E se vi dicessi che hanno fatto The Raid per le femmine?
Vi starei dicendo un’evidente baggianata perché se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni è che non esiste un cinema di menare da maschi e uno da femmine. Il cinema di menare è da Veri Uomini – nel senso che, indipendentemente dal fatto che chi vede un film sia un maschio o una femmina, a fine visione è un Vero Uomo.
A tal proposito, questo scambio di battute è perfetto per l’occasione:
The Princess è un action del 2022, distribuito da Hulu in USA e disponibile su Disney+ qui da noi. In realtà si tratta di un progetto di 20th Century Studios in ballo dal 2020 e, come abbiamo visto succedere spesso negli ultimi anni, rimasto nel limbo del “e con questo che cazzo ci facciamo” quando Disney si è comprata la Fox, i suoi figli e i figli dei suoi figli. Scritto da due totali sconosciuti, la cosa più eccitante al riguardo, per il grande pubblico, era che vedeva come protagonista e produttrice esecutiva Joey King, giovanissima star di The Kissing Booth, una serie di film Netflix che, pistola alla testa, direi che hanno a che fare con adolescenti che si baciano in delle cabine. Ma noi non siamo il grande pubblico, noi siamo il pubblico di menare, e se c’è un nome, tra i produttori di The Princess, che fa rizzare le antenne, suonare gli allarmi e trasformarci in un meme a scelta con Leonardo DiCaprio
è quello Derek Kolstad, lo sceneggiatore/produttore/creatore di John Wick.
Ora, stabilito che non ha senso parlare di The Princess come “The Raid per le femmine”, capiamo come possiamo parlarne in termini che siano comprensibili a tutti su queste pagine. Beh, The Princess è in effetti The Raid, ha lo stesso high concept, lo stesso amore per le ossa rotte e lo stesso disprezzo per cose come la trama o i personaggi. Non ha la stessa eleganza nell’esecuzione, gli stunt non sono altrettanto precisi, matti e spericolati, ma su quello ci torniamo dopo. C’è una torre piena di stronzi e un eroe che deve attraversarla a suon di calci e pugni, e tanto basta. Cambia la direzione di marcia (dall’altro verso il basso), il setting, che è un generico regno medievale con livello di accuratezza “giostra di Gardaland”, e il fatto che l’eroe non sia l’orgoglio della polizia indonesiana Iko Uwais ma la più bianca delle principesse Disney bianche: tenuta prigioniera in cima a una torre, la “the Princess” del titolo non getta una treccia implausibilmente lunga per mettersi in salvo, né aspetta l’intervento di principi, cavalieri o altri simboli di un’ideologia machista e superata, ma si fa strada pugnalando, decapitando, falciando, incendiando e defenestrando chiunque abbia l’idea del cazzo di sbarrarle la strada. E per essere un film distribuito da Disney+ e con tutta un’estetica di ispirazione profondamente disneyana, The Princess è molto più violento ed esplicito di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Non che sia una condizione indispensabile per vedere un film, ma… eh!
Lê Văn Kiệt (non ci provo neanche a non fare copia-incolla, in alternativa da qui in poi scrivo Lee Van Cleef) è un regista vietnamita che si era fatto notare nel 2019 con Furie, sorta di Taken che incontra The Protector (e di nuovo con le femmine, ma allora è un’ossessione!!) che ci era anche piaciuto il giusto, ma nel frattempo ha infilato due tali patacche – il film di squali The Requin e il film di possessioni The Ancestral, rispettivamente media voto dell’1.1 e 2.2 su Letterboxd – che diventa davvero difficile capire se è uno bravo o un miracolato. Noto che il coordinatore degli stunt, il francese Kefi Abrikh (che per la cronaca era lo stunt double di Luke Evans in Fast & Furious 6!), è in effetti lo stesso che aveva affiancato Cleef in Furie, magari è lui l’ago della bilancia di menare, chi può dirlo! Andrò però sul sicuro e immaginerò che Kolstad si sia presentato il primo giorno sul set dicendo o qui si fa John Wick o vi faccio ammazzare dalla mafia russa. Quindi sangue, arti marziali, pugnalate negli occhi (nel film, non sul set a opera della mafia russa, eh), ma anche quella regia ipercinetica scuola Stahelski, con le inquadrature sghembe e la macchina a mano che prende parte all’azione. I primi sei minuti sono una tale mina che ero già pronto ad affrontare i successivi 88 con aspettative bassissime, dando per scontato che il film si fosse sparato subito le cartucce migliori. E invece tiene botta, arrogantemente, fino alla fine. È vero, si affida un pelo di più al montaggio e alla CGI di quanto non farebbe lo Stahelski originale, e nelle scene all’aperto è meno creativo e scivola in certe Snyderate che non c’entrano una mazza, ma va anche detto che Joey King non è Keanu Reeves (che molti definiscono “legnoso” ma io preferisco “un cinquantottenne che si getterebbe nel fuoco per noi”) ed è già pazzesco che faccia da sé una buona parte dei suoi stunt.
Se proprio bisogna andare a caccia di qualcosa che non funzioni (le reazioni che si leggono in giro finora sono inspiegabilmente tiepide, ma è risaputo che la gente non ha voglia di divertirsi), è proprio quando The Princess smette di essere una copia carbone di The Raid. Quando inserisce flashback per aggiungere contesto a un canovaccio che non ne ha poi tutto questo bisogno, peraltro spezzando in continuazione il ritmo del racconto. O quando pretende di dare spessore a personaggi che sono perfettamente archetipici e vanno benissimo così. Voglio dire, abbiamo veramente bisogno di due, tre sequenze ambientate in vari momenti dell’infanzia e dell’adolescenza della Principessa in cui ci viene mostrato che impara la scherma e le arti marziali per giustificare che nel presente pratica la scherma e le arti marziali? Non ne bastava uno? Quanti “gli uomini devono comandare e le donne pensare ai figli” servono prima che sia chiaro il conflitto che innesca la trama del film?
C’è la Principessa a cui va stretto il ruolo di una donna nel medioevo, il Re saggio che ama il suo popolo, la Regina che media tra i doveri di corte e le aspirazioni delle proprie figlie, la Maestra D’Armi (mitica Veronica Ngo, già protagonista di Furie) che addestra la principessa di nascosto. È tutto perfettamente in equilibrio, non serve altro. E i villain non sono da meno: tolti i millemila mercenari il cui range va da “stronzo puro” a “stronzo stupido”, Dominic Cooper è cattivo perché sì, la cattiveria è proprio la sua piattaforma politica, in più di un’occasione precisa di volere il potere perché i deboli vanno schiacciati sotto il giogo della violenza e della paura – uno che proprio sei contento di voler vedere morto dalla prima volta che entra in scena. L’unica con uno straccio di complessità (e quindi giustamente l’unica su cui non viene detto assolutamente nulla) è Olga Kurylenko nel ruolo di braccio destro di Dominic Cooper, tutta vestita di cuoio e con immancabile frusta da dominatrice sadomaso (vedremo mai una cattiva con un’arma diversa o in alternativa una rappresentazione più realistica di come funzionano le fruste?). In lei si scorge una sorta di doppio malvagio della Principessa, una guerriera che ha abbracciato il lato oscuro ma fatica esattamente come qualsiasi altra donna a farsi prendere sul serio in questo mondo di uomini e ah!, se solo capisse che il vero nemico non sono le altre donne ma il patriarcato ma mi sa che ho dedicato più tempo io a questa riflessione mentre caricavo la lavastoviglie (un lavoro tradizionalmente da donne) di chi ha scritto il film.
Anzi, per la rubrica “Le donne non staranno esagerando? Lo abbiamo chiesto a tre uomini bianchi col farfallino” vale la pena ricordare che stiamo parlando di un film “femminista” scritto, diretto e prodotto da uomini, con un messaggio apparentemente positivo e inclusivo, ma a ben vedere abbastanza sconfortante e conservatore. In pratica (spoiler?) dopo aver sterminato quindicimila mercenari e salvato il regno a mani nude, la Principessa ottiene finalmente l’approvazione di suo padre il Re, che riconosce il suo valore e la nomina sua erede superando l’antico preconcetto che solo un maschio possa succedere al trono… Bello, eh, ma in sostanza il film sta dicendo che se sei una donna e sudi sette camice puoi ottenere quasi le stesse cose che gli uomini hanno per diritto di nascita. Yay…?
Posto quindi che c’è ancora molta strada da fare, è un lusso davvero raro quello di fare le pulci a un action solido, spassoso e che ha The Raid come esplicito punto di riferimento. Meglio ancora, un film che tratta The Raid come un genere da declinare. Oggi è The Raid con le principesse Disney, domani sarà The Raid a scuola guida, dopodomani The Raid negli anni 50 con Silvio Orlando che interpreta un marzialista trotzkista. L’unico limite è il cielo o, in alcuni casi, il soffitto di cristallo.
Streaming-quote:
“The Princess Raid”
Quantum Tarantino, i400calci.com
Semi-OT: parlando di Disney+ di menare volevo segnalare che da qualche giorno hanno caricato tutte le serie prodotte da Netflix. Inutile dire che ho immediatamente rivisto la scena del corridoio di Daredevil e quella del massacro di Punisher in prigione.
In effetti è stat una bella cosa, mi mancavano alcuni pezzi.
(ma non ho cuore di vedere Iron Fist 2)
hai avuto cuore di vedere iron fist 1??!?!!?!?!?!?!!?
Esiste pure Iron Fist 2??!?!!?!?!?!?!!?
Sottotitolo: La principessa col pisello
Hashtag: patriarcatə
Cinque alto.
Sul legume
#politically correct
Mi mancavano le recensioni scritte, grazie
prego ma mica c’eravamo fermati, eh! facciamo 3 pezzi alla settimana come sempre, la roba su twitch è un bonus ma mica toglie ossigeno al resto
Il finale scimmiotta, con lo stesso sottotesto pessimista, quello di “Tale of tales” di Garrone.
ghesboro lo voglio sentire dalla viva voce di scandolin e bordin nella puntata dedicata di Ricciotto
eh, non so mica se incontra i loro gusti… una triste verità di cui nessuno parla abbastanza è che a scandolin non piace john wick
…The Raid negli anni 50 con Silvio Orlando che interpreta un marzialista trotzkista…
LO VOGLIO! ORA!!!
Purché Silvio Orlando prima di ricevere la chiamata dell’eroe sia un professore di lettere anticonformista che ama il suo lavoro nonostante lo scarso supporto statale, guardato con sospetto dal preside trombone ma amato dai liceali che da lui imparano a ragionare con la propria testa.
Possiamo ribattezzare il personaggio di Dominic Cooper “Principe Buzzurro”?
assolutamente sì. ma proprio per tutto il resto della sua carriera, in qualsiasi franchise compare, sarà sempre il principe buzzurro
“Ghesboro”, più che genericamente da veneti, è un’espressione esclusivamente da veneziani. Da Mogliano in su (o da Stra in qua) non si usa.
SIETE PEGGIO DEI TOSCANI
Ma infatti… Qui a Vicenza mai sentito. Guelfi e ghibellini.
Io nel vicentino l’ho sentito, a dire il vero, ma in effetti quasi sempre da espatriati a Venezia poi rimpatriati, temporaneamente o indefinitamente. Qualche volta compariva (parlo al passato: non bazzico la zona da quattro anni, ma non vedo perché dovrebbe essere cambiato) anche il temibile “ti ga” al posto dell’idiosincratico “gheto”.
In altre lande venete è “ghe sboro!” , staccato, e vuol dire “c’è freddo!” . Il ghesboro tutto attaccato non vi è.
Pixar, piglia appunti.
Che il sequel di THE BRAVE – RIBELLE lo voglio esattamente come questo.
Aspe’…forse e’ questo, il sequel.
O forse la versione live, uscita dall’universo alternativo di cui si parlava giusto l’altro ieri.
No, perche’ mi e’ sembrato di vedere Merida (la piu’ bistrattata tra le principesse Disney) addestrata da Mulan che massacra tutti.
Merida addestrata da Mulan c’era già in una mal riuscita serie ti: once upon a time
Screenweek ha usato quasi lo stesso titolo (in una rece, nell’altra ha citato John Wick). Però vedi? Lo fanno loro e penso “seeeee… Figurati!” ed ignoro il pezzo.
Lo fate voi e sto già guardando il film. Ah! L’amore!
Preciso meglio: mettono The Raid nel titolo della rece.
beh, gira e rigira le cose che puoi scrivere su un film così sono quelle… aspetta però che mi capiti tra le mani questo “Marco Triolo”…!!
Senza contare che, gira e rigira, se l’Italia conosce The Raid è proprio grazie ad un certo blog di cinema di menare che ne parlò quando ancora gli altri aspettavano speranzosi ogni nuovo film di Jackie Chan ed erano fermi a The Protector…
Vi si ama ♡
Probabilmente la migliore quote dell’anno finora.
Ottimo per passare un’ora e mezza durante la dialisi. Ridevo come uno scemo.
Boh , 400 calci sommato a disney più,me danno lo squaraus.
Furie ,come detto in rece , piaciuto il giusto e aggiugerei credibile.
Mi sa che non ha colto il riferimento. Solo perché “Marco Triolo” non ha impostato il nome buffo…..
Mi spiace, ci ho provato ma a metà mi sono profondamente annoiato.
L’idea è carina ma evidentemente non sono il target: tra attori un po’ cani, combattimenti mediocri, sospensione dell’incredulità che latita, sono contento di averlo mollato.
commento dopo un giorno, ci ho dovuto ragionare.
Il “Ti ga” appiccica irrimediabilmente a chi lo utilizza la bolla del “foresto”. Brrrr.
L’idea del film è maestosa, ma dopo i primi 15′ tende a fare acqua per come è realizzata. L’omaggio a The Raid è ultra evidente non solo dal concept, ma anche dai riferimenti continui(tipo la spada nel muro o la balauastra, anche se fatti con 1/10 della classe).
Su tutto il discorso “femminista” a me più che far ridere il messaggio finale che sottolinea Quantum, fa ridere pensare che per qualcuno fare il gender swap a Rambo possa avere qual si voglia valenza o messaggio oltre la gag.
Ecco, mi hai risparmiato un commento perché volevo dire la stessa cosa.
Mi stupisco ogni volta dell’ingenuità / ottimismo / candore con cui si guarda a queste operazioni cercandovi un “messaggio femminista”, quando è palese che agli autori non interessa minimamente fare nulla di più che un banalissimo pink-washing basato su temi triti e ritriti e one-liner vecchie come mia nonna. Non ci credono neanche loro, il film è una voce di catalogo da mettere sotto il trend nel momento, rispolverando il topos della “ragazza che sfida le tradizioni” che esiste da… boh, da Fiona di Shrek? Arya Stark? Mulan? Antigone?
Filmetto comunque per me divertentissimo, nonostante le coreografie telefonate. Soldato ciccione MVP.
la metto giù in maniera ancora più semplice:
sono una ragazzina negli anni 90 a cui piace l’azione, per me non c’è assolutamente niente = questo mi rende triste
sono una ragazzina negli anni 20 a cui piace l’azione, escono un buon numero di film con una protagonista in cui mi posso identificare = questo mi rende felice
fine.
è questa la base del discorso da cui non si può prescindere.
poi possiamo discutere di quali fossero le intenzioni degli autori, di quanto centrato sia il messaggio “femminista” (è quello che faccio io nell’ultimo paragrafo), di quanti abbraccino questo trend perché ci credono e quanti lo facciano con cinismo, ma il punto centrale è sempre e solo quello lì
Raga adesso vi dico una cosa controversa ma che è vera fin dalll’invenzione dell’arte: il messaggio c’è anche se non lo si vuol mandare. In questo caso però mi pare che sia tranquillamente esplicito, e che stiamo soltanto discutendo su quanto ci credono gli autori, o al limite di quanto fosse già nelle intenzioni iniziali piuttosto che un ragionamento successivo allo spunto action di partenza. Questo per chiarirsi.
Quantum, ma infatti condivido quello che dici al 100%. Forse mi sono spiegato male, non era una critica alla *tua* recensione, ma solo un aggancio a quello che sottolineava Manq.
Scusate, mi ero distratto.
@Nanni: per me qui chiaro esempio de “il messaggio è negli occhi di chi guarda”, ma ovviamente non ci posso mettere la mano sul fuoco. Per la mia percezione, se scrivi un personaggio così e un plot così per fare una gag e puntare sulla “dissonanza” ci può stare e il tono del film mi pare suggerire proprio quello. Se invece questo è quello che esce dalla testa di uno che ha pensato: “voglio scrivere un personaggio dalla forte connotazione femminista” nel 2022, allora mi prende lo sconforto, perchè oggi è ultra possibile farlo meglio e io mi sento assolutamente in diritto di pretendere di meglio. Quindi, sempre per me, dire che questo film è scritto con quell’intento non è fargli un grande complimento. Poi certamente è opinione personale, ma senza scomodare “promising young woman”, dove il femminismo sta proprio al cuore del progetto, mi auguro mia figlia trovi cento volte più di ispirazione un personaggio come Kim Gordon di Better Call Saul (per dire l’ultimo esempio che mi è passato davanti agli occhi cronologicamente) che non l’idea di estendere l’accesso al machismo ad altri generi e/o orientamenti.
Poi, sul discorso immedesimazione…
@Quantum: … non sono sicuro funzioni. Io non ho mai saputo fare più di tre trazioni di fila e avevo la pancetta già a sei anni, il mio legame con Rambo o Commando è sempre stato l’intrattenimento più che la capacità di immedesimazione, nonostante io abbia il cazzo. Il discorso tuo della ragazzina appassionata di action per me muore sul nascere perchè nel momento in cui una ragazzina si appassiona a quel genere di intrattenimento ha già sconfitto/superato la barriera culturale che trent’anni fa impediva alle girls di appassionarsi alle sparatorie e al body count. Non credo le serva davvero che il/la protagonista abbia la gonna. Anzi, mi pare un po’ un’idea superficialissima pensare che quello possa essere non dico di aiuto, ma anche solo rilevante.
Come sempre, opinioni personalissime espresse probabilmente in modo semi incomprensibile.
Un po’ da ragazzi (giustamente eh!) ma veramente godibile. Bello!
p.s. lei si e’ gia’ vista nell’horrorino non malvagio ”The Lie” della bloomhouse
Appena guardato grazie a voi (avevo solo letto il titolo della rece), apprezzato abbastanza, 95 minuti divertenti e passati relativamente in fretta: promosso, voglio dell’altro da questo regista
PS:
la canzone sui titoli di coda è una cover di White Wedding di Billy Idol talmente sconosciuta che Shazam si rifiuta di riconoscerla
A un certo punto, quando c’è la pausa delle tre ragazze per riarmarsi prima delle scontro finale, ho davvero temuto che facessero la cacata di buttare nella mischia la ragazzina più giovane.
E invece no, sapevano quello che stavano facendo. Per me totalmente promosso.
Senza i flashback sarebbe da 8. Così è un 7 solidissimo. Girl power che ci piace.
“The Raid negli anni 50 con Silvio Orlando che interpreta un marzialista trotzkista”
Questo me lo vedrei TANTISSIMO, ma tipo in sacco a pelo in sala dalla sera prima della prima proiezione.
sconforto.
partito con la migliore predisposizione a divertirmi (“finalmente un twist interessante sul solito canovaccio Disney! Principesse di Menare! John Wicked!”) ho dovuto spegnere prima della metà: tutte le parti non di combattimento sono puro cliché talmente mal scritto (e peggio eseguito) da far(mi) sanguinare le orecchie, le parti di combattimento sono rovinate dal solito approccio Marvel Disney del protagonista con la plot-armor (vedi, solo tra gli ultimi, “Black Widow”), con esseri umani “normali” che cadono da 150 metri di faccia sulla roccia, fanno “Uuuhh” e riprendono a fare quello che stavano facendo con una scrollata di spalle.
Mi pare chiaro che Disney non abbia più la volontà (capacità?) di produrre una sceneggiatura al livello minimo di decenza.
Dispiace dirlo (davvero!), ma: robaccia.
comunque non è un film disey, disney se l’è solo trovato in catalogo quando s’è magnata la 20th century fox