Vi ricordate quanto eravamo carichi nel 2005 per Jason Statham? L’anno successivo ci farà innamorare tutti grazie al suo Chev Chelios, protagonista di quel capolavoro che era e rimane Crank, ma in tanti ci eravamo già accorti del suo enorme potenziale. Ma come si fa a resistere a uno con quella faccia e quella voce? Soprattutto se in pochissimo tempo riesce a mettere in CV due film giusti con l’amico Guy Ritchie, uno con Carpenter, due film al fianco di Jet Li e un mini cameo addirittura in un film di Michael Mann. Ma se fino a quel momento il nostro aveva fatto faville come comprimario, The Transporter di Louis Leterrier (feat. Corey Yuen) del 2002 gli aveva regalato il primo ruolo da assoluto protagonista. E, nonostante Letterier, nonostante la produzione targata Besson tipica di quel periodo, aveva portato a casa il risultato. Tanto da garantirsi un secondo e un terzo capitolo. In questo momento ci interessa il secondo (anche perché il terzo è diretto da Olivier “garanzia di SBAGLIO” Megaton, quindi è meglio sorvolare), quello del 2005. Sì, perché al fianco di Jason troviamo l’irresistibile sexy killer Kate Nauta, ma soprattutto il villain del film, Gianni Chellini, a sorpresa interpretato da Alessandro Gassman.
Basta questa foto, no? Guardate quanto è perfetto Gassman per la parte del cattivo italiano: quell’abito bianco, i capelli ingellati all’indietro, quella naturale aria da seduttore. Per noi fu una sorpresa: un attore italiano, di altissimo lignaggio, solitamente impegnato in ben altri film, alle prese con uno scatenato action movie al fianco di una promettente star. Anzi, addirittura aveva anche la sua scena di combattimento finale in un set rotante! Oh, era il boss finale.
Ok, era il 2005 ed era una Besson production: il digitale era quello lì, c’abbiamo poco da lamentarci. Il dato fondamentale è che un nostro attore aveva fatto il suo ingresso nel magico mondo dell’action. Poteva cambiare tutto! Il nostro cinema, fatto di gente in crisi nel tinello, poteva subire una folle accelerata e abbracciare il genere! E invece no, non accadde niente di tutto questo. Gassman fu l’ennesimo nome chiamato random in un film action straniero. Un po’ tipo Scamarcio in John Wick 2 o Claudio Santamaria in Casino Royale. Un exploit, una fiammata. Ma poi? Eh, Poi basta. Fino ad oggi. Sì, perché qualcuno si dev’essere ricordato che Alessandro Gassman ha una faccia – e un corpo – giusto per l’action, e ci ha costruito sopra questo Il Mio Nome è Vendetta, diretto da Cosimo Gomez, scritto con l’aiuto del romanziere Sandrone Dazieri e targato Netflix.
Cosimo Gomez è un production designer attivo dal 2000. Ha lavorato con Infascelli per Almost Blue e Il Siero delle Vanità (remeber?), ha lavorato su uno degli scult definitivi del cinema italiano, il mitologico Ovunque Sei di Michele Placido, alterna lavori alimentari come Talent High School – Il Sogno di Sofia a I Bastardi di Pizzofalcone, aka “quello che resta del nostro vecchio cinema di genere finito poi in tv”. Da regista ha esordito con un film curioso come Brutti e Cattivi, un rigurgito tarantiniano che ricordo principalmente per la presenza del mitologico Simoncino per poi continuare con l’ancora più curioso Io & Spotty, film che ho visto (e già mi sembra un dato) e che racconta la storia d’amore tra una ragazza con le crisi di panico e un furry, cioè un ragazzo che si identifica con un cane. Cioè, uno che si traveste e si comporta da cane. Non ci credete?
Cosimo, immagino proprio sul set di I Bastardi di Pizzofalcone, ha conosciuto Gassman e oggi si presenta a noi con questo suo terzo lungometraggio che è a tutti gli effetti un action. Un action, per farla breve, a la Taken, ovvero sia quel filone dell’action moderno che possiamo sintetizzare con la formula: vecchio leone torna a ruggire per salvare i propri affetti. Un po’ tipo La Belva, titolo cui gioco forza dobbiamo fare riferimento, l’altro action a la Taken italiano con Fabrizio Gifuni nella parte del vecchio leone.
Il Mio Nome è Vendetta si apre con una citazione tratta da Il Richiamo della Foresta di Jack London (se posso, letta con fin troppa convinzione da Gassman) per poi appoggiarsi su tutti gli stereotipi del (sotto)genere. Abbiamo un uomo maturo con una bella faccia vissuta che abita nel nord del paese, tra le montagne. Lavora di mano, come taglialegna, ha una bella moglie bionda e una figlia (ancora per poco) minorenne, che si vede lontano un miglio che è tosta come lui. La vita scorre tranquilla e felice in quel del nord del paese, fino a quando la figlia (La brava Ginevra Francesconi, che vi consiglio di guardare in Regina) non commette una leggerezza: posta una foto del padre sui social. E dire che lui glielo aveva detto di non farlo mai! Ma mai e poi mai! Ma papà, dimmi perché! No, vabbè, dai adesso non posso. E allora cazzi tuoi, io la posto.
La foto del padre finisce nell’internet, la ‘ndrangheta la intercetta e viene fuori la vera verità: Gassman non ce l’ha raccontata giusta. Una vita fa era un “bravo ragazzo” al servizio di una Famiglia, uno che “prima te sparo e poi te miro“, uno che ha ucciso il figlio del Boss (Remo Girone) della famiglia rivale. Uno che, insomma, puoi scappare quanto vuoi ma prima o poi la paghi. E infatti, in meno che non si dica, ecco arrivare la ‘ndrangheta nel tranquillo paesino di montagna. A questo punto Gassman può finalmente togliersi la maschera da boscaiolo dal cuore d’oro e tornare a fare quello che sa fare meglio: uccidere male la gente. E per farlo al meglio delle sue possibilità, si taglia i capelli con la macchinetta (scena mega anni Ottanta), lascia la montagna per andare a Milano, dove c’è Remo Girone e l’altro figlio, quello che prenderà in mano gli affari di famiglia (Alessio Praticò che, per chi ha visto la quarta stagione di Boris, è l’attore calabrese innamorato della nuova Arianna).
Insomma, trama più che rodata. E allora dove cerchiamo elementi di interesse in un’opera del genere? Nella credibilità del protagonista e nelle scene d’azione. Cominciamo da Gassman, allora. Come se la cava il ragazzo? Bene, piuttosto bene. Alessandro Gassman è (sempre stato) bellissimo ed è uno di quegli uomini che la maturità ha reso addirittura più interessante. Non è più il villain di Transpoter 2: ha la faccia più segnata, certo, ma è anche più tosto, più cazzuto. Gioca con la sua stazza, con un corpo che sicuramente ha macinato un bel po’ di chilometri ma che resta ancora asciutto e scattante. Non ha la stessa decadenza e dannazione di Gifuni, ma non gli manca il phisyque du role.
Il problema è il secondo punto, le scene action. Il Mio Nome è Vendetta, quando ingrana (e lo fa piuttosto presto) mette subito le cose in chiaro: qui la gente muore e muore male. Non manca la violenza e neanche il sangue. Quello che manca è un’idea di messa in scena. Non ci sono piani sequenza, non c’è traccia di Gun Fu, i set non sono mai essenziali nella scene di combattimento… Non c’è nulla. La cosa fa abbastanza strano perché, se non siamo di certo qui a scandalizzarci perché si sceglie bene o male di “mutuare” dal cinema americano un canovaccio narrativo come quello del “vecchio leone torna a ruggire per salvare la Famiglia“, allora a questo punto punta nella stessa direzione per quanto riguarda le sequenze action. Cosa che invece latita pericolosamente per tutto il film. Sì, molto di più che ne La Belva che invece, come spiegò a tempo debito il nostro Toshiro Gifuni, azzardava qualche timido tentativo. Peccato, perché l’occasione era da prendere al volo e si poteva sicuramente osare di più. Ma immagino che a Gomez e Dazieri interessasse di più (l’improbabile) svolta finale, piuttosto che inseguire un modello di spettacolarità per noi ancora troppo lontano.
DVD-quote:
“La Bestia > Il Mio Nome è Vendetta”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Ma la verità è che non ci crediamo noi per primi… Ormai gli ultimi 40-45 anni di cinema nostrano ci hanno talmente levato dalla testa l’immagine di un attore italiano che mena sul serio ( non come Bud e Terence ) che solo l’idea ci fa strano. Cioè, abbiamo abbandonato la sospendione dell’incredibilità, nel cinema action nostrano. No, dai, davvero oggi come oggi saremmo disposti a credere ad un poliziotto italiano che fa cose alla Die Hard? Ma ci verrebbe da ridere. Nella nostra testa i protettori della legge italici sono “I due Carabinieri” , dove Montesano dice “Noi siamo gli Starsky e Hutch italiani” e Verdone risponde “No, noi due semo Stanlio e Olio, questo è il problema nostro!”. E quindi vedere gassman che fa il kung fu ( che già l’idea di un camorrista che fa il kung fu…) non l’avremmo saputa gestire. Ammettiamolo e basta…
Se è per quello, a me fa strano anche la ‘ndrangheta che tiene sotto monitoraggio col riconoscimento fazzale costantemente tutto l’internet per beccare Gassman. Sicuramente ignoranza mia, ma la mafia calabrese me la immagino meno tecnologica, a fare quelle robe ci vedo la Yakuza.
Comunque, ho riposto solo per dire che in realtà, proprio con Montesano, c’era stato un esempio di poliziesco “giusto”, ossia lui e Pozzetto in Piedipiatti, dove il riferimento a Starsky & Hutch e al filone bubby cop è palese, ma ben fatto e CREDENDOCI (mentre invece in Carabinieri NON ci credeva nessuno ovviamente, facendo la classica italianata. Anzi, non escludo che a Montesano, dopo quella battuta che hai citato, sia venuto in mente “ok adesso lo rifamo BENE”.
La Ndrangheta é molto piú potente della Yakuza. Gestisce praticamente tutto il mercato di stupefacenti dell’Europa Occidentale e parte di quella centrale. Il fatto che siano di origine calabrese non vuol dire nulla: controllano praticamente tutta la Lombardia.
Indagine “Pollino” del 2018, intercettazioni di boss calabresi trapiantati in Germania che stanno acquistando carichi di coca da narcos latinoamericani: gli ‘ndranghetisti vogliono pagare in bitcoin, I narcos rispondono che non si sono ancora attrezzati ;)
La faccia giusta? Il fisico giusto? Ma che cazzo state a di’?
Simone Cicalone sarebbe stato MILLE volte mejo de GasssssMan, che per inciso, nomen omen, è lo scureggione per antonomasia. Già “La Belva” rivaleggiava con “La Corazzata Potemkin” di Fantozziana memoria in ambito psychofecale: adesso vorreste farci mandar giù anche sta cagata. Dite la verità: ve pagano.
(sempre più convinto che oramai la gente non sappia neanche leggerle le recensioni ma vabbè…)..comunque quello con Gifuni non era peggio dei tanti Taken fatti male e con lo stampino…Gasman e altri italici la fisicità e la fazza ce l’avrebbero (o l’avrebbero avuta )..l’impressione è che siamo un pò fuori tempo massimo per buttarci su un genere già morto e resuscitato due volte mentre noi si faceva il giro del tinello cantando una Caterina Caselli random song
Se ti riferisci al commento precedente, col quale non potrei essere più d’accordo, direi che l’autore ha centrato perfettamente il punto. Tralasciando la componente action, in quanto a faccia e fisico Non Ci Siamo a prescindere. Se Gifuni ne La Belva era patetico, Gasman in un simile contesto può fare giusto quel che ha sempre fatto: il paraculato di lusso. Solo che se a recitare se la cavicchia, come though guy fa cacare. Peccato per Dazieri: quando è di buzzo buono sa scrivere, ma ovviamente un piatto di minestra calda serve anche a lui.
bah..han fatto diventare Lyam Neeson il nuovo action hero a colpi di chiamate al cellulare…ho visto film francesi con gente improbabile piazzata a fare brutto…ho visto per stare in casa nostra un DeLuigi fare il rapinatore incattivito…se poi il film fa cagare fa cagare, fazza o non fazza…poi boh si vedono i Gomorra e i Suburra vari dove la gente parla parla parla e non succede mai un cazzo … per me in un film fatto decentemente anche Accorsi potrebbe fare brutto…manca come sempre però quantità e qualità dell’offerta di genere.
Nelson è Neeson. Gasman è tristemente Gasman. Assistito da marzialisti/coreografi (che non abbiamo) quasi chiunque, perfino Keanu Reeves, può risultare “credibile”: i mosci mai. E Gaz è as moscio as they come. Quando hai un fisico di un certo tipo puoi fare (25 anni fa) i calendari spalmato d’olio di oliva. Qualche casalinga disperata ci caschera’, ma dai Calci mi aspetto di meglio.
Avevo scritto: Neeson ERA Neeson.
Aspetta però, Keanu è un interessato/praticante di arti marziali da un tot. Ha anche fatto un film da regista tutto di menare (che non era malaccio).
bah per me conta solo come fai il film….quello di Nobody era improponibile fino alla scena del bus…però bisogna saperla pensare e girare
@vespertime
Keanu è interessato e praticante, affatto esperto e si vede. Nei film è sempre credibile, anche quando fa robe di cui non conosce che l’ABC, come nel film cui fai riferimento qualora sia Man of Tai Chi.
@mereghettietc.
Nobody era ottimo sino al pessimo finale.
La differenza tra Bob Odenkirk e Gazman è il contrasto (vincente) tra sostanza e apparenza nel caso del primo e l’insopportabile fighettaggine del secondo supportata da un cazzo di niente.
Film come Nobody del resto se ne fanno uno e poi basta (al massimo un sequel).
ma si ma va a gusto alla fine…a te sta sul cazzo Gasman e non lo reggi proprio amen…non è una cosa oggettiva però…oggettiva è l’incapacità nostrana di osare di più nel genere.. addirittura han tentato con Scamarcio il riciclo del personaggio duro ma dal cuore d’oro in un paio di pseudo noir..ma poi finiva anche lui in un tinello insopportabile. Tra l’altro ci son soggetti e attori che diresti son perfetti ma poi finiscono in film improbabili tipo quello con Joaquin Phoenix (a good day qualcosa..)che era una palla al cazzo insopportabile…
Totalmente d’accordo su A Beautiful Day, una porcata delle peggiori. Pur detestando Gasman l’ho visto interpretare dignitosamente dei grandi film. E’ la deriva action fatto coi piedi che non reggerei: certa gente è impedita per natura, o peggio pigra. Nel primo caso niente di male: basta non cimentarsi in quanto non si padroneggia. Nel secondo meglio esimersi: c’è un limite oltre il quale la sospensione dell’incredulita’ diventa dabbenaggine e cattivo gusto.
Per un piatto di minestra manco mi alzo dal letto.
Vabbè, Sandro’, te hai perso ogni diritto dopo avere cercato di lanciare la Rasulo, su.
Credo però ci sia un equivoco di fondo. Qui si recensiscono film d’azione, che sono una cosa ESTREMAMENTE diversa dai documentari su violenza, risse, crimine etc. etc.
In un film d’azione il realismo non è richiesto, anzi. Per dire, se a qualcuno qui non piace “Die Hard” probabilmente si trova nel posto sbagliato, ma credo non ci sia un minuto credibile in tutto il film. Il tema non è se Gassman (o Gifuni. O Bruce Willis) potrebbe scazzottare coi camorristi veri, è se funziona in un film d’azione. Non è se le risse o le sparatorie sono credibili, è se funzionano sul grande (o come in questo caso piccolo) schermo.
Infatti si tratta di risultare credibili in un film d’azione, cosa che Gasman o Gifuni a parer mio non sono.
Il film sul furry sembra una parodia di Maccio.
E fa ancora più ridere che Casanova lo citi nello stesso paragrafo de I Bastardi di Pizzofalcone il quale, per chi non lo sapesse, è stato trasposto dalla Bonelli in chiave furry seriosa (tipo Blacksad per intenderci) con i poliziotti che sono tutti cani.
“Non dico palle, è tutto vero”:
https://www.sergiobonelli.it/sezioni/100471/i-bastardi-di-pizzofalcone
I poliziotti SONO in buona parte cani.
Ok Zerocalcare.
Ecco, io mi sono sempre chiesto perché all’epoca non copriste Brutti e Cattivi. A me era piaciuto parecchio, non ne parla mai nessuno ma una menzione sul sito giusto la merita.
Copio e incollo il commento clamorosamente off-topic che lasciai sotto la rece di Noi di Peele:
L’altro giorno ho visto Brutti e Cattivi con Santamaria e mi sono divertito un casino. Mi ha sorpreso che non sia stato coperto a suo tempo visto che ci sono scene supercalciabili ed è politicamente scorrettissimo (specialmente per quello che ti aspetteresti da una commedia italiana del 2019, ma anche in generale direi). Poi fa genuinamente ridere.
Plus: Marco “Ciro (O’ Immortale) Di Marzio” D’Amore irriconoscibile in un ruolo instant-cult.
A me invece sono esplosi i bulbi oculari appena ho letto che un redattore dei 400 calci ci consiglia di vedere Regina.
Regina.
Devo ancora finire di bestemmiare.
Casanova, che male t’abbiamo fatto?
Attenzione. Capisco il tuo stupore Dr Malcolm, ma devo fare una precisazione.
Non consiglio di guardare Regina.
Consiglio di guardare l’interpretazione della Francesconi qualora ti dovesse capitare l’eventualità di guardare Regina.
Ohibò, sofismi a parte, se ci dici “vi consiglio di vedere la sua interpretazione nel film Merda Fumante Lanciata Fortissimo Negli Occhi”, come sarebbe possibile farlo senza vedere il film Merda Fumante Lanciata Fortissimo Negli Occhi?
Esistono degli acting Reel su YouTube di Francesconi (non della, di) nel suddetto film MFLFNO che ci evitino la morte per sanguinamento dallo scroto a seguito di autoevirazione?
magari ti capita di guardare quel film per lavoro
Quoto e chiedo una rece postuma per brutti e cattivi. Adduco motivazione Vostro Onore:
1 – film italiano di heist con protagonisti handicappati CATTIVI che fanno e si fanno cattiverie fisiche e morali, girato bene con fotografia umana. Tutte queste cose nello stesso film sono il miracolo.
2 – Sara Serraiocco
secondo me gassman la faccia giusta ce l´ha, e se non avessimo in mente tutta la sua carriera non staremmo neanche a discuterne.
Finito ora. Boh è proprio una roba senza infamia e senza lode, non ha particolari cadute ma manco guizzi, alla fine Gassman ha la faccia giusta e il fisico corretto , si vede pure che si è impegnato e ci crede parecchio, l’interpretazione non è esattamente indimenticabile ma ricopre il ruolo piuttosto bene. Sul ritmo c’è da dire che ingrana davvero dopo una manciata di minuti e tutto sommato non cede, le scene d’azione però sono costruite senza che ci sia mai un vero sussulto (si provava mettere una pezza con l’esplicitazione della violenza ma non basta). Lo si vede e ce lo si dimentica immediatamente ma non è brutto. È innocuo.
tutto vero…mi aveva convinto di più quello con Gifuni
Vabbè, Sandro’, te hai perso ogni diritto dopo avere cercato di lanciare la Rasulo, su.
Visto ieri sera da solo perché l moglie non ama il genere. Mi è molto piaciuto. Più di polar che è bello ma è troppo lungo . Bravo gasman brava la ragazzina che fa Matilda di leon. Certo non è il boss con Enrico sylva(fatelo un omaggio al regista del mitico killer vs killer con massimo d alema che fa terence hill).ma di azione e violenza ce ne è. E poi se in un film.c è Tano Cariddi io.s0no sempre felice. Bob
Visto, finalmente. Per una volta mi scosto completamente dal coro. Sarà che tra rece e commenti mi avete abbassato le aspettative, ma a me è piaciuto. Veloce, semplice, violenza esplicitata molto più di quanto mi aspettassi. Bravo Gassman. Certo, regia a volte didascalica (non farmi vedere il coltello a scatto che si apre, resta sui volti degli attori, cazzo!), ma tante belle idee senza andare dove attori o budget avrebbero reso tutto ridicolo. E il montaggio tiene.
Bella l’idea del voice-over della telefonata sul combattimento finale.
C’è pure un minimo di inserimento nel contesto italiano, mafia a parte, tipo l’ospedale clandestino cinese.
Poi chiaro, qui i nostri standard sono settati su The Raid 2, ma avercene di film italiani che ti fanno volare 90 minuti di gente morta mediamente male.
Propongo una candidatura ai Sylvester come miglior MACCOSA: non credo che oggi esista una adolescente che sappia a memoria il numero di cellulare del suo fidanzatino…
Mah.
L’ho visto senza leggere la rece per non farmi influenzare, ci tenevo a un parere sincero di me stesso su questa altra prova di old man secret badass del cinema italiano. Perché secondo me Gassman fazza e fisico li ha tutti: adeguatamente solcato dagli anni, sale e pepe nel pelo, e fisicamente imponente il giusto.
Purtroppo le scene d’azione, no, non sono il massimo, nonostante si calchi sulla violenza esplicita per pomparle di più.
E sinceramente lo scontro finale fatto con una sorta di mezzo “o dimo” mi ha un po’ fatto scendere la catena.
Si sono salvati con la coltellata finale, perché fino all’ultima scena ero convinto che l’addestramento di coltellaggio ravvicinato restasse solo una pistola di Checkov, e non glielo avrei perdonato.
L’impianto generale del film è comunque totalmente credibile come versione italiana del genere, e questo mi fa ben sperare.
Arrivo fuori tempo massimo, ma per quel che vale a me è piaciuto, è vero le scene action non sono ‘sto granchè ma avercene di film italiani cosi, ha le sue parti efficaci (compresi i protagonisti) ed è calato bene nel nostro contesto, come aveva già detto qualcuno. Forse arriva al 7, di sicuro più di 6.
P.S.
Fun fact, Lalla di Boris4 è interpretata da Aurora Calabresi, ovvero la figlia di Paolo Calabresi (Biascica, Nicholas Cage a San Siro)