Il franchise di Texas Chainsaw Massacre è forse oggi quello che vanta in assoluto il maggior numero di tentativi di reboot fallimentari.
Le ha provate tutte: il sequel, il remake (l’unico che ha incassato), il prequel (due volte), il sequel che ignora gli altri sequel e si collega direttamente al primo (due volte pure questo).
A un certo punto mi son chiesto: ma perché semplicemente non se ne fotte e tira dritto? Perché non la butta in caciara come un Venerdì 13 qualsiasi? Perché ogni singola volta deve sterzare fortissimo e dire “hey! lo so che l’ultimo non vi è interessato, ma vedrete che con questo abbiamo avuto l’idea giusta!”?
È una domanda retorica, perché ovviamente 1) alla maggior parte dei fans di questa roba non gliene frega un cazzo di seguire una storyline piuttosto che un’altra, specie se ogni volta sono assolutamente dimenticabili; 2) incassi ovviamente di più, perché ogni volta chi ci si approccia non sente di dover recuperare i film precedenti prima di spararsi quello che si trova davanti in quel momento.
Però fa molto ridere. È come guardare qualcuno che scrive una bozza, non funziona, la straccia, la riscrive, ma nel frattempo le pubblica tutte.
E fa ridere il triplo nel momento in cui ho come l’impressione che metà dei film del franchise abbiano esattamente lo stesso titolo (in realtà abbiamo due “The Texas Chainsaw Massacre”, un “Texas Chainsaw” e questo, il che ci lascia con diverse altre combinazioni da giocarsi).
E ci abbiamo davvero mai creduto?
Forse ci abbiamo creduto un pochettino la volta scorsa, dove a metterci le mani erano state le ex-promesse mai mantenute Maury/Bustillo, che invece si lasciavano inglobare nel sistema e firmavano il loro film più arrendevole.
Di questo invece si è occupato Fede Alvarez, anche se non ci teneva così tanto da scriverlo tutto e figurarsi da dirigerlo.
C’è soprattutto una cosa che mi intriga di tutti questi tentativi di rilanciare The Texas Chainsaw Massacre, ovvero il fatto che nessuno ha realmente interesse a recuperare le atmosfere del film originale.
Il primo film di Tobe Hooper era girato con pochissimi soldi, strano e sperimentale, e ti immergeva con una grammatica sghemba tutta sua e un’imprevedibilità fuori controllo, schizzi di violenza improvvisi, inseguimenti oppressivamente ripetitivi, praticamente niente musica. Sono passati quasi 50 anni e ancora fa cagare sotto. È un film sgradevole e brutale, che a tratti sembra più una specie di snuff. Quando mi hanno fatto notare che si vede pochissimo sangue non ci ho creduto e l’ho dovuto riguardare per la 48esima volta per controllare.
Insomma: è un capolavoro irraggiungibile, ma anche un film che difficilmente consigli a qualcuno che non è appassionato del genere, come invece faresti con Halloween o L’esorcista, roba che non a caso fece miliardi di incassi da subito.
E Tobe fu il primo a rendersi conto che il trucco non era replicabile per un film con aspirazioni commerciali, girando nel 1986 un sequel semi-incompreso che buttava tutto in (splendida) caciara.
Ma il marchio, e il personaggio di Leatherface, hanno sfondato i confini e sono diventati riconoscibilissimi anche da un pubblico generico.
E allora, dal 2003 in poi, ci ritroviamo con una serie di film uno più inutile dell’altro, che non puntano tanto a chi ha apprezzato il capostipite quanto a chi si guarderebbe uno slasher moderno qualunque, attirato da un brand iconico. Roba pensata per chi mette Leatherface, Jason Vorhees e Michael Myers indistintamente nello stesso calderone, in un universo potenzialmente condiviso.
A questo punto diventa quasi ovvio che ci pensasse Fede Alvarez, uno che aveva già dovuto fare un’operazione simile riadattando un cult a budget amatoriale come La casa per un pubblico da multiplex. Mi chiedo quale sarà il prossimo? Eraserhead?
Insomma, il panorama è questo.
Il panorama è che The Texas Chainsaw Massacre è diventato una roba come Robin Hood: ogni tanto ne esce uno nuovo, fallisce, non se ne accorge nessuno, la volta dopo sembra ancora che l’ultimo Robin Hood ad essere uscito sia quello con la sigla di Bryan Adams e si può riproporre la stessa idea come se niente fosse, come se fosse ancora interessante, come se non ci si fosse provato di continuo in media ogni quattro anni.
Il panorama ovviamente è che l’idea per il nuovo reboot non è “hey ho trovato uno spunto incredibile che potrebbe finalmente rilanciare per davvero The Texas Chainsaw Massacre“, bensì “hey il nuovo Halloween ha fatto una quantità di soldi senza senso, facciamo la stessa cosa!”.
Per cui ecco l’ennesimo requel dell’anno, ovvero il remake/sequel che si collega all’originale ignorando tutti i film girati in mezzo, come se lo stesso identico spunto non fosse già stato usato per il film del 2013.
Il requel che, come le regole insegnano, fa incontrare personaggi nuovi con quelli vecchi in versione old badass con la vendetta in canna da decenni.
Ma con un dettaglio deprimente in più: in questo caso i personaggi vecchi sono interpretati da qualcun altro, perché nel frattempo oltre a Tobe Hooper ci hanno lasciati sia Gunnar Hansen (Leatherface) che Marilyn Burns (Sally Hardesty). E il punto è: chi lo sa? Se Laurie Strode fosse stata interpretata da un’attrice diversa da Jamie Lee Curtis sarebbe scoppiato un casino, probabilmente sufficiente a far saltare tutto il progetto. Ma qui, tra quelli che compongono il vero target principale dell’operazione, chi se ne accorge? A voi quindi il mortificante numero da circo di giocare con la nostalgia senza fare davvero la nostalgia, per gente che si accontenta di immaginarla (doppia gag: nel film del 2013 invece c’erano sia Gunnar che Marilyn, anche se in ruoli diversi – e crepi l’avarizia, c’era pure Bill Moseley dal sequel).
Texas Chainsaw Massacre, scritto da Chris Thomas Devlin e diretto da “David Blue Garcia”, è uno di quei film talmente facili da sbeffeggiare che non è divertente.
Già il nome del regista è talmente facile da sbeffeggiare che non è divertente. Non c’ho più l’età, lo scatto di una volta.
Ma perché dovrei farlo poi? È sempre stato così lo slasher medio.
Quello medio, eh? Mica quelli belli.
Quello medio ce lo ricordiamo per gli omicidi migliori, non per la trama più coinvolgente.
È facile dire che in questo film non ci frega niente dei personaggi, che è scritto da un generatore automatico di motivazioni sceme, che certa foga di aggiungere tocchi moderni è imbarazzante (adesso, ma fra 20 anni sarà probabilmente ciò che lo renderà tenero e simpatico ai quindicenni di oggi in vena di recuperoni).
È facile ed è vero: perdere tempo a paragonarlo con Tobe Hooper è utile quanto chiedersi cose tipo “ma perché invece che un reboot non si inventano una storia originale???” o “sarebbe stato meglio con una giovane Jodie Foster al posto di Elsie Fisher“.
Quanta roba identica abbiamo perdonato nel nome di qualche schizzo di sangue ben coreografato.
E qua in particolare, di roba su cui sarebbe meglio passare sopra e che per fortuna viene affogata da un oceano di noia, ce ne sarebbe tanta: la gag sul tizio che punta il telefonino in fazza a Leatherface minacciando di “cancellarlo” è grezza ma mi ha fatto ridere, che le minoranze etniche rappresentino guardacaso i personaggi più stronzi e presuntuosi e che dovresti godere di più a vedere morti è più patetico che fastidioso, e lasciamo perdere come viene trattata la sottotrama traumatica della sopravvissuta alla sparatoria scolastica (e soprattutto non apriamo, per favore, la parentesi su come le sparatorie scolastiche siano ormai negli USA il tipo di esperienza ricorrente che può portarti a identificarti nella protagonista). Forse che il ruolo della nuova Sally Hardesty (Olwen Fouéré) sia più limitato del previsto – è sostanzialmente un’esca di marketing – è una conseguenza dell’aria che tira da queste parti.
Per cui vi racconto questo: “David Blue Garcia” è chiaramente più a suo agio col gore che con qualsiasi altra cosa. E quindi ce ne mette tanto. Quando mette in scena trama e personaggi è approssimativo e forzato, ma quando arrivano gli omicidi ti sembra proprio di vedere che si sfrega le mani.
È una cosa bella! Non me l’aspettavo per forza.
Leatherface è più un Jason Voorhees in Texas che il personaggio ideato 50 anni fa, e uno sguardo allucinato di Marilyn Burns è ancora più violento e brutale di qualsiasi osso spezzato, ma le scene di omicidi sono quelle in cui è stato chiaramente messo più amore, e c’è più di un momento in cui mi sono sorpreso a pensare “bravo, che trovata simpatica”. L’ultima volta che mi era capitato un pensiero simile con un film di questo franchise era stato per via della famosa inquadratura di Marcus Nispel sul culo di Jessica Biel.
È però caratteristica classica e ricorrente ormai dei film di Alvarez quella di mostrare violenza estrema riuscendo in qualche modo ad annacquarla di tutta la sua carica veramente sovversiva, e qua anche se non è lui a dirigere la sensazione rimane.
Ma del resto, esattamente come gli ultimi sette capitoli della saga, questo film non vuole sconvolgere ma mandare in giostra.
E alla fine, allo stesso modo, la settimana prossima vi sarete già scordati che esiste.
Streaming-quote:
“Avanti il prossimo”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Al di là del comparto tecnico di livello e di alcune soluzioni registiche di livello di Garcia (Voglio la sua testa…) soffre degli stessi enormi difetti del remake di Evil Dead (il remake brutto, stessi produttori, non il “remake bello” di Benson & Moorhead), non rispettando abbastanza il materiale di partenza, infarcendolo di dialoghi, personaggi e situazioni imbarazzanti… A confronto quello con le Tette (che non abbiamo visto…) della Daddario è una pietra miliare del cinema.
Fortunatamente le Tette (corretta la maiuscola) della Daddario le abbiamo viste in altre occasioni e non hanno minimamente deluso le aspettative, anzi
Altroché se le abbiamo viste, Loro si che sono due capolavori
Io però il remake del 2003 lo difendo.
Non (solo) per una clamorosa Jessica Biel.
Non male ma il mio preferito e’quello con R. Lee Ermey e la Brewster
Anche secondo me quello con la Brewster e’ il piu’ (inutilmente) efficace tra i “nuovi”. E il fatto che venga natural identificarli e distinguerli con la patata di turno (Biel, Brewster, Daddario) la dice lunga.
In questo invece c’è una compilation di cessi, sigh
Quello del 2003 ha il suo perché
Leather face e’ il più “bello” di sempre , la Biel fa “paura” quindi promosso!
Che tristezza.
Purtroppo il parallelo tra Latherface e un personaggio genericamente conosciuto da tutti, ma di cui quasi nessuno conosce l’origine, come Robin Hood e’ tragicamente azzeccato. Il fatto e’ che, continuando il parallello letterario, Latherface ha un origine nobile quanto un Frankestein o un Dracula, non romanzi fecondamente interessanti ma sostanzialmente sorvolabili come quelli da cui sono partiti miti moderni come Robin Hood, Zorro, Tarzan.
Guarda che definire “Tarzan of the Apes” un “romanzo fecondamente interessante ma sostanzialmente sorvolabile” è pura eresia, vista la modernità della prosa di Burroughs e la sostanziale genialità dell’opera. O non lo hai letto o…peggio.
L’ho letto. E ho letto anche il Robin Hood attribuito a Dumas e l’Ivanhoe di Walter Scott – dove credo compaia il primo Robin Hood “canonico” – che da ragazzo ho adorato. Ammetto di non aver mai letto invece il Segno di Zorro di McCulley.
Onestamente per me quello di Burroughs e’ un ottimo romanzo d’avventura “pulp”, sorprendentemente violento e senza lieto fine, ma non riesco a vederlo con un pezzo di immaginario collettivo indispensabile, come invece Frankenstein della Shelley o il Dracula di Stoker. Se non leggi questi ultimi due ti mancano tasselli fondamentali dei rispettivi miti (in particolare il romanzo della Shelley, totalmente diverso da ogni sua rappresentazione), se non leggi “Tarzan of the Apes” ti manca solo la prima storia di un mito, che per altro si e’ plasmato piu’ su altri media, piu’ “grave” non aver letto il fumetto degli anni 30 e non aver visto i film con Weissmuller, per me.
Tommaso, fatto salvo che ognuno la pensa come vuole e capisco il tuo punto, forse includere tra i romanzi “sorvolabili” L’Ivanhoe di Walter Scott ti è un pò scappato. O forse ho capito male io.
Ivanhoe è considerato l’iniziatore del Romanzo Storico moderno. Ha influnzato moltissimi altri autori a compiere operazioni simili, installare storie di fantasia su un solido impianto storico. Lo stesso Manzoni fu ispirato da Scott per i promessi sposi.
Poi, permetti il puntiglio ma è fondamentale: la leggenda di Robin Hood PREESISTEVA ai romanzi da te citati. Era GIA’ leggenda e questi romanzi semplicemente hanno declinato questa leggenda secondo la fantasia degli autori.
E sul Dracula di Stoker: credo che sia il romanzo contemporaneamente più noto e meno letto del mondo. Tommaso, tu l’hai letto? Sinceramente. Perchè è un PESANTISSIMO romanzo epistolare. Ma non pesantissimo come Moby Dick ( altro romanzo pochissimo letto) che però ti prende e se trova il lettore giusto non si fa abbandonare.
Dracula mi ha soppraffatto e l’ho mollato. Ce l’ho ancora in libreria col segno a pagina 72. Dracula è una palla. Ergo, il personaggio è un mito nonostante il romanzo non lo legga più nessuno.
Tommaso & Pier: al di là dei “gusti” e delle considerazioni personali sono davvero felice esista gente come voi. Vi credevo estinti e mi sentivo molto, molto solo. Un Caro saluto.
“Dracula mi ha soppraffatto e l’ho mollato. Ce l’ho ancora in libreria col segno a pagina 72”
Colpevole. L’ho finito con l’audiolibro.
Hehe. Colpevole io che ho mollato un libro a metà (tra l’altro a pagina 113, ho verificato. Meglio di quanto ricordassi. Si, lo sono , non si fà, bisogna avere le palle di soffrire e finire ogni Libro, ma questo mi ha ucciso) o Tu che hai “svicolato” e che l’hai ascoltato mentre facevi altro ( guidare?) :) O tutti e due? :)
Beh, se non altro se mi interrogano sono preparato…
Pensate quanto è vario il mondo: ad oggi Dracula è l’unico romanzo in assoluto di cui ricordo nitidamente l’insonnia provocatami quando lo lessi. Quel vero e proprio terrore che ti fa guardare sotto il letto e chiudere l’armadio della cameretta. Avrò avuto 12/13 anni, ma il gusto dell’orrido lo coltivavo già alacremente da almeno un lustro, a botte di Edgar Allan Poe, Lovecraft (lui sì, che può diventare una badilata nei coglioni) Notte horror su italia 1 e Dylan Dog.
Per tutto il resto, straquoto Pier.
Questo mi interessa relativamente per ragioni che tra poco vi spieghero’, quindi…ne approfitto per un paio di ragionamenti.
Il capostipite alla fine e’ diventato famoso per cio’ che in realta’ non mostra affatto, dato che viene considerato un antesignano dello splatter.
Per me molti che lo idolatrano non l’hanno mai visto.
Stravince soprattutto per le ambientazioni lugubri, malsane e davvero repellenti. Su quello resta insuperato.
In compenso hanno visto tutti il secondo, quello tanto bistrattato.
E forse e’ stato grazie a lui che hanno recuperato il precedente.
E’ splatter, finalmente, per merito del grande Tom Savino. E sotto certi aspetti lo considero persino superiore al primo.
Perche’ e’ un sequel realizzato come Dio comanda. E come gli anni 80 Imponevano.
Grottesco ma anche esagerato e SPETTACOLARE, prima di ogni altra cosa.
Forse latita un po’ sulla mattanza, ma piu’ che altro per problemi di budget. Del resto era della Cannon, e l’imperativo era sfornare film a manetta risparmiando anche dove non era consigliabile.
Ma tra una testa aperta in due, budella, sangue e arti appesi a stagionale come prosciutti non si fa mancare nulla.
Rispecchia la regola aurea dei numeri 2 di allora, e li’ per li’ mi vengono in mente Rambo e Aliens.
Prendi il buono del primo, scremalo del superfluo e poi schiaccia sull’acceleratore ed eleva tutto all’ennesima potenza.
Praticamente il primo messo sotto steroidi.
E che poteva fare piu’ di cosi’, il buon Hooper?
Credo sia questo il motivo per cui i rifacimenti vari non funzionano.
Il 2 rappresenta di fatto la pietra tombale sull’intera serie, e a parer mio il discorso era bello che chiuso.
Per come lo ha girato e per il finale scelto, Hooper lancia un chiaro segnale. Soprattutto sul non riprovarci.
Peccato non lo abbiano ascoltato.
Savini, pardon.
Con l’ultima didascalia ti sei superato.
Ci speravo, purtroppo una cacatina di quelle molli e puzzolenti. Tirato via, personaggi orribili, motivazioni stupide, inserimento della tecnologia da sprangate sulle rotule. Fastidioso.
Ovviamente “it’s not my cup of tea” ( e non la sarebbe anche se fosse un buon film) e mi taccio.
Ma questa parte della rece è interessante:
“Però fa molto ridere. È come guardare qualcuno che scrive una bozza, non funziona, la straccia, la riscrive, ma nel frattempo le pubblica tutte.
E fa ridere il triplo nel momento in cui ho come l’impressione che metà dei film del franchise abbiano esattamente lo stesso titolo”.
Mi vengono in mente i film di Batman. E alla fine sono pure arrivati a “THE Batman”…
Il sequel di Hooper è fantastico, consigliatissimo per gli amanti dei matti veri come Dennis Hopper.
Vedere tutta la famiglia brutta, molto sporca e molto molto cattiva davanti a Dennis Hopper e accettare che è lui quello che fa paura è un qualcosa di meraviglioso.
La differenze che passa tra recitare il ruolo del pazzo in un film ed essere pazzo nella vita reale.
Uno dei miei horror preferiti.
Ignoravo fino adesso l’esistenza di questo requel… credo che continuerò su questa strada.
Non male ma il mio preferito e’quello con R. Lee Ermey e la Brewster
Comunque realizzare di lunedi’ mattina che il remake di Nispel ha ormai quasi vent’anni solo a me rischia di deprimere per tutta la settimana?
Cioe’ per me e’ ancora uno di quei film contro cui sbraito come Nonno Simpson per denunciare la deriva fighetta dei “giorni nostri”.
La colonna sonora almeno merita? È di Colin Stetson, ha fatto anche quella di Hereditary. È il sassofonista piú calciabile della storia, potrebbe piacere anche a voi metalheads
Colin tanta roba…polmoni da Expendables… chissà come ha fatto a finire a suonare su sto filmaccio
Tutta questa operazione di pessimo remakeaggio sarebbe da intitolare ” The Texas chainsaw massacre’s Massacre”
E tra meno di due anni mi rivedrò l’originale del 1974 e vabbè, ancora adesso il genere Slasher dopo il precursore l’occhio che uccide di Michael Powell deve tutto a non aprite quella porta. Tobe Hooper è stato sempre un outsider, considerando che verrà ricordato sempre e SOLTANTO per questo primo inimitabile film. I vari venerdì 13, Hallowen, Maniac, Nightmare e altri ancora scadenti e non hanno avuto come apripista Letherface e la sua famiglia di psicopatici cannibali. Sempre attuale
“…quella di mostrare violenza estrema riuscendo in qualche modo ad annacquarla di tutta la sua carica veramente sovversiva…”
Spunto interessante, mi chiedo se ormai la sovversione non sia data da una scena di nudo piu’ che da una di violenza.
La coraggiosa scelta di quello lì col nome buffo di mettere i jeans a vita alta alle ragazze e togliere canotte arrotolate o top. Qui si punta ad un pubblico di un certo livello. Caricate le pipe.
quello di Jessica 7th heaven Biel agli esordi in canotta sudata si lasciava guardare dai..aveva il suo perché..gli altri boh chi li ha mai visti..
Guarda che minoranze etniche rappresentate da personaggi stronzi, oggi, in un film targato Netflix è una roba abbastanza rivoluzionaria.. altro che gore e omicidi fantasiosi!!
io questo franchise l’ho sempre accumunato a le colline hanno gli occhi.
i due film originali, oltre a essere capostipiti del genere e avere due registi coi controcazzi e due titoli bomba, hanno una patina sporca, malata e disturbante manco c’hanno provato a replicare nei vari sequel, remake, ecc ecc.
anzi me fa strano che le colline sono 15 anni che lo lasciano riposare in pace
È solo perchè nel frattempo hanno picchiato come fabbri con la serie Wrong Turn.
Aggiungo un chisenefrega: ho scoperto solo recentemente che non dice spumeggiante ma sfumeggiante
Pure io, ma ho scoperto che i poster ufficiali contraddicono. Comprensibile, visto che “sfumeggiante” non esiste.
Pensate quanto è vario il mondo: ad oggi Dracula è l’unico romanzo in assoluto di cui ricordo nitidamente l’insonnia provocatami quando lo lessi. Quel vero e proprio terrore che ti fa guardare sotto il letto e chiudere l’armadio della cameretta. Avrò avuto 12/13 anni, ma il gusto dell’orrido lo coltivavo già alacremente da almeno un lustro, a botte di Edgar Allan Poe, Lovecraft (lui sì, che può diventare una badilata nei coglioni) Notte horror su italia 1 e Dylan Dog.
Per tutto il resto, straquoto Pier.
Comunque dice “Sfumeggiante” , é una dura realtà ma va accettata
Io giuro che difficilmente si poteva far peggio di Leatherface o del sequel/prequel/remaquel con Mattew Mccomecazosiscrive e puttana miseria si, son riusciti a fare non peggio ma davvero…cioè qua non è pisciar fuori dal vaso, è proprio cacare nel tinello.