Torna “Le Basi”, la nostra guida agli autori imprescindibili del cinema da combattimento e torna con l’autore che più di ogni altro ha riportato l’action sofisticato e drammatico della New Hollywood fuori dagli anni settanta. Esteta, esistenzialista, perfezionista, sono alcuni degli aggettivi che definiscono questo autore che tenendosi fuori dalle mode ha ridefinito a modo suo, con meno di venti film, il cinema d’azione e non solo.
Los Angeles. Notte. Uomini. Tre elementi. Questo basta a Michael Mann per definire – e ridefinire – un intero genere o mondo cinematografico: il noir metropolitano. Glielo abbiamo visto fare in forma (apparentemente) scarna con Thief – Strade Violente, ha ricreato la magia alzando l’asticella con Heat – La Sfida. Nel frattempo, come abbiamo visto, ha messo mano ad altri generi, ha fatto altro, ha cominciato a sperimentare coi formati. Ma il suo cuore – così come il nostro – batteva sempre lì: a Los Angeles. Di notte. Circondato da Uomini. A questo proposito, cari amici miei, aprirei una parentesi per spiegarvi cosa vogliamo intendere per Uomini. Nella bellissima postfazione firmata maicol&mirco di Una Brutta Storia, primo romanzo a fumetti di Spugna, califfo del fumetto forte, è possibile leggere:
“Nel fumetto il libro deve essere creato in Uomini… Non maschi. Seppure i cazzotti. Ma Uomini in quanto genere e in quanto neutri… Immaginate questa storia con solo personaggi femminili. O Solo con Puffi. O con Uomini, Puffi e Donne. Funziona, vero? Lo so.”
I noir metropolitani di Mann sono esattamente così: funzionano a livello universale. Ora, non fatevi ingannare dal fatto che sono dei film perfetti anche grazie alle scelte di set e di personaggi; il trucco – come vi hanno spiegato i miei soci in queste ultime settimane – è che Mann è un grande, grandissimo regista. Ed è proprio grazie a queste sue scelte che si sono definite le caratteristiche del genere, ma quello che risulta evidente è che Thief o Heat funzionino oggi come 30 anni fa, come fra 50 anni. A Los Angeles come in un’altra città, con quei personaggi ma anche con dei Fimbles albini. Collateral è il vertice mancante di un triangolo, è un nuovo capitolo di una bellissima Storia di Cinema cominciata più di trent’anni fa. Altra nota a margine, che nulla c’entra con quello che stiamo per scrivere, ma che mi preme comunque sottolineare una cosa che forse non è stata ancora detta su questo sito: Nanni Moretti quando parla di Cinema, farebbe meglio a stare zitto.
L’idea del film è del lontano 1989: lo sceneggiatore australiano Stuart Beattie – lo stesso che anni dopo tra le altre cose firmerà da anche da regista quella tragedia che è I, Frankenstein – comincia a scrivere un soggetto intitolato inizialmente The Last Domino. La storia è molto semplice, è un’idea che gli è venuta una volta tornando a casa in taxi da un aereoporto: un tassista, senza saperlo, porta in giro per la città di New York un pericoloso serial killer. Beattie si tiene questa storia nel cassetto, ogni tanto ci lavora, cambia le carte in tavola, ma è un progetto che non riesce a prendere una forma definitiva. Anni dopo il nostro sceneggiatore incontra una sua vecchia amica dei tempi dell’Università, Julie Richardson, che nel frattempo ha cominciato a lavorare come produttrice per la Edge City, piccola compagnia fondata da Frank Darabont e altri due soci con lo scopo di creare film a basso costo per la HBO. Tra una chiacchiera e l’altra viene fuori The Last Domino e l’ingranaggio si mette in moto. Dopo due stesure però, la HBO si tira indietro. Sembra essere tutto finito, ma le voci a Hollywood girano e Beattie e Richardson vengono contattati dalla Dreamworks. Evidentemente la storia del tassista e del serial killer interessa, ma nessuno sembra avere particolarmente fretta tanto che The Last Domino rimane tra le sceneggiature papabili per la Dreamworks per ben tre anni. In questo lungo periodo si alternano registi e attori: inizialmente dietro la macchina da presa doveva sedersi Mimi Leder, regista di The Peacemaker e Deep Impact. Scartata la Leder si fa il nome di Janusz Kaminski, già direttore della fotografia di fiducia di Spielberg e regista di quella cacatina di rondine che era Lost Souls – La Profezia. Insomma, tutti cincischiano come i pazzi fino a quando, incredibilmente, si dice interessato a recitare nella parte del serial killer Russell Crowe. A quel punto la Dreamworks si da effettivamente una svegliata, smette di prendere per il culo registi e attori vari e comincia a fare sul serio.
A inizio secolo Russell Crowe era all’apice della fama ed era uno degli attori più influenti di Hollywood. Nel 2000 ottiene la prima nomination agli Oscar per Insider, l’anno successivo va a premio con Il Gladiatore e l’anno dopo ancora viene di nuovo candidato per A Beautiful Mind. Se l’attore australiano dice che vuole fare un film, i produttori lo devono accontentare. Grazie a lui The Last Domino comincia a prendere realmente forma, anzi, è proprio lui, memore del lavoro fatto su Insider, a consigliare allo studio di chiamare Michael Mann come regista. Nel momento stesso in cui Mann accetta il lavoro è Crowe a rinunciare: troppi ritardi, troppa lentezza per uno caldo come lui. Mann a questo punto è fondamentalmente da solo. Si trova a dover combattere con Beattie che insiste affinché la storia sia ambientata a New York e che il protagonista sia Robert De Niro. Me lo vedo Beattie che parla con Mann: “Vedi Mick… posso chiamarti Mick? Ah, ok. Vede, Egregio Signor Mann, visto che alla fine il film, cioè, l’ho scritto io, vorrei – qualora fosse possibile – Robert De Niro nella parte del tassista perché l’attore è diventato famoso proprio per un altro film in cui recitava la parte der tassinaro, no? E allora io vorrei proprio giocare su questo piccolo e brillantissimo richiamino…”
Michael Mann riesce a spostare la storia a Los Angeles e ad avere una star come Tom Cruise nella parte dell’assassino, che nel frattempo non è più un serial killer, ma un hitman, un sicario al soldo della malavita organizzata. Per quanto riguarda la parte del tassista Mann vuole – e questo è forse uno dei dati più interessanti – uno dei più famosi comici cinematografici d’America, Adam Sandler, il quale nel 2002 ha dato prova di essere in grado di staccarsi dai suoi abituali personaggi, recitando in Ubriaco d’Amore di Paul Thomas Anderson. Sandler però non si fida e preferisce declinare l’invito e continuare per la sua strada fatta di Terapia d’Urto, 50 Volte il Primo Bacio, Spanglish e affini. Gliene vogliamo fare una colpa? Cazzi sua, no? E al suo posto Mann richiama Jamie Foxx, da lui già diretto con ottimi risultati nella parte di Drew ‘Bundini’ Brown in Alì. Da questo film Mann non prende solo un attore ma anche un’altra importantissima cosa: il digitale. È da tempo che il regista è tentato da questo nuovo formato: le prove generali le ha fatte nelle sequenze di allenamento di Alì e nella serie della CBS Robbery Homicide Division, di cui è produttore esecutivo. Nel frattempo, nelle periferie dell’impero del Cinema, si realizzano film com Arca Russa o Vidocq, ma Mann è deciso a realizzare un intero film hollywoodiano ad alto budget, con una star come Tom Cruise, con una camera digitale. E ovviamente ce la fa.
Partiamo da qui incrociando due elementi: il digitale e Los Angeles. Uno dei due direttori della fotografia, Paul Cameron, (l’altro è Dion Beebe), in un’intervista ha spiegato:
“(Mann) voleva usare il digitale per creare una sorta di ambiente urbano incandescente, raggiante (in originale “glowing”, N.d.R.). Lo scopo era quello di rendere la notte di L.A. un personaggio della storia così come Vincent (Cruise) o Max (Foxx)“
Mann riparte dalla sua città, Los Angeles e – ancora una volta – ne tira fuori qualcosa di inedito. Quando penso a Collateral mi viene in mente una frase di Carpenter letta chissà dove. Qualcosa come “Chi se ne frega di New York, Los Angeles è la città più cinematografica di sempre”. In Collateral questa cosa è vera come non mai. Dopo il breve prologo in luce in cui ci vengono presentati i personaggi (e fa un minuscolo cameo Jason Statham), scende il tramonto, e la città si trasforma davanti ai nostro occhi. Una città piatta, interminabile, labirintica, fatta di strade e vicoli sconosciuti e di luoghi diversissimi l’uno dall’altro. Pensiamo alle cinque tappe che Vincent deve compiere nella notte: c’è la squallida periferia abitata da drogati e delinquenti, il localino intimo di jazz, la villa da riccone su più piani, la balera messicana, la discoteca alla moda e un altissimo grattacielo del centro. Tessere di un puzzle che compongo l’anima e la geografia di una città che spesso Mann riprende dall’alto e mettendo in evidenza una intricata serie di svincoli, cavalcavia, tangenziali, sopraelevate per lo più vuote, attraversate da fantasmi (o da coyote). Max, Jamie Foxx, il tassista è un’evidente emanazione della città: la consce a menadito, scherza dicendo che ha avuto fortuna con i semafori ma, come dimostra nel primo dialogo che ha con Jada Pinkett Smith, per lui Los Angeles non ha segreti. Mentre per Vincent, Tom Cruise, L.A. è una città sconnessa e stiracchiata, in cui abitano 17 milioni di sconosciuti, per Max è “casa”.
Noir metropolitano: Los Angeles, check. Notte, check. Uomini. Parliamo di Max e Vincent. Max, come abbiamo visto, è un tassista. Sappiamo che è un precisetti, che è emanazione della sua città, che è un sognatore ma che non ha le palle sufficienti per prendere in mano la propria vita e fare qualcosa. Vorrebbe ma non fa. Meglio: subisce o meglio ancora, agisce ma inconsapevolmente. Sembra che tutto quello che accade a Max nel film, in questa lunga notte, sia regolato dal caso, dall’improvvisazione. Lo dice proprio Vincent, killer a pagamento appassionato ed esperto di jazz, ad un certo punto: “Coincidenze cosmiche, destini incrociati…”. In realtà Max è il vero padrone del suo destino. È lui che cerca Jada Pinkett Smith come cliente del suo taxi (e non viceversa come dovrebbe essere) ed è lui a richiamare Vincent dopo che questo stava salendo su un altro taxi. È lui che sceglie di parcheggiare nel luogo esatto in cui cadrà dal cielo il primo corpo, è lui a causare la morte di due teppistelli fuori dalla lista delle vittime di Vincent, è lui a far entrare in scena la polizia, è lui reagire quando c’è da reagire… Mentre tutti fanno quello che devono fare, Max è la vera scheggia impazzita del film, l’unico che crea degli eventi. Il suo alter ego, il suo opposto, lo Yang del suo Ying è Vincent.
Vincent, Tom Cruise truccato come William Petersen in Manhunter, dovrebbe essere l’uomo d’azione, quello che agisce e ha in mano le redini della propria vita. Lo pensa, lo dice a Max in continuazione, quando in realtà è un fantasma trasparente destinato all’invisibilità. Secondo me esiste un mondo parallelo in cui è stata scritta una versione di Collateral in cui Vincent non esiste ma è una parte della personalità schizofrenica di Max, tipo Raising Cain di De Palma. E ci sono due sequenze che vanno esattamente in quella direzione: quella in cui Max deve fingere di essere Vincent di fronte a Javier Bardem e quella in cui Vincent parla con la madre di Max. O prendete quel pezzo di cinema magistrale in cui Vincent (che per la prima e unica volta agisce realmente ingannando Max) ascolta rapito Barry Shabaka Henley che racconta di quando ha suonato con Miles Davis. Max è di troppo, non dovrebbe essere lì, parla ma nessuno lo ascolta, anzi forse neanche lo sentono… Max e Vincent, direbbe Moretti o qualche altro spettatore particolarmente svogliato e frivolo, sono “… il Bene, il Male, le due facce della stessa medaglia…”. In realtà si tratta di un rapporto molto più complesso, fatto di contrasti, scontri, avvicinamenti, similitudini e sovrapposizioni.
Forse la scena più iconica di tutto il film è quella in cui due coyote attraversano la strada. Sì, sono due. Anche tu ti ricordavi un coyote solo? Eh, lo so. Sì, anche io avevo in mente questa sequenza in cui il taxi è costretto a fermarsi in mezzo alla strada perché un animale selvaggio, una scheggia impazzita simbolo dell’imprevedibile natura selvaggia dell’uomo anche in un contesto urbano e moderno come la metropoli, si metteva di mezzo e incrociava lo sguardo con il taxi che “viaggia verso l’ignoto con il suo devastato carico”. In realtà gli animali sono proprio due: uno, il primo, più deciso, l’altro quasi recalcitrante. Chi segue chi? Max segue Vincent in questi viaggio notturno, o è Vincent quello che si deve adattare ai ritmi e ai tragitti scelti da Max?
Uno degli aspetti più interessanti del film è poi come Mann faccia di tutto per far apparire il suo film come determinato dal caso, libero, improvvisato sia nella forma sia nel ritmo, quasi appunto un assolo di jazz improvvissato da un vecchio trombettista. Un piccolo estratto di vita di due persone scelte a caso e colte in un preciso momento della loro vita. In realtà si è di fronte a una perfezione stilistica e registica quasi geometrica. Abbiamo già detto della sequenza nel locale Jazz, ma il culmine lo si raggiunge nella sparatoria nella discoteca, unica sequenza del film girata in 35mm. Qui, in un pre culmine tipicamente manniano (un po’ come la sparatoria per strada di Heat), confluiscono tutte le forze in gioco del film: Vincent, Max, la polizia, la vittima designata e quelli del cartello di Cartagena. E in mezzo a un dance floor pieno zeppo di persone che ballano, Mann riesce a realizzare una scena action da manuale in cui si ha sempre perfettamente chiaro dove sia chi e cosa stia facendo. Non parliamo solo di una sparatoria ben coreografata alla hongkonghese (e non ci sarebbe stato nulla di cui lamentarsi), ma di una scena di massa che ricorda quasi la sequenza ambientata nel ristorante in Playtime di Jaques Tati. Un piccolo film dentro al film, spaventoso per tecnica, realizzazione, ritmo ed incisività.
Concludo spendendo due parole sulla coppia di protagonisti. Jamie Foxx è perfetto nel mettere in scena un finto inetto pronto a graffiare e forse si deve a lui e alla sua fisicità quelle piccole ma bellissime schegge quasi comiche che ogni tanto, incredibilmente, appaiono nel film. Il suo compagno, Tom Cruise, è però semplicemente incredibile. Nel film in cui forse è meno “Tom Cruise” della sua intera carriera riesce a creare qualcosa di magico, a partire già dall’aspetto. Imprevedibile, animalesco, spietato ed inarrestabile, riesce poi a rallentare e a concedersi a lunghe chiacchierate filosofiche o digressioni musicali, rimanendo sempre credibile e spaventosamente bravo. Un film stupendo, l’inizio di una nuova fase della carriera di un Maestro del Cinema capace di stupirci continuamente. Come nelle sequenze finali, inaspettatamente ottimiste.
DVD-quote:
“Desidera un altro capolavoro? Eccolo qui, Signore”
Casanova Wong Kar-Wai, i400Calci.com
Non avevo mai fatto caso alla somiglianza di Tom Cruise con Petersen in Manhunter… mea culpa.
Comunque, concordo su tutto, film magistrale, nella mia top 3 di Mann di sempre (gli altri due son Heat e Manhunter). Peccato che Tom Cruise non abbia piu’ avuto il coraggio di uscire dal suo personaggio per recitare sul serio.
Questo è veramente il mio film preferito di Mann. E’ uno scandalo che non abbiano dato un Oscar a Cruise per questa interpretazione pazzesca. Da rivedere almeno una volta all’anno.
Si stava parlando di Noir proprio in questi giorni, ma io sono un semplicione e riconduco le situazioni complesse (come il Noir, appunto) ad analisi asciutte: da quello che ha scritto Casanova, semplicemente, capisco che è Max la femme fatale (e fregasega se è un uomo e non ci sono sottotrame sessuali).
Bella recensione: mi hai fatto venire voglia di rivedermi Collateral!
Concordo quasi su tutto. E’ un grande film, stilizzato, quasi metafisico. Ma il finale non è all’altezza, né so come sarebbe dovuto essere perché lo fosse. E’ davvero uno di quei film in cui il viaggio conta più della destinazione, e questo è a ben vedere il vero motivo per cui amo questo regista.
Il finale doveva essere così:
Cruise pur se ferito a morte STECCA la tipa antipatica che schiatta definitivamente in un lago di sangue,
Jamie Foxx prima che Cruise schiatti pure lui gli chiede: “Sei contento adesso che hai completato questa f***a missione? Ma perché cavolo lo fai?”
Cruise risponde a fatica: “Perché è il mio lavoro…”
Sipario
Molto meglio del finale edulcorato dove i buoni si salvano.
Bello O:
Cioè la linea di Jamie Foxx, non molto bella, ma il concetto si O:
Anche la linea di Cruise.
Stilizzato, eppure realistico. Freddo in superficie, coinvolgente nel cuore, come il miglior polar alla Melville. Uno dei vertici stilistici e filosofici di Mann.
Unica nota: ma farete anche un pezzo su Alì o me lo sono perso?
Quoto ma…ALI’?
La faccio io la rece:
Once we were kings >>>>>> Alì
A mio parere due cose completamente diverse che hanno in comune solo il protagonista
ma anche no guarda.
mann in alì adotta uno stile estremamente asciutto e realistico. basta vedere come sono girati gli incontri con gli attori che fanno i vari foreman, frezier, ecc che non solo sono quasi sosia dei veri pugili, ma ne replicano anche lo stile di boxe (stesso discorso per smith).
è molto diverso, ad esempio, da come Scorsese tratta la materia Jake La Motta in Toro Scatenato.
a sto punto, realismo per realismo, se sono interessato al personaggio Ali e alla sua storia, preferisco vedermi l’originale e non la riproduzione, per quanto accurata e fedele.
Quando si parla di Mann e del suo cercare di portare “realismo” al cinema tanti fanno il tuo discorso Paid ma è un errore madornale limitarsi a questo. E mi pare sia gia stato detto da qualche recensore in questo Le Basi che certo Mann cerca di ricostruire certe cose con fedeltà ma non perde mai di vista la componente spettacolare, tutto viene filtrato atraverso l’occhio del regista che pur partendo da una base realistica come in Alì e pure cercando di riprodurre avvenimenti con realismo, darà la sua visione del racconto che scavalca il realismo in favore del fare cinema dei sentimenti. Si diceva anche in una recensione che spesse volete le storie di Mann raggiungono momenti che sembrano quasi più onirici ed è vero, sensazione che a mio avviso sopraggiunge anche in Alì.
Bella recensione del cazzo, samuel paidinfuller. La prossima cazzata che sparerai quale sarà? Michael Moore meglio di Clint Eastwood per caso?!
No, è questa:
Ingoio di tua madre>>>>>>ingoio sasha grey
@ gli altri: ma almeno l’avete visto Once we were kings?
Minchia che maturitá. Dai, ritorna dalla mamma, cassintegrato fallito, che il mutuo col tuo stipendio da commentatore del giornale non riesci a pagarlo. Magari se lo succhiassi a Silvio B. riusciresti ad ottenere una promozione e guadagnare qualche spicciolo in più.
Once We Were Kings io lo ho visto e continuo a trovarlo diverso
ALI’ gia’ da i primi 10 minuti iniziali ha un perfetto connubio tra
musica-immagini-introduzione al personaggio e origini (la scena di Sam Cook e’ pura poesia)
i poi combattimenti li trovo magnifici
come per esempio la resa sui particolari
(tipo il muscolo che si flette mentre si accinge a sferrare un colpo)
comunque la mia era una curiosita’ relativa al fatto che se tratti in rassegna tutti i film di un regista e ne salti uno la cosa mi lascia perplesso tutto qui
” Il suo alter ego, il suo opposto, lo Yang del suo Ying è Vincent.”
[12 righe dopo]
“direbbe Moretti o qualche altro spettatore particolarmente svogliato e frivolo, sono “… il Bene, il Male, le due facce della stessa medaglia…”.”
ehm… maccosa
per quanto riguarda la march… la citazione del fumetto, fa a dir poco cagarissimo, per un registone come Mann penso avresti potuto trovare qualcosa di meglio Casanova. Detto questo, oggi parte altra visione di Collateral a manetta, e amen
Se proprio vogliamo fare i puntigliosi (e non ho proprio voglia di buttarla in filosofia) lo Ying/Yang è un concetto abbastanza complesso e assolutamente non parallelo alle 2 facce della stessa medaglia, diciamo che è un concetto piu liquido.
ma lol
potrei dirti esattamente la stessa cosa per quanto riguarda il concetto di “bene” e “male”, ma non voglio infilarmi in una sterile conversazione sulla presunta superiorita` della filosofia orientale su quella occidentale
Sterile come i due appunti che hai sollevato tu stesso?
Che problema hai? Sei la ragazza di Casanova? Ti ho fatto la bua?
La citazione invece è azzeccata. Sul concetto bene/male, ying yang pure io sono rimasto un attimo interdetto.
@Lars: no, no, fai pure. È che a me fanno riderissimo le accuse ipocrite e gratuite tipo “HAI SCRITTO UNA CAZZATISSIMAAAA!!1!1!111!! ” e quando al soggetto in questione gli si fa notare di aver scritto una cosa analoga risponde “SPECCHIO RIFLESSO!1!11!!!”
Cerco solo di capire qual è la tara cerebrale che porta a questi comportamenti.
“le accuse ipocrite e gratuite”
Sei sicura di aver presto il moment rosa stamattina, tesoro?
*preso
Giusto perchè non c’è niente di più divertente che intervenire in una polemica fuori tema.
Le opposizioni Male/Bene, Ying/Yang NON sono paragonabili e, di conseguenza, metafore basate su queste opposizioni non possono avere la stessa lettura.
Questo per un motivo semplicissimo che neanche obbliga a disquisire di superiorità filosofica, etica o morale ed altre seghe.
Mentre si può dire una frase come “Male e bene: due facce della stessa medaglia” NON si può fare altrettanto con l’altra dicotomia… visto che Ying e Yang sono “due aspetti della STESSA FACCIA” (vedasi: Tao).
Anche accettandoli come coesistenti, riconoscere il “Male” o il “Bene” comporta sempre una decisione su quale faccia della medaglia girare alla vista. Se vogliamo questo riconduce alla centralità dell’arbitrio nel pensiero occidentale.
Il pensiero orientale (semplifico) prevede invece che “tutto esiste come esiste”.
Ying e Yang hanno entrambi “evidenza senza alternanza”, anche decidessimo di tagliare metà dell’unica faccia (resterebbe infatti il “punto opposto”).
…
…
…
e tu che stavi guardando fuori dalla finestra la in fondo, ora vieni alla lavagna e ripeti cosa ho detto!
@oliver
ti ho seguito fino a dove poi la supercazzola diventa prematurata, poi ha stuzzicato e ho scarpallacciato come fosse antani
cmq vabbe`, a grandi linee ho capito cosa intendi (e ribadisco, secondo me si puo` comunque disquisire filosoficamente sul concetto di bene e male, ma non ne ho voglia), ma secondo me Casanova non s’era fatto tutta questa sega quando ha scritto quello che ha scritto – e in ogni caso allora, per evitare ambiguita`, lo spieghi.
@Lars Von Teese
Abbi pazienza, ma il tuo usare la parola maccosa mi porta immediatamente a tirarti fuori una citazione da un disco di qualche anno fa: “vorresti fare come me ma sai non ce la fai, volevi dei problemi e ora problemi avrai”.
Nell’ordine: Moretti liquida il discorso delle contrapposizioni tra i protagonisti di Heat con una frase come quella da me citata della medaglia, sfruttandone proprio il suo essere luogo comune. Nel video la dici anche svogliato apposta, come se volesse perculare le intenzioni del regista dicendo a tutti che lui le ha capite, eh? quello si crede un grosso ma in realtà sono poca cosa. Nel mio pezzo ti spiego inizialmente che sì, i due possono essere visti come Bianco e Nero, ma poi sviluppo il discorso e ti dico che i due sono sovrapponibili, che si scambiano anche di nome, che uno condiziona le mosse dell’altro e che quando sei convinto di aver capito chi comanda tra i due, trac, forse è l’opposto. Ora, puoi dirmi che non sei d’accordo, ma non mi dire che liquido il discorso come Moretti perché se no vuol dire che non hai letto quanto ho scritto.
Per quanto riguarda quello che tu chiami marchetta al fumetto di Spugna:
il fatto che a te non piaccia mi ricorda quel meme dove si vede Pochaontas che fa il famoso gesto con la mano e comprare la scritta: “Guarda quanto cazzo me ne frega”. Il fumetto in questione non è citato per la sua beltà ma per la postfazione di Maicol&Mirco in cui si spiega che le storie – le belle storie – sono fatte di temi e figure ricorrenti e intercambiabili. Cosa che si può benissimo applicare al cinema di Mann e che quindi mi cade a fagiolo.
Tante di quelle belle cose, Lars.
no vabbe` fantastico, mi fai pure il dissing.
Abbi pazienza anche tu caro, ti rispondo piu` tardi, che ora ho da fare.
@Lars: mi raccomando, non ci fare stare in pena.
@casanova
ma quanto ce stai in fissa cor colle? :)
massimo e simone li hai conosciuti anche di persona?
@Samuel Paidinfuller:
Mai avuta la fortuna. Pensa che li ho visti live la prima volta (di altre poi tante) solo all’uscita di Anima & Ghiaccio. Al Crash di Bologna. Gran concertones. Tipo pogo e stage diving per due ore e passa. Odio Pieno è un disco che mi ha proprio cambiato la vita.
@casanova
calcola che io sono tra di quelli che cazzeggia qui
https://www.youtube.com/watch?v=K1VJKZ05Uyo
all’epoca ero/eravamo sicuro/i che stavano li li per sfondare ma poi hanno vinto i gemelli diversi
W l’itaglia
@casanova
Il fatto e` che per qualche perverso motivo mi piace immaginarti aggrappato al cuscino in posizione fetale mentre ti succhi il pollice e singhiozzi mormorando il mio nome
ma non temere, non ti lascero` cosi` per sempre
@Lars: perdonami, non ho capito:
hai mosso delle critiche al pezzo con fare, devo dire, arrogantello.
ti ho risposto a tono sui temi da te toccati,
e adesso fai il gradasso senza senso logico
pensando di avermi messo in difficoltà?
è questo il tema del tuo sogno erotico dove io mormoro il tuo nome?
usteria, vez…
@casanova
Ti spiego tutto piu` tardi. Nel frattempo va nel tinello e fatti una camomilla, che mi sembri nervoso.
@Lars
Ragazzo, sei su I400CALCI: fossi nervoso te ne saresti accorto.
Ah, oddio, non avevo capito che era la balotta dei disadattati…
e io che ho articolato un commento sensato.
e vabbè…
io non sono tesserato a un beato cazzo anyway
Dunque, caro Casanova, eccomi qui.
“Ragazzo, sei su I400CALCI: fossi nervoso te ne saresti accorto.”
Scusa eh, ma questa sarebbe cosa, una minaccia? Fammi capire, se non sbaglio vai per i 40 e vuoi giocare a fare il cowboy da tastiera con me? E magari sei pure convinto di riuscire boh, a impressionarmi in qualche modo? Giuro che non sono domande retoriche, infatti non ti sto (ancora) indicando col dito urlando “BHAWHAHAHAHWAH”, anche se dopo questa uscita ci sei andato vicinissimo.
“hai mosso delle critiche al pezzo con fare, devo dire, arrogantello.”
Arrogantello? Le mie critiche al pezzo sono, nell’ordine, le seguenti:
1) un “ehm… maccosa” a un accostamento per lo meno ambiguo (me lo concederai visto che non sono stato il solo a dirlo) di yin e yang e bene e male… “arrogantello”, perdonami, ma proprio per un bel cazzo. Poi oh, mi rendo conto che sono punti di vista: per esempio per me è piu` “arrogantello” uno che in tutta risposta a un’osservazione (condivisibile o meno, ma sempre osservazione è) mi da, nell’ordine, del:
arrogantello
gradasso senza senso logico
disadattato
Piu` varie insinuazioni / battute da tamarro di periferia tra cui una, particolarmente curiosa, sulla mia sessualita`. Guarda che comunque io parlavo del tuo pollice in bocca, mica della mia minchia. Magari sei tu ad aver letto quello che volevi leggere.
… il tutto guarnito con il vocabolario di un 14enne fan di qualche cazzo di rapper milanese, anche se devo dire che questo non mi da particolarmente fastidio, del resto ogni tua singola recensione e` praticamente scritta cosi`, ormai c’ho fatto il callo (prima che tu te ne esca con la tiritera “e allora se non ti piace non leggere gnegnegne” ti assicuro che oltre a quello che mi piace leggo anche una vagonata di roba che non mi piace, esattamente come te e penso un altro buon 7 miliardi di persone su questo pianeta).
E un’altra cosa. Ti svelo un segreto: dire a uno che non te ne frega un cazzo di quello che pensa e poi rispondere con commenti sempre piu` piccati uno dopo l’altro, purtroppo no, non ti fa passare per il “grosso” (dite cosi` voi di quelle parti?) che vorresti tanto sembrare.
2) un commento di ordine puramente estetico nemmeno particolarmente approfondito (“fa cagarissimo”) a una frase tratta da una prefazione a un fumetto di uno praticamente sconosciuto che non puo` che essere amico tuo, vista la MARCHETTA* che gli hai fatto, estrapolando poi una fantasiosa interpretazione da una frase che trovo orrenda a partire proprio dal punto di vista lessicale (qualcuno mi spiega cosa stratacazzo vorrebbe dire “Nel fumetto il libro deve essere creato in Uomini… Non maschi. Seppure i cazzotti.”? Seppure i cazzotti? SEPPURE I CAZZOTTI? SAREBBE QUESTO L’ITALIANO DEL 2016, PORCODDIO?). A proposito, se Mann scopre che lo hai paragonato a quella merda, secondo me come minimo viene a casa tua a bruciarti le cassettine dei colle destocazzo.
*Ben inteso, io non ho niente contro le marchette, purche` le si chiami con il loro nome, e soprattutto poi non ci si arrampichi su scivolosissimi specchi fatti di giri di parole, che, appunto, girano girano girano…
Detto questo, “arrogantello”? Mah. Se vuoi la verita`, io credo solo che te la sei presa perche` ti ho dato del marchettaro. E vabbe` dai, che vuoi che sia, c’e` di peggio nella vita. Sopravviveremo, credo.
Tornando al discorso Yin e Yang e male e bene, bon, non sono d’accordo ma ti ringrazio senza ironia per la tua spiegazione (che poi sarebbe bastato darla all’inizio come ha fatto per esempio Oliver piu` su, punto e basta, senza tutta questa spocchia da bulletto di quarto oggiaro, quarto giano o salcazzo come si chiama). Parli di “alter ego, opposto, Yin e Yang” metti tutto nello stesso pentolone e poi pretendi che la gente afferri esattamente QUELLA sfumatura di significato. Secondo me semplicemente non hai fatto centro.
“Ora, puoi dirmi che non sei d’accordo, ma non mi dire che liquido il discorso come Moretti perché se no vuol dire che non hai letto quanto ho scritto.”
Non sono d’accordo, e te l’ho detto. Che liquidi il discorso come Moretti non l’ho detto, piuttosto credo tu ti sia solo un po’ impantanato in uno zabaione verbale. Succede anche ai migliori, eh.
Se accetti un consiglio, magari meno milanese di periferia e piu` Devoto Oli la prossima volta.
Ti saluto con un pezzo dell’unico hip hop che riesco ad ascoltare senza desiderare di spararmi nelle palle, ciao e stammi bene
https://www.youtube.com/watch?v=mZNJGD4ui2U
Sì, direi che “disadattati” è decisamente calzante… :D
no ma continua pure che magari, dopo nanni, fai passare la voglia pure a casanova
Nuuuuoooooooooooooooooooooooooooo !!!!111!!!1!!1!!1!!
mah si boh effettivamente ste cose di maicol e mirco o l’altra roba del dottor pira non so cosa le pubblichiate a fare, che non c’entrano una minchia con lo stile del sito o con le idee alla base, sono disegnati di merda e in generale abbastanza inutili. vederle abbinate a lo chiamavano jeeg robot forse ancora ancora, ma a michael mann proprio no.
era un po’ che mi chiedevo perchè lasciaste tanto spazio a minchiatine del genere e sono abbastanza contento di non essere l’unico ad essersi posto la domanda.
@Il Reverendo:
Ripeto: la citazione alla introduzione di Maicol&Mirco al fumetto di Spugna è funzionale al discorso su Temi e Figure del genere, applicabile al cinema di Mann. Per me che scrivo il pezzo è utile a spiegare un concetto. Non capisco perché vi dia tanto fastidio. Cioè, posso capire non piaccia a te personalmente, ma se è utile ai fini della recensione, nn vedo dove stia il problema.
inoltre se determinate cose c’entrano con “lo stile del sito e con le idee alla base” lo decidiamo noi, no?
@reverendo
concordo, veramente una chiavica di fumetti.
@casanova
certo che lo decidete voi, ci mancherebbe. al contempo però, essendo un lettore piuttosto affezionato e non essendomi mai risparmiato sui complimenti le numerose volte in cui ho apprezzato il vostro lavoro, non mi faccio remore, una volta tanto, a criticare una vostra scelta editoriale che non capisco e che personalmente non mi piace, tutto qua.
poi oh, amici come prima, solo che a me sto genere di fumetti/vignette dà abbastanza sui nervi.
@Il Reverendo:
@Il Reverendo:
Sì, ma torno a ripetere ancora una volta che nel mio pezzo il fumetto in questione – che a me piace e a te no e ce ne faremo una ragione – non è citato per dire che a me piace, quanto per sottolineare come in un articolo scritto per un’altra cosa, in cui si parla di come si raccontano le storie, c’ho trovato qualcosa di secondo me affine al cinema di Mann. Poteva essere scritta da Maurizio Seimandi per l’introduzione a Fenomenologia di Super Classifica Show e l’avrei riportata comunque. E invece è scritta da disegnatori e fumettisti che a te non piacciono…
Raga, davvero, come potevo sapere che proprio il 14 sarebbe successo quel casino ? E chisselo immaginava, cazzo. Non potete farmene un colpa.
Aggiornamento iscritti PCC Partito Calcista Combattente già PCI (Partito Calcista Insurrezionalista):
– Alejandro Imbruttito (aka Il Pisciatoio aka Ciobin. N.d.R.)
– Il Reverendo (sorpresona!)
– Tommy Lee Jones
– Lino Banfi
– Giorgio Chiellini
– Stephen Hawking (l’unico che ha mandato un’email di conferma)
A voi in studio, qui PCC.
@Zen Vecchio mio, sono con te. Hai detto una gran verità. Anzi due.
Aggiungo solo che la mia tripletta è così composta: Heat, Collateral, Insider.
Purtroppo Manhunter è riuscito solo in parte e questo per ammissione stessa di Mann che ne ha rigirato buona parte (quella venuta male) dopo essersi accorto che il tatuaggio enorme sulla schiena del cattivo lo rendeva ridicolo e pertanto andava rimosso (poteva pensarci prima, no ?).
Come due coyote???
Filmone, uno dei miei preferiti di Mann. Una delle prove migliori della carriera di Cruise.
Recensione poderosa! Incredibilmente emozionante per chi, come me, ama Mann ed ha amato moltissimo questo fantastico film!
La scena dei coyote ogni volta mi mette i brividi.. Quella nel locale jazz, al tavolo, vorresti che non finisse mai, anche se (apparentemente) parlano e basta.. La trasformazione di Max in Vincent ti stende.. La sparatoria in discoteca feroce e da scuola di cinema.. Una Los Angeles notturna fredda, pericolosa, desolante, cinematografica pur nel realismo del digitale..
Per me secondo solo a Heat. Cmq storia del cinema!!!
Grande ancora Casanova
“Coincidenze cosmiche, destini incrociati…”.
Questa è la frase simbolo del film.
Sul fatto che Max “agisce ma inconsapevolmente” costruendosi il suo destino non sono d’accordo, il suo destino si incrocia con Vincent grazie alle coincidenze cosmiche. Stesse coincidenze che portano agli imprevisti e allo scambio di personalità, destino o vita.
Vincent profetizza la sua morte, inconsapevolmente, più il finale che li porterà a dividersi dopo che erano diventati la stessa persona.
Lasciando discorsi di destini e coincidenze a parte.
Collateral tra i capolavori di Mann è il mio preferito, la filosofia di Vincent, la tensione al controllo del taxi, i cazzo di coyote, il capovolgimento della situazione di Max, la discoteca e il finale perfetto nel suo essere coerente con tutto il film…Ah si Tom Cruise è il capo.
Capolavoro totale. Devo essere sincero, quando ho letto di Collateral recensito da Casanova ho avuto un Po di paura, diciamo che ha uno stile che delle volte apprezzo molto, delle altre invece no, quando eccede in certi aspetti. Invece la recensione è magnifica offre diversi spunti interessanti e si sofferma su ciò che è giusto. 5altissimo a te, fino ad ora di questo Le Basi targato Mann l unica recensione che non mi ha soddisfatto è quella di Insider.
@Axel Folle: si fa quel che si può, ragazzo mio. Dimmi, in che aspetti ti sembra eccessivo il mio – diciamo così – stile?
E bbbrava Axelina la pazza. Chi l’avrebbe mai detto che avresti tirato fuori una critica così cattiva da far incattivire il buon Casanova ? Sei iscritto al PCI d’acchito, spero di vederti domani sera. Che giornata piena di emozioni, raga. Che giornata. Hiii-hihi Hihihihi Hiiiii-hihihi
Dubito che uno possa offendersi quando gli dici che ti piace come scrive ma con qualche eccezione.
@ Casanova: guarda non ho un pc e fare un discorso lungo come questo da uno smartphone mi siddia, anche perché dovrei prendere i esame più recensioni e capisciamme. Se passo dai miei (dove ho ancora il mio pc) vedrò di argomentare meglio ciò che intendevo.
Per intanto rinnovo i miei complimenti.
Al di là di tutti i tecnicismi e della coesione di tutte le parti coinvolte nel film, per me c’è qualcosa di magico che mi costringe a rivederlo ancora e ancora. Ed ogni volta ad apprezzarlo come fosse la prima. La trovo davvero un’opera immortale.
Non so perchè, ma mi fa lo stesso identico effetto anche Sicario. Fanno entrambi parte di quella tipologia di film che dietro una sceneggiatura “semplice” in realtà nascondo una profondità ed una qualità realizzativa che te li fa “arrivare” a livello epidermico.
E’ come starsene seduti di fronte una composizione di Mondrian, rapiti da tutto quel rigore geometrico, frutto del perfetto equilibro tra vuoti e pieni, tra colore e non colore, il tutto nascosto dietro una finta “semplicità”. Poi certo, magari ti passa un attimo accanto Nanni Moretti, giusto il tempo di etichettare il tutto come “quadrati colorati”
Interessante lo spunto sulla contrapposizione delle due personalità, le righe ci vedo anche un po’ di Tayler Durdenismo, quasi come fosse un fotogramma porno montato dentro un classico disney… ;)
Ma neanche una menzione a Mark Ruffalo, che è ormai uno dei più grandi attori non protagonisti della sua generazione, dopo il compianto Philip Seymour Hoffman?
Guarda tra i tag: “non sono riuscito a parlare di mark ruffalo”
C’hai ragione ma proprio non mi c’è stato…
Bel pezzo ma ho trovato la conclusione della recensione svogliata, quasi raffazzonata: è come se Bertarelli avesse fatto irruzione a casa Casanova di notte per portare avanti la sua pallosissima crociata sullo stile di scrittura secco, semplice e cagate varie… è un finale apparentemente ottimista: l’uccisione quasi fortuita di Vincent dettata dal culo impietosamente enorme di Max e la totale mancanza di suscitazione di emozione da parte della “coppietta” a fronte della morte del killer caratterizzano un finale in linea con i toni esistenzialista e freddi dell’intero film. Sì, formalmente è un lieto fine perché il protagonista ,nonostante non sappia manco afferrare il ferro, non viene accoppato da uno che poche ore prima aveva stermina un esercito di coreani in una disco, salvando non solo la sue pelle, ma anche quella della bella avvocatessa, però non provano emozioni di fronte ad un essere morente(cinico e spietato quanto volete, ma comunque emotivamente complesso), confermando così le tesi espresse da Tommy Bello prima in macchina, durante la fuga dalla polizia,e poi in metro.
PS: si sarebbe potuto analizzare meglio quest’ultimo elemento tanto ricorrente non soltanto in questo capolavoro ma anche nell’altra massima di Man: dove “Heat” comincia in “Collaterali” giunge al termine.
Mann, scusate
@Lou Shaemooneeto: Ci sta. In realtà, stavo pensando che il finale di Collateral, ricorda molto quello di Thief. La differenza sostanziale, e parte dell’ottimismo che ci vede, è dato dal fatto che qui Max se ne va con la sua amata, mentre per James Cann è impossibile poter stare con la sua donna. Bella.
Beh, vista sotto quest’ottica allora il tuo ragionamento funziona. Eccome se funziona.
adoro collateral, eppure per certi versi lo trovo tra i film di mann quello che contiene più elementi di fiction insieme a manhunter (non tengo conto di la fortezza).
una certa volontà da parte di cruise di tenere in vita foxx anche quando avrebbe potuto sparargli in fronte e andare avanti per i cazzi suoi una volta accertato che il piano di far ricadere tutte le colpe sul tassista folle non andrà in porto, lo stesso foxx che entra nel locale e incontra il boss bardem e riesce incredibilmente a spuntarla, la voluta ambiguità del rapporto tra max e vincent che forse come si dice nella rece potrebbero essere la stessa persona, la pazzesca coincidenza che l’ultima vittima sia proprio la passeggera di cui max si è invaghito..
ripeto, è un ottimo film e l’ho rivisto decine di volte, ma forse è il meno manniano dei suoi film, un film che abbandona del tutto quel realismo legato al caso e al caos della vita, dove le persone, i personaggi, per quanto importanti vanno e vengono, spariscono, non concludono nulla, si perdono.
collateral sembra invece delineato all’interno di un percorso definito, incastrato in un disegno del destino fortemente filmico (e non lo dico in senso negativo), che da un lato lo rende il più approcciabile tra i film di mann per il pubblico generalista, e dall’altra l’unico tra i suoi film a richiedere forse una lieve sospensione dell’incredulità.
e non so se questo possa essere considerato un difetto, ma se tale vogliamo considerarlo è comunque annullato da tutto quanto di buono c’è nel film, come il personaggio di vincent, la scena del jazz club, la discoteca, le riprese notturne, la scena dei coyote e anche il finale.
un noir bellissimo, forse a naso, per i motivi sopra elencati, un pelino meno personale di roba come heat, insider o miami vice.
Rivisto giusto in settimana, e concordo proprio con te.
Non bisogna avere paura di dire che in qualunque altro film avremmo mandato affanculo il regista allo scoprire che l’ultimo bersaglio GUARDA CASO è la negra che piace Foxx.
Per me Miami Vice è sopra questo, ma siamo in pochi credo a pensarla così.
Altro film altro capolavoro… Mann è un portento, e con questo film lo conferma ulteriormente (se qualcuno aveva ancora dei dubbi). Ora mi toccherà rivederlo, non vedo l’ora!
Grazie Casanova, bel pezzo.
Collateral chissa perchè chissa per come mi faceva pensare ad’un universo condiviso tra film polizieschi ambientati a Los Angeles,il personaggio di Ruffalo mi ricordava non so perchè il protagonista di Training Day,e tra me e me pensavo ” Che figata se avessero chiamato per la parte Ethan Hawke ad’interpretare lo stesso ruolo,e sempre pensando all’universo condiviso che bello se il nuovo capo di Hawke fosse il Pacino di Heat. ” E via cosi ad’imaginare qualcosa che all’epoca non esisteva e che adesso fanno tutti,L’universo condiviso. Chissa forse la cosa mi venne in mente per via delle Red Apple onnipresenti nei film di Tarantino. E comunque Collateral me lo riguardo stasera dopo anni,la rece mi ha fatto venire la fotta di ripassarlo.
Ottimo film anche se trovo Jaime Fox un’attore antipatico,nella foto in cui Cruise spara mi ricorda Don Johnson che sparava cosi in Miami Vice,per me e il migliore di Mann degli anni zero perchè non trovo riusciti ne Miami Vice e Nemico Pubblico,Mann per rendere meglio ah bisogno di ottime sceneggiature.
Sul film (capolavoro vero), è stato detto tutto.
A me viene solo da aggiungere: Inarritu….mavaffanculova.
Sì, ma… perché avete saltato Alì?
Me lo chiedo anche io….
Ma quanto sono belle le scene d’azione nei locali notturni? E quanto è in assoluto tra le migliori quella di Collateral?
Comunque le parole di quel Nanni Cosetti là di inizio recensione non le condivido mica… sto tipo col nome simile al fondatore de I 400 Calci che si permette di dire certe cose… a lavorare va là
Sandler mi ricorda Cristian De Sica, quando Tornatore gli aveva offerto L’uomo delle stelle e lui ha rifiutato per girare SPQR dei vanzina se non sbaglio, comunque la classica vanzinata; del resto De Sica figlio il talento lo avrebbe, ma ha preferito distruggere la sua carriera in filmetti, forse per fare psicologia spicciola, per non accettare il confronto con il cinema paterna e per non farsi accostare a lui.
Su Collateral c’è poco da dire è un film di Mann in tutto e per tutto, mi ricordo ancora la scena di quando Fox, cambia espressione e voce davanti a Bardem, un vero attore, mentre Cruise dimostra di essere sempre un sottovalutato, forse per i suoi inizi da belloccio.
https://www.youtube.com/watch?v=H-dw_4MFpz8
E ringrazio il cielo che Adam Sandler ha rifiutato, perchè mi sta simpatico come un fico d’india sotto lo scroto.
Lo odio, ma ci sarebbe stato, nella parte. Infatti il suo omologo italiano, Grabriele Battiston, nel bel “Perfetti Sconosciuti”, cosa fa? Il tassista. SOLO UNA COINCIDENZA?
Però, però, a proposito di sparatorie finali nella folla, dopo aver rivisto Collateral se ripenso a quella di Blackhat mi viene una tristezza….
A me francamente sembra la solita ottima rece di Casanova. Avevo visto il film con l’atteggiamento che da DTV, mi era piaciuto molto ma lo attribuivo alle basse aspettative di partenza. non avevo colto molti di questi aspetti, thus grazie.
..e comunque la battuta “e sempre più basso” a me fa ridere…
Concordo con chi dice che è il miglior film di Mann, con un insolito e fenomenale Tom Cruise. Grandissimo film, cast, regia, atmosfera, insomma… tutto. Forse l’azione non è sempre pulitissima ma lo stile di Mann è questo, e ci piace.
Ragazzi lasciate stare Dita Von Trier!
rece perfetta ma avrei speso qualche parola in più su Cruise.
con Crowe il risultato finale sarebbe stato ben diverso.
in peggio.
Adam Sandler e Collateral… non riesco nemmeno a scriverlo…
Beh, qui Tom Cruise è SPAZIALE, poche seghe!
E ancora una volta, come in Heat è Los Angeles la vera guest star e di cui Mann ci dà continue dimostrazioni di innamoramento…
Però, per me Collateral è pure questa, che una volta sentita non mi è più uscita:
https://youtu.be/hk_oxkmrn8A
Nota a margine: la battuta su Al Pacino che diventa sempre più basso mi ha piegato, comunque.
Conoscevo e apprezzavo il regista, Heat l’avevo già visto dodicimila volte all’epoca, eppure entrai in sala un po’ mogio, come fa chi deve accettare un premio di consolazione: erano finiti i biglietti per “Resident Evil: Nemesis” (che aspettavo con iperfotta) e quel sabato sera non sembrava aver granché da offrire se non ripiegare su quello che sembrava un ‘thriller generico’.
Uscii innamorato, quasi ubriaco. La notte. Il noir. Il Jazz. I silenzi. I coyote (sì, me ne ricordavo uno solo). Le strade. Le luci. Tutto bellissimo. Lo rivedrei ancora. Ancora. E ancora.
Comunque questa cosa del coyote è incredibile, ho rivisto il film da pochi giorni (ma prima di leggere la recensione) e io pure sto a UNO.
Grandisismo film . Forse il migliore di Mann . Jamie Foxx non lho mai digerito ma qui sorprende e lla fine e’ la scelata giusta. Tom Cruise invece e’ sempicemente immenso vestito armani aka petersen ma con uno sguardo insieme tenero e feroce che non avevamo mai visto. Sublime.
Sarebbe un capolavoro peccato che Mann sbagli tutto negli utimi dieci minuti….praticamente dopo il coyote che e’ il vero finale.
I finali possibili sarebbero stati parecchi e penso che molti sisiano disquiaiti come me per anni ma il èpiu giusto secondo me
SPOILER
Dopo la sparatoria nel grattacielo arriva la pula slavano i piciconcini e Cruise scappa. Tutto viene approntato per la fuga e imbarco dei due piccoli Obama con polizia e swat ovunque . Strade aeroporti treni tutto mega-controllato.
Al gate dell ‘aeroporto Vincent riesce aeludere sistemi di sicurezza e menate varie passando nel condotto dell’aria fa secchi almeno venti agenti uccide la Pinkett e viene seccato da max che rimane in fin di vita. Quattro ni dpop mentre e nel taxi l ups gli porta un pacco lo apre e dentro ci sono quattro automatiche e una lettera di addio di max. Lui le fissa fissa dvanti a se nero
sigla metallica from who the bell tolls…..
Ne prendo un etto anche io, anzi due. Thnks Mate.
L’han ridato ieri sera in prima serata su Paramount, rivisto per l’ennesima volta, non riesco a trovare un solo difetto a questo film. Mostruosamente bello.
P.s. doppiaggio italiano grandissimo in questa occasione.
Quoto abbestia il p.s. xD!
Fra recensione e commenti avete già detto tutto. C’è chi ha scritto che il finale non è all’altezza e può essere, sì però quanto caspita è girato e montato bene! La semi-soggettiva in cui Cruise apre la porta del vagone, la luce che se ne va e Vincent che urla “Max, questo è il mio lavoro!” Fantastico.
Avete detto un po’ tutto fra recensione e commenti. Mi soffermo sul finale. Qualcuno ha scritto che non è all’altezza, e può darsi, però quanto cavolo è girato e montato bene vogliamo dirlo? Precisamente mi riferisco a quel passaggio in cui abbiamo lo stacco su Vincent che apre la porta del vagone in soggettiva, urla “Max, questo è il mio lavoro!” e poi la luce frigge e salta prima degli spari. Magnifico. Cose che in un Equalizer non trovi manco per caso.