Nel boschetto delle allegorie, in una casetta fatta di metafore, vivono una mamma con due figli e il loro cane. Non c’è un prima. Non esiste un’origine, una causa per la quale sono lì da soli. Non c’è un antefatto o una spiegazione e quindi non c’è nemmeno uno scopo chiaro, solo un dopo terribile, un rischio per tutti quanti che potrebbe materializzarsi da un momento all’altro nella forma dei mostri. Ci sono i mostri lì fuori e bisogna stare protetti in casa. Capito? Mostri… La casa che protegge… Una madre, dei figli… I pericoli fuori e la paura che trattiene… Tutto chiaro? Per me no e non lo sarà fino alla fine.
Sembra di stare in un film di Shyamalan, di quelli pigri in cui non gli va minimamente di scrivere antefatti ma solo di parlare delle conseguenze. Un po’ Bussano alla porta, un po’ The Village. Esistono infatti conseguenze possibili terrificanti se ci si lascia andare ai mostri e non si rimane legati con una corda alla casa. La casa è l’unica cosa che impedisce ai tre di essere preda di visioni che anche noi vediamo (quindi non è come The Village nel senso che poi era tutta una messa in scena, ma è come The Village nel senso che la minaccia tiene tutti incatenati). Invece è un film di Aja, che ha deciso di scrivere e dirigere questa cosa informe in cui è tutto inconscio, è tutto paura sommersa, è tutto simbolo di qualcos’altro. Anche se tu non sai cosa non importa.
Bisognava capirlo dalla presenza di Halle Berry, da anni Medusa del cinema americano. Ogni film che la vede protagonista è un disastro insalvabile e Never Let Go non fa eccezione. Intorno a lei e alle sue minaccione con gli occhi fuori dalle orbite si gioca il film, perché molto a lungo il punto di tutto è “Vogliamo crederle o no? Mente o dice la verità?”, quindi ci dovrebbe essere tutta una tensione data dall’indecisione sul crederle o meno. Ma non è così. E poi ci sono i due bambini, adorabili bambini arguti e pieni di opinioni non richieste che a un certo punto si stufano di vivere in quella maniera, mangiando solo ciò che trovano e cacciano, e se non si caccia niente allora corteccia di albero fritta (sul serio). Ma l’olio o il burro o comunque il grasso per friggere dove lo trovano??
Se ci si comincia a fare delle domande in Never Let Go non si finisce più. C’è stata un’apocalisse? Perché ogni tanto fanno riferimento a qualcosa che è accaduto dopo la quale tutto è andato male? E cosa hanno a che vedere le presenze sovrannaturali del boschetto delle allegorie con questo evento? Ma soprattutto in questo boschetto delle allegorie, di cosa sono allegorie queste paure? Perché Never Let Go, con la sua storia di bambini legati alla casa, necessità di emanciparsi e pericoli dell’autonomia, ma anche sicurezza nelle proprie pareti, sembra continuamente avere un referente diretto ma poi, effettivamente, non è allegoria compiuta di nulla.
Quindi facendo un attimo il punto della situazione: ci si trova a un certo punto che i bambini sono “la gente” e la madre è “il governo/la chiesa/il potere”, quella che insomma dice le cose come stanno e impone le regole, anche senza spiegarsi. Così i bambini si dividono: uno le crede e vuole obbedire e l’altro non avendo prove pensa sia matta. Sono fede contro ragione. Fin qui ce la faccio. Ancora ci sono.
Quando uno dei due, quello più razionale, decide di rompere la regola numero 1, cioè se ne va in giro senza la corda che li lega alla casa e rinchiude la madre nel capanno, anche lei senza corda, così da dimostrare che non c’è niente di quel che lei dice, precipita tutto. Ed è in quel preciso istante, quando tutto va a rotoli e i pericoli si materializzano, la gente si aizza l’una contro l’altra, spuntano fuori balestre (!), accette e via dicendo, che realizzi che di questi non te ne frega niente. Il vero fallimento di Never Let Go e di Aja non è tanto che non ha senso ma che nessuno di questi personaggi sviluppa una relazione con lo spettatore, anzi! Sono tutti abbastanza stomachevoli e fastidiosi e si può facilmente desiderare la loro morte.

L’ingresso in scena della balestra. Momento più alto di tutto il film (lse vanno a caccia tutti i giorni e frecce dove le prendono? le fabbricano? hanno un arsenale?)
Non si può stare dalla parte della madre che non spiega niente ai figli (e quindi nemmeno a noi) ragione per la quale è odiosa. Non si può stare con il figlio che rappresenta la fede perché la sua adesione alla volontà della madre è così acritica da renderlo un idiota. E di certo non si può stare con il figlio scettico che fa solo idiozie e sembra non provare nessun rimorso. A un certo punto poi un momento “mi sono immaginato tutto?” rischia di far volare le sedie in sala e non si può più stare con il film. Aja lo può finire come gli pare, il mio cervello è già uscito dalla sala e si sta fumando una sigaretta fuori.
Dvd-quote suggerita
“Terribile. Assolutamente terribile. Per essere un film con Halle Berry protagonista però mica male!”
Jackie Lang, i400calci.com
Molto interessante.
Lo vedrò di sicuro.
In quest’epoca di film idioti, realizzare un primato potrebbe essere la strategia ultima per fare audience.
***** SPOILER ***********
Secondo me, nella interpretazione per cui “il male” è la visualizzazione dei propri sensi di colpa (la madre per aver ucciso i genitori e il marito, il figlio maggiore per avere ucciso il ragazzo con lo zaino e il figlio minore per aver causato il suicidio della madre) il film non è male. La metafora per cui nel momento in cui il ragazzo “abbraccia” il proprio senso di colpa abbracciando l’essere serpentiforme in cui si era trasformata la madre questo si “affloscia” e svanisce rende abbastanza l’idea. Resta purtroppo il fatto che la prima parte è di una noia tremenda, ma secondo me l’idea, anche se non particolarmente innovativa (Babadook vi ricorda qualcosa?) non è male e il film rivisto in questa ottica assume un’altra prospettiva (anche la scena iniziale della ragazza lasciata a morire nel bosco)
Praticamente è Encanto senza Bruno e senza canzoni.
… ma almeno ci esce una nomination decente ai prossimi Sylvester per Miglior Bambino/i Orribile/i?
o un Premio Brava di consolazione per la Berry?
qualcosa, cazzo
A me non è dispiaciuto ad essere sincero, anzi ho trovato spunti interessanti, e la limitatezza e chiusura del contesto, proprio perché non spiegata, è bella claustrofobica e lascia aperta alla sensibilità dell’utente di ipotizzare (la mamma è matta? Ha in tutto o in parte ragione? C’è qualcosa fuori dal piccolo contesto di quella casa?) anche dopo l’ambiguo finale. Leggo però ovunque recensioni negative, per cui evidentemente mi sbaglio io, o comunque ci ho visto cose o pregi che non ci sono…la Barry mi è piaciuta, dura e allucinata come la storia richiede. Per me almeno un film sufficiente.
Stiamo calmi con Halle Berry, Bruised spaccava tantissimo
Peraltro mi pare che anche qui sul sito si fosse parlato non male di Bruised.
Vabbè, Halle Berry ha rotto i coglioni comunque, bruised o non bruised.
Son andato a vedere e dopo Bruised (anno domini 2021) ha fatto un film Netflix con Mark Wahlberg (serve che dica che e’ una merda o basta la definizione”film netflix con mark wahlberg) e MOONFALL di Emmerich.
La monnezza.
Quello con Whalberg l’hanno girato qua fuori.
Si capiva che era una merda anche assistendo alle riprese.
Comunque, tanto per essere chiari, come per M3gan, anche per Halle vale il motto degli SFREGIO.
C’è un bel po’ di confusione. Forse è dovuta a tagli impietosi imposti dalla produzione. Forse è voluta. Forse è il frutto di asineria. Chissà. Ad ogni modo, senza spremersi troppo le cervella, qualche ipotesi ermeneutica se ne trae.
Di sicuro la madre è la peccatrice, l’Eva da cui discende il male che si spande sulla casa ed i figli. Ecco, ma quale è il peccato? Vediamo: c’è un marito, o compagno, insomma il padre dei bambini che è stato probabilmente ucciso dalla madre: guarda caso, è un afroamericano, come i bambini. Il peccato è aver fornicato con un uomo di colore? Oppure essere scappata di casa quando era giovane-giovane? E poi, questa ” brutta monella” troppo cresciuta ha ucciso la madre, che cerca vendetta. Ecco: sono ossessioni psicologiche o presenze reali? Lasciare la corda, le litanie ed i rituali scaramantici della casa, ossia in fin dei conti liberarsi, è una conquista o un azzardo? Lì fuori c’è davvero la libertà oppure il mondo è solo un’illusione che nasconde una realtà spaventosa,indicibile, come ci insegnano qui e là mitologie e mitografi ? Stiamo parlando forse della crescita, del passaggio dall’ infanzia alla adolescenza, e lo stiamo descrivendo come drammatico, sconquassante, pieno di paure e rimorsi? Oppure parliamo del semplice esercizio della critica?E’ bello questo mettere in discussione chi mette in discussione, questo alitare di dubbi dietro ogni angolo bujo. Di burro e di altri condimenti ci può essere una scorta ( si vedono barattoli con sostanze edibili ) oppure forse c’è un indicibile anche dietro il burro: provenienza umana, chissà…Quanto ai dardi per balestra, sono riciclabili, suvvia! E’ pure in sintonia con la cultura del riciclo. La buona ambiguità fra il vero ed il reale, fra il giusto e l’ ingiusto, fra il dovere ed i sensi di colpa è un piatto che però qui viene servito non solo freddo, ma pure irrancidito. Forse quel che di buono si intuisce non è reso bene, perchè il film è ripetitivo e senza ritmo, questo va detto. e si sbadiglia molto. A rovinare il tutto c’è proprio il soprannaturale finale, con l’atmosfera onirica che diventa grottesca, alla Dario Argento suspirinfernoso: il serpente che cresce,la madre che ama e insieme divora, vuol bene alla propria creatura ma la guarda con ferocia, invidiandole qualcosa, forse la giovinezza, la vita, la durata dopo di sè…boh! Non attardiamoci a cercare significati perchè forse il regista li ha volutamente sfumati, così che noi rimanessimo qui a scriverne. No. Quel che non funziona è il meccanismo di questo film, troppo fangoso e poco coinvolgente. Non c’è collante, molti personaggi sono solo meteore, non si concatenano…La produzione ringrazia. Meno gente a busta paga, meno rotture di palle per cercare gli scenari adatti: tutto casa e bosco.Il film non convince. Ma le premesse per farne un prodotto di onesto horror c’erano. Occasione mancata!
(spoiler)
L’inquadratura sulla polaroid del bambino pazzone che c’ha la mano del mostro sulla spalla è l’immagine più Piccoli Brividi che sia stata fatta. Nel peggiore dei sensi possibile.