Allora [non si comincia mai una barzelletta con “allora” – cfr. Carlo Verdone, C’era un cinese in coma, 2000] io prima di informarmi su ‘sto film non avevo la minima idea di chi fosse Neil LaBute, ma in fondo è anche questo il bello di scrivere su I 400 Calci: vieni per Jean Claude Van Damme, resti per studiare la vita e le opere di uno dei più prolifici e controversi drammaturghi americani contemporanei, noto per il suo stile crudo e provocatorio, caratterizzato da dialoghi taglienti e situazioni che esplorano i lati più oscuri delle relazioni umane [cfr. Chat GPT, “descrivi lo stile di neil labute”, 2024].
Come avete capito da questa simpatica e irriverente introduzione, Neil LaBute è il tipo di autore che difficilmente avreste pensato di incontrare su queste pagine. Cimentatosi spesso anche con cinema e la televisione, nasce e cresce in ambito teatrale, dove ha conosciuto la vera consacrazione e dove hanno preso forma la maggior parte dei suoi lavori. Spettacoli complessi, cerebrali, intensi e provocatori, quasi sempre incentrati sul rapporto tra uomini e donne e intenti a svelarne le ipocrisie, insomma proprio la prima cosa che ti viene in mente quando pensi “chi dovrebbe girare un home invasion DTV nel 2023?”, ma su questo ci torniamo dopo.
In realtà, esiste già almeno un caso in cui il nostro cammino e quello di Neil si sono incontrati, quando nel 2006 ha diretto l’impossibile, apparentemente privo di senso remake di The Wicker Man con Nicolas Cage, e anche su questo ci torniamo tra un attimo.
Lo spettacolo più famoso di Neil LaBute – e giuro che non voglio ammorbarvi con una masterclass su un tizio che non c’entra niente con noi, ma serve per dare un minimo di contesto – si chiama In the Company of Men: è andato in scena per la prima volta nel 1993 ed è diventato un film nel 97, ha vinto una carriola di premi e parla di due pezzi di merda che ordiscono un piano crudelissimo per sedurre e spezzare il cuore a una povera sfigata, e poi la fanno franca. Il suo film successivo, Your Friends & Neighbors, parla di un gruppo di amici che conducono vite miserabili, il peggiore dei quali è un predatore sessuale specializzato nel sedurre povere sfigate e scaricarle per il semplice piacere di vederle piangere, e naturalmente la fa franca. Pochi anni dopo LaBute scrive e dirige, sia per il teatro che per il cinema, The Shape of Things, che parla di una stronza colossale che investe una quantità spropositata di tempo ed energie per sedurre e cambiare la vita a un povero sfigato, per poi rivelargli che la loro relazione era solo un esperimento sociale, e, riuscite a indovinare?, la fa franca. Posso fermarmi qui, no? Mi sembra che il tema di fondo sia chiaro.
Alla luce di questo, allora, il suo The Wicker Man acquista un sacco di senso. Non diventa un bel film, eh? Però si capisce perché l’abbia fatto! Ha senso all’interno della sua produzione, perché se ci pensate, nel suo travisare COMPLETAMENTE la trama e il senso del Wicker Man originale, parla di un povero sfigato (Nicolas Cage) vittima delle macchinazioni di un gruppo di donne spregevoli che prima lo hanno sedotto e abbandonato e anni dopo lo illudono di essere un eroe action in grado di smascherare cospirazioni e salvare bambine destinate al sacrificio umano, dopodiché lo ammazzano e la fanno franca.
Al di là del giudizio sul singolo film, questa visione ultra pessimista del mondo, la totale sfiducia negli esseri umani, la generale convinzione che il male trionfi sempre sono tutte cose che ti fanno dire: beh, bene!
Bene che LaBute non faccia solo pièce teatrali in cui due personaggi in una stanza si parlano addosso per un’ora e quaranta, ma esplori anche le infinite possibilità del cinema di genere. Bene che nella sua schizofrenica filmografia ci siano horror, thriller, una serie coi vampiri (Van Helsing) e una specie di Lost che incontra Black Mirror (The I-Land). Bene che la sua ultima fatica sia un home invasion ultraviolento con Maggie Q.
Bene, no?
Mi fa schifo quanto siete ingenui. No, bene un cazzo.
La verità – e con verità intendo quello che ho letto su internet perché non esiste che mi guardi tutta questa roba just to prove a point – è che sono anni che LaBute lavora col piede sinistro a progetti che non si fanno notare né per qualità né per personalità. Progetti che, in effetti, non si fanno notare affatto. Se la prima parte della sua carriera è fatta di titoli tutto sommato conosciuti e a modo loro interessanti, la seconda metà è una lista di roba comparsa direttamente in fondo ai cestoni delle offerte o peggio ancora su Netflix e Fear the Night, finalmente ci arriviamo, è il magnum opus di questa fase.
Lo spunto è che c’è un gruppo di ragazze assolutamente insopportabili tranne una che festeggiano un addio al nubilato. Avete presente i party di addio al nubilato, no? Non quelli veri (stranamente, non vi ho mai partecipato quindi non saprei dirvi), intendo quelli che si vedono nei film e nelle serie: gruppi di ragazze ubriache e moleste che girano per le strade sorseggiando cocktail colorati da cannucce a forma di pene, vanno nei locali di spogliarello maschile a strappare coi denti il perizoma di Magic Mike e poi postano le foto della serata su Instagram con gli hashtag #girlsquad e #paxxxxeee. Ecco, così, solo che invece di fare il giro dei locali queste hanno deciso di passare la notte in un casolare in mezzo al fottuto nulla, scelta priva di senso ma necessaria affinché a un certo punto arrivino dei cattivoni con un pretesto futile e inizino ad ammazzarle una a una senza pietà.
Ed è davvero tutto qui.
Fear the Night ti illude di essere uno di quei film che raccontano una circostanza assolutamente normale ma girata come se fosse un horror o un thriller [cfr. il vincitore dei Premi Sylvester 2021], ma dopo 5 minuti arriva la consapevolezza che Neil LaBute non è così bravo e dopo 30 si trasforma in un horror vero ma girato con una tale flemma che rimpiangi non sia una pièce teatrale in cui due personaggi in una stanza si parlano addosso per un’ora e quaranta. L’idea che mi sono fatto io è che Neil LaBute era da solo al karaoke che beveva un Old Fashioned con l’aria di chi sta pensando a cose intelligentissime, ma nessuno era ancora andato a chiedergli “ma lei è Neil LaBute il famoso autore teatrale? possiamo farci un selfie assieme?”. In più poco distante da lui c’era un gruppo di ragazze chiassosissime che stava festeggiando un addio al nubilato. Insomma, s’è indispettito così tanto che queste si stavano divertendo e lui no che ha scritto di getto un film in cui venivano ammazzate.
Non c’è nessun twist, nessuna sorpresa, nessuna riflessione o lettura più profonda di così. C’è un gruppo di cattivoni che attacca un gruppo di tipe isteriche, fine. La cosa più “controversa” che fa a livello di sceneggiatura è presentarti queste tipe come un campionario dei più insopportabili stereotipi femminili e così quando iniziano a morire male tu spettatore sotto sotto un po’ godi. Ma alla fine neanche così tanto perché, onestamente, è più l’indifferenza dell’antipatia. Dopodiché arriva l’inevitabile terzo atto in cui l’unica #girlfriend non stronza, convenientemente interpretata da Maggie Q ex militare con super addestramento e sangue freddo, organizza un contrattacco e salva la situazione. You’re Next è uscito 13 anni fa, ha praticamente la stessa trama ed è 100 volte più figo e divertente.
L’azione è girata esattamente come ti aspetteresti da uno che è famoso per scrivere dialoghi e tutto accade, ovviamente, di notte quando non addirittura fuori campo. Le morti sono poche e poco fantasiose e gli stunt di una pigrizia che lasciamo stare. Vorrei dire che almeno Maggie Q ce la mette tutta, ma non è vero neanche questo. Passa l’intero film con la resting bitch face di chi è deluso quanto noi di stare prendendo parte a questa cosa e quando nel finale si trova faccia a faccia col capo dei cattivi ha luogo un momento di reale, profondissimo imbarazzo in cui nessuno dei due sembra avere idea di cosa fare, seguito da un dialogo che fa pressappoco «Senti ma non ce ne possiamo tornare ognuno a casa propria?» «No dai lo sai che ora ti devo ammazzare». Pare che lo stiano facendo per noi, ma se lo facessero davvero per noi si sforzerebbero di farlo un po’ meglio.
Cestone-quote:
“Ci sarà un motivo, dico io, se gli addii al nubilato si fanno sempre a Madrid o a Barcellona, no?”
Quantum Tarantino, party planner
Voi siete pazzi a recensire questa merda.
pazzi…. o temerari?
Buona domanda.
Mia moglie è una fan di Maggie Q. Mi obbliga a vedere il film.
Dico solo che dopo averlo finito, Fear the Night è diventato la nostra running gag.
“Oh, c’è Fear The Night, lo guardiamo?”
“STAI ZITTO.”
P.s. comunque, il titolo non ha senso. Dovevano chiamarlo “Fear the Incel”.
Ma Maggie Q non l’ha anche prodotto? Pensavo fosse l’unica felice di farne parte.
Comunque la caratteristica principale di LaBute secondo me è la sua totale incapacità di creare disagio e paranoia. E lui ci prova, eh? Proprio in maniera programmatica. Solo per restare alle ultime opere:
– La manipolatrice di The Shape of Things
– La comunità rurale di The Wicker Man
– Lo stalker de La terrazza sul lago
– Gli estranei di Fear The Night
– Le donne misteriose di House of Darkness
Tutte situazioni nelle quali i protagonisti si trovano ad affrontare situazioni fuori dall’ordinario che dovrebbero trasmettere paranoia nello spettatore e che invece sono rappresentate in maniera super blanda, sai il cazzo perché LaBute si ostini a metterle in scena. E io maledetto che ci casco sempre perché sulla carta è roba che mi interesserebbe pure.
The I-Land e’ la piu’ brutta serie che abbia mai visto, e ne ho viste centinaia (true story). Ne ho visto quasi due episodi perche’ finito il primo ancora non ci credevo che una serie cosi’ goffa e stupida fosse riuscita a varcare i confini nazionali e perche’ inizialmente faceva il giro e faceva ridere una sacco. Poi a forza di fare giri veniva il voltastomaco quindi stop.
Sì, però Natalie Martinez, al netto di qualche ombra di troppo sul labbro superiore (ma che cazzo, avevano finito la ceretta?), resta una gran FICA.
Si può dire FICA?
Donna baffuta…
grazie a questo post ho scoperto di aver visto praticamente tutto di LaBute, la cosa interessante è che non me ne sono mai veramente accorto perchè in sostanza nulla di quello che ha fatto mi ha mai spinto a interessarmi a lui, a cercare chi fosse il regista del film che ho visto, a unire i puntini, il che la dice lunga su come impiego male il mio tempo televisivo/cinematografico. Siccome i film anche brutti, me li ricordo, i puntini li unisco adesso: tutti i suoi sono accomunati da una particolare sensazione che, gli va riconosciuto, sa rendere molto bene: il fastidio. Ma non è il fastidio sacrosanto che si prova quando un film tira fuori temi scomodi di cui non si vuol parlare, è piuttosto il fastidio che si prova d’estate, in tenda, quando ti accorgi che nonostante tutti i tuoi sforzi, una zanzara e comunque riuscita ad entrare.
True story: ho partecipato a due addii al nubilato nella mia vita e uno di questi era in un casolare in mezzo al nulla nella campagna.
Ignorerò questo Fear the Night ma mi è venuta voglia di rivedere You’re Next.
#Richiesta Vincent dois mourir aka Vincent must die
Visto ieri sera ,io l’ho trovato una bombetta ,i tipi “che sanno” di cinema lo definiscono una stronzata/poracciata. Sarei curioso di un vostro parere.
P.s. Ho più fede in voi che su gegiù.
mi hai incuriosito, lo metto in lista. ma bada bene che se non mi piacerà…………. boh, amen, non si può vincere sempre
Mi sono reso conto di aver visto uno dei suoi film, Betty Love, tra l’altro molto piacevole da quello che ricordo
Scusate sono completamente off topic ma se non lo dico scoppio:
qualcuno sta pensando di recensire quella bomba di “Blue eye samurai”?
Ma infatti. Per non parlare del Problema dei tre corpi
ma non sono entrambe delle serie?
Si,scusa il ritardo nella risposta, ma visto che a suo tempo furono fatte delle eccezioni meritevoli per The Mandalorian…..
Sinceramente il livello delle rece sta calando… di questa merda non frega niente a nessuno! Chiaro che oltretutto ci sarebbero film molto più interessanti, non è che il 70% di quello che recensite deve essere robetta, ci sono film come la Terra promessa di Nicolaj Archer, c’è immaginary, c’è sopravvissuti, c’è Drive Away Dolls che non ha visto nessuno perchè è stato un flop, c’è Caracas… i film ci sono, siete voi che non li vedete.
Ciao Alfonso! Grazie per il feedback. Guarda, sinceramente, di tutti i titoli che citi l’unico che è davvero in argomento con la roba di cui parliamo normalmente è Imaginary, ma ti posso garantire che è persino più brutto di questo.
Film inutile…perchè recensirlo non l’ho capito… potreste fare di meglio, ma ovviamente no.
Niente tette?
no, solo cannucce a forma di cazzi
Che penuria sta diventando la sezione commenti de i400 calci…Nanni, Quantum e tutti i collaboratori del sito, se siete in ascolto: mille volte grazie per il lavoro che fate con passione, anche e soprattutto quando recensite film che sono il festival del MEH e del MACCOSA, il tempo doppiamente valorizzato nell’evitare certa roba e nello spasso a leggere le voste recensioni.
Colgo l’occasione per due domande: ci sara mai in futuro l’opportunità di avere il calcista ad honorem Leo Ortolani, collega in pectore appassionato dei film di menare e autore degli ottimi IL BUIO IN SALA?
Recensirete il film Il Regno animale di David Michôd?
Non posso partecipare neanche quest’anno ai Premi Sylvester ma ci tenevo a far presente che ho tutti i libri de i400 calci, sempre in attesa del prossimo!
1) ♥
2) guarda se l’ortolani vuole fare una guerst star sui calci non lo fermerò certo io ma da quello che mi pare di aver capito è difficile trovi il tempo di cazzeggiare su queste pagine con tutto il lavoro vero che ha in ballo (già ci baciamo i gomiti che ha disegnato la prefazione al nostro libro!)
3) il film di michod non è mica del 2010? se intendi quello il treno mi sa che ormai è bello che passato. se invece parli del film francese del 2023 che si chiama sempre il regno animale (che però non è di michod), sono curioso di vederlo ma non so mica se è roba nostra
Si, mi riferivo al film francese con l’attore del remake di One Cut of the Dead e i Tre Moschettieri, e con le musiche di Andrea Laszlo De Simone (che ha vinto i César)
nella sua mediocrità (e sono buono) però questo film ha una scena che per importanza lo eleva a capolavoro della cinematografia mondiale
ragazza viene presa da cattivone e le sta buscando, ma come da tradizione riesce a raccogliere un oggetto contundente, lo colpisce e scappa…….MA invece di scappare e basta per essere ripresa dopo 5 secondi dal cattivone, come in qualsiasi altro film rimane per pestarlo come una zampogna finche non smette di respirare , credo la prima volta nella storia del cinema che succede
giuro mi sono alzato in piedi ad applaudire