
“Aspe’ che mi metto in tasca tutta la mia pucciosità infantile e cominciamo”
Bambini orribili! In un modo o nell’altro ultimamente mi capita sempre di finire a parlare di bambini orribili.
Bambini orribili nordici in particolare! Dopo il mio amatissimo Speak No Evil torniamo in quelle parti d’Europa. Quali di preciso? Boh, The Innocents è una co-produzione norvegio-svezio-danese quindi vai a sapere. Certo il regista è norvegese, ma è anche famoso per essere lo sceneggiatore di fiducia del danese Joachim Trier (nessuna parentela con von), grazie al quale si è beccato una nomination agli Oscar per aver scritto La persona peggiore del mondo. Morire se riesco a trovare dov’è stato girato. E la produzione è di Zentropa Sweden, cioè la divisione svedese della compagnia fondata dal danese Lars von Trier (nessuna parentela con senza von). Facciamo che uso il rasoio di Occam ed è Norvegia, visto che è un film di gente che parla norvegese (ma a volte svedese). Bambini orribili norvegesi (B.O.N.)!

Bambini orribili norvegesi da distanza di sicurezza.
The Innocents è quindi un film di B.O.N. In realtà è una lenta spirale di perdizione che per motivi non euclidei assume anche la forma di una parabola di crescita (che poi sarebbe solo mezza parabola, immagino) e di una discesa agli inferi che coincide con la perdita dell’innocenza e con la presa di consapevolezza della necessità, crescendo, di sviluppare un senso morale. Però è soprattutto un film di B.O.N.. Ci sono due sorelle, Anna e Ida. La prima è un’adolescente con una forma di autismo non verbale e che richiede quindi costanti cure e attenzione da parte dei genitori. La seconda è la minore e soffre chiaramente di un deficit di affetto legato al fatto che i genitori devono necessariamente dedicare gran parte del loro tempo alla sorella maggiore, e quindi tendono a trattarla come un’adulta responsabile nonostante abbia solo nove anni. Questo si traduce nel fatto che Ida è una bambina orribile.
Ma sul serio, non ne sto facendo solo una questione di fazza intensissima e inquietante che ti viene da chiederti che tipo di supporto psicologico abbia dovuto avere la piccola Rakel Lenora Petersen Fløttum per reggere un’interpretazione del genere con un personaggio del genere. È proprio una bambina crudele ai confini con la psicopatia, che tortura gli animali e se la gode a vederli soffrire, che ammazza gattini santo cielo, questa ammazza sul serio i gattini! sempre con il sorriso sulle labbra e quell’aria innocente di quella che sa che può commettere certe nefandezze perché non ci sarà mai modo di risalire a lei che è un angioletto.

Va’ che angioletto!
Anna, Ida e il resto della ridente famiglia – composta da genitore 1 e genitore 2, utili solo a ricordarci l’esistenza degli adulti in un film che ruota interamente intorno ai bambini (orribili) – si trasferiscono, causa motivi di lavoro, in un sobborgo residenziale della succitata e non identificata cittadina norvegese. Qui fanno la conoscenza della variopinta umanità infantile che popola il loro nuovo supercondominio. Come in un romanzo di Stephen King, le cose vanno malissimo. SIGLA!
Nel caso in cui le parole “Norvegia”, “lenta spirale di perdizione” e “bambini orribili” non l’avessero ancora chiarito, lo esplicito: The Innocents è uno di quegli horror lì dei quali mi ritrovo sempre più spesso a parlare, e con grande gusto. Quelli lì, dai Fabrizio che la sai: quelli dove non succede un cazzo. Quelli che fanno arrabbiare tutta quella gente che identifica gli horror con gli slasher o con i film di mostri e si annoia se le robe brutte succedono nella testa e non a schermo. Non è un attacco il mio! Solo una constatazione: con l’ascesa di un certo modo di fare horror, che è sempre esistito ma che prima era relegato a una certa oscurità perché non vendibile alle masse, la gente a cui piace la paura si sta sempre più polarizzando tra questi due approcci.
Vedetela così, iper-semplificando: certe robe in un horror le puoi a) spargere per tutta la durata del film oppure b) concentrare tutte nel terzo atto. C’è la possibilità, anche se non la certezza, che se vi piace la soluzione a) non vi piaccia la soluzione b). The Innocents sta nel campo della soluzione b), o più spostato in quella direzione se preferite immaginare la cosa come un continuum. È solo per poter dire che ve l’ho detto, e che se decidete che non fa per voi per questioni di principio non c’è alcuna possibilità che poi una visione vi faccia cambiare idea. È un film ostico, senza dubbio troppo lungo e stirato, non ha un’oncia di ironia o autoconsapevolezza, è grigio come sembra dalle foto che trovate in questa pagina, non vi strapperà mezza sorriso e contiene meno azione di quanta ce ne sia in Bridget Jones (che, ve lo ricordo, si conclude con una rissa per strada e vetrine sfasciate).

Un giovane Jens Petter Hauge tira i suoi primi calci a un pallone nel campetto di periferia dov’è cresciuto.
Detto tutto questo, The Innocents è la storia di un’amicizia. No non scappate! Non citavo Stephen King a caso: è un film estivo con i bambini e i superpoteri, e quindi è anche la storia di un’amicizia. Nelle sue esplorazioni del nuovo vicinato, Ida incontra Benjamin, un bambino solitario ma soprattutto telecinetico (sposta i sassetti con il pensiero) e telepatico. Insieme, i due faranno una serie di cose orribili ridendo poi di gusto con tutta l’innocenza dell’infanzia: c’è quella storia del gattino, per esempio, ma anche il fatto che la povera Anna non reagisce agli stimoli esterni, quindi Ida e Ben le danno dei pizzicotti fortissimi e intanto se la ridono, se la ridono come matti! Non c’è un singolo secondo nel corso di The Innocents nel quale Ida o Ben ti facciano venire il dubbio che forse non sono davvero bambini orribili.
Ovviamente la cosa è più complessa di così, e va a toccare una lunga serie di questioni anche antropologiche, sociologiche e persino urbanistiche. Voglio dire che i bambini del film non sono orribili gratuitamente ma sono figli della vita che fanno nel posto in cui la fanno, sono il prodotto della periferia norvegese dove cemento e alberi si abbracciano in mezzo alla noia, hanno sviluppato il morbo dell’essere orribili anche a causa di genitori assenti o prepotenti, e tutto sommato motivarci la loro condizione esistenziale è uno dei punti di tutto il film. Personalmente non conosco la periferia norvegese, per cui il mio è più che altro un atto di fiducia, ma devo dire che Eskil Vogt è molto convincente nel perorare la sua causa. The Innocents è costato quindici noccioline e settanta, quasi tutte usate per animare gli oggetti che Ben fa schizzare in giro con la telepatia, ma si muove alla grande all’interno dei limiti del budget facendo la cosa più semplice e intelligente del mondo: scegliendo location che dicano già tutto quello che devono senza bisogno di venire ritoccate o aumentate o stravolte. Nel senso che se devi fare un film sull’alienazione infantile in contesti suburbani e trovi questo posto qui hai già fatto il 78% del lavoro.

Notturno con tristezza.
E quindi su questo sfondo che non è solo desolante ma anche frustrante… OK, questa la spiego meglio con un’altra immagine.
Su questo sfondo così desolante e frustrante, dicevo, dove la natura è a portata di mano ma condivide lo spazio con la bruttura, Ida e Anna e Ben e Aisha (un’altra bambina telepatica) stringono un’amicizia che assomiglia più che altro a un modo per non restare soli come renne e per proteggersi dagli inevitabili bulli che bazzicano attorno al supercondominio. Ed esplorano quest’amicizia ma soprattutto i limiti dei propri poteri – e siccome sono appunto bambini e quindi ancora privi di qualsivoglia bussola morale, lo fanno esibendosi in atti di crudeltà sempre crescente.
Poi ridono. ‘Sti bimbi orribili.
Magari state pensando a Chronicle, e sapete cosa? posso quasi accettarlo, se togliete al film di Josh Trank tutta la patina ormonale e anche tutte le parti in cui svolazzano in giro e si danno i turbopugni. In fondo The Innocents è un’altra variazione dei grandi poteri e delle grandi responsabilità, ma programmaticamente senza la parte sulle responsabilità: l’idea è di spingere questi cinni a compiere gesti via via più orrendi e scoprire chi per primo traccerà una linea. E poi vedere come reagisce nel momento in cui si rende conto che certe cose che hai fatto non si possono cancellare, che è una bella lezione da impartire a una creatura che reagisce davanti a qualsiasi pericolo piangendo e invocando la mamma.

Splendida cornice?
La disamina della figura del bambino orribile di The Innocents è talmente interessante che a tratti quasi dispiace che ci siano di mezzo i superpoteri, anche perché non è sempre chiarissimo come funzionino e quali siano davvero le regole del gioco. D’altro canto sono però essenziali per dar vita ad alcune delle scene più disturbanti del film e forse di tutta la Norvegia. Il fatto che il film non alzi mai il volume fa sì che ogni gesto di crudeltà e ogni atto di violenza colpisca con la giusta potenza: non fa paura, ma è bravissimo a dare fastidio, a usare una serie di ritratti dell’innocenza come veicoli per la brutalità e per cose che ci darebbero fastidio se fatte da degli adulti, figuratevi da dei pupi. L’unico vero peccato è che Vogt non abbia il coraggio di tenere il punto fino alla fine e risolva tutto quanto a tarallucci e telepatia, ma se gli ho perdonato il gattino dopo dieci minuti di film posso perdonargli anche questa.
Quote suggerita
“Bambini! Bambini orribili! Bambini orribili norvegesi! Non troverete bambini orribili norvegesi migliori dei nostri da nessun’altra parte!”
(l’autore della quote ha chiesto di restare anonimo per evitare problemi con la legge)
Me lo chiedo dai tempi di Lucio Fulci: ma ‘sti bimbi protagonisti di film horror hanno uno straccio di possibilità di crescere normali o un certo tipo di cinematografia costituisce di fatto abuso di minore?
Perché mica ci credo tanto che le troupe coinvolte li rassicurano ogni nanosecondo offscreen con coccole, pedagogia illuminata e caregiving atti a tutelare le giovani menti…
Sono attori, Vandal.
Me lo chiedo anch’io. Come sarà oggi la vita di Danny Lloyd?
A lui le coccole le faceva Sir Stanley in persona però…
Essere attori implica un certo grado di consapevolezza, il distinguere (non sempre, e di solito è un bel problema) tra realtà e finzione.
La prima infanzia è caratterizzata (tra l’altro) dal non saperlo fare.
In un episodio di Sons of Anarchy, Katey Seagal teneva in braccio un neonato minacciandolo con una pistola puntata alla tempia, in una stanza piena di gente che dava in escandescenze.
Era un neonato in computer grafica, la miglior bambola reborn di sempre? Io ho vauto l’impressione che fosse un bambino vero (Cit.) e ritengo in tutta coscienza di aver assistito a un abuso.
Kiara Glasko, oggi ventunenne ha intepretato nella serie tv COPPER una prostituta bambina i cui comportamenti erano ipersessualizzati (grandissima e iperinquietante interpretazione). La serie è andata in onda nel 2012-2013.
Fate voi i conti.
Secondo me non gli fa un cazzo bene.
C’è un episodio del podacst WTF dove Marc Maron intervista Friedkin. Il racconto del suo primo incontro con Linda Blair è abbastanza agghiacciante.
Infatti mi sembra che lei non ne sia uscita proprio bene da quel set.
@VandalSavage
“[…] sti bimbi protagonisti di film horror hanno uno straccio di possibilità di crescere normali o un certo tipo di cinematografia costituisce di fatto abuso di minore?”
Qui apri IL vaso di Pandora.
In realtà c’è sempre un coach o, quantomeno, i genitori a vigilare che il bambino non viva esperienze traumatiche. Spesso i problemi, quelli veri, vengono dopo, con la celebrità, che un bambino non ha la maturità di gestire psicologicamente.
Ti rimando ad un articolo di Cosmopolitan (OK, non è il massimo dell’autorevolezza, ma è interessante, con interviste a Linda Blair, la bambina di Silent Hill ecc. ) che può toglierti ogni dubbio.
Capisci che un film sa come montare la tensione, quando la gente in sala comincia ad essere a disagio ed un paio scappano prima che il peggio sia veramente successo. Si sono cag..i addosso sulla fiducia, perché stava facendo troppo brutto. Le ambientazioni e situazioni quotidiane, normali, asettiche, rendono il tutto ancora più potente. Appena visto a Londra è diventato uno dei miei top film di sempre.
Non so perché ma se i bambini sono biondi e/o nordici credo sia più facile farli entrare nelle’elite dei bambini orribili.
Comunque se siamo dalle parti di Speak no evil per me è ok. Faccio fieramente parte del gruppo “soluzione B”.
Anche se
Non ho visto Speak No Evil ma mi dicono che questo film è di qualche gradino più inquietante.
È più crudele fin dall’inizio di Speak No Evil che gioca più sul non detto e sugli equivoci. The Innocents ti dice esplicitamente già dopo trenta secondi che hai a che fare con bambini orribili e non si trattiene mai dal fargli fare cose orribili.
Intradastin. Grazie dei link
Mi attira, ma spero proprio non sia una “schematina” dimostrativa e alla fin fine un po’ facilona.come Speak No Evil.
OT: vedo la sigla ed ho subito in testa “Norwegian reggaeton” dei Nanowar of Steel
Questo me lo ricordo! Ne scrissi anche sui Cahiers du cinéma per metabolizzare la cosa. Ah, i bambini. Quanta tenerezza. Giocano, sono allegri, fanno casino, immaginano, creano, parlano da soli, si sporcano, sudano, urlano, rompono cose, piangono, puzzano, fanno la cacca e non vanno d’accordo con i gatti. Un’altra caratteristica squisitamente bambinesca (che spesso i genitori ignorano o sottovalutano) è la loro capacità di essere cattivi, arrivando ad essere sadici. In gran parte sono quisquilie che si consumano nel meraviglioso mondo dell’immaginazione o poco più. Nessun disturbo antisociale di personalità alle porte. Tuo figlio è sempre il numero uno. Bravo campione. Per dire, anche io sono stato bambino. Ricordo maschi che amavano torturare o uccidere insetti o spaventare altri animali. Io al contrario provavo molta empatia nei confronti degli esseri viventi che non erano umani. Che dolce vero? A tal punto che una volta mi son beccato un pugno sul naso con in allegato il sangue. Avevo preso e lanciato via il bastoncino che un tizio stava usando per triturare delle formiche. Lui ci era rimasto malissimo. Pure io dopo. Ho avuto una infanzia difficile. Ciò che mi consolava era la magica e irresistibile attrazione nei confronti del sesso e verso quella che all’epoca non sapevo si chiamasse figa. Che finezza. Dicevo, questo filmuzzo me lo ricordo. Presentato a Cannes, nella sezione Un Certain Regard (nella sala Debussy ove non ho udito nessuno gridare “Raoul!”), The Innocents di Eskil Vogt, sì, come hai detto colui che ha scritto (collaborando) tutti i film di Joachim Trier, incluso La persona peggiore del mondo. I bambini peggiori del mondo o globo terracqueo. The Innocents si lega assai a Thelma (2017). Qui i protagonisti sono però dei bambini, cioè dei piccoli stronzi. Brutte, bruttissime personcine. Non sembra esserci spazio per la speranza o qualche traccia di positività. Il regista Jean Epstein ebbe a dire che il cinema è soprannaturale per essenza. Io aggiungerei che quando il cinema racconta il soprannaturale è a volte capace di aderire in modo significativo al reale. Non che Eskil Vogt sia interessato a creare un generale discorso etico. Molte cose non vengono spiegate. Tuttavia esplora con merito la moralità e l’empatia che un novenne può e deve introdurre nel suo percorso di crescita. Empatia che diviene protagonista di quell’unico personaggio positivo che pare inizialmente poter contrastare un male in forte sviluppo. Sì, quell’altra bambina. Gli adulti quasi non esistono, sono costantemente distratti. Non si accorgono del malessere dei figli. Non sanno ascoltare i segnali, anche palesi come un pianto o un abbraccio. A riguardo una mia collega del The Hollywood Reporter ha giustamente citato una poesia di Wystan Hugh Auden ispirata dal dipinto Caduta di Icaro di Pieter Bruegel il Vecchio. Il senso è che la sofferenza accade e nessuno ci fa caso; ogni cosa si volge del tutto tranquilla dal disastro. Gli anonimi palazzi e tutte quelle finestre custodiscono l’indifferenza. Il regista ha sviluppato pian piano il soggetto del film, ispirato anche dal manga Domu – Sogni di bambini di Katsuhiro Ōtomo. Non voleva una rappresentazione netta della scissione tra ciò che è il bene e ciò che è il male, a suo dire una visione troppo cattolica. È riuscito nell’intento? Be’, se proprio insisti ti dirò che per me ci è riuscito alla grande. Sì, vi è qualcosina un po’ così come hai osservato anche tu. Succedono cose davvero orribili ma il nostro Eskil Vogt riesce a non inciampare nel gratuito. Le vicissitudini trovano un senso anche quando ci pensi a posteriori. Quasi ogni cosa quadra, anche perché uno deve considerare che è un film che parla di eventi paranormali. Diciamo che ti frega un po’ quel realismo squisitamente norvegese che ti spinge a pretendere molto. Per quanto riguarda il sottoscritto l’ostacolo maggiore è l’accettare che più bambini “speciali”, estranei tra loro, si incontrino per caso. Nonché una scena importante (no spoiler) che ha conseguenze troppo leggere. The Innocents però è un film così ben scritto e girato che regalandoti momenti di angoscia si fa perdonare certe omissioni. Mi ha fatto pensare allo Scanners di Cronenberg unito al disincanto di Haneke e, per chiudere in leggerezza, ha altresì rispolverato una questione che mi pongo quando rifletto su Star Wars e l’uso della Forza. So bene che non può avvenire ma da adulto mi domando “Ma quando gli Jedi e i Sith si scontrano, invece di destreggiarsi con le spade laser, non fanno prima a cercare di farsi esplodere la testa reciprocamente?”.
Un pò mi dispiace rispondere ad un commento lungo e interessante come questo con una mezza minchiata ma sulla domanda finale : no perchè gli ominidi sono scimmie pigre che usano la macchina organica per pensare solo se non hanno altri mezzi quindi non risolvono equazioni a mente ma usano la calcolatrice laser.
P.S. comunque il film finisce nel listone delle cose da vedere nonostante i B.O. a cui sono allergico
Mi ha fatto venire in mente il manga Domu – Sogni di bambini (1980-1983) di Katsuhiro Ōtomo (Akira).
Qualcuno ricorda “I Giorni Impuri dello Straniero”?
https://it.wikipedia.org/wiki/I_giorni_impuri_dello_straniero
Vabbè, hanno tolto la trama da wikipedia.
In breve: Kris Kristoferson e Sarah Miles si amano, ma lei ha un bambino orribile che li spia nell’intimità. Alla fine Kris viene narcotizzato, e mentre giace in riva al mare il bambino e i suoi amichetti gli tagliano il cazzo.
Da “The Sailor who fell from Grace with the Sea” di Yukio (Yuk Yuk) Mishima.
Volete un film con bambini orribili? Guardate Un sogno chiamato Florida, su Prime Video. Niente horror, niente poteri e niente crimini, ma i bambini più fastidiosi, disturbanti, urticanti e inquietanti mai visti, nel loro alluciannte realismo di bimbi che abitano la periferia dimmerda di Disneyland (!), un mondo assurdo ma vero fatto di un vuoti assoluto in termini di presenza dello stato e di struttura sociale urbana, fatto di motel colorati, negozi che sembrano giocattoli giganti, quartieri di casette monofamiliari abbandonati e autostrade che circondano il tutto, e abitanto da gente così allo sbando sociale che non ci si crederebbe se non fosse che è vero. Peccato solo che duri un’infinità ( tipo tre ore ) in cui non succede un cazzo, se non la vita quotidiana di questa banda di bimbi privi di qualsiasi forma di educazione sociale, familiare e urbana. Tipo che pisciano sulle auto dei nuovi arrivati dal balcone come passatempo, ridendo come matti, per poi mandarli a fare in culo quando li beccano. Punizione? Pulire l’auto. E loro? Lo fanno, e ci si divertono pure, perchè è qualcosa di diverso dal solito, privando l’adulto di qualsivoglia soddisfazione. Nessuna speranza, nessuna possibilità di riscatto, un cacchio di niente…
Tra gli innumerevoli motivi per cui voler bene @Stanlio personalmente spicca la sua rece per The Endless, a mani basse tra gli horror che ho più amato nell’ultimo decennio e che esattamente come The Innocents ha un finale tristemente facilone su cui come Stanlio ho chiuso un occhio perchè il resto del film è un fottuto capolavoro. Trovo curioso questo parallelo perchè il motivo di questi finali buttati ai pesci mi sembra lo stesso: sono film talmente pieni di suggestioni avvolte nel mistero che, dovendo a un certo punto “concludere”, si sono scontrati con un’evidente mancanza di tempo e/o denaro. Credo. Domando a voi che di cinema ne sapete di più.
Non concordo invece con lo Stanlio riguardo allo slow-burn: The Innocents non ci mette una vita a ingranare (tempo un quarto d’ora e già stanno succedendo cose inspiegabili) e soprattutto non è che a un certo punto “esploda”; è semplicemente un horror antispettacolare, senza splatter (purtroppo) o jump-scares (per fortuna). Quindi sì, è vero che non piacerà al pubblico che guarda gli horror per spaventarsi, diciamo il pubblico più caga-sotto, ma è altrettanto probabile che piaccia a quel pubblico che negli horror (stramba la gente, eh?) cerca l’ORRORE.
PS comunque a me la cosa che ha colpito di più è la direzione dei bambini, una roba bella da non crederci… a un certo punto mi son reso conto di stare guardando la versione horror/soprannaturale di un film dei fratelli Dardenne… che film gente, che film.
ogni tanto (quasi sempre in realtà) leggere i commenti fa ritornare fiducia nell’umanità…io comunque se vedo animali maltrattati fatico a vedere anche un solo fotogramma..sono un tenero… infatti non ho ancora azzardato La Casa di Jack solo per quell’anatroccolo del cazzius.. vabbè
Quanto ci credevo in Jens Petter non lo so spiegare!
Incuriosito dalla recensione ho cercato alcuni spezzoni del film: altro che “ispirarsi” a DOMU (spoiler, uno dei più bei e clamorosi fumetti brevi mai fatto), è un rip-off non ufficiale! Scatta subito il recupero e se il regista da cotanta base di partenza ha tirato fuori meno di un capolavoro mi iscrivo ai terroristi!
Non so che film avete visto voi, ma non è vero che la protagonista è “crudele ai confini con la psicopatia, che tortura gli animali e se la gode a vederli soffrire, che ammazza gattini”. Il sadico è il bambino simil-indiano, le altre tre non commettono mai atti violenti.
Quindi film consigliato, ma la recensione è un po’ ingannevole.
D’accordo con Werzan: solo all’inizio Ida pesta un lombrico sulla sabbia, ma credo che nemmeno lo ammazzi. Di bambini orribili ce n’è solamente uno, ed è Benjamin, che non si sfoga solo sui gattini (purtroppo)…
Lo sapevate che la ragazza autistica è interpretata da un’attrice normodotata? ECCEZIONALE.
E’ un film pieno di suoni, di echi, di rumori, di bisbiglii: consigliato, se visto a casa, sentirlo con le cuffie (ha vinto l’Oscar europeo per il sonoro nel 2021).