Stavo riflettendo sulla carriera di Eli Roth e sono stato colto da questa rivelazione: Eli Roth è un po’ il Manetti Bros. americano. Ora, prima di agitarvi, tenete presente che ho scritto “un po’”: chiaramente Eli Roth ha più padronanza del mezzo, se non altro ha le basi tecniche che mancano ai Manetti o, per lo meno, lavorando nella più grande industria cinematografica al mondo, sa circondarsi di professionisti solidissimi. Thanksgiving è fotografato e montato come dio comanda, per intenderci. Eppure in comune Eli Roth e i Manetti hanno il loro incontenibile entusiasmo per i generi unito a una cialtroneria che a volte fa tenerezza, ma più spesso dà fastidio. La carriera di Eli Roth è un costante hit or miss: da una parte ci sono gli Hostel o i Knock Knock, dall’altra i Green Inferno e Il giustiziere della notte.
Quello che voglio dire è che Eli Roth ha il cuore nel posto giusto, ma gli manca il talento per far quadrare sempre tutto come si deve. Per questo trovo che abbia avuto un’idea coraggiosa, tra molte virgolette, per Thanksgiving: avrebbe tranquillamente potuto girarlo con lo stile del suo corto in Grindhouse, la finta pellicola rovinata, gli attori di una volta (spiace, in effetti, non rivedere Michael Biehn), l’effetto “l’abbiamo ritrovato in una cassapanca” insomma. Avrebbe potuto farlo così e avrebbe giocato sul sicuro, a qualcuno avrebbe destato un sorriso (“Pensa te! Sembra vero”), altri lo avrebbero accusato di essere fuori tempo massimo col revival. Ce lo saremmo dimenticati in fretta e tutti sarebbero tornati a fare quello che stavano facendo prima, Roth incluso.
E invece che ti fa Eli Roth? Decide che Thanksgiving avrà stilisticamente un taglio moderno, che ci saranno gli smarfoni e Patrick Dempsey gigione al posto di Michael Biehn, ma che allo stesso tempo sarà uno slasher anni ’80 dritto e senza fronzoli. Non opta per la nostalgia, ma per la classicità. Non nel senso che Thanksgiving sia un nuovo classico, no: probabilmente ce lo dimenticheremo comunque presto, ma è innegabile che, se la missione era quella di evocare gli slasher più dimenticabili degli anni ’80, la roba tipo Silent Night Deadly Night per intenderci, cioè quel sottobosco di film exploitation derivativi e con poche ambizioni se non quella di intrattenerti mostrandoti qualche tetta e degli omicidi belli violenti e creativi, Eli Roth ci è riuscito.
C’è tutto, in Thanksgiving: la ricorrenza di un evento traumatico legato a un’importante festività, la cittadina piccola in cui si conoscono tutti, gli adolescenti che non sempre si sopportano ma devono fare squadra per fermare il killer, il killer stesso rigorosamente a tema. E poi ovviamente ci sono i suddetti omicidi estrosi: Thanksgiving è violentissimo, quasi troppo per il genere che vorrebbe evocare. C’è un gusto per il gore strabordante, che spiazzerà parte del pubblico generalista abituato alla violenza contenuta degli ultimi Scream, ed Eli Roth ne esce come l’amico un po’ strambo che fa la battuta di troppo a una festa nell’istante in cui finisce la musica. A Roth piace proprio rimestare nello schifo, lo sappiamo bene: dopo tutto è stato uno degli autori di punta del torture porn e con Green Inferno ha omaggiato Deodato, Lenzi e tutta la cricca che ha prodotto alcuni dei film horror più disgustosi di sempre. Quando ha fatto Green Inferno, lo abbiamo preso per il culo perché si stava misurando con della roba oggettivamente inarrivabile; stavolta, invece, in quanto elemento inaspettato in un contesto ormai codificato, il gore funziona decisamente di più e colpisce in piena fazza.
Ecco, questo è uno di quei casi in cui la cialtroneria di Eli Roth ci sta più simpatica: c’è un’attitudine punk, ma che dico, un’attitudine metal (schiacciamoci un cinque virtuale quando il miglior personaggio del film cita Ronnie James Dio) che regge il film anche nei momenti di stanca. E, credetemi, ce ne sono: se Thanksgiving ha un problema è quello di non essere riuscito a creare personaggi memorabili (a parte uno, dicevo: lo spacciatore di droga e armi locale che è anche la persona più equilibrata del paese). Ogni volta che non muore male qualcuno, il film arranca fino alla successiva esplosione di violenza. Fa tutto parte del pacchetto, naturalmente: negli slasher di serie B i personaggi sono lì solo per prendersi il morbo della morte nella maniera più spettacolare possibile. Eppure si ha la sensazione che quel cialtrone di Eli Roth puntasse a qualcosa di più: dopo tutto, il film si apre con un’aspra quanto goffa critica al consumismo, che usa la frenesia da Black Friday come esempio di tutto ciò che è andato storto nel mondo di oggi.
A questo aggiungiamo i conflitti sociali tra alta e media borghesia di Plymouth e il messaggio diventa chiaro: quella che è nata come una festa per celebrare l’unità e la solidarietà è diventata l’ennesima spunta su un calendario improntato al più bieco capitalismo. Eli Roth sottolinea tutto questo con il proverbiale pennarellone, ma si ferma qua: più di così, non riesce ad approfondire. E forse è meglio, sia chiaro: piuttosto di un pippone su “dove andremo a finire signora mia”, è preferibile uno slasher scemo, pieno di difetti ma con la voglia di rimettere in gioco una formula ben collaudata, ormai riservata solo a film meta – oltre a Scream, i vari Auguri per la tua morte, Freaky e il terrificante (nel senso sbagliato) Totally Killer, dove andremo a finire signora mia – e usarla dritta, senza starci troppo a pensare sopra. Alla fine va bene così.
Black Friday quote:
“Approssimativo e pieno di difetti. Adorabile.”
George Rohmer, i400Calci.com
Programmazione purtroppo imbarazzante, laddove quella roba orrenda di Green Inferno all’epoca era stata gonfiata a dismisura. Speriamo in un’uscita rapida sulle piattaforme streaming.
Bella recensione, concisa , diretta e senza fronzoli
Al di là del fatto che devo ancora capire bene cosa sia il torture porn, mi chiedo quanto seguito effettivamente abbia avuto
… quindi Eli è un Uwe Boll “che ce l’ha fatta”? o comunque di Uwone nostro gli manca quell’attitudine da “testata in faccia ed avanti il prossimo” (cit)?
chiedo da scarso conoscitore di entrambi.
Roth è un regista. Boll è un pazzo senza arte né parte.
Volevo solo aggiungere che qui in Spagna il titolo è “Black Friday”, che loro non sanno manco cosa è il Thanksgiving
Infatti già dallo screenshot si respira il tipico calore del venerdì buio, con tanto di immancabile quaglia gigante.
A quanto pare è una specie di festa calabrese. L’importante è che ci sia una bella atmosfera di festa, con tante quaglie.
E manco mezzo rigo sul killer/mostro/demone?
Dritto al punto, appena uscito di sala e mi ritrovo molto. Tutti quelli smart phone non si vedevano dall’ultimo keynote di Tim Cook. E poi il Ringraziamento in effetti mi risultava un po’ scoperto
Un filmetto totalmente inutile e recitato da cani che, senza le numerose scene splatter (ben fatte devo dire), finirebbe nel dimenticatoio 6 secondi dopo la visione. O forse anche 5.
finito di vedere ora voto otto ma qui siamo per criticare e perciò fermatevi qui se non avete ancora visto il film
1) un film violentissimo che non ha problemi a far vedere una ragazza sbudellata e la matrigna cotta nel forno ma attenzione tette nemmeno per sogno. in un film splatter un po di pelo è d’obbligo.
pirana tre d rimane irrangiungibile
2) la ragazza protagonista è una tik toker e si vede ha il carisma di un ferro da stiro
3) 30 anni fa mi sono pasticciato parecchio cone gina gerson. belissima e snsualissima. ma la gina è del 1962 e perciò poco credibile come donna incinta.
consigliatissimo bob
Se il vaticano fosse serio dovrebbero santificare Tarantino, perchè un miracolo come il suo che è riuscito a prendere un assoluto incapace e renderlo famoso e riconosciuto come ha fatto con Roth è al pari del ridare la vista a un cieco o che facciano un seguito di M3gan.
Io mi immagino Quentin a casa sua che risponde al piedofono e sente dall’altra parte Roth eccitato perchè ha visto Scream per la prima volta e ha deciso che questa volta cacherà su quel genere di film.
Roth è infatti incredibile per il come prenda un tipo di film, che ha visto la sera prima e cercando di imitare il suo benefattore riesca a sbagliare ogni singola cosa.
Cabin Fever è una merda, pieno di scene che vorrebbero esser eclettiche e sono cringe
Hostel è stao mega pompato in maniera ridicola per avere tra le mani un torture porn fatto pure ben sotto i toni degli originali.
The Man with the Iron Fist si vede che non è farina del suo sacco ma pure li la storia è piegata su a cazzo.
Green inferno riesce a mancare ogni obbiettivo ed è uno dei film più Alt-Right che esistano.
Knok.Knok?
E’ incredibile come tu possa avere Ana De Armais in mutande e farci un film di merda.
E arriviamo a questa cacata.
Ora su questo sito ho letto che Maleficent ha una scena finale che è o shock o imprevedibile quindi posso aspettarmi che non abbiate capito dalla prima scena chi sarebbe diventato l’assassino.
Le morti?
Non so, io a vedere una chiattona tagliata a metà perchè le si chiude addosso lo sportello di un cassone della spazzatura non ho detto “figata” ma “cazzata”
La morte del tipo col gatto era ok e devo ammettere che alla scena in cui il felino viene nutrito coi crocchini ho pensato “forse…forse le cose migliorano”
La fatality al bullo la accetto se a farla è Jack Reacher, (quello serio, non il 60enne con crisi di identità) non uno che pesa 50 kg bagnato, la sciacquetta sul trampolino è la scena più gratuita e più a cazzo solo dopo il balletto di M3gan (aproposito, vendono la bambola scala 1:1, a me Blum non me la racconta giusta).
La figlia del boss della Bratva è una delle morti più stupide io abbia mai visto, senza contare che il boss ce lo dimentichiamo dopo 2 secondi.
Il tacchino decapitato è una cazzata ma MAI quanto il nonno; forse Roth aveva visto Final Destination la stessa sera e ha voluto cacar sopra anche a quel film.
La cottura in forno è costruita talmente male e sviluppata talmente peggio da rendere la cicciona sparata da M3gan per 5 metri con la canna dell’acqua da giardino realistica e ben costruita.
Tralatro un 5 alla cheerelader che, piena di coltellate, chiusa in un frigor e in un sacco di pvc resta in vita, mi aspettavo che dopo stappata si alzasse ed eseguisse una Diamond Cutter sul killer.
Infine lo scontro finale…lo scontro finale signori…
Il film potrebbe chiamarsi “Eli ha imparato cos’è la Pistola di Cechov e non riusciamo a fargli capire che non deve abusarne” io giuro che nemmeno nel più becero teen slasher degli anni 90 ho visto così tante scene prevedibili, inutili e narrate male.
E come indicato i protagonisti sono una pletora di zero carisma, incapacità di recitare e manco mezza minna o scene con addominali in vista.
Milo Manheim santo cielo…hai Milo Manheim che ha delle potenzialità pazzesche e lo sprechi così?
Vaffanculo Eli Roth
un moderno “I Know What You Did Last Summer”;
Essendo praticamente la reincarnazione di Jessica Fletcher, dopo due minuti dall’inizio del film ho trovato l’assassino, ma devo dire che il film è un piacevole ritorno allo slasher anni 80.