare del buon business in tempo di pandemia: un horror escapista, con l’estetica, la patina e il tono del mainstream moderno, una trama che rimescola le popolari possessioni demoniache del ConjUniverse (è così che si chiama il CineUniverso di The Conjuring? Non lo so ma suona bene) con una mitologia diversa tanto per sembrare freschi, ed echi dai sottofiloni più amati del passato nella trama o nell’immaginario. Un po’ di j-horror, un po’ dell’Invasione degli Ultracorpi, un po’ della Finestra sul cortile, ecc… Portate pure al cinema il papà e anche il nonno!
The Wretched è un “finto indie”: è un film costato molto poco (o incredibilmente poco, se la cifra di The Slanted è esatta), prodotto ovviamente da una casa indipendente, che però ha tutta l’intenzione di infiltrarsi e mescolarsi con le produzioni più popolari del momento, rivolgersi allo stesso tipo di pubblico mainstream. Non fosse stato per l’uscita in sala si direbbe che l’obiettivo fosse farsi comprare da Netflix e spuntare fischiettando nell’algoritmo, come un poverello che si sbarba, si pettina e si compra un completo con cravatta, alla voce “ti è piaciuto Annabelle 3? Ciucciati quest’altra cazzatella innocua”.
Segue la formula moderna lungo un rassicurante rettilineo: il protagonista Avatar Dello Spettatore, detto “Ben”, italo-americano figlio di Liam Dello Spettatore, è un teenager che per suscitare immedesimazione ed empatia soffre il divorzio dei genitori e trasloca con il padre e la sua nuova antipatica morosa in un posto nuovo in cui non conosce nessuno ma puntualmente ha una tenera avventura con una ragazza molto carina e interessante che sembra capirlo nel profondo. A un certo punto il moccioso vicino di casa gli bussa alla porta, gli dice che i suoi sono loschi e che si sta cagando addosso, Ben gli crede. Trova dei simboli stile Blair Witch, trova gente posseduta che si muove a scatti coi capelli davanti alla fazza e altra che non sembra affatto posseduta ma fa comunque cose inspiegabili, e in men che non si dica apre Google e si rivolge a Witchopedia (che vorrei che fosse una gag esilarante che ho appena inventato io, e invece succede davvero).
La si può quindi vedere in due modi.
1) The Wretched è un horror da multisala, che è il tipo di roba che qui sui 400 Calci ormai ci capita di affrontare solo per sfiga o per disperazione perché negli ultimi anni, con eccezioni di cui cerchiamo di essere sempre all’erta, è diventato un genere che non ha niente da offrire. È roba fa mediamente il contrario di quel che dovrebbe fare un horror, ovvero essere piacevole, essere patinatissimo, rassicurare, non sconvolgere, incupire un attimino, chiedere subito scusa, far vedere che nessuno si è fatto male, un grosso jump scare– ah no aspetta era solo il gatto, qualcuno in cgi o con la fazza pittata, morale tranquillizzante. Qui cambia la genesi, ma il risultato è lo stesso. È horror quanto un giro alla casa degli orrori del luna park, quella dove entri con il tuo bel vagoncino e una mega-barra di metallo che ti ci tiene inchiodato per non farti male, e dove sai che qualsiasi cosa succederà sarà innocua e a pre-programmata distanza di sicurezza. Non penso sinceramente che l’avrei mai coperto se non avesse questa storia curiosa alle spalle.
2) Nel limiti del genere a cui si impegna ad appartenere, The Wretched fa molte più cose buone di quanto si vorrebbe ammettere. È scontato ma non è pigro. È girato bene, con mano solida sia per quanto riguarda la parte narrativa che i momenti horror. Gli stessi momenti horror, pur non sconvolgendo per inventiva, sono meno tirati via di quanto mi sia capitato mediamente di vedere di recente da Insidious 3 in poi. Dovessi paragonare i Pierce Brosnans a qualcuno, direi la versione discount di un Andy Muschietti, il cui It è stato tutto sommato una piacevole sorpresa: stesso approccio, due spanne sotto come visione e tecnica, comunque accettabilissimi. Per cui sì, se sapete a cosa state andando incontro può intrattenervi il giusto durante una serata smorta, o darvi un’ora e mezza di spensierato svago senza troppa vergogna in periodo di pandemia. Alla fine, tutto sommato, ho tirato un sospiro di sollievo rispetto a certe ciofeche vere in cui finiamo fisiologicamente per imbatterci nonostante gli sforzi.
In entrambi i casi, nonostante l’algoritmo possa sicuramente consigliarvi di peggio, è un film di cui continueremo a ricordarci sostanzialmente per un motivo solo.
Spero, almeno, sorridendo.
Quote sull’insegna del drive-in:
“Bravi Pierce Brosnans, siete pronti per un Marvel”
Nanni Cobretti, i400calci.com
“Se fossi in una stanza con Bin Laden, Hitler e Fabrizio e avessi una pistola con due proiettili, li userei per sparare a Fabrizio due volte”
Secondo me Hitchcock non si rivoltava così tanto nella bara dai tempi di Disturbia…
Insidious 3 era molto meglio di Insidious 2.
Xenomorfo D’Onore?
In un episodio de I Simpson c’era la Wiccapedia, avran copiato da lì
E’ solo un film per regazzini, come questa è solo una sua bellissima recensione (più bella del film, suvvia). Insidious fa cagare. L’uno il due il tre e i prossimi. Più che un horror, un fantasy. Raramente riguardo i film, ma mi sono da poco rivisto Ghostland e, ecco, di horror belli ne fanno ancora. Per fortuna, ché io di cose disturbanti ne ho bisogno per ribalanciarmi con me stesso. C’è gente che spende soldi in antidepressivi, io ne spendo zero in horrors