Walter Hill ha segnato indelebilmente l’immaginario del genere action con uno stile inconfondibile: non ha bisogno di introduzioni ma di celebrazioni. In occasione del suo ultimo film, per la rubrica Le Basi, a voi il nostro speciale più ambizioso a lui dedicato.
Mettiamo una cosa in chiaro, se Walter Hill è stato designato dal sindacato degli sceneggiatori americani come il destinatario del premio alla carriera di quest’anno (il Laurel Award) non è per questo film. Ma neanche lontanamente. È probabile che Nemesi non comparirà nemmeno nella breve filmografia che verrà snocciolata nel consegnargli il premio. A spanne potrebbe non finire nemmeno nei comunicati stampa e se Hill ha un bravo ufficio stampa verrà proprio cancellato.
Eppure Nemesi è un’idea che girava nella testa di Hill dagli anni ‘80, da quando aveva opzionato i diritti della sceneggiatura di Denis Hamill, sceneggiatore poi di scarsissima fortuna, che l’aveva scritta nel 1978. L’aveva rimaneggiata Hill, aveva provato a sistemarla e renderla un film di serie B, qualcosa di pulp e formulaico, ma non ci era mai riuscito veramente. Quelli erano gli anni in cui la stella di Walter Hill era in tramonto e questo film non l’avrebbe rilanciata. La sceneggiatura torna nelle sue mani decenni dopo, pulendo la cantina? Spolverando il soggiorno? Facendo un trasloco? Non si sa, di fatto gli torna in mano, gli piace più di prima ma non ha più gli anni e la potenza per fare un film così. Quindi decide di farne una graphic novel, perché poco prima aveva avuto una buona esperienza scrivendo Bailes Perdues. Per (s)fortuna in seguito trova anche un produttore che ci sta a farne un film, a patto di spendere poco.
Ora bisogna entrare nella testa di Walter Hill, che da decenni voleva girare questo film e che voleva proprio farlo come un film di serie B, quindi con poco. L’accoppiata è perfetta. E c’è pure l’attrice perfetta (e perfetta lo è davvero), Michelle Rodriguez. Lei interpreta un uomo (ahia!), un killer a pagamento che commette l’errore di uccidere, dietro compenso, il fratello di un chirurgo radiato dall’albo che si diletta con esperimenti di chirurgia estrema. Il chirurgo lo fa rapire e la opera cambiandole sesso, per vedere che succede a un uomo che di colpo si sveglia con il corpo di una donna. Fermiamoci un attimo.
L’idea non è male. È effettivamente materia da Jail Bail di Ed Wood, da film di serie C, e il fatto che ci siano i killer a pagamento di mezzo gli dà una spallata nel territorio di Walter Hill, ci inietta la vendetta e tutta una questione su cosa richiede il potersi dire un uomo, anche se nel corpo di una donna. Questo, senza scherzi, poteva essere il film definitivo di Walter Hill, quello che raccontava con scarse metafore il punto di un’intera carriera (che ha avuto momenti sperimentali paragonabili a questo, si pensi a Strade di fuoco). Invece come ebbe a dire Cicciolina Wertmuller nella sua recensione dell’epoca è un film “senza palle”, e giù a sganasciarsi.
Il primo problema dei molti che impediscono a Nemesi non solo di essere il film definitivo di Walter Hill, ma anche solo un film riuscito, è Michelle Rodriguez nella parte iniziale del film, quando dovrebbe essere un uomo. Era stato detto da subito che film andava prodotto con poco ma certo forse si poteva fare un’eccezione e spendere un po’ di più per il trucco che la rendesse uomo! Sono momenti così ridicoli che il film perde la presa sullo spettatore, e non ha poi la forza di riacchiapparlo in qualche maniera in seguito. Tutto è raccontato a posteriori dal chirurgo, Sigourney Weaver, ai poliziotti, altra cosa che non funziona granchè (ma serviva un grosso nome e un grosso nome vuole una parte importante). E quando Frank si risveglia donna almeno sarebbe legittimo aspettarsi un miglioramento del film. E invece…
Non vi starò a tediare oltre con la cronaca minuto per minuto del naufragio, vi basti sapere che quando nella seconda metà arriva la parte d’azione e vendetta (che non c’era nella sceneggiatura ma chiaramente ce l’ha messa Walter Hill perché sennò che giriamo film a fare??), si rimpiange la prima metà e che le parti migliori del film sono quelle che solitamente non appartengono a Walter Hill, cioè le questioni di gender, come quando Frank vuole fare sesso con la sua donna ma deve farlo essendo egli stesso una donna, e quindi dovrà reimparare a relazionarsi e trovare una maniera molto diversa di sentirsi uomo in un corpo di donna.
Quello che però qui forse si apprezza anche di più che in altri film più riusciti è la capacità di Hill, anche in un film che proprio non va, di rimanere asciutto e secco. Se il fare film di serie B fosse uno sport, lui sarebbe un vecchio atleta che nonostante gli anni e la forma ormai andata, ha ancora il tocco e i movimenti giusti. Nemesi ha comunque una scrittura e una capacità di andare dritto al punto, facendo muovere i personaggi a partire dai fatti e dagli eventi e non viceversa, come fanno i film poveri, che riesce a schiacciare l’impostazione “spiegato da Sigourney Weaver” che il film ha. Non è difficile insomma in questo piccolo e modestissimo disastro scorgere come si fa un gran film su uomini duri, l’impalcatura perfetta della situazione pericolosa da cui uscire con destrezza e uscirne cambiati (certo più cambiati di così…).
Ovviamente vi preciso per vostra conoscenza che c’è tutta una questione con la comunità trans che, comprensibilmente, non ha amato l’idea del cambio di sesso dipinto come una punizione o una tortura psicologica. Si potrebbe argomentare che in realtà questo è un film su una persona che sente di stare in un corpo che non è il proprio, e quindi vicino alle questioni transgender, cosa che darebbe forse vita a uno splendido dibattito che tuttavia non si trova qui. La verità è che il film è stato scritto nel 1978 e si vede.
Dvd-quote suggerita:
“Ehi ma questo è il mio film!”
Pedro Almodovar
P.S.: con questo film abbiamo concluso la carrellata integrale sulla carriera di Walter Hill come regista di cinema, ma uno speciale su di lui non può dirsi concluso se non vi parliamo anche del suo fondamentale contributo a uno dei più grandi capolavori di sempre. Ripassate da queste parti anche la prossima settimana.
Certo che rispetto ad altri autori protagonisti di “Le Basi” Walter Hill ne ha fatte di cazzate? Ricordo che questo film non ci andai a vederlo, al grido di no, stavolta solo col nome non mi fregate.
Praticamente lo stesso atteggiamento avuto con l’ultimo Indiana Jones,
Mettiamola così: se giudicate il valore di un artista dal numero di cazzate piuttosto che dal numero e dalla sostanza dei capolavori, non chiedeteci “Le basi: Wes Craven”…
Invece le vogliamo ! Ecco qualcosa che sarebbe interessante! Wes ci ha lasciato da quasi dieci anni! Se avete fatto le basi di Friedkin sarebbe ora che si celebrasse nel bene o nel male anche Wes, per non parlare di George Romero!
@Nanni Però c’è da dire che Wes con le cazzatone ci giocava apertamente e volontariamente, soprattutto da Scream in poi era evidente il suo approccio divertito e meta.
Poi vabbè, a me piacque pure il suo film sui lupi mannari con Christina Ricci che tutti trattano come il peggior film della Storia
Il bello di Nanni è che non se la prende per niente sul personale. A ‘sto punto rilancerei con un “le Basi: Ridley Scott”: possono i primi grandi film alzare la media di chi ha fatto pure Prometheus e renderlo degno di una serie dedicata? Tony>Ridley o sono solo i ricordi delle emozioni provati da giovani quando ormai i 50 si avvicinano inesorabili?
@Gualtiero: no, preferisco ancora i capolavori di Tony a quelli di Ridley, senza contare la media superiore del resto dell’operato e di tante altre cose. Col tempo non solo non ho cambiato idea, ma ho scoperto che non è nemmeno un’opinione controversa. Poi hey, che Ridley a 80 anni e rotti riesca ancora regolarmente a farsi finanziare kolossal ad alto budget gli va ovviamente concesso come traguardo a cui davvero pochissimi arrivano.
Cercando di essere cortese, prendo sul serio la provocazione e dico: infatti non te lo chiedo la rassegna su WC, la chiedo su altri autori che, a mio umile parere, meritano ben maggiormente una lunga e ragionata retrospettiva, Carpenter e Leone in primis
Vabbè la mia era solo una constatazione, non sottintende chissà quale giudizio sulla rubrica, è giusto che Walter Hill, per i capolavori che ha realizzato, sia considerato un maestro e la stessa cosa vale per Wes Craver, che ne “Le Basi” ci starebbe benissimo.
Però ecco, mi sembra pure indiscutibile il fatto che ci sono dei maestri che hanno fatto solo grandi film o quasi, ed altri che invece hanno avuto una buona percentuale di fallimento, magari per sfortuna o circostanze vero, però è cosi.
Poi chiaro, con Leone e Carpenter si vince facile.
Ma sì, il gioco è quello. Gente come Walter Hill aveva un tocco riconoscibilissimo e interessante anche nei flop. Friedkin pure, ed è il motivo per cui vi abbiamo parlato di entrambi. Friedkin riuscì a tirare una zampata finale micidiale con Killer Joe nonostante tutti gli anni ’90 fossero stati un unico buco o quasi, Hill più a corrente alternata nella seconda parte di carriera ma purtroppo senza il gran finale. Discorso a parte su Carpenter: fate la stessa domanda 15 anni fa e lui e Hill erano considerati tranquillamente equivalenti. Oggi uno dei due è decisamente pubblicizzato meglio, nonostante entrambi continuino a ispirare ed essere omaggiati (Driver negli ultimi 10 anni è diventato un intero sottogenere), ma ha più a che fare con i generi di cui si occupano che con la sostanza. Craven invece ad esempio è sempre stato prettamente (e dichiaratamente) alimentare, con indiscutibili sprazzi di ispirazione memorabili. Pure a lui, per la reputazione, giova fare horror invece che action. Detto questo, mi sta salendo la curiosità di vedere la vostra reazione se il prossimo Le basi lo facciamo su Dario Argento…
Io di vostre recensioni sui film della seconda parte della carriera di Dario Argento (chiamiamola così) non ne ho mai abbastanza.
@Nanni Cobretti: apprezzo la risposta molto bene argomentata e puntuale, denota una lodevole punta di riflessione. Dici bene riguardo firma e stile e posso condividere, ma mi ritrovo nel gruppo di chi si ritrova perplesso di fronte alla continua difesa di WH a dispetto delle chiare e numerose stroncature
Poi: In effetti, 15 anni fa la reputazione di Walter e John si equivaleva, ma con una sottile differenza : di Carpenter venivano in mente già allora molti più titoli, di Hill solo pochissimi (e chi li citava magari aveva visto solo “i guerrieri”).
Con il senno di oggi, direi che eravamo in errore: Carpenter aveva una filmografia più lunga e con una media qualitativa più alta ed anche, che è strano a dirsi parlando di lui, più titoli che avevano penetrato l’immaginario collettivo. Walter Hill era, senza polemica, un’altra storia, e adesso la vox populi dice che non aveva una eguale media qualitativa ( e, proprio a fare un confronto, Hill era più integrato nel sistema dei grandi studios)
Dovrei fare un commento apposito per approfondire meglio, ma paragonerei Walter Hill anche a Joe Dante: non è mai riuscito a disaffrancarsi dalla definizione di “il regista di “film impostante””, là dove il film importante era gremlins o i guerrieri della notte
Detto questo: no, per pietà! Argento no! 🙏🏻🙏🏻
Mel, da questa riflessione hai omesso una quantità – che personalmente ho trovato sorprendente – di gente che cita solo i soliti titoli perché, per propria ammissione, non ha proprio guardato gli altri. Altri di cui abbiamo parlato bene. E dei quali non so che dire se non che nel tempo hanno effettivamente goduto di molti meno passaggi televisivi. Se riguardi alla fine non abbiamo fatto più stroncature di quante ne abbiamo fatte a suo tempo a Friedkin. E se riguardi la filmografia di Carpenter dai 90 in poi, trovi tutto sommato un numero simile di titoli “divisivi” (toh, gli manca giusto l’esperienza di farsi levare completamente un film di mano come Supernova).
Ok
Mah… forse le prime basi di Stallone, Milius e Mann ci hanno viziato e ci aspettavamo, oltre alla consueta bravura analitica ed espositiva dei 400 Calci che non ha deluso, anche una serie più lunga di film promossi.
E poi, a titolo puramente personale, gli altri registi citati mi fanno più simpatia.
Boh, forse è solo appunto una questione di ufficio stampa, o il fatto che l’unico film di Hill di cui si parla sempre è “The Warriors”
Peccato, perché “Johnny il Bello” è “ I Trasgressori” sulla carta mi sembrano belli interessanti
Terrò sicuramente conto del fatto che se leggete Le Basi pensate automaticamente (e comprensibilmente) “saranno tutti belli”, mentre personalmente trovo interessante anche vedere come i Maestri navigano le acque meno tranquille.
I miei 2 cents per l’unico sito di cinema che visito ogni giorno e per il migliore critico italiano in circolazione.
Io credo che il problema sia soltanto di una scelta editoriale che ha trattato “indifferentemente” (ossia con pari dignità, almeno in termini di spazio) capolavori seminali del cinema e oscenità inguardabili, senza una soluzione di continuità (con recensioni multiple stile Fury Road, interviste, contenuti extra…) tra Warriors e Supernova. L’impressione che ne ricava il lettore è quella di una carriera costellata di film “sullo stesso piano”; a quel punto è inevitabile che si finisca a usare il bilancino e si perda il valore ponderato dell’artista, per cui una carriera con due film rivoluzionari e una montagna di merda è preferibile a quella di un Edward Zwick.
Pur riconoscendo che alcuni dietro le quinte sono stati molto gustosi, a mio modestissimo avviso non è la soluzione corretta, dal punto di vista critico e – oso dirlo? – filologico. Francis Ford Coppola non è indifferentemente il regista del Padrino e di Jack; o meglio, l’interesse che si può avere per “lo sbaglio” non lo rende meritevole di altrettante attenzioni, se non per comprendere le ragioni che hanno portato a fare quel film. Se un giornalista sportivo dovesse ricostruire la carriera di Arrigo Sacchi alla stessa maniera (a cadenza regolare, dedicando a ogni stagione un peso specifico uguale, concentrandosi tanto sui successi quanto sui fallimento), il 90% dei lettori concluderebbe che è un miracolato e che sì, avrà anche vinto due Champions, ma ha fatto pure perdere la Nazionale Italiana contro il Pontedera…
Non vorrei essere frainteso: è un lavoro molto interessante quello che avete fatto, e non vedo l’ora che inizi una nuova rassegna. Come spunto costruttivo, però, penso che vada rivista la modalità comunicativa. A mio avviso, era stata vincente la scelta fatta con Friedkin, accorpando alcuni titoli minori e fornendone una chiave di lettura univoca.
Adulazioni a parte (grazie), questa è una critica che assolutamente comprendo e accetto. Per certi versi dobbiamo giocare anche su limiti strutturali: se mi interessa spendere 8000 battute per capire cos’è andato storto su La terza madre e scovarne nonostante tutto anche i lati positivi, poi però non riusciamo purtroppo a scrivere un’enciclopedia in sei volumi su Suspiria solo perché la differenza di valore è effettivamente quella. La scelta su Friedkin (e Cronenberg) però era stata differente: abbiamo accorpato non tanto i titoli minori, quanto quelli per noi fuori genere, mentre per Hill abbiamo scelto di dare pari dignità a Chi più spende più guadagna, che non sarà un capolavoro immortale ma è sicuramente molto meglio di Nemesi…
visto per caso tempo fa non sapendo fosse suo…e non mi era dispiaciuto..credo di aver fatto ah! quando googolai il film e il regista..Michelle sarebbe anche brava ..se solo non si fosse infilata nell’abominio seriale di FF dove recita solo coi denti nuovi
“Hai avuto una vita dura: fortuna che è finita”.
BANG!
Cit. – THE CONDEMNED – Stone Cold Steve Austin a Vinnie Jones
Getaway! ?? <3
Alien! (ma anche Getaway, santo cielo che bomba – le basi: Peckinpah è qualcosa per cui pagherei dei soldi)
“Stop, he is already dead!”
Fosse stato il 2024 magari glielo avrebbe prodotto Daily Wire.
Era ora che finisse! Di male in peggio! Veramente Hill alla fine da re dell’action è diventato il re dei flop e delle scoreggie! Film senza peso, recitati male dagli attori e con sceneggiature raffazzonate ed improbabili! Il tutto condito da un mito di una “leggenda” che aimè non è così tale, anzi non lo è mai stato. Per quattro film in croce che ha azzeccato il resto è praticamente un misto di riciclo e spazzatura, e sono buono…
Il finale è veramente scarso…praticamente Hill toppa anche questo con un film mediocre, che per esempio ispira anche La pelle che abito di Almodovar che però è un gran film. Niente da fare, oramai Hill era andato a farsi benedire… il suo stile si perderà con lui.
Domanda di servizio: avete (ri)attivato la moderazione dei commenti? Noto che il form ha dei comportamenti bizzarri.
Non è una valutazione, fate come volete che va bene, è solo per capire come funziona.
@bradlice: noi non abbiamo fatto nulla sulla moderazione. Se mi scrivi in privato e mi descrivi esattamente cosa vedi provo a cercare una spiegazione.
Niente per cui valga la pena sbattersi, semplicemente li vedo apparire molto tempo dopo.
Ok, quella non è moderazione, mi pare che sia la cache che è effettivamente nuova. La stiamo ancora tenendo d’occhio per capire come funziona.
Conviene metterci mano, perché è un bel disincentivo a postare.
Sembra Valerio Scanu
Volevo scriverlo io :D
Lammmmmerdaaaaa!!!
I registi sono un po’ come le macchine dopo un tot non vanno più come prima ,e,pure un triplo tagliando non può riaggiustarle.
Con lui ci son cresciuto , cinematograficamente parlando , e non posso toglierlo dalla lista dei miei preferiti.
Aspetto, qualora vorrete , il “le basi” di Crawen ce ne sarebbero delle belle. Con Sotto shock (Shocker) si farebbe il botto assoluto.
Sotto shock già coperto: https://www.i400calci.com/2012/12/ricercati-ufficialmente-morti-sotto-shock/
Inaspettatamente, le basi dedicate a Walter Hill ha suscitato delle reazioni perplesse e deluse, e io personalmente mi metto nel mucchio dei perplessi, ma voglio provare a contribuire lo stesso alla discussione, anche se sono venuto meno alla ripromessa di vedermi i film che mi mancavano.
Ritengo che di una rassegna su Gualtiero Collina ci fosse bisogno perché questo cineasta soffre, come molti maestri della sua categoria, di un disturbo che io personalmente chiamo “sindrome di Joe Dante”
Vale a dire, ogni volta che si parla di lui lo si fa come “è il regista di X” a dispetto di una produzione molto più lunga e articolata
Nel mio immaginario, Joe Dante è il portabandiera di questa piaga culturale: di ogni suo film si parla come del film del regista di Gremlins, ogni volta che si parla di Joe Dante se ne parla come de “il regista di Gremlins” a dispetto di una produzione lunga e soprattutto ininterrotta (come facevate notare quando parlavate di burying the ex), e soprattutto, proprio perché è il “regista di X” la cosa da un valore culturale aggiunto a ogni suo film.
Ne soffre, come molti, anche Hill, con le dovute particolarità: il suo X è “i guerrieri della notte” e viene citato principalmente per quello e per questo il più delle volte si tende a dare ai film successivi un peso artistico e culturale maggiore del dovuto. E soprattutto, secondo me, tanti si riempiono la bocca con il suo nome dandogli del genio ma probabilmente hanno visto solo “i guerrieri della notte” e nient’altro. Forse solo “Danko”
(Certo, per amor di completismo, dovrei dire che con la generazione z questa cosa sta venendo meno, ma forse è solo una mia percezione)
Ecco, per questo ero contentissimo quando avete iniziato le basi con lui: visto che vi conosco, sapevo che avreste fatto finalmente una analisi puntuale e disincantata della sua filmografia, senza pregiudizi positivi di sorta, un autentico servizio culturale.
Memore anche delle prime basi, che già alla terza edizione (Mann) erano diventate per me l’appuntamento più importante della settimana.
Diciamo che le cose hanno iniziato a prendere una piega inaspettata dopo poche recensioni: anche dalle vostri articoli, sembra che Hill abbia sparato le sue cartucce migliori pressoché subito, per poi intraprendere una carriera convenzionalmente altalenante, come un regista qualsiasi invece che come un maestro riconosciuto.
Non è precisamente così, ma è vero che sembri che dopo“ I Guerrieri” ha alternato titoli medi (“Mississippi adventure”) a progetti interessanti (“ i trasgressori”, “ Johnny il Bello”). L’impressione è che dopo gli anni ‘80 sembri sparita qualsiasi vena personale e, ed è questa la cosa più grave, qualsiasi impronta che sembri degna di un grande esperto di cinematografia, si intende dal punto di vista tecnico.
Soprattutto, ed è questo a lasciare perplessi me e credo tutti noi, nonostante questo continuate a parlarne come con una smaccata indulgenza e ammirazione in cui non ci ritroviamo, a dispetto delle palesi medietà prima e ciofeche poi che ha sfornato, di cui il presente “Nemesi” è un lampante esempio: un film formalmente comune, ma così comune e generico nella grammatica e nella messa in scena che per poco non sfocia nell’essere insulso. Eppure, a fronte di ciò, è come se aveste operato una scelta di campo a sua difesa, degna di un qualsiasi studente alle prime armi, che da critici (e creatori di cultura) intelligenti quali sapevamo che siete, una cosa che non ci aspettavamo.
Qualche recensione fa si parlava del blog di Roberto Recchioni: ecco, lui aveva rilasciato un giudizio anche più cinico sulla filmografia di Hill, nel quale personalmente mi ritrovo di più, dicendo che aveva fatto un paio di lavori seminali e poi un sacco di cose in cui il suo lavoro valeva quanto quello di qualunque altro.
Insomma, io personalmente mi sento vittima di una dissonanza cognitiva: ha fatto un mucchio di cavolate comuni, ma continuate a parlarne come di un autore acuto.
Forse è che avevo anche pretese troppo alte: come ho già detto, le prime basi (Stallone, Milius, Mann) ci hanno dato standard troppo alti, con delle serie ininterrotte di film belli commentati da serie di articoli ininterrottamente belli, approfonditi, bene argomentati e acuti.
Qualche commento più su, Nanni Cobretti si è bene espresso sul perché si stia facendo una tale disamina dei suoi titoli meno riusciti (due volte!) e devo dire che gli do ragione: è interessante vedere un artista nei suoi lavori meno brillanti, ma rimane l’impressione che ve la siate giocati male. Sono della corrente per la quale forse era meglio fare dei post cumulativi.
Detto questo, non voglio solo smontare e voglio provare a fare qualcosa di costruttivo
Provare a vedere se i suoi lavori si possono vedere da un altra prospettiva
Faccio il tentativo di offrire una maniera alternativa di raccontare l’autore Walter Hill: egli ha chiaramente un immaginario prettamente statunitense anche nella messa in scena e nella grammatica del racconto visuale, un modo di rappresentare che vuole essere diretto, scarno, secco e essenziale.
Dico rappresentare e non narrare perché credo che Hill non sia un abile narratore, è più un artista e regista performativo che narrativo.
E qui tornano utili i paragoni: narratori lo sono Stallone e Spielberg o altri, Hill è più fra quelli che sanno dirigere e dare valore a un copione, ma hanno bisogno di uno sceneggiatore bravo. Parlando di paragoni, è una cosa di cui mi ero reso conto anche con Wright senza Joe Cornish in “Baby Driver”
Hill non ha un range altrettanto ampio di registri narrativi, non è un Robert Towne che ti sa scrivere Chinatown a Pasqua e Uno sparo nel buio a Pasquetta.
Hill si muove a suo agio nella tradizione americana di uomini dai metodi spicci, sa trattare L’hard boiled e le storie di criminali (anche nel vecchio west) e cerca di rappresentarle con la stessa essenzialità dei suoi personaggi. Per questo ricorre a personaggi/archetipi, denotati per lo più solo dalla loro funzione narrativa.
Ecco, adesso sarebbe Interessante analizzare gli effetti di ciò sul lungo andare: agli inizi andavano bene, quando Hill era un giovane artista rampante degli anni ‘70, con una impronta forte e soprattutto perfettamente allineato alla cultura di quel tempo. La cosa gli ha permesso anche di addentrarsi ben bene nel sistema degli studios (di nuovo a far paragoni: a Carpenter questo non è riuscito altrettanto bene).
Poi le cose sono cambiate, e l’impressione mia è che, nel suo essere fedele a se stesso (stima), molte cose si sono arrugginite. “Undisputed” può esserne un esempio: ricorre così tanto agli archetipi che si è dimenticato di dirigere personaggi, anzi, qui ritorna utile un paragone, con Mann: questi ha l’esistenzialismo con cui riempire i suoi personaggi dediti ad una funzione, ma questo è un aspetto che Hill ha sviluppato di meno.
Nel mentre veniva sempre più ignorato dagli studiosi e l’abilità visiva perdeva potenza, senza appunto altro a riempirla, e così successe un’altra cosa di cui “Nemesi” è l’esempio: non è più allineato con la cultura contemporanea, è rimasto agli anni ‘80!
Diciamo che ciò che all’inizio era la sua forza poi si è arrugginita in debolezza.
Ma ogni fancalcista che si rispetti sa che a lui si devono molte opere basilari di quando era all’apice: “Driver l’Imprendibile”, “I Guerrieri Della Notte”, “48 Ore” che è imprescindibile!
Potrei fermarmi qui, ma il gioco dei paragoni mi ha preso: ti fanno capire perché Spielberg è Spielberg e perché sia a tutt’oggi culturalmente rilevante
Anche Tim Burton è massacrato nella sua filmografia più recente, ma su di lui ci si avventa di più e questo ti fa capire che fenomeno culturale sia stato: Hill viene massacrato in sordina, perché il grande pubblico lo ha messo da parte da un sacco di tempo, Timmy invece è un cineasta ancora vivo, anche quando fa ciofeche, e quindi le sue brutture fanno più rumore nella società
Spero di aver contribuito in qualche modo. Passate una bella pasquetta
Buona Pasquetta Mel! L’importante è che ti sei accorto che hai scritto “credo che Hill non sia un abile narratore” nei commenti di un post che inizia con la notizia che Walter Hill ha vinto il Premio alla Carriera come sceneggiatore (sceneggiatore, non regista) dalla più prestigiosa associazione hollywoodiana in merito. Premio che gli è stato dato precisamente la settimana scorsa. Occhio quando entrate nei tunnel che perdete la vista laterale…
Stavo per dire “porca miseria che figuraccia” ma ci ho ripensato e non ritratto.
Rimango sulla mia posizione e credo, in tutta onestà, per quello di suo che ho visto, che chi gli ha assegnato tale premio ha preso un abbaglio
Altro commento per dire altra cosa: le Basi a me piacciono molto e evidentemente non solo a me, e credevo che altri avessero la precedenza di essere loro oggetto.
Ma non sarebbe male tornare anche agli speciali per vedere esaminati altri cineasti.
Tutto questo per dire che comunque apprezziamo molto i vostri lavori di rassegna e ci piacerebbe vedere altri nomi oggetto delle vostre considerazioni.
Insomma: adoriamo come lavorate e ne vogliamo ancora 🙂🙂
Ma questo film sembra inventato per una parodia… come ho fatto a perdermi la notizia della sua esistenza?
@Nanni: grazie per il tempo che dedichi alle risposte, a volte i commenti sono interessanti quanto il pezzo.