Quando è giusto parlarvi di un film?
Non mi è sempre facile deciderlo.
Il top ovviamente sarebbe raccontarvi sempre qualcosa che potete recuperare al volo così ne parliamo tutti insieme, ma – non per fare geography-shaming – voi state quasi tutti in Italia, e in Italia mica esce sempre tutto, anzi.
E allora mi piace anche spesso parlarvi di film che non sono usciti, per farveli scoprire e mettervi la voglia, così vi informate, chiedete in giro, spargete la voce, e gli gnomi informatori della distribuzione italiana si incuriosiscono e informano pure loro e magari la catena entra in moto. Mi piace pensare di essere stato determinante nel procurare una distribuzione italiana e relativo successo a svariati film che a suo tempo recensii in largo anticipo, tipo The Raid, o Il cavaliere oscuro – Il ritorno.
La nostra redazione ha sede finanziaria a Val Verde ma in realtà è sparsa per il mondo: io sono per lo più di stanza a Londra, Casanova a Boston, Stanlio all’Isola dei Mostri, Quantum a Asgard, Luotto a Narnia, Toshiro a Verona, ecc… Bene o male copriamo tutto.
E a volte aspetto, eh? Certi film sembrano non uscire mai, tipo Wrath of Man che altrove era uscito ad aprile scorso ma in Italia solo da pochissimo, ma mi sono armato di pazienza e l’ho aspettato.
Oggi però è una di quelle volte in cui mi sono rotto il cazzo di aspettare e vi parlo del mio film preferito che ho visto l’anno scorso, anche se finora ha soltanto fatto il giro dei Festival e non mi risulta ancora uscito né in homevideo né in streaming.
Il film in questione si chiama The Sadness.

Carino, eh?
Avete letto il pezzo della settimana scorsa di Casanova Wong Kar-Wai su Ebola Syndrome, giusto?
Chissà che idea vi siete fatti.
Nel senso: non è bello che si siano appena disturbati a rimasterizzarlo in 4K UHD, mentre che ne so, Toro scatenato ancora no?
Ma più che altro è uno di quei film che magari non vogliono intenzionalmente dire qualcosa sulla società in cui viviamo – facile che vogliano principalmente fare bordello, violenza, schifo – però finiscono tra le righe per dirlo lo stesso.
Io vedo il personaggio di Anthony Wong e vedo una persona che fa una vita di merda ignorato da chiunque, ha perso i sogni, ha perso le speranze, ha perso ogni ambizione e motivazione. È incattivito, stronzo, e con la tendenza ad assecondare i propri istinti senza stare a pensarci troppo: quando gli succede la sfiga molla ogni freno e reagisce nel modo peggiore immaginabile. Uccide senza pensarci due volte, non si fa intenerire da niente, e quando infine si piglia l’ebola da asintomatico procede a spargerla per il mondo a piacimento. Senza un piano, senza una vendetta, senza un’ambizione, ma solo perché può e non gliene frega un cazzo e non ha idee migliori su come passarsi le giornate. Non è un eroe e non viene mai trattato da tale – non è Joker, al limite è quello che Joker avrebbe dovuto essere – ma è lì per ricordarci, in modo assolutamente silenzioso e implicito e più efficace di tanti villain piagnoni nei film mainstream, che se non ce ne importa nulla di qualcuno poi non possiamo pretendere più di tanto che a quel qualcuno importi qualcosa di noi.

Mi aveva già comprato con l’eroe in Lambretta, canotta e ciabatte.
The Sadness negli ultimi mesi si è fatto il giro dei festival, lasciando tutto tranne che indifferenza.
Ha lasciato stupore, fomento, disagio, schifo e probabilmente qualche svenuto.
Si tratta dell’opera prima di un tizio che porta il nome bellissimo di “Rob Jabbaz”, che in parallelo con una delle storie migliori dell’ultimo decennio non è un Gallese trasferito in Indonesia, bensì un Canadese trasferito a Taiwan, dove pare che il progetto gli sia stato finanziato da un magnate del porno.
Le recensioni più entusiaste parlano di un film che si fa feroce metafora/critica/satira dei tempi che stiamo vivendo, ma il Jabbaz giura che non era sua intenzione, che non c’è un messaggio, che voleva solo fare un film pazzo e divertente. Le recensioni meno entusiaste… Boh, ce ne sono? Non lo so, se esistono non le ho lette, non servono, tanto sono sbagliate.
The Sadness, per dirla in breve, parla dell’improvvisa diffusione di un virus che, sostanzialmente, trasforma tutti in Anthony Wong.
Siamo in territori ormai fin troppo familiari: c’è una pandemia, c’è il governo che prova a reagire e informare, c’è la gente che fatica a capire cosa sta succedendo.
E c’è un altro problema: i contagiati da questo virus misterioso non sono per forza immediatamente riconoscibili, non sono zombi bavosi che grugniscono.
L’effetto del virus non è quello di prendere il sopravvento sulla volontà delle proprie vittime, quanto piuttosto quello di togliere ogni inibizione e scatenare gli istinti più primitivi, lasciando la coscienza intatta. Gli infetti diventano bestie, ma non perché regrediscono: semplicemente perché non gliene frega più un cazzo. Sono ancora lucidi. Sono solo senza freni.
Jabbaz può dire quanto vuole che non gli interessa fare alcun discorso in particolare, ma i fatti dicono che non ha scritto e diretto un simpatico e innocuo Mayhem qualsiasi, ma ha passato tutto il film a scontrarsi violentemente, frontalmente, con tutti i temi più attuali e delicati del caso: non avrà un messaggio ma finisce comunque per raccontare una reazione, un sentimento, uno stato d’animo. Le sue scene saranno anche tutte progettate per sfogarsi in una punchline di gloriosa e catartica violenza estrema, ma prima di farlo, volenti o nolenti, riproducono fedelmente un disagio che diventa fotografia spettacolare/terrorizzante dei tempi che stiamo vivendo. I suoi zombi-non-zombi non sono deresponsabilizzati dal virus, ma soltanto triggerati: sono gli Anthony Wong di Ebola Syndrome che restituiscono con gli interessi tutta l’indifferenza di cui sono stati nutriti; sono quei tizi che si sentono liberi di vomitare liberamente tutta la bile che hanno dentro perché certi leader populisti hanno lasciato “sottointendere” che non c’è niente di male; sono quelli che si sentono tagliati fuori da un mondo che si evolve lasciandoli indietro e non ci stanno; sono i leoni da tastiera, quelli che insultano e minacciano sui social per sfogarsi delle proprie frustrazioni e insicurezze al riparo da dietro a un monitor, per i quali il virus diventa sostanzialmente un monitor metaforico in real life. Ci sono scene potentissime come quella della ragazza che viene molestata in metropolitana, in cui l’efficacia sta nel fatto che non è facile individuare il confine, il momento esatto preciso in cui il comportamento del molestatore passa dall’essere il tipo di reazione a cui si sarebbe spinto normalmente a essere condizionato, elevato dal virus. E a differenza di Ebola Syndrome mette due protagonisti positivi, indirizzandoci a identificarci e tracciare paralleli con il loro senso di spiazzamento, di pericolo costante, di solitudine in un mondo di matti.

Una cosetta leggera.
Ma ecco, quello che Jabbaz cerca di dire è che lui non è e non ha intenzione di essere, che ne so, un Lars Von Trier.
È solo uno a cui serviva un canovaccio per inventare una serie di memorabili scene pazze, estreme e affogate di humour (e persino romanticismo) nero come se fossimo ancora nella Hong Kong di certi Category III anni ’90, ma che ha finito per trovarne uno che gli è uscito diretto dal subconscio – dal subconscio e dalle paranoie odierne di tanti di noi.
E il paradosso di The Sadness consiste in un risultato che è contemporaneamente il film più 2020 e meno 2020 che possiate immaginarvi: un film che racconta l’oggi, ma che lo fa in modi che nessuno si azzardava anche solo a pensare da parecchi anni, che non potrebbero essere più distanti da come chiunque altro avrebbe probabilmente affrontato l’argomento, e che pare gli stiano dando diverse noie con la censura.
Ma ecco, scrivo questo pezzo nella speranza che un distributore illuminato prenda a cuore la situazione.
Forza, su. Andrà tutto bene.
Bootleg in VHS-quote:
“Il film che mostrerei a un marziano per raccontargli il 2020”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Me lo ero segnato come tutolo da recuperare.
«Gli infetti diventano bestie, ma non perché regrediscono: semplicemente perché non gliene frega più un cazzo. Sono ancora lucidi. Sono solo senza freni»
In pratica è Crossed…?
Bravo, avevo pensato anche io a Crossed!
Mi aggiungo anche io: pensavo a “Crossed” mentre leggevo
Siamo in tre!
Il trailer è molto bello, altamente schifoso e di un tragico non banale. In Francia esce a luglio, dunque a stagione praticamente terminata. Ma esce.
Leggendo ho pensato la stessa identica cosa. Garth Ennis docet
Per l’Italia speriamo che finisca nella lineup del prossimo feff.
Comunque in Asia producono molti film con un attitudine da anni 90 ma moderni, l’impressione generale è che si fanno meno pippe mentali nel produrre roba di questo tipo.
Si, sembra che in Estremo Oriente certi limiti che ci siamo auto-imposti in Occidente negli ultimi anni si siano affermati molto meno, e meglio per loro.
Ovviamente anch’io non vedo l’ora che qualcuno o qualcosa distribuisca questo film, che sembrerebbe essere una bombetta
È già andato al TOHorror a novembre scorso.
In Germania dovrebbe essere uscito in questi giorni. Jabbaz assicura che lo si vedrà in primavera across the globe.
Ho appunto letto che l’hanno distribuito in sala in Germania la settimana scorsa ma che per farlo hanno dovuto segare delle scene. In Germania! Quindi figurarsi.
Confermo, uscito in sala in Germania settimana scorsa e senza tagli!
Dunque è stata questa la visione che ha indotto il capo a dar via libera a Casanova per Ibollah!
In attesa di aver tempo per un più ragionato commento, permettetemi di appoggiare qua un commento da social: slurp, yum, sbavazz!
babba bia se me l’hai venduto
plot twist!
ho appena scoperto che ce l’avevo già in watchlist su letterboxd
vatti a ricordare quando e perchè ce l’ho messo…
Mi piace pensare che sia stato quando ne avevo accennato nel mio report dal Frightfest…
Nanni, ti do due scudi di gioia nell’anima confessandoti che sto ecoscandagliando ogni nanobyte di web da allora, ahimé invano. E ora che mi cali l’asso dell’ebola syndrome uber alles la bramosia mi sgranocchia più a fondo ancora. Stessa sbronza da Hyperol, che ve possino ve vogliano e ve debbano, anche per Sweetie, you won’t believe it!, così introvabile e irrecensito da sembrare una urban legend.
Frattanto, visto che si cavalca il tema, confido e prego in una tripletta con quella cosa bellissima che risponde al nome di The Gerber syndrome, se non altro per la sbalorditiva forza prefigurativa e lungimiranza immaginale avute. Visto oggi lascia davvero esterrefatti. Un’opera così avanti che oggi dovrebbe tornare indietro. Daje de droplets!
Sweetie esce tra poco in comodissimo bluray UK.
Ottimo. Zufola non appena fa capolino anche Tristizia syndrome.
Anch’io ho pensato subito a Crossed.
Se fosse bello anche solo la metà di quello che sembra sarebbe comunque più bello della metà degli horror usciti negli ultimi tempi, speriamo bene.
Ha ragione The Mat, qua sopra, è praticamente Crossed goes to Taiwan….chissà se ci sarà un “cazzocavallo” con gli occhi a mandorla?!
Confermo, uscito in sala in Germania settimana scorsa e senza tagli!
Io però ho letto che per l’uscita in sala in Germania i tagli ci sono stati… Tu che fonti hai?
Vivo in Germania e sono stato al cinema ieri, 99 minuti, UNCUT.
Il 15 Aprile poi esce anche in DVD e Blu ray, sempre senza tagli al film, mentre nel film poi è un’altra storia :)
Ottimo a sapersi, io avevo letto che dopo una serie di batti e ribatti avevano segato tre inquadrature, mentre per l’uscita homevideo non c’erano ancora accordi.
Le interpretazioni argute, le citazioni dotte, i rimandi ad opere misconosciute, a volte si ha l’impressione che, quando si tratta di cinema bis, ci si debba sempre affannare a trovare una sorta di legittimazione culturale, ma presso chi e per quale motivo viene da chiedersi?
Un continuo overthinking, inversamente proporzionale alla notorieta’ del prodotto, dal film horror estremo al gruppo musicale oscuro, dal fumetto ultraviolento al videogioco “indie”, senza dimenticare il romanzo “maledetto”.
Piu’ l’opera e’ sconosciuta alla massa, quindi meglio ancora se non tradotta o importata nel nostro paese, piu’ si fa duro il gioco intellettuale della dimostrazione dei suoi supposti meriti e, come corollario, della riprova della miopia di chi la disconosce, di chi (ancora) non la conosce, di chi dovrebbe portarla a conoscenza e, colpevolmente, non lo fa.
Il predetto gioco del bastian contrario implica, a livello speculare, il fare le pulci all’autore blasonato, alla critica integrata, al grande pubblico, perbenista ça va sans dire, impermeabile a supposte novita’ anticonvenzionali.
Esulando dal film in parola, pare di vederli questi scrittori, la loro svogliatezza nel titillare gli istinti piu’ ferini dei loro (pochi) consumatori di riferimento. Una burocrazia dell’orrore, dalle 9 alle 17, un pedante catalogo di nefandezze da illustrare: “Ho fatto mezz’etto di budella in piu’, lascio?”. Certo che si’, tanto poi ci penseranno le sovrainterpretazioni a giustificare il tutto, la violenza come allegoria della spietatezza della societa’ che sfrutta i piu’ derelitti, la recitazione ingessata metafora dell’incomunicabilita’ in un mondo iperconnesso, il braccio corto dei produttori poco lungimiranti quale sempiterno alibi per la poverta’ della messa in scena e via di inventiva, senza timore di cadere nel ridicolo.
Cinema, musica, pagine scritte, disegnate o programmate, le grasse risate che si faranno questi autori scomodi – scomodi a sedere su economiche poltrone! – ideando a tavolino opere basate su una strategia al rialzo tendente all’infinito, consapevoli che la borghesia non ha ne’ ha mai avuto alcun bisogno di venire stupita ma e’ un ridotto nucleo di utenti che brama l’essere sbalordito, un pubblico mitridatizzato e che perdonera’ tutto, illudendosi che l’obolo versato rappresenti chissa’ quale atto di ribellione al sistema.
Per carita’, la fiaba romantica del davide privo di mezzi ma spontaneo contro il ricco e cinico golia e’ divertente, tutti ne abbiamo fruito quando non abbiamo direttamente contribuito alla stessa, magari cercando di rivenderla anche agli altri. Tuttavia, considerato che il giochino del post-moderno ormai ha fatto il giro e sta diventando stucchevole se non reazionario, forse il vero atto di coraggio consiste nello scegliere in modo piu’ tradizionalista – conformista? – quali narrazioni siano meritevoli delle nostre personali plot-armor.
Quindi, traducendo in soldoni, vediamo se ho capito (perchè anche il suddetto pezzo in fatto di ovethinking e autoindulgenza non scherza): il film o il tipo di film horro citati pigiano il piede sull’estremismo a tutti i costi solo per andare più in là per il gusto di farlo, per rispondere ad una richiesta di un piccolo pubblico di nicchia. Il recensore invece vuole cogliere un messaggio dove realmente, secondo te, non ce n’è alcuno. E ormai, sempre secondo te, quando questa Critica era una sorta di “rivoluzione” oggi è il vero conformismo e la VERA rivoluzione sarebbe ritornare a recensire prodotti..”normali”.
E se anche avessi capito… Quindi? In fondo cosa vuoi dire? Perchè se banalizzando, volevi chiedere al sito di recensire meno film di “merda” (sempre de gustibus)…è già stato fatto e in maniera più chiara. Boh.
Boh, ho scritto che il film lancia suggestioni pur chiaramente non facendone lo scopo principale (cosa che dovrebbe essere il jackpot che accontenta tutti, alla Romero), e non ho citato il budget?
Il ridicolo lo puoi trovare anche nelle produzioni ad alto budget che lancino qualsivoglia messaggio sociale. E il ridicolo non è nell’ intento, ma nell’ utente. Prendiamo ad esempio Elysium: film in cui un poveraccio tenta di raggiungere un posto dove c’è gente che se la spassa. Immediatamente tifi che Matt e la madre con la figlia arrivino sulla nave-pianeta e facciano il culo ai ricconi. Ma se lo guardi col tuo bel televisore 50 pollici, sgranocchiandoti schifezze, mentre in contemporanea un africano sta su un gommone attraversando il Mediterraneo, lo stronzo ricco che se la spassa sei tu. Quindi in Elysium dovresti tifare per Jodie Foster per non essere ridicolo/incoerente. Quindi, stringi stringi, noi occidentali dovremmo guardare solo roba senza messaggio di alcun tipo o con messaggi reazionari. In teoria. In pratica guardiamo tutto e troviamo un messaggio anche quando magari non c’è, o all’ opposto non lo cogliamo quando magari c’è. Ad esempio ho visto The Human Centipede e un messaggio non l’ ho trovato, se non quello di farmi vomitare. Altri ci hanno visto quello di un dittatore che sottomette un popolo in cui ognuno per sopravvivere deve sottomettersi e far mangiare la propria merda ad altri, in un didascalico mors tua vita mea. Scemo io o bravi loro? Per me scemi loro, ma è altrettanto giustificato che per loro lo scemo sia io.
Buffo esempio quello di Human Centipede visto che ai tempi del primo film il regista confermò subito di non aver scelto a caso scienziato tedesco e vittime americane e giapponesi.
Non ho mai indagato più di tanto. Mi ha fatto semplicemente schifo nel senso di “potrei vomitare” e non ho colto il messaggio sociale. Ero a posto così… :-)
>Boh, ho scritto che il film lancia suggestioni pur chiaramente non facendone lo >scopo principale (cosa che dovrebbe essere il jackpot che accontenta tutti, alla >Romero), e non ho citato il budget?
?!? Come scritto, non mi riferivo al film recensito ma ad una tendenza che ho notato nei criteri di valutazione di determinate categorie di prodotti (cinema, per quanto riguarda questo sito, comunque anche altri media).
>…oggi è il vero conformismo e la VERA rivoluzione sarebbe ritornare a >recensire prodotti..”normali”
La criticita’ attiene alla metodologia di giudizio, non al tipo di prodotto esaminato.
ma il film l’hai visto almeno?
Il film esce su Mediaset infinity e prime video (canale Midnight factory) il 14 Aprile 2022.
Nanni, organizzacela una 400tv!
UP
Si trova e potete ordinare il DVD BR dalla Tedeschia, volendo.
Uscito oggi su Prime Video https://www.primevideo.com/detail/0NOXNWRJ0RHCBA4NE3E7FECMDI/ref=atv_sr_fle_c_Tn74RA_1_1_1?sr=1-1&pageTypeIdSource=ASIN&pageTypeId=B09W5KDBVY&qid=1649956884
E anche su Mediaset Infinity https://www.mediasetplay.mediaset.it/movie/thesadness/the-sadness_Y311866701000101
“E allora mi piace anche spesso parlarvi di film che non sono usciti, per farveli scoprire e mettervi la voglia, così vi informate, chiedete in giro, spargete la voce, e gli gnomi informatori della distribuzione italiana si incuriosiscono e informano pure loro e magari la catena entra in moto”
E per l’ennesima volta, ha funzionato.
BUM! Reinvio richiesta di 400tv per l’occasione. Veramente un filmone, ritmo indiavolato, trucco parrucco e fazze memorabili, tensione e tutto. Spero che almeno ‘sto post prenda il volo, tanto per cominciare.
Sul cavaliere oscuro il ritorno era meglio che non lo distribuivano…E questo è tipo il remake più spinto de il demone sotto la pelle
Bellissimo, spero che abbia una distribuzione in home video….devo averlo assolutamente nella mia collezione !
Visto ieri.
Un film matto matto…
Porterò per sempre nel cuore la scena dello “stupro oculare” :D
Preso per rimpinguare la mia collezioncina di blu-ray della Midnight Factory… azz se è tosto, in certi punti ho dovuto distogliere lo sguardo. Eppure non è mai ridicolo. Tanta roba.