Mentre guardavo Consecration mi veniva da pensare: ma il cinema di Christopher Smith si può definire “elevated horror“? Di certo non è barocco, opulento e, ahimé, “visionario” come quello di Ari Aster e compagnia; però Smith non è neanche l’ultimo degli stronzi, dirige bene, si occupa di storie interessanti come noi vi abbiamo insegnato, ha diretto Triangle che è un mio personalissimo cult. Insomma, il suo cinema non si eleva più di tanto ma nemmeno si sfrocia a terra: rimane lì così, a mezz’aria, a farsi dire “bello”. Senza entusiasmi, senza eccessi, ma bello.
C’è Jena Malone che deve fare l’orfanella traumatizzata mezza reclusa; come se non bastasse, la povera Grace (naturalmente, nomen omen perché qui si parla di religione) viene a sapere che ha appena perso il fratello prete, chiamiamolo Fra’ Tello, in circostanze oscure in un monastero scozzese. Grace vuole scoprire la verità e non accetta la versione che tipo Fra’ Tello è stato suicidato, per cui mette un attimo in stallo il suo lavoro di oftalmologa (anche questo un bel metaforone) e parte alla volta della Scozia!
Insomma Grace arriva al monastero pieno di suore loschissime, dà uno sguardo al cadavere martoriato di Fra’ Tello e capisce subito che il poveraccio non è esattamente caduto da una rupe come vogliono farle credere; se fossimo in Italia le direbbero che suo fratello è caduto dalle scale durante un normalissimo soggiorno in una caserma dei carabinieri, ma qui siamo in Scozia e le cose sono un po’ più pittoresche.
Ricapitolando, per ora abbiamo:
– Jena Malone triste che deve stemperare la sofferenza e i traumi del passato con una dose di sano anticlericalismo, e per fare ciò si affida ai dialoghi per tirare in giro un po’ di ostioni ma tiene la faccina triste per tutto il film
– Un poliziotto scozzese che in quanto tale parla in maniera incomprensibile
– La grandissima Janet Suzman che naturalmente fa la madre superiora pazza e perversa, anche solo perché in questo genere di film una suora normale non ha senso.
– Un assortimento di suorine losche e autolesioniste che puntualmente muoiono estremamente male
Smith immerge tutta la vicenda in ambientazioni fosche, sgradevoli, fredde, e ci fa sentire tutto il peso del passato di Grace e di come per lei sia davvero doveroso scoprire chi abbia ucciso Fra’ Tello; quest’ultimo, scopriamo, aveva riempito libri in codice parlando di una certa reliquia per consacrare il monastero, ormai preda di una pazzia collettiva (ma non immaginatevi niente in stile Ken Russell! Ve l’ho detto che questo film non è elevated più di tanto). Entra in scena un’altra faccia supremamente losca
cioè quella di Danny Huston, che parla un italiano accettabile (più di Russel Crowe ma grazie al cazzo) e risponde al nome di Padre Romero. Padre Romero, siore e siori! Avete colto il sottile riferimento? E qui sta l’apice ma anche il problema principale del film: il cast è perfetto, le atmosfere sono perfette, la produzione ha dei lampi di genio e c’è pure spazio per una gustosa citazione da The Omen! – ma la sceneggiatura, ahimé, non si sviluppa in modo molto interessante. Gli ingredienti ci sono tutti, ma quando il fulcro del mistero è stato intuito (e non è difficilissimo) il film si sgonfia; paradossalmente, è proprio allora che si riempie di tanto bel sangue, e che perciò rimane degno di essere guardato.
Ma Smith è intelligente, e anche se si butta sul sovrannaturale lo fa senza per forza imbastire una conversione, o un’apologia della fede; la sua spiegazione per l’esistenza dei miracoli non è particolarmente irritante e l’ultimissimo miracolo è abbastanza esilarante. Insomma il film ha davvero dei bei momenti, peccato che non riesca a mantenere sempre vivo l’interesse; comunque si fa guardare volentieri.
Quote:
“Il solito Christopher Smith piacevolmente barzotto”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
‘Sto film mi sa che mi parte con degli spunti a Il Nome della rosa, ma mi sa che butta poi tutto in caciara.
Non male Triangle, ma Di Smith ricordo con piacere Black Death, che ho visto qualche anno dopo l’uscita, e che ho poi ho rivisto ancora forse su Rai4.
Lo ricordo come un bel film, carico di spunti sulla religione e sulla superstizione. Un film elevated quando l’espressione ancora non si usava. Si vede che sono elementi per lui importanti.
Lo ricordo anche perché ancora una volta Sean Bean moriva male. E siccome mi ricordavo che Sean moriva male anche nel Trono di spade e in qualche altra pellicola tipo Equilibium feci una ricerca in rete e scoprii che esisteva una campagna intitolata “Non uccidete più Sean Bean”. Insomma, qualcuno doveva pur prendersi carico del problema.
Questa associazione per me è fighissima; ma non so se esiste ancora e se Sean muore un po’ meno nei film adesso. Non ho controllato le statistiche.
E’ una iniziativa comunque lodevole, e per me è inferiore solo all’associazione Per la liberazione dei nani da giardino.
Lol
Io il meme di Sen Bean che nei film muore male l’ho scoperto dagli Honest Trailers, che puntualmente ci giocavano sopra. Non so se sono stati i primi e poi si è sviluppato in rete, magarie il contrario. Ma rido ancora quando dopo Pixels e Jupiter Ascending hanno fatto notare che se questi sono i film in cui Sean Bean non muore, meglio che schiatti male da qui all’eternità. Quindi forse la campagna per salvarlo è morta male pure lei.
Ma è quasi la stessa trama di Dark Waters di Baino, del 1993!
Bravo, stavo per citarlo io.
Film fulminante, il “vero” terzo capitolo della trilogia delle Tre Madri, incredibile sia praticamente sconosciuto. Io stesso,, appassionato d’horror da una vita, ne ho scoperto l’esistenza solo un annetto e mezzo fa.
Ed in caso di labirintite c’è sempre il collega otorino Dott. Ron Jeremy
Sappi che un altro che crepa spessissimo è Stephen Graham
Allora, per una sorta di completezza ho fatto un po’ di ricerche. Sean Bean è morto sullo schermo circa 24 volte. Da un certo punto in poi, dal 2016 mi pare, si è rifiutato di morire. Ha detto ai produttori che al massimo può essere ferito in maniera grave, ma poi mi riprendo in ospedale. E devo dire che la cosa è bellissima.
Quello che è morto più volte sullo schermo è Danny Trejo, circa una 70 di volte. Immagino che però qualcuno abbia superato questo record.
Mi state ricordando un altro sito che rappresenta quel che internet dovrebbe essere: il morto del mese.
Per fortuna vedo che esiste ancora, con un url strano, peraltro: www1…
M’ha fatto fare certi sbadiglioni che manco un album di Branduardi al rallentatore.