Ero talmente preso dalla storia (non esattamente) vera di Frank Dux che, di slancio, mi sono guardato anche tutti i sequel di Senza esclusione di colpi.
Lo sapevate che Senza esclusione di colpi ha avuto ben tre sequel?
A giudicare dai vostri commenti – e i commenti fanno fede come un atto notarile – assolutamente NO. Inutile che adesso ritrattiate e fingiate di non averli citati apposta. È tardi. Non avete commentato = non lo sapevate. Eppure li hanno passati tutti su Italia 1…
Ma non vi preoccupate: sono qua apposta, ve li racconto io.
È il 1996: a questo punto delle cose, probabilmente un po’ di gente era lì che aspettava che Jean-Claude Van Damme fallisse e tornasse a casina con la coda tra le gambe. Invece il nostro se n’era uscito addirittura con La prova, il suo esordio da regista, che tanto (troppo?) deve nella trama a quel Bloodsport con cui aveva esordito da protagonista quasi dieci anni prima. Era insomma il momento ideale per i possessori del marchio di gettare ogni esitazione e sfruttarlo senza di lui.
Ma con chi sostituire Van Damme?
Per coincidenza, il suggerimento arrivò tramite Jean-Claude stesso, che tempo prima era riuscito a infilarsi in uno spettacolare spot di Versace girato nientemeno che da Bruce Weber: in questo spot, oltre a trombarsi una patata paurosa al rallenty e a tirare un calcio in fazza a un Michel “Tong Po” Qissi più che mai simile a Rolando, si menava anche con un certo Daniel Bernhardt.
Daniel Bernhardt pare cresciuto in provetta per essere una specie di versione robotica di Van Damme: svizzero, laurea in architettura, si dedica alle arti marziali fin da giovane e apre una scuola col fratello; contemporaneamente, sfrutta fisico statuario e mascella squadrata diventando modello di successo per marchi come Boss, Cerruti e appunto Versace. Nel 1996 si trova convenientemente a Los Angeles: l’ingaggio per Bloodsport 2 lo porterà a intraprendere una decorosa carriera di attore che, finito il boom delle arti marziali, lo vedrà rispuntare umilmente in ruoli a sorpresa come l’Agente Johnson in Matrix Reloaded, lo scagnozzo che si fa ammazzare da Jason Statham in Parker, e persino uno dei Tributi nel prossimo film della saga di Hunger Games. Più alto e proporzionato di Van Damme, con repertorio atletico pressoché identico ed eseguito con eleganza e precisione, ma senza lo scomodo accento improponibile di cui Jean-Claude non si è mai liberato, Daniel avrebbe tutto il potenziale necessario per essere persino superiore all’originale ma, come quasi tutti i cloni di quel periodo, gli mancano le caratteristiche che più di tutto hanno portato al successo la leggenda belga: la fame, l’ambizione, il fuoco negli occhi, l’intensità e il carisma che trasudavano fin dagli esordi di JCVD.
Bloodsport 2 e 3 vengono girati praticamente insieme. Daniel interpreta Alex Cardo, ladro di opere d’arte che in galera impara la spiritualità e una via superiore alle arti marziali che userà per vincere il famoso Kumite, in cui si scontrano i migliori combattenti dei più disparati stili da ogni parte del mondo.
Bloodsport 2 (trailer) si collega all’originale con il minimo indispensabile: viene mantenuto quello che è il vero pezzo più importante della saga, ovvero il Kumite, e torna Donald Gibb nel ruolo di Ray Jackson, che non combatte più (questione di credibilità data da stazza e anagrafe) ma ha un non chiarissimo ruolo organizzativo. Oltre a lui, altri due nomi leggendari: James Hong nel ruolo del Maestro Sun, e Noriyuki “Pat” Morita nel sacrificatissimo, insignificante ruolo di mecenate. Il cattivo – nonché coreografo – è il campione di tae-kwon-do Philip Tan, attivissimo stuntman comparso un po’ ovunque da Batman a Inception.
Racchiuso in una cornice narrativa improbabile (il Maestro Sun che racconta a un gruppo di bambini una storia di traffico di opere d’arte e ultraviolenza come parabola di redenzione), Bloodsport 2 annoia qua e là nella prima parte in cui si accumulano sequenze di botte generiche inserite con lo sputo, per poi decollare quando si arriva al torneo. Qui è dove il Kumite risplende grazie a quelle caratteristiche che hanno reso unico il film originale: più di ogni altro film di arti marziali infatti, il Kumite è una coloratissima raccolta di freak dagli stili più disparati e pittoreschi, il trionfo del lato più kitsch e sperimentale delle arti marziali, e una calamita per matti. Se negli altri film del genere non è mai mancato il lottatore “strano” come nota di colore, il Kumite è l’unico torneo in cui sono tutti strani o, se normali, rigorosamente mischiati e accoppiati in match interessanti, nel vero spirito dei videogame di successo (quasi tutti venuti dopo il primo film della serie). È l’eredità di quel geniale cazzaro di Frank Dux.
In questo secondo film abbiamo la scimmia, abbiamo una specie di uomo-gatto, abbiamo un demente con la faccia pittata, abbiamo di tutto dal muay thai al ju-jitsu alla capoeira, abbiamo il primo lottatore donna (plateale sosia della Sonya Blade di Mortal Kombat) e abbiamo persino – per ragioni che mi sfuggono – il Drugo Lebowski. Da metà film in poi è 95% Kumite ininterrotto senza trama, e a reggere il film – ben più di un diligente ma mai memorabile protagonista – è proprio la pura sfilata di stili, che pur privilegiando lo spettacolo alla tecnica rimangono una manna per l’appassionato nonché ciò che eleva il film sopra la media dei prodotti marziali dell’epoca.
Per il resto le istruzioni sono chiare: Bernhardt deve imitare Van Damme, dallo stile di lotta fino ai caratteristici gridi di battaglia, cosa che il nostro esegue con scarsa convinzione. In compenso, persino Philip Tan viene costretto a imitare l’indimenticabile Bolo Yeung, dai gesti di muta euforia alle laconiche minacce.
Nel finale si fa sentire di nuovo l’influenza di Mortal Kombat con un tema musicale tecno-maraglio imballato di sample vocali sorteggiati a casaccio e talmente inascoltabile che dev’essere stato messo insieme da qualcuno non del mestiere.
Bloodsport 3 (trailer) perde Donald Gibb, introduce John Rhys-Davies (che nel ruolo di nuovo proprietario del Kumite per una volta non deve rifare il Sallah della saga di Indiana Jones, anche se mantiene la stessa barba) e mantiene Hong e Morita, sacrificando però il primo dopo pochi minuti per dare al nostro protagonista una scusa per tornare a combattere. Rimane intatta la struttura a flashback, anche se stavolta è il protagonista stesso a raccontare al figlio una storia di traffico di opere d’arte, risse, morti e violenze varie come lezione etico-morale sull’inutilità della vendetta.
Stavolta l’approccio è più alla Kickboxer, con il nostro Alex Cardo (che dal nome dev’essere di Rozzano) impegnato a imparare nuove tecniche marziali da un maestro thailandese che impiega metodi come legargli i polsi a due corde trainate da mucche (inserire presunta utilità qui). Di conseguenza, il film è più noiosetto e tocca aspettare la mezzora finale affinché si riscatti grazie al meraviglioso circo del Kumite.
A questo turno sono i tamarri ad andare per la maggiore, vuoi per l’atteggiamento spavaldo, vuoi per tenute discutibili come il tipo che si presenta in accappatoio turchese con ginocchiere rosse. Tra di essi compare anche il giovane J.J. Perry, oggi il miglior coreografo marziale occidentale in circolazione insieme a Larnell Stovall. Il cattivo finale è Beast, un colosso che si presenta in tenuta da basket e che pare la custodia bianca di Shaquille O’Neal.
Le cose diventano interessanti a sorpresa con Bloodsport 4: Dark Kumite (trailer). Innanzitutto perché è l’unico sequel ufficiale che mi viene in mente in cui l’attore protagonista è lo stesso ma, per qualche ragione, cambia il personaggio. Giuro: Daniel Bernhardt è puntuale al suo posto, ma non interpreta Alex Cardo (che, specifichiamo, nel film precedente non è che fosse morto o niente del genere), ma tale John Keller. Un reboot in piena regola insomma, appena due anni dopo. Un reboot che mantiene il Kumite, ma ci costruisce attorno una nuova storia completamente diversa che – preparatevi a un paradosso al quadrato – è praticamente il remake di Colpi proibiti, altro classico con Van Damme. John Keller è infatti un detective a caccia di un serial killer che, dopo aver perso l’occasione di ucciderlo durante un faccia a faccia in cui ci scappò l’ostaggio morto, si fa infiltrare nella galera in cui è prigioniero e nella quale scopre l’esistenza di un Kumite clandestino combattuto fino alla morte. Che detta così pare mischiare Colpi proibiti con una semplice anticipazione della saga di Undisputed, ma le cose stanno in maniera ben diversa.
Vedete, è il capitolo 4, e quello che succede nel capitolo 4 è che apparentemente sul set inizia a girare la droga. Quella pesante.
Io non voglio sapere cosa passi nella testa di certe persone quando scrivono o producono un film, sta di fatto che qui c’è una roba intitolata Bloodsport 4 in cui dalla mezzora in poi partono sequenze oniriche allucinogene con frame distorto, cinepresa che gira in tondo, riverberi a ufo, scene di sesso in una specie di chiesa sconsacrata piena di murales di santi, e il tutto sfocia in una specie di versione di arti marziali di Caligola in cui un sosia di Casaleggio con la permanente che vive in una villa romana insieme a concubine seminude (ma con il cappello) organizza tornei di mazzate tra detenuti introdotti da uno spettacolo di capriole e ciccioni che cantano l’opera. Tutto vero. La droga, dicevo.
Il Kumite a questo punto diventa surreale e tale solo nel nome, e sospetto che alla fine si tratti del classico caso in cui avevano iniziato a girare un altro film a sé stante e sia il titolo che le tre menzioni tre del torneone siano state aggiunte solo dopo per venderlo. è circoscritto solo agli ultimi 20 minuti e con soli sei lottatori, e non si avvicina manco per un cazzo alla parata di squinternati a cui eravamo abituati. In compenso il contorno rimedia, e il Bernhardt tira fuori dal cilindro la miglior mossa finale di sempre decidendo di tagliare corto, fregare una penna a uno spettatore e piantarla direttamente nell’orecchio del cattivo che tra l’altro, dimenticavo di menzionarlo, si chiama Shrek.
Nel cast, oltre a Casaleggio, si segnala Derek McGrath, che i più vecchi di voi ricorderanno come il professore di Il mio amico Ultraman.
Bernhardt come al solito è tanto diligente quanto insipido ma, prima di accontentarsi delle sopracitate parti secondarie in film enormi, infilerà a sorpresa una prestazione addirittura istrionica come cattivo in The Cutter, a tutt’oggi l’ultimo film da protagonista di Chuck Norris. A parte questo, qualcuno di voi magari lo ricorda nel ruolo di Siro nel telefilm di Mortal Kombat. Personalmente lo avvistai al red carpet londinese di The Expendables 2, in cui era talmente tristemente indisturbato che per qualche secondo ho pensato l’avessero ingaggiato tra la security.
Per quanto riguarda il franchise invece, le ultime notizie danno in produzione una sottospecie di reboot in mano a James McTeigue (Ninja Assassin), in cui le poche notizie a riguardo dicono che verrà mantenuto solo il titolo, in favore di una storia di mercenari che si imbattono in un torneo di Valetudo in Brasile originariamente sceneggiata da Robert Mark Kamen (Taken) e attualmente in fase di riscrittura da parte di Craig Rosenberg (Uninvited).
Questo non ha impedito a Van Damme di frignare in tv perché non l’hanno chiamato a partecipare.
Nel ruolo di Siro non era così male… sicuramente meglio di quel totano di Kung-Lao. Blood 2 lo vidi qualche tempo fa e guardai solo il Kumite (ignorando tutto il resto), divertendomi molto. Peccato, come artista marziale non è male, meriterebbe un’altra occasione, che dite?
Anche secondo me. Che lui fosse al red carpet degli Expendables e non nel film, soprattutto considerando mezzo cast del terzo capitolo, è abbastanza uno scandalo.
Concordo Capo. Almeno una comparsata, cazzarola…
Mi aspettavo comunque tutto tranne che, con gli Expendables, Fast & Furious, G.I. Joe e volendo persino Red a disposizione, si andasse a infilare in Hunger Games…
Ho visto solo il 2, immagino che gli altri sequel siano introvabili in qualsivoglia formato, proverò a cercare il tre nell’internet (in maniera legalissima ovviamente).
La prova a me piace più dell’originale….scappo.
Tutti i blood sport li trovi su youtube…interi almeno il 2 e3
cmq la cosa del mettersi in piedi sulle gambe del tizio che fa la farfalla la si faceva anche noi ad arti marziali…solo che in genere non era un cinese da 50 kg quello che saliva ma uno dagli 80 chili in su :D
Se non sbaglio su Italia uno Bloodsport 2 fu trasmesso proprio come Colpi proibiti 2. Tra l’altro in vhs uscì pure Senza esclusioni di colpi 2 ma era l’orribile American Kickboxer. Qualcuno sa i titoli italiani del 3 e 4 di Bloodsport?
Il titolo italiano del 3 e’ colpi proibiti 3 il 4 forse non è mai giunto in Italia
Secondo Wiki inglese sì, Bloodsport 2 in italia è incomprensibilmente Colpi Proibiti 2.
Per inciso, adoro quando andate a scovare queste pepite: è l’inizio di una nuova rubrica sui sequel di questo tipo, come quelli di Kickboxer o i a suo tempo evitati Universal Soldier?
Probabilmente no xD Ma sarebbe interessante.
È Stato chiamato colpi proibiti 2 per ri collegarlo ad un altro film di Van damme La cui trama non c’entra assolutamente nulla con senza esclusione di colpi.
@ray: ti ringrazio. Non so quando li faro’, ma ho tutti i sequel di Kickboxer gia’ pronti da parte per il ripasso. Per quanto riguarda Universal Soldier finora abbiamo gia’ affrontato la saga in blocco saltando quelli apocrifi, ma non escludo un giorno di recuperare pure loro.
Quella cosa di Colpi Proibiti 2 e’ effettivamente buffa visto che sarebbe stato un buon titolo per Bloodsport 4.
Per il resto i dvd in lingua originale si trovano, se a qualcuno interessano.
@Lanza: American Kickboxer l’avevo rimosso!!! Film orribile ma dai miei ricordi combattimenti della madonna. Ricordo il tipo coi capelli grigi che menava come un pazzo. Aspe però io me lo ricordo proprio come American Kickboxer e non copli proibiti 2… Forse 2 film diversi.
Di Kickboxer ad inizio anno Pyun, spinto dall’ammirazione per quella di Mortal Kombat, aveva ventilato una webserie di 12 o 18 episodi con Sasha Mitchel e Michael Dudikoff. Tipo David Sloane che si infiltra in un torneo organizzato dal cartello messicano per sgominarlo dall’interno(insomma un seguito del quattro che però vuole rientrare nei ranghi dell’originale). Peccato per la malattia di Pyun.
@Dévid, intendi quello coi due fratelli che si menavano contro i cattivi con le più brutte pettinature degli anni ’90 (tra cui un albino cotonato e un simil Gesu’)?
Bellissimi questi post.
Utili anche per millantare conoscenze su film che probabilmente non si vedranno mai.
Nella filmografia di Bernhardt spicca “Future War” che da trailer pare una pezzenteria novantina di spessore. Visto che c’è il dinosauro potrebbe essere Stanlio Kubrick ad immolarsi per la causa e guardarlo per tutti noi (se non lo ha già visto).
Non ho parole. Mi limito ad un eufemistico GRAZIE.
Di tutti e 4 quello che mi attrae maggiormente è proprio il 4, vista la descrizione del Kumite alla Caligola con Casaleggio.
Quanto al clone di Van Damme, ci sta che lo abbia visto proprio nel Due su Italia 1 ma che lo abbia subito scartato perché non c’era Van Damme.
Sul perché Van Damme abbia avuto il sopravvento sugli altri cloni, non sono convintissimo. Ma credo si ricada nel settore monetine da raccogliere. Obiettivamente eravamo tutti convinti che lui fosse il migliore, ma non è che avessimo mai valutato la concorrenza. Per creare un’immagine di perfezione e di eccellenza, c’è bisogno di un serio management promozionale. Vedi Sharon Stone, che era assolutamente nella media ma ha fatto credere al mondo di essere al top (e molti lo credono anche tuttora!).
Ripensando allo spot di Versace mi vengono in mente i film di Angelica Bella anni 80, altro che Bruce Weber.
Ancora 5 alto e birrette per Nanni.
Questo ve lo ricordate??? E’ meglio dello spot e di tutti e tre i sequel…:-D
http://www.youtube.com/watch?v=A8NRjD52AgE
@Tommaso
“Future War” è una boiata galattica,in America ci hanno basato uno degli episodi migliori di quel gran pezzo di serie che era MST3K,non sapevo se mi facessero più ridere le battute od il film in sè.
Però ammetto che l’aroma di early-80’s che emana pur essendo un film del ’97 ha il suo perchè.
@Ubik Mi hai azzerato 10 anni di allenamento con l’uomo di legno.
@Milos: Esattamente. Però ricordo un combattimento finale da urlo.
@Ubik
Ti rispondo con questo
http://www.youtube.com/watch?v=Qzgm5WBJ_1Q
Venduto, lo recupero subito (senza i commenti del MST3K pero’, preferisco l’esperienza hardcore).
Mah io credo che alla fine abbiamo bisogno di più giochi come Far Cry 3: Blood Dragon, soprattutto dal punto di vista dell’adattamento.
T4GL14P1ZZ4
Dopo aver visto il video linkato da Cleaned ho sepolto l’uomo di legno in giardino. Per sempre.
@Nanni Scegli tu una punizione per Cleaned e chiedimi di infliggergliela. Grazie.
Devo dire che non ho mai visto i sequel di “Senza esclusione di colpi” mentre ho visto sia “Uniti per vincere” (mannaggia non trovo più la cassetta!) che “Uniti per vincere 2”. Il primo è stato un piccolo cult dell’ infanzia mentre il secondo l’ avevo trovato godibile. Peccato che siano due film slegati tra di loro da noi, e ti pareva, uniti dal titolo XD.
Tornando alla saga sopradescritta, curiosa quella del secondo da noi titolato come sequel di “Colpi proibiti”! XD
Nanni carissimo, io personalmente ero al corrente da tempi antichi dei quel di “Bloodsport”, il 2 lo passarono anche in prima serata su Italia 1 (Jackson viene chiamato Bambino per buona parte del film)! Il 3 visto ma spensi dopo mezz’ora, il 4 mai pervenuto : ) Il primo film con Van Damme è talmente kitsch che è inimitabile, e poi, Bolo Yeung era veramente un mito.
L’attore che imita Bolo Yeung non è Philip Tan ma bensì Ong Soo Han ,che troviamo anche in La Prova (1996) con VanDamme e nel film Dragon la storia di Bruce Lee ,che lotta contro Jason Scott Lee sul set di “Il Furore della Cina colpisce ancora..