Era il giugno del 2017. Da pochi giorni avevo fatto partire sulla mia pagina Facebook il secondo torneo Nicoletta Braschi. La competizione era nata solo qualche mese prima per decretare quale fosse l’attore più scarso del mondo e, conseguenzialmente, toglierselo definitivamente dai maroni. Cioè, funzionava proprio che quello che vinceva veniva poi contattato dal comitato scientifico (composto da me) e gli veniva detto una cosa del tipo: “Guarda, mi dispiace molto ma abbiamo deciso (io) che da oggi tu non puoi più fare l’attore, perché sei scarso a un livello quasi intollerabile, scarso che proprio non ti si può guardare. Io ti vedo sullo schermo e mi prudono le mani dal nervoso, capisci? La misura è colma. Scegli tu cosa fare, eh? Puoi fare il benzinaio, il geometra, l’apicoltore, il suonatore di fisarmonica… basta che non ti avvicini più a un set in vita tua”.
Cartellone all’italiana, otto concorrenti da un lato, otto dall’altro, scontri a eliminazione diretta decisi dal voto popolare (si votava con le reaction: pollice se pensi sia più scarso quello, cuore se secondo te quell’altro dovrebbe fare il ragioniere), fino all’incoronazione dell’attore, o attrice, più scarso di sempre. Il primo torneo aveva decretato la fine della carriera di Fabio Volo, che si era ritrovato a sfidare in finale l’altra testa di serie Asia Argento, dopo aver battuto nei turni precedenti gente del calibro di Stefano Accorsi e Jared Leto. Per il secondo torneo però avevo deciso di eliminare gli attori italiani, obiettivamente fuori gara, per schierare 16 nuovi nomi di attori cani malati di cimurro pure in foto. Pronti con la lista? Io lo so che adesso voi leggerete dei nomi e penserete: “Ma cosa dice mai il Casanova? X non è mica scarso! Ha fatto anche quel film che mi piace tanto!”. No, fidati, non è così. È scarso. Vado con la lista! Jude Law, Matt Damon, Cara Delevigne, Megan Fox, James Franco, Johnny Depp, Kata Mara, Kirsten Stewart, Jamie Dornan, Michael Fassbender, Sarah Wayne Callies, Katie Holmes, Emma Watson, Carey Mulligan, Joseph Fiennes e, last but not esattamente un attore, Dev Fucking Patel. Ma chi è Dev Patel?

Altre cose belle che ho fatto per l’internet
Dev Patel è un attore britannico di origini indiane che ci stiamo inutilmente sucando da quando quell’altro mezzo inetto che risponde al nome di Danny Boyle ha deciso di tentare di farsi denunciare per appropriazione culturale, prima che questa cosa diventasse un fatto reale, nell’ormai lontano 2008 per il film truffa Slumdog Millionaire. Otto Oscar vinti su 10 nomination, il plauso di tutte le signore mie che una volta nella vita si sono fatte fare l’henne sulle mani, un successo senza precedenti, un film che, francamente, rivisto adesso mette una voglia pazza di andare a farsi rubare il portafoglio con dentro i documenti in uno slum di Calcutta. Dev Patel, nato e cresciuto a Londra, era stato scelto per interpretare il ruolo del bambino indiano mega cute ma poverissimo, che ti faceva fare il tifo per lui perché era troooooppo cute, con quella faccia da geppo micidiale, le orecchie a sventola, i baffi da pre adolescente e la faccia da geppo micidiale. Ah, cazzo, l’ho già scritto che aveva la faccia da geppo micidiale. Vabbè, ma come la chiami una fazza così?

Derp Patel aka il Geppo Def
The Millionaire, col suo carico battente bandiera ricattatoria e turistica, ha resistito un paio di anni nell’immaginario collettivo – “Ah, ma che bello quel film dove poi alla fine dei poveri ballavano tutti quelle musiche così esotiche!” – poi un po’ alla gente gliene frega il giusto di vedere dei film con degli straccioni, un po’ Danny Boyle ci ha messo del suo per buttare alle ortiche una credibilità realizzando alcune tra le opere più irritanti di quegli anni: 127 Hours, In Trance, Steve Jobs, Trainspotting 2 ed infine Yesterday, che – correggetemi se sbaglio – ma non è piaciuto manco a quelli intervistati al Cinematografo dagli inviati di Gigi Marzullo, quelli che escono dalla sala e dicono cose come “una bellissima fotografia”. Oggi Danny Boyle vive, screziato da quasi tutti, in una casa di riposo per registi un tempo misteriosamente rispettati… Ma Dev? Che fine ha fatto quel ragazzino così cute?

Qui fa ridere perché secondo me sta dicendo: “Mi sono misurato il pene col righello ed è più o meno lungo così”
Dev Patel dopo The Millionaire poteva fare quello che voleva. E infatti ha deciso di fare uno dei film più brutti che siano mai stati realizzati: Avatar – The Last Airbander: L’Ultimo Dominatore dell’Aria, quello di M. Night Shyamalayan. Che davvero, cosa gli devi dire a un film COSì sbagliato? Nulla. E infatti nessuno disse nulla del suo imbarazzante tentativo di fare il cattivo in un film che era talmente brutto che ti dimenticavi quasi immediatamente di quanto lui fosse scarso. Lo abbiamo poi intravisto in Humandroid, conosciuto anche come Chappie, uno dei vari tentativi andati mezzo male di Neill Blomkamp di cambiare il genere action sci-fi. Poi, fuori canone, cioè fuori dal cinema calcista, ha INSPIEGABILMENTE ricevuto una nomination ai Golden Globe e una agli Oscar per un film su quanto è utile Google Maps, fino a poi a spuntare a sorpresa in The Green Knight, quel bizzarro film in costume della A24. Per cui la domanda sorge abbastanza spontanea: ma a noi, ma che cazzo ce ne frega del signor Dev Patel?

Un indizio
Ve la faccio breve: più o meno nello stesso periodo in cui io stavo organizzando il Nicoletta Braschi, Dev Patel ha scoperto i film action. Non so come sia andata la cosa, eh? Magari è stato un suo amico che una sera a casa gli ha fatto vedere John Wick, forse è un amore di lunga data… Non importa. Quello che a noi interessa è che nel 2018 Dev si mette in testa di scrivere un film action. Ovviamente non ce la fa da solo, eh? Lui che è del mestiere chiede aiuto a due sceneggiatori: uno, il signor Paul Angunawela, è famoso A) aver dovuto chiedere scusa nel 2020 per aver basato la sua comicità sulla blackface B) per aver inventato un personaggio comico che si chiama Leigh Francis che, da quello che ho capito, è tipo un istruttore di aerobica ma, tenetevi forte, grasso. L’altro è John Collee, quello che ha scritto – tra le altre cose – Master & Commander, ma soprattutto uno dei migliori action di sempre: Happy Feet, il film d’animazione sul pinguino ballerino, diretto da Mastermind George Miller.

Mi faccia vedere il CV. Aaaaah, ma lei ha scritto Happy Feet!
Ma che squadra è? Cioè, metti caso che entri in fissa coi film action, no? Ma davvero ti viene da chiamare questi due per scrivere un soggetto che sta tutto su uno scontrino della spesa? Boh. Dev e i suoi due nuovi amici scrivono quello che devono scrivere, poi Dev chiede al sui amico Neill Blomkamp di dirigerlo. Neill legge quelle 5 pagine 5 di sceneggiatura che i tre sono riusciti a mettere insieme, scopre che non c’è neanche un androide, e gentilmente si dilegua nell’ombra. Dev insiste e allora Neill, scocciato, gli dice: “Oh, ma che cazzo vuoi? Ma fattelo tu il film sull’Omo Simmia!”. E Dev Patel decide che è arrivato per lui il momento di spiccare il volo: Il film lo gira lui. Secondo me fa anche quello che: “No, ma io non volevo, eh? Ma poi il mio grande amico Neill mi ha detto che ce la potevo fare, che era il mio progetto, che avevo in me la forza necessaria… per cui eccomi qui!”. Mannaggia la diocesi, mannaggia.

Guardatemi! Sono un regista!
Monkey Man quindi è un film scritto, diretto, in parte prodotto e interpretato da Dev Patel, uno dei più grandi miracolati della storia del cinematografo. È il suo VPD, il Vanity Project Definitivo. È il sogno di ogni bambino viziato. “Papaaaaaaaaà, mi piacciono i film di mazzate! Ne ho visti tipo 5 in tutta la vita mia, ma secondo me io li posso fare meglio perché sono amico di quello che ha scritto Happy Feet! Mi dai dei soldi?”. E il papà di Dev Patel, poverino, sbuffa e glieli da. Ci mette del suo anche Jordan Peele. Anzi, qui la storia è un filo strana. Netflix si era affretta, appena finite le riprese, a comprare il film per ben 30$ pensando di avere tra le mani un film col quale mettere insieme pubblico occidentale e indiano. Si comincia a parlare di un “John Wick ma a Mumbai”. Poi però qualcuno deve aver visto davvero il film… e l’affaire stava saltando. Netflix trova che il film sia un po’… come dire? Un po’ “troppo” e sta tentando di vendere a qualcun altro. A quel punto ci si mette anche il fatto che l’altro studio dietro il film, Bron, ha appena dichiarato bancarotta. Insomma, sembra proprio che il film sia destinato a sparire ancora prima di essere visto da qualcuno. Quand’ecco che come per magia arriva Jordan Peele: “Fermi tutti, ragazzi! Dev Patel è un genio! Voi non capite! Ci metto io dei soldi e il film lo facciamo uscire al cinema! Che sia organizzata IMMEDIATAMENTE una prima al SXSW!”. Ed ecco che a questo punto ricevo la Telefonata della Morte da parte del Boss, Nanni Cobretti. “Casanova, visto che non puoi venire alla Premiazione dei Sylvester live a Bologna a divertirti con noi cool guys, vai al cinema da solo, di pomeriggio, a vedere l’esordio alla regia di uno dei tuoi nemici cinematografici giurati!”.

Oh, mi sta sulle palle… che ti devo dire?
Ok, com’è Monkey Man, il film d’azione diretto e interpretato da Dev Patel? È un piccolo pasticcio a tratti imbarazzante con qualche colpo ben assestato. Allora, di base si tratta di un semplicissimo film di vendetta a cui, immagino, lo scrittore di Happy Feet ha tentato di dare una struttura un filo meno semplice del previsto, spostando il motivo della Vendetta un po’ più in là nello script e divertendosi (spero per lui) coi flashback. Per cui all’inizio passi almeno 6, forse 7 minuti a chiederti: “Oddioooooo, ma perché Dev Patel si vuole vendicareeeeee? Cosa sarà mai successo?”. Poi, al quarto flashback di lui bambino che corre al rallenti con la mamma povera nell’India rurale, cominci a pensare: “Vabbè, ma chissene della vendetta! Fammi vedere le mazzate! O per le meno delle scene tutte hotty con quella signorina lì che abbiamo appena visto, Sobhita Dhulipala!”.

Adoro quando l’innocente protagonista del film si innamora di una strappa da antologia
Anyway, è inutile che vi stia a raccontare la storia. Anche se, aspetta, perché tutti sono eccitatissimi dal fatto che Dev, cuore d’oro, pur avendo girato per motivi x il tutto in Indonesia, ha ambientato il suo film in India, con attori indiani, e ha osato parlare di politici e poliziotti corrotti. Dev è uno che non le manda a dire a nessuno, signori! Se c’è da dire che al mondo esistono dei cattivi da barzelletta, Dev sarà lì pronto con la sua macchina da presa. Quello che a noi interessa, per lo meno qui, è rispondere a un’annosa questione: è possibile per un bambino viziato in fissa con l’action circondarsi da manovalanza talmente competente in materia – Brahim Chab come fight coordinator, Sharone Meir come direttore della fotografia – da portare a casa il risultato?

La street cred di Brahim Chab
La risposta è… mezzo. Tirando malamente le somme ci sono due macro sequenze action – una quasi all’inizio e una alla fine del film – e un esilarante momento di training, che è quello dove si omaggia di più il (vecchio) genere. E come sono queste sequenze? Bè, sono… mezze. Non sono brutte, hanno dei belli highlights ma in generale sono troppo confuse e caotiche. Ci sono degli stacchi di montaggio evidenti quando si tenta di fare i fighi con dei piani sequenza intricatissimi, ogni tanto non si capisce davvero nulla di quello che sta succedendo, molti degli stunt di Patel sono legnosissimi, alla fine gli manca un 80% di physique du rôle, e in generale si respira quell’aria da vorrei ma proprio non ce la faccio. Però! Però ci sono dei momenti obiettivamente divertenti. C’è almeno una morte da antologia (quando Dev si presenta col “coltello tra i denti”) e ho trovato personalmente irresistibile la sequenza in cui si allena coi bonghi nella cittadella segreta dei travoni. E l’ho trovata irresistibile perché è l’unico momento in cui, anche se ci tiene a farci vedere i suoi muscoletti, il nostro si prende un po’ meno sul serio.
In conclusione, Monkey Man è quello che è. E attenzione, sto per dire una cosa forte: è un film onesto. Cioè, io ci credo veramente che Dev Patel è innamorato del genere e che secondo lui questo è un film fatto col cuore dalla parte giusta, con gli omaggi sentiti a The Raid o a John Wick. Io ci credo che lui vorrebbe tantissimo essere un defender dell’action. La questione però è a monte: il problema è che Dev Patel è proprio un po’ un geppardone, un bamboccione viziato che pensa di essere nel giusto quando in realtà gli manca almeno 30 per far 31. Mi sembra davvero che si sia preso una sbandata per il cinema dei giusti e abbia fatto il possibile per crearsi una credibilità. E con “il possibile” intendo di base fare quello che l’ufficio stampa di Reeves ci ha fatto vedere con John Wick. Si è impegnato, si è allenato con la gente giusta, si è spaccato una mano durante le riprese, avrà pure buttato il sangue… Cosa volete di più, amici del cinema action???
What we do is secret, Derp Patel.
What we do is secret.
DVD-quote:
“Vuoi venire a casa mia a vedere il mio film d’azione dove sono bello e bravo?”
Dev Patel, Artista
“Non posso, Dev. Devi tornare a casa a studiare”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
” quello che ha scritto – tra le altre cose – Master & Commander”
Ovvero ha annacquato i fenomenali libri di O’Brian, da cui speriamo prima o poi qualcuno tiri altro mettendo al suo giusto posto il dottor Maturin, nel film una scialba spalla.
E comunque Airbender. Che altrimenti diventa un film su uno che fa finta di suonare con le mani, che comunque sarebbe stato molto, molto meglio.
Bella la foto con Boyka…
Boh, posso anche concordare sul fatto che ogni tanto la telecamera scivola, però l’ho trovato un film davvero bello. Azione praticamente non stop, pieno di sangue, di morti assurde e anche con un messaggio antipopulista non banale (alla fine – SPOILER, ma vabbè… – ammazza l’idolo delle folle senza preoccuparsi di far capire alle folle che era un pezzo di merda, al contrario di quella mondezza infame che era “V for Vendetta” dei sorelli).
Boh.
È un film pieno di difetti, caotico, confusionario, ingenuo e persino ridicolo in un paio di momenti, ma a me è piaciuto molto. Vorrei vederli ogni giorno film “sentiti” come questio, e non banalmente progettati a tavolino
Questa recensione vince il premio come la più brutta cosa che mi sia mai capitato di leggere. Al netto del valore del film che di per sè è assolutamente piacevole con trovate interessanti all’interno delle coreografie marziali e mezzo minuto di questo film valgono più della filmografia di the Rock e di quelle porcate che fa Statham messe insieme, Patel è decisamente più credibile del buon Keanu come uomo di menare non foss’altro per il suo background di atleta di tutto rispetto. La regia funziona, ha degli eccessi in alcuni momenti ma tenta una sua strada e non è facile in questo genere di film ormai. Ma, dicevo, al netto di questo la rece è proprio oscena.
Colpa mia eh, ma non ho capito cosa la perplime della recensione. Il contenuto? La forma? Le citazioni?
A me perplime 3/4 della recensione a ripetere quanto a casanova
sta sul culo dev patel e a sminuire il resto del cast per poi tirare fuori (a forza, per onesta’ intellettuale) che in realtà il film non è proprio una cacata
Concordo in toto con la valutazione della “recensione” (se così la si vuol chiamare, benché “diffamazione” lo trovi un termine più calzante).
Aggiungo che i “motivi x” per cui si è girato su un’isola indonesiana, invece che in India, sono semplicemente riconducibili a un evento che risponde al nome di “pandemia”, ma che occorrerebbe avere materia grigia ancora attiva per realizzarlo autonomamente (ovvero senza leggerlo dal sottoscritto).
Sul perché Patel (30-31 anni all’epoca delle riprese) debba essere meno credibile in un action di quanto non lo sia Keanu Reeves (60 all’epoca di “John Wick 3+1”), ‘sono una persona istruita, ma temo di non poter dare risposte intelligenti’ sull’argomento.
1) Mado’ che astio. Casanova ma… “Tutto a Boston?” (cit. un esilarante incontenibile Bongiorno Miike).
2) Ok vox populi ma la Bellucci (per altro fresca di Sylvester Peggior Attorismo vinto by a landslide) che esce al primo turno non si può vedere.
3) Ho una curiosità, visto che di Boston so poco ma immagino non sia propriamente una roccaforte MAGA: qual è lo stato dell’arte delle polemiche woke? Intendo quelle tipo che se non sei di origine asiatica non devi doppiare un personaggio di un cartone animato di origine asiatica o se sei straight non devi interpretare un personaggio gay, quel genere di cose. Qualcuno magari adesso si scoccia se americani afrodiscendenti interpretano personaggi africani o se, poniamo, un inglese di origini indiane interpreta un indiano 100%?
Finché sei approvato da Jordan Peele puoi pure fare un film in blackface e sono tutti contenti, diranno che hai fatto una raffinata critica sociopolitica.
A me fa sempre sorridere vedere mr Chiccazzè online che arrivano e tirano merda su gente che perlomeno dalla loro il lavoro lo fanno e vengono pure lodati per quanto fanno.
Ma vabbè, il miracolo dei social.
Credo che l’antipatia verso il protagonista offuschi un po’ l’obbiettività del recensore. A me è parso un gran bel film, con un ritmo invidiabile, belle mazzate, tanto sangue e nessuna voglia di essere accomodante.
LOL per il premio Nicoletta Braschi ma sia chiaro che Asia Argento contro Bellucci doveva vincere la seconda a mani basse… la finale doveva essere MB contro l’idolo locale Jared Leto!
Per quanto riguarda il film, non ho granché da dire: lo vedrò sicuramente su piattaforma perché al cinema anche no, ma comunque non avendo la tua antipatia per Dev non parto prevenuto… però per inciso a me The Millionaire era piaciuto (non lo rivedo tipo da 10 anni, magari ricordo male) e di Boyle non avevo disdegnato neppure 127 ore e anche quella sciocchezzuola di Yesterday… non lo metterei nella lista dei miei 10 registi preferiti ma insomma, magari dei 100 si, suvvia.
Patel ha passato metà della sua vita a recitare in film che ho evitato e quindi il risultato complessivo per me è incredibile.
Poteva raccontare la stessa storia con un drammone invece la racconta con “potenza di percosse” come disse un famoso telecronista.
Non mi aspettavo una rece così positiva.
Al glorioso TORNEO NICOLETTA BRASCHI come mai non partecipa IL FIGLIO DI WILL SMITH ??
un insospettabilmente avvelenato Casanova…a sto punto quando lo beccherò lo guarderò…sul film del quizzone però più che d’accordo …vinto un’edizione degli Oscar raccapricciante…poteva portarsi a casa tutto direttamente Wall E e non ci sarebbe stato niente di male.
Wall-E è un signor filmone.
quel torneo mi ha ricordato questo schemino…
https://images.app.goo.gl/2JyU3sdFAJa7anTK8
Essere prevenuti per i recensori di sto sito non è un eccezione è la regola…ma veramente il livello delle stronzate dette raggiunge vette difficilmente eguagliabili. Passi per The milionaire di Boyle, è un film COMMERCIALE, rispetto a Trainspotting per intenderci. Poi che la carriera di Danny sia un completo disastro è un OPINIONE del recensore… a me non frega un cazzo. Andiamo avanti…si continua con luoghi comuni ad minchiam, the last Airbender, può starci che non sia un gran film, ma su Chappie, arriviamo opinioni che sono STRONZATE. Per non parlare di The Green Knight e vabbè… vi meritate Top Gun:Maverick. Monkey Man è un buon film, perfino credibile nelle interazioni del protagonista con ambiente e personaggi. Patel si adegua al ruolo, e riesce ad essere più CREDIBILE di K. Reeves in John Wick. Non era scontato, aggiungiamo una bella comparsata di Sharito Copley e soprattutto il fatto che il film avrebbe dovuto dirigerlo Neil Blodkamp per arrivare ad un social action che gestisce bene tutte le sue carte, senza strafare e facendo divertire il pubblico che OVVIAMENTE da noi a stretto il naso, ma tant’è è costato una decina di milioni di dollari già recuperati con gli incassi made in USA. Comunque meno prosopopea e più obbiettività, la vostra reputazione ne guadagnarebbe.
Per me film abbastanza piacevole anche se, vista l’originalità della trama prossima allo zero, poteva osare di più.
O forse, trattandosi di opera prima, non si poteva pretendere chissà cosa, però le scene le porta a casa, il ritmo c’è e pure ettolitri di plasma.
Aggiungerei che con la barba assomiglia a Cheyenne, mortacci sua: devo ammettere che non è affatto insignificante.
Alla fine non rimane molto dopo la visione, a parte la scena coi bonghi liquidi, bella quella.
Di Patel recuperei anche The Road within e ovviamente la serie skins prima generazione. Serie che lo ha lanciato.
Magari il recensore potrebbe cambiare idea partendo dall’inizio.
Boh, a me di solito piacciono le recensioni dei Calci che la buttano in caciara. Però stavolta avrei preferito leggere un po’ più del film e meno dell’antipatia di Casanova per Dev Patel.
Anche perché quello che poi si evince alla fine è “il film non è male, ma mi sta troppo sul cazzo Dev Patel per parlarne bene”. Il che non è proprio il massimo per chi se l’è letta perché sinceramente interessato a capire se è un film ch merita una visione oppure no
La rece mi ha ricordato quelle di TGM del periodo d’oro. Su 7 pagine, una di recensione e 6 degli inutili cazzi del redattore. Roba da 400calci ma in faccia. Quando avete voglia di dirmi come è un film ripasso.
Madonna cosa mi hai tirato fuori… il TGM dei tempi d’oro.
Sono abbastanza stagionato da ricordare la loro recensione del primo Monkey Island… che ricordi… e le minchiate che sparavano erano il bello, che ci spendavamo i danari sudati delle mancette all’epoca, doveva valerne la pena.
Uno stile simile ce l’aveva la rivista (nel senso di quelle di carta che si compravano in edicola) di cinema Hot Dog, ve la ricordate?
Hot Dog è stata la mia rivista preferita e leggo da sempre I 400 Calci proprio perché me la ricordano, per lo stile “gonzo”, idiosincratico, divertente. Anche perché al Torneo Nicoletta Braschi sono sicuro di aver votato e ai tempi ricordo del più che discreto fomento.
Pare una recensione flame
A me la rece ha fatto molto ridere, e non è così difficile arrivare alla conclusione che a casanova rode dover dire (!) che il film non è male nonostante sia un progetto a tutto tondo dell’odiato Patel. Quanti cacacazzi ultimamente
Recensione apprezzata vedo. Avanti così. :D
Ehh la Madonna e che è? Gli utenti di Twitter sono tutti sbarcati qui ? Dài raga, provate tiktok
insospettabili portatatori di caffè per Patel…più ne escono più è probabile che il film faccia cagare
Mi permetto di suggerire la visione invece…avrà i suoi limiti e certamente non farà la Storia del cinema, ma è ampiamente sufficiente (imho) sebbene un po’ troppo lungo (sempre imho) e decisamente meglio di quel che il tono della recensione indicherebbe – a me poi piace lo stile scanzonato di 400, però è un attimo passare ad un eccesso di scrittura “cazzara”. Di positivo c’è almeno che i recensori non si nascondono dietro al proverbiale dito, quando alla radice della rece c’è simpatia/antipatia per il soggetto/l’attore/il regista/il tema sociale/etc almeno lo fanno capire apertamente…è già qualcosa
sembrerà incredibile ma si può guardare un film a prescindere da cosa ne dica il recensore di turno dei 400 calci…e mi ha incuriosito di più con una recensione così che con una dove lo si raccontava come quel che probabilmente è …una scoppiazzata dei trend del momento con un attore improbabile che però si impegna..niente di male e niente che non si dimentichi in 2 ore
Beh sì in generale meglio avere diverse fonti cui attingere anche perché non si può essere sempre d’accordo con quel o quell’altro recensore per quanto autorevole
Come ha scritto qualcuno più su, magari un po’ più di spazio al film e meno all’ego del recensore può giovare (per alcuni, almeno…)
L’accostamento con TGM/Consolemania dei bei vecchi tempi in questo caso mi pare azzeccato – personalmente preferivo la scrittura più “tecnica” di Game Power, Zeta e Super Console, ma torniamo ai gusti
vabbè se dal tritamento di maroni per una recensione dei 400 calci arriviamo al confronto tra TGM/Consolemania e Game Power, Zeta e Super Console (ho fatto copia incolla) mi arrendo..w i portatori di caffè di qualsiasi gusto e formato…per me tazza grande in vetro macchiato caldo con latte di soia e zucchero di canna…facciamoli lavorare almeno
Ma no, è la singola recensione che ricorda nello stile il modo un po’ cazzaro di quelle antiche riviste. Mica il sito in sé – peraltro gratuito, il che impone al lettore una maggiore dose di tolleranza, mentre le care vecchie riviste di VG costavano bei soldini. In ogni caso una critica educata alla recensione di questo o quel film non mi pare niente di cui scandalizzarsi, né dovrebbe imporre l’abuso di caffeina che come noto è dannoso
Mah, stroncare un film per partito preso…
non c’è bisogno di essere portatori di caffè di Dev PAtel per vedere che la recensione fa proprio schifo e il film merita eccome una visione o anche due.
“ma non è piaciuto manco a quelli intervistati al Cinematografo dagli inviati di Gigi Marzullo, quelli che escono dalla sala e dicono cose come “una bellissima fotografia””
Ohhh uomo di cultura…
ci sono una marea di imbucati o i commentatori dei 400 calci hanno cominciato a farsi l’abbonamento su Mubi? a me la recensione del buon Casanova ha fatto molto ridere al di là di cosa ne possa pensare (io o lui) del film. Boh, una volta qui era tutta satira e ironia.
Seriamente: neanche io sono un gran fan del Patel nonostante mi sia piaciuto molto The Green Knight ma magari un occasione potrei dargliele.
Mah, anche io non sono molto d’accordo con la recensione, mi pare un po’ prevenuta. Ho visto il film e l’ho trovato ben equilibrato tra trama e menare. Ottima fotografia e Dev Patel è convincente. Devo dire che tra questo e John Wick (citato esplicitamente da uno dei personaggi verso l’inizio) ho addirittura preferito Monkey Man, l’ho trovato molto più realistico.
musica a palla mentre ci si mena,gente sgozzata con i denti o nasi strappati a morsi,calci nei coglioni e qualche spruzzata di figa,film consigliato,recensione meno.L’unica spiegazione plausibile è che il patel abbia dei trascorsi con la signora casanova.
A me è piaciuto… :(
Il film si lascerebbe anche guardare.. soprattutto all’ inizio…poi però è troppo lungo, troppo pasticciato, troppo girato col culo..pure le musiche si incastrano male…non odio Patel ma anche meno.