Danielle Harris, Danielle Harris.
Non credo di esagerare se dico di avere un rapporto speciale con Danielle Harris.
Quando l’ho conosciuta ero poco più che un ragazzo, lei faceva la figlia di Bruce Willis in L’ultimo Boyscout e mi ci volle pochissimo per capire che il barometro della mia rispettabilità, se e quando fossi diventato adulto, sarebbe consistito nella capacità o meno di tirare su una figlia cazzuta come lei; ho seguito con orgoglio misto apprensione la sua carriera da scream queen, domandandomi se mangiasse abbastanza e mettendole a disposizione il divano di casa mia ogni volta che veniva a girare a Milano, e ho soprasseduto a scelte magari non proprio felicissime come quella di frequentare quei due balordi di Michael Biehn e sua moglie Jennifer Blanc e sporcarsi la fedina penale con un film imbarazzante come The Victim; le ho alzato cinque altissimi quando me la sono ritrovata a fare la ragazza cazzuta nella trilogia di Hatchet e quell’immancabile volta in cui siamo usciti assieme, lei ha bevuto un po’ di più e sarebbe potuto succedere qualcosa, mi sono comportato da signore e non è successo assolutamente niente.
Insomma, voglio bene a Danielle Harris come ne vorrei a una sorella minore, anche se ha 10 anni più di me e se avessi una sorella figa, siamo onesti, molto probabilmente cercherei di farmela. (Avviso per la mia famiglia che mi legge: è tutto a posto, da dove scrivo è legale.)
Il che significa che non potevo in alcun modo perdermi la tappa obbligata di tutte le attrici fighe che non hanno più 20 anni e iniziano a non averne più neanche 30 — il debutto alla regia.
Beh, che dire.
Cosa non si fa per amore fraterno.
La cattiva notizia è che è una dimenticabilissima puttanata.
Quella ancora peggiore è che Danielle non ha smesso di frequentare quei due disgraziati dei coniugi Biehn.
Among Friends è la classica prima pellicola di chi sente di dover assolutamente dimostrare qualcosa, quel qualcosa che nella fattispecie è “le tette non mi stanno più su come un po’ di anni fa, ma ho tante cose da dire”, il che è estremamente problematico quando non hai assolutamente nulla da dire. Pretenzioso, tutto teso a sfoggiare coraggio, spregiudicatezza e idee “interessanti” per poi trovarsi con una di quelle trame che trovi in omaggio con le patatine.
Si apre con una sequenza che farebbe arrossire un regista di Gossip Girl, in cui il più triste assortimento di comparse bruttine — scelte, a occhio e croce, per non far sembrare troppo cessa Jennifer Blanc (missione fallita comunque) — si concia come se dovesse andare a un prom negli anni 80 e si infila in una limousine per recarsi alla festa organizzata da un’amica eccentrica. Qui, tale amica eccentrica — una Alyssa Lobit che figura anche come sceneggiatrice — si rivela la classica matta del cazzo che secondo l’usurata tradizione di Saw e derivati si sente in diritto di drogare gli amici, legarli alle loro sedie, metterli l’uno contro l’altro e torturarli a morte (sullo stessissimo argomento: Would You Rather, recensito neanche un anno fa) perché comunque se lo meritavano visto che facevano tanto gli amiconi ma sotto sotto erano persone orribili.
YAWN.
Sarà che ho un problema con la mancanza di originalità, sarà anche che coi torture ho una soglia di sopportazione bassissima delle scene in cui non accade dell’effettiva tortura, per dire, ho avuto dei cali d’attenzione drammatici durante Ichi the Killer e sono riuscito a vedere Hostel solo perché facevo zapping e l’ho trovato già iniziato, ma una volta che hai minacciato di strappare la lingua a una, non è che puoi tirarti indietro e buttarla per tre quarti d’ora sul compitino di sociologia che la ggente sono tutti animali e messi alle strette e/o non visti si comporteranno di merda.
Sì, per carità, c’è quel tanto di sangue e dita mozzate che basta per poter dire ciao a qualunque possibilità di proiettare il film all’infuori del circolo dei festivallini dell’horror, circolo che ha accolto Among Friends stranamente bene proprio in virtù del suo essere “camp”, semplice e spaventosamente prevedibile, ma mi vengono in mente almeno una decina di altri titoli usciti negli ultimi 5 o 6 anni che a parità di budget, risorse e inesperienza di chi li ha fatti, riescono ad essere più nuovi e più interessanti di così (uno a caso, sempre a proposito di gente inchiodata a una sedia, torturata e vestita da prom: guardatevi The Loved Ones).
Simpatiche le varie comparsate, ma anche grazie al cazzo, mi verrebbe da dire: sei Danielle Harris, conosci chiunque, mi stupisce che non hai invitato pure Roseanne Barr. Comunque: c’è Kane Hodder che fa l’autista della limousine e accenna qualche passo di danza e, in quella che è forse l’unica scena davvero divertente di un film infarcito di wannabe humor nero, uno dei personaggi, strafatto di funghetti allucinogeni, si convince di essere sul set di un film e prima vede Xavier Gens nei panni del regista che urla ordini in francese a tutti e poi Michael Biehn in persona, nel ruolo di se stesso, che si chiede come abbia fatto la sua carriera a finire in questa maniera. Almeno lo sa anche lui.
DVD-quote
“Vabbè, Dani, andrà meglio la prossima volta, dai.”
Quantum Tarantino, i400calci.com
“Incest” è un must delle mie ricerche su youporn. Ergo quoto Quantum!
@rocco: bravo, settiamo subito il tono della discussione
Ok…diciamo che è più facile trovare materiale italiano sull’argomento. In america sono più bacchettoni e quindi se la cavano con il trucchetto “step-mom” o “step-dad”.
Premetto che noto in chi ci propone torture story una grossa difficoltà, quella di uscire dagli schemi di massima del genere o di chi li ha preceduti… Considero Saw un importante capitolo, anche se limitarlo al torture sarebbe ingiusto! In pochi altri casi si è riusciti a proporre dinamiche rilevanti o idee significative…
Di Hostel ricordo l’impressionante prima mezz’ora, sembrava un soft teen porn…credevo di aver sbagliato sala!!!!
Beh, visto che si parla di Hostel.
Premetto che ho letto il gran pezzo di Nanni e non posso che sottoscriverlo.
Hostel lo andai a vedere con il malefico Cuniberti. Un mio ex compagno di scuola che aveva progettato di rapire la classe travestendosi da autista del pulmino delle gite per poter torturare tutti a morte. Tranne me, ovviamente, in quanto ero considerato l’eletto, il complice necessario.
Durante la visione il malefico Cuniberti ghignava e si sfregava le mani, mugghiando di gioia. Quando finalmente il film è entrato nel vivo delle torture ha iniziato a indicarmi lo schermo per dirmi “Vedi! Vedi! avevo ragione !!”. Era convinto che il film sancisse la validità del suo progetto e fosse una guida da cui trarre spunto.
Ora, che la figlia di Bruce si sia messa a fare filmozzi di dita mozzate ok, ma quello che vorrei sapere è: Si vedono genitali sezionati ? intestini in azione ? occhi fuori dalle orbite ? Perché altrimenti ho già visto Hostel con il Cuni (che ha rappresentato un supplizio di per sè) e rischio di annoiarmi.
Cordialmente, Ciobin.
@ciobin:ma il Cuni è poi riuscito a realizzare il suo sogno contro mille difficoltà?
Fosse almeno gnokka ‘sta Harris… vabbé che donna nana…
@Bruce Beh, no. Ci ha pensato l’eroina. Ha decimato la classe. Il Cuni è rimasto molto deluso e per consolarsi è diventato un contractor. Ogni tanto mi chiama su Skype per dirmi che può fare come in Hostel e in più lo pagano.
@Lollo Nana ? Non è la prima cosa che mi viene in mente.
http://starsmedia.ign.com/stars/image/article/115/1155411/danielle-harris-20110314015133166-000.jpg
A quanto pare la Harris è co-regista in un film del 2008 mai sentito: Prank
http://www.imdb.com/title/tt1218509/?ref_=nm_flmg_dr_2