Dove eravamo rimasti?
Olivia Luccardi era in Soft & Quiet, ed era quella che non era soft & quiet per un cazzo e che a un certo punto si prendeva il film e se lo magnava.
William Baldwin… Quand’è stata l’ultima volta che ho visto William Baldwin? Tecnicamente un mese fa quando vi abbiamo parlato di Sliver. Madonna che cane maledetto. C’è questo aneddoto per cui pare che un produttore avesse avvicinato Sharon Stone e le avesse chiesto “senti ma che ne pensi tipo di trombarti Billy così magari si scioglie un po’ e recita meglio?” al che Sharon avrebbe risposto tipo “non saprei, magari prova a trombartelo prima tu”. Ma è una storia lunga. IMDb alla mano, l’ultimo film in cui l’ho visto è stato Facile preda, uscito appena due anni dopo Sliver. Pensa te.
Jon Swab invece aveva diretto Let Me Make You a Martyr, un film che il 95% della gente ha guardato solo perché aveva come protagonista Marilyn Manson, e il rimanente 5% ha guardato per caso, e poi resistito qualche minuto extra solo una volta scoperto che c’era Marilyn Manson.
L’altra cosa importante da dire è che Candy Land, geograficamente, non sta affatto vicino a Barbie Land, e che di fuxia c’è solo il font dei titoli.
Sigla!
Quali sono gli inni generazionali di oggi? Non lo so perché non seguo più… Everything is Awesome dal Lego Movie? Ho sparato a caso, davvero, non lo so. Roar di Katy Perry? La smetto, la smetto, prima di sembrare tipo mio nonno che ogni singolo cartone animato che guardavo mi chiedeva se era Goldrake.
Negli anni ’90, Pets dei Porno for Pyros era il modo più leggero e casuale, ma perfetto per un manifesto, con cui potevamo esprimere il cinismo esistenziale apocalittico di cui ci nutrivamo all’epoca.
La vita faceva schifo – lo sapevamo bene, a 17 anni – e niente aveva senso: stavamo solo lì ad aspettare che arrivassero i marziani a conquistarci e trattarci direttamente come quegli strambi animaletti domestici che eravamo. Che è buona parte del motivo per cui siamo cresciuti stronzi.
Si apre così Candy Land, con questo pezzo, dopo la didascalia 1996, e dopo averti già fatto vedere due che trombano in primo piano nell’abitacolo di un camion. Sai già che non tirerà una bella aria, e che il film non le manderà a dire.

Not a Barbie World
È il 1996, insomma, e siamo ai confini della Bible Belt, la parte sud-est degli Stati Uniti d’America in cui di colpo la percentuale di atei crolla come la percentuale di piadine accettabili quando si passa dalla riviera all’entroterra.
Proprio qui, nel parcheggio di un motel tatticamente piazzato all’uscita 17 della Route 66, Jon Swab ambienta un tipo di storia che oggi, 2023, il produttore medio vorrebbe sentirsi raccontare per bene in ogni dettaglio prima di approvare.
I nostri protagonisti sono cosiddetti “lot lizards”, lucertole da parcheggio, che è uno dei tanti nomi con cui indicare coloro che oggi chiamiamo sex worker. Che è un’etichetta che dà loro dignità, ma non migliora esattamente le condizioni di lavoro.
Sadie, Riley, Liv e Levi se la cavano come possono, chi più chi meno rassegnato a non poter pretendere di meglio dalla vita, tutti più o meno abituati, più o meno bravi a fare buon viso a cattivo gioco e a non farsi schiacciare dalla situazione. Potrebbe andare peggio: di loro si prende cura Nora, che ha l’occhio ben piantato sugli affari ma, quando quel lato è risolto, sa trattarli come esseri umani. Quando va bene arrivano pazzi predicatori che loro si divertono a sfottere e a provocare. Quando va male… Meglio non pensare a quando va male, specie perché può capitare letteralmente da un momento all’altro.
La trama inizia quando, all’incirca la vigilia di Natale, i nostri protagonisti incontrano Remy (Olivia Luccardi), la figlia di un pazzo predicatore della zona, fuggita dalla famiglia e in cerca di riparo. La timida e virginale Remy viene accolta benevolmente, ma le viene anche detto chiaro e tondo come funziona la faccenda: un posto in più c’è, a patto di meritarselo lavorando. Remy, con il maggior contrasto possibile, diventa lo strumento attraverso il quale ci viene raccontata la routine del gruppo.
L’altra parte della trama inizia quando viene trovato il cadavere di un cliente nel bagno e il losco sceriffo Billy Baldwin, che per metà protegge il gruppo e per metà abusa di Levi, gestisce la faccenda come può.
La situazione non tarda a degenerare.

Loro non possono essere esattamente tutto quello che vogliono
Cominciamo dagli attori.
Nora è interpretata da Guinevere Turner: magari il nome così al volo non vi dice niente, ma ha una carriera niente male soprattutto come sceneggiatrice, a partire da Go Fish (tra i primi film sulla comunità lesbica, datato 1994), per poi attraversare tutti i film di Mary Harron da American Psycho a Charlie Says e toccando persino, per il gusto del maccosa, BloodRayne di Uwe Boll. Qui recita e basta, lo script è interamente accreditato a Jon Swab, ma non è difficile immaginare che abbia dato una mano a gestire qualche sfumatura qua e là.
Olivia Luccardi nel ruolo di Remy ha un ruolo quasi opposto a quello interpretato in Soft & Quiet, ed è comunque l’irresistibile centro magnetico del film. Segnare il nome.
Billy Baldwin… beh. Billy, a sorpresa, è eccezionale. Con l’età, senza pretese di immagine o box office, con il suo fisico ormai bolso e il volto da Cioé coperto dai segni della vita, sembra finalmente libero di interpretare un personaggio vicino a come l’ho sempre immaginato nella vita vera: laido come i peggiori. Lo fa con una naturalezza disarmante, cogliendo in pieno un personaggio che deve fare parecchio schifo senza essere del tutto negativo.
C’è anche una quota nepobaby rappresentata dalla spigliata Eden Brolin, che sfoggia l’inconfondibile mascella di papà Josh.
Ma c’è da dire che i protagonisti sono tutti in palla, e particolarmente indimenticabile è questo tizio che si firma Magic Mark (giuro) che interpreta un prete viscido che pare scappato da Velluto blu di Lynch.

Lui è solo Billy Baldwin
Candy Land è decisamente un film stranissimo da fare adesso, fuori da qualsiasi algoritmo. Ovviamente può perché è interamente ambientato in quel parcheggio, in quelle stanze di motel, negli abitacoli delle auto e dei camion, e senza nomi tranne uno che l’ultima volta che era un nome Kurt Cobain era ancora vivo, e quindi sarà costato in totale tanto quanto i diritti per usare Pets.
In parte riprende certi echi del Gus Van Sant degli esordi ma, più visibilmente, li filtra attraverso i racconti più crudi e intransigenti di Joe Lansdale.
L’argomento è delicatissimo, e Jon Swab non perde un minuto a dimostrarci che non ha intenzione di andarci troppo per il sottile, e nemmeno quella di raccontarci chissà quali metafore altisonanti. Eppure, il suo film è la dimostrazione che il modo giusto per fare le cose non consiste nello stare alla larga da certe tematiche “controverse”, nel “buonismo”, nel censurarsi le idee o nel “non si può più dire niente”: consiste semplicemente nel gestire il racconto con un minimo di rispetto e attenzione. I suoi personaggi sono semplici ma sono personaggi un minimo ragionati, santa pazienza, non sagome di stereotipi o carne da macello. Questo non è “elevated horror”, anzi: nella sostanza è grindhouse di matrice anni ’70, con abbondanza di violenza e omicidi e pretese che sanno fermarsi al punto giusto. Semplicemente, ci aggiunge compassione e interesse per la materia che tratta, estremizzando una sana preoccupazione per l’ipocrisia che circonda la visione del sesso in certi angoli tutt’altro che remoti della società.
Per chi si è stufato di subire soltanto la nostalgia delle cose belle e divertenti e vuole tornare con la mente ai tempi felici in cui ci faceva tutto schifo e ci consideravamo tutti spacciati, contenti di crogiolarci nel nostro pessimismo e nella nostra consolante apatia… ecco, l’ho trovato una discreta bomba.

Sfiga apocalittica incoming
Cestone dell’autogrill-quote:
“The day I tried to liiiiive – I wallowed in the blood and mud with all the other piiiiigs…”
Nanni Cobretti, i400Calci.com
“… il modo giusto per fare le cose non consiste nello stare alla larga da certe tematiche “controverse”, nel “buonismo”, nel censurarsi le idee o nel “non si può più dire niente”: consiste semplicemente nel gestire il racconto con un minimo di rispetto e attenzione.”
Mi basta questo, grazie
You had me at “È il 1996, insomma, e siamo ai confini della Bible Belt”.
Mi sbagliavo, ho letto fino alla fine sentendo nelle orecchie la voce di Stanlio e invece é una recensione di Nanni! Questo blog é la cosa migliore delle mie mattine dopo il caffé, mi aiuta a procrastinare le mie incombenze senza remore. Lo guarderô.
grande Nanni, anche io ho pensato a Kris Cornell leggendo la rece, quote perfecto :D
… hey! William Baldwin faceva un’ottima imitazione di Alec Baldwin in 30 Rock
https://youtu.be/qoI4LacOER0
(comunque: buona scrittura + buoni personaggi + buon focus sulla storia = 100% venduto, grazie Nanni)
Siamo nel 2023, fa un caldo maledetto, William Baldwin non ce la posso fare.
Lo sopporto giusto in “Linea mortale”, forse perché trasfigurato con tutti quei colori assurdi.
Ero sicuro che in “Vampires” di Carpenter fosse William, invece ho controllato ed era Daniel
Uaglio! Io capisco che per smerigliarci la prostata recensite dei film che sono immani cagate…ve lo chiedo per favore, recensite roba calciabile che si possa almeno guardare..non dico che voglio la rece di Barbie (magari!) però che sò un sound of freedom non sarebbe male! Pensateci! Per la mia sanità mentale vi prego pensateci! Sennò devo sperare che il 3 agosto arriva in volata cosi i Megalondonti 2 almeno mi danno soddisfazione! Che ciola!
Amico se ne stai facendo una questione di gusti – lo intuisco da “immani cagate” come commento a un film che invece a me è piaciuto molto – sinceramente dubito che ce la intenderemo mai al 100% e mi organizzerei per mettermi il cuore in pace… Se i problemi invece sono altri sii più specifico.
ahah ovviamente l’alternativa alle “immani cagate” è “sound of freedom” :D
la docu-fiction sul Pizza-Gate no?
apposto.
basta guardare il cast di sound of ecc per capire che è un’immane cagata
Su “Sound of freedom” mi metto avanti io: è un normalissimo film da cestone, coi suoi momenti anche belli (e con Caviezel che comunque sia è bravo) che ha fatto il successo che ha fatto per una mera questione di marketing politico (politica che tra l’altro alla fine è assente, è una pellicola normalissima).
Prego, tanto vi dovevo
William Baldwin incredibile in Too old to die young di Refn.
Ecchecavolo. Questa bella recensione mi stava facendo riflettere sul malessere 90, gia’ programmavo di sparami il film, quando (a proposito di 90s e di malessere serio) un amico mi scrive che Sinead O’Connor e’ morta… ecco, magari ‘sto film lo guardero’ un’altra volta.
Che brutta notizia mi dai.
Io lo trovai una sufficiente bombetta.
Ma Magic Mark è Morto
(l’ultima M l’ho scritta maiuscola solo per una questione estetica)
Bello, bello, bello. Cast azzeccatissimo, Luccardi Quartin e Campbell una spanna su tutti (la Luccardi è ormai ben più di un nome facile da ricordare, chi l’ha vista in The Deuce se la ricorda). Quello spleen di metà anni 90 lo riconosci dopo 20 secondi e non ti molla più
Sottoscrivo la recensione al 90%, atmosfere, cast, recitazione, intenzioni, tutto molto bello certo, però…
SPOILER
quando iniziano gli omicidi il film richiede una grande sospensione dell’incredulità. A partire dal prete che entra in stanza e non esce più… Ok
Il camionista parcheggia e non riparte più, idem l’automobilista, il doppio omicidio nel bagno! Insomma, capisco lo sceriffo/cane nel suo lavoro, ma ancor prima della mattanza finale (che avviene in rapida successione e ci può anche stare) quel posto avrebbe dovuto pollulare di FBI immagino. siamo nel 96, non nel medioevo!
Oltretutto ritengo che sempre dallo stesso momento (il primo omicidio di cui sopra) il tutto prende una piega monotona e ripetitiva.
Peccato, un film che smorza il suo buonissimo potenziale.
Capisco, perché al primo omicidio inizi subito a chiederti come possa fare a nasconderlo (odore in primis), ma tra uno sceriffo che non ama sbattimenti e il resto del massacro che parte quasi subito e non si ferma più, io sinceramente gliel’ho data buona…
Rip Magic Mark
https://www.facebook.com/RoxwellFilms/photos/a.983358781716398/5725893690796193/