The Curse of Miike – Rebirth
Quinta puntata
Il vento soffia impetuoso sulla cima dI “The Rock”, il grande masso di pietra su cui il capo e maestro supremo si ritira a meditare. È un novembre freddo e piovoso. Il cielo è cianotico di nuvole gonfie d’acqua. Nanni, completamente insensibile al vento, è concentrato nella realizzazione della posizione Tony Jaa: in equilibrio sul pollice della mano sinistra con entrambe le gambe sollevate in aria in un gesto che sfida la legge di gravità, con la destra butta manciate di indonesiani giù dalla rupe che atterrano di schiena all’urlo di “Jackie Chan tua sorellah”. D’un tratto un fulmine, violento e inatteso, esplode in lontananza.
“Pepe peppeppepe Peppeppeppe! Ehhhh meu amigo Sciarliiii EHHHH Meu amigu Sciarli Braunn!”
“Miike?”
“A E I O U IPSILON BOMBOMBOMBOM. Brigit Bardò Bardò Brigit che sciò che sciò”
“Miike?!”
“Quando passan per la viaaaa gli animosi bersaglieriiii”
“MIIKE!”
“Sì Nanni?”
“Miike, che stai facendo per la grazia del Maestro di Okinawa?”
“Stavo festeggiando i 4 anni da che mi avete rapito da una vita di agi e belle donne, di festini e acini d’uva ripieni di miele per gettarmi nella più cupa disperazione”
“Miike?”
“Sì?”
“Hai presente Paolo Brosio?”
“Sì”
“Hai mai sentito di qualche festa di Brosio dopo la sua conversione?”
“No”
“Appunto”.
Il vento soffia gelido. Nanni si alza in piedi sulla rupe. Il suo respiro è regolare e nulla lascia presagire lo sforzo disumano compiuto fino a pochi istanti prima.
“Miike, Miike, guarda che cosa mi hai fatto fare. Mi sono deconcentrato e mi sono avanzati un sacco di indonesiani. Che me ne faccio adesso?”
“Magari Refn te li permuta…”
Lo sguardo di Nanni cade implacabile sulla nuca di Miike. Ma il capo è buono e decide di lasciare perdere Abigail Breslin.
“Miike ora ti racconterò la storia delle due suore e dell’asino nero con il priapismo”
“È quella che finisce con una delle due suore che dice «Ma allora non era la schiuma della stout!»?
Una ruga si disegna, profonda e piena di riprovevolezza, sulla fronte del capo.
“Miike, per oggi direi basta. E per questa volta ti assegno 13/13/13”
“È molto brutto?”
“…”
“Ho qualche alternativa?”
“La schiuma della stout”.
Fine della quinta puntata.
Partiamo subito dalla cosa che mi preme più dire in merito a questo 13/13/13.
QUALE CAZZO DI MESE È?!
Bene, ora possiamo andare avanti.
13/13/13 è la terza parte di una (?)trilogia(?) della Asylum che affonda le sue radici nella colonnina destra di La Repubblica. Ogni qual volta, infatti, il quotidiano nazionale ci informa che il giorno, il mese e le ultime due cifre dell’anno coincidono, l’Asylum ci caccia fuori un film. È successo con 11/11/11 (da non confondere con 11-11-11, un’altra roba proprio… tipo che se si incontrano non si salutano). È successo con 12/12/12. Caso ha voluto che, esattamente come solitamente e inspiegabilmente accade per la colonnina destra di cui sopra, i due film hanno avuto un discreto successo. È quindi immaginabile quanto quelli di casa Asylum si siano mangiati le mani scoprendo che un anno è composto da 12 mesi e un secolo da 100 anni. Cosa avreste fatto voi? Vi dico cosa avrei fatto io, che facciamo prima: io mi sarei fatto scrivere sulla tomba il monito per i posteri “Ricordati che con il nuovo secolo, dallo 01 al 12 è tutta manna”. Ma quelli dell’Asylum no… loro hanno deciso diversamente.
PIANO DI GUERRA
1) bere furiosamente per darsi coraggio
2) Affrontare a muso duro Frate Indovino
3) scoprire che Frate Indovino è morto
3) bere furiosamente per festeggiare il fatto che il tenutario del più famoso e diffuso calendario non poteva far loro più causa (e nemmanco la Pirelli giacché non si è mai visto un copertone che cita qualcuno in giudizio)
4) Fregarsene del calendario e di 433 anni di Storia
5) bere furiosamente alla facciaccia del frate e dei copertoni, di Galileo e in onore di quella cosa che finisce per “NO”
“No?”
“La Fica, no?!”
[cit. Er Tigre]
Ecco quindi svelato come l’Asylum ha reso l’impossibile possibile, e di come 13/13/13 si faccia beffe delle convenzioni temporali. E salutamassorreta. Esattamente come ai suoi due predecessori, 13/13/13 rientra nella categoria dei film inscrivibili al fenomeno del wannamarchismo cinematografico. Parliamo di opere che trovano come pretesto forte per il plot l’immanenza di fenomeni naturali e ineludibili: l’addivenire di una data, la solubilità del sale nell’acqua, la noia nei film di Wes Anderson. 11/11/11 e 12/12/12 declinavano questo semplice concetto con la classica nascita dell’anticristo. Due film, due famiglie americane con SUV nero e spesa portata in grossi sacchetti di carta maròn, due differenti manifestazioni del maligno in forma d’infante. Orbene, visto che il bambino del demonio, al contrario di zombie e vampiri, non è un “mostro” ma un canovaccio narrativo che si sviluppa in maniera pressoché identica in quasi tutte le sue consuete manifestazioni cinematografiche (con l’unica variante del rapporto con la madre), 11/11/11 e 12/12/12 il loro lavoro lo facevano. E dato che alla Asylum sono spesso ubriachi, ma scemi no e che “squadra che vince non si cambia”, per questo 13/13/13 (non potendo buttare fuori di nuovo l’ennesimo anticristo) hanno deciso di rivolgersi al secondo pattern narrativo più solido del genere di paura: il survival horror. Detto altresì: mamma stamane mi son svegliato un po’ speciale e con me tutto il resto del mondo. Tranne due stronzi. Che sono i protagonisti della pellicola.
Già ampiamente collaudato in centinaia di film in cui un evento esterno “laqualunque” (detto in termini tecnici “breakthrough”) fa sbroccare la popolazione di una zona geografica, il tema del “sono tutti matti” è quel tipo di quieto e tiepido rifugio in cui basta solamente seguire le regole base per potersi portare a casa una pacca sulla spalla e un “c’è di peggio”. Peraltro, esattamente come qualunque film wannamarchista, il breakthrough non deve essere né realistico, né razionale: può saltare in aria una fabbrica chimica, può esserci stata un’infiltrazione nella falda acquifera, possono essere le macchie solari, una rosticceria in centro può decidere di distribuire il pollo arrosto a cinquanta centesimi, oppure può, come in 13/13/13 esserci uno sfasamento tra i il calendario gregoriano e quello Maya. Può accadere che a ogni anno bisestile si faccia un torto alla saggezza antica, può accadere che questo torto corrisponda a un accumulo di giorni e che questo accumulo porti a un “tredicesimo mese”. Può accadere che il tredicesimo giorno di quel tredicesimo mese si scateni un’ondata di violenza collettiva incontrollata. Può accadere e per qualcuno accade davvero (true story). Quello che però DEVE accadere è che, mentre il mondo se la vede con i Maya, ci siano due stronzi immuni da trasformare in belanti caprette spaventate.
Nella fattispecie i nostri due stronzi sono l’ex poliziotto Jack (Trae Ireland) e Candace (Erin Coker) due perfetti estranei salvati dal fatto di essere nati il 29 febbraio -scusatemi ma mi sono perso il motivo per cui questo dovrebbe preservare dalla demenza collettiva, so però che c’entra la violazione delle sacre regole Maya-. Entrambi si trovano a dover fronteggiare l’ondata di violenza che colpisce il mondo intero. Sopravvivere. E tentare di recuperare la figlia di Jack che è rimasta a casa mentre lui soccorreva l’ex moglie vittima, per prima, dello sbrocco collettivo. Che poi uno pensa “già c’hai la sfiga di festeggiare il compleanno solo ogni 4 anni, mò pure la figlia a carico…” Comunque, se la trama vi pare facile e lineare, un motivo c’è. È facile e lineare.
James Cullen Bressack, pur non essendo un genio della macchina da presa, è giovane, appassionato ma soprattutto è un regista che ha ammesso pubblicamente di avere in cima alle sue fonti d’ispirazione Leprechaun e in particolare Warwick Davis in Leprechaun in Space. Per tale ragione non gli si può volere “troppo” male. E non glielo si vorrebbe comunque anche dopo la visione di questo 13/13/13. Nonostante tutte le evidenti e riconosciute storture produttive che il nome Asylum reca con sé, Bressack ci prova davvero a fare qualcosa di buono imprimendo una svolta inedita all’utilizzo del budget. Anziché spalmare il poco denaro su tutti gli 86 minuti di pellicola tenendo un profilo basso, Jimbo parte subito girando il film al massimo delle sue potenzialità e seguendo il diktat del “meglio uovo d’oggi che Pacific Rim 2 domani”. Il risultato è una dignitosissima mezz’ora che, se si esclude la recitazione tutta faccette del cast -tra cui spicca il nostro vecchio amico Nihilist Gelo-, se la gioca bene sul campo delle produzioni anche più blasonate. Poi però i soldi finiscono, l’amico Bressack piazza il film a uovo e prega che la spinta impressa fino a quel momento lo aiuti per inerzia ad arrivare al traguardo dei titoli di coda.
Dopo 30 minuti ispirati per ritmo, violenza e soprattutto per ambientazione (un ospedale che ci ha fatto ricordare il principe di tutti i survival, Silent Hill), il film per l’appunto ha una bruschissima rallentata, perde aderenza con il suolo e inizia a sbandare vistosamente. Molto, se non tutto, il buono fatto si disperde in una confusione generale per cui sembra di essersi seduti sul telecomando: i pazzi diventano zombie, il protagonista si mette a piangere, c’è un confronto alla messicana e noi non si capisce più niente. Consola in parte il fatto di condividere lo spaesamento con il regista che, a un certo punto, visibilmente stremato, scoperto di aver superato la soglia psicologica degli 80 minuti, rilascia tutti gli sfinteri infilando un bruttissimo finale a caso.
È difficile valutare 13/13/13 come un film totalmente inutile o noioso. Le idee ci sono e, per almeno mezz’ora, si vedono tutte quante. Poi l’Asylum ha la meglio e purtroppo, a quel punto, non si può fare a meno che fare un bel sospirone, stapparsi una birra e fare altro in attesa dei titoli di coda.
DVD-Quote suggerita
“Una delle migliori mezz’ore della storia dell’Asylum”
Bongiorno Miike, i400calci.com
Ma così, tanto per chiedere, quali sono i 5 migliori dell’Asylum che un fancalcista deve vedere assolutamente? Così mi aggiorno.
Porca miseria, cinque sono tanti. Intanto inizia con Sharknado e Snakes on a Train.
io sinceramente a parte questi due qui sopra non saprei che dire. Ma perché i Film dell’Asylum mi si cancellano dalla memoria 10 minuti dopo aver scritto la recensione. Tipo lavagna magica. O rimozione per stress post traumatico
Di film con eventi esterni laqualunque che fanno uscire pazza la popolazione mi viene in mente E venne il giorno. E no, non si porta a casa un “c’è di peggio”.
Questo si potrebbe vederlo cmq per gustarsi il momento in cui sragiona vistosamente.
Io tra i film migliori metterei il classico Alien vs. Hunter, che certamente non era peggio di Alien Vs Predator.
Il problema più grosso dell’Asylum è che le sceneggiature se le scrivono i registi e molte volte gli attori stessi… chiamare un amico che studia cinema all’UCLA per farsi dare una rilettura allo script, no?
Così, a fronte di un paio di birrette pagate, non hai dei dialoghi del cazzo. O almeno non troppo.
@slum: Alien vs Hunter ha uno dei miei finali preferiti di tutti i tempi.
A parte quello, il problema piu’ grosso e’ che devono produrre/scrivere/girare tutto in tempi ristrettissimi, che e’ il motivo per cui spesso si accontentano di fare le cose tra di loro.
Quando il budget e’ un po’ piu’ alto la differenza si vede, tipo quando hanno ingaggiato una veterana come Mary Lambert (Cimitero vivente) per dirigere quel film con due mostri giganti che non ricordo ma con Tiffany e Debbie Gibson che si menavano.
Allora parto con sharknado!
@Nanni:
Però vedi, nei prodotti vecchi, diciamo pre-2010, pur con tutte le limitazioni del budget, c’era una voglia di dare il tutto per tutto che veniva fuori pure nei film del cazzo tipo Transmorphers. Si vedeva che ci provavano a pensare in alto, e pur non riuscendoci scatenavano simpatia. Ora che hanno una factory rodata, un successo che prima non c’era, partono subito con il pilota automatico in modalità “sciatto”, tanto che ci frega del cinema e del pubblico.
L’unica differenza si ha nei film prodotti per SyFy(infatti te hai citato Mega Python vs. Gatoroid ma c’è Sharknado, e pure quel film di zombie con Danny Trejo) che mettendo fuori i soldi vuole b-movie che non facciano cagare di default.
Te dirai, ma SyFy tira fuori più soldi. E invece no, i soldi sono sempre i soliti che spendono per gli altri prodotti, solo che c’è il cane da guardia.
@slum: discorso sensato, che purtroppo si scontra con il fatto che post-2010 anch’io mi sono piu’ o meno limitato a vedere le cose che hanno fatto per Sy-Fy…
(alza la mano timidamente, schiarendosi la voce) Ma perchè non si limitano a fare dei cortometraggi di una mezz’ora, concentrando il budget, magari verrebbero fuori dei prodotti dignitosi. La butto lì, cazzata?
@oboe: non venderebbero. Il metodo della Asylum, quello grazie al quale campano da anni, e’ che prima vendono un titolo/prodotto con determinate caratteristiche, spesso su richiesta diretta esterna, e poi lo scrivono/producono/girano nei limiti della cifra con cui l’hanno venduto. Il successo lo misurano in “continuano a ingaggiarci”.
Sì avevo intuito fosse una questione di vendibilità, comunque peccato, perchè così mi fa passare la voglia di vederli, pensando allo smarronamento di vedere 60 minuti di scene inutili e brutte per 20 minuti decenti.
Bu…io i loro film propio non riesco a vederli…alle volte mi annoiano anche solo i trailer, sinceramente non so come fate…
Boh a me ‘sta asylum non dice nulla..ma nel senso che proprio non la conosco, l’ho sentita nominare solo da quando vi frequento non mi è mai venuta voglia di vedere niente di loro. A parte sharknado (non mi è piaciuto) che ho visto ma giusto perché a momenti ne parlava anche mia madre e un po’ di curiosità mi era venuta.
Mi dispiace perché per il resto mi sembra di essere abbastanza “allineato” con i gusti del sito (difatti un sacco di roba che recensite/consigliate si sposa appieno con quello che voglio) e sento di perdermi qualcosa di -potenzialmente- molto divertente.
Bene, un’occhiata allora la merita.
Se invece è possibile dare suggerimenti dal pubblico per le prossime pene di Miike, suggerisco Haunter di Vincenzo Natali: c’è Abigail Breslin in una casa PER TUTTO IL FILM (anche se quest’ultimo in sé non è malaccio, a parte la trama troppo pretenziosa e convoluta)
Me dovete da li sordi, vojo li mioni hai capito? Li mioni.
Cioè, l’Asylum ha una top 5?!?
http://cinewalkofshame.files.wordpress.com/2011/06/sherlock_large.jpg
Signore e signori, Sherlock Holmes della Asylum.
Londra vittoriana, dinosauri, esplosioni, un kraken, draghi sputafuoco, citofonare Lucrezia, massima discrezione.
E’ impossibile non amare la Asylum.