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Non aprite quella roulotte: la rece di The Strangers: Prey at Night

Stanlio Kubrick
di Stanlio Kubrick | 04/06/201816

Esterno notte: il film.

Vi ricordate The Strangers?

Vi ricordate quando ogni tanto capitava di non iniziare i pezzi con “vi ricordate”?

Non voglio, giuro, lanciarmi nell’ennesima tirata contro il ripescare qualsiasi cosa della quale sia possibile scrivere un sequel in pochi giorni, anche un home invasion da ottanta (80, un solo zero) milioni di dollari di incasso. Anche perché il film di Bryan Bertino già nasceva per essere infinitamente reiterato – con mascherone iconiche al posto di normali fazze per spersonalizzare la minaccia, e quindi poi clonarla a piacimento –, e ci mancherebbe che qui sopra cominciamo a lamentarci perché esce il sequel di un horror.

È solo, non lo so, curioso vedere un sequel di The Strangers dieci anni dopo, rilanciato poi come se fosse un mezzo evento. OK, gli incassi non dicono tutto e l’originale ha mantenuto per qualche settimana il suo status di piccolo culto, prima di venire spazzato via nell’immaginario collettivo da altri, migliori home invasion, e OK, Bertino è direttamente coinvolto con la scrittura quindi non siamo di fronte a un’opportunistica trovata di marketing ma al Vero Sequel Che Tutti (E Cinque) Aspettavamo. Però davvero, dopo You’re Next, dopo madre!, come si fa a mettere in piedi una macelleria domestica senza inciampare nel già visto o scivolare nella mediocrità? Come avrà fatto Johannes Roberts a dare un’identità al suo The Strangers: Prey at Night?

Lui ha deciso di prenderla così:

Ma proprio così eh.

No, seriamente: così.

Home invasion? Gente che ti entra in casa e ti fa le cose male perché è crudele e malvagia? «Non so di cosa stai parlando» risponde Roberts (gli ho telefonato prima di scrivere il pezzo), un tizio al quale voglio un sacco di bene già dai tempi (= un anno e mezzo fa) di In the Deep o come diavolo hanno deciso di intitolarlo qui in Italia. E quindi la mossa Kansas City del nostro amico nato a Cambridge (quanto fa figo dirlo?) è smontare The Strangers nei suoi elementi fondamentali – gente chiusa in casa che soffre, gente con le maschere che fa soffrire – e mandare il primo a raccogliere pomodori, aggrappandosi al secondo e mettendo in scena il più classico degli slasher anni Ottanta, con la stessa finezza con cui la decade è stata rappresentata negli ultimi anni da roba tipo Stranger Things ma con tentazioni più mimetiche che memetiche.

In altre parole, è un buon film, non tanto nostalgico quanto classico e classicista. Roba che nasce per divertire e inscenare belle morti, che certo non fa neanche mezzo passo oltre quello che gli serve per portare a casa il 6 ma più per amore di economia che per pigrizia. Gli manca qualcosa? Sì, per esempio per ora gli manca una SIGLA!

Come si fa a prendere una famiglia, rinchiuderla in un posto e torturarla e spaventarla senza replicare pedissequamente la formula del film precedente? È facile, quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti e quindi li si obbliga a passare la notte in un trailer park, e si sguinzagliano i tre Strangers – nessun legame con gli Strangers del film precedente, o forse sì? Non viene data alcuna spiegazione di questo dettaglio, al di là del fatto che le maschere sono le stesse. La famiglia in questione è composta da Christina Hendricks nella parte di quella che vorrebbe essere altrove, Martin Henderson in quella del tizio lusingato e un po’ stupito dal fatto che qualcuno si sia ricordato della sua esistenza, Lewis Pullman nei panni dell’essere umano senza alcuna peculiarità fisica o caratteriale e Bailee Madison nel ruolo di qualsiasi teenager femmina in qualsiasi slasher del mondo. Prima che ve lo chiediate, Prey at Night non è quello che nel 2018 definiremmo “un film progressista”.

Eppure Roberts non riesce, neanche quando si impegna il più possibile a copiare i suoi modelli, a non avere una sua personalità, un bell’approccio alla materia e un controllo quasi perfetto del ritmo narrativo. D’accordo, la forma è sempre la stessa: il film parte piano, accelera lentamente, esplode, finisce (male, ahimè, nel senso che il finale è pessimo). Ma, per esempio, Prey at Night non casca mai nella tentazione di stuzzicare l’appetito con i “finti jump scare da prima mezz’ora”: la cottura è lenta e Roberts non alza mai lo sguardo, tira dritto e infila scena dopo scena di gente che litiga, gente che guida in silenzio, gente che apre e chiude sportelli, gente che cammina nella notte, gente che non succede un cazzo in sostanza. E per contro una volta imboccata la strada del mattatoio Prey at Night non si ferma mai, non si prende il suo tempo prima del terzo atto per lunghe scene strappalacrime o di presa di coscienza o di maturazione personale di uno dei protagonisti; a un certo punto arriva della gente cattiva e ci si comincia a inseguire e ammazzare in giro per il trailer park, senza sosta.

Gli omicidi sono pochi, ma Roberts li sfrutta bene. Ha occhio, il ragazzo, e gran gusto, e soprattutto senso della misura: poche inquadrature ben tenute, poche idee ben sfruttate, camera a mano usata con parsimonia e nei momenti giusti. Segnalo in particolare una sequenza semi-subacquea, molto chiaramente voluta a tutti i costi da Roberts per riciclare qualcuno dei trucchetti di In the Deep, che riesce a essere ironica, ficcante e autoriale tutto nello stesso momento, e che da sola potrebbe bastare come risposta alla domanda “a cosa serve questo sequel?”.

Ci sono ovviamente delle grosse magagne, a partire da una certa idiozia generalizzata che per quanto prevedibile in un horror del genere non è in alcun modo necessaria alla sua buona riuscita. C’è molta meno sana violenza di quanta ce ne sarebbe potuta essere, e quasi sempre ritratta con il freno a mano tirato, quasi con pudore; per quanto divertente e stilosissimo, Prey at Night è anche innocuo, smussato, come venire accoltellati da uno di quei cosi di plastica per bambini. Ci sono un paio di momenti nei quali azzarda, e anche uno in cui prova a dire qualcosa di interessante, ma l’atmosfera generale è quella dell’esercizio di stile più che del film torcibudella. Impossibile avere paura o provare disagio, e questo è importante specificarlo perché per molti è la discriminante fondamentale: può un buon horror non fare paura? Rispondete a questa domanda e già avete capito qual è la vostra opinione sul film.

Paura, eh?

In un certo senso Prey at Night è un passo indietro per la carriera di Roberts, che però quantomeno ha sfruttato l’occasione per dimostrare di non essere solo un regista di servizio. L’impressione è che il ragazzo sia ancora frenato dal suo amore per l’estetica del genere e che gli manchi ancora il coraggio di affondare davvero i denti per diventare grande – non sono sicuro in questo senso che fare un sequel di In the Deep invece che provare con qualcosa di nuovo sia la strada migliore, ma chi sono io per dare lezioni di carriera a Johannes Roberts. Per il momento continuo a coccolarmelo, gli promuovo Prey at Night pur consapevole che “originalità” sia un apostrofo rosa tra le parole “non” e “qui” e lo aspetto con pazienza al prossimo varco.

DVD quote:

«Un buon film di gente che muore»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)

IMDb | Trailer

Stanlio Kubrick
Autore del post: Stanlio Kubrick
"No matter. Try again. Fail again. Fail better."
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tags: bryan bertino christina hendricks final girl gente che muore gente con la maglia dei ramones gente morta home invasion in the deep johannes roberts la gente che muore la gente martin henderson può un buon horror non fare paura? the strangers trailer park invasion

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16 Commenti

  1. Vittorio Cecchi Gory 04/06/2018 | 07:41

    Concordo con la rece e anche di più, nel senso che a me è piaciuto un casino e che:
    – The Strangers del 2008 era un home invasion sosta zialmente palloso con un finale ultra-nichilista, ma nel recensire il film di Roberts tutti ne parlano come una pietra miliare intoccabile (bah).
    – l’omaggione agli anni Ottanta è talmente forte e insistito da diventare contenuto, oltre che forma.
    – (SPOLIER) C’è quella cazzo di zoomata da campo lungo in piscina che mi ha ricordato il jump scare con le cesoie de “L’Esorcista 3” e in pratica è come se mi fossi cagato sotto x 2

    Rispondi
  2. Maxnataeleale 04/06/2018 | 08:21

    Mah io mi sono fatto due palle così! Tutto fumo e niente arrosto.. Vado a rivedermi terrifier(o magari aspetto il nuovo rob zombie)

    Rispondi
  3. Sandor 04/06/2018 | 10:58

    Ne avevo letto come un gran film di ammazzamenti mentre è un inutile filmetto .
    Finale stupidissimo ,mascherati più idioti che spaventosi.
    Evitabilissimo.

    Rispondi
  4. Hellblazer Joestar 04/06/2018 | 11:06

    L’ultimo film in cui mi aspetterei di trovare Christina Hendricks.
    Anche una scelta di casting abbastanza strana, devo dire.

    Rispondi
  5. Top Gunn 04/06/2018 | 11:56

    Al primo Strangers ho sempre strapreferito Vacancy, la recenz di questo Prey peró mi fa ben sperare. Vedrollo.

    Rispondi
    • BabboNabbo 04/06/2018 | 13:36

      Concordo sul fatto che il primo Strangers fosse una cazzatona. Finalmente qualcuno che ricorda il sottovalutatissimo Vacancy del quale segnalo i filmetti snuff (fake, mi auguro) aggiuntivi nei contenuti speciali del dvd.

    • L'ozio è il padre di Virzì 05/06/2018 | 10:57

      Ma “Vacancy” è quello dell’alberghetto con la Beckinsale? Dai miei ricordi mi pareva ‘na cagatona piena di maccosa…

    • Brainiac 05/06/2018 | 19:40

      Siete in molti a pensarla cosí, ma a me l’idea di un alberghetto straperso nella campagna in cui si girano snuff pare credibile e mi fa gelare il sangue. Mi spaventano molto di piú horror del genere che slasher in cui killer mascherati giochicchiano con le vitteme apperendo dal nulla per fare boo e poi scappare. Tra l’altro in Vacancy c’é un Whaley molto creepy ed una regia splendida (riguardati le carrellate poi mi vieni a dire) che giá per quello definitlo “cagatona” mi sembra pazzesco. Ho empatizzato anche coi personaggi, i cui interpreti stanno sul cazzo anche a me ma la cui storia mesta (ma epica bel finale) era abbastanza credibile . Poi a ognuno il suo, io Vacancy me lo tengo stretto.

    • L’ozio è il padre di Virzì 05/06/2018 | 20:33

      Ora mi hai messo la fotta di rivederlo… Magari quello che sbaglia sono io, eh. Non sarebbe manco la prima volta!

      Anche se più ci penso e più mi vengono in mente dettagli da “cagatona”. Tipo i tizi che si spostano a 4 zampe attraverso dei tunnel che collegano le varie stanze…

    • Brainiac 06/06/2018 | 05:14

      Si spostavano a 4 zampe perché i tunnel costruiti per invadere le stanze del motel erano stati scavati probabilmente dagli stessi tre redneck psicopatici e non dalla nasa.

  6. vespertime 04/06/2018 | 17:03

    Per me l’esercizio di stile vale pochissimo. La confezione “di classe che vuole proporre” con i neon, la nebbia, la musica rubata da Halloween e le poche citazioni sono di uno che le mette li perché i film di oggi devono essere così, senza metterci un filino di cuore. Prendete un IT FOLLOWS che, più o meno, cerca di fare la stessa cosa, usando delle robe classicissime ma riuscendo a gasare quella confezione li in modo super personale. Qui non c’è nulla e manco la scena della piscina basta (ho odiato gli stacchi di montaggio. Quanto sarebbe stato bello se fossero state inquadrature fisse molto più lunghe? quanta angoscia ci avrebbe regalato?). Invece nulla. Sceglie pure il finale più banale e meno coraggioso della storia degli horror possibili. Non mi ci sono manco divertito. Strabocciato.

    Rispondi
  7. ramaya 04/06/2018 | 18:46

    Non so. A un certo punto mi sono accorto che Christina Hendricks per tutto il tempo in cui è in scena ha tipo due maglie una sopra l’altra e una camicia in jeans. Quindi ho spento.

    Rispondi
  8. L'ozio è il padre di Virzì 05/06/2018 | 10:55

    Boh… Il primo lo salvo solo ed esclusivamente per quel quel finale coraggioso e spiazzante. Questo invece non mi ha detto nulla. Salvo giusto la scena della piscina ma per il resto nulla di che. Se perfino in queste pellicole non hanno le palle per osare qualcosa di nuovo o “estremo” allora possiamo pure chiudere bottega.

    Rispondi
  9. Gabriel Puntello 07/06/2018 | 14:18

    A me il primo è sempre piaciuto; rimanevo sempre col pensiero “E se succedesse a casa mia? Se mi trovassi in casa 3 sconosciuti in maschera che, senza dire “A” o qualsiasi altra cosa volessero SOLO farmi fuori, che farei? Che potrei fare?
    Questo.. beh: per me è un manfesto a chi prende la decisione più idiota, passando da un home invansion ad un camping invasion… voglio dire…

    Rispondi
  10. JAMES VAN NOKER 10/06/2018 | 16:13

    a me il primo è piaciuto abbastanza. anche gli attori molto meglio… ma questo mi ha rotto soltanto!! che cazzo mi serve? niente di troppo spinto e di nuovo … come bersi un bicchiere di acqua tiepida!!! fanculo! molto meglio VACANCY! quello mi fa innervosire ogni volta che lo vedo…

    Rispondi
  11. Shu-Shá 06/07/2018 | 07:28

    Aneddoto su The Strangers (il primo).

    Me lo vidi a Bryce Canyon City con mia moglie (in viaggio di nozze) in lingua originale. Non ne capimmo quasi un cazzo, ma effettivamente i dialoghi non avevano questa importanza.
    A lei piacque moltissimo.

    La stessa sera vedemmo FF4, sempre ovviamente in lingua. A un certo punto, alla scena in cui Paul Walker mette Jordana Brewster a cavalletto sul ripiano della cucina, mia moglie inizia a piangere.
    “…perché piangi?!”
    “…è così romantico… si sono rimessi insieme…”

    E lì, vedendo accanto a me una donna che si commuoveva per le scene di sesso in un film di macchine, capii di aver fatto pochi giorni prima la scelta giusta.

    Rispondi

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