Lo conoscete Jamie Foxx? No? Ve lo presento. È lui:
Ma sì che lo conoscete Jamie Foxx.
Premio Oscar come Miglior Imitatore Protagonista per Ray, ruoli indimenticabili in Django Unchained, Collateral… Ne ha fatta di roba figa. La sapete. La sappiamo. La sappiamo tutta, eh? Non c’è bisogno che citate nei commenti quella che non ho citato adesso, era solo così, i primissimi che mi sono venuti in mente su due piedi, ma se mi metto lì con un attimo di calma ne butto lì anche altri. E comunque so leggere IMDb, e non è che devo elencare la sua filmografia completa per farvi capire chi è. Anzi guardate che comodità: spingete questa scritta per leggere la scheda di Jamie Foxx su IMDb. Ok? …Va bene dai, citate lo stesso quelli che non ho messo, non sono così stronzo, lo so che vi piace farlo, fate pure. Giuro che non mi offendo.
Il punto è: magari Jamie Foxx non è mai riuscito a infilarsi in un franchise di successo come gran parte dei suoi colleghi di prima fascia, ma è comunque rimasto lì, con il suo carisma e la sua versatilità, a mettere in cassaforte ruoli di ogni tipo e ottenere ancora ruoli da protagonista e/o progetti interessanti (a caso: Baby Driver). Per cui insomma: ho visto tanti attori famosi buttarsi sulla pubblicità seriale, tipo Kevin Bacon, oppure [ok elencateli voi nei commenti], ma da lui se devo essere sincero non mi aspettavo che si riducesse a fare il padre scemo su un copione stereotipato da sit-com generalista.
Ma cambiamo argomento: la vera informazione importante che va data per introdurre questo film è che si tratta dell’esordio alla regia di J.J. “Loco” Perry.
Lo conoscete J.J. “Loco” Perry? No? Ve lo presento. È lui:
E queste sono solo le cose più recenti a cui ha lavorato, come stunt coordinator e/o coreografo.
Ma noi lo si segue da parecchio prima, perché J.J. è responsabile delle coreografie dei combattimenti di Undisputed 2, il film che ha lanciato la carriera di Scott Adkins e contemporaneamente la new wave di film di arti marziali occidentali, quella che dai e dai ha finito per portarci a John Wick.
J.J. non è un ex-stuntman qualunque: è un nostro nome tutelare, una leggenda, un santino.
Day Shift, di per sé, è un progetto con poche pretese ma con una premessa furbetta e potenzialità cult: il protagonista è questo tizio (Jamie Foxx) che pulisce le piscine come copertura al fatto che in realtà il suo mestiere è stanare in gran segreto i vampiri di Los Angeles e questo gli dà accesso alla loro residenza di giorno. Scendendo di un gradino, il plot lo vede in disperato bisogno di soldi da guadagnare prima che l’ex-moglie esasperata tagli tutti i ponti e si trasferisca altrove con la figlia: gli tocca quindi pregare per essere reinserito nel sindacato dei cacciatori di vampiri, da cui era stato estromesso per i suoi metodi efficaci ma non ortodossi, e un capo che lo odia lo mette in coppia con un nerd fifone che sa il manuale a memoria. Ecco quindi servito il più tradizionale dei buddy cop.
Ci sono tutti gli ingredienti per fare una cosetta come si deve: un pizzico di Ragazzi perduti, un po’ di Arma letale lato commedia, il gangsta rap anni ’90 per la quota colonna sonora nostalgica (il fatto che io lo chiami “gangsta rap” vi dà probabilmente la misura di quanto sia un genere di cui non ne so un cazzo), Snoop Dogg in persona a fare da padre spirituale.
È una di quelle formule che, nel momento in cui hai nel cast un paio di protagonisti solidi e stai attento agli ingredienti principali, diventa davvero difficile sbagliare.
Però, è su Netflix. Uff.
Ora: un aspetto probabilmente determinante sta sicuramente nelle aspettative.
Vi riporto alla mia intervista a Joey Ansah della settimana scorsa, in cui Joey giustamente si diceva interessato in Day Shift, dichiarava di dare per scontate scene di combattimento sopra la media e di essere soprattutto curioso di come J.J. (da qui in poi “il Migliore dei J.J.” per non confondervi col tizio di Trek Wars) gestiva il resto.
E Day Shift in questo senso scopre le sue carte al minuto 1: Jamie Foxx entra in casa di una vecchia, la spara in fazza, e poi la mena. E si menano per i successivi sette minuti.
È questo aspetto del progetto che chiaramente attirava il Migliore dei J.J.: filmare per sette minuti Jamie Foxx che mena una vecchia.
O più precisamente: filmare lo stuntman di Jamie Foxx che mena altri stuntman truccati da vampiri, con la scusa di inventarsi coreografie contorsioniste che con un semplice film di arti marziali non può fare.
È J.J. “Loco” Perry che decide di lucidarsi il soprannome e, con l’aiuto di una squadra di ginnasti dalle ossa di gomma e i muscoli da gatto, inventa movimenti al limite dell’impossibile (ma quasi tutti veri) e si diverte soprattutto a farli cadere tutti malissimo, molto spesso di collo con la schiena a U e i piedi in testa.
Il primo combattimento setta il tono, ma l’apice arriva ovviamente quando entrano in scena i Nazarian Brothers.
Uno è Steve Howey: caratterista mai esploso ma già protagonista oltre 10 anni fa di Stan Helsing (un film di cui a suo tempo decisi di pubblicare un pezzo nonostante ne avessi visto solo i primi minuti, non il mio esperimento più apprezzato), ricordabile da alcuni connoisseur nel ruolo di Weatherby in D.O.A. e soprattutto imminente erede di Schwarzenegger nella serie tv di True Lies.
L’altro è Lord Scott Adkins in persona, a mettere il tutto in cassaforte.
I due hanno solo questa scena, e lo so cosa stanno pensando in tanti: ci vorrebbe uno spin-off!
E sì, in linea di massima sì, perché ovvio che Scott che mena vampiri è più interessante e appagante di quando lo fa Jamie Foxx e/o chi per lui.
Però, santa pazienza, qui il Migliore dei J.J. mi commette due peccati:
1) impone a Scott di fare l’accento russo come quando fa Boyka, ma in stile comico e punteggiato da “bro” ogni quattro parole, espediente che alla terza volta ha già prosciugato tutto il suo potenziale comico ma che comunque va avanti per un’altra decina di occasioni;
2) il più grave in assoluto, gli appioppa un paio di numeri da ginnasta d’alta scuola che Scott a 45 anni non sa più fare, e boh, che senso ha chiamare Scott Adkins e poi impostare l’apice del suo segmento su una acrobazia per la quale ti tocca di rimpiazzarlo con una controfigura? Perché chiamare Scott, concedergli un breve show di alto livello e poi chiudere tutto mortificandolo con un paio di extra-piroette che purtroppo non sono più nel suo repertorio, finendo per trattarlo quasi alla stregua di un Jamie Foxx qualunque?
Vai a sapere.
Il problema di Day Shift alla fine è quello di tanti altri: è un film mediocre che però sforna combattimenti di alto livello, e quindi dipende come ci arrivate: non vi avessi svelato che si trattava di un film del Migliore dei J.J. magari avreste detto “robetta dimenticabile, ma che sorprendenti combattimenti della madonna!”; sapendolo prima, fa sopra la media la parte che già ti aspetti che faccia sopra la media, poi però fa tutto il resto di inerzia (niente di offensivo, solo tutto piuttosto insipido) e spreca Scott come un Expendables 2 qualunque (risultando nonostante tutto, in speranzosa attesa di John Wick 4, la sua migliore prova mainstream).

I fratelli Ranocchi, nuova generazione
Ma dilunghiamoci pure, finché siamo qua, su queste altre parti dove non si menano.
Jamie Foxx ad esempio è un signor professionista che si tiene un film in spalla senza manco spettinarsi, ma che dall’altra parte raramente ha guizzi memorabili.
Prendete la pubblicità che vi ho messo a inizio articolo: ha un copione di merda, e sicuramente lui lo sa, ma vigliacco se lo lascia intuire. È solido e va dritto come un treno. E non trasforma la merda in oro – quel tipo di miracolo di cui sono capaci in pochi discontinui fuoriclasse – ma almeno ne esce incolume e senza troppo sforzo, che non è affatto da poco.
Il copione di Day Shift è ovviamente meglio di quello spot che sembra pensato in Italia negli anni ’80 (con Ugo e Gianmarco Tognazzi? ve l’ho messa fin troppo raffinata), ma è il tipo di copione che pare più un segnaposto per lasciare gli attori liberi di improvvisare. E Jamie Foxx (che ha 55 anni, tra parentesi, e vi sfido ad accorgervene) è uno che al limite ti gioca con le sfumature dell’interpretazione, più che uno che ti improvvisa mille gag al fulmicotone come un Eddie Murphy.
Il manuale dei buddy cop però insegna che se il protagonista è troppo dritto, tocca alla spalla aggiungere il tocco di follia, e qui abbiamo Dave Franco.
Dave Franco dovrebbe fare il nerd improponibile, quello che deve risultare ridicolo se infilato a forza in una scena d’azione, quello passa il tempo a fare il precisino e piagnucolare timoroso, e quello che si piscia addosso (letteralmente – e due volte, perché se gli dei della comicità ti premiano con un’intuizione straordinaria del genere che fai, non la ripeti?). E non è neanche male, eh? Il personaggio ce l’ha, con la giusta energia. Il problema è che Dave Franco fa parte della moderna generazione di comici bellocci e palestrati come Chris Pratt o Ryan Reynolds, ha due spalle quadrate da quarterback che il vestito formale da impiegato delle poste finisce per evidenziargli invece che nascondere, e nel migliore dei casi pare di vedere un Clark Kent che da un momento all’altro potrebbe levarsi gli occhiali e svelare la sua copertura.
Foxx e Franco sono una coppia professionale e affiatata, e sono sostanzialmente il motivo per cui il film riesce a mantenere un livello di intrattenimento decoroso e non deprimente, ma Day Shift avrebbe un bisogno vitale di qualcuno con una personalità forte che se lo prenda e se lo porti via rimodellandosi le gag addosso, e nessuno dei due è quel tipo di attore comico (Franco quello che comunque ci prova di più).
Per cui alla fine chi è che si ruba davvero il film?
Togliendo Snoop Dogg che fa praticamente se stesso perché non vale, sono indeciso fra:
– Eric Lange, il capo del sindacato acchiappavampiri, unicamente per il suo mullet rosso;
– Peter Stormare, nei suoi due minuti di presenza, perché era una vita che non lo vedevo in qualcosa di nuovo;
– Scott Adkins e il suo fratello Nazarian, nonostante tutto, per tiepida concorrenza.

Bevete uno shottino ogni volta che un vampiro attacca, viene sparato a bruciapelo e atterra malissimo senza stacchi di montaggio.
Guardavo il film e continuavo a pensare a Ghostbusters.
Ghostbusters è il classico film la cui forza non sta nel copione, ma nel talento comico dei suoi protagonisti, e di un regista che conosce il mestiere ed è capace di guidarli e assecondarli.
Ghostbusters è ovviamente una delle espressioni massime del genere, e un miracolo di ispirazione collettiva di quelli che capitano una o due volte a generazione; è in generale ingiusto confrontarlo con qualsiasi film, ma Day Shift (rimpiazzate gli effetti speciali con le scazzottate) è un buon esempio di quello che succede quando hai la stessa base ma non gli stessi ingredienti.
Ci pensavo soprattutto in quei due momenti in cui, esattamente come in Ghostbusters, il film inchioda di colpo e caccia due spiegoni di mitologia densa e complessa. Perché funzionavano in Ghostbusters? Due motivi: 1) fino a quel momento ti eri spanciato dalle risate; 2) erano stati scritti da un Dan Aykroyd in puro, pieno delirio nerd da serio fanatico di storia, esoterismo e fenomeni paranormali vari, e trasudavano insospettabile passione per la materia. Perché non funzionano in Day Shift? Per lo stesso motivo: 1) fino a quel momento non hai riso gran ché; 2) pur essendo insospettabilmente complessi, sembrano buttati lì perché ci devono essere, come contentino per quella parte di pubblico che ama aggrapparsi a uno straccio di world building per seguire la storia con maggiore interesse. Ma soprattutto perché 3) non si vede NIENTE di quello che ci viene raccontato negli spiegoni, e le varie tipologie di vampiro diventano confuse sfumature secondarie liquidate con un sostanziale “quello è un vampiro, meniamolo” da un regista chiaramente interessato solo a quanto in alto saltano, con che flessibilità si piegano e a quante botte resistono.
Alla fine, dovessi racchiudere l’intero film in una sola scena, è quella dove Snoop Dogg combatte i vampiri e poi persino lui viene rimpiazzato da una controfigura che si esibisce in un calcio volante acrobatico. Dove minchia l’ha trovato Snoop Dogg, con tutte le canne che si fuma, il tempo per imparare la capoeira???
Streaming-quote:
“Basta cazzate, date a J.J. uno spin-off di John Wick”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Ero anche tentato, ma poi ho visto la durata e anche no grazie.
Perché da qualche anno anche i film più ignoranti devono durare più di 80 minuti per darsi un tono? Nolan, cosa hai fatto?!
Quella è effettivamente una domanda da un milione di dollari, anche se la risposta credo sia “Netflix vi vuole incollati allo schermo per più tempo possibile, non importa come”. C’è da dire però che, nel panorama moderno generale, i 110 minuti di questo film in confronto agli altri sono i nuovi 80 minuti.
Questo è vero, poteva andare bene peggio…
Ma quindi Adkins fa solo una scena? Quasi quasi mi guardo solo quella poi me lo segno come visto
Divertente per 3/4 ,belle le scene di azione.
Finale giù di tono rispetto al tutto.
Giusto per dire Peter Stormare lo si ritrova in quella bomba di V.I.P. diretto dallo sceneggiatore di I Saw the devil,inutile commentarlo.
Visto a ferragosto, subito digerito e dimenticato in tempo per la live su Twich.
In effetti le botte sono buone e il fatto di giocare sulla mobilità articolare dei vampiri permette manovre carine (anche se poi ripetitive). Ho personalmente adorato la resa dello shotgun di Foxx che letteralmente ti scaraventa in avanti di 10/15 metri.
La scena con i bro è la migliore, in particolare il “passaggio del proiettile”!
Però qualcuno mi deve spiegare perché titolarlo Day Shift quando la battuta migliore è “welcome to the motherfucking night shift”.
Una robetta veramente bruttina.Un paio di buone intuizione lasciate per strada e sfruttate malissimo.(la vampira agente immobiliare e i fratelli cacciatori)
Inizio pessimo senza un minimo di introduzione.Spiegoni sull’ennesima variazione sul tema vampiri che ha francamente stufato.
Franco che gli tocca rifare più o meno lo stesso ruolo (nella seconda parte) a distanza di 10 anni da Fright Night.
2 ore buttate nel cesso.
Si capisce che non mi è piaciuto?
Nell’Action reel del migliore dei J.J. qual’è il film con gli stant della moto da cross usata nelle maniere più pazze ed improbabili?
Solo per i completisti di Scott Adkins, purche’ abbiano tendenze masochiste.
Film che sbaglia tutto, mischiando troppi generi senza avere le idee chiare sulla direzione da prendere. Hai Jamie Foxx e gli fai recitare la parte del caccia vampiri proletario che deve nascondere la propria identita’ segreta alla moglie?
Completamente fuori ruolo, non ci crede nemmeno lui e si salva solo grazie al mestiere. Eppure le premesse c’erano, Netflix avrebbe potuto avere un cupo action alla Blade, prima dell’arrivo del reboot del Mcu, ma si arriva al massimo alla citazione della crema solare.
L’idea della gentrificazione vampirica e’ presa da Vampires vs the Bronx ma al regista ex-stuntman la critica socio-economica non interessa, meglio concentrarsi sui corsi avanzati di yoga post-mortem, unico spunto originale della trama.
Il buddy cop ha una ironia greve e manca del tutto la chimica tra i due attori, considerando che Dave Franco non ha ne’ i tempi comici ne’ sa lanciare la pistola, anzi il fucile a pompa, al protagonista in difficolta’. Groucho inorridirebbe. Tra l’altro la sua trasformazione viola la gia’ scarsa coerenza interna della storia, visto che la sete di sangue e’ subito dominata ed il raziocinio conservato, a differenza degli altri vampiri che fanno a gara per lanciarsi con doppi carpiati sulle fucilate.
Si arriva al finale stremati dalla noia, tra scenografie prese da una puntata di Buffy ed un ritmo inesistente, con i cattivi e gli ostaggi che marciano per chilometri nel tempio sotterraneo, senza un vero perche’, in attesa della resa dei conti. A proposito dell’aiutante di Karla Souza, prego includere tra i bravi attori in un ruolo umiliante il tedesco con origini italiche Oliver Masucci, gia’ presente in Dark, tra le piu’ intriganti serie tv prodotte da Netflix.
La posta in gioco e’ nulla, anche l’apparente sacrificio di Snoop Dogg, dopo il momento minigun alla Jesse Ventura, non provoca reazioni, del resto perche’ non farsi direttamente mordere dai vampiri se l’imbranato colletto bianco ne e’ uscito solo rafforzato e senza patire sgradevoli effetti collaterali?
Filo interdentale d’argento vero protagonista non accreditato, il matrimonio e’ salvo, Los Angeles protetta dall’imborghesimento vampirico-immobiliare. Birrerie artigianali e negozi di abbigliamento vintage dovranno attendere.
lo guarderò proprio quando sarò alla frutta…dai Scott coso ha una controfigura? solo questo fa lanciare il film nel cestonissimo … ma Netflix ha proprio soldi da buttare? li davano un po’ in crisi ultimamente…
Ormai metto su un film qualsiasi di Netflix e so già che, se mi va alla grandissima, al massimo metterò le tre stelline su letterboxd. Quanti soldi che buttano (e quanto tempo che mi fanno sprecare).
Io non mi aspettavo niente di più di quello che ho visto e mi sono divertito.
Vado un po’ controcorrente, tolto il primo combattimento con la vecchia, a mio modo di vedere comunque troppo lungo, tutti gli altri combattimenti mi sono risultati piuttosto noiosi, tanto che preferivo le scene da buddy movie tra cacciatore e “contabile nerd”. Il film scorreva abbastanza bene fino a 3/4, poi mi sembra sia stato chiuso velocemente in un finale altrettanto insipido e raffazzonato.
L’ho trovato insipido: non sapevo chi fosse il regista, ma salvavo il film solo per le scene action.
L’arrivo di scott adkins come uno dei nazarian è stato insospettato da parte mia e piacevole rivelazione per il successivo quarto d’ora (anche se la scena del proiettile per esagerazione sembrava presa dai “tacticool reloads” di freddie wong e la corridor crew”).
In generale però apprezzo poco jamie foxx e questa è stata l’ennesima conferma di quanto non mi piaccia.
A livello di film di vampiri sui servixi di streaming ho gradito di più quello con l’autista di limo simil-uber (un world building più interessante e funzionale al narrato) oppure il già citato vs the bronx, dove almeno la gentrificazione era centrale nella storia.
Quindi per me questo è un film dimenticabile: uno di quei franchise che se proseguissero cambiando il protagonista guarderei con più interesse anziché con fastidio.
Nathan
Premessa: mi sono divertito.
Non avevo letto un cazzo del film e vedere arrivare in scena Scott che invece che fare l’eroe action con pistoletta generico, MENA, è stata inoltre una piacevolissima sorpresa.
Però c’è l’impressione che manchi qualcosa, e qualcos’altro sia stato fatto male.
La trasformazione di Franco in vampiro serve davvero? Cosa aggiunge alla trama? Solo assurdità del fatto che in venti secondi domini la sete di sangue diventando in vampiro “dei buoni”.
La storyline secondaria della crema solare per vampiri diurni? Probabilmente tagliata in montaggio.
E perché i vampiri di (quella gran patagnocca di) Karla Souza ammazzavano altri vampiri? Non si sa (altro taglio di montaggio?).
Mai visto un film così brutto. Sembra una presa di giro dei film d’azione, direi quasi finanziato dalle multinazionali segrete dei film d’autore per far disamorare il popolo dai film d’azione
Sembra tipo la mamma che cerca di fare la giovane alla tua festa di compleanno e si presenta a tutti dicendo “bella raga”