
Ehi, guardate! Sting contro l’agente Cooper!
In questi anni ’20 in cui internet ha totalmente piallato le mezze misure, in cui tutto è o bianco o nero, un capolavoro oppure la cosa peggiore che abbia mai visto in vita mia, che merda, voglio solo cavarmi gli occhi e cullarmi in posizione fetale verso l’oblio, è molto difficile parlare di un film come Dune – Parte Due senza cascare nel tifo da stadio. C’è chi lo ha elogiato, chi lo ha stroncato, ma come non mai in questo caso la realtà sta nel mezzo. Purtroppo, mi sento di aggiungere.
Il primo capitolo mi era piaciuto a nastro, persino il rigore marziale con cui Denis Villeneuve aveva scelto di mettere in scena una storia che, nella versione di Frank Herbert e nel celebre adattamento di David Lynch, includeva invece un sacco di droga e soluzioni visionarie e sopra le righe. A Villeneuve, al contrario, piace l’austerità, e con Dune lo ha confermato, forgiando una severa e rigorosa storia di sopraffazioni, intrighi di palazzo, predestinazione e sopravvivenza in un mondo aspro e ostile. Ha avuto il vantaggio, rispetto a Lynch, di poter spezzare un romanzo densissimo (a livelli tolkieniani in termini di nerdismo) in due tronconi, per meglio approfondirne gli aspetti più complessi. Fa ridere dunque che, al termine della seconda parte, uno dei limiti più evidenti dell’operazione risulti essere proprio l’incapacità di rendere la profondità del mondo partorito dalla mente di Herbert: Dune 2 è un film… competente? Direi che forse è la migliore definizione per un’opera che si configura come un buon adattamento, formalmente “corretto”, che taglia le cose giuste per snellire il racconto, che sa far affiorare i temi portanti del romanzo, che tocca tutte le tappe del cinema fantastico – da quanto tempo non assistevamo al discorso di ordinanza del protagonista prima dell’assalto finale senza che sembrasse una roba appiccicata a forza? – e porta a casa il risultato senza mai annoiare per tutti i suoi 166 minuti di durata. Non è da tutti.

“Ciccio, qua li dobbiamo fare emergere ‘sti temi, capisci? Dove stanno ‘sti temi? Stanno qua sotto? Facciamoli emergere per Dio!”
Quindi, nell’arena web del 2024 mi sento di dover fare subito una precisazione a uso di quelli che amano il tifo: Dune – Parte Due NON È UN BRUTTO FILM. Allo stesso tempo, però, riesce nell’impresa di non risultare mai davvero memorabile, di non trascendere oltre il compito molto ben svolto. È l’equivalente di un bravo attore che ha sempre recitato bene, ma che non ha mai avuto quel quid che lo rendesse una star. Ci sono film che hanno quel qualcosa in più che li trasforma in pietre angolari della cultura popolare, “film culto” che restano impressi nella coscienza collettiva: ahimè, temo che Dune 2 non sia tra questi.
Qual è il problema? Da un lato credo sia il fatto che, con questa seconda parte del romanzo, Denis Villeneuve ha raggiunto un suo limite naturale: il suo stile essenziale non si sposa benissimo con il crescendo lisergico e visionario – letteralmente: Paul Atreides inizia ad avere le visioni di un futuro in cui la galassia intera soffrirà pene indicibili a causa delle sue azioni – di una storia in cui, fondamentalmente, una serie di personaggi assumono delle sostanze psicotrope e danno di matto, mettendo in moto una rivoluzione. E quindi il rigore di Villeneuve gli si ritorce contro e va a minare i momenti in cui un po’ più di visionarietà (si può dire?) sarebbe servita a rendere meglio il concetto della pericolosità del culto costruito dalle Bene Gesserit intorno alla figura del (falso) messia Paul Muad’dib. Perché alla fine il tema centrale di Dune è quello, no? Il potere assoluto corrompe assolutamente, e persino quello che percepiamo come l’eroe è in realtà l’ennesimo dittatore calato dall’alto, in un eterno circolo vizioso in cui a soffrire sono sempre i poveracci*. Villeneuve lo ha capito, però lo fa spesso esprimere a parole, dimenticando in quei momenti che sta girando un film. Tanto è a suo agio con il gigantismo in certe sequenze che tolgono davvero il fiato – gli attacchi alle mietitrici della spezia, ogni scena che coinvolga i vermoni, la battaglia finale contro l’Imperatore – quanto fatica con le premonizioni di Paul, che risolve usando sempre la stessa immagine ripetuta allo sfinimento, senza variazioni.

Gigantismo.
Sarebbe stato interessante se Villeneuve fosse riuscito a sposare queste due anime così diverse, stilisticamente parlando, cioè da un lato le architetture marziali del mondo feudale galattico e dall’altro il lato più sporco, selvaggio, working class e lisergico dei deserti di Arrakis, per sottolineare in maniera inequivocabile “l’attraversamento della soglia” dal mondo ordinario, a cui Paul Atreides appartiene per diritto di nascita, a quello straordinario e imprevedibile dei Fremen, dove è costretto a trovare la sua “voce” (wink wink per gli appassionati di Herbert) ed emergere dal basso per uscire dall’ombra del padre. Era una bella idea, se si fosse confermata un’idea. Alla fine di Dune 2, invece, mi sembra evidente come la scelta stilistica del primo film fosse una non-scelta: questa fantascienza “realistica”, tangibile, è l’unica dimensione in cui Denis Villeneuve è in grado di muoversi come autore, e appena fa un passo verso ambiti più spirituali e weird si perde in un bicchier d’acqua (o in una vasca d’acqua sotterranea).
Dune – Parte Due mi è sembrato l’equivalente fantasy dei biopic standard, quelli in cui devi raccontare tutta la vita di una star della musica, da quando ha emesso il primo vagito fino alla tomba, saltando di tappa fondamentale in tappa fondamentale, magari anche tenendo un buon ritmo, ma senza mai approfondire davvero, senza tentare una lettura del personaggio che trascenda la pura aneddotica. Villeneuve ha fatto un po’ questo: ha raccontato con competenza la storia di Dune, senza trovare una chiave di lettura forte. Alla fine i migliori adattamenti non sono quelli che rispettano l’intreccio di un’opera, ma che ne comprendono il senso profondo, quel quid che si diceva prima, e che la rende unica o speciale, e lo amplificano, ne fanno il motore di qualunque altra scelta. Trovando, nel caso del cinema, un modo per sparaflasharlo visivamente nella maniera più epica possibile. Qui, al netto di svariate sequenze molto belle e di un’opera che regge più o meno in tutte le sue parti, trovo che Villeneuve non ci sia davvero riuscito.

“E quindi sono questi i temi, capito? Mo li facciamo emergere, vedrete!”
Questa rincorsa a voler raccontare TUTTO il romanzo fa perdere di vista, ironicamente, la vastità dell’universo di Herbert, quell’afflato mitologico che fa percepire al lettore/spettatore l’esistenza di una realtà molto più grande e complessa al di là di ciò che stiamo vedendo sullo schermo. Ci è riuscito George Lucas con Star Wars, tanto per prendere a esempio una delle opere più debitrici nei confronti di Dune; non ce la fa invece Villeneuve. Tanto che, quando nel film si menzionano le altre casate nobiliari e i giochi di potere che sottendono alla strage degli Atreides, e che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote a Paul nell’immediato futuro, non ne comprendi mai davvero la portata. Sembrano solo chiacchiere e non si avverte alcun senso di minaccia, perché quel vasto universo, agli occhi di chi sta vedendo il film, non esiste proprio.
Ma parliamo un attimo del cast**: il nostro punching bag preferito, Timothée Chalamet, si conferma perfetto nel ruolo di Paul, perché Paul è proprio quel genere di personaggio che vorresti costantemente prendere a coppini. Se avessero scelto una fazza più simpatica, quel passaggio da indiscutibile eroe della situa a potenziale nuovo villain galattico non sarebbe risultato altrettanto credibile. Paul è stronzo, ma stronzo forte, Villeneuve lo ha capito e ha scelto di conseguenza. Per il resto, Zendaya ha un ruolo più sostanzioso – grazie al cazzo, direte voi, ma non solo nel senso che ha più screen time: la Chani del film diverge in maniera abbastanza netta da quella del romanzo e diventa una sorta di contrappunto alla scalata di potere di Paul. Scelta interessante, bisogna concederlo a Villeneuve e al suo BFF Jon Spaihts, l’uomo con il nome dalle acca imprevedibili. Incredibilmente meno incisivi mi sono risultati invece gli Harkonnen: Stellan Skarsgård appare pochissimo, Dave Bautista è in overacting costante e Urla! Tutte! Le! Battute! Così!, Austin Butler ha del potenziale, è protagonista di una bella scena – la zuffa nell’arena di Giedi Prime che tutti stavamo aspettando, e che Villeneuve decide così, a cazzo, di girare in bianco e nero because – ma alla fine viene oscurato tematicamente dall’ascesa di Paul. Questa cosa non dipende dal povero Denis, perché in effetti alla fin fine gli Harkonnen sono solo pedine, come tutti gli altri, sempre per il discorso che in Dune non ci sono davvero buoni e cattivi. Certo è che Villeneuve si spinge fin troppo oltre nell’abbracciare questa visione, e non tenta nemmeno per un attimo di stupirci con trucchi magici e farci credere che Feyd-Rautha possa essere una minaccia credibile per Paul. Così facendo, quando Paul [uhm… SPOILER?] lo debella, non avvertiamo nessuna emozione particolare, nessun contrappasso. Succede e basta.

“Prima! O poi! Un Oscar! Lo vinco!”
Ecco, forse è questo il vero, grosso problema di Dune – Parte Due: la roba succede e basta. Succede bene, con grande dispendio di mezzi, un regista solido alle spalle e un bel cast di fronte alla macchina da presa. Ma per schiudere le porte del Mito c’è bisogno di ben affleck altro.
Club del libro quote:
“Un dignitoso biopic di Paul Atreides.”
George Rohmer, i400Calci.com
*Abbiate pazienza, ho letto solo il primo romanzo e non so se e come poi le cose si evolvano.
** Non ho citato Christopher Walken (nei panni dell’Imperatore), Florence Pugh (in quelli della principessa veneta Irulan, e infatti le sue scene sono state girate a Treviso) e l’innominata, perché hanno ruoli davvero minimi. Anzi Walken mi è pure sembrato un po’ confuso/svogliato/miscast.
Il film non l’ho ancora visto e quindi non posso esprimermi.
Però ho letto a suo tempo tutto il ciclo dei romanzi, che mi sono anche piaciuti (e non poco).
Quel che mi ricordo bene, però, è stata la sensazione precisa, che nessuno – ma proprio nessuno – dei personaggi suscitasse la minima simpatia.
In termini più semplici, dopo non so quante pagine lette mi è rimasto infitto che mi stavano tutti sui coglioni.
Che è poi quanto mi ha colpito anche di Dune parte 1, che invece ho visto e che mi è piaciuto come i libri, ma nel quale – di nuovo – trovavo tutti grandemente antipatici.
A questo punto mi sorge un dubbio… non è che alla fine non è nemmeno colpa di Villeneuve ma proprio dei romanzi?
Dei quali magari non ho capito una cippa io eh… anche perchè non è che mi ricordo tutto per filo e per segno (essendo passati un paio di decenni dalla lettura).
In ogni caso, un grazie sentito ai 400calci per le recensioni, i cicli retrospettivi e tutteccose.
Grande…eheheheeeeheeeeeeeee
Mi confermi tutte le sensazioni avute con la parte uno. Nel Dune di Lynch la cosa più “dunosa” erano le scenografie: tutto gotico, tutto in penombra. Quello di Dune non è un universo “pulito”. Veniamo dalla Jihad Butleriana contro le AI, che ha creato un nuovo medioevo. Nel film di Villeneuve invece è tutto cemento. E la stessa sensazione si ripercuote in come è raccontata la storia.
In sostanza sono felice che anche Dune da oggi abbia un “suo” film che non sia un’opera bastarda rinnegata dal suo stesso autore. Però quel vecchio film per me ha comunque qualcosa in più.
Sono d’accordissimo che il difetto numero uno del dune(1&2) di villeneuve è il world building, se non la quasi assenza di esso. praticamente c’è il deserto con i fremen – di cui si sa solo che sono alcuni guerrieri e alcuni religiosi -, i vermoni e una serie di stanze dentro palazzi minimal. giusto giusto abbiamo visto un’arena nel secondo (poi per me sono comunque due film bellissimi comunque).
non ho letto i libri ma ieri ho beccato su tiktok (…) il video di uno che spiegava che sul pianeta degli harkonnen il sole nero fa vedere i colori diversamente che sugli altri pianeti. non so poi quanta libertà si sia preso villeneuvev rispetto al libro su questo cosa specifica
Ah, ecco! Mi ero perso questa cosa, è probabilissimo che sia per questo. Infatti gli interni, che sono illuminati dalla luce artificiale, sono a colori.
“si sa solo che ci sono i vermoni e metà son religiosi e metà guerriglieri”… mah…
A proposito della scena dell’arena, penso che resterà scolpita nella storia del cinema sci-fi. Il suo gigantismo ed epicità hanno fatto venire i bribidi a più di uno spettatore.
mah…il primo era un capolavoro..questo è il suo seguito…La cosa triste è che siamo stati bombardati per 20 anni da fanta action sparato a mille da saghe pigiamate e serie orribili…tutte prodotte senza mezzo intoppo…per questo si è dovuto aspettare quasi 2 anni in più .
Non è questione di tifo ma dire che le cose succedono perché devono succedere …mah…o si vuole una saga di 9 ore stile signore degli anelli (penso ormai irrealizzabile nel 2024, avrebbe floppato anche quello nell’era dei lobotomizzati) oppure ci si “accontenta” della storia del protagonista, un po’ come si è sempre fatto. Anche a me sarebbe piaciuto vedere tutte oe navi di tutte le casate spararsi come magari ha scritto Herbert …ma non ho letto il libro e sinceramente di tamarrate senza senso ne ho già viste abbastanza.
Per il resto de gustibus…a me lo stile “meno” piace più dello stile …quale? perché il paragone contemporaneo non c’è…a meno di considerare stile e regia quella di Bay o di Snyder…resta giusto Ridley Scott…che ha una certa e ha già dato influenzando non poco anche lo stile di Villeneuve.
Non te l’ho mai detto, ma son sempre d’accordo con te su tutto.
ah ah ti mando un abbraccio calcista allora
Sono molto d’accordo con te, credo che ad oggi non si riesca ad apprezzare lo sforzo di un regista che cerca di portare qualcosa di nuovo guardando a ciò che di buono c’era in passato. E comunque, potrei sbagliarmi perché il libro l’ho letto anni fa, ma non c’è nessuna battaglia tra navi spaziali nemmeno nel libro.
Pienamente d’accordo. Lo stile di Villeneuve traluce in ogni fotogramma, e il film, pur mostrando ingenuità e tagli apparentemente insensati (anch’io penso che le attuali produzioni non diano possibilità di alzare il minutaggio del lungometraggio), evidenti soprattutto nel secondo capitolo, s’impone come una grande opera autoriale, dove il gigantismo dei kolossal si fonde felicemente con una riflessione stratificata e mai banale sul messianismo, l’ecologismo e una dimensione sociopolitica che guarda certamente all’attualità ma che evoca questioni in realtà senza tempo. Un intrattenimento pensato per fare grandi numeri (il budget a disposizione è spia eloquente), ma di grande intelligenza. Tecnicamente sconvolgente, grazie anche alla fotografia di Fraser, agli effetti speciali e alle musiche di Hans Zimmer, la regia di Villeneuve rende la prova di Lynch poco più di una macchietta, con quei monologhi interiori estenuanti, villain caricaturali, dialoghi infantili e scenografie di cartapesta (siamo negli anni ‘80, non negli anni ‘50!). In attesa del terzo capitolo, possiamo affermare con relativa certezza di avere finalmente una trilogia che rivaleggerà con quella di Peter Jackson.
Non avendo letto il libro e partendo dunque da zero basi, per me questo Dune parte 2 resta la miglior cosa sci-fi realizzata dai tempi di Matrix. Superiore al primo (che per quanto mi sia piaciuto sarebbe ipocrita non definire in alcuni punti eccessivamente lento), per quel che mi riguarda il secondo episodio “spunta” la checklist necessaria per ogni film memorabile.
mi sento quasi sporco a essere in disaccordo coi 400calci sul FILMONE del momento e forse dell’anno.
io mi sono emozionato in più di un passaggio (nonostante, è vero, questa seconda parte fatica a trovare uno sguardo preciso)
mi soprende che nessuno (qua come altrove) citi un montaggio non perfetto.
Ci sono scene che tagliate con l’accetta che sembrano mancare di un raccordo (forse lasciato sul pavimento per questioni di lunghezza?) o forse è solo una mia impressione? è colpa della spezia? è colpa di Zendaya? boh.
SPOILER
Molti passaggi sono talmente dati per “scontati” che a volte, anche venendo a patti con il regista (“Ok, trovo tutto talmente figo che ti perdono manchino intere scene possibilmente fighe, come le prove di solitaria nel deserto del protatonista”), manca qualcosa. Per esempio come passa Lady Jessica dal rischiare di essere abbandonata nel deserto a diventare candidata al ruolo più sacro per i Fremen.
molto più banalmente:
– Paul va nel deserto per essere addestrato, Zendaya lo segue e gli spiega due robe. Stacco, siamo già in battaglia per distruggere le macchine raccoglitrici.
– partono in viaggio coi veromoni, Paul se ne va da solo per bere la sbobba blu. sta male. stacco. Zendaya arriva in elicottero a salvarlo.
What?? dove l’ha preso l’elicottero? da dove arriva? cos…eh?
Per quanto mi riguarda già questi me li faccio andare bene. Il primo sa proprio di dichiarazione d’intenti, da lì in poi mi ha stupito meno questo approccio, però il confine è sottile e personale.
Lo vogliamo dire che neanche il romanzo era granché?
Si, per carità, tutto si può dire a sto mondo. Se vuoi far sapere a tutti di essere un pirla e non capire un cazzo, son problemi tuoi.
Guarda, non l’ho letto, ma mi fa pensare a “Lo shiatsu e il tagliando al cinquantino”: suggestioni fighissime per quel che ci metti tu (saper insomma cogliere lo spirito del tempo e comunicare da Dio come tu ci si sia dentro e ti ci ci sia intrippato duro), che poi ti fan digerire un polpettone strapieno di roba, anche giusta, ma cucinata a cazzo. E qui mi fermo, perché le metafore culinarie sono anche più stronze di quelle calcistiche (calcio inteso come fùtbòll).
Mi corrigerai se sbaglierei
Ma l’hai letto almeno?:)
Il romanzo è poderoso e psicologicamente raffinato. Quello che fin da ragazzo desideroso di mondi mi irritava era il deserto. Capisco Lucas, che doveva fare un film e non aveva tanti soldi ed allora usa l’escamotage del deserto ma tu scrivi un romanzo, puoi farmi andare ovunque e mi fai stare ore di lettura nel deserto?
#Codroipo
Caro, caro Codroipo.
Quanro significato in un singolo nick.
Io amo profondamente chi difende a spada tratta le proprie forme e opere d’arte favorite.
Anche chi dimostra di capire non certo un cazzo, ma per il momento non abbastanza.
Leggi di più, leggi meglio.
#Bugo Tognazio
Sono moooolto d’accordo con te.
#Emanuele
SÌ, l’ho letto e ascoltato in versione audiobook per vedere se cambiavo idea.
Non è successo.
Cmq, leggendo i commenti, si è creato un fandom di gente che ci ha visto o proiettato dentro di tutto, ma non rompe i coglioni e non si comporta come un branco di incel fanboy (nerd, si diceva una volta con bella sintesi) o peggio ancora di fricchettoni boomer del menga, di quelli che negli anni settanta ci si calavano i trip e tutto era meglio (verissimo: ma a quanto pare non ti è servito a niente e non ci hai capito un cazzo, se nonostante ciò mi fai ‘sti discorsi da mongoloide)
Ps purtroppo, che io sia d’accordo con te o viceversa non è che voglia dir molto, visto che non solo non ho letto la saga, ma non li ho neanche mai visti ‘sti libri; manco do che copertine avessero : P
Guarda io arrivo a dire che stilisticamente, il romanzo, è proprio brutto.
BugoTognazio ti prego, non scrivere mongoloide dai. A parte che, se ho capito qualcosa della tempesta di definizioni che hai dato, mongoloide è proprio un’offesa boomer. Begli anni 80: mongoloide, spastica, frocio…altro che stranger things
Allora, se me lo chiedi così educatamente prendo atto che la sensibilità è cambiata e non lo faccio più, anche perché pure io lo sento ormai come un linguaggio fuori luogo in questa sede, e non ho più l’età per provocare vestendomi da barbone o da sballato in una situazione formale.
Però cazzo e Porco D*o, guardate che per me questo shift nel registro linguistico sull’internet è colpa dei social, cioé della privatizzazione della rete: una volta si parlava così, anni ’80, perché si era in un far west anarchico; ora siamo in un territorio normato, dove valgono le regole della società capitalista, ed ecco che vi si impongono le regole dell’ideologia corrispondente a tal modo di produzione: quella borghese col suo ipocrita bon-ton.
Vabbé grazie delle spunto per l’OT, in cambio mi darò un contegno
Grande bugo, sei spaziale
Caro Vandal Savage, il problema del tuo non capire abbastanza (ma in questo caso ribadisco serenamente il “non capire un cazzo”), è che Dune può essere definito tranquillamente in tanti modi, perfino “stilisticamente brutto”, come scrive qualcun altro, ma sicuramente non mediocre.
E se ti devo spiegare il perché, vuol dire che sei senza speranza.
#codroipo
Ci sono andato piano con te, ma dal momento che persisti nel dimostrare al mondo che ottuso pezzi di merda sei, proverò a spiegarmi meglio.
Dune E’ un testo mediocre.
Non è Il Giovane Holden della fantascienza, tantomeno Il Signore delle Mosche.
Non ho alcun dubbio in merito, come non ne ho sulla tua natura vigliacca di leone da tastiera del cazzo.
Vai a fare in culo.
Se brucia, aiutati con la Spezia.
@Vandal savage
Ok testa di cazzo
#bugo
Conosco moltissima gente che usa(va) impropriamente termini quali i succitati.
Curiosamente trattasi nella stragrande maggioranza dei casi di persone che mai e poi mai tratterebbero irrispettosamente o discriminerebbero il prossimo qualsivoglia ne sia la condizione, razza, orientamento.
Viceversa ho esperienza diretta di una buona quantità di sepolcri imbiancati che fanno l’opposto.
Rispettare gli altri anche nell’uso del linguaggio è senz’altro cosa biona e giusta, finché resta una libera scelta, altrimenti sono cazzi.
Nessuno vi vieta di parlare come vi pare e piace tra gente che vi conosce e sa come prendervi e interpretarvi.
E prima che fraintendiate: no, non ho intenzione di iniziare l’ennesima discussione di filosofia e sociologia del linguaggio che penso di aver già fatto duecento volte, delle quali la maggior parte proprio con voi due.
https://youtu.be/EWcdcqL8hNw?si=p4hFrDikV5t2rbpJ
No vabbè Nanni, dissento. Sotto un flammone della più bell’acqua come questo potevamo risparmiarci una scarica di insulti politicamente scorretti con annessa ennesima reiterazione di polemica sulla liceità dell’uso degli stessi?
Io dico di no, o non mi chiamo più Bugo Retardatio, in Fedez mia!
Chiacchiere in libertà… ma cosa parlate a fare di un romanzo di fantascienza quando al massimo gente come vandal s e quell’altro bugo scrivono e leggono a malapena la lista della spesa sul cell.
Insomma se non si sà di cosa di parla (Dune) meglio evitare figure di merda…non è la prima volta, vedasi Indiana 4. Evitate di dimostrare che ho ragione.
Ti sbagli di grosso, figliolo.
Grazie per averci ricordato che parliamo di Dune.
Adesso da bravo, prendi le medicine, e torna a leggere Dostojevsky che in corsia hanno da fare.
Ma che dici Alfonso? Io sono un “uomo” di ottime letture! Pensa che ho appena finito di leggermi il Macumbarabahata e il Balubagagvita nell’originale sanscrito.
Mi è piaciuta particolarmente la parte dove Sun Ra mostra a Manitù i granelli di sabbia della spiaggia e gli spiega che questi non sono che una minima frazione degli universi esistenti nel più piccolo quadrante di cielo, al che Manitù gli fa presente che anche questi non sono niente rispetto ai chilometri di cazzo che si ingoia ogni sera quella gran gioia di tua mamma!
#Alfonso
And in the meantime, paperino, beccati ‘sta lista della spesa, a memoria e in ordine sparso:
Lyon Sprague de Camp, Robert Silverberg, Arthur C. Clarke, Ursula K. Leguin, l’Eccelso Robert Erwin Howard, Michael Moorcock (Elric il Negromante, Corum Jarlsen, Dorian Hawkmoon, Erekose, Jahry A’ Cohnel, Jerry Cornelius), Robert A. Heinlein, Isaac Asimov e Philip K. Dick (questi li conosci anche tu, vero?), Edgar Rice Burroughs (John Carter, Carson di Venere, ovviamente Tarzan e Pellucidar), Philip Jose’ Farmer e, perché no, anche Frank Herbert.
E qualora mi girasse, nonostante annoiare a morte l’universo mondo, potrei ADDIRITTURA argomentare i motivi per cui ritengo Dune un romanzo mediocre, al netto di alcune buone (ottime) idee, sviluppate male e narrate peggio.
Dimenticavo: fottiti.
:)
Ehm, Vandal, non mi dissocio perché sarebbe una vigliaccata, ma dico che il permaban che mi ci becchiamo per colpa tua è del tutto meritato.
“Gratitude” per il Macumbaharabaghata e il chilometraggio penieno a sorpresa.
Il mondo ha bisogno di Eroi.
Grazie, fra. Che dici, si prefigura un timone olandese, come quello che già ci diede tante soddisfazioni sotto la rece di Indy 5?
🙈🤣
@Bugo: è una richiesta? Dico quella del permaban, visto che comunque ormai mi pare chiaro che sappiate qual è il codice di comportamento che promuovo e dubito vogliate giocarvi la carta dell’equivoco.
Scusami, dai, si faceva un po’ di cagnara, lo sai che sono abbastanza un troll. Poi se mi vuoi bannare non posso darti torto.
Ok Vandal, mi ha incuriosito. Se hai voglia di argomentare perché ritieni Dune un libro mediocre non me la prendo a male. Può essere interessante avere una visione diversa sulle cose.
Comunque, per la cronaca ho rivisto il documentario su Dune di Jodorowsky, riscoprendo delle cose che non ricordavo, tra le altre il fatto che Jodorowsky avesse fatto allenare suo figlio per interpretare il ruolo di Paul per 8 ore al giorno 5 giorni alla settimana per due anni in Judo, Kung fu e altre arti marziali.
Questa sì che è dedizione per un ruolo.
Seriamente.
Ho espresso la mia opinione sulla qualita di un romanzo e sono stato aggredito.
Ho provato a rispondere con blanda ironia e mi hanno dato del pirla.
Ci hanno dato degli illetterati coglioni.
A Bugo che legge il sanscrito e a me, che porto luce e cultura in questa terra dimenticata da Dune.
Magari abbiamo esaurito le bibliche guance giacché ne abbiamo due a testa.
#Maybe
Grazie della domanda.
In breve: l’idea della Spezia è ottima quella dei vermi pure. Buoni i Fremen, ma…i personaggi sono tagliati con l’accetta,l: non hanno spessore, né si da’ spazio ad alcuna introspezione.
L’azione è confusa e dilettantistica, il world building nebuloso e raffazzonato, in altre parole
Il potenziale sprecato immane.
Sono peculiarità della fantascienza e della narrativa d’epoca con rare eccezioni che infatti sono e rimangono pietre miliari.
Sebbene quando è uscito potesse essere considerato un buon, o addirittura un Grande romanzo, Dune è invecchiato male.
Capisco in troppo bene quanto si possa essere legati alle opere che ci hanno fatto “volare” in gioventù, ma l’autentica qualita’ è immortale, come per esempio Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroughs, modernissimo tutt’oggi, a più o meno un secolo dalla pubblicazione, o i gia’ citati Salinger e Golding.
Pervconcludere, ricordo che ho scritto: “neanche il romanzo era granché”, non ho mai sostenuto Dune sia una merda.
domanda da profano…ma perché Il Signore degli Anelli (per.dire una saga apparentemente incontestabile per qualità e successo) ha creato eserciti che vanno dai devoti ai nerd agli ideologi destrorsi (ho letto così, non fatemene una colpa), mentre questo no o comunque molto meno (almeno così mi sembra) . È l’epoca , il tipo di libro o è solo un’opera un gradino sotto?
La domanda di mereghetti è interessante, rispondetegli.
Allora intanto Dune é un romanzo stupendo e non ha alcun senso discutere sul tema “in realtà é brutto”.
Poi rispondo a Mereghetti. Non solo il Signore degli Anelli sta una spanna su, ma non é un’opera paragonabile in questo senso: che é un unicum nella letteratura del 900 (quella buona o buonissima) e ha una prospettiva opposta, se così si può dire, a Dune. Il Signore degli Anelli é limpido e pieno di speranza, é un romanzo cattolico. Dune é cupo e senza speranza. E poi un po’ sarà il caso (ehm, la Provvidenza).
Ciodetto amo ribadire che detesto i film del Signore degli Anelli, mi fanno vomitare e vorrei fossero bruciati sulla pubblica piazza (ogni singola copia e hard disk che li contiene)
Molto bene.
Lo prendo per quello che è: un palese e molto apprezzato attestato di stima.
Per quanto la natura di incontestabile capolavoro de Il Signore degli Anelli non sia a parer mio affatto tale (ma io sono un eretico e come tale uso alle fiamme purificatruci del rogo), le due opere differiscono non tanto per genere quanto per bacino d’utenza/culto.
Se Lord of the Rings induce fervente partecipazione e identificazione immediata in forza dell’utilizzo di archetipi chiaramente riconoscibili, marchiati a fuoco nella memoria ancestrale, Dune ha un carattere più sovversivo.
La filosofia del secondo, i principi e strumenti di cui si fa portavoce, tramite l’ardito connubio disciplina marziale/percorso esoterico mediante l’assunzione di (sacri) psicotropi, segna una netta linea di demarcazione tra iniziati (come Jodorovsky) o pseudo tal, e banali fruitori di letteratura di genere.
In altre parole Dune ha dato origine tra i primi a una pletora di estimatori che nell’ascesa di Paul M’uadib ravvisano un’affascinante versione del Cristos in (appetibile) salsa lisergica, mentre Il Signore degli Anelli ha offerto a ognuno un primordiale Campione in cui identificarsi, entro i parametri rassicuranti di ina parabola che porta comunque alla redenzione: un pur malinconico lieto fine, in luogo del cambiamento forgiato nel sangue che in ultima analisi non garantisce alcuna certezza sul futuro di Arrakis.
Trattasi dell’ordine ristabilito in antitesi al caos, da cui può verosimilmente trarre origine igni cosa, nel bene e nel male.
Adesso abbiate pazienza, ma non sono abbastanza ubriaco per continuare, quindi
That’s all (for now) folks!
vorrei ringraziare capo e risponditori manon serve
Orpolà, cristianesimo e Signore degli anelli mi sembra che non centrino niente, scusa. L’operazione di Tolkien mi pare chiara, a partire dal folklore inglese (o britannico? boh, dovete perdonarmi ma non ci capisco molto, d’altronde sapete che sono specializzato più che altro in sanscrito, aramaico, lingue quechua e lineare c) quindi da tutta la parte precisamente non cristiana, crea un epos (Signore degli anelli) e poi una mitologia (Silmarillion). La fine del Signore degli anelli rappresenta proprio la fine di quel mondo lì, le vecchie creature fantastiche se ne dipartono e inizia l’epoca degli uomini, arriva il tempo di Artù (e del cristianesimo). Il tutto mi pare con grande ironia, sempre mettendo le mani avanti dicendo: – Sì lo so, chiaro, che noi inglesi siamo un popolo di Hobbit e quindi epos e mitos non ci si confanno.
Siccome poi tutto questo divertissement da nerd gli ha preso la mano, ha costruito il suo mondo nei minimi dettagli, ed ecco che sono arrivati i nerd della peggior specie, quelli che si studiano tutto l’universo espanso di Guerre stellari e senza la minima ironia pretenderebbero di essere riveriti per loro conoscenza enciclopedica della materia, quelli che si incazzano quando le tipe non gli tirano addosso le mutandine zuppe quando se ne escono col loro mansplaining su come Galadriel non poteva essere nel pozzo di Smurgabel a mezzanotte, perché gli elfi sono allergici al polline di quercia secolare che viene rilasciato nelle notti di luna piena, e Theodobomir aveva detto chiaramente trenta capitoli prima che la lotta della piana di Thiagomotta era avvenuta in luna gibbosa e facendo i calcoli sul percorso fatto nel frattempo da un Passolungo come Aramis, risultava essere proprio luna piena quella notte.
Ciao Bugo, io apprezzo tantissimo chi parla anche di quello che non sa, con te poi mi diverto sempre, ma dire che che il Signore degli Anelli non c’entri con il cristianesimo (anzi più precisamente il cattolicesimo) é come negare l’acqua bagnata, é una cosa super palese da un lato ed esplicitamente dichiarata dall’altro. Da Tolkien. Uno che odiava le allegorie, come noto.
A parte che io sono espertissimo e niente affatto ignorante in proposito (sia in materia teologica sia di letteratura scozzese) allora argomenta, son tutt’orecchi, ti giuro che non riesco minimamente a vedere il nesso. Per me il cristianesimo (come immaginario) è sopratutto polvere mediorientale e impero romano, ma anche a volerci infilare il medioevo fantastico dei cavalieri paladini imho ci azzecca poco col Signore degli anelli. Quanto poi al cattolicesimo, boh, per me è Leone X, Innocenzo X e tutta la crapuloneria dei vescovi romani che han fatto incazzare Lutero. Tu mi pare di capire ne abbia un’idea esistenzialista alla Bernanos o qualcosa del genere, no? Ma anche questa che ci azzecca con quattro teletubbies in palette country old-money che se ne vanno a far la guerra agli orchi in compagnia degli elfi gendergay e di un vecchio druido pederasta?
Beh, no, mezzo scherzo, ma davvero non riesco a intravedere a cosa tu ti stia riferendo.
Ma Bugone mio caro, è proprio perché è cosa nota a cani e porci che non ho voglia di argomentare, perdiam tempo in due! Vabbè dai dico due cose in croce, giusto perché sei tu. La prima, che è un’opera cattolica nell’intenzione del cattolicissimo autore, lo dice lui. Poi chiaramente come tutte le grandi opere, ci si possono leggere anche cose diverse. Anche il Vangelo alla fine si può interpretare in vari modi.
La seconda: cosa fa Gandalf? Fa forse le magie, sconfigge gli orchi a frotte con raggi tonanti dal culo (cit)? Vengono forse coinvolti gli Elfi? Ma assolutamente no: gli uomini devono salvarsi da soli, lo devono fare scegliendo il Bene, cioè avendo fede (e coraggio, che con la fede va a braccetto) – non so se hai presente la situazione di merda che i protagonisti si trovano a fronteggiare. E la Provvidenza non è forse ovunque nel Signore degli Anelli? E non sono forse i piccoli a salvare la baracca? E non certo i grandi guerrieri, i re, tanto meno i sapienti. A differenza di Dune, il Signore degli Anelli non parla né di storia né di Politica, le precede entrambe.
La gente necessita di andare Altrove. Ciò che accomuna il Signore degli Anelli e Guerre stellari è la capacità di far percepire chiaramente di essere all’interno di un mondo che si sviluppa in tutte le direzioni, nello spazio e nel tempo e presentano un colpo di genio: entrambe le storie, pur essendo enormi e poderose si svolgono in una fase decadente del loro mondo ed il desideri irrealizzabile di vedere di più crea attaccamento e dipendenza. Quindi il culto del Signore degli Anelli è dato dalla sua tridimensionalità.
Ma la gente deve anche riconoscere l’Altrove, sentirsi a casa, e che tanto tempo fa in una galassia lontana lontana é sempre la
lotta tra il bene il male l’unica cosa importante. Dune non ti fa mai sentire a casa (Dune é bellissimo per quanto mi riguarda)
Ferme restando le legittime soggettive valutazioni, non sarà un po’ esagerato come giudizio? Alla fine credo che il primo romanzo della serie sia – quasi – universalmente considerato dalla critica come opera letteraria di gran valore (anche al di là del genere di appartenenza) e di grande influenza sulla fantascienza a seguire. Poi ovviamente può non piacere al singolo lettore per mille motivi, come qualunque prodotto artistico, letterario, cinematografico, e quant’altro…
Sul tema del cattolicesimo ne “Il Signore degli Anelli”, al di là della affermazione in tal senso – magari sincera, magari no – dello stesso Autore, concorderei con Ruper sul fatto che, sotto il velo di una creazione di pura fantasia, i concetti e le Forze di fondo, all’opera nella Terra di Mezzo, siano avvicinabili alla Teologia, non “genericamente” cristiana, ma proprio cattolica: la Provvidenza, l’Umile esaltato ed il Potente abbattuto, un Male assoluto, principe del mondo (materiale) ma pur sempre soggetto a limiti, ad una imperfetta conoscenza, oltre che ad una arroganza che ne segna la disfatta (verrebbe da dire il Satana giovanneo), un Potere Superiore (nascosto ma all’opera) che assicura alla fine la sconfitta di quel Male, la libertà di scelta del singolo individuo, tra i due campi…
Bella Ruper, grazie delle spiegazioni. Debbo confessarti che forse non sono il grande esperto di letteratura gallese che pensavo d’essere, e ignoravo che J. F. K. R. Tolkien fosse cattolico. Non solo, la verità è che non sono nemmeno esperto di teologia, l’ho detto per scherzo. Eh sì, sono un gran burlone. In verità ai padri della Chiesa preferisco le mamme dei concorrenti di X-Factor, e il compianto papa Ratzinger è stato per me più un maestro di stile (make-up escluso, lì peccava) che di dottrina. Indi per cui ero all’oscuro del fatto che secondo il cattolicesimo gli uomini dovrebbero salvarsi da soli con il coraggio, che è il vero volto della fede; e per la verità tutt’ora ne dubito; un po’ come quel briccone di S. Tommaso apostolo. Sei proprio sicuro che non sia una fissa tua che nella dottrina della Chiesa Romana ha un ruolo marginale? E poi: ma quindi stai dicendo che gli hobbit sono i veri protagonisti dei tomazzi? Pensa che io mi ero fatto l’idea che l’autore ci avesse trollato costringendoci a seguire le vicende di personaggi di nessun conto, ma che almeno erano simpatici e buoni per il merchandasing. Uhm, in effetti mi sa che non ci avevo capito un cazzo, specie se mi dici che Tolkien in persona avvalla la tua, per me balenga, interpretazione.
L’ultimo dubbio mi rimane riguardo il suo odio per le allegorie. Se quello che dici è giusto, ma al contempo questa saga non è un’allegoria o un metaforone, cosa diavolo è, non fiction?
@ Pasquale Grazie per le ulteriori delucidazioni. Ma ,@ entrambi, tanto per capirsi in che epoca della sua lunga storia il cattolicesimo ha elaborato tutta questa dottrina? No, perché mi sembra (giuro) interessante in sé, ma da materialista ho l’esigenza di capire a quali esigenze dell’istituzione in rapporto al suo tempo e alla società in cui si trovava risponde, questa ideologia. Perché mi sembrerebbe l’ideologia giusta per il tempo delle persecuzioni, ma come filtrato da un che di moderno; d’altronde se mi dite che è specificamente cattolica, allora immagino vorrà dire che è stata rielaborata dalla controriforma? Ma se è così, si tratta di un puro inganno e una turlupinatura davvero raffinata, che se ci sono di mezzo i gesuiti (e ci scommetto) allora si meritano la fama d’esser loro i veri giudei-massoni-rettilian-illuminati. Perché se è vero che all’epoca la chiesa di Roma era sotto attacco, da una parte dal protestantesimo e dall’altra dal razionalismo (entrambe facce dell’ascesa borghese, delle esigenze dell’economia mercantilistica) dipingersi come la paladina dei piccoli in confronto ai grandi malefici fa veramente ridere. Anche perché in Italia, l’economia mercantilistica e quasi capitalista, ammesso si fosse mai interrotta, si era già reimposta da un pezzo, e comunque anche con la controriforma non mi sembra che la Chiesa vi abbia messo un argine, sia pure di facciata. Ma allora cos’è? È la solita mobilitazione delle masse popolari da parte delle classi dominanti contro il nemico straniero, il nazionalismo guerrafondaio che conosciamo bene. Sì, lo conosciamo bene oggi, ma all’epoca mi sa che era una novità. Quindi tutta la pittura barocca, l’irruzione del realismo nell’arte, sarebbe tutta una propaganda della stessa specie di quella che oggidì cerca di propinare alle masse le due idee leggermente contraddittorie che le loro miserie dipendano dallo straniero, inteso da una parte come il migrante squattrinato e in cerca di fortuna, e dall’altra come l’altra grande nuova potenza capitalistica in ascesa.
D’altronde, raga, se mi dite che Tolkien ha veramente affrescato la grande eterna lotta tra il bene degli umili e il male, dico: figata! ingenuo ma superepico, fumettoso (che per me è un complimento).
Ma se mi svelate che in realtà che ha scritto i Promessi sposi in salsa folk fantasy, dico che è proprio uno stronzo!
@Bugo
Tolkien scrisse espressamente di aver voluto esprimere un significato fortemente cattolico, in una lettera dei primi anni 50 o giù di lì – ovviamente potrebbe essere una excusatio per essere stato accusato di avere creato un mondo pagano o cose del genere, non so. Sul discorso dottrinale, beh c’è da leggere il Nuovo Testamento ed i Padri della Chiesa (almeno) però i concetti di fondo (libero arbitrio, esaltazione dell’umiltà – e chi meglio di Sam o Frodo, il primo più del secondo – forza del Male – sia inteso come Satana/Sauron, ma ancor prima come inclinazione umana derivante dal peccato originale, che tuttavia può essere sconfitta – Provvidenza che arriva ad aiutare il Fedele soprattutto nel momento buio, caduta degli arroganti) sono facilmente reperibili sia nell’antico che nel nuovo testamento. Che poi la Chiesa come Istituzione si sia macchiata delle colpe che sappiamo, abbia preferito coltivare politica e potere, etc, non toglie che IN PARTENZA ci fosse un certo messaggio cristiano di salvezza dell’anima [che peraltro è costitutivo di molte religioni, ognuna a modo suo]. Ci sta comunque che, pur nella costruzione di un universo fantastico, un cattolico come Tolkien attingesse a concetti che gli venivano familiari dal suo personale background di conoscenze [fosse stato, che so, induista, avrebbe probabilmente veicolato messaggi e valori di quella religione, e così via…]
Ciao Bugone, sono troppo stanco (mi é appena nato un bambino, motivo per cui devo ancora andare al cinema) per essere altrettanto simpaticone e brillante, perdonami. Sull’allegoria, é cosa nota anch’essa, Tolkien lo scrive nero su bianco che gli fa cagare (non sono sicurissimo usi queste parole) e che sta raccontando una storia – con l’intento tra le altre cose di creare una mitologia Inglese. Sul cattolicesimo invece possiamo stare a parlare per ore tra la sua lunga storia e i suoi vari epigoni, ma non mi sembra di avere detto alcunché di sbagliato, é sempre stato problematico il suo essere “non del mondo” eppure essere anche espressione di un’istituzione di potere moltissimo “nel mondo”. Discussione complessa. Ma tue perculate a parte sono abbastanza sicuro che capisci. Pardon, son proprio stanco.
Dai Nanni di la tua sulla domanda di Mereghetti che siam qui per leggere te
Bella Ruper, è sempre un piacere. Dài, che prima o poi i figli crescono e rompono un po’ meno i coglioni, spero. Quantomeno mi sembra che ti prosciughino un po’ meno. Tieni duro, vecio.
E grazie anche di aver messo fine a tutta questa conversazione che pure io non ne potevo più di sparar cazzate. Tra l’altro pensa che in un pezzo di ‘sto flame che Nanni ha segato, un altro utente se n’è uscito col sempreverde “sta attento che ho il tuo indirizzo IP e mo’ me la paghi” suscitando naturalmente altre perculate, ma alla fine mi sa che mi doxxato davvero e devo fare i maneggi per postare. Non si scherza coi calcisti, siamo praticamente nel deep web XD
Auguri e non mollare.
E props anche a Pasquale, sa va san dir, parblè messiè
@Ruper: grazie, ma non ho letto nessuno dei due romanzi purtroppo. Il signore degli anelli l’avevo provato da giovine, ma la quantità di world building era eccessiva per i miei gusti e l’avevo mollato dopo un centinaio di pagine. Se mi spingete ad azzardare un’ipotesi: a occhio, il world building iper-dettagliato era una delle cifre principali dell’opera di Tolkien per cui, filtrando con una certa violenza quelli capaci di stare al gioco, ovvio che come effetto collaterale crei anche dei rompicoglioni che esigono immersione totale e aderenza religiosa. Dune – di cui non ho mai sfogliato mezza pagina – dalle vostre descrizioni mi pare più lisergico e concettuale.
Bon, l’idea di essere parzialmente d’accordo con Vandal mi fa venire l’orchite, comunque va detto che se il primo libro era a mio avviso bello gli infiniti seguiti fanno sanguinare gli occhi
Sono due film figli del loro tempo, come il Dune di Lynch lo era del suo.
Per una volta vedo il film prima della recensione…
Sono abbastanza d’accordo con molti punti, però a livello di pura panza ho gradito molto il film. Non “capolavoro assoluto” (che non vuol dire nulla), ma l’ho apprezzato un po’ più del primo.
Detto questo, ammetto che una parte del piacere viene dal fatto di ritrovare alcuni elementi che ho apprezzato dei romanzi; e per contrappasso ho pensato a quanto poco capisce uno spettatore medio di tutte le cose piallate o spiegate poco.
D’accordo sul fatto che Villeneuve non riesce a mostrare/far percepire bene questo mondo che è dichiaratamente un sistema feudale un po’ matto e incasinatissimo.
Totalmente d’accordo su Walken, che è stato la delusione più grossa di tutto il cast.
Questa seconda parte mi è piaciuta, ma con tantissimi “ma”. Penso il difetto peggiore sia che si percepisce poco o nulla della vastità del mondo oltre il pianeta di Dune, e quindi di quanto importante sia davvero questo pianeta, attorno a cui un mondo così grande si muove (letteralmente, dato che dalla spezia dipende, tra svariate altre cose che non vengono mai menzionate, il viaggio intergalattico. Fuffa da sforbiciare per rendere il film più asciutto, la togliamo insieme ai navigatori, ai mentat, eccetera? Ok, se volete, ma per me si va a perdere tanto, anche rispetto al primo film che un po’ di profondità in più la faceva percepire).
Poi, ci si concentra solo sul tema dei falsi profeti, e va benissimo perché è un tema fondamentale e andava espresso bene, ma quasi altrettanto importante era il tema ecologista, e di nuovo si è deciso di tagliarlo. Davvero non c’era modo di far emergere anche quello, per esempio attraverso Chani?
Ribadisco, il film mi è piaciuto, ma speravo davvero che fosse meglio, mannaggia
Comunque, sicuramente un biopic competente, Irulan probabilmente ha scritto la sceneggiatura *wink wink*
Totalmente d’accordo. Se affronti la trasposizione di Dune, ti devi prendere le tue responsabilità, se tagli mentat, quasi tutto delle Bene Gesserit, il piccolo Abominio, i richiami alla religione (bibbia cattolica orangista, zensunni etc), quasi tutti i riferimenti alla bamba galattica, se banalizzi Stilgar in un credulone dalla bocca perennemente aperta e Chani in una femminista egualitaria contro il messia maschilista… beh, ti resta il biopic di Paul.
> femminista egualitaria
Ok zio…
Dimmi da chi la prendi la droga
Posso capire qualche punto critico della recensione, ma non sono per nulla d’accordo.
E’ vero, le visioni potevano essere un pochino più visionarie (ma forse avrebbero stonato con il resto del film), un paio di passaggi forse sono troppo veloci, ma questo è vero cinema su larga scala, parlare di un film competente è alquanto riduttivo.
Questo è un kolossal che ti fa percepire ogni secondo il senso di scala, l’epicità e la grandezza delle forze in campo, che coinvolge a livello sensoriale; incredibile dato che adotta soluzioni anticlimatiche, ma il tutto funziona. La prima cavalcata del verme del deserto è eccezionale, c’è un senso di pathos che ti travolge come una tempesta di sabbia (brutta battuta, bastonatemi pure). Non ti emozioni ai personaggi, e forse era obbligatorio visto quello che si sta raccontando, ma a livello sensoriale questo film è potentissimo.
Ma senza parlare di questo momento, dell’assalto finale, o della scena dell’arena nel pianeta Harkonnen (pur non avendo letto i libri, mi sembrava abbastanza chiaro che la resa cromatica derivi dal fatto che il loro sole è diverso dal nostro), ci sta pure una cosa che mi ha colpito un sacco, un’ellissi temporale fatta unicamente cambiando la luce su un primo piano della mia futura moglie Rebecca Ferguson in Lynchaggio. Quando lo avete visto fare una scelta così raffinata in un blockbuster hollywoodiano? A parte Nolan e Cameron, dove lo trovate un cinema così popolare e al tempo stesso così pieno di soluzioni artistiche non banali?
E a parte Nolan, dove lo trovate un film costato una vagonata di milioni che riesce a non svilire e anzi affrontare temi complessi e personaggi che il pubblico mainstream solitamente non trova? Quando Bardem si convince che il Messia non può che essere umile in modo da continuare a credere che Atreides sia il prescelto mi ha fatto subito pensare ai trumpisti e qanonisti che riescono a leggere ogni evento come nello schema della loro narrazione complottista, per non parlare del tema del libero arbitrio o dell’idea della propaganda religiosa…
Non è un film perfetto e posso capire che chi non apprezza lo stile grounded di Villenevue non amerà questa versione e preferirà Lynch (io però vi consiglierei di riguardarlo prima di decidere), ma questo per me è una chiara dimostrazione di grandissimo cinema, dell’idea che si possa fare un kolossal spettacolare senza rinunciare alla profondità. Mi spiace, ma i film competenti sono un’altra cosa.
“Quando Bardem si convince che il Messia non può che essere umile in modo da continuare a credere che Atreides sia il prescelto mi ha fatto subito pensare ai trumpisti e qanonisti che riescono a leggere ogni evento come nello schema della loro narrazione complottista, per non parlare del tema del libero arbitrio o dell’idea della propaganda religiosa…”
Ho pensato esattamente la stessa cosa (più che a trump ho pensato alle religioni varie ma è lo stesso, la fede giustifica tutto ed è alla base dei complottismi)
Io ho pensato + a Brian di Nazareth e mi ha fatto parecchio ridere, ma purtroppo e’ come dici te
Concordo con la recensione. Il limite dell’opera cinematografica è l’assenza della dimensione spirituale che caratterizza quella letteraria. Emblematico che tu scriva di “falso messia” quando in realtà il Kwisatz Haderach lo è (un messia genetico) incrociando così l’attesa escatologica dei Fremen con quella delle Bene Gesserit.
Villeneuve rifugge questa lettura a favore di una visione più materiale ove Paul è un agitatore (di) folle. Lynch qui ci aveva preso di più.
Scelta stilistica o di opportunità?
Non lo so, ma credo che affrontare i temi Herbertiani più squisitamente (para) religiosi (la Bibbia neoOrangista e il divieto di macchine che imitino l’uomo, la Jihad, l’essenza messianica di Paul che sceglie la propria via per “sacrificio”, il legame con Shai Olud – il segreto di Dune) sarebbe, come si dice, “divisivo”.
Comunque, film da vedere perché una gran gioia per gli occhi.
Zendaya very malmostosa.
Gli harkonnen, resi con libertà stilistica, mi paiono i meliboneani del 10mila.
L’imperatore pare vivesse pantofole in una rsa
In effetti una cosa che un po’ mi ha lasciato perplesso è che non spiegano allo spettatore proprio cosa è il il Kwisatz Haderach e perché sia cos’ importante per le Bene Gesserit (a meno che non me lo sia perso nel primo film).
– La citazione dei meliboneani dimostra che sei uno dei giusti.
– L’imperatore in pantofole mi ha fatto cappottare (hai ragione è ‘na tristezza)
Se era MelNiboneani, in relazione a un noto e indimenticato principe Negromante, apprezzo e sottoscrivo.
Ma un bel film su quel maschio bianco privilegiato non esiste?
Sono d’accordo. Bello, ma deludente, soprattutto dopo la prima parte che per me è nell’olimpo di Hollywood degli ultimi 24 anni.
Hai letto solo il primo romanzo e si vede…purtroppo il libro di Herbert ha la caratteristica di essere una metafora in parte della società umana, un uomo diventa un semi-dio grazie alle visioni indotte dal suo essere un esperimento genetico, con annesso uso di una droga geriatrica con proprietà lisergiche e visione di PRESCIENZA ovvero del futuro. “Il futuro non è scritto “cito .
Mi spiace ma non sono d’accordo su Lucas, George è sempre stato soltanto una mezza cartuccia sia a livello di regia che di sceneggiatura. Il suo unico interesse oltre ad avere il controllo sulla sua abborracciata creatura era fare più SOLDI senza curarsi della qualità. Villenueve ha sempre avuto una visione, ma il vostro cinema da combattimento non è minimamente riuscito a coglierne l’essenza. Avete visto, ma non avete capito. Probabilmente non ci avete neanche provato. La fantascienza non è quasi mai semplice, incamera una VISIONE che spesso và oltre. Per la cronaca tutto collima, migliorando a livello inconscio quello che nel romanzo poteva risultare forzato o addirittura dare problemi di censura SPOILER( vedi sorella di Paul che nel libro uccide il Barone). Invece l’organicità della sceneggiatura rende la sua dipartità in maniera più classica, una semplice vendetta, perchè Paul è ancora un ESSERE UMANO in fondo. Tutto questo lo trasformerà nel MESSIAH che ovviamente vedremo nel prossimo film.
Forse è il soggetto a essere troppo divisivo: lo fai lisergico e avrai qualcuno che si lamenta del fatto che nn si capisce un ca**o, lo fai più didascalico e qualcun’altro ti dirà che non si percepisce l’afflato della saga letteraria…
Io sono andato a vederlo con la mia famiglia, e siamo tutti usciti soddisfatti: personalmente ho letto i libri e ho trovato molte delle atmosfere rappresentate in modo impeccabile, moglie e figli che non hanno letto la fonte originale hanno trovato una storia che procede dritta senza troppi fronzoli ma ugualmente avvincente e raccontata in modo potente e magistrale, con un cast da grande produzione perlopiù in parte e azzeccato…
Anche il sonoro, che in genere colgo a una seconda visione, qui si è subito dimostrato potente e avvolgente, in grado di darti il senso di un mondo esotico con questi suoni maestosi che si trasformano in musiche arabeggianti…
Forse l’unico difetto che ho trovato è stato il repentino passaggio da una scena all’altra in un ritmo troppo frenetico: avrei preferito più momenti di raccordo, ma è un’opinione puramente personale (moglie e figli non la pensavano come me)
Boh, forse un film così importante si sarebbe meritato una recensione a 4 (o 6) mani da parte dei 400 calci…
Purtroppo film troppo complessi non sono esattamente nelle loro corde… ricordo la caciara che si è creata su indiana e il bastone da anziano perduto. Possono analizzare film semplici, sparatorie, dialoghi, ancora sparatorie, guerre stellari, top gun insomma quella robetta lì. Ma il cinema di Fantascienza con la F maiuscola è meglio che lo lasciano perdere….
Ma qual’è il cinema di fantascienza con la “F” maiuscola? Senza polemica eh, perchè bramo di vederlo. Ma oltre a 2001, blade runner, interstellar, contact e poco altro mi pare tutto declinato ad altri generi (alien: horror) o vagonate di occasioni ssprecateper.paura che un concetto complesso faccia sbadigliare
@alfonso
Però, leggendo i tuoi commenti non sembri affatto scemo.
Peccato sia stato tanto aggressivo nel rispondermi. Poteva uscirne una bella (e civile) discussione.
Per la questione “world building” credo che DV si sia semplicemente concentrato + su quello che succedeva ad Arrakis e sulla storia Paul, altrimenti doveva fare un film di 45 ore solo su sta parte 2. Ha scelto un POV preciso e tirato dritto per la sua strada, secondo me facendo divinamente. Un blockbuster di sto genere, che dice chiaramente “se vi piace e’ cosi’ se no vaffanculo te e i tuoi video su TikTok” e’ ossigeno puro in un contesto storico dove se spendi + di 100 milioni devi piacere a tutti i celebri quattro quadranti del targeting. Ma a sto punto mi deve fare anche Messiah.
Infatti la sceneggiatura è già pronta e sarà il suo prossimo film, dopo di che farà INCONTRO CON RAMA. Solo per questo è da amare.
Incontro con Rama sembra scritto per lui ma non è un po svilente “Villeneuve, quello della fantascienza seria”, un po come Conte “quello che rilancia le squadre”?
Se non ricordo male il film che voleva realizzare Jodorowsky sarebbe dovuto durare dodici ore, questo per una ricostruzione completa della storia e delle ambientazioni. E che peccato… che fantastico film sarebbe stato. Avrebbe floppato più de I cancelli del cielo, ma sarebbe stato memorabile ancora oggi.
I personaggi sono tutti abbastanza antipatici?, e questo ci sta, dato che i sedicenti buoni scatenano alla fine una guerra santa che fa 60 miliardi di morti nella galassia.
Personaggi non semplici e con i quali è difficile empatizzare.
Vediamo se riesco a vedere la seconda parte questo fine settimana.
Boh, George non mi hai proprio convinto, io rimango #TeamFilmone
La recensione mi ha dato l’idea di una critica incontentabile che non sa bene cosa vuole. Quale sarebbe di preciso questo quid mancante? Perché a me questo sembra un miracolo di equilibrio tra intrattenimento grandioso, autorialità, budget delle grandi occasioni, mezza hollywood che conta nel cast, una IP semisconosciuta (eccetto una minoranza di nerd duri e puri) e personaggi non stereotipati. Sono un mucchio di rischi, tra cui quello di non trattare lo spettatore come un minus habens. È Star Wars per adulti.
Riguardo al primo capitolo: a me è piaciuto ma rispetto a questo era solo il riscaldamento. E in generale trattarli separatamente mi pare fuori luogo, è evidente che si tratta di un film unico diviso in due per ragioni di fruibilità.
P.S.
Naturalmente neanche io vorrei ricadere negli estremismi internettiani, “capolavoro” è un termine ormai svuotato di significato (un po’ come “genio”) che andrebbe usato solo per opere che hanno avuto ragione del tempo.
P.P.S.
Spero di non essere sembrato arrabbiato, si chiacchiera ma alla fine son solo film.
concordo in pieno
La critica per Villeneuve ci può anche stare, ma l’errore di fondo è proprio il voler fare a tutti costi un film su Dune: non si può…
Innanzitutto perché la serie di romanzi diverge drasticamente dal primo, descrivendo un protagonista sempre meno umano (mentalmente E fisicamente!!!), e poi perché il world building di Herbert è troppo variegato e “bizzarro” da poterlo racchiudere nei limiti temporali di 1/2/3 pellicole.
Perfino Jodorowski, nelle sue mitologiche 12 ore, non sarebbe andato oltre il primo capitolo…
Vedrò questo secondo capitolo con le stesse -nulle- aspettative del primo.
“Tanto che, quando nel film si menzionano le altre casate nobiliari e i giochi di potere che sottendono alla strage degli Atreides, e che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote a Paul nell’immediato futuro, non ne comprendi mai davvero la portata. Sembrano solo chiacchiere e non si avverte alcun senso di minaccia…” Questo però è un difetto/risvolto del libro, difficile da risolvere nell’adattamento cinematografico. Nel Dune di Herbert, *SPOILER* c’è una prima parte tutta carica di sofisticatissimi intrighi psico-politici, che culminano nella scena del banchetto i cui partecipanti sono tutti parte di dinamiche ipercomplesse. Però questa cosa diventa impossibile da gestire, oppure Herbert si stufa, fatto sta che per risolverla… ammazza tutti, Atreides, Kynes, e tutti quanti, e tutti i complotti e le macchinazioni delineate nelle 100 prime pagine spariscono dalla narrazione. Dopodiché effettivamente il lettore sospetta l’esistenza di un universo vastissimo, fatto di chissà quanti pianeti, con sette religiose, conglomerati economici, antiche casate potentissime, il tutto sotto l’enorme potere dell’imperatore… ma anche qui Herbert o non sa come risolverlo o non gliene importa più niente, perché alla fine basta il tipico duello finale al coltello tra il protagonista e la sua nemesi a distruggere un impero plurigalattico e mettere fine a faide plurisecolari.
La ‘complessità’ dell’universo di Herbert, e la sofisticazione degli intrighi politici, esiste più nella reputazione del libro che non nel libro stesso, che come scrive poinGeorge si interessa alla fine più al lato lisergico che a chissà quale world-building. (Un po’ come Game of Thrones: ho letto chissà quante recensioni che descrivevano complessi intrighi tra casate e intricati giochi di potere, ma poi di concreto c’è solo Littlefinger che ghigna in un angolo buio.)
“La ‘complessità’ dell’universo di Herbert, e la sofisticazione degli intrighi politici, esiste più nella reputazione del libro che non nel libro stesso, che come scrive poinGeorge si interessa alla fine più al lato lisergico che a chissà quale world-building.”
Beh, no, non del tutto: le varie Zaibatsu (i “Bene”) tornano prepotenti negli altri capitoli, ma poco possono contro Paul 2.0
Mi chiedo,vi chiedo… Finisce qui? Perché vorrei vederlo nella sua interezza ma ho paura di un terzo capitolo.
No, ci sarà un terzo che è però tratto dal secondo libro. Il primo libro (cioè DUNE) si conclude dove finisce questo film. Il problema è che Villeneuve ha fatto scelte che divergono dal romanzo, anche e soprattutto nel finale, quindi presumo che per una visione completa tu debba attendere il terzo film.
Per me è un film della Madonna. Villeneuve avrà pure toccato un terzo della mole di temi presenti nel libro di Herbert, ma quelle cose che decide di sviluppare le mette su pellicola come Dio comanda. E anche se ha tagliato via con l’accetta personaggi, organizzazioni, la parte ecologica,… Tutto quello che rimane è grandissimo cinema. E per di più con un ottimo ritmo per un film di quasi 3 ore (molto meglio questo del primo, che perdeva colpi in tutta la seconda parte).
Finita la visione, davanti ad un paio di bionde medie, con gli amici che hanno letto i libri pure loro, ci siamo chiesti: era possibile fare di meglio? Per noi la risposta è no. Forse con una serie tv di una decina di episodi a stagione magari anche sì, ma con 2-3 pellicole da 3 ore è dura condensare i primi due romanzi.
Premettendo che ho letto il romanzo anni fa, quindi i ricordi potrebbero non essere troppo precisi, ma ho l’impressione che l’idea del libro di Herbert come un esempio di fantascienza psichedelica e visionaria dipenda soprattutto dalla versione di Linch. Nonostante la trama sia incentrata su una super-droga e il protagonista abbia il potere della preveggenza, da quel che mi ricordo anche il romanzo originale è, proprio come il film, soprattutto una “severa e rigorosa storia di sopraffazioni, intrighi di palazzo, predestinazione e sopravvivenza in un mondo aspro e ostile”.
Sono totalmente a digiuno di “Dune” in ogni sua forma
Il libro ce l’ho nella lista dei “da leggere”
Ma visto che qui ci sono dei conoscitori, vorrei chiedervi: ma la miniserie televisiva di anni fa? Com’era? Rendeva giustizia al libro?
Premesso che in quel caso la Spezia lisergica l’avevano presa i costumisti, è una riduzione onesta.
Ci provai, a guardarla, ma era una cosa talmente brutta da vedere che l’unico termine di paragone che mi viene in mente è la serie “Hercules” degli anni ’90. Chi è arrivato in fondo tuttavia ne parla molto bene in termini di aderenza alla trama.
Piaciuto molto, film grosso e a tratti mi ha emozionato parecchio.
Ma il mio “ma” è che mi rende il primo film asciutto, incompleto, timido. Si vede chiaramente che il primo è stato tagliuzzato e ridotto all’osso mentre qui hanno letteralmente aperto tutto. Il primo era “lo dimo” e il secondo è “lo famo”. Vorrei un director’s cut per “equilibrarli”, renderli entrambi potenti e rumorosi, o almeno completi.
SPOILER?
Caso emblematico la storia del povero Rabban (interpretato dal povero Dave Bautista): qui lo vediamo cadere e fallire almeno 4 volte, mentre nel film precedere nulla ci raccontava della sua forza e ascesa. Per non parlare della storia di Gurney Halleck e la cicatrice fatta proprio da Rabban. Niente ci ha mai detto che loro erano nemici in campo. Niente ci racconta di come il primo diventi contrabbandiere.
Visivamente molto bello e GROSSO (come in altri lidi dice il buon Stanlio: MA CHE VERMONI SIGNORA MIA), azzecca un bel po’ di shots in modi che al cinema non si vedevano da Interstellar.
Oltre alle scene coi sopracitati vermoni, l’arena del pianeta dei pelati uno spettacolo col suo Sole nero e i fuochi d’artificio “densi”. Per il resto sembra di vedere una compilation su youtube de “I migliori momenti di DUNE – la serie evento”. Si salta da una scena all’altra dando per scontato che a te freghi un cazzo dell’imperatore dell’ospizio (un Christopher Walken in modalità “circonvenzione d’incapace”) o delle suore spaziali magiche. “Eh ma se leggi il libro il genio dell’autore ti si dispiega dinnanzi e la tua comprensione diventa un tutt’uno con l’Universo e il Deserto.” Frega un cazzo sinceramente, e tutto sommato va bene così, Denis mi ha dato quello per cui avevo pagato il biglietto e pazienza se i dettagli del funzionamento del catasto di Arrakis non sono pervenuti.
Raga’, non dimentichiamoci l’unica vera chiave interpretativa del film.
Nel primo la società intergalattica di sticiuffoli c’aveva gli scozzesi con le cornamuse.
Nel secondo Thanos suona la tarantella di Dune 2 (nel senso di gioco per PC) mentre va in battaglia.
Sempre nel secondo, il cattivo vero è un Ingegnere di Prometheus e – si veda la foto postata, please – quando arrivano i vermoni la gente scappa dritta senza saper girare da una parte, di nuovo come la tipa spiattellata dall’astronave toroide in Prometheus.
Signori della giuria, è evidente che la bilogia di Dune sia un meta musical sul fatto che Hollywood è fatta solo di franchise e che in ambito fantascientifico Alien era meglio.
I stand my case. (“Sto in piedi sul copritelefonino”)
Letti i libri (molti) anni fa. Concordo con chi dice che, anche nei libri, in sostanza non esiste un buono davvero buono. E, sempre nei libri, più prosegui più ti addentri in un trip da droghe pesantissimo.
Concordo anche sul fatto che questo film pur ben fatto (seppure con alcune variazioni, per esempio aver cancellato il figlio di Paul e Chani, non aver fatto nascere Anya, la sorellina potentissima che uccide il barone).
Alla fine, pur nella sua goticità, io trovo il film di Lynch più vicino all’atmosfera dei libri.
Ma veramente dal recensore in giù nessuno si è accorto della citazione a Ken il guerriero e che per tal motivo il film rientra direttamente nell’olimpo delle pietre miliari?
Io in una scena dove Paul è seduto con il mantello ci ho visto anche Tetsuo
Questo? Se sì, allora io l’ho notato…
https://i.pinimg.com/736x/78/11/c5/7811c5218ad3055bfc5e05cd64583096.jpg
Esattamente quella scena…
dite che lo ha citato di proposito?
comunque Dennis sarebbe perfetto per realizzare i sogni di H.Cavill e di tutti i nerd appassionati di Warhammer 40k…attendiamo con ansia..il momento è giunto (For the Emperor…per chi sa)
Non so, devo ancora vedere dune due e mi piace villenueve ma il suo stile è troppo asciutto e freddo per una cosa super tamarra come warhammer
beh si può sempre inzarrire un po’…piuttosto di robaccia alla snayder k bay…
Leggo la rece e… si’, per me ci hai preso, George. Visto al cinema con mega schermo e volume appppalla, una goduria, vera goduria per le scene d’azione / nel deserto … pero’, pero’ … manca qualcosa. Rohmer, +1 condivido, esci e ti chiedi: lo rivedrei? se la risposta fosse stata SI’, allora nella mia personale classifica occuperebbe i primi posti. E invece, NO, non lo rivedrei. Cosa manca? boh, buona domanda, saro’ il solito reperto archeologico, ma non riesco a non pensare a Jodorowsky. E a quel Giger (qualcosa all’epoca fu salvato per Alien) che Villeneuve riadatta in stile lounge da aereoporto scandinavo. E alla droga e a tutta la sfera mentale (anni ’60, ‘nculo la tennologgia che ci ha atomizzato, evviva l’espansione delle sensazioni e delle potenzialita’ della mente e trip e visioni e love love love anzi no) E ai navigatori della Gilda mutati, a tutto il politically poco correct che (ingenuamente?) scorreva nel libro. O voi che siete cresciuti con Guerre Stellari 1977, quante volte rivedreste la corsa nel tunnel della morte nera? I find your lack of faith disturbing!!!!!!!
Raga per me è un capolavoro.
Scritto da dio, visivamente una bomba, colonna sono da urlo.
Davvero miglior Sci-Fi degli ultimi 10 anni
Concordo al 100% col grande George. Posto che a me Villeneuve è sempre stato altamente sui maroni perché ogni suo film è un coito interrotto sul più bello (è uno stile, a me non piace), il primo Dune non solo mi era piaciuto ma in più di una scena mi aveva fomentato. Sono andato a vedere il seguito con la migliore predisposizione possibile e ho ritrovato il solito Villeneuve che non digerisco.
Scusa Django ti ho risposto per errore ma volevo fare un commento normale, porta pazienza
Come si evince anche dalla prima parte,questo Dune di Villneuve sarà pure un compitino fatto bene, ma tra due mesi ce lo saremo dimenticato tutti, quello di Lynch -con tutti i suoi difetti- resterà un cult.
anche Mamma ho perso l’aereo è un cult…è pure più calciabile di quello di D. L.
Non so bro,
Ne parlavo con un amico e abbiamo concordato che sto film cancella il cult secondo noi.
Cioè a parte che il film di Lynch è improponibile, ma questo è una vera bombetta.
Pazienza per il mondo “la’ fuori” perennemente in cerca del capolavoro, ma ‘sto fomento su un blog come questo per un film del genere… dai su, la recensione di George c’ha preso in pieno: e’ cinema grosso piu’ nelle intenzioni e nel formato che nei risultati, ma il grande cinema abita da altre parti. Di sicuro piu’ nel vecchio film di Lynch, un trip narrativamente disastroso ma comuque un trip, piuttosto che in questa rassegna di belle immagini da wannabe-David Lean cibernetico, ma che ci fa piu’ la figura dell’Anthony Minghella degli sfondi desktop.
vorrei l’indirizzo grazie
+1
non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello
https://www.youtube.com/watch?v=JbFibkxxByQ
Ma parla per te zio,
sto film è una bombazza
Il vecchio film è una cagata pazzesca, lo si cita ancora adesso perché è stato fatto da Lynch, l’avesse fatto un regista sconosciuto sarebbe finito nel dimenticatoio..dai su
@Minghellone
Un regista sconosciuto difficilmente avrebbe avuto l’ardire e il budget per un adattamento del genere
Concordo in pieno, continuo a preferire il Dune di Lynch proprio perché ha esattamente quella cosa a cui si riferisce George Rohmer nella recensione: il tema, la visione che si incide nella memoria dello spettatore e ne fa un film “memorabile” nel senso letterale del termine, che si fa ricordare.
Ah, per inciso: lo vidi in tv negli anni ’90 ben prima di appassionarmi al cinema di Lynch, all’epoca nemmeno sapevo chi lo avesse diretto, ma mi piacque subito: come a una sacco di altra gente che non lo vide con i logici pregiudizi e le legittime aspettative di chi ha letto e amato l’opera originale… da ragazzino/adolescente mi è capitato più volte di imbattermi nel “fomento” per quel film, ben prima dell’era social. Il fatto che tante persone l’abbiano amato così, genuinamente, per via delle sensazioni che era in grado di suscitare (con tutti i suoi handicap e la sua incoerenza) vorrà pur dire qualcosa.
Concordo in pieno anche con la recensione e vado oltre: questo film è freddo e impersonale. Ma mi stupisce che sia un frutto della stessa mente che ha partorito Arrival, perché lì invece “la cosa” c’era eccome, vaga e inafferrabile, ma c’era.
ma il film di Lynch è un “cult” proprio perché una mezza opera teatrale partorita dalla produzione fallimentare del film mai fatto da Jodorowsky…(quello è un vero cult in senso positivo, anche perché Jodorowsky aveva a quanto pare proprio un culto per l’idea di trasporre l’opera e aveva immaginato qualcosa di grandioso)..quello di Lynch è un cult in senso buffo…anche perché hanno assemblato un po’ di fazze anni 80 e le han date in mano a un regista cool che non aveva mazzi di far sta roba fantaqualcosa…e il risultato è Sting che fa le faccette e Mr Twin Peaks che sta a bocca aperta per mezz’ora buona…cult perché sostanzialmente tanto improbabile quanto freak e disallineato al progetto iniziale…in comune con quelli di Villeneuve ha giusto il nome. Poi se si è nostalgici o innamorati di Lynch vabbè a ciascuno il suo…si può però anche fare un passo verso il 2024…
Non capisco questi schieramenti tra “dune 1 bello” “dune 2 brutto” quando in realtà è un’unico film diviso in 2 parti, anzi sarebbero da unire e vedere insieme. La seconda parte è più film d’azione? Anche nel libro è cosi. Poi grazie al cazzo che sembra un bio pic di Paul atreides, é il personaggio principale sia nel primo che nel secondo libro, nel terzo va a fare l’eremita. Scelta del regista di omettere parti del libro, è un adattamento, se voleva ricreare pari passo il libro doveva fare una serie a più stagioni e li andavi a descrivere tutto l’universo creato da Herbert.
Magari!
Ottavo episodio della terza stagione di Twin Peaks, genesi di Bob, forse Lynch avrebbe girato cosi’ Dune nel 1984, calcando ancora di piu’ la mano sul lato sperimentale, se avesse avuto tecnologie attuali e mezzi finanziari a disposizione di Villeneuve. Non lo sapremo mai, intanto pero’ il regista canadese ha diretto l’opera migliore della sua carriera ed un film che entra dritto nell’olimpo della fantascienza, superando il primo capitolo con una storia che si sarebbe potuta reggere – tramite breve introduzione – sulle proprie gambe, anche grazie ad un finale per certi versi compiuto.
I 166 minuti investono lo spettatore con la potenza di immagini maestose e di un sonoro roboante (si badi, non ci si riferisce al livello eccessivo di decibel, colpa di multisala cialtroni che non tengono conto della salute dei timpani di coloro ai quali staccano costosi biglietti). Chissa’, magari anche Alejandro Jodorowsky avra’ apprezzato scene come la travolgente cavalcata del vermone, il romantico passo a due sulla sabbia, i fuochi artificiali che macchiano di inchiostro il cielo sopra l’arena gladiatoria. Il disegnatore Juan Gimenez avrebbe probabilmente amato la cura dei dettagli di armi, corazze e di veicoli militari impiegati in battaglie frenetiche ma sempre comprensibili (Michael Bay prenda appunti). Pura epica lo scontro finale, con le tenie giganti usate alla stregua dei mammut del Ritorno del Re, alla faccia dei detrattori che asseriscono che Villeneuve non sappia girare scene d’azione: lo sa fare ed anche in modo grandioso.
Inoltre, nel solco della migliore sci-fi, i contenuti politici non sono da meno, gli autoctoni feday(k)in contro i colonizzatori occidentali per riappropriarsi delle risorse naturali usurpate, le frizioni interne tra sunniti e sciiti, la religione usata per tenere a bada gli animi ribelli nell’infinita attesa di improbabili riscatti, il Lawrence d’Arabia franco-statunitense che non si rivela migliore dei dittatori che lo hanno preceduto, l’emancipazione femminile di una P2 interplanetaria in hijab, che detiene il vero potere e manovra uomini vanesi ed imbelli.
Cast di donne che per interpretazioni surclassa quello maschile, gli intrighi di corte di Charlotte Rampling e Florence Pugh nel fare da badanti a Christopher Walken, la scaltrezza di Rebecca Ferguson per far trionfare la prole e se stessa, il fascino magnetico di Lea Seydoux ad irretire l’ingegnere di Alien, la definitiva presa di coscienza di Zendaya, contro oscurantismo religioso ed inaffidabili fidanzati borghesi, che avrebbe potuto chiudere in bellezza la saga anche in assenza di un terzo lungometraggio.
Altro che film competente, Dune 2 e’ Cinema.
visto l’altro giorno.il primo è un grande film, questo…la recenzione è perfettamente quello che penso.
questo non la bellezza intrinseca della novità visiva. è tutto già visto
sta cosa della religione non è minimamente uscita fuori.
a sti fremen fanatici non gli basta più aver liberato il loro pianeta ma partono per invadere la galassia.
dove sta tutta questa pazzia?
cioè Paul è diventato il Messia in terra capo di un popolo di pazzi guerrieri imbattibili inarrestabili fanatici che faranno 40 miliardi di morti per la galassia. ma dove si vede?
Come dicevo ieri notte a Carlo… Le facce (cioè sempre la stessa) di Javier Bardem che si stupisce in continuazione ogni volta che Timothée Chalamet fa qualcosa da eletto. Come se lo ricordasse e dimenticasse in un eterno ritorno dell’uguale. Timothée Chalamet che con umiltà dice di non essere l’eletto ma ogni volta che si muove fa il figo e si auto-smentisce con qualche prodezza delle sue. Rebecca Ferguson che ogni tanto dal nulla si incazza e le viene la doppia voce tipo Madre (di Sensualità a corte) mentre ammonisce Jean Claude. “Ma che minchia dici Timothée Chalamet?!!”. Il sondino nasale che, per una mia fisima senza senso, mi immagino abbia l’altra estremità che termina dritta dritta nel buco del culo. Un feticismo. I vermi, così minacciosi che finiscono per campeggiarvi sopra con le tende; ci manca una grigliata tra amici, risate e malinconia in ricordo dei tempi che furono. Il montaggio che ti fa dire spesso “Ma quelli prima non erano lì? Quando è successo che lui è andato là? Ma loro due quando sono arrivati lì? Ma lui non doveva fare quella cosa? Perché ora c’è lei? Da dove sbuca tutta ‘sta gente? Ma loro non erano a sud? Lui non doveva andare a nord?”. Il mio aspettarmi che Javier Bardem si ricordi e uccida Josh Brolin (per via de Non è un paese per vecchi). Quando citavano la spezia io pensavo a La Spezia, capoluogo dell’omonima provincia. Sono sicuro che il romanzo di Frank Herbert sia splendido.
Tutto questo fa molto ridere.
Chapeau!
XD
fa ridere…poi che abbia a che fare col film ho dei dubbi
Hail. Tutto vero.
So di dire qualcosa di banale e -magari- sentimentale ma ciò che un film racconta non si può liquidare con le azione e le battute dei protagonisti, tanto quanto la definizione di “comparto visivo” per tutto il resto è una scemenza.
La narrazione passa anche -e soprattutto direi- per tutta una serie di suggestioni trasmesse dalle scelte fotografiche (colore, taglio e campo delle inquadrature etc.), costumi, scenografie, design di architetture e oggetti, suoni, rumori etc. etc.
È tutta roba che parla e racconta anche più di quanto non facciano dialoghi e azione: e infatti non sorprende che per quasi quarant’anni il cinema abbia fatto a meno dei dialoghi, che del resto sono uno strumento proprio di altre arti (letteratura, teatro).
Fatta questa lunga premessa, vengo al sodo: non è che il Dune di Villeneuve manchi di questo tipo di narrazione per stimoli e suggestioni indirette, è solo che è una narrazione che non mi piace e non mi suscita alcunché. Quella specie di brutalismo architettonico, la freddezza pratico/essenziale di costumi etc. non mi stimolano, non mi entusiasmano, non mi fanno amare l’opera.
In questo senso -e il paragone è inevitabile- il film del 1984 viaggia in una dimensione completamente diversa. Frank Herbert disse a suo tempo che il film gli era piaciuto, nonostante tutto: personalmente sono portato a credere che la ragione sia tutta lì.
Con tutto ciò, consiglio comunque a tutti di vedere il film nella sala più grossa possibile, che pure nella sala non-IMAX dove sono andato io in certi momenti tremavano le poltroncine dalla potenza dei bassi dell’audio.
Hai perfettamente ragione! Visto in sala con Dolby Atmos e soprattutto proiettore digital play 4. Il massimo dello sfizio sarebbe una sala IMAX ma qui in centro italia se non vivi a Roma te la puoi scordare! Comunque devo sicuramente rivedermi il film.
Dune, il libro, che nessuno ha letto e molti han letto, è il primo volume di una saga di sei. E’ un libro brutto? Mediocre? No, fa sorridere leggerlo. E’ fantascienza difficile, che racconta senza spiegare. Il primo libro dovrebbe essere tutt’uno con Messia, ma è un antipasto, olive ascolane e crema fritta, Paul scompare presto e di lui si perde memoria. Figli di Dune è un sorbetto, il nucleo dell’opera è l’Imperatore-Dio, dove succede tutto, di tutto. E quando, dopo aver sputato sangue per capire e capire arrivi alla fine e pensi -oh finalmente ho capito- la storia fa un salto di, vado a memoria, venticinquemila anni nel futuro, e ricomincia, a raccontare, senza spiegare, gli Eretici. Sono arrivato fino a metà poi mi sono arreso. Due o tre persone al mondo fra quelli che conosco e stimo hanno letto anche il sesto, la Rifondazione. E’ un’opera, nessun film o serie può onestamente pretendere di raccontarla in pienezza, i film che ne hanno tratto sono belli, diversi eppure belli, a me hanno semplicemente dato l’impressione che gli autori i libri li avessero letti, senza tradimento. Onestamente per me va bene così. Grazie per la recensione, e per il vostro lavoro.
Anch’io effettivamente non conosco nessuno che li abbia letti tutti. Li possiedo ma mi sono fermato a meta de L’imperatore-dio di Dune, che per altro avevo affrontato durante il primo lockdown di tre anni fa convinto che la noia avrebbe catalizzato una lettura molto rapida: abbandonato. Mi hai fatto venire voglia di riprenderlo…
Ooohh! Eccone un altro che la pensa come me: non-si-può-fare-un-film-su-Dune!
Anche perché non conosco nessuno che sia riuscito a finire l’opera completa, nemmeno Herbert che è morto prima di capire come concluderla.
Io mi sono arreso al quarto…
Quindi vale tutto ed il contrario di tutto: quello di Lynch, il tentativo di Jodorowsky, la miniserie, questo di Villeneuve sono personalissime interpretazioni di una saga senza capo né coda.
PS: il Dune di Lunch è il Flash Gordon di Mike Hodges su Arrakis…
Appena uscito dalla sala. Io i libri non li ho letti e nemmeno mi ci avvicino, visto che leggo praticamente solo saggistica e di certo non mi avvicino a narrativa di quella portata, mollerei al terzo nome pieno di consonanti ridendo di gusto mentre penso allo sketch di Lillo e Greg che confondono i nomi delle casate. Al cinema reggo meglio, anche se con i dovuti “se” e “ma”.
Ecco, sia la prima parte che questa seconda su di me hanno avuto un effetto miracoloso (ho reagito quasi come Bardem!): mi sono bevuto tutto, dal primo all’ultimo fotogramma, senza fare un fiato e senza farmi mezza domanda. Segno che il mondo funziona, che la narrazione scorre bene, che visivamente mi ha rapito senza mai farmi pesare gli effetti speciali. Potere di Villeneuve, che con questa fantascienza “seria” ci si trova alla grande.
A me è piaciuto, più del primo che ho trovato algido come il refettorio di un monastero. Dune, il primo, è una sorta di specchio in cui ci puoi leggere cosa vuoi. Ho amato la parte visionario-lisergica di Lynch e ho amato molte cose di questo tranne il finale perché è una sfiga l’amante che vede tutti i possibili futuri ma se non becchi quello giusto col fischio che giri Dune Messiah. Ps:anche questo ha momenti in cui c’è il calore di una cella frigorifera e Alia dei Coltelli passa da personaggio intrigante a futura scassapalle
Mi trovi completamente d’accordo. Il film manca di introspezione. Visivamente bello, ben girato, tecnicamente corretto. Ma secondo me un’occasione mancata per dare profondità e phatos anche alle interpretazioni degli attori che comunicano poco a livello emotivo. Secondo me l’unica centrata è la Ferguson, e forse un po’ Zendaya, gli altri scalfiscono solamente la parte emotiva dell’ opera
Continuo a ringraziare me stesso per aver volutamente scelto di NON approfondire le conoscenze sui registi ed affini come fate sempre qua dentro.
Le vostre recensioni mi sembrano sempre e comunque cariche di aspettative e/o delusioni dettate dall’idea che vi fate di chi c’è dietro un film più che il film in se.
Infatti ho recepito totalmente il world building alle spalle di DUNE, le casate ed i giochi politici te li mettono in faccia chiari e cristallini.
Paul non mi ha dato nessun sentimento negativo verso di lui e Chalamet o Chamalet (mai bravi coi cognomi) è bravissimo proprio perchè non è arrogante o spietato quanto più disperatamente messo con le spalle al muro ed obbligato a fare quel che deve.
Bardem e Zendaia eccezionali ma nel cast uno solo che non lo sia devo trovarlo.
Il film è a mio avviso un filmone che con il tre potrebbe davvero creare una di quelle Trilogie che di tanto in tanto arrivano e restano eterne.
Una sola domanda che non si fa nessuno e porco cazzo cosa avete nel cervello per non farla: perchè non ci sono le armi soniche?
Cosa sono le armi soniche?
Penso parli di quelle che si vedono nel film di Lynch, totalmente inventate in quella circostanza e assenti nel libro (per inciso, secondo me una bella invenzione).
NON ESISTONO NEL LIBRO!?!?!?!?!
Ricordo di aver rivisto il film di Lynch subito dopo aver letto il libro e di essermi meravigliato di questa trovata assente nel racconto. Ma è successo quindici anni fa, potrei sbagliarmi…
Non ti sbagli.
Nel primo film ammazzano gli padre, salta fuori che la madre sapeva e non ha mosso un dito e che la vita di paul è tutta frutto di manipolazioni bene gennesirt. Varie visioni di guerra&violenza
Nel secondo film tutto il drama è che se paul va al sud parte una guerra santa. Nel primo tempo paul è sconfortato da UNA visione ripetuta di 5 redshirt arkonnen (ulteriormente disumanizzate in questo film) lasciate a morire di fame. Nel secondo tempo cade tutto sulle spalle di zendaya che può solo mostrarsi contrariata e criticare. Paul è conflitto, chani è contraria…..ma dove sono le immagini scioccati che dovrebbero fare inorridire l’audience?
Allora, per quel che può valere la mia esperienza, ora che finalmente ho visto il film devo dire che se avessi scritto il mio commento appena uscito dalla sala sarei stato concorde con quelli che dicono che è, insieme alla parte 1, il più bel film epico/kolossal dai tempi della trilogia del Signore degli Anelli, un capolavoro assoluto.
Ora che sono passati un paio di giorni invece sono d’accordo con il buon @George Rohmer, bello tutto ma l’emozione profonda non mi sembra ci sia e non so se rimarrà.
Non ho letto i libri (forse lo farò in futuro), e quindi sono arrivato sia al primo capitolo, che a questo completamente all’oscuro (se non per la vaga informazione che Star Wars aveva preso ispirazione anche da Dune), la mia conoscenza pregressa si fermava lì.
Dunque…devo dire che l’aspetto che più ho apprezzato dei film, finora, sono i costumi e, in generale, il modo in cui le due casate antagoniste (perché, finora, abbiamo visto solo quelle due) sono state rese: già nel primo film, Atreides ed Harkonnen era totalmente agli opposti anche solo per i vestiti e le scelte di presentazione alla popolazione di Arrakis (legati alle tradizioni antiche i primi, quasi biomeccanici i secondi), e con questo secondo film ho potuto apprezzare maggiormente quest’aspetto.
Prendo anche soltanto la scena dell’arena: ecco, a parte il fatto che il pianeta di Casa Harkonnen è “illuminato” da un sole nero, cosa che già suggerisce un’idea di umanità molto più aliena ed alienante, la sequenza di combattimento riecheggia un gioco gladiatorio di Roma, ma lo fa in maniera distorta. E’ come se noi osservassimo l’imperatore Commodo (che, come il na-Barone, amava travestirsi da Ercole per lottare contro schiavi armati con armi smussate, o comunque incapaci di ferirlo), ma attraverso delle lenti deformanti, dove le guardie pretoriane indossano vestiti che sono per noi alieni, dove tutto urla la propria stranezza rispetto al nostro concetto di familiare, al punto che perfino Arrakis e i suoi vermi ci sembrano più terrestri.
Sul lato interpretativo…per quanto un po’ tutto il cast mi abbia convinto (anche al di là dell’effettiva presenza in scena), credo che i personaggi che più mi hanno intrigato sono Jessica, Chani e la figlia dell’imperatore. La prima è la reclutatrice sotterranea, che sta seguendo un suo piano, coincidente con quello delle altre bee jesserit…ma che, forse, potrebbe sfuggire loro di mano. Non so, ho questa sensazione che la sorella di Paul potrebbe portare ad un cambiamento significativo nello scopo di Paul.
Chani rappresenta, in un certo senso, il lato più critico verso Paul e, soprattutto, verso la guerra contro le altre casate: è chiaro che non approvi per nulla l’uso delle atomiche, in primis. E, secondariamente, il voler portare in un conflitto galattico i fremen, una guerra che, in fin dei conti, non è la loro, dato che i fremen desideravano soltanto liberare Arrakis da qualsiasi influenza esterna….anche qui, sembra che Chani sia l’unica ad aver avvertito il pericolo di un martirio immotivato e ciò potrebbe portarla a porsi come futuro ostacolo per Paul.
Al contempo, sono curioso di vedere cosa ne sarà dell’imperatore…la cosa buffa è che, venendo appunto da Star Wars, mi aspettavo che l’Imperatore fosse una figura potente e molto…statuaria, per dire. Invece è un vecchio molto fragile, e direi che, da un certo punto di vista, mi piace come scelta: non è il boss di fine livello, ma un comune essere umano, nemmeno in possesso di facoltà peculiari, come la Voce. La figlia potrebbe riservare qualche sorpresa sul lato politico.
Per il resto…non ho grosse pecche da imputare al film, fatto salvo, magari, lo svelamento della parentela di Paul, mi è sembrata un po’ troppo sbrigativa per l’importanza che una cosa simile dovrebbe avere.
Le scene più maestose (e non parlo solo della battaglia, ma anche degli attacchi alle mietitrici di spezie) secondo me, rendono alla perfezione la scala di dimensioni fra gli umani e questi costrutti, come ritrovarsi vicino ad una di quelle scavatrici giganti impiegate nelle miniere a cielo aperto, oppure ai pozzi petroliferi.
Probabilmente, alla seconda visione potrei vedere altre cose meno ragionate, o che potevano essere narrate meglio, ma per ora rimango su quest’impressione, e darei al film un 8,5-9, per quanto possa valere il voto di un utente.
Fino alla prima parte di Dune 2 sentivo di star vedendo qualcosa di bello. Dalla seconda metà in poi è stato una discesa negli inferi più confusi e noiosi come non mi accadeva da tempo, tanto che sono uscito dalla sala una ventina di minuti prima, distrutto dalla confusa banalità propinata.
Cominciamo dagli attori: cast che si rivela sbagliato e che vuole solo cavalcare l’onda di attori commerciali. Qui servivano attori sconosciuti per dare più respiro all spessore dei personaggi del libro. Non vedo Paul Atreides, vedo Willy Wonka e Mary Jane. Tutti i personaggi qui sono piatti: da Zendaya sempre imbronciata, Chamelet preoccupato, Bautista preoccupato, il barone, banalmente cattivo , il nipote sociopatico, Bardem stupito che nel film ha due battute:<> e <>, etc…
Credo che bisogna distinguere libro e film: sono due metodi narrativi diversi. Qui il film ha voluto dire tanto ma non ha minimamente saputo tener le redini delle linee narrative del libro, e infatti accadono cose confuse e si fatica a capire che succede. Personalmente non mi ero neanche accorto di quando stava effettivamente iniziando la guerra, anzi, il colpo di stato, e quando mi sono trovato sti 3 vermoni che attaccavano i nemici, bo, non ho percepito il minimo coinvolgimento. Mancanza totale di climax, che trova il picco (sul fondo) quando Paul uccide il barone.
Musica: bo… ‘Sti urli sciamanici non appena il film ha un qualche tema connesso con la natura sono prevedibili, ma sopratutto,.in questo caso, nulla di che.
I concept: fighi. Belli! Fantasiosi ma credibili. Il loro problema: quando il film non ha sostanza perdono di bellezza e rimangono un freddo esercizio estetico, come le regie di Villeneuve (opinione personale)
Il Dune di Lynch. È un film che ha salti temporali notevoli, ma almeno sono tenuti insieme da una voce narrante che racconta le vicende (non il massimo magari (vabè, a me piacciono perché donano intimità al racconto) ma il necessario)
Personalmente credo che Lynch con poco ha fatto molto più di Villeneuve, e quest’ultimo ha doppiamente sbagliato proprio perché la storia ci aveva già regalato un Dune con dei problemi. Lui non ha avuto la saggezza di imparare dagli erori del precedente, anzi, ha fatto di peggio, ha creato confusione.
ho smesso di leggere a “sono uscito venti minuti prima”…mi spiace per te comunque.
Concordo in toto.
Che dire. Rispondo perchè avvinazzato ma non dovrei, avendo visto solo la prima parte. Mi trovo d’accordo in parte sugli attori. Sì, Zendaya pare un chiaro inchino al richiamo del contemporaneo, il fluido Chalamet, poco distante (sebbene nella Storia ogni produzione abbia ingaggiato ovviamente attori “del momento”, quindi attenzione). Gli altri mi sembrano ottime scelte.
Climax? Pathos? Ma è Villeneuve, ovvio che no. Come piangere per il finale del terzo batman di Nolan. Sono artisti d’intelletto, non di sentimento ne di corpo. Ma l’essere artista con preponderanza di intelletto è la marcia in più della messa in scena di Villeneuve. Davvero un credibile universo reale. Architettura, costumi e struttura delle cerimonie son gli elementi che danno qualcosa in più. Zimmer è, almeno tra i musicisti che conosco, oggetto di discussione. L’altro giorno ho visto yoko ono pasticciare muri col pennello: espressione di spessore che ha colto il momento o pasticci casuali che confidano nell’ipofenia? Zimmer coi suoi gomiti schiacciati sui tasti da sempre l’impressione che un altro avrebbe potuto fare meglio. Fossi capace mi guarderei blade runner e dune a colonne sonore invertite.
Mi sento sicuro di dire che l’aspetto che differenzia Dune da altre avventure di genere è la dotta ed ispirata filosofia, la sintesi di psicologia sacra operata da Herbert e QUELLO era il tesoro da cui attingere e su cui lavorare. Ma un sacco di teste di legno sarebbero rimaste fuori dalla sala. Quindi va benissimo così, avercene…
“…un freddo esercizio estetico, come le regie di Villeneuve (opinione personale)”
Opinione che condivico al 100%, come un po’ tutta la tua recensione
A un certo punto il povero Paul, tra tutte le cose che non vorrebbe fare ma che deve fare, ha anche da cavalcare un verme delle sabbie e Stilgar allora si raccomanda: “non strafare, sii semplice, sii diretto, niente di speciale, non mi far fare brutte figure” e Paul come un comunissimo adolescente: “si, ok, tranquillo, no, non ti faccio fare brutte figure” e lì ho avuto come l’impressione che a parlare non fosse Paul, ma lo stesso Villeneuve che deve essersela fatta addosso diverse volte pensando al casino inenarrabile in cui si è infilato decidendo di fare un film come Dune. Segue poi una scena che non ha nulla di epico, dove non c’è la musica trionfale del film di Lynch, ma è paura e puro sforzo fisico e tecnico: dove posizionare efficacemente il tumpher, il calcolo delle distanze, il rombo del verme e infine il salto nel vuoto.
Ecco, a leggere tutti i commenti si finisce per nom avere più nulla da dire, ha detto quasi tutto Antony qua sopra. Ho passato la prima metà del film pensando che George non capisce un cazzo, la seconda pensando che no! scusa George, hai proprio ragione tu. Aggiungo solo la scena che mi é piaciuta di più: la guardia imperiale (sardaukar?) che investita dalla montagna rialza la bandiera. Poi però manda tutto in vacca e via di tutti contro tutti in campo aperto.
Nanni io mio chiedo se ti rendi mai conto di quale merda di utenza ti ritrovi.
Leggere i commenti di 400 calci ormai è diventato come fare lo slalom tra le cacche di cane per cercare una qualche forma di civiltà sopravvissuta.
E non venitemi a raccontare che “questo è lo stile del sito”.
Ormai non regge più sta scusa. La merda è sempre merda.
Una bonifica non è possibile?
Finalmente visto al cinema e purtroppo devo concordare con il parere tiepido espresso dalla recensione. Qualche nota con mild spoilers:
1. Durante la prima mezz’ora mi è tornato in mente in modo insistente “Fascisti su Marte”, con Stilgar che spiega a Paul come combattere i terribili mimimmi.
2. In genere non mi disturbano più di tanto i spoiler nei trailer. Qui però mi ha deluso il fatto che non solo non c’è nel film nessuna scena davvero notevole che non fosse già anticipata dai trailer, ma addirittura tutte le scene notevoli non contengono molto di più né sono molto più lunghe di quello che si vedeva nel trailer. Feyd-Rautha nell’arena, il discorso di Paul sulla collina, Gurney vs Rabban, Paul che zittisce la badessa con la Voce, ecc., sono più o meno quello che si vede nel trailer.
3. Questo culmina nella battaglia finale: quando Paul & co pianificano l’attacco, vermoni, “atomics” e Fremen contro Harkonnen e Sardaukar, mi sono calato in poltrona pregustando la scena madre. Invece niente, un esplosione di qua, un verme di là, un po’ di casino e sono già tutti nella piramide per il duello finale.
4. Il personaggio di Chani è interessante e Zendaya è bravissima ad esprimere il misto di amore e disgusto per Paul. Però questa cosa che su millioni di Fremen ce ne sono solo due (Chani e la sua amica che si fa ammazzare per ragioni non chiare) che dubitano di Paul è troppo schematica e rende la trama troppo teatrale.
5. Walken effettivamente svogliato. Poi nel trailer almeno sembrava che volessero farne un imperatore megagalattico in chiave boss italo-americano del New Jersey (“deal with this prophet… send assassins”), che almeno sarebbe stato divertente. Invece è rimbambito e le frasi sono tagliate da domande innocue pseudo-socratiche a sua figlia (How would you deal with this prophet? Would you send assassins?)
6. Qualcuno ha capito perché l’imperatore fa ammazzare gli Atreides? A inizio film la figlia dice che da allora è depresso. Poi salta fuori che se venissero a saperlo in giro lo farebbero fuori le altre case. Dovrebbe essere il motore di tutta la trama e dopo sei ore di film non c’è uno straccio di motivazione.
7. I Fremen del Nord sono guerrieri, anche se a parte Chani e la sua amica sono tutti stracredenti. I Fremen del Sud invece, xhe sono millioni di cui nessuno sospetta l’esistenza, sono “fondamentalisti” (sic). Tanto che quando Paul da le istruzioni per la battaglia dice testualmente “Stilgar e i fondamentalisti attaccheranno da Est!”, che mi è sembrata proprio una poverata a livello di scrittura. Cioè questi si identificano proprio dicendo “buongiorno, noi siamo fondamentalisti?”
8. Quando Zendaya ha dato un autentico coppino real-life a Chalamet perché si è ubriacato con l’amaro del vermicello ho esultato, aspettiamo la gif.
Protagonista degno della generezione Tick Tockers, inutile. Ha caratterizzato così male il personaggio che l’insufficiente pellicola degli anni 80 sembra un capolavoro.
La cosa più bella di tutto l’universo di dune resta purtroppo il videogioco anni 90, il libro è forse la cosa peggiore di tutte.
È abominevole, un metrosexual a confronto pare machoman. A metà film mi sono messo a giocare con l’iphone tanto faceva cagare come recitazione. Soldi buttati nel cesso così come per il primo ma c’è poca alternativa. Il cinema é morto da 10 anni almeno.
Vedo che si può esprimere liberamente la propria opinione,.non magari riguardo il film, perché non sono competente in critica; ma riguardo la critica. Non è facile pensare al lavoro dietro un riadattamento ,almeno ,per non essere critici oltre le righe, non si può non considerare che quel quid tanto desiderato come ci si trovasse a vivere da sempre nella metaforica angoscia di un moccioso sotto le coperte, quel quid resta e deve comunque essere patrimonio letterario e inviolabile della mente di ciascuno lettore. Che poi ci siano tanto cattivo cinema e tanti cattivi riadattamenti è anche colpa della Critica.
“Che poi ci siano tanto cattivo cinema e tanti cattivi riadattamenti è anche colpa della Critica.”
Ah su questa devo confessare che sono curioso.
Una mezza cagata, se levavano 30′ di dialoghi poteva anche essere un discreto film di fantascienza di quelli indipendenti che girano su Youtube.
Soprattutto i dialoghi tra Chani e Paul mi hanno portato a premere avanti veloce sul lettore Blu-Ray, e – no, non mi frega un cazzo delle minchiate teen che si dicevano, il film si teneva lo stesso senza e pure meglio. E poi non schiatta uno – dicosi uno – dei “buoni”. Ormai è la norma. Uccisioni fuori campo e sangue inesistente perché sennò non era per il target di bambocci a cui evidentemente lo hanno destinato.
Tra gli extra, un interessante special sulla “lingua” dei Fremen (hanno commissionato pure un linguista). E sti cazzi pure qui, minuti inutili di dialogo in Fremenita che già mi stava sulle palle leggere sottotitolato. Se hanno inventato gli accrocchi per respirare su Dune, potevano pure inventare dei traduttori automatici.
Villeneuve a tratti ci sa fare, ma se leviamo gli effetti speciali pareva una puntata di Twilight. Non ci siamo proprio per niente, speriamo nel 3° con meno ciance e più battaglie perché qui sono veramente ridotte all’osso e con una CGI a tratti pure imbarazzante.