Torniamo dalle vacanze freschi, riposati, e con quattro opinioni al prezzo di una per un 2025 che inizia col botto con uno dei film più attesi e chiacchierati. A voi:
Il pezzo di George Rohmer
Credo che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che Dracula sia uno dei più grandi miti moderni, forse il più grande. Di certo è il più grande mito legato al cinema. Sì, lo so bene che Dracula è nato nella letteratura, ma il cinema lo ha immediatamente abbracciato e portato in palmo di mano alla vittoria, lo ha cementato nella memoria collettiva al punto tale che tutti sappiamo chi è Dracula e ne conosciamo a grandi linee la storia, magari senza aver mai letto il romanzo di Bram Stoker. Non è un caso che, nella sua versione, Coppola ci abbia piazzato anche le origini del cinema. Ed è ironico il fatto che il primo incontro tra Dracula e il cinema sia avvenuto tramite una versione taroccata, girata coi nomi diversi per non pagare i diritti come i peggio maneggioni italiani.
Come per ogni mito, comunque, anche quello di Dracula è raccontato ogni volta in maniera leggermente diversa, a seconda di cosa l’autore di turno voglia dire con quella storia archetipica e di quali istanze correnti voglia parlare. L’esempio dei tre Nosferatu è perfetto, in questo senso: la sinossi di base è la stessa, eppure sono tre film molto diversi tra loro, con scelte creative e tematiche diversissime. Ancora meglio se mettiamo a confronto i Dracula con i Nosferatu: stessa sinossi di massima, tanto che la vedova di Bram Stoker fece con successo causa a Murnau, ma c’è un dettaglio che distingue le due “famiglie” e sta tutto nel personaggio di Ellen/Mina/Lucy o come diavolo volete chiamarla. In Dracula, tendenzialmente sono gli uomini a salvarla dalla dannazione e sconfiggere il vampiro. In Nosferatu la costante è che invece sia proprio Ellen a sacrificarsi per ucciderlo.
Robert Eggers lo sa bene, ed è per questo che il suo film si chiama Nosferatu e non Dracula. Un remake di Nosferatu, oggi, è una scelta precisa, visto che il romanzo di Bram Stoker è di dominio pubblico sin da prima che Herzog girasse la sua versione (con i nomi originali, scelta che ho sempre trovato bizzarra, in puro stile Herzog). Tornare all’ambientazione in Germania e ai nomi della versione di Murnau non sarebbe obbligatorio, ma Eggers lo ha fatto perché a lui interessava più che altro parlare di Ellen e del suo ruolo nella battaglia contro il vampiro: non quello di una semplice damsel in distress, ma di donna indipendente, outsider in una società fortemente patriarcale (rappresentata, tendenzialmente, dal personaggio di Aaron Taylor-Johnson, gentile e disponibile finché non si mettono in discussione il suo ruolo e il suo mondo).
Intorno a questo, Eggers fa ruotare tutta la sua visione di Nosferatu, estremizza alcune idee già presenti in Murnau, soprattutto il fatto che il povero Thomas Hutter sia convinto di essere l’eroe, ma sia in realtà solo una pedina in un gioco più grande. L’ideona di Eggers (piccolo SPOILER) è quella di costruire una resa dei conti finale in parallelo: da un lato c’è la quest maschile, con Thomas, Von Franz (il Van Helsing della situa, interpretato in maniera come sempre impeccabile da Willem Dafoe) e compagnia cantante che si recano nell’antro della bestia per ucciderla, in realtà un puro specchietto per le allodole. Dall’altra c’è la vera battaglia finale che si gioca a letto tra Ellen e Orlok.
L’altra ideona è esplicitare il legame sessuale/mistico tra questi ultimi due, che si “incontrano” molto prima del viaggio in Transilvania di Thomas. Qui non ci sono mezzi termini: Orlok intende trasferirsi a Wisburg proprio perché è lì che vive Ellen. Da parte sua, Ellen è una sorta di medium che ha accesso al mondo delle ombre, è a contatto diretto con il suo lato “oscuro”, le pulsioni che la società del tempo tendeva a spazzare sotto il tappeto. In uno dei momenti migliori del film, Orlok si definisce “un desiderio”, nulla più. Un desiderio non è di per sé buono o cattivo, è ciò che si fa con esso a definirci.
Ed ecco la terza ideona: il film di Eggers è forse il più moralmente ambiguo tra tutti gli adattamenti di Dracula, addirittura più del già ben ambiguo Nosferatu di Herzog. Qui bene e male si confondono, si mescolano, colorando tutto di grigio (letteralmente). Perché se il ripugnante vampiro di Bill Skarsgård è una presenza terrificante, non gli è da meno una società opprimente, in cui la violenza, anche fisica, nei confronti delle donne è accettata nel quotidiano, e le pulsioni vengono represse nella vergogna. Ed è assolutamente bellissimo che la vittoria e la salvezza dalla peste arrivino cedendo a quelle stesse pulsioni.
Tecnicamente, Nosferatu è ineccepibile, come ci ha abituati Eggers. La messa in scena è sontuosa, dettagliatissima, combina realismo della ricostruzione storica e strizzate d’occhio all’espressionismo. Però devo ammettere che nella prima parte ho fatto un po’ fatica a digerire il tutto: erano dieci anni che Eggers voleva fare questo film, e si vede. Il Robert sembra provarci un po’ troppo, sembra voler innanzitutto dimostrare qualcosa a se stesso e a noi, e il rischio di caricare eccessivamente il film è sempre dietro l’angolo. Il problema, con tutta la prima parte, ovvero quella che segue più pedissequamente il classico intreccio di Dracula, è che sembra non avere niente di nuovo da dire, pur dicendo tutto benissimo. Il che, quando si è in compagnia di Murnau e Herzog, è un guaio. L’altro problema è che, da bravo americano, Eggers si sente in dovere di esplicitare tutto e non lascia nulla all’immaginazione. Lo sappiamo tutti che l’impresario immobiliare Knock è l’equivalente di Renfield e cadrà vittima di Orlok, ma solo Eggers ce lo mostra mentre evoca il suo maestro in un rito satanico, subito dopo aver spedito il povero Thomas al suo destino. Pure un americano colto come Eggers non ce la fa a non spiegarti the rave and the fave.
Il terzo problema, giusto per amore di equilibrio, è il look del vampiro – e dai, su, non sto parlando del dettaglio sulla bocca di tutti, e decisamente su quella di Orlok. È encomiabile che Eggers abbia voluto fare una cosa tutta sua, che rielaborasse l’originale Nosferatu tematicamente e stilisticamente, e ci sta che abbia anche voluto studiare un nuovo design per Orlok. Se a distinguere Nosferatu da Dracula è principalmente il ruolo della donna, deve essere possibile modificare lo stesso Orlok senza che si dica che questo non è Nosferatu. Sono d’accordo. Però credo anche che Eggers non sia riuscito a venirsene fuori con una valida alternativa: il suo Orlok rimane quasi sempre nell’ombra e, quando si vede, appare come un cadavere in putrefazione. È una bella idea, sulla carta, ma non ha un briciolo dell’immediatezza iconografica dell’Orlok originale. Senza contare che Bill Skarsgård è truccato in maniera così pesante, e illuminato così poco, da risultare assolutamente irriconoscibile.
Per fortuna Skarsgård ha lavorato molto sulla voce, l’accento e l’intonazione delle battute, tanto da dare almeno un’interpretazione vocale originale, anche se a tratti un po’ troppo pesante e insistita. Altrimenti avrebbe potuto esserci qualunque altro figurante nel ruolo. Per il resto il cast fa il suo: Lily-Rose Depp e Nicholas Hoult si comportano egregiamente, e sono circondati da fuoriclasse come Ralph Ineson e Dafoe. Eggers è bravo a dirigere gli attori e a tirare fuori il meglio da tutti, e qui non è da meno.
Resta che Nosferatu prende il volo solamente dopo un po’, quando smette di essere un puro esercizio di grande stile e trova la propria voce originale. Con tutti i difetti, rimane comunque un buon Dracula, che ti resta incollato in testa ben dopo la visione. Se potete, vedetelo in lingua originale, altrimenti anche tutti gli sforzi di Skarsgård andranno a farsi benedire maledire.
Il pezzo di Nanni Cobretti
Era il lontano 1992, e il piccolo Nanni trotterellando a casa dall’edicola leggeva le prime anticipazioni dall’attesissimo Dracula di Francis Ford Coppola. “Sarà fedelissimo all’originale!”, dicevano. “Tornerà alle vere origini del mito!”, garantivano. “Sarà pieno di effetti speciali vecchia maniera!”, giuravano. E poi mi ritrovai davanti a un Conte vestito come il Mago Otelma e con i capelli a forma di orecchie di Topolino, contrastato da un povero Keanu Reeves che non si capiva se fosse più terrorizzato da lui o dal dover fare l’accento inglese. Ogni tanto ti descrivono qualcosa, ti crei delle aspettative, e le due cose non corrispondono: gran film, il Dracula di Coppola, ma mi ci vollero un altro paio di visioni per capire cosa realmente volesse fare, e apprezzarlo per i suoi meriti e non per i viaggi chiaramente depistati che mi ero fatto. Sapete che film mi ero immaginato nella testa, nel 1992, sbagliando ovviamente di grosso? Il Nosferatu di Robert Eggers. Ero fresco dell’originale di Murnau, che mi aveva lasciato un’inquietudine che mai più avrei ritrovato in un’esperienza cinematografica, e speravo in qualcosa che continuasse sulla stessa traccia. Eggers ormai l’abbiamo capito com’è fatto: ha la fissazione per la filologia spinta, e sogna di essere nato nella Germania dei primi del ‘900. È una tara che presto o tardi lo porterà, garantito, a diventare una barzelletta manierista come Tim Burton, ma per quel che mi riguarda il momento non è ancora arrivato.
Eggers fa una cosa che lo salva, innanzitutto: fa cinema. Imposta le fondamenta dei suoi progetti col piglio del documentarista, sì, ma fa ancora cinema, che mette una costruzione tecnico-estetica e dell’atmosfera davanti a tutto. E quello che fa in Nosferatu è tornare alle origini dell’orrore: rimettere tutto in discussione, svuotare il suo bicchiere di conoscenza da tutto ciò che è stata la figura del vampiro (e non solo) nei tempi moderni, tornare alle storie folkloristiche di una volta, e raccontarci quelle paure originali: il male puro, i bisogni e i sentimenti più basici e quotidiani, le superstizioni contro la scienza. L’immaginazione popolare. È una roba completamente fuori da ogni logica commerciale odierna, ma che miracolosamente funziona al botteghino metà per coincidenze culturali imperscrutabili, e l’altra metà perché di nuovo, Eggers non dimentica mai che un film è un film: non è un libro, non è una lettera aperta, non è un servizio di SuperQuark. Non c’è nessun motivo per tenere segreto l’aspetto del Conte Orlok, come ha deciso di fare il marketing, anche se nel film è in gran parte lasciato avvolto nella fitta penombra: c’è che non è roba da pupazzetti, e fuori contesto rischierebbe di non essere capito perché, come dice George più su, più di tanto non gli interessa essere iconico. Il resto è lo spettacolo di tornare alle origini del mestiere, come se si stesse ricostruendo la vera fonte di Dracula e non la sua più nota versione alternativa, e creare l’orrore con gli ingredienti del pacchetto base: le luci, le ombre, le sagome. Il sudore, le convulsioni, il terrore letto in faccia. Le paranoie, le leggende, le suggestioni, la scienza che sapeva troppo poco per sembrare affidabile. I movimenti di macchina semplici e diretti, la gestione dei tempi. La solitudine che porta alla follia, in tanti modi diversi. La figa, di cui un singolo pelo è capace di possedere una potenza di trazione superiore a quella di un carro di buoi. Io sono contento. Lo aspettavo da più di 30 anni.
Il pezzo di Cicciolina Wertmüller
L’altra sera, una volta uscita dalla visione di Nosferatu, ho riletto la mia rece di The Northman; non solo non ho cambiato opinione su di esso, ma mi sono accorta che i difetti che gli avevo imputato sono gli stessi che ho trovato in Nosferatu. Ma anche i pregi! Insomma, sono due film che si somigliano molto e che illustrano in modo molto preciso che tipo di cinema interessa in questo momento a Eggers: non più quello emozionante ed intellettualmente appagante di The VVitch, bensì un cinema che ti riempie gli occhi di bellezza, il cuore di niente e il cervello di boh, qualcosa che devi inventarti tu perché lui non ha mica tempo di pensarci troppo. Un etto scarso di esoterismo, uno e mezzo di sessualità repressa, due rametti di liberazione femminile, mischiare tutto e bona così, cosa vuoi di più?
Come e peggio di The Northman, anche Nosferatu si basa su una bicromia manichea; Eggers (benissimo servito dal fido Jarin Blaschke, lui davvero un mostro della fotografia) vede solo blu e giallo, li giustappone senza vergogna ignorando l’esistenza del resto dello spettro cromatico. Forse è daltonico? Sta di fatto che quando viene inquadrato un albero di Natale, ti rendi conto che la tua retina non percepiva il verde da troppo tempo; e quando viene inquadrato il sangue – ecco, appunto: *quando* mi fai vedere un po’ di sangue, Eggers? Sono previsti dei vampiri nel tuo film di vampiri? Non dico i fiotti di sangue del Dracula di Coppola o le cascate di The Shining, però insomma, quelle due gocce scarse… cosa voglio di più? Ecco, voglio il sangue.
Come e peggio di The Northman, anche Nosferatu è un film troppo distaccato e artificioso per farmi gridare al miracolo. La sua bellezza estetica è costantemente devastante ma non tocca corde profonde; la scena (erotica? di sesso? di lussuria?) …la scena in cui Hoult cala le braghe è risibile tanto è innaturale e la direzione dei due attori, pur bravi in tutto il resto del film, va a ramengo. Stessa cosa per l’amplesso finale fra Ellen e Orlok: in teoria dovrebbe essere lo zenith dell’emozione e gli ingredienti di sono tutti, tranne quello più importante, cioè la sensualità. Avete presente quando la gente rompe il cazzo a Christopher Nolan perchè non sa scrivere i personaggi femminili? Per me Eggers è ancora peggio, Eggers proprio non sa filmare l’erotismo; non fa parte del suo cinema. Prende Depp e Skarsgård e li fa limonare, cosa vuoi di più? Difatti, alla fine della fiera questo terrificante Nosferatu, che meno lo vedi e più ti fa paura (e qui sono in disaccordo con lo stimato collega George, per me il fatto che Orlok si riveli a poco a poco è una delle idee più riuscite), si rivela per essere un non-morto di figa che si fa cattare all’alba come uno scemo.
È insomma un film disperatamente letterale, ornamentale, più Biedermaier che gotico. Va visto per gli sforzi attoriali (madonna, Willem, va bene ma stai calmo! E comunque Ralph Ineson <3), per una crew di specialisti (Blaschke, Linda Muir) e perché, sotto sotto, riesce a fare un pochino di paura – almeno a me. Però stavolta, come già accennavo dopo The Northman, sono costretta ad ammetterlo: il cinema che in questo momento interessa a Eggers non interessa a me.
Il pezzo di Bongiorno Miike
Seduto sulla poltroncina del cinema di Orio al Serio, tra la promozione di un’azienda di tende da esterno e il trailer del nuovo horror che più horror non si può intitolato BagMan e che, straordinario a dirsi, parla di un uomo con un sacco, prima che le luci si abbassassero del tutto, mi sono trovato a chiedermi: “Chissà quale Eggers vedrò, oggi?”
Dopo due ore e una manciata di minuti, mentre sullo schermo scorrevano i titoli di coda scritti in un un pacchianissimo font finto calligrafico, mi sono dato una risposta: “Questo è di sicuro Bert Eggers”.
Confusi? Non dovreste, a meno che non abbiate problemi con il periodare lungo e involuto.
Vedete, io ho una teoria. Una teoria che ho formulato mentre, guardando un film sui vichinghi, sullo schermo mi è apparsa a tradimento Björk (tendo sempre a formulare teorie in risposta a traumi improvvisi e/o dolori che non penso di meritarmi).
Secondo questa teoria esistono due Eggers: Rob Eggers e Bert Eggers.
All’inizio della carriera si firmavano Rob-Bert Eggers.
Sarà solo l’incontro con un un geniale impresario dal ciuffo sbarazzino, che si trasformeranno in Robert Eggers. Più facile e più diretto più memorabile più joca jouer. Ma questa è un’altra storia che troverà spazio nella prossima serie di Sidney Sibilia.
Ora, secondo questa mia teoria Rob e Bert condividono l’essere affetti da mania di controllo, ciascuno però in maniera diversa: Rob ha l’ossessione della narrazione (che scarica macerandosi nella foga filologica e nella ricerca sanguinosa di verosimiglianza), Bert invece è dipendente dal controllo dell’estetica (inquadrature simmetriche, desaturazioni criminale, geometrie architettoniche, bei costumi, belle corna, bel pelo).
A Rob il cinema di Bert sembra autocompiaciuto, pop, inutilmente barocco; a Bert il cinema di Rob sembra cupo, oscuro, esageratamente autoriale.
Cosa hanno in comune i due Eggers? L’amore per il gotico e Willem Defoe.
In questi anni abbiamo visto Rob fare da regista e Bert da assistente (The VVitch e The Lighthouse), più recentemente è stato Bert a prendere il controllo (The Northman).
Perché?
Semplice,
Bert, essendo quello più simpatico dei due nonché quello meglio vestito, si è fatto più amici di Rob, ottenendo quindi anche budget più cospicui per film più grossi. Con più costumi. Più maniche a sbuffo. Più Björk. Al povero Rob non è rimasto che fare pippa e, a sto giro tra i Carpazi, rinunciare anche al suo ruolo di silenzioso contrappeso delle polluzioni dell’altro Eggers.
Nosferatu infatti è un film pieno zeppo di intuizioni, a tratti anche geniali, ma tutte relegate alla sfera prettamente estetico-visiva.
(E non sto parlando delle inquadrature simmetriche con cornici geometriche architettoniche, per me l’equivalente cinematografico della selezione Bastianich di McDonald’s).
Se vi piace quella cosa lì, se vi piace vedere quella cosa lì, e vederla per più di due ore in maniera insistita, costante, senza un attimo di respiro, gigioneggiante, allora Nosferatu è un filmone. Roba da rivedere e rivedere tante volte. Da chiamare amici e parenti e poi, ogni volta, dopo che è stato mantenuto un rispettoso silenzio fino alla fine dei titoli di coda, commentare: “Ma hai visto che inquadrature?”.
Se invece vi piace quel cinema che non vi dà riferimenti, che vi fa sentire come se foste seduti su un souvenir proveniente dal Cairo, un cinema ambiguo, crudele, più sensuale che erotico, nudo fino ai tendini, ecco probabilmente Nosferatu vi apparirà come la versione perfettamente girata della storia di un settantenne ingrifato che scopre l’esistenza del CalippoTour.
Secondo voi, a me quale dei due Eggers piace?
Web-quote:
“Nosferatu, Yesferatu, Forseratu: voi da che parte state?”
Social Media Manager dei 400 Calci
Un buon film, a me è piaciuto, però durante tutta la visione avevo sto pensiero attaccato al cranio: “Quello di Coppola gli piscia in testa”.
Per quello che può valere, d’accordo con Nanni.
Film molto denso, e “pieno”, e cerebrale, capisco perché lo si sia trovato, da qualcuno (molti?), carente di vitalità, ma d’altronde penso sia esattamente quello che l’autore voleva offrire.
Una bella summa di esoterismo giudaico (in primis) e cristiano, peraltro (che poi mi pare essere LA ossessione di Eggers).
Opera non “piacevole” e sicuramente non facilmente apprezzabile – a differenza di quella, sgargiante e sfavillante, di Coppola…
Gran ritorno, bravi.
Naturalmente qui, nello sprofondo provinciale dove vivo, non se ne parla di vedere una versione in lingua originale e quindi per la sala passo. Lo noleggerò. (Non sono un fissato, eh, ma per un certo tipo di film non ce la faccio più a sentire le solite voci dei “migliori doppiatori del mondo che tutte le genti della Terra ci invidiano”. Per restare in zona Eggers, mi è capitato di vedere alcune scene di The Lighthouse doppiato in un passaggio televisivo e.. ziocaro: no.)
Ma perché ad ogni opera bisogna appiccicargli i brand de “la lotta al patriarcato” e/o “la liberazione della donna”?
Ma magari, per una volta, un regista non vuole toccare quel tema? Nonostante Hollywood?
Discorso legittimo, però sinceramente o porti argomentazioni per cui secondo te in questo caso non voleva farlo (ma la figura di Ellen Hutter, come dice George, spinge visibilmente in questa direzione specie appunto se paragonata a precedenti trasposizioni) oppure sembra che ti stia antipatica la lotta al patriarcato a prescindere.
Ma la soluzione per uccidere il vampiro non è la stessa già nel film originario? Ed Ellen sinceramente non mi pare portatrice di una qualche volontà di sovversione delle convenzioni, piuttosto vittima incolpevole (? – primo punto di domanda, da dove viene il male realmente?) di un male dentro di lei (Predestinazione? I luoghi del racconto hanno un background religioso protestante…) forse emendabile col Sacrificio, forse no…ma il tema di fondo non mi è apparso affatto una qualche forma di lotta sociale, molto più forte è il dato soprannaturale (d’altronde, Ellen VUOLE entrare di pieno diritto nella società “patriarcale”, non FARLO perché il suo legame con l’occulto, e la sua psiche, non glielo permettono, altrimenti è evidente, nella narrazione, che anzi ha cercato nel ruolo di moglie modello lo strumento per poter diventare una “persona comune” e sconfiggere il suo male. Semmai un ulteriore tema di riflessione è il trattamento dei diversi in piena epoca di positivismo scientifico, e poi c’è ovviamente il solito accostamento tra malattia mentale e occulto. Il patriarcato in tutto questo c’è come realtà storica indubbia, nell’approccio a suo modo verista di Eggers, ma poco più. Anche perché la donna in collegamento con l’aldilà è, anche come tema storico PARTE INTEGRANTE della società/patriarcato – le streghe, quale Ellen può assimilarsi per doti naturali, non erano forse vittime di pulsioni sessuali e perversioni dei loro aguzzini (uomini)?
*”…non può FARLO perché il suo legame con l’occulto…”
Errata Corrige
Dracula/Nosferatu moriva nella stessa maniera sia nel film di Murnau che in quello di Herzog. E il film è pieno di riferimenti che è bello trovare.
Detto questo… Io credo che il bello del film (e l’obiettivo del regista) fosse proprio quello di scrivere una storia semplice e diretta, esattamente come le storie popolari di una volta. I racconti del folklore popolare che tanto ama e che non sono certo pieni di riflessioni e filosofia. Anzi ci ha messo un aggiunta di pensiero esoterico e riflessione sul ruolo della donna e sul desiderio che non si ritrovano nelle leggende dell’epoca.
In ultimo la figura fisica di Orlok, anche quella filologica è presa dal folklore slavo. Baffi inclusi.
I film classici di Dracula /Nosferatu sono tutti tematicamente più essenziali di questo, a eccezione di Coppola. Eppure nessuno gli ha mai chiesto di essere più di quel che sono.
Questo è un grande racconto gotico incentrato sulla figura di lei e con un vampiro horror che fa finalmente paura. Adoro.
Peeferisci l’allegoria del dittatore coi baffi e la giovine Europa? Un piccolo innocente flirt coi cascami di vecchie ideologie marce e poi ci ritroviamo coi neo nazifascisti al governo…
Sospetto che Eggers non avesse in mente niente del genere. Quanto al femminismo, dopo che Barbie ha fatto i soldi veri tutti si sentono in dovere di mettere le mani avanti e dire che il tal personaggio è femminista. Ma quando mai.
Ellen è più freak del conte: non ha un soldo, il medico la droga e la lega al letto, l’amico ricco la caccia di casa; gli uomini che le vogliono bene cercano di aiutarla ma sono inefficaci, persino il suo regista è troppo vigliacco per cambiare il finale. Sola, stanca, contaminata, il suo non è un nobile sacrificio, è un suicidio. Il che cambia comunque il senso del finale pur preservandone la forma. Deprimente.
@La Sciuretta: hai ragione sulla figura di Ellen ma scrivi “deprimente” come se fosse un difetto; Ellen e’ una figura tragica e non mi pare ci siano tragedie che non siano deprimenti (altrimenti si chiamerebbero drammi). Non vedo invece tutto ‘sto femminismo che qualcuno ci vede: come scritto dall’attento Pasquale, il patriarcato non e’ un concetto inserito a forza per ingraziarsi il pubblico woke (Eggers woke? Seriamente?!?) ma un termine che usiamo noi per analizzare il fatto che all’epoca dei fatti narrati i maschi semplicemente consideravano le femmine piu’ stupide di loro. Non si chiama femminismo ma, come ha gia’ scritto qualcuno prima di me, verismo.
Insomma: non e’ Eggers a sporcarsi di wokeness, siamo noi per come lo giudichiamo.
Prendendo un L’inizio di Mike, ero al cinema di Modena e sono rimasto non dico folgorato ma comunque estramemente entusiasta della visione come il buon Nanni quello sì. La parte che mi riempie la testa quale è? La stessa che riempie gli occhi , non bastano simmetrie e una fotografia per fare una regia che per due ore sia visivamente potente e qui ho trovato qualcosa che per 2 ore mi ha rimpieto gli occhi e da lì la mia passione per il cinema. Aggiungiamoci che finalmente siamo tornati ad un vampiro inteso come essere demoniaco, gutturale e ferino. Che abbandona il larga parte l’eleganza del Vampiro di Polidori che forte traspariva in Coppola nel suo racconto d’amore gotico oltre gli oceani del tempo per finire in un mostro semi decomposto ma comunque potentissimo e che incarna tutte le pulsioni più elementari legate a fame, violenza e sesso.
Ci sono cose che non mi convincono, per esempio non mi ha fatto impazzire Dafoe forse anche perchè mi aspettavo un professore meno matto e più alla Hopkins o comunque simile al romanzo, ma alla fine in un’opera ove tutti cadono nella follia (tra cui la necrofilia) beh ci sta anche la sua recitazione sopra le righe. Qualche punto di sceneggiatura che un pò cede ok ma
personalmente è uno dei film che più ho preferito negli ultimi anni ed Eggers (sia Rob che Bert) è di diritto tra i miei registi preferiti.
È un film meraviglioso nella parte iniziale, quella introduttiva in cui non a caso Eggers si sbizzarrisce a fare ciò che gli riesce meglio: la ricostruzione storica minuziosa e la rappresentazione del folklore popolare. Soprattutto il momento in cui Hutter arriva nell’accampamento zigano è stupenda. Poi rimane sempre bello ma forse perde un pochino di “carica”, il che è paradossale perché è proprio lì che dovrebbe mostrare Orlok che ne combina di ogni, invece a parte un marinaio sbranato non c’è più di tanto (la scena delle due gemelline è seminascosta al buio). Poi finale molto bello.
Non è un capolavoro e probabilmente gli preferisco “The Northman”, è comunque un gran bel film che merita il successo che sta avendo
Alcune parti sono state girate in luce naturale, tipo Tutta quella del castello per me girata con notevolissima maestria e movimenti veramente interessanti. Poi è vero che con la luce naturale si veda poco. Però fa anche il cinema ove uno l’ha guardato, spesso e volentieri mi è capitato di andare in cinema con la luminosità troppo bassa per nascondere una bassa qualità del proiettore o del telo.
Poi forse l’ha fatto anche per non renderlo troppo pesante perché pur essendo un vampiro mostruoso quasi uno zombie non è un horror vero e proprio (e in parte si vede con alcuni jump scare Mal gestiti). La ricostruzione storica tra l’ altro è minuziosa in più parti, anche a livello di costumi ben riprodotti in base al ceto di partenza e alle caratteristiche del personaggio.
Tra l’altro a mio avviso orlok combina per mezzo della sua influenza su personaggi e città, non tanto per vie dirette. Infatti paradossalmente è molto fisico e carnale ma lo vediamo anche poco, però agisce come un ombra che soffoca la città, come un burattinaio che controlla i personaggi e da lì una città piagata dalla peste con cani che divorano cadaveri lungo le strade e gente sempre più fuori di capoccia.
Mostrandolo di più forse si sarebbe caduti maggiormente nel gore o all’opposto si sarebbe rischiato di fare patatine con quello di Coppola ove era una sorta di antieroe romantico.
Sicuramente poteva mettere più sangue🤣
Poi per i miei gusti non sarà un capolavoro ma può stare benissimo al fianco degli altri 2 Nosferatu quindi l’ho trovato comunque notevolissimo.
Premessa: in teoria dovrei annoverarmi tra gli Yesferatu, perché riconosco al film tutto quello di buono che viene descritto nelle recensioni (ma questa non era una cosa difficile, perché è un film molto semplici, sta tutto lì alla luce del sole).
Eppure, nonostante volevo fortissimamente che mi piacesse, a fine visione mi sono ritrovato freddo, tutto molto bello ma eh, che fatica arrivare alla fine.
Bongiorno e Cicciolina, soprattutto lei, hanno messo bene a fuoco i motivi di questa mia freddezza: mi avevano promesso un Nosferatu ferino e mi sono ritrovato con un coso (filologicamente accurato) che chiacchera troppo e che somiglia al cattivo di Sonic
Visto in lingua originale e amato. Perfetto se siete degli amanti della luce perfetta, dell’ inquadratura simmetrica, dei cultori di Wes Anderson e N.W. Refn, ottimo per chi come me, è puntiglioso sul costume trucco parrucco fedelissimo all’epoca, dell’ ambientazione che deve essere giusta precisa. Per me se un regista cura tutto ciò, sceglie dei bravi attori e li dirige bene, con una solida sceneggiatura….il film è bellissimo a prescindere. Comunque quelli di Murnau e di Herzog sono inarrivabili, l’ uno per le scelte di ripresa modernissime, l’altro per i due protagonisti che viaggiano verso il mito(e visto che per l’ occasione li riproiettano in un famoso cinema sotterraneo di Bologna, li andrò a rivedere)
Solo l’unico che se pensa a “Vampiro con i baffi” gli viene in mente Lando Buzzanca nel “Cavalier Costante Nicosia Demoniaco – Dracula in Brianza” di Lucio Fulci?
“… si rivela per essere un non-morto di figa che si fa cattare all’alba come uno scemo.” 😂😂😂
Sono molto più per la versione di Cicciolina, anche se a differenza di lei a me non ha fatto paura. Insomma, primo tempo du’ palle mica da poco, poi nel secondo mi aspettavo solo che qualcuno se ne uscisse con “Rimetta a posto quella candela”, tra un’idea geniale (“Andiamo stanotte ad ammazzare il vampirla!”) e l’altra. Arridatece Nosfigatus degli Squallor!!!
Sposo Cicciolina (anche in merito a The Northman), approvo Miike.
Io Eggers lo capisco, il suo immergersi nelle psiche d’epoca per mostrarcela dal nostro punto di vista mi piace, peccato che qui BOH, a me pare solo volesse dire che alla fine una donna se ha un desiderio poi deve pagare crepando. Poi per carità, ci fai vedere gli uomini del film giustamente come dei cretini (sia per il loro rappresentare la cultura bigotta del’epoca che per i paralleli che possiamo fare col contemporaneo) ma alla fine una donna deve essere sempre una pazza solo perchè è ciò che è. OCCHEEEEEEEI.
PERALTRO alcune comiche involontarie mi hanno pure fatto venire in mente Dracula Morto e Contento, che non so quanto fosse nelle intenzioni di Eggers, ma se la mente vaga verso quello forse stai facendo qualcosa di sbagliato (la testa che spunta dalla bara in quel momento finale lì, dai ma seriamente?)
Eggers non sente la Carne, ha ragione Cicciolina. Inoltre sposta il vampiro dalla leggenda alla cronaca: ninfetta solitaria seduce e abbandona ingenuo conte. Il poveretto allora va da lei e beve il sangue del suo cuore, anche se è clorotica. Cosa non si fa per amore
Ma non importa, la girliesphere ha parlato: Orlok non è cattivo, è Eggers che lo disegna così perché è invidioso (chi ha visto sa) e per questo lo dipinge come un casu marzu impellicciato. Quindi si và a vedere il film vestite gotiche poi si raddrizzano un po’ di torti con fanart e fanfiction. Trovo sia un’ottima cosa: un film vitale è come un set lego, lo prendi e ci fai quel che ti pare, ma temo di essere in minoranza. A Modena ci sono i segnalibri a forma di bara, e i cestini per il pop corn imitano lo scrigno dove Nosferatu tiene i suoi soldini. Che poi a me il film è anche piaciuto, il suo lo fa. Voi che siete degli intenditori: le scene di necrofilia devono essere buffe?
a sto giro sono team Cicciolina/Miike: sicuramente non un “brutto film” (ce ne fossero!), ma per me un film completamente “meh”.
il buono: “bella la fotografia” (cit.), efficace il conte (estetica ed interpretazione, il modo in cui è lentamente rivelato), per quanto, sono d’accordo, muore come un pirla (“non-morto di figa” espressione del decennio, mi inchino come sempre alla Matriarca); bomba la parte di Thomas al castello, onestamente raggelante; ottime alcune idee prét-à-porter (SPOILER? SPOILER? SPOILER? l’immagine del conte che si schiuma la bambina come un succhino Valfrutta e sbatte con nonchalance il cadavere di lato SPOILER? SPOILER? SPOILER?); Willem Dafoe, che pure col pilota automatico è sempre Willem Dafoe; la citazione Osborniana del piccione; l’auto-citazione (?), per quanto abbastanza gratuita, di alcune atmosfere di The VVitch – vedi la vergine a cavallo; la rivelazione post-sogno allucinato di Thomas del conte-tapiro chino su di lui che se lo succhia (ahem…), statica e completamente senza suono a parte il rumore della suzione, assolutamente terrificante;
il brutto-brutto: Hoult scialbissimo, “Hellen” secondo me cagnissima e/o veramente mal diretta; la contadina rumena sedicenne che arrotonda come traduttrice rumeno-inglese; l’inserimento alla “spingni che c’entra” di iconografi/estetiche da Esorcista, a cazzo de cane; alcuni commenti musicali veramente ridondanti, in un contesto in cui fotografia + location + un po’ di silenzio/suoni d’ambiente avrebbero fatto da soli mezzo film; il “Conte di Cassazione”, burocrate precisino “eh, ma qua mi manca un timbro!..”;
il “meh”, circa tutto il resto: la scrittura, che in grossa parte di quello che attacca all’ossatura originale è didascalica *ma anche* piena di buchi; un sacco di idee buttate lì o lasciate a metà (Hellen è magneticamente stregata dal Conte o in pieno controllo del suo destino? un po’ ed un po’, a seconda; il viaggio della Demeter, mannaggia al cazzo, che poteva essere una mini-bombetta ed invece; il Conte, un po’ forza del destino pre-umana, sovrannaturale ma anche intra-naturale, ma anche un po’ Servo della Gleba a testa bassa; il passato onirico-sessuale di Hellen e del Conte, accennato – male – all’inizio, dimenticato per tutto il film e reintrodotto in “forma spiegonis”alla fine, puro “‘o dimo”; etc etc)
ovviamente spero vada molto bene, perché – ripeto – ce ne fossero, però sposo la linea Wertmuller/Bongiorno: stessi pregi (pochini) e difetti (molti) di The Northman – per quanto The Northman mi abbia infastidito molto di più, questo tutto sommato mi è passato piacevolmente.
meh!
Secondo me, di fondo, c’è anche un problema, eguale e contrario a quello descritto da Nanni per il Dracula del 1992: e cioè che una buona-issima parte del pubblico voleva/si aspettava un certo tipo di film, ne vien fuori uno completamente diverso (e anche molto più “difficile/sgradevole”) dalle attese/speranze, e quindi si resta delusi – che da un punto di vista soggettivo è anche giusto, intendiamoci, però ci si mette un po’ sulla linea di pensiero di non voler proprio entrare in sintonia con i temi che interessano all’autore, perché non interessano a noi. E questo rende la comprensione dell’opera, prima ancora del giudizio, impossibile (come giudicare il Dracula di Coppola sulla base del Nosferatu originale, riprendendo l’esempio offerto dal Nanni). Cicciolina, alla fine del suo pezzo, è molto onesta e chiara nello scrivere che in fondo il problema è che il cinema che interessa ad Eggers non è quello che interessa a lei: credo valga per molti.
Infatti quando entro in sala (raramente attirato da trailer) mi lascio trasportare dal regista chiunque esso sia e qualunque sia il suo messaggio. Messaggio che può anche benissimo non esserci in quanto essendo un ‘ arte audiovisiva magari il regista prende il sopravvento sulla sceneggiatura e per lui è la direzione stessa della scena ad essere, e non a veicolare, il messaggio.
Ciò può essere o meno nelle proprie corde ed ovvio che non ci può piacere tutto quindi che non tutto ci parli. Però provando a non preconfigurarsi nulla e la lasciarsi totalmente trasportare dall’ opera credo si possa godere molte più opere. Se parto con una mia idea di cosa voglio risulta poi difficile in 2 ore accettare discostamenti da questa mia idea, se invece mi immergo nella visione e se il film ha dei valori potrò entrare in sintonia con il regista e godere maggiormente l’opera.
Anche perché altrimenti come dici tu se uno andava al cinema con in mente i 2 Nosferatu cosa avrebbe pensato del Dracula di coppola e dirò di più, se uno ci fosse andato dopo aver letto il romanzo? Visto che non è strettamente Fedele e il film è molto più “rosa”.
Il fatto è che Eggers, dopo 4 film, mi sembra si possa definire:
un intellettuale;
appassionato di argomenti, che, trattati seriamente come fa lui, sono pesantissimi – religione, mito, esoterismo, ed ogni sfumatura connessa: per dire, tra i potenziali spettatori del film, in quanti nel tempo libero leggono, che so, Sant’Agostino, il Tanakh, Gli apocrifi dell’Antico Testamento, La Commedia di Dante, Calvino, “Runologia” e simili? (e sono il tipo di fonti necessarie a capire dove vuole andare a parare, immancabilmente, già dal primo film);
cerebrale ed emotivamente costretto, per cui risulta poco vitale.
Per il “grande pubblico” si salva col suo talento visivo, ma come contenuti è per sua natura un autore per non molti (non dico ferrati sugli argomenti di cui sopra, ma che almeno ne abbiano una infarinatura, e condividano un po’ dell’interesse del regista).
D’altro canto nessuno è obbligato a sorbirsi un prodotto che non interessa già a monte – se non mi va, nessuno mi costringe a leggere la Divina Commedia, per dire…e quindi neppure ad affrontare le (più modeste, eh, ma comunque colte) “speculazioni” di Eggers su Male, Predestinazione, Occulto etc etc
Ma allora lì tutto si gioca sulla difficoltà ad accettare qualsiasi iato tra la propria sensibiltà predeterminata e quella di un altra persona partendo la presupposto che queste non siano mere variabili caotiche di costrutti personali e quindi ponendo la propria sensibiltà come assolutamente la migliore e che tutto ciò che si discosta risulta, dunque, inferiore.
Io da appassionato sia di regia che di mitologia (in tutte le sue accezioni da quella greco romana a quella egiziana, norrena,cinese, ebraico-cristiana fino al folkore più risalente) sono uscito dalla sala pienamente soddisfatto, poi ci sta che un altro cerchi altro (un vampiro di Byroniana memoria per dire) ed è giusto e legittimo ma bisogna rendersi conto che ciò che di discosta dalle proprie passioni non è per forza brutto o errato.
“…bisogna rendersi conto che ciò che di discosta dalle proprie passioni non è per forza brutto o errato”
Che poi dovrebbe essere la base per approcciarsi a qualsiasi altra opera dell’ingegno umano
Cosa invece molto rara
Ok, Cicciolina e Bongiorno mi confermano che è l’Eggers che io amo odiare, quello più bello che intelligente. A questo punto il mio hype sta a metà tra un qualsiasi remake Disney di Tim Burton e qualunque rom-com di e con un simpatico toschanaccio a scelta. Home video, pensaci tu.
Prima recensione del 2025 che leggo e a 4 mani! Non vedo l’ora di vederlo. Grazie!
non sono certo il mondo abbia bisogno anche del mio commento, ma tant’è…
secondo me il vampiro deve essere misterioso e magnetico, non necessariamente bello
ma qualcosa che non riesci a non guardare, perchè è il desiderio, l’ossessione incarnata
questo film prende altre direzioni, legittimamente, però peccato…
altra grande occasione mancata, il viaggio della nave e soprattutto l’arrivo: quel momento è letteralmente l’arrivo del male nel mondo… qui si vede mezza barca schiantata sul molo di notte, per 2 secondi… boh
Proprio l’anno scorso è uscito un film, regolarmente recensito qui sui Calci, totalmente incentrato sul viaggio in nave di Dracula.
Si intitola “Demeter” e dovrebbe stare su Sky/Now
Ah! grazie!
@nosferama: il mondo non ha bisogno di niente, tranqui :)
Peraltro, cosa che mi ha fatto notare un meme: tralasciando il libro ambientato a Londra, che bisogno ha Orlok di farsi spedire via nave DALLA ROMANIA ALLA GERMANIA?
Un’altra cosa: mi va benissimo un regista che non faccia gli spiegoni e che non spieghi la natura vampirica tipo enciclopedia, però non è ben chiaro cosa succeda alle vittime di Orlok.
Cioè, la classica versione che la vittima di un vampiro diventi a sua volta un vampiro qui non è molto chiara, sembra piuttosto che cadano sotto una vaga influenza di Orlok
Direi che qui possa influenzare in modo più o meno netto le proprie vittime anche senza il morso (che anzi è proprio un cibarsi della vittima e basta). Un’ influenza che può arrivare a non far svegliare un marito e padre che sente la propria famiglia trucidate nelle stanza affianco quando esercitata in maniera diretta. O che si comporta come una cappa di malattia e depravazione per la sua sola presenza.
Perlomeno è quello che ho percepito.
Inizia con il botto il nuovo anno che mi auguro pieno di soddisfazioni. Mi chiedo se questo film sarà contato per i venturi Premi Sylvester. E se vedremo delle nuove “ basi” quest’anno, con la curiosità a chi possano essere dedicate.
Per stare sul pezzo: se codesto Eggers è il nuovo next big thing dei cineasti, vedremo Di Caprio che cerca di collaborare con lui?
E se quest’anno è tornato Dracula e il mostro di Frankenstein deve tornare due volte, non possiamo vedere anche un Dr. Jeckyll e Mr. Hyde? Tanto per non farci mancare niente!
Condivido il punto di vista del capo Cobretti, è sempre bello quando nella tua esperienza di lettore/spettatore le aspettative verso un dato prodotto vengono esperite da un altro. È come se in qualche modo il mondo facesse ammenda.
Io per le basi spero sempre in Carpenter
Ma è da quando ho iniziato a seguire i Calci che ci spero, ormai è più probabile che facciano le basi di Neri Parenti che di lui….
Invece sul discorso di Cicciolina che dice che Orlok muoia in buona sostanza per la gnocca, lì non sono d’accordo.
Quello ci sta perché la figura di Orlok per Eggers non è pienamente padrona di sé: non scordiamoci che Orlok dice di essere stato praticamente evocato e risvegliato da Ellen e dai suoi poteri contro la sua volontà, in un certo senso è prigioniero di questo legame tanto quanto Ellen e quindi quando lei gli si dona non può troncare perché sta arrivando l’alba
Orlok è trattato qui alla stregua di “spirito maligno” (tale lo definisce espressamente il Prof. nel film) secondo tradizioni che parrebbero decisamente essere giudaico-cristiane: è quindi corretto – secondo quelle tradizioni – che lo spirito sia incatenato a determinati imprinting di comportamento, e comunque non munito di libero arbitrio (a differenza degli uomini). Come non libero è lo spirito maligno de L’esorcista, per dire (che rientra più nella dottrina cattolica, però). Credo che Eggers abbia svolto gli opportuni approfondimenti sulla materia – così però diventando incomprensibile alla platea, cui di questi argomenti nulla interessa, come dimostrano molte recensioni e commenti, non solo qui, che, giustamente, non colgono questo aspetto, perché guardano ad un modello diverso del “Vampiro”.
Su Ellen è un punto interessante e non risolto (ma non lo è in generale nel pensiero umano) se sia o meno libera nelle scelte o predestinata, secondo gli schemi ad es. di certo protestantesimo – che è sicuramente pertinente alla ambientazione mitteleuropea.
Ma anche nel folklore di molte zone slave il vampiro non ha nulla a che vedere con quello di Coppola e di altre opere che invece si basa molto sulla tradizione anglosassone.. sono esseri spesso cadaverici che mordono vicino al cuore e quindi non sul collo o sui polsi come nell’ immaginario classico e nel mito nemmeno bevono sempre il sangue. In altre mitologie, per esempio nell’ area scandinava, non c’è nemmeno una netta differenza tra vampiri e fantasmi. Rispetto poi a quando scrisse il romanzo Bram abbiamo beh circa 150 anni di studi sul folklore e sulla antropologia in più.
Però qui alcuni riferimenti sono proprio specifici dell’esoterismo giudaico:
SPOILER
il Prof. soggioga Ellen in trance usando un sigillo, che parrebbe esser uno dei simboli di controllo sui demoni, tipo il sigillo del Testamento di Salomone (dinamica molto diversa da quella “predicata” dal cristianesimo, in effetti molto più vicina ai talismani di vari folklori);
Il pentagramma che ricorre in più scene nasce nell’ebraismo;
In una scena il Prof. invoca chiaramente “Geova” – Jahvè – e menziona il Tetragrammaton, che è un simbolo ebraico, oltre ad alcuni Arcangeli noti nella stessa tradizione;
lo “spirito della peste” è figura nota in Mesopotamia e probabilmente transitata nell’occultismo giudaico dell’esilio in poi (ma spiriti simili c’erano nelle religioni di Canaan, vicino Israele).
Poi è anche vero che quelle tradizioni e superstizioni si saranno mescolate per secoli ai vari folklori europei, data la presenza di comunità ebraiche in tutta europa.
Infatti credo che il gioco stia nel proporre qualcosa che abbia le radici nel folklore di zone rurali dell’ area slava o balcanica dell’ epoca ma che e a sua volta abbia le basi in qualcosa che una mentalità cristiana percepisce più facilmente come malvagio, come demonio.
Comunque non è un trattato di mitologia ebraico cristiana, è tutta roba abbastanza di pubblico dominio se uno è un minimo appassionato di mitologia ma non solo. Anche l’anello/sigillo di salomone o il maligno visto come drago affrontato dall’ arcangelo Michele direi che siano elementi facilmente conoscibili. Un po’ come conoscere asmodeo o azzazez o il signore delle mosche almeno di nome, roba citata pure in manga o da Neil gaiman. Non è che richiedesse di andare molto oltre alla conoscenza dell’ esistenza di certi elementi di mitologia e folklore,alla fine non è un documentario. Al contempo se uno è totalmente all’ oscuro della materia e conosce solo i vampiri post letteratura inglese di fine Ottocento forse non è propriamente il suo pubblico. Ma ci sta.
A me comunque questa versione “originale” del vampiro è piaciuta, anche perché complessa e non banale, sia per “psiche” che per corporeità: un po’ predatore e un po’ vittima di chi lo ha evocato, talvolta grosso e pesante, nel suo marciume fisico, altre volte (mi è sembrato, almeno, in alcune sequenze) ombra incorporea – tipo incubi e succubi, e mi è sembrato molto interessante l’accostamento, letto non ricordo dove, tra le scene degli “amplessi” con Ellen e alcuni dipinti di Füssli
FACCIO SPOILER
Interessante leggere interpretazioni così diverse partendo dalla stessa opera: alcuni di voi ci hanno letto l’emancipazione femminile, Recchioni nella sua recensione ci ha letto invece della misoginia, io invece ho visto tutto come un’allegoria della malattia mentale, rappresentata da quello schifo di essere che si lega a te da bambino e sceglie quando venire a “divorarti” come dice il conte stesso, non solo togliendoti la vita ma rovinandotela prima, sia a te che a tutti quelli che ti ruotano intorno. Stupenda la scena finale della ragazza, bellissima, che giace priva di vita in abito da sposa con sopra quell’orrida creatura che l’ha tormentata per tutta la vita, fino a togliergliela.
Ora, come io ho trovato forzata l’interpretazione del femminismo, o della misoginia, sono sicuro che anche voi troverete forzata questa mia interpretazione, il punto è che questo film mi ha fatto riflettere anche su quanto l’arte spesso sia una sorta di specchio in cui ci possiamo rivedere esperienze o valori personali.
Riflessione finale vera e veritiera
Non credo sia forzata, anche perché la ambiguità malattia di mente/fenomeno soprannaturale c’era già in The VVitch, ed è sicuramente un tema che interessa ad Eggers.
Può darsi che sia un tema che Eggers voglia suggerire, in effetti di film su Dracula ce ne sono tanti e la trama generale è simile ma questo è l’unico che mi ha suggerito questo accostamento.
Riflessione pertinente e non scontata. Ho scoperto da poco che forse Stoker era già malato di sifilide quando ha scritto Dracula e che quindi il vampiro rappresenti questa malattia allora incurabile, con tutto il suo strascico di vergogna e colpa. Non si sa per certo che Stoker fosse malato, ci sono solo forti sospetti, ma spiegherebbe un po’ di cose.
A mio avviso, a differenza che in The VVitch dove l’alchimia fra rappresentazione filologica e interpretazione contemporanea era perfetta e chiara, qui ad Eggers non è del tutto riuscita; è chiaro che non è interessato ad una lettura decisamente femminista e non è plausibilmente interessato ad una interpretazione misogina, il problema – sempre secondo me – è che alla fine, mescolando il tutto con il tema della malattia mentale come ha fatto in Nosferatu, non resti intelligibile niente. Magari volutamente eh, possiamo vedere in Orlok la manifestazione del desiderio femminile, demonizzato dagli uomini e “reso” malattia mentale, ma allora perchè rappresentarlo REALMENTE come una possessione/psicosi? Orlok è una forza più animalesca e “sincera” degli altri arroganti uomini, ma allora – visto che in un remake di Nosferatu Orlok, il Male, DEVE morire – perchè rispettare il finale originale? Non so, io capisco nutrire più letture e che i film sono macchine generatrici di interpretazioni, ma mi pare che da The Northman in poi le “più letture” siano più che altro una mancanza di chiarezza. CHE CI VUOI DI’ EGGERS?
Azz non avevo letto il tuo commento e ne ho postato uno dello stesso tenore. Anche secondo me la chiave è la salute mentale e l’incipit ne è la prova. Dalla prima inquadratura lei è ‘posseduta’
Sottoscrivo ogni parola di Cicciolina (e non solo perché mi piace la figa). Eggers, come altri, si sta concentrando un po’ troppo sullo stile (come per me sta facendo Sorrentino, tanto per saltare di palo in frasca). Se mi fai un Nosferatu dopo due (diconsi due) versioni che sono capolavori della fottuta storia del cinema, non puoi limitarti al compitino baffuto. E francamente anche ‘sta cosa del rapporto con la gionnideppa di turno era già presente, in modo molto più sfumato, raffinato in Herzog, rendendo al contempo assai più chiaro il sacrificio della Adjani (imparagonabile alla predetta gionnideppa). Mi spiace ma a me ha deluso assai (fotografia a parte).
The witch “piccolo” capolavoro, Northman film più grosso e con più aspettative, ma con picchi di grancalcismo ma qualche scivolone sbrodolone ..questo si vedrà..se è una media fra i due va già più che bene.
in mezzo c’è quella follia di The lighthouse che è da stropicciarsi gli occhi dall’inizio alla fine.
Visto il primo dell’anno a Modena (come altri utenti a quanto pare e anche io ho il mio segnalibro a forma di bara).Concordo con qualche pezzo di tutte le recensioni.
A me il film e’ piaciuto molto : ho apprezzato moltissimo questo ritiro all’origine del vampiro come essere puramente portatore di male senza svolazzi romantici.
Il vampiro e’ un demonio predatore e stop.
Tutta la parte in Transilvania e’ bellissima e affascinante.E paurosa.La scena della carrozza poi e’ un piccolo capolavoro dentro il film.
Comparto tecnico di altissimo livello : fotografia sopraffina,costumi ,sonoro e colonna sonora ottimi.
Il montaggio invece un po’ zoppica specialmente nella seconda parte che sembra un po’ affrettata ma ho capito probabilmente perche’ : Eggers in piu’ interviste ha dchiarato che in home video uscira’ il director’s cut di 3 ore,quindi deduco che abbia sforbicviato un bel po’ dato che in salal e’ uscita una versione di 130 minuti.
Con quasi un ‘ora di materiale inedito mi aspetto molto in termini di approfondimento.
Altra cosa che non mi e’ piacuta considerando il ritirono alle basi del vampiro : i denti,dove sono i denti aguzzi (incisivi o canini che siano) : solo in una scena si intravedono .Troppo poco.E manca quasi totalmente sangue.
Sul discorso femminismo non mi addentro perche’ perche’ per me sono tutte campate per aria : fin dal film di Murnau l’eroina e’ la donna.e a modo suo anche nel film di Coppola (per citare un film che riportate tutti come paragone ) chi pone fine a Dracula e’ la donna.
E’ stucchevole voler sempre etichettare tutto.
Una cosa che fatico a comprendere e’ : possibile che in 100 e rotti anni di film sui vampiri si riesca a citare come metro di paragone solo il Dracula di Coppola ?
Ci sono in mezzo almeno una decina di film della Hammer con protagonisti Dracula o vampiri vari,c’e’ il film di Bela Lugosi del ’31,Ci sono diversi film anni ’80 molto belli sui vampiri (Ammazzavampiri,Ragazzi Perduti e Miriam si sveglia a Mezzanotte).
Eggers secondo me ha fatto questo film con come modelli principali i due Nosferatu ma non solo.
Per inciso io andai al cinema a vedere il Dracula di Coppola nel ’92 e mi piacque molto.Per alcune cose era molto fedele al romanzo (soprattuto tutta la prima parte fino al viaggio in Transilvania di Harker/Reeves compreso),per altre meno.
Mi ricordo un’ intervista a Christopher Lee all’epoca dove gli chiesero un parere sul film di Coppola : e la sua risposta ricordo che fu : ci sono pochi canini.
Al netto di tutto cio’ per me e’ un buonissimo film che finalmente riporta il vampiro alla sua origine e questo e’ un bene dopo un decennio di Twilight che sono stati una sciagura per il cinema piu’ di quanto possa sembrare.
Devo anche dire che ci sono altri due film usciti l’anno scorso che stavano rendendo un buon servizio alla figura del vampiro : Demeter e Abigail.
Forse c’e’ speranza
Attendo anche con una certa curiosita’ il nuovo Wolfman.
“Un decennio di twilight” che però è stato un fenomeno abbastanza breve.
A inizio 2022 il redattore Quantum Tarantino fece un post cumulativo su vari film di vampiri: di film su vampiri se ne fanno diversi ogni anno, anche se non c’è ne accorgiamo. Semplicemente, non tutti sono pubblicizzati o promossi o godono di un certo livello di visibilità.
Sembra anche che siano di qualità mediamente soddisfacente
Ciao Topo Scatenato, ti rispondo nello specifico alla cosa di Coppola. Il mio è un aneddoto talmente specifico che dubito che sia lo stesso motivo per cui lo citano tutti, per cui mi sento di tirarmi fuori dall’osservazione. Però credo che la questione non sia semplicemente paragonarlo a tutti i film di Dracula del passato, ma al confrontarlo con quelli che – come quest’opera di Eggers – si presentavano con 1) forte piglio autoriale, 2) un dichiarato ritorno a una fedeltà con le origini, e 3) il budget per diventare come minimo l’evento del mese e ambire possibilmente a premi. Per cui non c’è molto altro che possa competere come tipo di operazione.
Ma in quanti calcisti eravamo a Modena?🤣
Dear Nanni,tirati fuori piu’ che legittimamente : il tuo era un intervento che serviva a introdurre Nosferatu
Quello che intendevo io e che non spoecificato per mia colpevole approssimazione e’ che in piu’ recensioni sul web ho letto questo paragone con Coppola che dopo un po’ mi e’ sembrato limitativo.Pero’ devo anche dire che i punti da te riportati nello specifico ci stanno.Quindi ok cosi’.
caro Mike ,si sono daccordo e per fortuna ma il vampiro da horror ha cominciato una deriva tra il fantasy e il romantico che mi ha fatto abbastanza paura. Adesso le cose sembrano tornate al loro posto.
@jeanlucgottardo : la falange calcistica a Modena ! :)
La prossima volta che passo nella mia nativa Carpi mi aspetto un sacco di birre.
la falange calcistica modenese ti aspetta !
@TOPO SCATENATO: però occhio perché una certa visione della figura del vampiro è anche antecedente a “Twilight” (e aggiungerei anche “True Blood” come serie televisiva che è più o meno risalente a quegli stessi anni). Direi anzi almeno un decennio prima con “Intervista col vampiro”.
Da ricordare a tal proposito il mitico monologo di James Woods in “Vampires” di Carpenter che è del ’98 e dice “Per prima cosa non sono romantici, chiaro? Non assomigliano affatto ad un branco di transessuali che se ne vanno in giro in abito da sera a tentare di rimorchiare tutti quelli che incontrano con un falso accento europeo”
Se mi citi Intervista col vampiro ,che ci sta, li pero’ c’era cmq un cattivo come Lestat che impersonava il vampiro classico : affascinante si ma predatore,senza scrupoli e crudele. Cosi’ come la piccola Claudia.
Se invece parliamo della mammoletta Louis (Brad Pitt) e del vampiro di Banderas allora ti do ragione perche’ si,cera gia’ questa deriva melodrammatica.
Lestat però è già molto belloccio, decadente, gentleman vittoriano, per essere un vero vampiro del folklore europeo: mentre questo Orlok è decisamente più fedele a quelle superstizioni specie dei territori slavi
@TOPO: è verissimo che Lestat è perfido, però è “Intervista col vampiro” che ancora prima di “Twilight” introduce questa rappresentazione del vampiro romantico/tormentato/fighetto/struggente. Tu citi giustamente Pitt e Banderas ma io ti ci metto anche il personaggio di Kirsten Dunst condannata ad essere ragazzina in eterno. “Twilight” poi riprende il tema mettendoci il carico rendendolo appetibile per il pubblico teen/emo dei primi anni 2000 ma “Intervista col vampiro” per me è proprio l’origine del tutto
@pasquale : si si sono due vampiri esteticamente diversi ma il carattere e’ piu’ o meno il medesimo alla fine : sono due predatori che hanno solo lo scopo di sfamarsi.
@killing joke : Si,certo Intervista col vampiro viene prima di Twilight e accentua questa figura melodrammatica che tantta sciagura a portato negli anni a venire…
Io lo salvo perche’ come dicevo c’erano comunque delle figure piu’ meno classiche di vampiri crudeli.E salvo anche Claudia (Krsten Dunst) perche’ e’ si bambina ma rapace e senza scrupoli proprio come Lestat.O quasi.
Non sono tutte fighette da brodo (come si dice a Modena) come Louis.
@killing joke : che perla di film Vampires di Carpenter
Quoto in toto Miike. E come lui, giusto per campione statistico, preferisco Rob
Dopo la visione del film ho meditato tanto, perché il film mi è piaciuto, è bello, ma non bello come lo volevo io, e tutt’ora non so spiegare cosa non mi abbia convinto. Forse ero convinto che il lavoro di Eggers sarebbe stato molto più intellettuale di quello che è stato (il formalismo c’è, ma non come in The Light house, forse per fortuna), forse sono stato deluso da alcune parti in cui la sceneggiatura non è stata all’altezza (come la citata parte della frenesia amorosa della nostra coppietta), poi però sono anche il primo a gioire del divertimento presente in questo film, nelle parti con Dafoe che praticamente sono scritte perché non si poteva non invitarlo a questa festa che Eggers prova ad organizzare da qualche anno (e con l’assenza assordante della Taylor Joy che secondo me non viene colmata da Lily Rose).
C’è sicuramente una questione, toccata qua brevemente, che Eggers ha un problema con le donne, o comunque mette molto in discussione il rapporto con il maschile e il femminile, dopo Nosferatu mi sono rivisto tutti i suoi film (che era da un po’ che non riguardavo) e sono sempre più convinto che questo suo dialogo con il femminile sia una delle tematiche che più mi interesseranno guardando i suoi futuri film.
Commento delirante ne sono consapevole, ma è anche il primo commento qua quindi imparerò e migliorerò.
Ok, ho letto un’intervista ad Eggers su Time che mi ha chiarito un po’ i suoi intenti. Erano quelli che pensavo, ma ciò conferma la mia prima impressione: a mio avviso non ha ancora (ri)trovato la quadra che aveva centrato al primo film per esprimere appieno quello che intende – o quantomeno nessuno gli ha detto che alcuni espedienti non sono efficaci quanto lui crede.
Bello rivedere Hoult nel ruolo che l’ha reso famoso, quello della sacca. Bene Luca Bizzarri, finalmente un ruolo serio per lui. La Depp contro ogni pronostico ci mette due ore a uscire le tette ma a quel punto si era già portata via il premio cagnaccia 2024. Brava Lily!
Bellissimo in tutto, tecnicamente prefetto ecc. ecc. (condivido la maggior parte dei commenti positivi che non ripeto quindi) ma il Vampiro (coi baffi per giunta) assolutamene no, molto ma molto ma molto meglio la versione di Klaus Kinski, piu’ inquietante di questa anche senza trucco. Opinione strettamente personale chiaramente.
Ma quello aiuta il fatto che Kinski era inquietante già di suo: il trucco l’ha quasi smorzato….
l’unico difetto di questo film è la lunghezza ingiustificata…per il resto c’entra poco con la commedia in costume di Coppola e quelli più vecchiotti…a me il vampiro vero conte dei monti non è dispiaciuto, nemmeno doppiato.
Pensa che e’ gia’ stata annunciata da Eggers la director’s cut da 3 ore (che io non vedo l’ ora di vedere perche’ dei bei film non se ne ha mai abbastanza )
Si vede che a Modena abbiamo gusti diversi Topo scatenato.🤣
Cosa ci mettono nella birra?😅
@jean luc Gottardo : ma non era piaciuto anche a te ? Ho letto una tua recensione entusiasta ! Non vuoi vederti una bella versione da 3 ore ?
Definisci commedia.
Non serve definire commedia…di certo non apparteneva a nessun altro genere cinematografico classico.
Il film non mi è piaciuto, non ha niente di autoriale. Il feticismo dei particolari di Eggers non sa di nulla. Manca l’esperienza sensoriale che questo genere di cinema dovrebbe offrire. Detto questo, il tema più interessante è quello della salute mentale. Clinicamente parlando Ellen soffre del disturbo borderline della personalità. Io l’ho sperimentato nella mia vita, in una relazione con questo genere di personalità. Splittano per davvero, un’esperienza terrificante. Se notate, oltre ad essere posseduta già nella prima inquadratura, lei è capricciosa, non vuole che lui parta (certo, il canovaccio è sempre quello) ma il taglio è diverso. Orlok è una sua creatura e il messaggio è questo “se mi lasci sola genero il mostro”. Chi soffre di BPD ha costante bisogno di validazione dall’esterno perché non ha sense of self, c’è il vuoto dentro. Se lasciate sole, nella gran parte dei casi, si sentono legittimate a compiere qualsiasi tipo di azione e lo fanno con una rabbia distruttiva. Lei e il mostro sono due amanti in con-fusione, “tu non puoi amare” gli ulula la donzella. Ed è quella la chiave, le persone con disturbi della personalità sono impossibilitate ad amare perché manca continuità, ci sono rotture a livello cerebrale dovute a traumi subiti nella prima infanzia. Manca la memoria, se non ci sei fisicamente non esisti dentro di loro. Quel tipo di rabbia è rage narcisistica di chi non conosce separazione, il dentro e il fuori si confondono. Sono meccanismi di continua proiezione sull’altro.
L’intuizione migliore è il fatto che la vera cattiva della storia sia Ellen. All’inizio, giustamente, si mostra che Nosferatu la plagia e possiede da ragazzina, mettendo in gioco una schifosa violenza pedofila e psicologica che segna la donna per tutta la vita, ma poi si capisce che è stata lei stessa, dotata di sensibilità paranormale, ad aver sopperito alla propria pulsione, alle proprie perversioni, alla solitudine, risvegliando il conte e chiamandolo a se, mettendo in moto tutto il fottuto pandemonio. Trovo il suo sacrificio al limite della codardia, suo marito avrebbe potuto impalare il conte, mentre lei lo ammazza in un atto suicida che permette a lei di assolversi dai suoi peccati. Troppo facile, molto più difficile risolvere le merdate fatte e poi convivere con le proprie colpe. Diavolo di un Eggers.