Questa è una storia appassionante, contemporaneamente piena d’azione e di sfaccettato dramma umano, di momenti spettacolari e di approfondimento social-psicologico, di riflessioni sulle insondabili complessità delle nostre scelte e della nostra identità e di sequenze che ci tengono in punta di poltrona col fiato sospeso: è la storia di una finta famiglia di spie sovietiche che, sotto copertura nei tranquilli e lindi sobborghi di una middle America che più middle non si può, impila decisioni impossibili, sensi di colpa, dilemmi etici, dinamiche disfunzionali, assottigliando sempre di più la linea che separa la messa in scena dalla realtà, fino a confonderla del tutto, a credersi una famiglia vera. Sigla!
Non so se ci siete davvero cascati, ma non stavo (ancora) parlando di Black Widow, bensì di The Americans, una delle migliori serie del decennio scorso, con una Keri Russell e un Matthew Rhys immensi (per non dire delle guest star ricorrenti come l’attrice caratterista Margo Martindale, o Frank Langella), grandissima televisione come oggi non se ne vede l’ombra (non voglio fare la boomer, ma se aspettiamo che l’algoritmo di Netflix produca una cosa come The Americans stiamo freschi). Deve averlo pensato anche Kevin “Cappellino” Feige, o forse l’ha pensato lo sceneggiatore Eric Pearson (che oltre a Godzilla vs Kong ha scritto anche Thor: Ragnarok e, prima ancora, sempre nella grande famiglia Marvel, era nella writers’ room di Agent Carter, una serie con un budget tragicamente inferiore alle proprie ambizioni ma che comunque aveva un suo perché); o forse l’hanno pensato gli autori della storia Jac Schaeffer (Wandavision) e Ned Benson (La scomparsa di Eleanor Rigby… La scomparsa di Eleanor Rigby?! Ma che davero? Ma siamo sicuri?), o magari l’ha pensato la regista Cate Shortland, autrice australiana di cinema indipendente di cui non ho visto nulla prima di ora, come spesso mi capita con gli autori australiani di cinema indipendente (sono schifosamente americanocentrica, mea culpa).
Fatto sta che Black Widow inizia in The Americans: c’è una famiglia di spie russe sotto copertura negli States, padre (lo sceriffo di Stranger Things), madre (sua divinità Rachel Weisz) e due regazzine, la più grande delle quali è la futura Avenger Natasha Romanoff alias Black Widow alias Scarlett Johansson. L’idillio familiare è spezzato bruscamente e la famigliola è costretta a fuggire cantando Bye Bye American Pie e guardando il Sogno americano, rappresentato da una partita di baseball intravista a lato della superstrada, svanire davanti agli occhi offuscati dal pianto. E siccome detta così sembra una pacchianata totale, intervengo subito per sottolineare che per qualche ragione tutto il prologo mi è piaciuto molto, e sì anche questa scena: il mio cervello diceva “seh, vabbè, ma che sfacciata propaganda patriottica a stelle e strisce ci stanno propinando!”, ma il mio cuore era totally into it, forse perché la giovane attrice che hanno scelto per la parte di young Natasha – cioè Ever Anderson, ovvero la figlia di Milla Jovovic e del Migliore degli Anderson, il cui vero nome, mi suggerisce il capo Nanni Cobretti, è dunque Best Anderson Ever – mi è parsa particolarmente azzeccata. Dopodiché la famigliola arriva rocambolescamente a Cuba, col supereroico babbo attaccato all’aereo manco fosse Tom Cruise. Dopodiché le regazzine vengono separate brutalmente dai “genitori”. Dopodiché parte una cover eterea di Smells Like Teen Spirit su drammatiche immagini di bambini rapiti, malmenati, schiavizzati e venduti che, insomma, non è esattamente il tipo di roba che ti aspetteresti di vedere su Disney+. E insomma, non sto a farvela tanto lunga né a raccontarvi tutto scena per scena, ma nel giro di una mezz’ora siamo tutti a inseguirci con le macchine e le moto e i carri armati nel traffico diurno di Budapest, si sono già visti del sangue e degli arti spezzati, e io domando al film: “Okay, chi sei tu, e cosa ne hai fatto del Marvel Cinematic Universe?”.
Ovviamente non dura, o meglio: s’intitola Black Widow, è un film su Black Widow, è in continuity con il Marvel Cinematic Universe (per la precisione (?) è un “interquel”, situato post Captain America: Civil War e prima di Avengers: Infinity War), ha pure una scena post credits (una sola, però! Ci credete?), c’è poco da fare, È un film del Marvel Cinematic Universe. Però. Non so se capiti anche a voi, ma negli ultimi tempi a me succede sempre più di frequente di intravvedere le potenzialità che un film potrebbe avere se non fosse “imprigionato” nel suo franchise. Un po’ è colpa del fatto che, anche se la pratica di assoldare “autori del cinema indie”, australiani e non, per affidar loro blockbuster multimilionari è diffusa tra i grossi studios hollywoodiani, poi questi “autori del cinema indie” vengono sistematicamente e più o meno gentilmente condotti all’interno delle maglie stilistico-narrative del Grande Franchise (e in particolare l’MCU, dal punto di vista estetico, salvo eccezioni come appunto i Guardiani o Ragnarok, è sempre più, un film dopo l’altro, uguale a se stesso); e c’è anche da dire che effettivamente capita sempre più spesso che i copioni che girano tra la gente giusta di Hollywood, anche se magari inizialmente concepiti come film a se stanti, vengono re-impacchettati dentro la cornice di qualche franchise già esistente, perché oggi chi è che va più a vederlo un blockbuster originale non collegato a niente? (Riconosciamo il genio di J.J. Abrams che riesce a mettere in pratica questo processo con meno del minimo dello sbattimento).
Dunque, è vero che spesso sotto il costume del Grande Franchise ci sarebbero altri film in potenza, e che magari, in qualche scena, riescono addirittura a fare capolino e a farci capire come sarebbero potuti essere. Ora, “originale” non è proprio un aggettivo che spenderei per definire Black Widow: come da incipit, inizia in The Americans, Natasha e le sue “sorelle” sono altrettante Nikita, c’è un evidente Terminator, e il tutto è inquadrato in una cornice da spy movie tecnologico e adrenalinico alla Mission: Impossible o alla Jason Bourne. In una scena, all’inizio del film, Natasha guarda un vecchio Bond, recitandolo a memoria, e non uno a caso, bensì Moonraker, con il quale la trama di Black Widow avrà più di una similitudine che qui lascio nel vago per non fare spoiler. Ma è proprio inserendosi in questo genere ben preciso, e quindi promettendo di rispettarne (e in gran parte la promessa è mantenuta), omaggiandole, le sue regole e pure i suoi cliché, che riesce a essere almeno un po’ “un film” e non “un altro pezzetto del Marvel Cinematic Universe”. Sembra una stronzata – “quindi, Xena, ci stai dicendo che questo film è un film? Avanguardia pura!” – ma il Grande Franchise ha la tendenza facile a ripiegarsi su se stesso, ad autocitarsi e autofagocitarsi: il suo grande punto di forza – cioè la costruzione di un universo narrativo iper complesso e sempre potenzialmente ampliabile, una finestra aperta dopo l’altra, regalandoci l’eccitazione di un infinito mondo alternativo da esplorare – è sempre più frequente che si riduca a una enciclopedia nerd impegnata a spiegarti le backstory non solo dei personaggi, ma anche degli oggetti, degli animali da compagnia, dei soprannomi.
Black Widow tra l’altro non è una origin story, come spesso capita ai primi (in questo caso unici) cinecomic dedicati a un solo personaggio: come Natasha Romanoff sia diventata la Vedova nera lo intuiamo a grandi linee dalla prima volta in cui è apparsa in Iron Man 2, e i suoi inoltre non sono “superpoteri” come per la maggioranza degli altri Avengers. È una spia e un’assassina, lo è stata fin da giovanissima, a un certo punto ha disertato Madre Russia ed è diventata una collaboratrice dello S.H.I.E.L.D.; in Avengers: Age of Ultron scopriamo qualche dettaglio che potevamo però comunque facilmente immaginarci avendo visto almeno uno dei film di Luc Besson. C’era bisogno di un film sulla sua infanzia, sul suo addestramento nella Red Room, sul suo periodo oscuro da killer implacabile, sulla sua decisione di saltare la barricata e rifugiarsi tra le braccia dallo zio Sam? Boh, forse sì, come al solito dipende, se fosse stato un bel film perché no? Ma arrivati a questo punto, dopo dieci anni e nove altri titoli in cui è comparsa come personaggio secondario, forse è più “originale” (prendete sempre il termine con le pinze) andare a esplorare una di quelle finestre temporali rimaste buie nella timeline dell’MCU e raccontare qualcos’altro, visto che nel frattempo Red Sparrow l’ha già fatto qualcun altro. Intendiamoci, non mancano gli Easter Egg o similari, per esempio trovo straordinario come da una frase su Budapest buttata lì en passant in The Avengers si sia creato un sottobosco di ipotesi, teorie e fan ficition. Ma tutto sommato mi sembrano spiegazioni retroattive ben integrate nel racconto, e mi sembra un film che si possa vedere anche senza aver visto tutto il resto dell’MCU (anzi, magari ci guadagna pure, se non si sa che fine fa Natasha).
Ho letto un po’ in giro chi non ha apprezzato il film lamentarsi del terzo atto, che sarebbe confuso, assurdo e cigolante, ma a me non è dispiaciuto, narrativamente: doppi, tripli, quadrupli, ennepli giochi, tradimenti e colpi di scena stanno appunto nel DNA del genere, senza contare che Black Widow ha più di una parentela con Captain America: The Winter Soldier (inevitabilmente, visto che è pure l’unico film dell’MCU in cui Scarlett è davvero co-protagonista e non solo una guest star di lusso), condividendone sia l’anima spy sia quella cospirazionista. Se mai è tutta la parte centrale, quella in cui il film diventa per un po’ una sitcom sulla famiglia disfunzionale di spie che mi ha lasciato un po’ freddina. Sia per lo scarto di tono – voglio bene a David Harbour come tutti, ma secondo me qui stare un filo sotto l’overacting non gli avrebbe fatto male – sia per quello di ritmo: fino alla fuga in elicottero il film è tutto una corsa a perdifiato, proprio come appunto un Mission: Impossibile che se ne frega sia della plausibilità sia della comprensione della trama perché deve farti vedere una dietro l’altra delle sequenze d’azione fighe, e mi piaceva, non avevo alcuna voglia di fermarmi, e di fermarmi così tanto e così a lungo, ma okay, va bene, lo sopporto, tanto più che i quattro attori co-protagonisti sono bravi e tengono in piedi anche questi momenti.
A proposito di attori bravi, non che me ne stupisca, ma Florence Pugh si dimostra ancora una volta una delle migliori giovani attrici in attività, e per me è sicuramente uno degli highlight del film, riesce a infondere personalità e tridimensionalità al personaggio solo col modo di porgere le battute, e a fare scelte non scontate. Dalla prima volta in cui l’ho vista – in Lady Macbeth – in avanti, non mi è ancora capitato di non pensare “Florence Pugh è una delle cose migliori del film”, da Piccole donne a Midsommar a The Little Drummer Girl (che è una miniserie da John le Carré, diretta da Park Chan-wook, in cui lei interpreta un’attrice reclutata dal Mossad, quindi forse anche un po’ un provino per questo film), e a esser sempre bravi facendo cose così diverse ce ne vuole. Poi qui in Black Widow tutti perpetuano la gloriosa tradizione degli attori anglofoni che interpretano personaggi russi sfoggiando discutibili accenti (secondo il capo Nanni Cobretti è un messaggio ben preciso, e mi sembra plausibile), e proprio Pugh mi pare quella che cammina sulla linea più riuscita tra accettabile credibilità e vago imbarazzo.
Sto dicendo che è un film perfetto, Black Widow? No, macché, non mettetemi in bocca cose che non ho nemmeno pensato. Personalmente, proprio il fatto che mi abbia promesso un certo tipo di action più “realistica” (tra mille virgolette) mi ha fatto poi mal digerire l’ormai tassativo abuso di CGI cartoonesca – e, soprattutto, inevitabilmente un po’ generica – nelle scene che più aspiravano alla grandiosità dell’effetto speciale. Ora, io non pretendo che tutti gli attori facciano come Tom Cruise e rischino la vita lanciandosi col paracadute da altezze inenarrabili o scalando grattacieli infiniti… anzi, no, e che cazzo, lo pretendo eccome!!! Suvvia, ce la fa Tom alla soglia dei 60, che ci vorrà mai? Nel lavoro bisogna metterci un po’ di impegno, perdindirindina! È inutile che mi parlate di “grittiness” e “authenticity” se poi non siete disposti neanche ad attaccarvi a mani nude a un aereo in decollo!
E poi, paradossalmente, proprio per quello che più sopra ho detto essere una buona scelta, cioè la sua natura di “intermezzo”, di obbligatorio flashback, Black Widow non può avere l’epicità di altri titoli Marvel, e anche se la storia che racconta è fondamentale sia per la psicologia dell’eroica protagonista (ci è più chiara la sua propensione al sacrificio, e anche il suo atteggiamento “protettivo” e “responsabile” in Endgame) sia per le sorti del mondo (tutto sommato il villain, interpretato da Ray Winstone, era uno di quelli pericolosi). Ma la sensazione resta sempre quella della parentesi, dell’approfondimento parallelo e secondario, del “di più”; non può esserci la sensazione, come in altri film dell’MCU, che qui ci siano in ballo i destini dell’universo, perché i destini dell’universo li abbiamo già seguiti, e per ora pure “risolti”, nella timeline “principale”, nella storia “dei grandi”.
Ma anche, in fondo, chissenefrega? Black Widow è un bello spy action, solido e divertente, benissimo interpretato da tutti quanti, fila via che è un piacere per le sue due ore e un quarto, ha sequenze d’azione discrete, perfino qualche momento commovente, e per tutto il resto (ora su Disney+, tra l’altro, pensa un po’ il caso) c’è sempre il rewatch di The Americans.
Immagine preview di Disney+ quote: “two famiglias is megl che one”, Xena Rowlands, www.i400calci.com
E’ vero, a volte non sembra un film dell’MCU, ha anche dei difetti ma questo secondo me vale tantissimo.
Riguardo Florence Pugh vorrei aggiungere all’elenco delle pellicole di generi diversi nelle quale “è una delle cose migliori del film” Fighting with my family, nella quale interpreta la wrestler della WWE Paige. Imperdibile :)
Visto giovedì sera al cinema: mi aspettavo un filler divertente, invece ho trovato un action ben fatto che intrattiene e racconta più storie e strizza l’occhio a diversi “prodotti giusti” (da The Americans a 007).
Ottimo cast, capaci tutti anche di momenti faceti oltre che seri.
Occhio alla scena post credits: potrebbe significare più di quanto non sembri di primo acchito (stando ad alcune teorie sentite)!
Nathan
Ps: sul fatto che non sia una origin story non ci giurerei, solo che lo è di un’altra widow (sempre che poi si tenga il nome).
In generale mi sembra per ora che la Fase 4 sia incentrata sul passaggio del testimone e su certi nuovi reclutamenti: vediamo come finisce Loki per esserne certi
Semi-spoiler
tra gli omaggi/citazioni mi è parso riconoscerne uno a Robocop nella scena dove Natasha viene “bloccata” dai feromoni, quando Robocop assale Dick Jones, con Dreykov = Dick Jones, feromoni = direttiva 4 e Taskmaster = ED209
Anche se in generale concordo con la recensione (anche se e’ la parte centrale quella che piu’ mi ha divertito), per me piu’ guardabile che davvero divertente.
O forse anche divertente, ma alla fine poco appagante.
Come, nell’ambito dei marvelmovie, mi sono sembrati altri capitoli sull’anonimo andante, stile Captain Marvel e secondo Spider-Man.
Qui ci pensa il cast azzeccato a salvare il tutto. Dopo la Johansson devono aver faticato per trovare un’altra attrice ancora meno “action” come la Pugh, ancora piu’ brevilinea e tondetta, che pero’ e’ uno di quei peperini che infiammano lo schermo e a suo modo potrebbe funzionare anche meglio di Scarlettona.
Quasi un’ammissione di colpa meta-cinematografica il praticamente cameo della Kurylenko, un memento al fatto che doveva essere lei la Vedova Nera, e ovviamente non solo perche’ lei dell’est lo e’ veramente.
E a proposito di spinose questione di rappresentanza etnica, sono il solo ad aver notato il pasttrocchione? Personalmente sono anche d’accordo sull’inclusivita’ riguardante le minoranze etniche, ma mi ha fatto sinceramente ridere il chiaro codone di paglia con cui in questo caso la regia ci teneva ad inquadrare ed indugiare su comparse nere in scenari da ex-blocco comunista, dove le persone di colore saranno tipo il 0,5% della popolazione.
Vediamo scene tipo le due protagoniste che si fermano plausibilmente in un locale della profonda Russia e sullo sfondo come comparse sembra che siano in Mississipi o Louisiana.
Anche un dato che poteva essere attendibile, come quello delle vedove nere multietniche, in quanto bambine rapite in tutto il mondo, diventa grottesco per la goffaggine con cui lo vedi che sottolineano la cosa quasi con ansia. Sembra di sentirli dire “Vedete come in questo film con quattro bianchissimi protagonisti appena possiamo ci abbiamo messo qualcuno di un altro colore? Ruoli assolutamente implausibili, muti e sullo sfondo: quanti ne volete!”
Concordo in toto. Soprattutto sulla parte multietnica. Me lo sono giustificato mentalmente come “fanno cadere regimi, quindi terzo mondo quindi africa, sud est asiatico”
Sottoscrivo, Mission Impossible + Jason Bourne + Red Sparrow fanno un’orgia mentre la Marvel filma tutto col telefonone e mesi dopo esce questo film. Per nulla malvagio, ritmo, solidità, botte ben consegnate. Se c’è una cosa che stride, e ho quasi paura a scriverlo, è il personaggio di Red Guardian, unico uomo tra i protagonisti di un film “”””su una donna”””” (ho messo molte virgolette) e quindi relegato al ruolo di telespalla comica/macchietta pasticciona.
Assomiglia molto al bacio saffico nell’ultimo agghiacciante star wars, che vuole ammiccare ai gay ma lo fa in modo molto omofobo, come a dire “tiè, contenti?” però qui il contentino va alle femministe.
Ecco, questo sì che è un film noioso e già visto!
Per quanto ancora pensano di coglionare il pubblico mainstream col MCU?
Black Widow 215 milioni di incasso in 3 giorni tra cinema e D+.
Il film più di successo dell’ultimo anno e mezzo.
MCU continua ad asfaltare i detrattori con i grandi incassi che fa 🤓
Ma io non sono un detrattore. Li ho visti quasi tutti!
Semplicemente dopo un po’ (di anni) che si entra nella monotematica le palle si gonfiano. E’ fisiologico. E il pubblio del cinema non è certo lo stesso pubblico dei fumetti, capace di leggere per decenni le stesse dinamiche o di sciropparsi qualsiasi reboot.
Tu invece sei forse schiavo del mainstream?
Hai un obbligo morale di andare a vedere tutti i film Marvel?
lui è il commercialista della Marvel..solo che la.Marvel non lo sa
ray winston nella parte di harvey weinstein…
Ennesimo film col pilota automatico. Attori perfetti, trama solida, scene action chiare e ben fatte, buon ritmo e livello di violenza più alto del solito. Tutto bene quindi? Insomma… Non c’è un guizzo, non c’è un “proviamo qualcosa di diverso?”, non c’è veramente la voglia di distinguersi dalla massa dei film Marvel. Si guarda e si apprezza, ovviamente, ma siamo sempre col solito canovaccio da anni a sta parte.
SPOILER!
Alla fine è comunque un film sulle origini, ma non su quelle di Scarlett/Natasha…
A me Red Guardian ha ricordato tutto il tempo Salsiccia dell’Amore, il leader del gruppo di supereroi sovietici Glorioso Piano Quinquennale, in The Boys (comics, non serie TV).
Black Widow 215 milioni di incasso in 3 giorni tra cinema e D+.
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MCU continua ad asfaltare i detrattori con i grandi incassi che fa 🤓
Senza leggere la rece dico che comunque me lo aspettavo più teso e serioso questo Black Widow. Però questo prima di vedere i trailer dove già si capiva che ci sarebbero state le scenette per stemperare tutto.
Per essere un Marvel è più violento della media ma per essere un film su spie ecc… non ci siamo.
Penso di aver raggiunto un livello di assuefazione a questo genere di film che non me li fa più apprezzare più di tanto. Ci vuole una svolta o in un senso (tipo Guardiani della Galassia ha svoltato sull’ironia) o nell’altro (violenza e v.m. 14). Aspettiamo la svolta nella seconda direzione…
Black Widow 215 milioni di incasso in 3 giorni tra cinema e D+.
Il film più di successo dell’ultimo anno e mezzo.
MCU continua ad asfaltare i detrattori con i grandi incassi che fa 🤓
Che problemi di loop hai?
non l’ho ancora visto.
Non so se ho voglia di farlo.
Il tempo non è benevolo con i film marvel che hanno concluso il loro percorso con End Game.
Film, rivisto qualche anno dopo, molto più mediocre di quanto non sembrava.
Probabilmente era più la soddisfazione di aver concluso un ciclo.
Oltreutto ora i pigiamoni la fanno da padrone in tutte le salse sulle varie piattaforme con risultati ammosciapalle.
Personalmente l’interesse per il genere è scemato e a giudicare dai pochi commenti direi di non essere il solo
A questo punto chiedo agli esperti in materia: ma in Russia girano film dove americani (ex spie o meno) o occidentali in genere saltano la barricata e abbracciano la visione di Grande Madre Russia (o del particoto comunista sovietico, a seconda del periodo), apprezzando la vita nel paese della vodka e del caviale?
NB Florence Pugh = Abby di TLOU2 (prima della palestra, chiaramente).
Tra l’altro in futuro ci ricorderemo di David Harbour come “quel tizio che nei film viene sbattuto dentro in Siberia”.
Solo a me hanno dato fastidio i continui siparietti, le battutine, le situazioni semi-comiche, le gag, gli ammicchi?
In primo luogo un saluto a tutti.
Il film mi ha deluso, forse perche’ mi aspettavo un nuovo Winter Soldier, per me opera migliore della Marvel cinematografica ad oggi. Il problema di base, a mio avviso, e’ dato dall’atmosfera generale della pellicola. Se il modello esplicitamente dichiarato e’ la spy story con protagonista una assassina russa che ha disertato, era proprio necessario inserire le solite battute? Tremendamente fuori luogo poi, come nel caso della sterilizzazione forzata. Mi chiedo se sia semplicemente un problema di Pg-13, oppure se la serializzazione di questa tipologia di film – o meglio, di prodotto – imponga di smorzare qualunque afflato registico. Il caos tafazziano della Warner risulta piu’ interessante e, paradossalmente, piu’ sincero della perfezione formale della Marvel, a dispetto di investimenti da decine di milioni di dollari in entrambi i casi.
Perfezione stilistica che diventa parossismo, quando si tocca un argomento importante ed attuale quale l’autodeterminazione. Le figure femminili aspirano ad essere personaggi ma rimangono cartonati perche’ rappresentate prive di difetti, essenzialmente invincibili sia sul piano dell’intelligenza che su quello della forza fisica, in altre parole banali. Il fine e’ evitare polemiche, il risultato e’ la noia delle loro vicende, a dispetto di inseguimenti, sparatorie ed esplosioni senza soluzione di continuita’. Per non scontentare nessuno, pubblico politically correct ed ufficio marketing, si forza la sceneggiatura in modo grottesco. L’assassina protagonista viene mondata dal suo peccato originale, preparandola al nobile sacrificio che dovra’ compiere. La madre, complice per anni di una struttura criminale che rapisce orfane e le uccide se inadatte all’addestramento, redenta in pochi minuti per preparare il colpo di scena alla Diabolik. Le figure maschili ancora piu’ monodimensionali, nell’ordine un fanfarone spalla comica, una versione friendzonata di Q, un Weinstein irredimibile.
La voglia di escapismo, visto anche l’incubo distopico che stiamo vivendo, aumentera’ ed il genere fantastico, nelle sue varie declinazioni, sara’ li’ a soddisfare non solo il pubblico piu’ giovane ma milioni di Peter Pan in tutto il pianeta. Tuttavia, per massimizzare i profitti, il prodotto del forsennato fordismo cinematografico dovra’ per forza essere diversificato, andando quindi oltre i limiti intrinseci del Pg-13. In caso contrario il rischio sara’ quello di doversi trovare a rincorrere le serie tv, che questo concetto lo hanno recepito da anni. In termini di empowerment e rimanendo nello stesso universo fittizio di riferimento, si pensi alle sfaccettature della prima stagione della Jessica Jones interpretata da Krysten Ritter od alle controverse gestioni dei personaggi di Syd (Rachel Keller) e Lenny (una Aubrey Plaza che ruba la scena al protagonista maschile) nella serie Legion, sottovalutata gemma lisergica. La Marvel (piu’) ufficiale ha risposto solo recentemente con la metacinematografica Wandavision, se sia stato un nuovo inizio o solo un fuoco di paglia e’ ancora presto per dirlo, di sicuro un passo avanti rispetto all’intermezzo di una scialba killer dal cuore d’oro.
La battuta sulla sterilizzazione forzata e’ stata introdotta su idea di regista e protagoniste, perche’ nella versione iniziale dello script Red Guardian chiedeva alla figlia se era quel periodo del mese, e basta. Che sarebbe stato molto piu’ fuori luogo.
Bravi, anche a questo giro lo zuccherino e la carezzina sulla testa da parte della comunità woke ve li siete guadagnati.
Mi chiedo con quale sforzo, al fine di non giocarvi quel pubblico di fiocchi di neve che vi legge, vi ostiniate a scrivere bene di stronzate inguardabili e deleterie per quel poco che resta della produzione mainstream come questa – su cui persino Mollica si porrebbe due domande – senza sentire lo stimolo di sputarvi in faccia ogni volta che vi guardate allo specchio.
Mancava uno che gridasse al complotto, anzi al GOMBLODDOOO
Lo vedrò quando arriverà su Mubi
ma questo è un coglione! cit.
AHAHAHAHAHAHAHAH!!!!
Ma hai citato Maccio Capatonda!
Quanto sei togo?
è il massimo che puoi capire col tuo disagio
Così pochi commenti per un film Marvel…strano, qualcosa sta cambiando
Penso sia dovuto più al fatto che siamo ancora nel primo post-pandemia e molti sono ancora diffidenti riguardo l’andare al cinema combinato al fatto che è piena estate e a molti postare su un blog con questo caldo non attira per nulla.
Inoltre visto il successo delle varie serie TV ho l’impressione che il MCU ci terrà compagnia nel bene e nel male ancora per qualche anno.
Credo che domattina l’avrò già dimenticato
“Non sono cattiva, è che mi disegnano così”.
Il film per me si riassume qui.
Che suspence vuoi creare, quali doppi-tripli-quadrupli giochi vuoi imbastire, quando sai che, in ossequio alla morale corrente, le donne sono tutte o buone o manipolate, e quindi fondamentalmente buone anch’esse, e che gli uomini sono o cattivi o scemi?
Perfino l’unico personaggio intrigante, il simil-ninja con la faccia da teschio che sembrava preso paro-paro da G.I Joe, una volta scoperto essere la figlia di Dreykov era *ovvio* che sarebbe passata dalla parte giusta. Infatti…
E’ una storia al femminile, d’accordo, il che non implica necessariamente infilarci la sorellanza universale contro il perfido manipolatore maschio, fonte di tutti i suoi guai.
Notevole però: Natasha si rode per anni dal rimorso di aver fatto fuori una bambina insieme con Dreykov, per poi scoprire che erano sopravvissuti entrambi. Pessima anche come killer.
Poteva essere un bel film, peccato per la strizzatina d’occhio alla comunita’ fallocratica, infilandoci a forza un personaggio maschile che mangia, beve vodka, fa a braccio di ferro, e fa battute sul sesso, anche se non ci incastra nulla.
Vedete? E’ cosi’ che sembrate.
Questo film e’ piaciuto moltissimo a mia moglie, che dice che se lo rivedrebbe ogni giorno.
Quando Danvers pianta un cazzotto a energia nel viso a Yon-rogg, la mia ragazza di allora si alzo’ in piedi nel cinema ad applaudire.
Ma anche sticazzi di tua moglie e i gusti suoi
Ahimè film alquanto dimenticabile, pochi guizzi, tranne forse il colpo di scena sul finale.
Red Guardian mi ha ricordato una vecchia gag su come gli Americani non si accontentino di aver sconfitto i Sovietici ma si divertano ad infierire rappresentandoli come poveri minchioni.
Concordo per il gasamento sul riferimento a The Americans, ma finisce lì purtroppo.
Avevo aspettative basse, ma purtroppo non abbastanza.
Che due palle sto film, mamma mia sembrava non finisse più.
La tua è la recensione perfetta, seriamente.
Una pena, non finiva più, ho lottato per non addormentarmi. In un film Marvel!
Nessuno ha chiesto complessità e opere d’ingegno… ma dormire no dai!