Volevamo raccontarvi un pugno di film di James Bond in preparazione a quello nuovo, la cui uscita era prevista per il 10 aprile, ma poi è stato spostato a novembre.
Pensavano forse di scoraggiarci?
Col cazzo: adesso ci mettiamo qua e ve li raccontiamo TUTTI.
A voi Le Basi: 007.
Abbiamo visto come Goldeneye e Il domani non muore mai fossero film solidi, tutt’altro che perfetti ma divertenti, sotto certi aspetti addirittura originali e al passo coi tempi, per cui diffidate dalle imitazioni e soprattutto dai luoghi comuni: quando si parla dei “disastrosi Bond con Pierce Brosnan” in realtà si sta parlando di Il mondo non basta.
È il 1999 (entro la fine riusciranno a infilare una battuta sul millennium bug, non temete) e i film di Bond si scrivono così: Barbara Broccoli apre il giornale e commissiona un soggetto sul primo tema di attualità su cui le casca l’occhio. Nella fattispecie: lo sfruttamento delle risorse petrolifere nei territori dell’ex-Unione Sovietica e le battaglie per il controllo degli oleodotti. Tra gli sceneggiatori che non muoiono di noia nel preciso istante in cui vengono a conoscenza dell’argomento, si distinguono Neal Purvis e Robert Wade, una coppia di scrittori che ha attirato l’attenzione di Barbarella grazie a una piccola action comedy in costume, Plunkett & Macleane, diretta dal figlio di Ridley Scott e uscita lo stesso anno. Io Plunkett & Macleane non l’ho mai visto, ma qualcosa di giusto in quel film deve esserci per forza, perché subito dopo Purvis e Wade mettono a segno il colpo della vita: a partire da Il mondo non basta lavoreranno su tutti i successivi film di Bond, fino all’imminente No Time to Die. E tra alti e bassi, interventi esterni, le mille richieste da assecondare e i mille ostacoli che si incontrano quando si ha a che fare con un prodotto così enorme, sembra quasi di scorgere, certo non una vera “visione autoriale”, ma senz’altro una serie di intuizioni e di idee ricorrenti che matureranno nel tempo.
Nella sceneggiatura di Il mondo non basta ci sono gli embrioni di Skyfall, come l’attentato dinamitardo nel palazzo dell’MI6, il villain mosso da un odio personale nei confronti di M (che in un certo senso “è già morto” e ora vive solo per la vendetta), l’idea di un Bond finalmente vulnerabile — e non solo psicologicamente, c’è letteralmente una ferita che lo tormenta per quasi tutta la durata del film — e una attenzione sempre maggiore al personaggio di M, l’ormai insostituibile Judy Dench, e al rapporto di reciproca ma faticosissima stima fra i due. Questo fa di Il mondo non basta il pre-Skyfall? No, perché è comunque ancora scritto con la leggiadria di un pachiderma e, cosa ben peggiore, sotterra le poche idee buone tra una marea di cazzate che vanno dall’immancabile umorismo sessuale da quinta elementare, passano per i gadget ormai fuori controllo* (sono indeciso se il mio spreferito è l’orologio con incorporato il micro-rampino alla Batman o gli occhiali a raggi X per guardare sotto i vestiti delle signore) e culminano con Denise Richards fisico nucleare che risponde al nome di Christmas Jones, oggetto della battuta che ha reso tristemente noto il film: «credevo che Natale venisse solo una volta l’anno».
Qualcuno ha fatto notare che l’idea di un fisico nucleare di 28 anni che smantella bombe atomiche in Kazakistan vestita come Lara Croft non è necessariamente più surreale della scienziata della Nasa “Holly Goodhead” in Moonraker o della schiera di modelle svedesi in ruoli di donne asiatiche o giamaicane. Vero, ma quelli erano prodotti dell’ancien régime, roba dell’epoca di Connery e Moore. GoldenEye ci aveva illusi di essere entrati in una nuova era Bondiana e in questo senso il personaggio di Denise Richards è estremamente deludente perché conferma tutti gli stereotipi che credevamo di esserci lasciati alle spalle: bona, ridicola e fondamentalmente inutile.
D’altro canto, abbiamo Sophie Marceau che interpreta forse uno dei personaggi più complessi e affascinanti visti finora e non mi sembra riceva abbastanza credito per questo. Primo e unico caso di Bond Girl che si rivela il Bond Villain finale, Elektra King è sexy, spietata, machiavellica e fuori come un balcone. La sua sola esistenza mette in luce tutta l’inadeguatezza e il paternalismo di Bond, che se ne invaghisce quando la crede una damigella da salvare, ha l’arroganza di psicanalizzarla quando ne intravede la vera natura e la scambia fino alla fine per una pedina del cattivo, non capendo (o non volendo capire) di avere di fronte la vera mente criminale del film. Nelle parole di Barbara Broccoli, Bond crede di aver trovato un’altra Tracy, ma in realtà è finito a letto con Blofeld, la qual cosa è più letterale di quanto si pensi: Elektra è davvero il doppio malvagio di Tracy di Vincenzo, la Bond Girl di Al servizio segreto di Sua Maestà**, un’ereditiera dal passato turbolento la cui sete di adrenalina ha trovato però uno sfogo decisamente più perverso; ed esattamente come Blofeld nello stesso film, che si era tagliato i lobi delle orecchie (come parte di un’elaborata truffa per ottenere un titolo nobiliare), anche Elektra, nel momento in cui getta la maschera, mostra di essersi mutilata un orecchio in un atto di genuino e gioioso sadomasochismo.
Chiudiamo il trittico delle Bond Girl con la bizzarra partecipazione di Maria Grazia Cucinotta in quello che è un po’ più di un cameo ma un po’ meno di un ruolo. Protagonista, nei panni di un’assassina senza nome, della lunghissima cold open, Cucinotta si rincorre con Bond per mezzo Tamigi, recita ben due battute e si fa saltare in aria sopra al Millennium Dome. L’inseguimento, che strizza l’occhio a L’uomo con la pistola d’oro ed è forse la scena più eccitante dell’intero film, rivela quanta poco interesse ci sia per gli aspetti puramente action.
Un luogo comune assolutamente infondato e a cui io per primo avevo creduto come un allocco, è quello secondo cui i film con Brosnan sarebbero dei Bond a basso budget. In realtà, dai 60 milioni che era costato GoldenEye, il budget fu quasi raddoppiato con Il domani non muore mai, per salire ulteriormente a 135 con Il mondo non basta e arrivare a 142 milioni di dollari per il successivo La morte può attendere. Per capirci, negli stessi anni escono blockbuster come Batman & Robin, Matrix, i primi due Harry Potter e il primo Spider-Man di Sam Raimi, tutti con un budget tra i 60 e i 140 milioni: insomma, i Bond di Brosnan sono perfettamente nella media dell’epoca e tutto fuorché film improntati al risparmio. Il motivo per cui Il mondo non basta è brutto da vedere è che semplicemente il suo regista, Michael Apted, non è un regista d’azione.
Dopo aver scartato Joe Dante e Peter Jackson per motivi imperscrutabili, Broccoli aveva scelto Apted per via di La ragazza di Nashville, con cui Sissy Spacek aveva vinto l’Oscar, e Gorilla nella nebbia e Nell, che erano valsi la nomination rispettivamente a Sigourney Weaver e a Jodie Foster. L’intento è chiaro: mettere il film in mano a un regista versatile, sensibile, lontano dalle logiche dei blockbuster (col senno di poi è facile tirarle i pomodori, ma non è diversissimo da mettere in mano Bond a un Sam Mendes, e in quel caso andrà benone) e in grado di far brillare i personaggi femminili. Deve purtroppo essersi perso il passaggio per cui, per brillare, i personaggi devono anche essere scritti e così il risultato è che abbiamo sì Sophie Marceau che buca lo schermo, ma anche la Cucinotta muta e Natale Jones che disinnesca le bombe in mutande. E intanto gli stunt sono mosci, tra il confuso e l’incomprensibile, affidati a una seconda unità guidata da Vic Armstrong e Simon Crane, due veterani con curriculum impressionanti ma che in questa circostanza si rivelano drammaticamente inadeguati.
Ma ora, per mandarvi a casa con la sensazione di aver imparato qualcosa, di essere cresciuti non solo come cinefili ma anche come esseri umani, vi beccate la nota autobiografica: Il mondo non basta è stato il primo film di James Bond che ho visto dall’inizio alla fine. Ovviamente sapevo dell’esistenza di James Bond, avevo visto scene random in tv senza preoccuparmi troppo della trama, sapevo che erano i film per cui era famoso Sean Connery “da giovane” (che per me, cresciuto negli anni 90, Sean Connery era il papà di Indiana Jones e il maestro di Highlander, non un assassino governativo sessodipendente) e avevo visto quelli che percepivo come sedicimila episodi di James Bond Junior (realisticamente saranno stati sei, ma riproposti da Mediaset in infinite repliche) per cui avevo certamente familiarità col genere, ma non avevo mai visto un film per intero. Il mondo non basta arrivò in casa mia in dvd, la tecnologia più nuova e futuristica del momento, e, nell’eccitazione generale, riuscì nel non facile intento di riunire, per una sera, tutta la famiglia davanti allo stesso schermo.
Che dire? Fu un’esperienza assolutamente anonima di cui non conservo alcun ricordo né positivo né negativo. A ripensarci ora, se quello è stato il mio primo rapporto completo col personaggio, ha perfettamente senso che abbia continuato a non fregarmene assolutamente niente di James Bond per i successivi 12 anni. E capisco perché sia servito Skyfall per farmi riconsiderare l’intero franchise.
Bond Girl e Bond Villain by Gianluca Maconi:
DVD-quote:
“Per farsi un’idea dei film di James Bond, Il mondo non basta, oggettivamente, non basta”
Quantum Tarantino, i400calci.com
*Il film segna l’addio di Desmond Llewelyn, che aveva interpretato ininterrottamente Q in 17 film tra il 63 e il 99 (e morirà poco dopo l’uscita di Il mondo non basta in un incidente d’auto). Emblematico, visto il livello di assurdità raggiunto sul fronte dei gadget, che il suo erede, qui presentato come “R”, sia John Cleese dei Monty Python.
**Anche il titolo del film è un riferimento a Al servizio segreto di Sua Maestà: “Il mondo non basta” (in latino “orbis non sufficit”) è, come dice Bond, il suo motto di famiglia, cosa che scopriva proprio nella pellicola del 69.
Plunkett & MacLeane è un mio cultone assoluto per ragion affettive <3
http://www.pelapatatecomics.it/jake-scott-quel-gran-figlio-di-ridley/
E, soprattutto, c’é Liv Tyler
Vero ,)
ora quasi quasi lo guardo, ma se non mi piace vi vengo a cercare
“Ti fa male”
“Solo quando rido”
Dai, non può non piacerti ;)
La dottoressa Natale direi piuttosto un fisico “atomico”!
A mio giudizio uno dei Bond meglio attrezzati in quanto a girls. La Marceau… Mon dieu.
L’ho visto secoli fa e ammetto di ricordarmi molto poco, se non una vaga impressione (non so quanto fondata) che fosse un Bond dall’aria piu’ convenzionalmente spionistica e meno action.
Non so perche’ mi vien da confonderlo con “The Peacemaker” con Clooney e la Kidman (che ricordo come un ottimo film, sbaglio?).
Comunque, boh, non ne ho un ricordo cosi’ disatroso come vuole l’opinione comune. L’unico 007 con Brosnan (e a pensarci forse l’unico 007 in generale) che ho finito esclamando un sonoro “macchezz???” e’ ovviamente il successivo.
ti viene in mente the peacemaker perché lì c’era nikole kidman che faceva il fisico nucleare, ma per cercare un maggiore realismo le mettevano un paio di occhiali
Ma infatti la Richards è poco credibile non per l’avvenenza o il nome strambo, bensì per la mancanza di alcuni elementi chiave, tra cui almeno occhiali e camice bianco.
Sono le basi per essere una scienziata, essù. Bisognerebbe prendersela col costumista.
JAMES BOND JUNIOR finalmente l’avete citato. BRAVI!
sbaglio o la canzone di apertura era dei Garbage (e nel film dopo Madonna)?
Sì, era dei Garbage, me la ricordo come una canzone molto sul pezzo quanto a “epica di James Bond” (non è scontato eh), e con un video avvincente. Ma ho paura di rivederlo per rovinarmi il ricordo.
Il peggior Brosnan senza dubbio (il successivo ha i suoi detrattori ma lo batte in scioltezza): non ricordo mezzo stunt, mi è sbiadito anche il primo inseguimento.
Partiva anche bene, aveva quell’apertura divertente e leggera con Bond che scappa dalla finestra e non dalla porta per nessun motivo al mondo se non perché preferisce complicarsi la vita, come Indiana Pipps. Poi il ridicolissimo ruolo della Cucinotta, che ancora oggi si vanta di esser stata in uno 007 e che riusciva a morire prima dei titoli di testa. Il tutto finiva dritto nel cestino, per me, agli ORRENDI titoli di testa, con sotto l’orrenda canzone dei Garbage (nomen omen). Il resto è stato amalgamato in una massa spugnosa di ricordi di scene a caso. Sinceramente poi, a titolo personale, non mi piace la Marceau e non le do alcun peso nel mio apprezzamento del film. Quindi in sintesi per me questo è il film in cui MGC crepa subito e Denise Richards è da infarto. E mi pare che dentro ci fosse anche James Bond o almeno uno che gli somigliava.
A ben pensarci è una bella gara a chi ha avuto il ruolino più umiliante tra la Cucinotta qui e la Bellucci in Spectre. Forse, per nullità di peso nella trama, a MonicaH è andata perfino peggio.
a monica è andata peggio però lei può vantare anche Dracula e Matrix
Indiana Pipps, che ricordi… quanto era bello vedere quel saccente di Topolino venire trascinato nelle sue scalcagnate avventure?
Pochi comunque hanno il coraggio di dire che La morte può attendere ha un ritmo migliore. Ed è vero, Il Mondo è greve, pesante quasi sempre. Anche il twist villain rimane largamente prevedibile per via delle meccaniche del franchise. Però la Marceau è grandiosa e va detto, come scrittura e recitazione si mangia tutti gli altri messi assieme.
Visto una volta sola, diversi anni dopo, e ricordo solo Sophie, che con i suoi 43 anni mostrati con fierezza, la Richards se l’è messa in tasca.
33, pardon. Comunque.
Io lo ricordo principalmente per l’adattamento videoludico su Playstation. La prima.
Non saprei valutarne la qualità causa filtro nostalgia, ma ricordo di averlo strafinito ed è stato il mio primo contatto consapevole con Bond, Prima ancora dei film
Loro la Marceau e noi la Cucinotta , battuti 6 a 0.
è giusto che si tengano la gioconda, quindi
(Lascerei volentieri la Gioconda al Louvre, per quanto mi riguarda, pur di fidanzarmi con la Sophie Marceau di “Belfagor” 2001).
Non c’è partita fra le due e la Gioconda sta bene dove stà.
ma sulle tette li battiamo 6°abbondante vs 2°scarsa :D
La Marceau credo sia una delle donne in assoluto più affascinanti di tutta la storia del cinema mondiale. Una che era un sogno erotico a 14 anni, a 50 anni, e in tutte le età in mezzo. Assolutamente da poche
Amen fratello.
Il mondo non basta è uno dei casi più lampanti di film nel quale morto un personaggio (Elektra King, in questo caso) i minuti successivi diventano lunghi, noiosi e dimenticabili.
Poche balle:Sophie Marceau qua è stellare, indimenticabile ed è davvero l’anima (nera) di questo 007.
Tanto è vero che io mi ricordo ben poco di come si conclude il film:c’è una lotta tra 007 e il villain beta (lo chiamo così perché LA villain, come scritto nella recensione, è LEI), poi 007 risolve come sempre la situazione e si infiocina la Richards. Fine.
Oltretutto il villain beta (neanche citato nella rece, talmente è importante) ha una pallottola piantata in testa e non sente il dolore, roba che io ho sempre trovato assurda e inutile ai fini del film (come se non sapessero che caspita di caratteristica dare al cattivo ma si sentissero in dovere di dargli un tocco di originalità).
Avessero tenuto in vita la King fino alla fine e avessero optato per una storia più semplice e “personale” (come faranno con skyfall, anni dopo), sarebbe venuto fuori il migliore di Brosnan, di sicuro.
allora, io la cosa del superpotere del villain beta l’ho interpretato come un red herring, una cosa messa lì apposta per mandarti fuori strada: ti attaccano la pezza della pallottola nel cervello che lo rende un superuomo, lo ripetono ottocento volte, uhhh, non ha paura di niente! non sente il dolore! può spingersi dove nessun uomo può spingersi… e poi è assolutamente irrilevante perché il cattivo vero è un’altra persona! a me sta cosa ha fatto molto ridere e mi piace pensare sia voluta.
sono invece d’accordo che il film non abbia più senso dopo che muore elektra, è come se in Si vive solo due volte bond prima uccidesse blofeld e poi dovesse fare a botte col suo gorilla: totalmente anticlimatico.
La tua ipotesi mi piace :D
Ma soprattutto io credo che abbiano inventato ‘sta cosa per tentare di rendere memorabile un personaggio che altrimenti nessuno si ricorderebbe.
È “il cattivo che non sente dolore” del film. :D
mi fa spaccare che quando lo presentano lo chiamano “Renard detto l’anarchico” poi per tutto il film non fa né dice una sola cosa che abbia vagamente a che fare con l’anarchia (o la politica!), pare che si sono dimenticati pure loro di caratterizzarlo
Il punto non è l’immunità al dolore ma il non sentire più nulla, neanche il piacere. Questo dovrebbe renderlo un personaggio tragico e, secondo il film, una delle caratteristiche per cui scatta la sindrome di Stoccolma
Tre Bond-girl che fanno a gara di gnoccaggine. La Cucinotta all’epoca era tra le più belle fighe dell’Italia, la Richards (al di là del personaggio ridicolo!) è una a cui farei le peggio cose e la Marceau… Che gli vuoi dire alla Marceau? Il suo twist da damigella a femme-fatale è qualcosa che me lo imbarzottisce pure adesso. E pure il nome: Elektra King. Mix perfetto tra nobiltà e pornostar.
Questo 007 aveva ogni cosa per diventare il top assoluto nella filmografia dell’agente segreto più famoso di sempre. Uno script ben fatto che mischia pericolo nucleare e fantapolitica/fantaeconomia, interpreti giusti belli e famosi, un(a) cattivo(a) veramente cattivo(a) e convincente che rappresenta una reale minaccia per 007 perché letteralmente non sa come trattare sta cosa della Final Boss femmina, Brosnan al massimo della forma e della bellezza e poi c’era quel sottile filo su cui si muoveva la Marceau: alleata o nemica? Ci si può fidare o no? Tutto bello e tutto perfetto. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Intanto vorrei sapere cosa passò per la testa a quelli del casting. Cosa gli venne in mente? Quale associazione mentale fecero tra le parole “fisico nucleare” e “Denise Richards”? Forse estetica… Pensarono che con le parole “fisico nucleare” lo script intendesse una “strafiga snella e atletica con il culo sodo e le tette dalla 4^ in su”. Perché sennò non mi spiego come mai alzarono il telefono per chiamare la Denise per interpretare il ruolo di “esperto smantellatore di bombe atomiche”! Cazzo, c’hai due personaggi femminile: un fisico nucleare donna e una giovane ereditiera rapita e violentata dagli aguzzini che ritorna con qualche rotella fuori posto. E poi hai due attrici: Sophie Marceau e Denise Richards che sono dentro al film (non voglio sapere il perché). Non ci vuole un genio a mettere la francese a fare il fisico e la ragazzina yankee in shorts e canotta a fare la psicolabile ex-sequestrata.
Solo per questo il film perde ogni credibilità e diventa auto-parodia. Ma se a tutto questo si aggiungono scene action moscissime, ritmo compassato e battutacce da Bagaglino (tipo quella citata sul Natale una volta l’anno), ecco che il film fa di tutto per farsi voler male. Peccato perché smontando il film pezzo pezzo si avevano veramente gli ingredienti perfetti per ricavare una pellicola strepitosa col minimo sforzo. E peccato perché si brucia con un pessimo film uno dei cattivi migliori di tutto il franchise che avrebbe meritato miglior sorte.
A conti fatti non è il peggiore del lotto ma solo per demeriti altrui (tipo quello di mercoledì prossimo che mi rifiuto categoricamente di rivedere!).
sapete come era resa in inglese la battuta sul natale?
Uguale che in italiano: “I thought Christmas only comes once a year”
C’era anche una battuta tipo: “Ho sempre sognato di farmi Natale a Istanbul”. Questa in inglese come veniva?
Beh, permettimi, uno scambio di cast nei personaggi femminili sarebbe stato peggio. Per interpretare elektra king avevi bisogno di una grande attrice e la marceau aveva l’esperienza e la capacità per quel ruolo che infatti rimane la cosa migliore del film. Denise Richards, con tutto il rispetto, se gli togli il ruolo di bambolina con gli occhioni e le tette non ne rimane molto. Non avrebbe retto nel ruolo di elektra. Sarebbe stato ancora peggio
Ma alla fine, ruoli assegnati assurdamente, cattivi con caratteristiche interessanti sfruttate male, va bene ma tutto si riduce all’assegnazione di un film che dovrebbe avere nelle scene d’azione il suo pezzo forte a un regista che secondo me nelle scene d’azione non ha interesse e quindi tutto era compito della seconda unità. Si sente lo scollamento tra le due unità, qui come in altri film.
I primi due Bondsnan erano molto meglio.
Personalmente mi stupisce il fatto che non ci sia da parte di nessuno nemmeno una nota a margine per Robert Carlyle, il cosiddetto villain beta, cha mandava tranquillamente a casa il 90% del cast, come qualità di attore e carisma. Pure se gli avevano dato un ruolo da personaggio da cartone giapponese anni 80…
se solo gli avessero dato un ruolo…
Film che vince nel rapporto musica sigla bella / bruttezza film. Per me la canzone dei Garbage è uno delle migliori di tutta la saga, dentro la top five senza nemmeno pensarci.
Il resto lo avete detto tutto voi, che schianto la Marceau in questo film, mai stata così bella e seducente. La scena di tortura è meravigliosa, il resto proprio no.
Tutto Il mondo non è abbastanza sta nella frase della recensione “l’idea di un Bond finalmente vulnerabile […] c’è letteralmente una ferita che lo tormenta per quasi tutta la durata del film”. Ferita al braccio che dopo l’esplosione della base di Denise “fisica nucleare” Richards non verrà mai più ricordata, con tanto di Bond che, nel soporifero climax, si fa una tranquilla nuotata da un capo all’altro di un sottomarino. Il film è tutto così. Denise è da infarto? Sì, ma chissene se il suo personaggio è senza senso (comunque lo ripeto, non più di Tanya Roberts come geologa in Bersaglio Mobile), ed esiste già Wild Things.
La Marceau è una misteriosa e intrigante femme fatale, con un antefatto grandioso? Peccato che appena entra in scena Christmas Jones (sigh) lo capiscono anche i sassi che è lei la cattiva di turno, Bond mica può farsela con due alla volta sul finale. E l’altro cattivo, il suo rapitore, è profondo come un posacenere, non sente nulla e il massimo che gli fanno fare è sfondare un tavolino, sfido che appena muore Elektra lo spettatore se lo è già dimenticato. Scena favolosa a proposito: “You couldn’t… you would miss me. (Bond gli spara) I never miss”. E appena prima c’era la morte di Zukowski, migliore personaggio del film, che libera Bond dalla sedia di tortura con il suo bastone-fucile (dal romanzo Casino Royale). La mia battuta preferita è la sua, dopo che un elicottero con motosega gli ha distrutto la fabbrica di caviale: “The insurance company is NEVER going to believe this!”. La scena in se però è moscia (è tutto scuro e chiaramente un set allagato), come tutte quelle movimentate del film d’altronde. Dico la mia, dopo l’interezza di Quantum of Solace, l’inseguimento in barca sul Tamigi si becca il premio di peggior scena d’azione di tutto il franchise. Troppo lunga, troppo inutile, troppi momenti che dovrebbero far gasare e invece fanno piangere (la cravatta sistemata sott’acqua), e Bond il patriota distrugge mezzo porto di Londra per fare pubblicità al Millennium Dome.
E che dire della sciata in Azerbaijan, dove Brosnan da bravo cafone irlandese si mette gli sci incrociati sulle spalle (aaaahhh orrore!), e combatte slittini paracadutabili lanciagranate (?), non si può vedere.
Il prossimo sarà anche peggio, ma è quel che è. Il mondo non è abbastanza poteva essere il più figo di tutti, invece è solo un film noiosetto e anche un pó del caz.
Ps molti sembrano divisi in estremi sulla canzone. Ne capisco poco di musica, ma l’ho sempre trovata alquanto… Garbage.
L’interezza di Quantum of Solace?
Ne parleremo a tempo debito :)
D’altronde Quantum non ha una trama, e lo dico senza la minima ironia visto che al tempo c’era uno sciopero degli sceneggiatori di Hollywood. E siccome quei geni non hanno pensato di, che ne so, assumere uno sceneggiatore inglese, o aspettare a fare il film, lo stesso è solo scene di cinesi. Non avendo idee loro, hanno usato la moda del momento, il jumpscare del cinema d’azione: la shakey cam. Quantum non è Bond, non è Bourne, non è niente: solo un inutile spreco di talento filmato in un modo che fa sanguinare gli occhi.
Oh, ne riparleremo ;)
Ps chiedo scusa a David se ho approfittato del suo commento, è finito a caso tra le risposte.
Tolto goldeneye che rimane il migliore di Brosnan questo è quello che ricordo con maggiore vigore proprio per la trama e l’interpretazione di elektra king una delle bond girl di tutta la saga. Poi è l’ultimo film con Q e questo ha un legame affettivo profondo a uno dei personaggi a cui ho voluto più bene. Sinceramente non sarei troppo severo con il film che ha un cast nutrito, un Brosnan ormai pienamente a suo agio con il personaggio e una trama per nulla scontata. Anche io non perdono la battuta finale che trovo volgare e da vanzina più che da bond
Tutto Il mondo non è abbastanza sta nella frase della recensione “l’idea di un Bond finalmente vulnerabile […] c’è letteralmente una ferita che lo tormenta per quasi tutta la durata del film”. Ferita al braccio che dopo l’esplosione della base di Denise “fisica nucleare” Richards non verrà mai più ricordata, con tanto di Bond che, nel soporifero climax, si fa una tranquilla nuotata da un capo all’altro di un sottomarino. Il film è tutto così. Denise è da infarto? Sì, ma chissene se il suo personaggio è senza senso (comunque lo ripeto, non più di Tanya Roberts come geologa in Bersaglio Mobile), ed esiste già Wild Things.
La Marceau è una misteriosa e intrigante femme fatale, con un antefatto grandioso? Peccato che appena entra in scena Christmas Jones (sigh) lo capiscono anche i sassi che è lei la cattiva di turno, Bond mica può farsela con due alla volta sul finale. E l’altro cattivo, il suo rapitore, è profondo come un posacenere, non sente nulla e il massimo che gli fanno fare è sfondare un tavolino, sfido che appena muore Elektra lo spettatore se lo è già dimenticato. Scena favolosa a proposito: “You couldn’t… you would miss me. (Bond gli spara) I never miss”. E appena prima c’era la morte di Zukowski, migliore personaggio del film, che libera Bond dalla sedia di tortura con il suo bastone-fucile (dal romanzo Casino Royale). La mia battuta preferita è la sua, dopo che un elicottero con motosega gli ha distrutto la fabbrica di caviale: “The insurance company is NEVER going to believe this!”. La scena in se però è moscia (è tutto scuro e chiaramente un set allagato), come tutte quelle movimentate del film d’altronde. Dico la mia, dopo l’interezza di Quantum of Solace, l’inseguimento in barca sul Tamigi si becca il premio di peggior scena d’azione di tutto il franchise. Troppo lunga, troppo inutile, troppi momenti che dovrebbero far gasare e invece fanno piangere (la cravatta sistemata sott’acqua), e Bond il patriota distrugge mezzo porto di Londra per fare pubblicità al Millennium Dome.
E che dire della sciata in Azerbaijan, dove Brosnan da bravo cafone irlandese si mette gli sci incrociati sulle spalle (aaaahhh orrore!), e combatte slittini paracadutabili lanciagranate (?), non si può vedere.
Il prossimo sarà anche peggio, ma è quel che è. Il mondo non è abbastanza poteva essere il più figo di tutti, invece è solo un film noiosetto e anche un pó del caz.
Ps molti sembrano divisi in estremi sulla canzone. Ne capisco poco di musica, ma l’ho sempre trovata alquanto… Garbage.
A me non è dispiaciuto co.e film. Rimane cmq troppo coinvolto.
Poi quelle due battute finali sulla dottoressa Jones sono qualcosa di degno del migliore (o peggiore?) Cristian De Sica (lo hanno fatto “Natale a Istanbul”?).
Non lo vedo sin da bimbo, lo avevo in vhs, di quelle che davano con Panorama. Mi ricordo che già all’epoca, nonostante non mi fossi mai posto problemi simili con nessun altro film, mi dava l’impressione di film poverello girato in due interni.
Primo film senza la supervisione di Cubby Broccoli. E si vede.
Un ricordo positivo collegato all’uscita di questo capitolo è la concomitante pubblicazione di un più che esaustivo volume dedicato alla saga, edito dai tipi de l’Unità (?!) ancor oggi una valida fonte per quanto concerne la serie originale (manca “la morte può attendere” ma ‘sti cazzi).
Non ti sembri troppo strano che l’Unità avesse pubblicato qualcosa su Bond. Nei focosi anni ’70 anche in alcuni settori della sinistra rivoluzionaria, in particolare nell’area dell’autonomia, la figura di Bond era stata discussa per il suo impatto nella società. Tra l’altro nei libri Fleming fa dire a 007 parole positive nei confronti della rivoluzione cubana anche se bisognerebbe leggere bene nel contesto e cioè se è ammirazione per il piccolo paese e la sua lotta oppure solo sciovinismo britannico nei confronti degli Usa che si sono visti soffiare l’isola sotto i loro occhi
*abbia* pubblicato, maledetto T9 di merda
me.lo ricordo poco ma condivido l’impressione di filmaccio inguardabile…la Cucinotta gran topa ma.affetta da problema di culopiattoalto inspiegabile … aggiungiamo l’assoluta incapacità recitativa e possiamo dire che ha recitato con le tette per 10 anni buoni…la.bionda invece grandissima attrice in starship troopers ..non c’è paragone
Be’, si, ti correggo solo su un punto, il Postino è del 1994, quindi la Cucinotta recita con le tette da 26 anni, non dieci. E, dico di più, secondo me si è anche gestita in modo estremamente intelligente non posando MAI, in tutta la sua carriera, nuda. È sempre riuscita a mantenere la curiosità e anche l’eccitazione del pubblico, tanto è vero che ancora adesso quando fa un film le capita di dichiarare che “non mi ero mai spogliata più di così” e uno spera sempre di vedere qualcosa, invece mai nulla. Ha tenuto su una carriera intera, e anche lunga, sul solo sex appeal senza mai concedersi davvero al pubblico. Lo trovo, senza ironia, davvero notevole.
Io non ho mai capito perchè la dottoressa Jones sarebbe tanto assurda. O meglio, non capisco perchè lo si ripeta ancora nel 2020.
Tralasciando la bontà della recitazione o dei dialoghi, non è da oggi che si trovano belle donne anche a ingegneria, specialmente in America… e una missione in culo al mondo con collaborazioni internazionali è proprio il ruolo tipico per una giovane che vuol fare carriera. OK, la Richards è una che sarebbe stata la star di Instagram se Instagram fosse esistito quando aveva 21 anni, ma è un film di Bond, mica esistono donne normali in quell’universo.
Condivido il ragionamento, sarà stata anche l’epoca Moore ma di ruoli femminili implausibili ne abbiamo visti ben altri. Il punto è che la Richards non ci credeva neanche un pó. E non perché fosse una cagna, ma perché giustamente non sapeva neanche il significato di mezzo dialogo che doveva pronunciare. Quando Robbie Coltrane la trova vestita sexy nella sua fabbrica di caviale, si vede che è un milione di volte più a suo agio in quel ruolo. Invece di prendere una con le sue misure e metterla in top e shorts a sparare tecnominchiate in russo, bastava prendere un’attrice carina, una di quelle che stanno bene con gli occhiali, e non si sarebbe lamentato nessuno.
Be’, si, ti correggo solo su un punto, il Postino è del 1994, quindi la Cucinotta recita con le tette da 26 anni, non dieci. E, dico di più, secondo me si è anche gestita in modo estremamente intelligente non posando MAI, in tutta la sua carriera, nuda. È sempre riuscita a mantenere la curiosità e anche l’eccitazione del pubblico, tanto è vero che ancora adesso quando fa un film le capita di dichiarare che “non mi ero mai spogliata più di così” e uno spera sempre di vedere qualcosa, invece mai nulla. Ha tenuto su una carriera intera, e anche lunga, sul solo sex appeal senza mai concedersi davvero al pubblico. Lo trovo, senza ironia, davvero notevole.
vabbè per carità si parla in scioltezza qua…comunque come attrice fa mediamente cagare … probabilmente anche da nuda
Ah, si si, certo, “Cucinotta brava attrice” non l’ha mai detto – né pensato – nessuno. Però se negli anni 90, dopo il Postino e il suo boom, quando ha posato per il calendario 1997 di Panorama avesse accettato di spogliarsi davvero il pubblico sarebbe stato appagato e se la sarebbero dimenticata tutti in sei mesi (gli esempi di chi ci è cascata non mancano, il più clamoroso quello di Marina La Rosa).
A me sembra sia un problema solo delle attrici italiane pensare che il nudo sia un peccato orribile e una manifestazione di incapacità attoriale e quindi ritenere che recitare male ma in lingerie sia abbastanza per salvarsi…cavoli loro