Premessa: il giorno 27 novembre, per il mio compleanno, ho esteso a voi lettori una storica tradizione popolare di Valverde che prevede che ogni cittadino si presenti nel mio ufficio a richiedere gentilmente un film da recensire, e che io ne scelga uno (uno solo) da accontentare. L’invito è stato comunicato sia su queste pagine che sul mio profilo Facebook. I vostri suggerimenti erano tutti ottimi e includevano titoli che prima o poi verranno coperti comunque, ma la mia scelta a questo turno è caduta su un film – richiestomi sul Facebook da “Alessio Casella” – che effettivamente non rivedevo da tempo, che merita una riscoperta e che casca a fagiuolo persino per motivi di attualità. Un grazie enorme a tutti per aver partecipato, e buona lettura.
Nel numero di novembre della rivista Il Mucchio, che spero facciate ancora in tempo a recuperare, hanno intervistato me e altri esperti del settore (inclusi Dario Argento e Tiziano Sclavi) chiedendo quali sono secondo noi le tendenze più interessanti dell’horror moderno.
Non vi svelo cos’ho risposto.
Però vi dico questo: se invece dell’horror mi avessero chiesto l’action/thriller, avrei citato dibbrutto la resurrezione del classicissimo sottogenere dell’uomo (più o meno) medio che subisce un torto grave e, sfiduciato dalle autorità, decide di farsi giustizia da solo secondo la vecchia e inaffondabile regola dell’occhio per occhio.
L’esempio principe era e rimane ovviamente Il giustiziere della notte.
La traduzione italiana spoilerava subito la vera natura della storia, ma il titolo originale, Death Wish, era ben più sottile, ed è un’espressione che si usa di solito per indicare coloro che compiono atti spericolati, folli, potenzialmente fatali, e che quindi probabilmente covano a livello inconscio un “desiderio di morte”. Non quindi l’eroe, ma il pazzo incosciente. E ormai la gente ha in testa l’immagine di Charles Bronson e la sua inscalfibile fazza di pietra che secca giovinastri a destra e a manca, e non tutti ricordano che nel primo film interpretava un “insospettabile” architetto liberale che, dopo che Jeff Goldblum e i suoi amici gli avevano struprato moglie e figlia dentro casa, ruotava di colpo la propria ideologia politica di 180 gradi e, al primo omicidio, gli tremava la mano.
Il giustiziere della notte conteneva anche il mio stratagemma di sceneggiatura preferito: mentre le autorità si chiedono se le azioni del Bronson siano giuste o sbagliate, entra un poliziotto con dei fogli in mano che, guardandoli, dichiara “eh però da quando lui è in azione il crimine è calato del 50%” e SBAM! Problema etico/morale risolto. Anche se ho sempre avuto il dubbio che invece di vere statistiche si fosse stampato una jpg che aveva trovato su Facebook.
L’archetipo è stato lasciato in pace per diverso tempo, poi di colpo negli ultimi anni le variazioni sul tema si sono moltiplicate come funghi in tutto il mondo: The Horseman, Blue Ruin, Big Bad Wolves, per dirne alcuni a caso. Kraftidioten, per citarne uno che non abbiamo ancora coperto. Si conta persino un tentativo di Sylvester Stallone, stroncato sul nascere, di fare un remake ufficiale del film di Bronson ma Death Sentence, nel 2007, fu tra i primi a richiamarlo esplicitamente.
Death Sentence, di base, è un progetto che il povero James Wan – dopo l’exploit di Saw e il poco visto Dead Silence – ha preso in mano per cercare di diversificare e trovare una propria identità.
Oggi ci interessa particolarmente in quanto si tratta del suo unico film d’azione prima che lo ingaggiassero, con la sorpresa di molti, per l’imminente Furious 7.
La trama è presto detta: Kevin Bacon è un architetto liberale con una bellissima famiglia americana a carico, a cui una gang ammazza il figlio maggiore davanti agli occhi durante una rapina a mano armata a scopo rito di iniziazione.
Già da subito non ci sono mezze misure: Kevin è buono, americano, perfetto come una pubblicità di biscotti per la colazione; i cattivi, capeggiati da Garrett Hedlund rapato a zero, sono 100% cattivi e praticano quella violenza senza motivo che tanto spaventa quei borghesi bianchi che se non gli viene confermata l’idea che la società che va a rotoli per colpa della gioventù ribelle senza valori e religione si sentono disorientati nella vita.
Uno dei colpevoli viene preso ma, prima del processo, l’avvocato del Kevin (che per sembrare un avvocato parla come un incocainato duro) gli spiega che non c’è arma del delitto e lui è l’unico testimone, e di conseguenza si può chiedere qualche annetto in gattabuia ma non di più (= IL SISTEMA È MARCIO!!!1!). Al che scatta il “colpo di scena”: Kevin ritira direttamente l’accusa e si organizza per vendicarsi per conto suo.
Mi pare che fin qui la situazione sia chiara: se Death Sentence si proponesse davvero come film drammatico con una morale da trasmettere, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
In realtà ha tre assi nella manica da giocarsi:
1) un piccolo twist, semplice ma pesante, che influisce sulle riflessioni etico/pratiche del caso rendendole meno manichee e un pelo più interessanti;
2) un Kevin Bacon semplicemente gigante, intenso e immerso dentro al personaggio come pochi avrebbero le palle di fare per un filmettino del genere;
3) James Wan. A metà film è chiaro che la morale gli interessa fino a un certo punto, o non filmerebbe un inseguimento a piedi lungo 15 minuti, con cattivi che sparano in mezzo alla folla in piena vista alla vaffanculo: lui vuole affinare la tecnica ed esercitarsi a fare gli action. Ci mette tutti gli stereotipi del caso per tirare dritto il più velocemente possibile, e poi si diverte a piazzare un Kevin Bacon vestito scomodamente elegante in situazioni alla Charles Bronson in cui è costretto a correre e improvvisare combattimenti e tattiche di sopravvivenza urbana.
L’interesse procede a sbalzi, ma quando Kevin, disperatissimo e rapato peggio di Taxi Driver, fa rifornimento di armi da John Goodman e si prepara all’assalto finale, Wan sale improvvisamente in cattedra e di colpo non sbaglia un’inquadratura che sia una: vista nel 2007 mi sembrò la miglior sparatoria del cinema occidentale degli ultimi 10 anni; rivista l’altro ieri, continuano a venirmi in mente pochissimi rivali credibili per tecnica, dinamismo e brutalità.
Continuo a non avere un’opinione precisa su cosa aspettarmi da Furious 7: Wan è perfettamente in grado di girare un action, ma Death Sentence – pur condividendo lo sfoggio di grande tecnica – è stilisticamente quasi l’opposto del tamarrismo catastrofico della saga ereditata da Justin Lin.
Di una cosa però sono certo: il James la deve smettere di girare storie di fantasmini del cazzo e tornare alle sue sanguinose origini.
DVD-quote:
“Una debole scusa per un po’ di violenza girata a modo”
Nanni Cobretti, i400Calci.com“Ciao mamma, sono su i400Calci!”
Alessio Casella, vincitore del concorso
Visto recentemente bella anche la scena dove indossa il giubotto di pelle del figlio e si rapa quasi a zero(diventando come il nemico),e dopo la sparatoria il capo banda gli dice sei come uno di noi.
Ottima scelta, soprattutto perché questo titolo me lo sono perso e sembra davvero meritevole di recupero. Tra l’altro negli ultimi tempi sono anche frocio per Kevin Bacon a causa della serie The Following, che credo apprezziamo in tre persone in tutto l’emisfero occidentale (e malgrado ciò, misteriosamente, è stata rinnovata). Bòn, serata risolta.
Bella recensione, mi ha fatto venire voglia di recuperarmi questo film che non ho mai visto, visto anche l’amore che provo per il Giustiziere della Notte.
Credevo che la carriera calcistica di Kevin Bacon si fosse conclusa con Tremors, evidentemente mi sbagliavo.
Comunque non riesco ad immaginarmi Sly del 2007 (neanche quello degli ’80 e ’90 però) interpretare l’uomo medio.
Gran film ma è anche quello che mi ha fatto definitivamente smettere di guardare film doppiati, verso la fine
– SPOILER –
quando Bacon e Hedlund sono seduti in panchina, il secondo, nell’edizione originale gli dice “look into what we made you”, mentre nell’edizione italiana è: “guarda cosa sei diventato”, ecco questa frase tradotta alla cazzo, per me ha ribaltato e snaturato tutto il senso dell’opera, in quanto sposta tutta la responsabilità delle azioni commesse durante il film.
Classico film “palla di neve che rotola fino a diventare un macigno”. Ricordo la scena del parcheggio come una bombetta. Kevin aveva già mostrato di essere un asso nelle trasformazioni tipo ne L’isola dell’ingiustizia era bravone.
@Sidney: in Copland fece il poliziotto medio e gli riuscì alla grande. Sai mai…
menomale che non lo conosco. così la delusione per non aver vinto viene soppiantata dalla frenesia da recuperone imminente. e poi, kevin bacon è troppo un grande attore.
Ci tenevo a sottolineare che il nostro vincitore Alessio e’ stato contattato, ha risposto e ha chiesto espressamente che la sua dvd-quote fosse quella.
ottimo! grazie. ammetto di averlo “dimenticato” questo film e questi generi mi piacciono assai. da recuperare subito, anche perché sono diversi week end sto guardando film con kevin bacon: tremors, footloose (trattori ovunque), alcatraz, sleepers…
bel film, e bella recensione al fine anche di far riscoprire una pellicola che al tempo passo abbastanza in sordina.
Forse l’unico problema è che la sparatoria finale girata alla grande da Wan è l’unica del film.. Per il resto è il classico film di vendetta con il protagonista che da tranquillo padre di famiglia si trasforma in una macchina di morte spietata. La cosa che ha in più rispetto al livello medio generale di questo genere di film, oltre alla sparatoria, sono gli attori che qui danno il meglio da Kevin Bacon a un sorprendente Hedlund. Comunque il processo all’inizio del film mi ha ricordato molto Giustizia Privata, un altro film meritevole sul tema della vendetta.
Gran bel film, ho acquistato il DVD un annetto fa, più che altro perché i lavori di Wan mi sono piaciuti tutti (Dead Silence c’ha i suoi bei momenti) e volevo farmi la filmografia completa, ed è stata una gradevole sorpresa. La sparatoria finale è roba da antologia (anche se “giusto un filo” esagerata rispetto al tono del resto del film), ma tutto il film fila via bene e viene supportato da alcune interpretazioni mica da ridere, Kevin Bacon su tutti.
@giovi88: come sparatoria vera e propria e’ l’unica, ma c’e’ un lungo inseguimento a piedi e una scena di home invasion in cui i criminali tirano fucilate che lasciano buchi nelle pareti grossi come cocomeri. Insomma, le scene action non mancano.
Visto qualche anno fa, mi era piaciuto parecchio. M’avete fatto voglia di farmi il bluray
James Wan deve aver visto “un borghese piccolo piccolo”. Lo snodo dell’uomo medio che sottrae l’assassino alla giustizia per punirlo di persona non può non venire da li. Anche la liberazione dell’assassino mi pare venga vista da Alberto Sordi/Kevin Bacon dalla propria auto con una scena molto simile (vado a memoria).
@gigi
se veramente è andata così e tutto quello che gli è rimasto impresso del borghese è quello che dici tu, direi che se lè visto senza subs
Ricordo che cominciava gran bene ma poi diventava pesante e noioso. L’ho completamente rimosso non ricordo + niente quindi probabilmente ho ragione. Sbaglio o nell’ultima foto ha la canna del fucile otturata? Che tristezza di arma di scena oh, pure il mio di plastica che avevo da fanciullo aveva la canna senza otturazione
Ricordo che mentre lo vedevo provavo amore/odio per la sceneggiatura,no dico,stà cazzo di banda sembrava intoccabile,si muovevano come kaiju in una città. Ne facevano di cotte e di crude e niente,la polizia come se non esistesse. Ricordo che fermai il film e pensai “ok calmo,stai guardando un film d’azione ottimamente girato,ogni scena d’azione è girata come Dio comanda,si certo nella realtà quella banda non potrebbe fare la metà delle cose che ha fatto ma vai avanti e finisci il film” e cosi feci. Ho spento il cervello e me lo son goduto fino alla fine. SPOILER SPOILER SPOILER No dico io,all’inizio quando gli ammazzano il figlio,loro,la banda…arrivano con una macchina riconoscibilissima,mica ne rubano una e poi l’abbandonano come in Gomorra? Noooooo,loro sono intoccabili. Ma dico… Ma un minimo di… Ma cazzo io… No sul serio,non sono un talebano dei film realistici per carità,ma cazzo,anzi no macooooooooosa. E questo era solo un esempio,si perchè ce ne sarebbero tanti altri ma qua mi fermo.
Tanto per ricordarci che non facciamo sempre è solo schifo, se vogliamo trovare il precursore di questo genere di film basta rispolverare “Un borghese piccolo piccolo”. In Italia ci siamo arrivati decine di anni fa
Ottima recensione, Capo.
Continuo comunque ancora a chiedermi come mai Wan sia stato ingaggiato per FF7, anche se ho ancora una solida fiducia nel nuovo capitolo della FAMIGLIA.
D’altra parte mi hai ricordato di recuperare Big Bad Wolves. Quando uscì la recensione mi aveva intrigato, ma poi me ne scordai totalmente.
P.S. Alessio Casella, ora che conosciamo la tua identità ti cloneremo la famiglia!
Oh ragazzi, non fate come con quella tipa che ha vinto il biglietto omaggio per i One Direction e l’hanno riempita di minacce di morte che non riusciva più ad andare a scuola, lasciatelo in pace.
Per rispondere al tuo dubbio: Lin ha abbandonato perché riteneva di non avere abbastanza tempo per girare tutto, Wan è salito perché è uno veloce e organizzato. E sicuramente si è ritrovato due o tre scene action già semi-organizzate.
Appena finito di vedere ed è bellissimo.
Qualcuno ha notato l’autocitazione su un murales quando John Goodman va a trovare il figlio che spaccia sotto a un ponte? Intorno all’ora e venti.
@Nanni
Si, e nella home invasion SPOILER sparavano a moglie e figlio senza pietà FINE SPOILER se non erro, altro punto in favore del film. Dell’inseguimento invece ricordo poco o nulla, come dice bene Schiaffi alla fine del film si ricordano pochi momenti. Pochi ma buoni.
@giovi88: era lo spoiler che volevo evitare nella rece. Pero’ si’, di base e’ cosi’, una struttura un po’ troppo ovvia ma con scene d’azione girate come Dio comanda e quel twist li’, il twist giusto al momento giusto, a risollevare un po’ anche l’impianto narrativo.
Non so, a me non è piaciuto, girato bene ma stantio e tutto sommato noioso. Non mi ricordo praticamente nulla.
“se vogliamo trovare il precursore di questo genere di film basta rispolverare “Un borghese piccolo piccolo”.”
Che se non ricordo male Monicelli li definì un po l’ antitesi del giustiziere della notte uscito poco prima.