Ci sono delle figure cinematografiche così imponenti, così gigantesche, che riescono a sovrastare i generi per dare vita a qualcosa di diverso. Guardando questo Red si ha l’impressione che sia un film pensato, scritto, ideato, immaginato per Clint Eastwood. Insomma, un film del genere Eastwood. Vediamo: un uomo vecchio e stanco, ma dall’eroico passato, si è ritirato a vita solitaria. Non si ritrova più nel mondo che lo circonda, con cui entra spesso in conflitto, e per questo si è isolato. Ma il “dannato mondo che lo circonda” entra prepotentemente e violentemente nella sua vita. A questo punto l’uomo non può fare a meno di difendere “i suoi valori senza tempo” con tutti i mezzi a sua disposizione per poi, una volta ottenuto quello che desiderava, tornarsene a “vivere come un fantasma”. Non vi si è materializato davanti agli occhi William Munny? Frankie Dunn? Walt Kowalski?

"chi vi dato il permesso?"
No, questa volta è la volta di Avery Ludlow, interpretato da un altro grandissimo vecchio: Brian Cox. Avery vive da solo in campagna. La moglie, prima di morire, gli ha regalato un cane (il Red del titolo) con cui il nostro uomo passa il tempo sulla riva di un fiume, ammirando la Natura, pescando e standosene fuori da tutto ciò che lo circonda. Fino a quando dei ragazzini odiosi non interrompono questo idillio, sparando in da la fazza al povero Red. A quel punto l’uomo non può fare a meno di sporcarsi le mani un’ultima volta, mescolarsi ancora con quell’umanità, con quel tempo presente, che aveva abbandonato. E una volta risolta la questione, senza preoccuparsi di sporcarsi le mani di sangue, l’uomo tornerà da dove era venuto… Vi torna?

Eccheccazz! Ma proprio in da la fazza?
Il film è tratto da un romanzo di Jack Ketchum, pseudonimo dello scrittore di genere americano Dallas Mayr (piccolo cameo qui per lui come barista), dai cui libri sono già stati adattati per lo schermo The Lost e l’inquietante The Girl Next Door. Oltre a Brian Cox nel cast troviamo Amanda Plummer, Robert Englund, il tricheco umano Richard Riehle e soprattutto Tom Sizemore (che non avete idea di quanto fa schifo… tipo che si vede che è giallo perché ha il fegato da un’altra parte, è flaccido come pochi ma al tempo stesso ha la faccia scavata di chi ha quei due o tre vizi di troppo… Impossibile non volergli tanto tanto bene). Oltre a un’idea di base – me ne rendo conto – non proprio fortissima (“mi avete ucciso il cane e io ora mi vendico”) Red ha alcuni evidenti difetti. In primo luogo ha tutta l’aria di un film per la tv girato in estrema economia: una fotografia che in confronto Duccio Patané è Storaro e una staticità che dovrebbe suggerire classicismo ma che – sfortunatamente – rimane solo staticità e mancanza di fantasia. In più la revenge del nostro Avery è molto meno sanguinosa di quello che si vorrebbe far intendere. Ma ci sono anche tanti pregi: in Red si respira un’evidente onestà di fondo. Voglio dire: si sa che si sta facendo un film destinato al massimo all’home entertainment, si sa che il tutto è evidentemente derivativo e che molto probabilmente in molti snoberano l’operazione, ma a Lucky McKee (uno che aveva il successo in tasca dopo May, ma che poi si è perso e non ci si spiega come…) tutto questo non sembra interessare. E codirige insieme al norvegese Trygve Allister Diesen un film che mira ad essere un toccante ritratto di un uomo pronto a sacrificarsi pur di salvaguardare i propri ideali. E a noi uomini duri questo basta.
DVD-quote suggerita:
“Da vedere seduto sotto il portico sorseggiando un’american pale ale”
Casanova Wong Kar Wai, i400calci.com
Beh..non esageriamo..Lucky Mckee è ancora un bel vedere!
L’episodio dei MOH era uno dei migliori della serie, e pure The woods alla fine, pur non essendo memorabile, lo si guarda…
Per questo aspetto i subbi, che in Italia manco col telescopio lo vedremo…mi sa….
no, ma io sono fan di McKee
e anche qui fa un ottimo lavoro
(pressoché invisibile ma, immagino volutamente..)
certo è che dopo May tutti puntavano su di lui
e invece non ha goduto del successo e della fama prevista…
un prodotto del genere, con tutte le sue limitazioni, ne è la riprova.
Wow! Le storie di vecchiazzi burberi e incazzati col mondo mi piacciono. Un po’ meno se li incontro in fila alla posta(L)