Piccoli e sbrigativi commenti sugli episodi della serie televisiva Fear Itself, prodotta da Mick Garris.
EPISODIO 8 – Skin & Bones, Larry Fessenden, 2008
Trama: C’è preoccupazione a casa Edlund. Il padre famiglia, senza sapere manco allacciarsi le scarpe da solo, è partito da troppo tempo per una spedizione sulle insidiosissime montagne rocciose. A casa la moglie si dispera per cinque minuti per poi consolarsi con il di lui fratello. Il figlio adolescente è inquieto e l’altro è un pochino scemo. Ah, c’è anche un indiano saggio che vive in una roulotte e viene chiamato da tutti Eddie Bear… Incredibilmente però, un bel giorno, Grady Edlund torna a casa. Sotto shock, ridotto a pelle e ossa, ha una faccia che non convince nessuno (soprattutto il saggio indiano) e dice solo: “ho fame!” per poi annusare la moglie con la fazza da pazzo. Avete capito? Ha fame. Quando, quattro secondi dopo, cominciano a trovarsi in giro cadaveri di cavalli sbranati, l’indiano saggio ha una fantastica illuminazione. Il signor Edlund è stato posseduto da un Wendigo, cosa che lo porta a voler mangiare la sua allegra famigliola.
Giudizio lapidario: Parte male, finisce male, ma ha una parte centrale capace di rendere almeno una buona atmosfera. Il merito è di quella sagomaccia di Larry Fessender che, avendo già girato film come Wendigo e The Last Winter, ogni tanto si ricorda qual è il suo mestiere. Poco più che la sufficienza, sia chiaro. Ma almeno non si spera che venga distrutto per sempre il supporto su cui è stato girato l’episodio.
Sottogenere: possessioni demoniache e cannibalismo in salsa familiare.
Woody Woodpecker (a.k.a. quell’attore che mi fa morire): Doug Jones. Il nome non dice molto e sfortunatamente neanche la faccia. Il corpo già di più. Doug Jones, mimo e contorsionista dal fisico incredibilmente longilineo e “nervoso”, è l’omarino che ha portato sullo schertmo Abe Sapien in Hellboy. Non solo: anche se poi la voce era di Laurence Fishburne, erano sue le movenze di Norrin Radd nell’orrido I Fantastici Quattro e Silver Surfer. Ha fatto il Fauno e quello con gli occhi sulle mani ne Il Labrinto del Fauno, Cesare nel remake de Il Gabinetto del Dottor Caligari, il Morlock nel The Time Machine del 2002, l’uomo dei gelati in Legion… Insomma, è uno a cui vogliamo bene.
Cosa resterà di questo episodio?: L’unica cosa possibile. Il fisico di Doug Jones. A un certo punto il simpatico mimo si fa prendere da una specie di pazzia per cui comincia a fare gli zompettini da spiritello satanico ma impentitente, facendoci passare ogni forma di affetto nei suoi confronti, ma quando sta fermo a letto è decisamente inquietante. Non male anche la sequenza in cui la donna è costretta dal marito a gustare l’amante in brodo.
Quante volte è stato urlato MACCOSA?: Dovete sapere che la magica parola Maccosa viene pronunciata magicamente ogni volta che un indiano saggio di nome Eddie Bear compare in scena. Cioè, è proprio automatico: “Guarda, c’è Eddie Bear!” “Maccosa!“. Sono stati conteggiati anche un paio di faceplam dedicati all’interessantissimo triangolo amoroso.
Una foto, cento parole:
EPISODIO 9 – Something With Bite, Ernest R. Dickerson, 2008
Trama: Un veterinario ciccione e imbranatone con una vita grama (similissimo a una versione old di Albertone), viene morso nel suo studio da un bestia gigantesca. Ma una roba enorme. Come descriverla… tipo… un lupo mannaro! Avete presente? E infatti il veterinario ciccione e imbranatone diventa a sua volta un lupo mannaro. Nel frattempo in città continua ad essere affettata gente a caso, che muore dilaniata da degli atrigli. Ma tipo degli artigli… come descriverli… tipo quelli di un lupo grosso, fate conto! Al sosia di Albertone e a un poliziotto ficcanaso cominciano a venire dei terribili dubbi.
Giudizio Lapidario: Premessa: da questo episodio in avanti, mi sembra di capire che sia stato ridotto il budget. Se prima almeno si salvava la forma, da qui in poi sembrano tutti episodi girati nel 1997. La cosa non aiuta. Something With Bite inzia perseguendo la temutissima linea comica. Ma visto che John Landis ha già dato, e che dietro la macchina da presa c’è lo shooter Ernest R. Dickerson, stavo per mettermi a piangere, chiamare Nanni, chiedergli scusa e ritirarmi a intagliare il legno a San Sicario. In realtà, a sorpresa, verso la fine l’epidosio subisce una svolta talmente WTF che lo si ricorda con piacere.
Sottogenere: Licantropia comica.
Woody Woodpecker (a.k.a. quell’attore che mi fa morire): Eh, cari amici, come vi ho detto, c’è crisi. Non è più il momento di giocarci dei Brandon Routh o degli Eric Roberts. Ho visto l’episodio insieme al mio amico Ettore della palestra che a un certo punto ha urlato: “Minchia, oh, ma aquello è Fulvio Cecere!“. Fulvio Cecere non è uno a cui Ettore ha scavallato il booster, ma un simpatico attore e regista italoamericano. Se mette il suo nome su google vi esce una bella fotina dove c’è lui vestito proprio come Ettore in palestra a una convention di Battlestar Galactica. Questo perché il Cecere mi ha intepretato l’interrogatore di Cylon, ovvero il tenente Alastair Thorne della Battlestar Pegasus. Oltre a questo ruolo; cecere ha preso parte a un trilione di serie televisive (Smallville, Witchblade, Dark Angel, NYPD Blue, ecc…) e ha piccoli particine in blockbusteroni come Paycheck, il remake di Distretto 13, Cinderella Man e Watchmen. Ha fatto anche un film da regista, The Regular Guy, che ha QUESTA locandina.
Cosa resterà di questo episodio?: I licantropi veggie e hippie che paragonano la trasformazione alla soddisfazione di mollare un bel peto. Ma anche lo schizzato maniaco che si costruisce il costume da lupo mannaro D.I.Y. e idolatra i veri uomini lupo, non è male.
Maccosometro: La magica parola Maccosa è stata pronuncita tante tante volte. Vari esempi: i licantropi si trasformano senza bisogno della luna piena, ma solo del favore della notte. Quando si incontrano e vogliono far capire, aumma aumma, che sono simili, fanno una roba con gli occhi tipo che divenato rossi. Albertone si scopa la moglie mentre è lupo, ma si risveglia col pigiama. Ecc… Ma c’è da dire che alcuni sono dei Maccosa ricercati…
Una foto, cento parole:
quello con Albertone mi hai fatto venire voglia di vederlo (la cosa che sembrano girati nel ’97 comunque era già nell’aria da prima).
Vabbé è inutile mentire, tanto li sto già guardando anche io. L’ho detto. Skin & Bones è bruttissimo ma DOUG JONES! Ho atteso per mezz’ora che giustificassero la sua presenza con un qualche costume stranissimo in cui metterlo dentro, ma poi ho realizzato che tutti i soldi li avevano finiti con l’insegnante british per Routh (che a nulla è servito) e amen.
..ragazzi sono veramente commosso dalla dedizione che state dimostrando prestandovi a questo martirio. RESPECT!
fulvio cecere comunque è italo-canadese…questo forse spiega l’orrida locandina
Something with bite per me è il migliore di tutta la serie.
Anche io sto facendo questo test di abnegazione imponendomi di vedere tutta la serie… ma è davvero un impresa titanica!
Cordialità
Attila