FINALMENTE.
È questa la parola chiave.
Bazzico i festival di cinema da anni e ne ho visti tanti, ma uno esclusivamente dedicato all’action mi mancava.
Qualcosa qua e là, un sacco di festival genericamente “di genere”, tanti che “includono” l’action, qualcuno che piuttosto vira per nicchie specifiche come le arti marziali.
Ancora nessuno che mette “action” nel proprio nome e nient’altro, e che per far capire bene cosa intende inaugura con Die Hard e chiude con Con Air.

Ci voleva tanto?
Ora: sì, ci sono svariati per cui questa cosa non è successa prima.
Qualcuno è comprensibile, qualcuno per un cazzo.
È comprensibile se si fa notare che l’action è un genere tendenzialmente popolare e costoso, e che non esiste esattamente un sottobosco underground florido come può essere quello dell’horror. Sabato pomeriggio, durante un panel dedicato a come girare un action low budget, è stato detto: l’action è tensione e spettacolo, e lo spettacolo tendenzialmente costa. Puoi toglierlo e lasciare la tensione, ma a quel punto… è ancora un action? O un thriller? Non tutti hanno la creatività e/o l’incoscienza per girare Interceptor o El Mariachi.
Ma ecco: il London Action Festival, alla sua primissima edizione, ha già un’idea di cosa effettivamente andrebbe fatto.
Nessun film nuovo (per ora, immagino), ma:
- classici indiscutibili e la possibilità di parlare direttamente con chi li ha realizzati;
- panel, interviste e masterclass che evidenziano il mestiere e l’arte che ci sta dietro, ruolo per ruolo, a partire da quello che ancora oggi viene scandalosamente tenuto fuori da tutti i maggiori premi mondiali, ovvero gli stuntmen.
Vi divido la breve cronaca in quattro sezioni.
JOHN McTIERNAN

Sì. Sei tu. Sei John McTiernan.
Una scelta ovvia come ospite deluxe, sicuramente non facile da realizzare, ma che cazzo di ospite spettacolare.
Cioè, esistono statement più grossi e inequivocabili che aprire con una proiezione Die Hard seguita da un Q&A con John McTiernan? E se ci si aggiunge uno show d’apertura di Robert Davi in persona che esegue classici dello swing, chiudendo obbligatoriamente con Let It Snow (trovate un assaggino sul mio profilo Instagram)? E finché John è nei paraggi, perché non assegnargli una giusta targhetta di riconoscimento al merito e fargli commentare anche Predator visto che sta per uscire un prequel?
John non è una persona facile da decifrare – digli che i fratelli Russo lo citano spesso come loro ispirazione e lui ti risponde “sinceramente non me ne può fregare di meno” – ma se si azzecca l’argomento giusto tira fuori chicche imperdibili.
È piuttosto abbottonato su Predator, la sua prima esperienza ad alto budget, in cui era probabilmente troppo impegnato sul lato pratico e una lavorazione notoriamente avventurosa per sentirsi davvero coinvolto in quello creativo. Ha raccontato della breve esperienza di Van Damme nei panni del mostro e di come il problema maggiore fosse che non gli avevano detto che si trattava di un costume integrale, per cui lui finché era lì l’ha provato lo stesso, ma apparentemente ha reagito facendo partire una lunga sequenza di bestemmie in francese ed è stato rimandato a casa con le scuse; ha raccontato di come il finale originale del film fosse quello successivamente visto in Predator 2, con Arnold che sarebbe dovuto entrare nell’astronave del Predator e relativa sala trofei, ma che c’erano problemi di budget, tempistiche e scarsa convinzione per cui il finale che si finì per girare – quello col Predator che si autodistrugge – gli arrivò una notte in cui sognò di essere uno dei tester della prima bomba atomica insieme a Oppenheimer; il mio contributo è stato chiedergli se Shane Black fosse stato assunto per aiutare con la sceneggiatura – controversia spesso negata perché contrattualmente non pulitissima – e John ha ammesso di sì, raccontando che fu un’idea sua aggirare le regole e assumerlo come attore per averlo sempre nei paraggi (ma senza specificare a cosa finì per contribuire a parte scriversi il suo personaggio da solo).
Die Hard, inizialmente rifiutato perché lo script originale era troppo dark, fu un progetto per lui molto più appassionante, ambizioso e personale. Per lui un vero e proprio film politico, ma anche un film di Natale a tutti gli effetti in quanto secondo lui fu proprio l’aggiunta dell’elemento di distrazione di ambientarlo a Natale a permettergli di realizzarlo come intendeva. Fu sua l’idea di trasformare i terroristi in ladri per renderlo più leggero, fu sua l’idea di contestualizzare il sarcasmo di Bruce Willis nel trauma della situazione per renderlo più empatico, e anche l’idea di riempire il film di gente che spara continuamente e quasi sempre a vuoto per dare l’impressione di violenza senza glorificarla. Uno di quei Q&A che sarebbero dovuti durare ore.
SIMON WEST

Quest’uomo ha diretto un film in cui Nicolas Cage ha il personaggio meno pazzo di tutto il cast
Altro sport. Come tanti negli anni ’90, Simon West veniva dai videoclip (suo su tutti quello di Never Gonna Give You Up) e dalla pubblicità, e Con Air fu il suo primo lungometraggio. E quale situazione migliore dell’avere un Jerry Bruckheimer al fianco che ti dice semplicemente “fallo più grosso che puoi” e stacca tutti gli assegni che servono per renderlo possibile? La storia di Con Air è per certi versi quella della palestra migliore desiderabile, con un cast corale di prime scelte. L’aneddoto migliore ovviamente è per Nic Cage che sceglie il suo personaggio guardando le foto dei prigionieri di Folsom e insistendo per il mullet e per i baffoni a manubrio (gli concessero solo il mullet) e facendo aggiungere la sua backstory a uno script che altrimenti iniziava dritto con la gif animata di lui che si gode la brezza tra i capelli. Sul film vorrei dire mille cose e lo farò prima o poi in separata sede (incredibile che non l’abbiamo ancora fatto in realtà l’abbiamo già fatto).
STEVEN PRICE

L’uomo che ha dato un suono allo spazio
Steven Price, compositore premio Oscar di Gravity, collaboratore abituale di Edgar Wright, si è portato dietro il music editor Brandon Farmer e ha tenuto una vera e propria masterclass in cui ha analizzato tre scene da film a cui ha lavorato facendoci sentire le tracce separate degli elementi che compongono il suo score. Davvero extra-lusso. Dopo cotanta lezione di equilibrio fra i vari elementi dell’impatto sonoro di un film, non ho potuto esimermi dal cogliere l’occasione per fare una cosa che volevo fare da tempo: sputtanare un vecchio video di Every Frame a Painting. Gli ho chiesto la fatidica domanda: come mai le colonne sonore di oggi non hanno più quelle belle melodie memorabili di una volta? E sì, da una parte è moda, ed è giusto e fisiologico dopo anni e anni a copiare John Williams che si passasse a provare a trattare gli score in altro modo; dall’altra, come ho sempre sospettato, è questione di equilibrio fra gli elementi, e non sempre c’è lo spazio per una colonna sonora invadente, specie oggi quando grazie alle continue innovazioni tecnologiche puoi riempire lo schermo di mille cose e c’è sempre meno bisogno di un elemento esterno che prenda prepotentemente il sopravvento riempiendo vuoti che sono sempre più ristretti. Sono molto soddisfatto. Lentamente stanno tornando – specie dopo che gli Avengers ci hanno messo 20 film di rincorsa per regalare un inaspettato momento memorabile al loro tema – ma sarà difficile tornare davvero a quei tempi.
GLI ALTRI PANEL

I veloci e furiosi.
Davvero molte cose interessanti a coprire i diversi ambiti di come si costruisce un film d’azione, o assaggini in anteprima di cose promettenti come School Fight e la seconda stagione di Gangs of London. Per quel che mi riguarda imperdibili Mike Fury, Jude Poyer e Joey Ansah che parlano di coreografie di combattimenti spendendo ovviamente metà panel su Jackie Chan. Spettacolari anche Rick English, Lloyd Bass e Stephanie Carey a illuminare su un settore che ho personalmente coperto un po’ meno, ovvero quello degli stunt automobilistici. Dal pubblico è partita una domanda su Tom Cruise, e Lloyd Bass ha giustamente evidenziato che quando un attore spinge per voler fare i propri stunt da solo il problema non è tanto chiedersi se ne sarà capace o meno, ma quante possibilità abbia di fare tutto perfetto al primo colpo (e ovviamente incolume) per non far perdere tempo alla produzione, notando che Tom è nell’invidiabile posizione di potersi imporre e pagare per eventuali contrattempi.
Che dire, in conclusione, se non che spero fortissimo che l’iniziativa prosegua dritta e spedita anche i prossimi anni?

Io ho già avuto il mio Natale.
P.S.: come ogni estate, i400calci si prendono una breve pausa per ricaricare le pile. Le recensioni scritte si interromperanno fino a ferragosto, ma le nostre dirette su Twitch continueranno puntuali come se nulla fosse due volte a settimana, e stasera in particolare alle 21 (tra le altre cose) approfondirò la mia esperienza al London Action Festival. Non mancate!
Bell`evento davvero. Mi torna in mente quando il Torino Film Festival dedicava monografie ai vari Milius, Friedkin, Landis, Carpenter… bei tempi.
Io avrei una domanda riguardo McTiernan: lo so che e` rimasto impelagato in una brutta vicenda (du cui lui e’ stato anche responsabile) sei e’ fatto un anno di prigione, credo. Ma si e’ ufficialmente ritirato, non lo fanno piu’ lavorare e c’e’ dell’altro?
Secondo me è un misto di 1) probabilmente ha ancora qual che strascico legale (si è fatto un anno su una denuncia, ma non era l’unica in cui era coinvolto) e 2) personalmente mi dà l’impressione di non avere troppa voglia di tornare.
Grazie della precisazione. In effetti, con tutto quello che ha passato, e considerando l`eta’, capisco che non ne abbia piu’ voglia. Peccato perche` si e` ritrovato la carriera troncata quando avrebbe potuto lavorare tranquillamente per altri vent’anni.
Che bello! Due domande per te:
1) che cosa intendi per “sputtanare” il video di EFaP?
2) a proposito di gente del mestiere che valorizza gli stunt, lo segui il canale di Corridor Crew?
Un abbraccio e buone vacanze!
1- È un video con cui concordo finché se la prende con le temp tracks, ma che trovo superficiale quando analizza la situazione “temi musicali memorabili”. Non ce n’è bisogno come fanno credere, sono un elemento invadente a cui devi fare molto spazio altrimenti soffoca altre cose che stanno succedendo sullo schermo invece che evidenziarle, e mi sembra che non prendano abbastanza in considerazione il contesto. Ma ti faccio un altro esempio banale: metti che ogni Avenger abbia il suo tema personale predominante e iconico: riesci a immaginare la cacofonia schizofrenica a cui sei costretto quando poi arriva Endgame e li devi suonare tutti?
2- Li conosco ma ammetto di non seguirli come dovrei, seguo altre cose tipo Art of Action di Scott Adkins o il podcast Cunning Stunts
Grazie della chiarissima risposta. Sul video di EFaP concordo in pieno, infatti mi chiedevo se fosse anche quello il tuo sentore. Su Corridor Crew ti consiglio almeno gli episodi in cui hanno gli stunt men in studio, ce ne sono almeno un paio proprio con Scott Adkins.
Da collezionista di OST di genere ho sempre pensato che la crisi del leitmotiv melodico e il successo dell’ambient spesso “sound-designito”, al più tecno sinfonico a-la Zimmer, sia una conseguenza della mutata concezione del fruitore di cinema di genere in rapporto alle nuove tecnologie di ripresa immersive: non più spettatore pseudo teatrale da distrarre dalla quotidianità facendogli percepire di assistere a un evento (a meno di non chiamarti Hitch…) ma “attore” da far “stare” nello spettacolo, e la musica melodica è a tal fine un orpello distraente, che ricorda l’artifizio di una messa in scena; l’audio nelle sale si è evoluto in tal senso e l’innesto nel cinema contemporaneo del mockumentary come visione parallela ma totalmente immersiva di un qualsiasi soggetto di genere horror/scifi/action (e senza musica), ha rappresentato una evidenza lapalissiana di questo trend.
Sì, alla fine sono tanti elementi, incluso quello che dici. Una volta non potevi permetterti chissà quali effetti speciali per cui la musica diventava un motivo di intrattenimento in più di cui oggi c’è meno bisogno. Un tema melodico diventava memorabile anche perché durante il film te lo sparavano a ripetizione per riempire i vuoti. Oggi ce lo puoi anche rimettere, ma se vuoi dare qualcosa di nuovo ed emozionante al pubblico non lo fai con la musica, cerchi altrove e giustamente come dici cerchi di mantenere l’attenzione sulla storia e su quello che accade a schermo, dopodiché lo spazio visivo/sonoro lo riempi più facile e gli spazi diventano più ristretti a meno che non decidi creativamente, in maniera old school, che la melodia portante è parte integrale della tua visione (forse Mandalorian l’esempio più classico spuntato negli ultimi anni, anche se la tv ha tempi diversi). I pernacchioni di Zimmer in Inception sono veramente il trend simbolo di questi tempi in cui il ruolo della musica è cambiato.
Bellissimo. Ma il pubblico di un evento del genere chi è? Immagino una proporzione 60/40 percento addetti ai lavori/appassionati?
E a proposito di stime: su Twitch vi state portando dietro i calcisti storici? O state acchiappando un nuovo pubblico? Puoi fare valutazioni o sei del tutto al buio? Onestamente lì vi ho un po’ persi, e c’è poi anche il fattore che la mole di roba da recuperare è troppa, perciò ho mezzo rinunciato. Però mi ci avete fatto buttare un occhio e, pur con tutti i limiti, sembra che questo degli streaming sia un territorio relativamente incontaminato e vergine che ripropone un po’ dell’anarchia che dovrebbe avere internet. Fico.
Buone vacanze a tutti, cmq
Dipende. Ai panel ci vanno gli appassionati veramente durissimi insieme agli addetti ai lavori e agli aspiranti tali, ma a vedere Die Hard, Predator e Con Air tiri su 400 persone come ridere. Qui a Londra c’è il Prince Charles che è un cinema del centro che campa praticamente di quella roba lì (nel senso dei classici di repertorio). Per Twitch è presto per fare valutazioni, sono semi-vergine io per primo e per quanto mi stia divertendo sempre di più ci sono ancora tantissime cose che potremmo provare a fare a vedere che effetto fa prima di dire che sta funzionando in un modo piuttosto che un altro. Non posso che incoraggiarti…
Capo ma su Con Air mi sa che avete fatto già un pezzo….https://www.i400calci.com/2017/05/air-20-anni-botte-botti-nicolas-cage-canotta/
Bellissimo festival, McTiernan un regista che meriterebbe un le basi tutto suo.
A questo punto esponetevi e organizzatelo voi in Italia!!
Urca grazie! Su 5000 articoli pubblicati in 13 anni capita che me ne dimentico 4 o 5, quello era evidentemente uno…
E ci mancherebbe! Lo ricordavo perché mi piacque molto ed il film pure di più!
L’idea del festival però svillupatela! Siete troppo forti e vi verrebbe benissimo
Grazie per aver condiviso le domande e risposte su “Predator” : ho sempre considerato l’effettivo contributo di Shane Black materia di di dibattito.
Il punto è che la mia impressione è che si sia sempre mitizzato e gonfiato il suo lavoro per quel film.
Fino a ieri, se mi fosse stato chiesto, avrei invitato a ridimensionare la reale quantità di sue battute finite nel film finale, in risposta a chi afferma (senza fonte certa, è questo il punto) che praticamente tutto il film sia stato scritto da lui: l’unica certezza è che si era creato le battute di Poncho. Per il resto, ho sempre pensato che fosse speculazione e mi ero convinto che non avesse fatto più di quello.
Ma le affermazioni di McTiernan che leggo qui, personalmente, riaprono i giochi! Rimangono due certezze: si è scritto il proprio personaggio e il resto del suo contributo rimarrà ancora per un po’ un mistero
Volevo fermarmi, ma siamo in tema: questa settimana esce un nuovo Predator, che una volta tanto sono ottimista, e vi fermate con le recensioni scritte? Peccato! Immagino che sarà tema d’obbligo su Twitch, ma non è la stessa cosa!
Ne scriveremo comunque al volo appena riapriamo…
Adesso però hai acceso la curiosità sullo script originale di “Die Hard”, giudicato troppo dark!
Immagino fosse semplicemente fedele al libro: https://www.amazon.it/Nulla-eterno-Roderick-Thorp/dp/8845411753/ref=sr_1_15