La battuta facile che pensavo avrei fatto in apertura a questa recensione era che l’unico “desiderio di morte” sarebbe stato quello che avreste provato una volta usciti dal cinema dopo aver visto il remake de Il giustiziere della notte. A giudicare da quello che stavo sentendo, ero certo che avrei aperto così il pezzo. In realtà Il giustiziere della notte 2018 non fa venir voglia di tagliarsi le vene e/o imbracciare un canne mozze e fare una strage per l’incazzatura. Questo forse è un po’ il problema, nel senso che, invece di generare forti sentimenti di odio o amore, se ne sta lì nel mezzo a fare una vita da mediano. Ma alla fine è un risultato comunque decente se si pensa a certi nomi coinvolti e alla sua lavorazione travagliata. Per ora, sigla!
(Ecco, la scelta di Back in Black è sintomatica della pigrizia di ‘sto film. Con tutti i brani scritti nella storia del rock e con tutti i brani degli AC/DC, vai a prendere quello più abusato e famigliare…)
Non so se lo sapete, ma Brian Garfield, autore del romanzo da cui Death Wish è tratto, ha sempre odiato il film con Charles Bronson, perché sostiene che dica esattamente l’opposto rispetto a quello che lui intendeva con il libro. Lui lo aveva concepito come una denuncia contro i vigilantes che prendono la legge nelle loro mani, mentre il film, secondo lui, guarda al vigilantismo con gli occhi dell’amore. Ecco, vorrei proprio sapere che ne pensa di questa nuova versione: se si lamentava dell’altro, figurarsi ‘sto giro.
L’originale Death Wish era un film effettivamente bello ambiguo. Usciva in un’epoca di massima disillusione per l’americano medio, tradito nel profondo dal Watergate e spettatore inerme di un’ascesa del tasso di criminalità. Michael Winner, poi, era un conservatore e dunque era facile interpretare il film nella maniera sbagliata, anche perché, come detto, non tracciava delle linee nette. Paul Kersey (Paul Benjamin nel romanzo; Garfield pretese che il nome fosse cambiato perché odiava la sceneggiatura) vomita la prima volta che ammazza uno, ma dopo un po’ ci prende gusto, diventa tutto frù frù e mette su la musica jazz. Solo che tutto questo è un po’ fumo negli occhi, sensazionalismo da exploitation – che, in effetti, il film è – perché il solo punto che ci dovrebbe interessare per interpretare il film è questo: Kersey non trova gli assassini di sua moglie. Glielo dicono subito, non li troverà mai. Ed è così: dopo un po’ lui inizia a uccidere per un deviato senso di retribuzione o giustizia, non per vendetta.
Il remake de Il giustiziere della notte devia completamente da questo: è un film di vendetta puro e semplice in cui Kersey cerca e trova i suoi aguzzini e li fa fuori. È una differenza bella grossa: il Death Wish originale puntava a mettere lo spettatore a disagio, facendo sì che si ponesse una serie di domande e lasciandolo in uno stato di dubbio per tutto il film, perché la violenza continua non portava mai a una risoluzione. Non era, scusate il parolone, catartica. La vendetta al cinema, al contrario, è quasi sempre catartica e difficilmente ti spinge a porti domande. Ti fa parteggiare apertamente per il tizio che la sta impartendo su una serie di figli di puttana uno più orribile dell’altro. Il Death Wish di Eli Roth non fa differenza, e per questo è un film dalla doppia anima che nasce chiaramente come pura exploitation, salvo volerci appiccicare un post-it sul gun control che, per quanto forzato, è la sua unica salvezza. L’unica qualità che gli impedisce di essere un’opera totalmente indifendibile dal punto di vista etico.
Quando sua moglie muore e sua figlia finisce in coma, Paul Kersey (si chiama come nel film e non come nel romanzo) decide di farsi giustizia da sé, perché la polizia (nella persona di quel gran togo di Dean Norris) gli fa notare come i casi irrisolti siano molti più di quelli chiusi. Trova una pistola per puro caso e inizia a usarla; la prima volta si fa male, ma non vomita. Torna a casa e si guarda i filmati che i testimoni hanno girato con gli smartphone e caricato su YouTube (because it’s 2018!!1!) e sorride. Da lì è tutto in discesa, Paul diventa rapidamente un giustiziere piuttosto efficiente e rintraccia senza troppa difficoltà la gang che gli ha rovinato la vita. Poi si consuma la tanto sospirata vendetta e c’è pure il lieto fine! Sembra tutto estremamente lineare, ma in realtà c’è un’ironia di fondo abbastanza evidente. Tra le pieghe di una realizzazione piuttosto anonima e spompa, Roth fa emergere una riflessione non banale sulla legittimazione della violenza nella società americana, mettendo a confronto giustizia privata e legittima difesa. Andarsene in giro a sparare nel culo ai delinquenti, per la legge, è sbagliato. Ma se i delinquenti ti entrano in casa, davanti a Dio, Patria e Famiglia puoi fare tutto quel cazzo che ti pare. È la chiave di lettura del film, ed è un vero peccato che arrivi solo negli ultimi minuti di un revenge movie per il resto standard.
Eppure non posso negare di essermi divertito, a tratti. Quando esce fuori l’Eli Roth di Hostel che, in mezzo a sparatorie e inseguimenti, piazza una sequenza di tortura ben fatta, è impossibile non apprezzare. Roth ci mette dentro altra roba del suo cinema, tipo il gusto per le home invasion, che qui aprono (ovviamente) e chiudono il film. Sia chiaro, penso che sotto molti aspetti Roth sia un cane. Ma questo è il suo lavoro più mainstream di sempre, e si vede come MGM e Paramount gli abbiano affiancato solidi professionisti (tipo Mark Goldblatt al montaggio. Il regista del Punisher con Dolph Lundgren, non può essere un caso) capaci di confezionare un prodotto tecnicamente ineccepibile.
Alla fine dunque questo Giustiziere della notte (ma anche del giorno e del tardo pomeriggio. Lui ammazza gente a tutte le ore), pur rimanendo intrattenimento generico e scontato, funziona abbastanza. Il merito va forse all’impronta lasciata da Joe Carnahan, che doveva dirigere e invece ha mollato all’ultimo, lasciando però la sua sceneggiatura. La persona a cui non va nessun merito, invece, è Bruce Willis. Legnoso come una quercia fossile, Bruno si aggira per il film con la fazza costante di uno che voleva solo guardarsi il football in TV. Per tutto il tempo non potevo fare a meno di pensare a cosa un Mel Gibson avrebbe potuto regalarci in un ruolo del genere. Perfino Vincent D’Onofrio, che interpreta il fratello di Kersey, sarebbe stato una scelta più interessante rispetto al fantasma dei Natali passati di Bruce Willis. Comunque, dai, pensavo peggio.
DVD-quote:
“Pensavo peggio”
George Rohmer, i400Calci.com
Non che ci sperassi, ma confermi che proprio nun ce siamo.
Gia’ trasformare il tutto in un revenge movie con bersagli mirati e non casuali significa non aver capito un tubo di tutta la dannata storia. O significa averlo capito e voler prudentemente disinnescare quel significato.
Ma poi anche abbassando del tutto le aspettative ‘sti film funzionano se funziona l’attore protagonista. E se mi dici che Willis continua ad essere morto dentro come manco De Niro cade l’ultimo motivo d’interesse del film.
La riflessione non banale che attribuisci al remake era gia’ del film originale. Bronson impugnava per la prima volta una pistola in un villaggio turistico in cui e’ riprodotta la vita del vecchio West. Da li’ l’ovvio parallelo che si crea nel resto del film, con il protagonista che in fondo fa esattamente quello che facevano i pioneri e gli sceriffi dei Good Old Times: perchè un uomo non dovrebbe ricorrere alla violenza privata in un Paese che pone tale violenza come fondamento della propria Storia?
In generale il primo Giustiziere e’ uno di quei film che quando lo riguardi scopri che e’ totalmente diverso dal mito che gli si e’ creato attorno: tipo che e’ piu’ un film drammatico, lento, triste, psicologico, satirico che non un film di vendetta.
Hai perfettamente ragione. Ma infatti il mio punto è questo: lo hanno trasformato in un film di vendetta più canonico per aggiornare l’originale, non per semplificarlo. Il cerchio si chiude su una home invasion qui, non va a eliminare i cattivi per strada. C’è una ragione per cui viene fatto, è proprio per portare a casa il punto del film. Certo, il problema è che poi è tutto talmente generico nella realizzazione che quel punto te lo perdi per strada. Io stesso sono uscito dal cinema dicendo “l’unica cosa che non dovevano fare, trasformarlo in un revenge movie, l’hanno fatta”. Ma poi riflettendoci un motivo c’è.
“In generale il primo Giustiziere e’ uno di quei film che quando lo riguardi scopri che e’ totalmente diverso dal mito che gli si e’ creato attorno: tipo che e’ piu’ un film drammatico, lento, triste, psicologico, satirico che non un film di vendetta.”
Temo che la responsabilità di questa fama sia più che altro dei sequel, che hanno spinto sempre più sul pedale del fascinema e dell’exploitation tout-court, perché bene o male “vendeva”.
Un po’ lo stesso destino di Rambo e dei suoi sequel, se ci pensi: il primo è un film assolutamente drammatico e “politico”, poi si arriva al terzo che è la sagra delle botte ai russi cattivi.
Madonna che belli i sequel! Spero che sto remake segua la stessa scia
Infatti già dal trailer puzzava di mezza fregatura.. E poi Bruce willis lo trovo impresentabile ormai da quanto è arrugginito! Io ho scelto per il non calcismo e mi sono goduto la forma dell’acqua tiè!
E’ incredibile come Eli Roth abbia ancora credito negli ambienti cinematografici. Il suo motto sembra essere “fare film di merda sulle orme dell’exploitation”. Green Inferno è disarmante per quanto è brutto e sciatto, Knock Knock è talmente innocuo da far pensare ai tizi che dicono di essere grandi trombatori e poi quando li vedi alle prese con una donna se la fanno addosso, Hostel uno degli horror più sopravvalutati di sempre. Questo me lo immaginavo come un mediocre revenge movie, brutta copia di quelli con Neeson come il remake di Poltergeist lo era del filone di Insidious e mi sa che non ci sono andato lontano. Almeno spero rilascino una copia per l’home video con la fotografia sgranata come si vede in un trailer, in quel caso avrebbe quel minimo di peculiarità tale da renderlo interessante.
Ha la giusta amicizia e la giusta etnia, a Hollywood uno così avrà sempre credito illimitato nonostante le ciofeche che continuerà a girare
Certo. l’etnìa giusta di quelli che la picchiano in culo agli altri, perché sono bravi. Salvo Olocausto, ovviamente. Ma piantala.
Grande Capitan Ovvio… l’unico a dire che il re è nudo. “Giusta etnìa” e giusto commento dico io lo sappiamo tutti “chi” comanda a Hollywood… mollano Oscar a manetta basta che il “tema” sia quello… o sbaglio?
Il vero “giustiziere” ipotizzato da Brian Garfeld è probabilmente Kevin Bacon nel Death Sentence di James Wan (non a caso, sempre da un libro di Garfeld).
Il vero remake è Death Sentence con Bacon,recentemente ho visto un vecchio film sui vigilantes Philadelphia Security in cui un’italo americano ci prende gusto a fare le ronde e in fine lo propongono pure come politico!
Mel Gibson l’avrei visto bene pure come Batman nei ’90
ho smesso di dare soldi e tempo a roth dopo hostel…
willis a parte le stronzate fibra che comunque ci sta alla fine, milioni per dire due stronzate chi non se li prenderebbe, mi è sceso tantissimo per la storia EXP 3…
Death Sentence è molto fico però è un film molto diverso sia dal primo Death Wish che da questo. E’ proprio un’altra roba, molto più cupo, con un protagonista molto più imbranato e con un messaggio decisamente più classico sui pericoli del farsi giustizia da sé. Ha davvero poco a che vedere anche con l’originale, secondo me.
Rohmer, perché non vedo “fascinema” né nel titolo né tra i tag? Eddai!
Bravo! Aggiungo il tag :)
Mi hai battuto di mezzo secondo. Se non usiamo Fascinema per film così, quando? :-(
It’s on. Grazie ragazzi.
Dolores Point Five ci guarda e approva.
https://vignette.wikia.nocookie.net/lionking/images/8/80/Mufasa_in_the_clouds.png/revision/latest?cb=20131118091943
Willis è il Vero “Mercenario” della real life ormai ;)
La cosa che non capisco è come sia possibile che qualcuno punti a fare un film scialbo e dimenticabile.
Ma io dico: non avete nulla da rischiare, nessuno aspettativa da soddisfare, ma perché non ne approfittate per incendiare il mondo???
anche tralasciando il paragone con l’originale e con quella sfinge dal viso doloroso scolpito nel legno marino, non ce lo vedo proprio willis con le gag con l’ironia e la duck face. E sì che nasce dalla commedia e cmq ogni suo film aveva one line brillanti, ma qua ci voleva un malmostoso malinconico
to’, il sylvester stallone di copland, invecchiato bolso e sofferente
effetto lisergico: per metà rece ho letto “Uwe Bol” tutte le volte che c’era “Eli Roth” (i motivi staranno sepolti nell’abisso della mia psiche, temo) e continuavo a pensare “…hanno dato ad Uwe Bol i soldi e Bruce Willis e Vincent D’Onofrio!?!¹11M5S!!” senza capacitarmi…
vabbè.
Film senza coglioni. Avrebbe veramente potuto essere il “Death Wish” dei giorni nostri se al timone ci fosse stato qualcuno col pelo sullo stomaco a dirigere e produrre. Un mataforone 2.0 sulle armi e sulla violenza che genera violenza senza risolvere nulla, anzi. Dammi pure un Willis imbolsito, legnoso e pure mezzo cecato. Ma dammelo cupo e incazzato nero che vomita, trema o si spara su un piede, mi andava bene tutto. Bastava mostrare cosa vuol dire ammazzare qualcuno. I sensi di colpa, il malessere, il “Dio, che cazzo ho fatto!”. Nulla di tutto ciò. In questo film di Roth siamo al pilota automatico. Credevo peggio anch’io ma era meglio non fare nulla e lasciare Bronson in pace.
In realtà io dell’originale trovo proprio bello che, a parte la vomitata al primo omicidio, per il resto Kersey prende la cosa in maniera inaspettata, sta meglio, si piglia bene. Lasciamo i vendicatori tremanti/depressi a Death Sentence, che va benissimo eh, ma dal Giustiziere della notte mi aspetto proprio faccia di bronzo e attitudine ambigua. Che un Willis di 10 anni fa magari poteva anche dare, non quello di oggi e non certo questo, così svogliato.
@Steven Senegal: nel 2006, Stallone avrebbe dovuto dirigere e interpretare il film, quindi sì, pure lui sarebbe stato interessante.
@george: ah vedi, non sapevo. Vabè nel 2006 o giù di lì ha tirato fuori rocky balboa mi sa, è ampiamente scusato
Senza dubbio. Però cazzo se mi sarebbe piaciuto vederlo.
Mi sa che questo film col cazzo che me lo vedo. M’ha proprio depressso sta rece.
A ‘sto punto forse per il ruolo era meglio un Nic Cage che forse ci faceva divertire
Il vero seguito è questo, Death Kiss:
https://www.youtube.com/watch?v=DLSL1WSVX60
Non avevo un hype così alto dai tempi di Hobo with a Shotgun.
Secondo me troppo severi. Io l’ho trovato spassosissimo. Classico film da godersi con birra e amici.
Roth per la prima volta è riuscito a fare un film da cui sono uscito soddisfatto e con il sorriso sulle labbra. Tiene tutto sul più semplice possibile, senza dubbi etici, i media sono dalla parte del giustiziere, il popolo è dalla parte del giustiziere, i cattivi sono tutti talmente cattivi da meritare la morte.
E Bruno spara, tortura, uccide. Sangue a fiumi, ottimi effetti sonori , assolutamente zero cgi.
Willis poi io l’ho trovato in formissima. 62 anni, magro, cazzuto, credibile.
Boh in un’epoca dove non solo il cinema è dominato dai pigiami pg13, ma dove quei pigiami diventano pure politically correct, io per un film scorretto, didascalico e violento per il gusto di esserlo ci metto la firma
dovrebbero fare una classifica sull’ultimo film decente di bruce willis. campa di rendita da die hard 3
bah! sto film me lo aspettavo peggio… anche se si, willis non fa il minimo sforzo per rendere le cose più interessanti. è veloce, diretto, con poche chiacchere e anche troppo facile.. cmq un revenge movie ben confezionato non guasta mai.
DEATH SENTENCE bellissimo!
PECCATO DAVVERO PER STALLONE!!! AVREBBE SICURO FATTO DI MEGLIO!!!
La versione di Roth è un mix tra il primo film (la prima metà) e il secondo film (la seconda metà). I libri sono nulla più che uno spunto.
Mi ha fatto sorridere, ma niente più. Condivido che un Mel dei bei tempi avrebbe reso 1000 volte di più.
Piccolo excursus: avete mai letto i due romanzi di Garfield? Io sì, quest’estate.
Il primo è carino anche se quasi tutta la parte iniziale è più d’atmosfera che di reale denuncia. Il salto, per me, si ha col secondo.
L’ho trovato spulciando su amazon in una vecchissima edizione dei Gialli Mondadori. Impaginazione meravigliosa a doppia colonna.
Ad ogni modo Death Sentence (libro) è di una cupezza clamorosa. Per capirci, inizia con lui che va a comprarsi un’arma appena trasferito a Chicago, per ammazzare chiunque gli capiti a tiro. Va proprio a caccia, è tipo drogato.
E nel finale
SPOILER
dà vita ad un movimento di vigilanti, perdendo completamente il controllo della situazione.
Libro splendido.
E quel che più mi ha colpito è che Garfield lo ha scritto per “scusarsi” della prima trasposizione di Winner, quando in realtà questo libro è di un’ambiguità esagerata, molto più del primo.
Peccato nessuno ne abbia mai tratto un film.