2005
Sapete qual è il film che mi ha più traumatizzato nella vita?
Boogeyman*.
Forse vi ho già raccontato questa storia, ma non la trovo quindi ve la ridico.
Ve la ricordate l’era post-Scream, no? Quella in cui secondo Hollywood la formula vincente per un horror era mischiare Beverly Hills 90210 a Scooby Doo? L’apoteosi del genere fu raggiunta da Boogeyman. Perché un conto è avere tutti gli omicidi senza sangue, o tutti gli omicidi fuori campo, ma Boogeyman ce li ha direttamente fuori dal film. Ovvero: un personaggio si aggira timoroso per la casa – tensione rigorosamente a zero – e olè! Improvviso stacco di montaggio, ed ecco lo sceriffo sulla scena del delitto a spiegarci chi era morto e come. Ebbene sì, crediateci o no cari bambini ma a questo era arrivata Hollywood: horror in cui le scene horror sono raccontate da un altro personaggio dopo che sono avvenute. Mai stato più spaventato in vita mia.
Ma nel 2005, prima che si giungesse a quegli abissi di meschinità, la situazione stava già migliorando: qualcuno (Luca Barbareschi, credo) aveva inventato l’internet, e grazie ad essa potevo finalmente procurarmi tutti gli horror veri che volevo, senza limiti da tutto il mondo, e senza attendere la distribuzione italiana, tramite regolare acquisto su Amazon. Uno dei primi film che acquistai regolarmente su Amazon? Haute Tension, di Alexandre Aja. Alla prima decapitazione mi apparve la Madonna. Poi acquistai regolarmente su Amazon tutti i film di Takashi Miike. Che figata rivoluzionaria amici, gli acquisti regolari su Amazon.
Hostel, secondo film di Eli Roth, arrivò poco dopo accompagnato da due fattori determinanti:
1) era presentato da Quentin Tarantino, cosa che nel 2005 aveva già spaccato ampiamente le palle;
2) contro ogni previsione, aveva sfondato al botteghino USA, diventando la dimostrazione definitiva che dopo anni di anemia il pubblico sentiva il bisogno di sfogarsi e farsi schiaffeggiare a modo.
Che a dire il vero la prima spallata l’aveva dato un altro piccolo film diventato un successo a sorpresa, tale Saw, che però affidava ancora gran parte del suo fascino a un plot giallo con dilemmi etico-morali e riuscito twist finale. Hostel invece si presentava come puro e fiero voyeurismo sadico senza scuse. Chi l’avrebbe detto.
Comunque: siccome 1) non ho aneddoti particolari sulla visione del film, a parte la gag del sacchetto del vomito distribuito all’ingresso in sala e i soliti sfigati che commentavano a voce alta per non cagarsi addosso, e 2) ero onestamente convintissimo che, con tutto quello che è successo nel cinema e nella vita in questi otto anni, avrei ribaltato la mia opinione sul film e invece è rimasta pressoché invariata, passo direttamente al capitolo successivo.
2013
Furbo quanto Quella casa nel bosco, ma molto più violento!
Sanguinario quanto La casa 2013, ma molto più scorretto!
E ha incassato una montagna di soldi!
Ma è un filmetto un po’ del cazzo lo stesso!
A voi: HOSTEL.
Sappiamo com’è andata.
Hostel, spalleggiato da Saw 2 uscito quasi in contemporanea, ha realmente influenzato Hollywood e dato via a una serie di aspiranti cloni, tutti identificati sotto l’etichetta – che non capisco come qualcuno possa trovare denigratoria – di “torture porn”.
Io ero felicissimo. Fondamentalmente Hostel era un film inequivocabile, e Hollywood era in un vicolo cieco: erano costretti, se volevano seguire quel particolare filone, a prevedere scene di estrema violenza gratuita.
Chiariamoci: innanzitutto la media qualitativa era, ovviamente, molto bassa. Si salva la saga di Saw, pur essendo stata quasi da subito caratterizzata da una piatta regia televisiva e attori senza carisma, per la creatività che riesce a dimostrare in materia di omicidi in quasi tutti gli episodi (più altri interessanti motivi che però non hanno a che fare con la violenza), ma già Hostel 2, sempre diretto da Eli Roth, rinnova troppo poco (quasi nulla) e troppo tardi. E poi sì, ovvio che per i titoli su cui puntava di più, Hollywood trovò il modo di smorzare la faccenda il più possibile nei modi che ormai conosciamo: moralismo immacolato, e scene di tortura confinate per lo più nel finale, smorzate dal contorno e dall’interesse nullo che si provava per l’intera vicenda. Ma c’erano. Almeno una scena o due di sadica violenza estrema gratuita ce la si beccava. Ovviamente non bastava quasi mai a giustificare la visione, ma era bellissimo vedere budget medi professionali piegati a fare ciò che una volta era roba da banchetti clandestini gestiti da quei tipi di soggetti che solo a guardarli ci metteresti la mano sul fuoco che nella vita di mestiere fanno i serial killer psicomalati.
Poi sono arrivati i film di categoria bubu7te, ed è finito tutto, e non fatemi neanche iniziare sui film di categoria bubu7te.
Hostel, dicevamo.
Mi è impossibile volergli male: non solo perché è uno dei rari film che ha fatto – o almeno si è sforzato di fare – del bene al cinema, lanciando uno dei migliori trend possibili purtroppo mal sfruttato, ma perché fin dal minuto uno ti fa sentire un po’ a casa. Tre non-giovani in vacanza ad Amsterdam, subito il più scemo dei tre che casca in uno dei problemi di sceneggiatura che meno sopporto in assoluto ovvero il dubbio tardivo a scopo spiegone (= perché aspetti di essere in Olanda prima di chiedere cosa ci sei andato a fare in Olanda???), poi via con parolacce, libidine e droga senza freni nè giudizi. Anzi, il classico e inevitabile morigerato del gruppo sembra più pirla che altro.
Eli Roth ha un grande occhio per il casting: il pirla innocente, Derek Richardson, pare Lionel Messi alto normale; Oli, l’islandese 37enne, è il tocco di stravaganza esotica che non t’aspetti e che azzera ogni preconcetto; Jay Hernandez, anonimo messicaliforniano, ha una mancanza di carisma perfetta per mettersi al servizio dei colpi di scena della storia; intorno a loro Roth si sforza di piazzare le facce meno hollywoodiane e più medio-brutte possibili – bambini inclusi – per aumentare la sensazione di disagio, contrastando poi con una serie di megapatate incredibili di contorno. E un’altra cosa che Roth possiede in abbondanza è una solida cultura sul genere, riscontrabile quando va bene in azzeccati giochi di prospettive e ribaltamenti di cliché, quando va male in presuntuosissime citazioni (una che ho centrato solo l’altro giorno è il terribile remix di Willow Song da Wicker Man in sottofondo durante la scena di sesso all’ostello).
L’altro lato della medaglia è la mancanza di vergogna con cui il nostro scopiazza le atmosfere e i trucchetti alla Takashi Miike, roba che a uno verrebbe voglia di chiamarlo e chiedergli se lo sa e poi invece ecco che a sorpresa il Takashi fa una comparsata di persona, nei panni di se stesso, a mettere il suo stampo di approvazione su un’operazione discutibile facendoti onestamente cascare le braccia. Perché, come Matrix e tanti altri prima e dopo di lui, Hostel è la classica porcata hollywoodiana che risucchia quanto di meglio visto in giro per il mondo e, invece di farsi ispirare ed elaborare, lo risputa fuori in fotocopia sbiadita spacciandotela come novità assoluta. Un film che imita fischiettando, invece che proporre qualcosa di personale, ma con l’aria di chi si crede il più grosso della classe.
Quando si arriva al momento chiave, Hostel ha tutto il coraggio che serve per pestare a modo sulle torture e farti sentire più a disagio possibile, il che in una scala da 1 a 10 per un serio appassionato di horror significa un bel 7.5, mentre per lo spettatore occasionale è un 11. Ma è proprio qua che una serie eccessiva di maccosa, e soprattutto un paio di effetti di trucco riusciti malissimo (stupisce scoprire che sono opera del maestro Greg Nicotero), rovinano un film che, faccia da culo a parte, stava divertendo il giusto.
Che fine hanno fatto
Derek Richardson ha interpretato Jeff Daniels giovane nel prequel di Scemo e + Scemo, e con questa non ho bisogno di andare oltre.
A Jay Hernandez lo stesso anno toccò un prequel azzardatissimo, ovvero il ruolo del giovane Al Pacino in Carlito’s Way: Rise to Power, poi finì in quell’incredibile collezione di carismo-lesi che è Takers, insieme a Paul Walker e Hayden Christensen.
Eythor Gudjonsson, l’islandese, dà facilmente la merda a tutti e due: Hostel è il suo unico ruolo da attore, in quanto stando alla bio di IMDb nella vita sarebbe un imprenditore di successo che ha lavorato per anni alla Disney per poi dedicarsi ad altri franchise e progetti propri, ogni volta registrando clamorosi record di vendite.
Eli Roth, dopo Hostel 2 (che Harvey Weinstein commentò con un “sembra Hostel 6“), si è ritirato da tutti e milleottocento i progetti che aveva annunciato all’epoca, limitandosi a fare il produttore sia al cinema che in tv e vincendo il ruolo del “Bear Jew” in Bastardi senza gloria dell’amico Quentin. Il prossimo anno dovrebbe uscire il suo ritorno dietro la macchina da presa, una specie di remake non dichiarato di Cannibal Holocaust intitolato Green Inferno.
Takashi Miike, come al solito, sta girando otto film contemporaneamente e, quando ha finito, ne inizierà altri otto.
Tutti rigorosamente bellissimi.
* Indovinate chi ha prodotto Boogeyman. Dai su, indovinate. Porco mondo.
primo! erano anni che volevo farlo!
ma perché non pubblicate gli articoli un’ora prima così uno riesce a mandarseli per mail dal cellulare andando in ufficio? ciao
Il ruolo di Hostel quale prototipo e caposcuola di tutto un genere è innegabile.
Sono curioso di vedere cosa aggiunge a Cannibal Holocaust lo pseudo remake…dovrei riguardarmelo, ma credo in termini di torture porn sia impossibile, in termini di fica, attori ammerecani, niente momenti morti forse…
Minchia hostel! Mi ricordo solo 3 cose: il sacchetto per lo sbocco, le figone che lesbicavano tra loro (chi non avrebbe seguito 2 fiche del genere???) e l’occhio penzolante della musa gialla. Abbastanza troiata, ma sempre meglio che il remake de la casa però…
E se non ricordo male mi piacque anche il secondo capitolo.
A proposito di Eli Roth, vi segnalo anche che tra poco uscirà, in dtv, quello che credo sia il suo primo film da protagonista assoluto, Aftershock, un disaster movie ambientato durante il terremoto del Cile del 2006 (2006? Confermate? Non ho voglia di aprire Gugol) e diretto da un amico sudamericano random di Roth che fino a oggi ha girato solo commedie demenziali low budget che lo stesso Eli descrive come «altamente sperimentali».
Questo per dire che potete pensare quello che volete di Eli Roth ma per me è un adorabile coglione e gli voglio bene <3
Mah, filmetti un pò del cazzo ma si lasciano vedere. Il secondo aveva sani picchi di scorrettezza che mi hanno lasciato con la faccia del me gusta
Piccolo refuso: è stato Stanlio a inventare l’internet.
E a proposito di Cannibal Holocaust Deodato è presente nel cast di Hostel: Part II (con un “The Italian Cannibal” come ruolo su imdb!).
Rimango dopo anni perplesso sul perché piaccia il “riuscito twist-finale” di saw dato che è, per dirla alla 4centesca, uno dei maccosa più grossi della storia…
Comunque hostel è 6 con sbadiglietto.
Sapevo che prima o poi sarebbe uscito questo pezzo, specie dopo il commento di Nanni al trailer di Evil Dead, e ne ho approfittato per ribuscarmelo. Mi son rivisto pure Turistas. Però a quest’ultimo ho voluto più male.
@Zambo: è vero. Quello stesso anno inventò pure la stagnola.
@Steven: non lo rivedo da un po’ ma Turistas me lo ricordo INDEGNO E NOIOSO. Era salvabile in qualche modo o la mia memoria mi serve bene?
Non e’ che sto “The Green Inferno” e’ in realta’ un remake di questo?
Caro Nanni,
spiace deluderti, ma purtroppo qull’Orso di Eli Roth non è in stasi, anzi, è in piena (mala)attività: ha prodotto e diretto Hemlock Grove per Netflix, ma la serie è, come tutto il cinema di Eli, irritante più che inguardabile.
a parziale rettifica di quanto sopra, come regista dovrebbe essersi limitato alla regia dell’episodio pilota.
@Stanlio: è salvabile nella misura in cui ti puoi vedere Olivia prima di diventare la signora Wong Kar-Wai (e ti ricordi dei pensieri impuri che facevi senza star male perché non era sposata con un amico tuo) ma è indegno nel momento in cui replica Hostel ma con i bellocci più ricchi e più pulitini, i posti belli e il blablabla della roba degli organi con il moralone contro visitatori sfruttatori.
Anche in Hostel c’è il “risentimento” per il turismo bello bello fatto nell’est europeo però mi ha infastidito di meno. Saranno quei tre cazzoni, sarà il deja vù, sarà il tono da teen movie della prima parte…
Se consideriamo solo questi due, il filone lo avranno affossato le pro loco e le agenzie viaggio di mezzo mondo.
Parola x parola.
Once upon a time in the studios:
ER: – Ragazzi, ci siamo -.
PROD:- What? -.
ER: – Ho il franchise giusto che ci rilancia -.
PROD:- Impossibile. Abbiamo già copiato tutto -.
ER:- L’importante non è copiare ma reincollare-.
PROD:- Oh -.
ER:- Sentite qua: un film con tette e sangue -.
PROD:- Sei un grande, tieni qua venti dollari e fatteli bastare -.
IL GRANDE BLUFF…un ora di american pie più 20 minuti di splatter scialbo e banalissimo…ve li ricordate i sacchettini per il vomito fuori la sala…?
Fermi Tutti: Esiste un Prequel di Carlito’s Way ???
Quando avevo ancora la videoteca, mi ricordo che Hostel mi fece dei bei soldi ai tempi. Del secondo mi ricordo che c’era un cameo della Fenech all’inizio. Gugol gentilmente mi informa che esiste anche un terzo episodio, ma è un film-TV.
Mi ricordo del primo con fastidio causa campagna pubblicitaria. Da ogni parte leggevi TARANTINO mentre “diretto da Eli Roth” stava nell’angolino basso in carattere 2 con inchiostro simpatico.
Risultato cinema pieno di zarri e tutta sera a sentire -oh zio! Tarantino è un figo, guarda quanto sangue-.
Del secondo ricordo solo la presenza di Edwige Fenech nel trailer.
A me non era dispiaciuto neanche il 2°, foss’altro che nella scena iniziale del treno ti fa turbare dagli Italiani Medi, facendoti immedesimare nell’Europeo Medio.
Non amante dei film horror, ricordo che i miei amici mi avevano convinto ad andare al cinema a vedere Hostel 2 perché “Oh il primo è mezzo porno mezzo splatter! Troppo figata!” Poi in realtà mi sono abbastanza rotto le palle e quindi alla fine non ho mai neanche recuperato il primo capitolo.
Che poi era già successa la stessa cosa uguale uguale con The Ring 2 poco tempo prima. Repetita iuvant.
@oscar raffone: PRIMA i400Calci.com, poi Google.
http://www.i400calci.com/2012/01/hostel-part-iii-i-belong-here-nel-cassonetto/
hostel è una merda di film. però eli roth mi sta talmente sui coglioni, con quella sua faccetta di cazzo e le sue diecimila raccomandazioni che lo fanno tanto amare dai critici, che se avesse interpretato lui stesso i panni di una delle vittime e l’avessero torturato per mezzo film, devo ammettere che un po’ mi sarebbe piaciuto.
poi certo, se sull’altro piatto della bilancia ci mettiamo gli horror senza sangue allora ovvio che un po’ hostel risale. il 2 però resta inguardabile, e cabin fever era una merda truce. eli roth è talmente una merda che è riuscito a peggiorare tarantino.
non so più dove, ma sono quasi sicuro di aver letto che takashi miike avesse dichiarato che, dopo aver visto hostel, si fosse pentito di aver prestato la sua faccia per una simile minchiata (testuale), ma che per fortuna era un ruolo breve il suo.
Inoltre: se si parla di Hostel 2 e’ abbastanza obbligatorio citare anche la comparsata di Luc Merenda.
@reverendo: guarda, non hai tutti i torti.
Alla fine la faccenda si puo’ riassumere in una cosa che ti copioincollo da una mail che ho mandato qualche giorno fa in redazione:
il 99% degli horror medi mainstream < Eli Roth < qualsiasi regista horror con i requisiti minimi per essere definito "autore"
@Nanni: si, riassume perfettamente il mio modo di vederla. escluso cabin fever che inserisco tra il 99% degli horror mainstream da quanto mi sta sul culo.
@reverendo: cazzo io invece Cabin Fever lo butto un po’ dall’altra parte, perché e’ antipatico finché vuoi ma la scena della tipa che si rade via la pelle e’ top. E anche un po’ il bambino che tira calci volanti a caso.
Ricordo bene hostel, visto al cinema e la scena che mi è piaciuta di più (dopo le figone) è la cinese che si butta sotto il treno. Sono volati i 5 alti in quel punto.
Comunque mi aveva annoiato parecchio, gli ho preferito cabin fever, detto tutto.
Roth però mi stà di un simpatico guarda. Tra l’altro mi pare che recentemente abbia fatto una specie di giostra degli orrori/splatter a las vegas… ma non sono proprio sicuro… mi riesce difficile immaginarlo al tabiotto con la sigaretta in bocca mezza incenerita ed un cane pulcioso accanto che dice svogliato in un microfono «Chi prende la coda vince un altro giro.»
@Nanni: boh, se mi dici così mi fai venire il dubbio e me lo dovrò rivedere. l’avevo visto una marea di tempo fa e tutto quello che mi è rimasto è il senso di incazzatura..
«E il fucile?»
«Quello è per i negri»
Mi spiace, difenderò Cabin Fever a oltranza, per me è tanto tanto amore.
Io l’ho visto un paio di volte. Più splatter de La Casa 2013 sti cazzi. Ero rimasto basito viste le premesse del “la gente che sviene al cinema e i sacchetti del vomito” e invece le scene splatter sono veramente pochine e il film si è rivelato, in finale, una vera merda. Con sto plot di sti americani scemi che vogliono andare a fighe e per tutta la prima parte del film (fin troppo lunga dico io) ci sono sti coglioni che non fanno altro che fare discorsi del cazzo, parlare di figa, come le peggio commedie sceme americane. Roba che ero continuamente li a pensare “o ma non doveva essere horror????”. Poi arriva lo splatter che BOH, io ricordo si è no due sequenze decenti. Roba che all’epoca erano gli anni della fotta dello splatter e quindi Miike a profusione , tutto il j-horror spinto e tutto lo splatter possibile e invece LA DELUSIONE. Uno dei film più sopravvalutati della storia. Quando ho visto la comparsata di Miike ho pianto per lui vista la cazzata in cui si era ficcato.
@Past & Fasul: ecco. hai espresso il mio pensiero con “american pie” (che mi fà cagare anche quelllo).
Aggiungerei che la serie televisiva che ha fatto uscire Eli Roth (Hemlock Grove) è una roba inguardabile. Una soap orrenda con del “soprannaturale” inserito totalmente a caso che pare scritto da una cicciona fan di twilight con la quinta elementare che cerca di fare la serie “paurosa”.
Cabin Fever è l’unica cosa di Roth che salvo in tutta la sua carriera. Un altro miracolato da Tarantino, dico io.
Pure io ai tempi Hostel me l’ero goduto, una stronzatona eh, ma bella ignorante il giusto. Tette e sangue quanto basta per farti passare una’oretta e mezza divertente. M’era piaciuto anche Cabin Fever, bello sanguinoso, cattivo e con scene surreali stupidissime (tipo il bambino redneck col mullet che grida PANCAKE mentre tira calci volanti al rallentatore e tutte quelle che prevedono lo sceriffo re della baldoria) ma divertenti. Più che altro mi chiesi cazzo gli era venuto in testa a Coppola di produrre una roba simile.
@Cobretti: chiedo venia Sommo Nanni, ma ho conosciuto da poco questo blog (il che potrebbe essere considerato anche un’aggravante, in realtà).
Per quanto riguarda il succitato Cabin Fever, me lo ricordo più che altro per le feroci critiche dei miei clienti. E molte delle critiche convergevano su una particolare scena, in cui un non ben identificato animaletto del bosco (credo un bambi-cerbiatto) si schiantava su un parabrezza. Le frasi erano tutte pressapoco dei copiaincolla di: “Effetti speciali fatti col culo” “Si vede che glielo buttano sopra” “Ti giuro mi è sembrato di vedere anche le mani di chi lo buttava”
ma davvero ha l’ardire di “rifare” Cannibal Holocaust?! vabbè, credo sia il suo sogno bagnato da tipo … sempre.
Dopotutto cosa pretendete da uno che ha visto Alien al cinema nel 1979 e poi ha deciso di fare il regista
Sam Raimi ha prodotto Boogeyman, e l’avevo già detto nei commenti de La Casa 2013 come esempio in negativo. Peraltro ricordo di averlo visto al cinema e che ci fossero già un sacco di bubusette, oltre al fatto che faceva cagare.
Comunque ritengo Cabin Fever l’unico buon film di Roth, quello era originale e stupido abbastanza. Hostel vabbè, si guarda pure, ma non mi prendeva neanche un po’ (a parte le tette), Saw 1 e 2 anni luce meglio…