Stavo pensando, è un bel mondo di merda quello degli slasher sovrannaturali. A parte il fatto che c’è un maniaco omicida che ti aspetta a ogni angolo della strada per farti a pezzi, intendo, è proprio la “legge” di fondo che mi disturba: sei uno che lavora, paga le tasse, prende bei voti a scuola, aiuta il prossimo, vive tutta la vita rettamente e seguendo le regole? Quando muori, che sia di vecchiaia o per mano di un maniaco omicida, stop, per te è finita lì. Sei un maniaco omicida che stupra le proprie vittime e fa festoni con le loro interiora? La morte per te è solo l’inizio, perché non c’è il minimo dubbio che risorgerai sotto forma di implacabile, inammazzabile mostro sovrannaturale che stupra le proprie vittime e fa festoni con le loro interiora, ma coi superpoteri.
Che razza di sistema è?
Prendete The Drownsman, pellicola canadese del 2014 che ho visto sabato scorso.
Il film si apre con il manianco omicida di turno che viene pugnalato al collo con un vetro rotto dalla sua vittima. Grande, mi sono detto sul subito, finalmente uno slasher che dura un minuto e mezzo, era esattamente la quantità di tempo che volevo dedicargli! Poi, più realisticamente, ho pensato: che bello, un film che inizia con la fine, e poi procede a ritroso. E invece un cazzo, quello era proprio l’inizio: la morte dell’assassino umano non è che la sua origin story come assassino sovrannaturale, l’evento che metterà in moto una serie di omicidi così tanto più efferati e scenografici che, a mettersi nei panni delle vittime (una scelta poco popolare, lo so), ti viene quasi da chiederti perché diavolo prendersi il disturbo di opporre resistenza la prima volta.
Ma superata la delusione di non trovarsi di fronte a niente di particolarmente originale e lo shock di un poster che urla “brutta videocassetta degli anni 90 non guardarlo”, The Drownsman è uno slasher abbastanza riuscito, abbastanza godibile, di impostazione ultra-classica ma con una interessante variazione sul tema: l’orrore messo in scena, la fobia dei protagonisti, l’origine, il modus operandi e i poteri del cattivo, tutto ruota attorno… all’acqua. E, incredibile a dirsi per un film girato non in spazi aperti come l’oceano, un lago o una palude, ma quasi esclusivamente in interni, funziona!
Dopo l’incidente più idiota dell’universo – che la vede mezza brilla scivolare su una bottiglia vuota, cadere con un triplo salto carpiato di nuca su un molo, quindi girare su se stessa da svenuta, scivolare giù dal molo e rischiare l’annegamento – Madison vive nel terrore dell’acqua. Ma tipo che non esce di casa se fuori piove, si idrata per endovena piuttosto che bere e non vi dico le scene che fa se le mostrate una vasca da bagno. Come scopriremo col procedere del film, Madison non è terrorizzata tanto dall’acqua, quanto da una “presenza” ad essa legata che la perseguita dal giorno del suo quasi annegamento.
Stanche di dover sopportare una fobia apparentemente insensata, le amiche del cuore le organizzano la peggior intervention di sempre inscenando una seduta spiritica che dovrebbe esorcizzare lo spirito che Madison “è convinta” di vedere, e che ha invece l’ovvio risultato di invitare il “Drownsman” del titolo nel nostro mondo per ucciderle (affogandole, naturalmente) una a una.

«Non voglio fare il bagnoooo!!!!»
Tolto il mostro orripilante, questo film spopolerebbe fra i bambini tra i 5 e 8 anni.
Quando dico impostazione ultra-classica, intendo che The Drownsman è in tutto e per tutto A Nightmare on Elm Street con l’acqua al posto degli incubi. Tanto il Drownsman (“l’Annegatore”, in un eventuale adattamento italiano?) è un cugino un po’ goffo e con meno personalità di Freddy Krueger, quanto la messinscena è figlia di quell’horror anni 80 tutto artigianato e basso budget, props, trucco e soluzioni visive grottesche di cui Craven (con Carpenter) era il portabandiera. Autori di questo omaggio umidiccio allo slasher che fu, pieno di ragazze che vengono afferrate da una mano che esce da una pozzanghera e risucchiate da un lavandino, sono Chad Archibald (regista) e Cody Calahan (sceneggiatore): di Archibald avevamo visto il film precedente, Kill (con Ry Barrett, che qui, sotto mezzo quintale di trucco, fango e alghe, interpreta il mostrone), una versione grindhouse di Hunger Games che non aveva esattamente cambiato la vita al nostro Miike; di Calahan invece avevamo quasi recensito il quasi interessante film di zombie 2.0 Antisocial (con Michelle Mylett, protagonista sia lì che qui, e di nuovo Ry Barrett); in realtà i due regaz fanno parte di una combriccola di amici dell’horror, la Black Fawn Films, che alternandosi i ruoli di regista, produttore, cameraman e sceneggiatore e coinvolgendo più o meno sempre gli stessi attori, hanno buttato fuori negli ultimi 6-7 anni qualcosa come 15 film (di questi ci erano già capitati tra le mani Septic Man e Monster Brawl): da quel che si legge in giro, The Drownsman potrebbe essere il loro lavoretto più riuscito.

Odio quando i capelli ti si impigliano in una mano assassina sbucata da una pozzanghera
Ora, il film non riesce mai davvero a rendere spaventoso un rubinetto che gocciola o una macchia di umidità sul muro, perché, andiamo, no, ma a dimostrazione della sua buona fede, della genuina volontà di creare una mitologia horror attorno all’elemento dell’acqua, bisogna riconoscergli che imperversa per 90 minuti senza mai trasformare in oggetti sessuali 5 ragazze che scappano da un mostro bagnate fradice. Non siamo neanche lontanamente dalle parti di qualcosa che potremmo definire “female empowerment“, ma complice anche un cast totalmente femminile, comparse comprese e con l’unica ovvia eccezione del mostro (scelta che trova la sua ragion d’essere all’interno di un metaforone urlato a caratteri cubitali sui concetti di acqua=maternità=donna VS uomini=morte), fa del suo meglio per spazzare sotto il tappeto quella patina di misoginia che è probabilmente l’aspetto più sgradevole (e ormai più privo di senso) della tradizione slasher.
The Drownsman non è certamente un game changer, un film che lo guardi e sei tipo WOAH, IL FUTURO!, è la solita minestra riscaldata ma che omaggia, intrattiene, in qualche raro momento di illuminazione diverte e spaventicchia. Per chi è stanco di rivedere Nightmare per la 143esima volta, ma sotto sotto vuole continuare a vedere Nightmare.
DVD-quote:
“Nightmare in a bathtub”
Quantum Tarantino, i400calci.com

Lavandini mortali!
Pro-tip: quando sentirete che il nome del mostro da umano era Sebastian, sforzatevi di non passare tutto il resto del film cantando nella vostra testa In fondo al mar.
Ma, ora che ci penso: è uscito uno slasher realmente interessante negli ultimi tipo 5 anni?
The Cabin in the Woods conta come slasher?
In tal caso allora io dico lui.
(ot: a me una macchia di umidità sul muro spaventa tantissimo. L’ultima volta che ne ho vista una mi sono partiti 4000 euro di idraulico.)
Grazie, col “pro-tip” mi hai distrutto il film.
“l’Annegatore”, in un eventuale adattamento italiano?
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senza mai trasformare in oggetti sessuali 5 ragazze che scappano da un mostro bagnate fradice — e ammetterete che starebbe stata una strada alquanto facile da percorrere.
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Ce l’ho, ce l’ho: l’Annegatope!!!
Ok ok me ne vado
Ho riso di gusto.
Ma le boccuccie da urlo hysteri-call??
Vero climax del questo film, suppongo.
Non è così male dai,una occhiata gliela si può dare….il problema è che non riesco a smettere di cantarla…
https://www.youtube.com/watch?v=3R9w1s0kdPc
Storia Vera: tipo ieri stavo leggendo la recensione (ottimo pezzo yeah!) di drownsman, e lo stesso giorno un mio amico cerca di ammazzarsi affogandosi col mare mossissimo. Inutile dire che mi sono cagato addosso, e non sono uno psicopatico figlio di puttana: non ho fatto subito il collegamento, ma ripensandoci… Wow cazzo… Che coincidenza di m&!?a