Ok, facciamo un passo indietro.
Al 2017.
Quando è uscito Blade Runner 2049.
Ve lo ricordate Blade Runner 2049?
Perché io ricordo che mi piacque il giusto, ma confesso che da allora non mi è mai venuta voglia di rivederlo. Forse dovrei. Anche solo per mettere a tacere quella vocina nel mio cervello che mi sta assillando da 10 minuti con la domanda: «Sicuro-sicuro che fosse bello? Non è che magari era più interessante che bello? E non è che magari alla fine avevo ragione io?». Sì, perché più ascolto quella vocina e più mi rendo conto che è quella di un mio vecchio amico con il quale al tempo duellai dialetticamente in difesa di Villeneuve, mentre lui lo condannava senza pietà.
Forse era davvero più interessante che bello quel Blade Runner lì.
Era interessante per come si infilava a gamba tesa nel discorsone sul rapporto tra essere umano e intelligenze artificiali che la fantascienza di inizio anni Dieci del Duemila stava portando avanti: l’affermazione cioè che il robot è migliore dell’uomo, è una condizione desiderabile, vogliamo trasformarci in macchine per evolverci, anche perché ormai ci innamoriamo dei software, in certi casi ci facciamo pure del sesso. Lei, Humandroid, Ex Machina, le prime stagioni di Black Mirror. Tutta questa roba parlava di queste cose qua. E quindi chi se non il sequel del film che per primo, nel 1982, si chiese se gli androidi sognano pecore elettriche, poteva dire la sua al riguardo?
Forse dovrei chiamarlo quel mio amico per dirgli: guarda, non sono d’accordo col fastidio che provi per Blade Runner 2049, fastidio che in sei anni spero ti sia passato, ma forse non avevi del tutto torto quando mi dicevi che lo stavo esaltando troppo, e più per caratteristiche legate ad un quadro generale sulla direzione che stava prendendo la fantascienza, che per effettive qualità del film.
Te lo dico, caro vecchio amico che magari in questo momento stai leggendo questo pezzo, perché ieri sera sono andato a vedere The Creator e voglio rassicurarti: il nuovo film di Gareth Edwards si infila alla grandissima nel grande discorsone sci-fi sulla fine concettuale della rage against the machine per tutta una serie di cose ammirevoli, ma questa volta non basta per avere il vecchio Terrence come avvocato difensore.
SIGLA!
Spiace parlare male di Gareth Edwards, da queste parti gli vogliamo un gran bene. Per questo, questo e quest’altro motivo. Ma The Creator è esattamente il film privo di fantasia e inventiva che ti aspetteresti da qualcosa che porta un titolo così poco fantasioso e inventivo. Cioè, dai, ma che titolo pigro è The Creator? Sembra uno di quei titoli che ti segni su un pezzo di carta come prima roba che ti viene in mente ma tranquilli, è solo una bozza, vedrete che mi verrà qualcosa di meglio. Poi siccome non hai trovato nient’altro che True Love (giuro, inizialmente il film doveva chiamarsi così), alla fine dici:
– Vabbè, dai, chiamiamolo The Creator e buonanotte.
– Ma Gareth…
– Sì, lo so, lo so che abbiamo diviso il film in capitoli e quindi se lo chiamiamo così allora si chiama come il primo capitolo. Oh, amen, non ho nessuna voglia di trovare un altro nome per quel capitolo.
E il bello è che il creatore, la figura intorno alla quale gira tutta la storia, nel film viene chiamato con un nome particolare, credo sia sanscrito, al punto che The Creator si apre con la spiegazione di tale parola, che tradotta significa più o meno “creatore divino”. Questa parola è Nirmata. Cazzo ma chiamalo Nirmata, no? Che cazzo lo chiami The Creator, ma sei scemo? Immaginate il trailer:
Astronavi! Robot! Fughe! Esplosioni! Buio…
N
I
R
M
A
T
A
Opporcocazzo ma che vuol dire?? Ma che significa?? Ma io corro in sala!!

Puoi dirlo forte, Fry
Lo so che può sembrare una sciocchezza di cui solo un bastardo&pignoloTM come me potrebbe lamentarsi, però è proprio qui il punto della faccenda: The Creator è qualcosa di talmente noioso, insipido e prevedibile che l’unico modo che ha per tenere alta l’attenzione, e lo fa appunto sin dal titolo, è farci immaginare le mille strade che avrebbe potuto battere per tirare fuori un briciolo, uno straccio di originalità.
Nella sua estenuante e inspiegabilmente eccessiva durata, The Creator ci racconta di un futuro distopico in cui esistono i robot, sono dotati di intelligenze artificiali e sono sempre più simili a noi, infatti a un certo punto fanno quello che molti di noi hanno pensato di fare dopo l’ennesimo film di merda prodotto a Hollywood: lanciano una bomba atomica su Los Angeles. Questo porta inevitabilmente alla guerra, una guerra dove pare esistano solo gli Stati Uniti da una parte e la Nuova Asia dall’altra, rea di concedere asilo politico a tutti i robot. Ed è qui che facciamo la conoscenza del nostro eroe, Joshua, carismatico come un comodino Malm vestito da sergente dell’esercito americano, interpretato da John David Washington che, non so altrove, ma qui è talmente mono-espressivo da farmi rimpiangere i bei tempi di Manuela Arcuri in Carabinieri.

F4 BASITO THE MOVIE
Da bravo berretto verde, Joshua parte per la Nuova Asia con l’obiettivo di catturare Nirmata, che sarebbe il creatore responsabile dell’intelligenza artificiale che ha compiuto la strage a Los Angeles, oltre che come avrebbe dovuto chiamarsi sto cazzo di film. Ma Joshua fa l’imprevedibile cappella di innamorarsi di Maya, la persona che nei piani del soldato avrebbe dovuto portarlo da Nirmata una volta conquistata la di lei fiducia. Dico “imprevedibile” perché lo schema “per arrivare a X devo ingraziarmi Y ma è solo una finta perché, come ho detto, io voglio arrivare a… wow, che tette… cos’è che dovevo fare?” risulta appunto imprevedibile solo se non hai mai visto quel film lì duro da ignorare e tutta la sfilza di roba americana di cui è un furbo frullato.

Le basi
Ma cosa credi, Joshua, che i tuoi commilitoni accetteranno di buon grado il fatto che hai messo da parte la missione per sposarti e mettere su famiglia con una nemica dello stato? Ovvio che no. La verità quindi bussa alla porta di Joshua e Maya portando lei alla morte e lui alla cacciata con disonore una volta riportato in patria. Se non fosse che qualche anno dopo, i bastardi tornano a bussare alla porta di Joshua e il dialogo è pressappoco questo:
– Figliolo, Nirmata ha creato un’arma potentissima che può portare all’estinzione dell’umanità. Lo so che siamo stati degli stronzi ma abbiamo bisogno di te. Tu sei l’unico in tutto il globo terracqueo che può fermare questa minaccia. Devi venire con noi.
– Col cazzo America, per colpa vostra mia moglie è morta, io non vado da nessuna parte.
– Tua moglie è viva, guarda questo video che ne è la prova schiacciante senza farti venire il minimo dubbio che potrebbe essere un fake e passiamo alla prossima scena dove sei già sul velivolo con tutta la tua squadra, forza.

«Non dire niente. NON. DIRE. NIENTE»
Mi fermo qua che sennò rischio di bruciarvi quel minimo di effetto sorpresa che potreste provare nello scoprire di cosa parliamo quando parliamo di arma potentissima. Tranquilli, eh, nulla che vi farà cascare la mascella al pavimento, però ecco, se non ci è riuscito il trailer a instillarvi il sospetto di cosa potrebbe essere non voglio certo palesarvi la faccenda. Anche perché di sorprese, lo avrete capito, The Creator non ne ha molte, diciamo pure che non ne ha per niente. Sorpresa è quando uno ti racconta una storia, a un certo punto succede una cosa e la tua reazione è: caspita, questa non me l’aspettavo. The Creator è più: ah, è successa sta cosa, ok. E si passa ad un’altra cosa. E poi ad un’altra. E ad un’altra ancora. Finché finalmente a un certo punto scorrono i credits.
Serve a poco lo sforzo titanico di Edwards nel cercare di farci guardare oltre i pessimi e didascalici dialoghi, oltre il riuscire a prevedere ogni mossa, oltre il fatto che ci si affeziona ai protagonisti come al guanto di plastica che usi al supermercato per prendere le verdure nel reparto ortofrutta; oltre, insomma, tutti gli insormontabili difetti che The Creator presenta.
E va detto che qui e là ce la fa anche.
Ogni tanto, in piccole sfumature, ci arriva chiaro e limpido il messaggio anti-imperialista di Edwards, un messaggio molto critico nei confronti dell’America dei poliziotti, dei militari, degli invasori sempre e comunque; ed è evidente come The Creator sia fortemente partigiano nei confronti dei popoli oppressi e delle macchine, dei robot e soprattutto delle intelligenze artificiali, in questo momento storico più che mai osteggiate e temute. È la storia di una guerra, di un amore e di una razza che forse ormai ha fatto il suo tempo, per ricollegarci al discorso in apertura.
Ogni tanto, inoltre, quando in The Creator non succede niente riusciamo per pochi secondi a godere della bellezza delle città, dell’estetica dei robot, dell’astronave con la scritta US Army che arriva minacciosa fra le esplosioni e le macerie. Ogni tanto riconosciamo il tocco di un autore che più di tanti altri ha a cuore la grandezza, anzi, la gigantezza delle cose e come inquadrarle. E chi come me segue su Instagram pagine come retroscifiart non può che apprezzare.

Open to meraviglia
Poi però purtroppo il film ricomincia a parlare, a raccontare e allora ricominci ad accumulare fastidi, tipo la cosa dell’anima che può essere trasferita per pochi secondi in una chiavetta USB, ditemi se non è un’idea sprecata quella lì. Fighissima sulla carta ma mai approfondita, per la miseria, utile solo come tante altre cose a mandare avanti la risibile trama. Dio, che fastidio.
Gareth, noi ti vogliamo bene.
Ma per favore non la fare mai più una roba così.
DVD-quote:
«Il mio nome non è The Creator. Il mio nome non è Nirmata. Il mio nome è mai più»
Terrence Maverick, i400calci.com
Aveva gia’ fatto tutto e meglio un tizio di nome Cameron.
Non so, Terminator, avete presente quella roba li’?
Talmente ben fatto che nessuno sentiva il bisogno di un pallosissimo prequel che ci debba per forza spiegare come (forse) si e’ arrivati a quello.
Perche’ questo e’, The Creator.
La spiegazione a Terminator che nessuno aveva chiesto.
Poi non sarebbe giusto, eh. Che se uno inizia a ragionare cosi’ (da vecchio, appunto) allora si appella al C’E’ GIA’ ogni volta è non va a vedere piu’ niente.
Pero’..dai, si poteva far meglio di cosi’, e su.
Più che altro paragonare i due film solo perchè ci sono i robot ha poco senso, dal momento che descrivono due I.A. diametralmente opposte (una collettiva dal rigore matematico che agisce in modo meccanicistico e l’altra totalmente autocosciente, emotiva, umanizzata e individualizzata). Con questo presupposto potrebbe essere pure il remake di Supervichy.
Mmmh l’arma terribile sarà mai il bambinetto cinese? Chissà chissà, non vedo l’ora di scoprirlo!
ma allora non era un tonno (cit cicciolinesca recente) per colpa di Nolan…è proprio un tonno cagnaccio. A Edwards gli si vuol bene sempre…questo si guarderà col muto.
A me è piaciuto tantissimo, al netto dei difetti citati ha un world building incredibile e un cuore raro. Forse, leggendo anche altri redattori che prestate qua e là su internet (per troppa generosità di Val Verde nei confronti del mondo, si intende) questo film meritava un “perché sì/no” anziché essere liquidato così…
Sottoscrivo tutto, in più, sempre per il principio che un film può essere imperfetto quanto si vuole ma è “bello” in base alla voglia che hai di rivederlo, non l’ho trovato affatto palloso e lo rivedrò volentieri, a differenza di tutta la filmografia di Villeneuve… che sì, tutto fatto bene per carità, ma dopo la prima visione non ho mai sentito il bisogno di tornarci sopra. Forse perché manca il cuore a differenza di Edwards.
Anche a me è piaciuto, tanto poi
Mi unisco al team dei difensori dell’opera.
Molto bello e per quanto il canovaccio sia abbastanza comune lo sviluppo è assolutamente non banale come viene qui sopra recensito.
Ma che cazzo ha J. D. Washington?
In BALLERS era un figo, poi deve aver visto qualcosa di GROSSO, perchè da allora ha sempre gli occhi strabuzzati in un’espressione di eterna meraviglia mista a sconcerto.
Che sia entrato nel camerino di Dwayne senza bussare?
Non ne posso essere sicurissimo, ma direi che il mancato utilizzo come titolo per un blockbuster futurista di un’antica parola Hindi, coi tempi, costumi ed isterie che corrono, sia nella terra dei produttori/distributori che in quella degli ex-sanscriti, sia palesemente giustificata da tutta una serie di reazioni psicotiche fanatiche idiote che avrebbe potuto scatenare, tra accuse di Appropriazione Culturale o quelle peggiori di sacrilegio filosofico del sarcazzo.
Guardate che in India scattano progrom & linciaggi per molto meno…
Figurati se per una ciofeca pompata solo dal marketing si permettavano un passo falso del genere.
Denzellon’son comunque é il nuovo Boyega: ogni roba che tocca sembra imbruttirsi male nonostante il resto del cast o del comparto tecnico.
Vedo molti lamentarsi di cose tipo “Eh ma siamo nell’anno xy questa cosa qua non si potrebbe più fare oggi perché politicamente scorretto” e altre fregnacce, ma onestamente se film come Avatar, blockbusterone occidentale con titolo basato su una parola della mitologia Hindu esiste, non credo Nirmata sarebbe tutto questo scandalo, e mi trovo concorde con Terrence riguardo alla mancata opportunità.
OK Blade Runner e Terminator, ma c’è un altro film che ha raccontato praticamente la stessa storia (proprio con un ragazzino artificiale protagonista) ed è “A.I.” di Spielberg del 2001, quello nato da un progetto irrealizzato di Kubrick.
Non uno dei migliori di Spielberg ma comunque molto interessante, è stranissimo perché è stato rimosso dalla memoria collettiva, non se ne parla mai e non ha mai passaggi televisivi
Eh per forza che c’è damnatio memorie; a confronto il pessimismo cosmico di Leopardi pare na serata ar Papeete…
come spezza il cuore quel film nemmeno Balto
Il film di Spielberg era una rielaborazione della favola di Pinocchio, non ci vedo somiglianze nella trama. Tranne che per il bimbo robot. Ma è vero che è un film che sembra sia stato cancellato dalla storia, forse troppo lontano dai gusti dello spettatore medio istagrammer e tiktoker moderno.
Forse era una ciofeca rara, imho
che palle ci speravo proprio.
Invece stesso effetto neill blomkamp post district 9. Bello l’intorno ma uff.
Al minuto 1 c’è una squadra d’infiltrazione che esce furtivamente dall’acqua……a pochi metri da loro c’è in cielo una roba 4-5volte più grande dell’ helicarrier e siccome non è ancora abbastanza visibile proietta continamente a terra l’equivalente fantascienzo dei fasci di luce in cielo delle discoteche……..
Mega carroarmato presentato con tanto di citazione a godzilla e lo sconfiggono nel modo più banale&deludente
Visto che la recensione cita il trailer, che davvero lascia zero dubbi sull’arma, ma in realtà c’è un’altra cosa che mi lascia perplesso: negli ultimi mesi sono stato 5-6 volte al cinema e tutte le volte il “Disney pre-show” mi presentava questo film come “l’evento cinematografico dell’anno.” Ora, tralasciando la qualità dell’opera, ma già queste iperboli lasciano il tempo che trovano in generale, ma applicarle a un film di cui si è parlato poco e per cui c’era poca o nulla attesa, peraltro nell’anno di Barbie e Oppenheimer, mi pare che abbia creato un effetto di ridicolo che danneggia il film e basta.
Ma tanto quello è marketing, parlano per dare aria alla bocca.
E poi il film dell’anno, si sa, è Across the Spider-verse.
Sappiamo tutti che in realtà il film dell’anno esce il 19 ottobre.
Brigate Martin Scorsese :)
@Gigos il film dell’ anno è Megalomaniac,pur essendo del 2021.Horror adulto che straccia Talk to me.
P.s. Megalomaniac ha girato solo per festival ed è uscito fa pochi giorni sul web.
Raimondo se parli ancora una volta di Megalomaniac giuro scendo per strada e comincio a graffitare Raimondo merda per tutto il quartiere
@discorso A.I.
E beh ragazzi, per forza che e’ stato rimosso, “A.I.” e’ una favola in cui Zio Steven, con l’imbeccata di nonno Stnaley ci dice che:
1. tutto cio’ che fa l’uomo, anche con le migliori intenzioni, e’ comunque sempre votato al Male
a) anche l’Amore, anche quello con due “m” della Mamma, porta al Male
b) gli umani piu’ merde di tutti sono i bambini
2. il libero arbitrio e’ un’alibi che usiamo per giustificare il male che facciamo agli altri
3. l’unica cosa buona che potremmo fare e’ creare dell’A.I. quali versioni migliorate di noi stessi e in quanto tali svelare ancora di piu’ quanto siamo delle merde perseguitandoli
4. comunque tutto finira’ in nulla e in polvere
Plausibilissima ipotesi sulla rimozioe.
Sarò un inguaribile ottimista, ma dissento sul punto 2 e parzialmente sull’1B.
1b) Peggiori no, al limite cattivi uguali, ma hanno almeno la scusa dell’inesperienza.
Io ne ho una visione un po’ diversa.
In realtà quel film lo vedo come una celebrazione dei valori dell’umanità che però l’umanità stessa ha dimenticato e che paradossalmente vengono custoditi e salvati da chi umano non è.
C’è del pessimismo di sicuro, ma anche un bel messaggio
Ovvio che Spielberg sarebbe il primo a contestare l’1b) e infatti e’ un punto di vista destabilizzante anche perche’ espresso in un film di un regista come lui, ma nel contesto del film non ci sono cazzi: i bambini umani sono tutti orribili, a cominciare dal vero film della coppia. Di piu’, tutta l’umanita’ e’ mostrata come immatura e fanciullesca, caratteristiche che in altri film di Spielberg sarebbe stata positiva e che qui invece amplifica la crudelta’ di quello che fanno.
Stesso discorso per la perlomeno relativizzazione della sacralita’ del libero arbitrio (probabile zampino di Kubrick?) , ovvio che per una americano al 200% come Spielberg non possa essere messo in discussione, ma nel contesto del film si racconta come la bonta’ e l’altruismo veri e incondizionati possono esistere solo come programma artificiale e come imposizione, creando degli schiavi ma anche degli esseri “umani piu’ dell’umano”.
Ma anche gli umani sono schiavi, di se stessi e delle loro contraddizioni: si veda la mamma (comunque l’unico personaggio umano ambiguamente positivo del film) che prima innesca il programma del robottino senza davvero pensare alle conseguenze e poi “per amore” commette uno degli atti piu’ crudeli di un film alla fin fine piuttosto crudele.
@tommaso Però alla fine, dopo l’estinzione della razza umana, nel mondo sono rimasti questi Mecha, robot ultra-avanzati che hanno scelto l’antropomorfismo e che nutrono un grande rispetto per il genere umano che fu, nelle sue virtù come nelle sue debolezze.
È un film esistenzialista che non manca di esplorare i lati oscuri, ma in cui non tutto è oscuro
“AI” non è mai stato riproposto perché, se non ricordo male, finisce con un bambino che non può morire che rimane schiacciato nelle profondità del mare da una statua enorme della Madonna alla quale chiederà per l’eternità “sei tu la mia mamma?”
Ma che davero davero nessuno ha notato la somiglianza dell’incipit di The Creator con quel Capolavoro dei corti anime che è The Second Renaissance da Animatrix??
È vero! E tra l’altro quel corto ha una potenza espressiva che quel polpettone impastato male di The Creator si può solo sognare
Proprio ieri ho finito il rewatch di un anime del 2005 che avevo visto ma non ricordavo una mazza, Ergo Proxy. Mi ha fatto divertire notare che il finale è identico a quello della prima stagione di Westworld, di dieci anni dopo. Gira e rigira parliamo sempre delle stesse cose quando facciamo storie sulle macchine e sul ruolo di creatore e creato.
Questo The Creator non l’ho visto ma leggendo qua e là e adesso anche qui non c’è molto che mi attiri verso la sala, a parte constatare che non usciamo mai nemmeno da Apocalypse Now.
Ho esclamato “fratello” quando ho visto il frame di Ferngully. E ho esclamato “dammi il 5 bro” come un vero giovane vecchio quando ho visto che segui retroscifiart.
Ti mando un abbraccio corazzato
Stavo per iniziare a leggere la rece ma dopo la prima riga mi sono bloccato essendo a mio giudizio Blade Runner 2049 un fottuto capolavoro che ho rivisto al momento 4 volte, una delle quali dopo la visione in sala, al Giffoni, del Blade Runner capostipite per una completa goduria filmica quasi mortale non credo di essere nelle condizioni di andare oltre l’incipit.
Pensa che io di BR2049 ho comprato il Blu-Ray e non l’ho mai messo su perché ho paura che mi rovini il ricordo incredibile che ho del film visto in sala. Che poi è la stessa cosa che sta succedendo con Dune, anche se quello lo dovrò rivedere per forza prima dell’uscita della parte 2.
Comprendo il tuo dramma. Io per tentare di ridurre l’abissale differenza della visione in sala lo rivedo eslusivamente quando sono da solo in casa e posso smanettare con i livelli dell’ impianto HT il cui sub rasenta gli effetti della magnitudo 4.
@discorso A.I.:
e per forza che è stato rimosso dalla memoria collettiva, tra quello e L’uomo bicentenario in tre anni ci ammollarono una doppietta di soft sci-fi da 2h e 1/2 (che sommati alle pubblicità Mediaset sfondavano abbondantemente il muro delle 3h) da mandare in coma anche l’appassionato più duro e puro.
@discorso The Creator:
visto ieri, enormemente derivativo (al netto di Avatar, del finale preso da EP. VI o delle suggestioni visive di Blade Runner, c’è dentro tanto Conrad e McCarthy) ma riesce comunque a raccontare una storia. Lato tecnico, soprattutto la prima ora è quanto di meglio visto su schermo nell’ultimo anno. Non riesco a bocciarlo.
Semmai, una riflessione: Scott ma anche Villeneuve, o – sul piccolo schermo – Westworld si interrogano sul tema “cosa ci rende (ancora) umani, in che momento l’artificiale diventa talmente complesso da sviluppare emozioni reali”.
Qui il Rubicone è già passato fuori schermo, le A.I. piangono e amano dall’inizio, tant’è che J.D. Washington suona tremendamente anacronistico quando li appella come “non reali” per poi non fare una piega alla scoperta della relazione sentimentale tra l’ex commilitone e la tizia uscita da Cyberpunk. Intuisco volesse raccontarci un percorso evolutivo (catalizzato dal rapporto con la bambina maggica) per arrivare al finale in cui bacia la copia artificiale della moglie, ma è talmente meccanico e goffo che poteva farsene tranquillamente a meno. Sbaglio?
Più che altro Westworld si interrogava sulla resistenza dello spettatore alla narcolessia indotta via cavo.
Con la seconda stagione hanno avuto la meglio anche sui più resistenti .
La seconda stagione manco a li cani. Dicono si fosse risollevata con la terza stagione, ma l’assenza di informazioni di prima mano la dice lunga sulla tabula rasa di spettatori.
La prima però rimane un gioiellino dai, impegnativa ma divertente. Sceneggiatura solida, ben girata e recitata, non perfetta ma avercene di serie imperfette così.
Concordo.
boh…
a me il trailer sembra figherrimo
sarà che sono sensibile al fattore bimbo…
ha tutti gli ingredienti che mi gasano, non credo mi deluderà, vedremo
A sto punto voglio sapere: ti è piaciuto? Visto ieri, schifezza inenarrabile. Piatto, privo di spunti, noioso, scritto male, recitato peggio. Peccato.
Sul tema sci-fi artistica e robottoni vari (s)consiglio ai deboli di cuore la serie su Prime “Tales from the Loop”…c’è un episodio tra i vari che fa lacrimare tantissimo sudore…
Tales From The Loop è come vorrei la fantascienza, e invece niente, m’è toccato The Creator. Una vera NIRMATA.
ma fa così cagare sto film? perché dai almeno sul lato visivo non dovrebbe…cioè anche l’ultimo Blade Runner visivamente era esagerato (anche se non inventava nulla pernovvi motivi) ma i dialoghi e la storia non erano niente di che…
In pratica è un misto fra Starwars, avatar, e l’ultimo samurai, con la bambina che mi ricorda il bambino asiatico che aveva il potere degli elementi… Na merda.
Sì, ok, fatta la premessa che la sceneggiatura è di una bruttezza inqualificabile, la messa in scena è talmente clamorosa – e preziosa, visto il trend che ci è toccato sorbire negli ultimi anni – che a conti fatti l’ho trovato assolutamente soddisfacente. Roba così, oggi, è il momento di spingerla.
Maledetto me e quando ho deciso di vederlo prima di leggere quest rece… comunque a parte i dialoghi – che riescono ad essere simultaneamente pesi come la ghisa e evanescenti come una piuma – la derivazione più forte che ho avvertito, complice anche un doppiatore che aveva (intenzionalmente?) qualche sfumatura alla Accolla, è stata quella de Il Bambino D’Oro. E almeno lí non c’erano uscite melense.
Idem, bambino preso pari pari da lì.
@Terrence maro’ che deep cut guzzantiano hai tirato fuori…
Pensa che ormai “per questo, questo e quest’altro motivo” fa talmente parte del mio DNA che a momenti non mi stavo accorgendo di citare il maestro, nella mia testa era solo un modo perfetto per linkare i pezzi dei miei colleghi sugli altri film di Edwards
#guzzandipity
Ha tutti i difetti dei film di oggi: non è epico, non è emozionante, non è divertente, non ha ironia, non ha guizzi, estetisticamente e stilisticamente uguale a mille altre cose già viste (sembra un mischione dei film di Blomkamp), è lagnoso, è politicamente corretto.
Ma a Hollywood li sanno ancora fare i film? Da quello che ho visto al cinema di recente parrebbe di no.
Visivamente buono, ma temo me lo dimenticherò tra poche settimane, per via di una trama troppo derivativa da diverse altre fonti (ma qui lo giustifico parzialmente, dato che non si può cavare sangue da una rapa…dopo cent’anni di cinema, si è un po’ detto tutto), ma soprattutto per via di personaggi troppo piatti e anche per la fretta di arrivare alla conclusione il prima possibile.
Il film mi è sembrato troppo frettoloso…avrebbe funzionato meglio come serie tv, onestamente.
Non dico una serie lunga, ma una miniserie da 4-5 episodi.
Vabbè, sicuramente non è un film rivelazione, nè una pellicola pessima: siamo nella media, più o meno.
Non sono molto d’accordo. In realtà mi sembra che se si tratta di indagare il profilo etico, sociale, filosofico ed emotivo delle eventuali coscienze sintetiche (ci metto dentro anche i cloni oltre ai robot) si sia detto ben poco, quasi ci fosse poca volontà, più che un oggettiva difficoltà, di affrontare il tema in profondità. Il risultato più convincente fino ad ora lo ha raggiunto Ex-Machina, ma sinceramente non mi viene in mente altro.
Piaciuto, tanto. Full stop e andate a ca#are.
La scrittura è carente, ingenua, a volte perfino e irritante, e la sensazione è dell’ennesima occasione persa sul piano narrativo. Chi sperava in una riflessione etica o filosofica sul tema rimarrà certamente deluso. Di contro c’è una messa in scena sontuosa e spettacolare, con scenografie futuristiche (lo mano di Rogue One si vede tutta) inserite in contesti classici e ordinari che riesce veramente a dire qualcosa di nuovo e sorprendente, tanto nei panorami quanto nei dettagli. Le scene sulla nave spaziale offrono soluzioni prospettiche (ma quanto ci sarebbe stato bene qui un bel 3D…) davvero notevoli. E malgrado le caratterizzazioni poco ispirate (non solo degli umani), il film, almeno nella seconda parte riesce ad essere emotivamente teso e coinvolgente. Non è il film che speravo di vedere, ma è un buon film. Ed è soprattutto un film che rivedrò volentieri.
P.S. per inviare il commento ho dovuto spuntare “Non sono un robot”. Coincidenze……??? XD
Tanto bello e godurioso alla vista (tanto quanto? tantissss) quanto sceme le cose che vengono dette e fatte, braccia che cadono e ginocchia che lattano. Che le premesse, e cosa si vuole dire, e dove si vuole arrivare, tutto apprezzabile eh!
Washington è ‘na bistecca.
Però quante buone intenzioni, e quanta qualità!
E quante braccia e quante ginocchia.
Io l’avrei chiamato EMRATA… o forse non l’hanno chiamato Nirmata proprio per non farsi prendere per il culo.
Visto finalmente ieri sera.
Vero, ha parecchi difetti e logiche piuttosto strane ma al netto di tutto mi è piaciuto.
Senza contare l’ambientazione retro-scifi-cyberpunk-tecno-cambogian-viet-thai-starwars che ho adorato