Quattro anni miikiani corrispondono a circa dodici anni umani (e a quasi 130 nel caso di Terrence Malick), quindi non c’è da stupirsi se la pausa di riflessione che ci siamo presi col regista giapponese sembra durare da un’infinità. Personalmente non vedo più un suo film da Yokai Daisenso (escluso Yattaman che avrei guardato anche se l’avesse diretto Felice Farina): perché tutto ciò? Non so, ma so che non sono l’unico. Forse che Miike, dopo l’indigestione di metà decennio scorso, quando sfornava capolavori a randa ed era bellissimo perché continuava a pisciare gettoni d’oro come una slot machine rotta, forse che Miike ci è venuto un po’ a noia? Forse che era diventato troppo famoso in Giappone per cui si era messo a dirigere blockbusterozzi divertenti ma poco personali? Forse che era diventato troppo culo e camicia col Tarantino? Non so.
Quel che so è che sono andato a vedere questo film con le aspettative bassine, e in sala c’era pure Bianconi dei Baustelle, al che ho pensato “Ecco lo sapevo, Miike è diventato radical-chic. E io che non mi sono nemmeno fatto la doccia prima di uscire”. Poi, come spesso accade in questi casi, le luci si sono spente ed è iniziato 13 Assassini.
[rumore di puntina che gratta sul disco]
Oops! Chi di voi se n’era accorto? Il paragrafo qui sopra è un bel copia-incolla (con qualche minima modifica) di quel che avevo scritto tanto tempo fa su 13 Assassini. Sono passati due anni da quell’articolo, e due anni equivalgono a circa seicentomila galloni di acqua sotto i ponti e, nel mio caso, a otto chili di grasso corporeo. E adesso siamo tutti più vicini alla morte. Magari alcuni di voi nel frattempo sono morti. Magari alcuni di voi moriranno entro la fine di questa frase. Pensate: questa frase potrebbe essere l’ultima cosa che leggerete. «Muore leggendo un articolo su Takashi Miike: è giallo». La verità è che se prendi un articolo del 2010 su 13 Assassini e lo copincolli di peso all’inizio di una recensione di Hara-Kiri del 2012, non puoi aspettarti che tutto calzi proprio a pennello. Un esempio: questo film non l’ho visto al cinema, bensì in casa mia, in DVD, e di certo non avevo Bianconi in tinello. D’altro canto è vero che alcune delle frasi che il giovane Luotto digitava sono ancora condivisibili, non solo dal più cinico e disilluso Luotto del 2012, ma dal MONDO INTIERO. Questo mi autorizza a parlare legittimamente di “remake”? Ne discutiamo dopo la sigla.
httpv://www.youtube.com/watch?v=9vOZ5lMACw4
Nel 1962 Masaki Kobayashi dirigeva il classicone Harakiri, assestando un discreto calcio in culo all’immutabilità della società giapponese con tutte le sue menate ipocrite dell’onore e minga l’onore, e infondendo sprazzi sorprendenti di sangue, dinamismo e chambara dentro una struttura formale impeccabilmente classica e solenne. Di che racconta? Racconta del ronin Tsugumo che si presenta nel palazzo di un signorotto e gli chiede se per favore gli lascia fare seppuku nel suo cortile per ottenere +1000 punti onore. Solo che poi si scopre (c’è tutta una struttura a flashback) che non era mica la prima volta che un ronin arrivava lì con una richiesta del genere, e si scopre anche che Tsugumo nasconde qualche tragico segreto e un gran desiderio di vendetta nei confronti dello status quo in generale e di quel signorotto in particolare.
Ecco, l’Hara-Kiri di oggi è il remake miikiano di questo Harakiri del ’62, e sinceramente a me, quando ho letto “Miike + remake + chambara + argento vivo + ribellione contro i matusa”, si son formate nel cervello certe aspettative ben precise. Perché magari non c’è nemmeno bisogno che ve lo ricordi, ma Miike era quello che otto chili fa aveva dinamitato dall’interno il cinema giapponese classico giocando a fare il rigore formale per poi mandarlo garbatamente in quel posto a forza di azione furibonda e mucche in fiamme, e in quest’ottica il film di Kobayashi sembrava carne da remake sceltissima servita su un piatto d’argento.
Eppure avremmo dovuto aspettarcelo che le cose non sarebbero andate esattamente così, perché lo sapete come fa Miike con le aspettative: le prende, le tratta male, lascia che lo aspettino per ore. Non si fa vivo, e quando le chiama è per dire: “Ohi, aspettative, avete presente quella cosa del remake di Harakiri? Bè, sapete che c’è, io ho deciso che per oggi faccio il regista superclassico, e il chambara e il sangue tano anaspara di sibasti”. “Eh?”. “PUPPA, ASPETTATIVE, PUPPAAAAAAAAA!!!!”. E riattacca.
E fu così che oggi noi spettatori di Hara-Kiri di Takashi Miike ci ritroviamo di fronte a un lavoro che più che un remake è un omaggio, sorprendentemente fedele all’originale tranne (crediateci o meno) che per gli antichi sprazzi di dinamismo e brutalità, che Miike asciuga e raffredda fino all’eccesso. Anzi, fino all’esatto contrario dell’eccesso. Il film parte bene perché partiva bene l’originale, e infatti tutta la prima mezz’ora ci dà sotto di composizione rigorosissima, Koji Yakusho che dilata indignato le narici e un bel gioco di flashback a incastro che arriva a ricalcare Kobayashi quasi inquadratura per inquadratura. Anche la scena del primo e più importante seppuku – che, lo dico per allettarvi, è un seppuku eseguito con una SPADA DI LEGNO – stava già nel film originale, e Miike si limita a insisterci un pelo di più e a mantenerla estremamente disturbante: ma pensate a cosa ne avrebbe tirato fuori uno che ha diretto Ichi the Killer, se solo si fosse svegliato dal lato giusto del letto e non si fosse incapricciato col leggero languorino di fare l’Ozu di STOCAZZO.
Lo so a cosa state pensando: che Hara-Kiri non mi è piaciuto perché non è abbastanza truculento, e Miike = Asia = truculenza = farsi le seghe con il torture porn. No, brutti pezzacci di cane. Hara-Kiri è una delusione sì, ma per altri motivi. Perché funziona male come film a sé stante, è inadeguato in rapporto all’originale, ed è piuttosto inutile da entrambi i punti di vista. Vuoi giocare di ellissi e sottrazione e far deflagrare il melodramma dall’immobilità delle posture e dalle pieghe perfette dei kimono? Perfetto, ma non sforare nel calligrafico, per favore, e non appesantirci le palle con quei 45 minuti centrali di storia d’amore tragica, che arranca nella noia e disperde la bella tensione delle scene ambientate a palazzo. Si fa presto a passare da misurato a statico, e basta poco, qui, per rendersi conto che Hara-Kiri sarà né più né meno che la prima metà di 13 Assassini, raddoppiata in lunghezza e priva di qualsiasi sguardo sardonico, guizzo guastafeste o carnaio liberatorio che la giustifichino. Il che è tanto più insensato quanto più l’Harakiri originale faceva virtù delle sue impennate improvvise di violenza e le usava per scardinare un intero sistema sociale. Miike avrebbe dovuto andarci a nozze, lui che le suggestioni del passato e dei vari generi se l’è sempre caricate in macchina e portate nel parcheggio del Brico per fargli un ditalino di prepotenza, e invece qui boh, che è successo, s’è innamorato? Sembra Max Pezzali in Come mai, sembra che non riesca a limonarci, a coglierne lo spirito, tratta “il classico intoccabile” con eccessivo rispetto, come un pezzo da museo che si può replicare, si può ammirare, ma guai a ficcargli un dito nel culo. È stranissimo, eppure il remake del 2012 finisce per essere più vecchio dell’originale, immobile e privo di sangue come il suo combattimento finale, col ronin che strabuzza gli occhi e quaranta samurai cattivi che non hanno mai il coraggio di attaccarlo tutti insieme.
Hara-Kiri non è soltanto il film meno 400calcesco di Miike: è anche un remake reso inutile dall’assenza d’anima e di contesto, un pedante copia-incolla da un’altra epoca, che anziché sfruttare tutta l’acqua che è passata sotto i ponti preferisce affogarci dentro.
Postilla: il film è stato girato (e proiettato in sala) in 3D. Ora, a me non viene in mente alcun film al mondo che si presti al 3D meno di questo, a parte forse il video della colonscopia del babbo di una mia amica. Perché questa cosa? Tentativo disperato di attirare in sala i giovani, ben sapendo che il film in realtà era tutt’altro che adatto a loro? O strizzatina d’occhio alla modernità più becera applicata a quella che dovrebbe essere una celebrazione del bel cinema classico, quasi che il 3D fosse quel dialogo ironico col passato, quella digestione del tempo, che al film manca così ardentemente se visto in 2D? Se volete il mio parere, a me non me ne frega un cazzo.
DVD-quote suggerita:
“Da sbudellarsi”
Luotto Preminger, i400calci.com
Sono triste.
Giuro che a causa della mia ignoranza di all things jappo non ho capito sostanzialmente un cazzo di quello che c’è scritto nel pezzo ma mi è piaciuto molto lo stesso.
Insomma, nel bene o nel male Miike continua a far sempre il cazzo che vuole.
Io non voglio fare lo stronzo… ma quando ho letto l’inizio della recensione ho avuto un deja-vu e ho colto il copia incolla/omaggio/remake/reboot.
Quanti chili di budelle sanguinanti ho vinto?
Se la recensione è poco chiara ditemelo e farò seppuku.
@ KuroFawa, sì, appunto. Però in questo caso è nel male.
@ LazyRebel: GENIO, GENIO! Hai vinto tutte le budella che si vedono in questo film, cioè nulla
Spettacolo di recinzione, pregna di vibranti metafore. Quella del parcheggio rende proprio l’idea (è una tardona di cui è pazzo da sempre, un’amica di sua mamma, un po’ per imbarazzo un po’ per rispetto non ha osato)
Ma come? nemmeno una vacca in fiamme?… Che fregatura…
No non è che la rece non sia chiara, è che arrivato a “chambara” mi ero già perso, ma è un limite mio.
no Luotto tutto chiaro purtroppo :(
ho capito, comincio a riguardarmi Ichi, Dead or Alive, e perchè no anche 13 Assassini
Io stimo la tua capacità di riuscire a inserire Pezzali in un film giappo.
Inizio a leggere, effetto dejavù pure io (fra l’altro trovo incredibile di come ho comprato 13 ASSASSINI in un Comet, che di solito in quella catena non tengono un film che non sia una brodagli pop, pure di 40 anni fa) e poi il dubbione “Perchè il parallelo con 13A?” e quando ho iniziato a temere il peggio, il peggio m’ha temuto. Sono tristissimo.
Però ammetto che non ho mai visto l’originale, del ’60, se lo trovo lo voglio proprio vedere di furia!
Mi ero accorto anch’io del copia incolla. Non ho avuto la sensazione di dejavù, io lo sapevo che era presa di peso da quella di 13 assassini perché l’ho letta pochissimo tempo fa. Quindi non c’è nemmeno miss moncherino? Cazzo peccato, mi associo alla tristezza generale
@Luotto: ma Crows 1 e 2 non sono film da calci?
Mah, Miike m’ha sempre rotto l’ostia, non ho mai retto i suoi film oltre i 15 min, mi fa venire una noia di quelle che voglio morire male. Ichi aveva personaggi e storia ultra cool ma fondamentalmente era una gran rottura di cazzo.
Bellissimo articolo, scritto con i controcassius.
Quando siete così preparati e attenti mi fate venire gli occhi ad asterisco come nel seguente “emoticon”: *_*
@ Kim Chi Duck: direi di sì, così a naso! però prima di parlarne dovrei prima, tipo, vederne almeno uno. E non ne ho ancora avuto voglia…
Non mi succede spessissimo, ma sono d’accordo con Schiaffi.
Cioé, voglio dire, “capolavori a randa”…boh, Audition validissimo, qualcosa all’inizio con gli yakuza sfigati e tristi ok, ma il resto? Ichi capolavoro? Visitor Q? Mai riuscito ad apprezzarli fino in fondo.
Poi è sicuramente un limite mio, ma uno che ha fatto Izo potrebbe aver anche inventato il lardo di colonnata, ma n’ha da fare di roba per farsi perdonare.
@Luotto: era solo per dire…sei andato a pescare Harakiri che si intuiva non fosse da calci, mentre i Crows sono in giro da un pezzo e sono evidentemente da calci, ma se hai un problema con i teppisti giapponesi…
@Luotto: so che la risposta non mi piacerà, ma ti prego, Luotto, dimmi cosa sta succedendo nella palestra dell’ultima immagine. Mi fa paura.
Ok… non lo vedrò… ma questo lo sapevo già.
Di Miike mi è bastato 13 ASSASSINI per capire che è un regista che difficilmente mi potrà piacere. A proposito: ma solo a me, quel film, mi ha fatto veramente CACARE ???
YATTAMAN, da bambino, lo guardavo passivamente perché fagocitavo tutto, ma non mi è mai piaciuto veramente… quindi nemmeno in questo caso mi sento spinto verso Miike…
Boh… sembra che qui, invece, la pensiate parecchio diversamente…
Sarò uno che non ama la cultura CIAPANESE ? Eppure di manga ne ho letti parecchi e di anime non ne parliamo nemmeno… sto invecchiando. LO SO.
tutto chiaro. non lo vedo.
per chi avesse lacune miikiane, tanto per incominciare vedersi in loop i primi 15 min di dead or alive, poi fudoh.
p.s.: piccola curiosita’, avete mai visionato poruno suta e aoi haru di quel simpatico cannaiolo di toshiaki toyoda? e’ meno fracassone di miike ma quando ero in fase jappo-addicted sti filmi li ho amati
Galbaccio: consigliare Fudoh per farsi piacere Miike è come consigliare Fiorentina – Cagliari per farsi piacere il calcio
Fiorentina-Cagliari di che anno? Andata o ritorno? No, perchè anche per me Fudoh è uno dei migliori di Miike. Comunque qui tutti a dire che non vedranno Harkiri di Miike dopo aver letto una recensione che lo paragona a quello di Kobayashi, come se l’avessero visto (è un capolavoro, ma non guardatelo, non è un film da calci e io non sopporterei commenti tipo: “mi ha rotto il cazzo” o “fottesega del bushido”).
Fiorentina – Cagliari di quest’anno, ultima partita della stagione.
0 – 0 mentre pioveva: 2 tiri in porta in tutto.
Ora, parlo con la memoria del pesce rosso, Fudoh come Miike (quasi) tutto me lo sono affrontato tipo 8-9 anni fa ed ho deciso che per andare d’accordo io e lui non ci dovevamo più frequentare seppur continuando a stimarci come persone, ma Fudoh lo ricordo come un’accozzaglia di robetta cool da manga per ragazzotti (scolarette che sparano aghi dalla passera, giganti, gente con il completo e la Katana, robe così). Poi magari non mi ricordo qualche sottotesto.
Sopra dicevano anche dei primi 15 minuti di DOA: ok, fighi. Come fighi son i 5 minuti finali. Peccato che nel mezzo ce ne siano altri 100 di minuti che di figo c’hanno pochino (sempre con la memoria del pesce rosso).
PS: con Miike (quasi) tutto intendevo quasi tutto quello che ho visto, una 15ina di titoli comunque.
Se parli di quella partita allora…in effetti Fudoh
Cicciolina: ti deluderò, ma: non ne ho idea. Il nome della foto era japanwtf.jpg e io non mi sento di contraddirlo.
Kim, Rainer: continuerò sempre a considerare la visione di “Audition” al cinema nel 2001 come una delle esperienze in sala più potenti che io ricordi, ma mi avete fatto venire la voglia/il timore di riguardare qualcuno dei Miike più famosi (ormai è roba di 10 anni fa!) per vedere se non sia il caso di svalutarli.
Galbaccio: mai visti. ora m’informo un po’. grazie della dritta!
@Kim: vedi però che per invogliarmi non mi fai che citare dei particolari di minuti se non secondi? Non è che mi dici, “boia deh, ma la struttra del racconto, le scelte di regia, il sottotesto” o che so io, mi citi un’esagerazione da giappopazzi. Che ci sta tutta, ma rimane lì per me. Se affogava nel vin brulé che cambiava?
@ Luotto: beh ma audition ho detto che è validissimo. Mi è paiciuto tanto tanto, l’ho consigliato a tutti, ma non so se ora avrei voglia di rivederlo. Io di voglia di rivedere qualche Miike per trovarci del buono invece non ne ho neanche un’oncia.
Non era mia intenzione convincere nessuno della bravura di Miike, a me va benissimo anche se vi fa cagare…detto questo, parlare delle caratteristiche del suo cinema sarebbe un discorso troppo ampio, probabilmente lui stesso non ne sarebbe in grado…se posso spezzare una lancia in suo favore direi che almeno non è banale (nella regia, nelle scelte di sceneggiatura, nello stile) e per me è già qualcosa. SPOILER bè…vedere in un film la donna del protagonista umiliata e annegata nella merda non è una cosa che si vede spesso in un film FINE SPOILER cambiava che il vin brulè non è una secrezione corporea.
a “come il suo combattimento finale, col ronin che strabuzza gli occhi e quaranta samurai cattivi che non hanno mai il coraggio di attaccarlo tutti insieme” ho capito che Miike aveva deciso di portare su grande schermo Assassin’s Creed.
Senza pagare royalties a chicchessia