Lo so, sono un genio, faccio i titoli migliori del mondo e vi obbligo a leggere ogni pezzo con la promessa di mirabolanti maraviglie. Stiamo per incontrare il nuovo Sam Raimi? Abbiamo per le mani la pellicola definitiva di mostri e dèmoni, il prossimo horror per tutte le stagioni? No, anzi: Resolution è un film piccolo e povero, che si gioca i suoi quattro soldi sguazzando nella quotidianità, uno di quei thriller soprannaturali psicologici che poi racconti agli amici dicendo che «ma l’orrore è solo suggerito, è tutta la tensione che conta, il crescendo, il climax, sai no come quando hai visto la prima volta The Blair Witch Project?».
È però anche un film su un tizio che viene rinchiuso in una cabin in the woods per disintossicarsi, e lì viene a contatto con entità altre, superne e inspiegabili. Sullo stesso tema, Fede Alvarez ha girato una roba molto meno interessante. Sigla!
httpv://www.youtube.com/watch?v=w9TXfSwXTtI
Non ho idea di chi sia Justin Benson, che ha scritto e (insieme all’altrettanto boh Aaron Moorhead) diretto Resolution, ma capisco e condivido il suo fascino ed entusiasmo per l’America dei reietti e dei fattoni, dei boschi, delle riserve indiane e dell’anfetamina. Forse perché è rimasto l’unico angolo di schifo incontaminato di un Paese il cui cinema è riuscito a rendere poetica – nel senso di: costruirne una, nobilitando – anche la più urfida delle sue nicchie. Non c’è alcuna bellezza in Resolution, solo un barbone uscito da uno spin-off di Breaking Bad che si è ritirato a sfasciarsi in una capanna abbandonata in mezzo ai boschi e un amico di buona volontà che gli piomba in casa, lo lega a una tubatura e gli fa la guardia per una settimana, nella speranza di convincerlo a entrare in rehab.
Capiamoci subito: la sottotrama su dipendenza e astinenza è in realtà la trama principale, e la vena horror scorre sullo sfondo con sapienza e discrezione, senza mai emergere davvero fino agli ultimi secondi. Alcuni leggeranno la frase precedente come «il film è noioso». Non vi fermerò: vi perdereste un’esperienza interessante, ma se una voce vi dice di stare attenti probabilmente potrebbe avere ragione.
Camera a mano, luce naturale, dialoghi quasi improvvisati, zero post-produzione sull’audio per accrescere il naturalismo: siamo più dalle parti di un Larry Clark senza ambizioni estetico-erotiche che dell’horror classico. Resolution è in massima parte uno studio d’atmosfera al contrario, una discesa agli inferi (uno dei due protagonisti passa quasi tutto il film ammanettato a una tubatura, piangendo e cacando in un secchio) in cui ogni gradino prende l’idillio rurale e ci spalma sopra una passata di feci e mestruo di capra. Il finale è un Pollock di feci e mestruo di capra. C’è anche un occhiolino a Cabin in the Woods.
Più di un occhiolino: parlando di quel che ci più interessa, cioè il versante horror, l’intera pellicola è un giocone metacinematografico sulle regole del found footage tanto più brillante quanto non ti accorgi davvero di cos’è fino a pochi secondi dalla fine. Quel che posso dire senza rovinare la sorpresa è: mentre i due vegetano nella baita, incrociando sul loro statico cammino una pletora di personaggi da romanzo di McCarthy tipo i tossici e gli indiani tossici e il professore di archeologia francese tossico, cominciano a incappare in nastri e pellicole di vario tipo, che contengono generici filmati inquietanti. C’entrano gli alieni? Gli spiriti maligni? Bigfoot? I satelliti del governo? Chi lo sa!
Poi arriva l’epifania e per cinque minuti Resolution smette di inquietare e disgustare e comincia a incuriosire; l’idea è che il ruolo del found footage nell’horror viene preso e fatto a pezzi. Finisce presto ma finisce bene: è valsa la pena sopportare anche i difetti che il film di Sconosciuto & Chiccazzè inevitabilmente ha. Chris, il fattone, per esempio, nel tentativo di caricare all’inverosimile il personaggio di quello sballato senza speranza, non riesce a concludere una frase senza infilarci almeno due «fuck», che la prima volta fa ridere e la cinquantesima fa gonfiare tutti i pori della pelle e secernere sebo e fastidio. Michael, il salvatore, passa tre quarti d’ora a recitare rigido come una scolaretta vergine, prima di sciogliersi e dare una svolta alla prestazione. La lentezza sfocia, a tratti, nella noia, e i quattro soldi di budget che suscitano tanta simpatia fanno anche sperare, in un paio di occasioni, in un intervento a gamba tesa di un ignoto finanziatore che per altrettanto ignote ragioni vuole che almeno in UNA SCENA succeda qualcosa di più di un proiettore che si accende a cazzo o dell’ennesimo barbone spaventato che vive nella caverne.
In più, non c’è quasi violenza e il sesso in senso lato è bandito dalla discussione: siamo piuttosto all’estremizzazione imputridita e degenerata della bromance, e se uno strizza gli occhi può anche immaginarsi Chris come una specie di Alan di Una notte da leoni allo stadio terminale e DIOMIO non posso credere di avere davvero scritto quello che ho scritto, eppure ha senso.
E d’accordo, persino Gravity, in un certo modo, era più calcistico di questo. Ma che mi si possa spaccare la pipetta del crack se Resolution non è uno dei film più interessanti che ho visto negli ultimi mesi. Mi permetto solo un consiglio che diventa doppio consiglio carpiato con ritorno, ed è un consiglio preso di peso da uno dei migliori e più depravati e acidi survival horror videoludici di questi anni. Il consiglio è: se dovete vedervi Resolution,
DVD-quote suggerite:
«The Meth Witch Project?»
(Stanlio Kubrick, contributor, sloganidioti.eu)
«When I first meth you, I didn’t realize»
(Butler, Iommi, Osbourne, Ward, poeti)
Fottuto Stanlio, tu mi incuriosci…..
Per la seconda volta in due giorni, su questo sito viene invocato un deus ex machina che distribuisce soldi nelle mani giuste e se ne va senza rovinare niente. Io ci intravedo dell’ottimismo, nel senso che per lo meno le idee dietro ai film ci sono. Anche questo mi ha incuriosita.
Alla buon’ora!
Però bravi
Cinque altissimo con doppio carpiato per Lone Survivor.
Pare brutto se faccio notare che si dice “de La Casa” e non “di La Casa”?
Ok, pare brutto.
@Bucho: uhm, no, ti sbagli, è accettato da qualche anno che la forma “de + titolo di opera” sia obsoleta oltre che piuttosto brutta. Se trovi scritto in giro “remake de La casa” sappi che sei di fronte a una cosa che la Crusca non approva e che ti insegnano a non fare in qualsiasi corso di giornalismo e/o scrittura.
bella lì con lone survivor :)
Non sapevo nulla dell’obsolescenza della forma “de+titolo di opera”, grazie Stanlio!
Per quanto riguarda il film, m’hai molto incuriosito (e comprato definitivamente parlando di strizzatina d’occhio a Quella casa nel bosco).
Quello che non ho capito: è effettivamente un found footage o semplicemente ne “parla”?
@Anakin: no non è un found footage ma ne parla, anche abbastanza tangenzialmente per gran parte del tempo. Cioè, se la preoccupazione è «sarà la solita roba con la telecamerina che trema tutta?» stai tranquillo, è girato con tutti i crismi – e ha pure qualche bel momento di regia.
Sull’altro discorso, grammar nazis assemble!
Da dove è tratto l’ultimo screenshot dell’articolo?
@ Stanlio: era proprio ciò che mi preoccupava anche se l’avrei visto lo stesso.
Per il grammar nazismo:
“La soluzione di ricorrere, per la scrittura analitica, al reale di invece del supposto de, scrivendo di La Spezia, di “I promessi sposi”, non sarebbe esauriente se non fosse estesa a tutta la serie, scrivendo anche in “I promessi sposi”, in L’Aquila, e producendo un forte divario tra il modo scritto e il parlato, che denuncerebbe una grave insufficienza della nostra ortografia.
Riteniamo pertanto di consigliare la soluzione grafica che riproduce più fedelmente la pronuncia e che è più facile ad essere applicata da tutti.”
Non dovrebbe essere “della Casa”, quindi?
@Anakin: sì, dovrebbe ma la trovo una soluzione molto brutta, e infatti io preferisco scrivere «in I promessi sposi» piuttosto che «nei Promessi sposi», lunghi confronti con linguisti vari mi hanno confermato che è ancora accettabile (oltre al fatto che in qualsiasi redazione italiana in cui abbia lavorato mi è stato sconsigliato di usare la forma consigliata dalla Crusca – anzi, da La Crusca).
@weoweyounothing: la risposta alla tua domanda sta un paio di righe sopra l’immagine, e cioè «uno dei migliori e più depravati e acidi survival horror videoludici di questi anni», <b<Lone Survivor.
@ Stanlio: sì, è in effetti molto brutta anche perchè, come appunto nell’esempio di “La casa”, può creare ambiguità.
Bello poter discutere di grammatica in maniera civile, di solito mi rispondono “Cazzotene, l’importante è che hai capito no?”…
Si ma la dovete smettere di fare ‘ste ca**o di rece capolavori che poi uno va in fotta totale, non trova il film in questione e vi maledice. Che poi come è possibile che ogni rece che leggo qui poi mi viene una voglia assurda di vedere il film? Ho l’hard disk che sta esplodendo e tra cartelle di film da vedere, già visti, da recuperare, sottotitolati e non non ci sto più capendo nulla.
Cmq, come sempre, la rece mi ha comprato forte forte. Datemelo!!
(Il film, eh)
@Dembo: e cosa siamo qui a fare sennò.
Grazie Stanlio <3
Team sonol'unicostronzocheusaancoraemule
@Dembo: se non sei avvezzo alla navigazione fluviale, ci sono anche vie più dirette
@Anakin ma grandissimo, grazie. Dove sarei senza di voi…
@Dembo ma anche tanti altri, il grammar-nazismo continua: SI SCRIVE “SÌ” CON L’ACCENTO! Altrimenti diventa, appunto, la particella impersonale “si”. Avete capito? Sì?
Anche a me il film è piaciuto molto nonostante la miseria del budget. È praticamente un mumblecore con i fattacci inquietanti retto dall’alchimia tra i due protagonisti e da dialoghi realistici e brillanti. Uno di quei film che quando finisce ti lascia lì a pensare e che cerca di dire qualcosa di interessante sul ruolo dei personaggi nella narrazione usando la narrazione stessa.
@Cicciolina
Mmmmhhh come sei autoritaria… già ti immagino vestita come Rommel mentre mi sculacci adeguatamente per punire la mia ignoranza.
<3
Sarò bere. Il film è di una noia mortale, gira a vuoto per gran parte del tempo mostrando piccoli eventi che non hanno risoluzione e ho trovato il finale davvero brutto.
Ho concluso.
@Grammar Nazismo Ma dire per esempio: “ne I Promessi Sposi” è da plotone di fucilazione oppure no?
I 400 Calci: vieni per i film di menare, rimani per gli aggiornamenti di linguistica
Anch’io l’ho trovato davvero brutto e deludente: salvo un paio di dialoghi tra il fattone e il suo buddy, ma per il resto immaginatevi un film tutto di spunti alla Lindelof sviluppati peggio (cioè per niente) che nelle cose scritte da Lindelof e girato col budget del cestino del pranzo di Lindelof. Una roba così.
Faccio una domanda a chi è piaciuto: ma se fosse un film italiano con attori italiani girato in Brianza o sugli Appennini o nel Tavoliere delle Puglie, troverebbe lo stesso qualcuno a difenderlo o verrebbe piuttosto unanimemente deriso e schifato come un In The Market qualsiasi?
@Darkskywriter: la domanda è senza dubbio interessante, ma si basa su una condizione non realistica. Qualsiasi produzione che vada al di fuori di un Vanzina, o di una qualche misera serie tv ce la scordiamo, prodotta in Italia.. esclusi alcuni grandi vecchi, che di certo non girano horror.
Dario A. sto guardando anche te.
Per il resto: a me la recensione ha intrigato, se poi il buon Stanlio mi tira in ballo una allucinazione a 16bit come Lone Survivor, vabbè diciamo che gli piace vincere facile. A sto punto il recuperone è obbligatorio.
Dateci oggi la nostra recensione quotidiana, e rimettete a noi i nostri calci, come noi li rimettiamo in da la fazza a Lindelof.
@Darkskywriter veramente sono abituato a vedere film di ogni budget e provenienza geografica. Ho visto pure quelle merde totali di Tulpa e Dracula 3D quindi direi di sì, con le stesse premesse me lo sarei visto anche se si fosse intitolato Risoluzione e fosse stato ambientato a Meda.
@Jo
Eppure ogni tanto qualche roba interessante salta fuori anche da noi. Es. un po’ di tempo fa ho visto The Gerber Syndrome (2011), che parte dal solito morbo che rende zombi per focalizzarsi sugli aspetti sociali dell’epidemia, con uno sviluppo davvero originale e ricco di buoni spunti. Purtroppo sconta la miseria del budget, però ecco questo è un film che con altri mezzi e giocando nella serie A della distribuzione avrebbe spaccato il mondo (anzi, ci scommetto un deca che prima o poi uscirà un blockbuster costruito saccheggiando idee da questo film).
@Darkskywriter: mm..non sono sicuro che Maxì Dejoie (regista e sceneggiatore di TGS) sia italiano, ma effettivamente era un film carino. Detto questo, concordo con il buon Lenny, probabilmente lo avrei guardato comunque.
@Lenny solidarietà per Dracula3d e Tulpa, io volevo rivolgermi ai cinefili anonimi per avere supporto psicologico dopo averli visti.
scusate ma A) La casa di Alvarez non è un brutto remake della casa. oggi come oggi uno che non ne ha visto nessun evil dead immagino rimanga più colpito da l lavoro di Alvarez che non da quello di raimi. B) “de la casa” sarà pure brutto, ma “di la casa” fa cacare a spruzzo, a ‘sto punto scriviamo “della casa” inculiamocene del titolo e almeno facciamo ‘na roba avanguardistica che seppur sbagliata è decente, magari tra 20 anni sarà accettata come “giusta” e avremo fatto qualche cosa di buono. O cattivo, a seconda dei punti di vista, ma almeno non cambiamo ‘na roba brutta corretta con una roba pessima e forse sbagliata. C) resolution è una figata. l’ho visto 2 volte, non ci ho capito niente ma è una figata. chiedo scusa per il punto b ma leggere : meglio “Di” la casa piuttosto che “De” la casa, è brutto. Ma brutto forte.
Allora, visto che chiedevate un po’ di cose: sì me lo sarei visto con gioia anche fosse stato italiano, sì Maxì Dejoie è italiano e The Gerber Syndrome è molto bellino (me lo vidi un paio d’anni fa in previsione di un’intervista che feci proprio al regista), sì continuerò a scrivere in italiano corretto e per tutti gli altri c’è la colonnina destra di Repubblica – anzi de Repubblica.
Ah giusto, e sì il film di Alvarez è brutto.
l’ho visto perché sono rimasto incuriosito dal titolo geniale del nostro Stanlio.
Poi però non c’ho capito un cazzo.
E non è per forza di cose un dramma, eh?
Però il vez che si fuma mille pipette al dì
e che legato al termosifone dopo 10 minuti
è già lì a far gag su gag tutte sarcastiche
invece di cagarsi addosso e piangere e star malissimo
me l’ha fatto un po’ scendere.
però la tipa che bussa alla finestra…
ero convinto si chiamasse “La Repubblica” pensa un po’. E quindi: de “La Repubblica”; de “Il Giornale”; de “Il venerdì di repubblica”; de “L’Espresso”. Al contrario, in assenza di articolo il “Di” va benissmo. E quindi: di “Facebook”, di “Panorama”, di “quel cavolo che ti pare”. Ovviamente nella lingua parlata è una regola che va a farsi benedire e quindi: di “Repubblica”, della “Casa”, Dei “4uattrocentocalci”. Chiedo per la seconda volta scusa per la precisazione cagaminchia, ma essere presi per il culo da una persona che sta violentando l’italiano pensando di sgrillettare una bambola gonfiabile non mi andava giù. Detto questo saluti e baci. siete bravissimi tutti. Pure Stanlio che senza di lui mica lo vedevo ‘sto film, e poi scrive recensioni fiche, e poi tutto quello che serve per leccargli il culo, basta non se ne esca con un di “le vergini suicide” che oltre che errato sarebbe pure poco calcistico. Anche se a ben vedere ci sono un sacco di fighe che si suicidano… Oddio, almeno una è figa, le altre non ricordo. Però (spoiler) muoiono. Quello me lo ricordo, male ma lo ricordo.
Ti riposto il link che ti dimostra che io ho ragione e tu torto («La preposizione de non esiste nell’italiano odierno allo stato isolato») poi chiudo il discorso perché non è particolarmente interessante.
Dopodiché mi spiace che tu trovi brutta una regola grammaticale della lingua italiana, ma il mondo è pieno di idiomi, sei libero di scegliere quello che più t’aggrada.
Five up x Nanni Cicciolina & Stanlio
Vedo le Botte e poi ci imparo la grammatica!
A dirla tutta il link dimostra che tu hai torto…
“La soluzione di ricorrere, per la scrittura analitica, al reale di invece del supposto de, scrivendo di La Spezia, di “I promessi sposi”, non sarebbe esauriente se non fosse estesa a tutta la serie, scrivendo anche in “I promessi sposi”, in L’Aquila, e producendo un forte divario tra il modo scritto e il parlato, che denuncerebbe una grave insufficienza della nostra ortografia.
Riteniamo pertanto di consigliare la soluzione grafica che riproduce più fedelmente la pronuncia e che è più facile ad essere applicata da tutti.»” ( e in questo caso dubito fortemente sia “DI La Casa”…)
leggiamo e citiamo, è un idioma che conosciamo no? Non dovrebbe costare fatica…
pardon: “leggiamo e citiamo TUTTO”
aggiungerei pure che nella forma “de la casa” quel “de” non è isolato. Ma questa non è neppure una questione di idioma, bastano gli occhi.
sì ma perché quel signore nel fermo immagine fa il cosplay di Ash Ketchum perché
Ma i testi non li scriveva Butler? Così, per rimanere nel puntiglioso ma cambiando argomento
Perché secondo te il riff di Into the Void non è poesia?
Comunque sì, la maggior parte dei testi li scriveva Butler.
Ti segnalo la “ripresa” dei personaggi di Chris e Michael nel nuovo film del talentoso duo :”The endless”