Ciao, amici! Lo sapete che in sala c’è Decision To Leave, l’ultimo film di Park Chan-wook. Sì, è uscito il 2 di febbraio grazie a Lucky Red. Eh, lo so che c’è già su quella piattaforma là, quella con la pipa in radica, ma vuoi mettere la soddisfazione di vedere un film di quel califfo di di Park Chan-wook su grande schermo? Dai, andate al cinema. Io vi metto qui la sigla mentre voi prenotate tramite l’internet il vostro biglietto per la sala, ok? Dai, posto centrale. Se c’è ancora vi consiglio di prendere posto nella fila quella a metà, quella dove puoi allungare i piedi che è la più comoda di tutti.
Ahahhaha, che sigla che vi ho messo, eh? Cioè, uno che legge il nostro sito magari si aspetta, che ne so, un pezzo dei Rose Tattoo e invece, taaaaaaac, ti ho messo lì il video del signor Anthony. Sì, perché il signor Anthony canta questa struggente Nun Me Lassate Maje che, immagino, vuol dire Non Mi Lasciare Mai, no?* E il titolo del film di cui parliamo oggi è Decision To Leave, la decisione di andarsene. E invece io a Park Chan-wook gli voglio proprio dire: Park, nun me lassate majeeeee!
Sì, perché il tema è uno e uno solo. C’abbiamo fatto anche una serata apposta su Twitch insieme a Roy Menarini. Ma Park Chan-wook è ancora amico nostro? Decision To Leave è un film calciabile? Eh, non lo so, amici. Non lo so. Come ve lo posso vendere? Vediamo: è un giallo. Cioè, giallo non proprio nel senso di Giallo all’italiana, eh? Più nel senso che c’è un omicidio, uno che indaga e noi dobbiamo capire se la sospettata numero uno, la moglie del morto, è colpevole o meno. Come lo chiami un film così? Un thriller? No, il thriller mi sa che fa più paura. Vabbè, aspetta, non è che il film ruoti attorno proprio a questa roba qui. Cioè, non è davvero un mistero se quella è colpevole o meno. Cioè, a metà film lo dicono proprio. A metà film!
Sì, ma poi questa roba dell’omicidio è una scusa per raccontare una storia d’amore. Tra la donna (Tang Wei nella parte di Seo-rae), che è cinese, e il detective (Park Hae-il nella parte di Hae-joon), che è coreano. E pure sposato. Eh, lo so, ma quello, dal momento in cui incontra gli occhi della donna che sospetta aver ucciso il marito, non capisce più niente. Diventa una specie di ossessione. E dire che i due sono diversissimi, eh? Lui è uno incredibilmente ligio al dovere, un uomo tutto d’un pezzo, una roccia. Sì, tipo se dovessi dire a cosa assomiglia, direi una montagna. C’è sempre, non lo sposti, è affidabile e solido. Lei invece è di tutt’altra pasta. Guarda anche i colori con cui si veste: c’ha sempre queste cose verdi, turchesi, azzurrine… è libera, sinuosa, fluida. Tipo il mare. Ecco, Decision To Leave è un film che racconta di quando una montagna si innamorò del mare. O forse dell’impossibilità per il mare di farsi montagna. “Di farsi” nel senso di “diventare montagna”, maliziosi. Aspetta…
Quindi, insomma, stavamo dicendo. Un giallo che si risolve a metà e che alla fine è meno preponderante nell’economia del film di una storia d’amore. È roba nostra? Non lo so, non lo so… Ah, aspetta! Dopo che si risolve la questione del primo omicidio, ce n’è un altro! Un altro morto! Ma a questo punto, sappiamo pure già chi è stato. E quelli sono lì a incontrarsi al mercato del pesce e a scambiarsi grandi sguardi di intesa. Ma insomma, Park. Ci fai o ci sei?
Park Chan-wook è cambiato, amici. Io sono come voi, eh? Se vedo che c’è un suo nuovo film, mi attizzo tutto. Sì, perché nelle mie cartelle mentali il suo nome è sinonimo di pazzi piani sequenza con uno armato di martello contro 100 coreani, tendini d’achille tagliati e genitori in coda per torturare. Ma è anche vero che sono passati tipo 20 anni da quelle robe lì. Nel frattempo il nostro ha fatto un film tutto colori pastello su una che è convinta di essere un cyborg, un melò coi vampiri, un film scritto da Wentworth Miller, un thriller erotico in costume… Cioè, ormai mi sembra sia pacifico pensare che Park Chan-wook ci abbia un po’ preso in giro.
Un po’ come è successo con quell’altro nostro amico, Nicolas Winding Refn. Uno legge il suo nome e, tac, pensa a Drive, alla trilogia di Pusher, e invece poi va al cinema e vede ore di gente che cammina lentissima in Thailandia e non succede mai nulla di calciabile. E se succede è tutto al rallentì, con una canzone strana in sottofondo. Ma si fa così, si fa? E io che credevo, io che speravo…
Niente, ragazzi. Alla fine sono arrivato alla conclusione che ci sono dei registi che hanno abbracciato per un periodo della loro vita la calciabilità filmica solo perché in quel periodo era – secondo loro – la forma giusta in cui far confluire il proprio stile. Sì, lo stile. Che è il loro modo di raccontare le cose, di metterle in scena, di costruire il quadro… E ci sono dei registi per cui lo stile comanda. Ma attenzione, però. Non sto dicendo che Decision To Leave sia solo ed unicamente un esercizio di stile. Perché poi, quello che fa in questo film, è tutto funzionale alla storia. Tutto. La soggettiva di una formica. Quegli azzardati stacchi di montaggio per cui il poliziotto è in macchina e un secondo dopo, puf, è nella stessa stanza della sua amata. Quel dannato interrogatorio in cui la realtà e lo specchio vanno e vengono fuori fuoco. Anche quegli incredibili inseguimenti sempre in salita. Sto dicendo che per alcuni registi, tra cui Park, lo stile è funzionale alla storia che decide di raccontare. Perché Old Boy funziona fatto così e non funziona fatto cosà? Perché il regista ha saputo scegliere lo stile adatto per raccontare una storia del genere. Perché forse, fuori da certi generi, la politique des auteurs ha ancora un senso.
E a noi? A noi frega qualcosa del fatto che Park Chan-wook abbia evoluto il suo stile fino ad arrivare alla conclusione di essere in grado di gestire un film che ricorda più La Donna Che Visse Due Volte piuttosto che un Revenge Movie? Sì, certo che ci interessa. Perché lo spettatore calcista si distingue dal resto della massa perché ha stile. Come Park. E per noi lo stile spesso è più importante della storia che viene raccontata. Siamo i primi a capire cosa vuol dire un film come The Plane, a riconoscerne la sua calciabilità, ma al tempo stesso siamo i primi a capire che un film come Mother di Bong Joon-ho sia potenzialmente più calciabile. (Sì, sono riuscito a mettere dentro anche Bong. Ma d’altra parte non è che possiamo scrivere di Park senza scomodare Bong, no?)
Per cui, giunti alla fine di questa pezza micidiale che ti ho tirato (e giuro che non l’ho fatto solo per portarti a letto, eh?), possiamo decretare che Decision To Leave sia uno dei film più belli dell’anno. Ma tipo che sono quasi offeso che non sia candidato agli Oscar. Stupendo. E se dovessi raccontarlo a mia madre, le direi che no, quella roba dell’omicidio che ha letto nella trama del film riportata sul Corriere, è una finta. In realtà, mamma, Decision To Leave è una struggente storia d’amore che si diverte a mettere in crisi la classica detection dei film di genere. Guarda, mettiamola così: è uno splendido ritratto di due solitudini incolmabili. Anche se la montagna prende e a va al mare, questi due non si possono incontrare mai, mamma. Lo capisci? Anzi, è peggio! Perché non lo capisci, mamma? Non vedi come il regista ha deciso di inquadrare lui quando arriva in spiaggia? Dall’alto verso il basso! Al contrario dell’inizio, dove invece era sempre dal basso verso l’alto! Parla di questo, mamma! No, non assomiglia a Assassinio sull’Orient Express, cazzo…
DVD-quote:
“L’uomo saggio ammira l’acqua,
l’uomo gentile ammira le montagne.”
Confucio“Questione di stile”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
*No! Ho chiesto lumi al mio amico di Napoli, il signor Saccoevanzella – che io chiamo affettuosamente Uèafrica – che mi ha detto che Nun Me Lassate Maje vuol dire Non Lasciatemi Mai. Cioè, Anthony da del Voi a Park. Mi sembra giusto.
Boh, onestamente capisco perché non sia nella cinquina degli Oscar: tolto lo stile pazzesco di Park, sotto rimane un film abbastanza medio, con indagine + storia malata senza grossi guizzi (se non nelle modalità del finale) a livello di scrittura o recitazione. Un bel film di genere, bello “solido” come diciamo noi del reparto ferramenta.
Ma che figata avere registi che si muovono trasversalmente attraverso le decadi, spaccando sempre comunque culi a mani basse. Che film straordinario. Tra l’altro secondo me le tematiche di fondo mica sono cambiate così tanto eh?
E sono troppo contento che su queste pagine non sia neanche stato proposto “come eccezione meritevole”, ma come mera conferma che siete delle mammolette con la pipa di radica pure voi (Casanova tu poi, con quel cognome, eddai). Viva i400calci.
“” In the Wook for Love “”
Parky non sta bene, lo dico dal dumilaettré,però sa guardare come dovrebbe farlo dio .Non sempre basta .
Refn fa le corna e le fazze alla Gary Sinise. La deve smettere.
A mani basse film che mi e` piaciuto di piu` nel 2022, quando ho visto che mancava dalla cinquina dei film stranieri per un attimo ho sperato nella categoria principale. E invece…
a livello teorico sarei superdaccordissimo con tutto, poi tornando terra terra l’idea di ammore di park temo non si appiccichi con la mia, e si che io ne ho a bizzeffe di film d’ammore senza manco poliziotti o morti tra i preferiti.
insomma sta gente nel film mi ha lasciato indifferente quando non “ma che cazzo state a fa”.
bello lo stile, come si diceva una volta bella fotografia.
Visto due volte, in giorni consecutivi. Un po’ perchè coi sottotitoli in inglese mi ero perso qualche pezzo, un po’ perchè un film meraviglioso
Commento forse poco attinente, ma ogni volta che guardo un film orientale, cinese, giapponese, coreano, mi “innamoro” di qualche attrice. Non mi capita praticamente mai coi film occidentali. Le attrici asiatiche, al di là della bellezza, hanno una delicatezza, una femminilità, che da noi ormai è quasi introvabile. Sarà che da quelle parti il Me Too o il No Means No ancora non hanno attecchito
Questo film è un bellissimo thriller (tra le altre cose), ma di sicuro non è troppo calciabile. Penso che il cinema orientale dovrebbe trovare maggiore spazio su questo forum, non dico che sia ignorato, anzi. Ma c’è talmente tanta roba meravigliosa da recensire, che personalmente preferirei 1000 volte all’ennesima minchiata con Nicholas Cage
A Bittersweet Life, The Man from Nowhere, Drug War, i film di Jia Zhangke tipo Ash is purest White o A Touch of Sin. Ce ne sarebbero tanti altri che al momento non mi vengono in mente, anche roba vecchia come Tokyo Fist o perfino Kitano (quello vero, non quello di Battle Royale o Outrage)
So che un paio di questi titoli li avete trattati, ma ce ne sarebbero tanti altri, il cinema orientale è una miniera d’oro dei film con vari livelli di calciabilità
Ciao Takeshi Diocaro, scriviamo sempre volentieri di film orientali e accolgo la tua proposta di provare a farlo più spesso. In cambio, se riesci ad avere la prontezza di riflessi minima per non scrivere che le donne sono più carine quando vengono calpestati i loro diritti umani più basilari fai un favore un po’ a tutti (per primo probabilmente a te stesso).
In che senso “kitano quello vero (non quello di Battle Royale e outrage)” ? Battle Royale è di fukasaku e gli outrage sono stupendi, i migliori gangster movie degli ultimi dieci anni per quanto mi riguarda
Per me Kitano è quello di Violent Cop o di Sonatine. Le versioni anni 2000 sono solo degli scimmiottamenti, spesso per motivi meramente commerciali
400baci.com? Chiedo per un amico.
Per Nanni
Avrei voluto rispondere sotto il tuo commento, ma non me lo permette. Comunque, lungi da me mettermi a disquisire di società o politica o altro qui
Ma rimango del mio parere: ritengo i vari Me Too, No Means No, Black Lives Matter o la Woke Generation delle iatture. Non nelle finalità originali, ovviamente. Ma nel modo in cui si sono sviluppate, dando voce a isterismi quando non direttamente ad un razzismo inverso
Ma la chiudo qui, sarebbe un discorso infinito e questo è il palcoscenico sbagliato. Però la tua chiosa finale me la sarei evitata, ti assicuro che non stai parlando con il fratello di Salvini, e non mi ritengo retrogrado solo perchè non sono sintonizzato sulla morale imperante
Non sono sicuro di capire di che problemi parli visto che hai risposto sotto al mio commento letteralmente un minuto dopo che hai postato questo. E anche sul resto non so che dirti, nel senso che ho provato ad avvertirti che avevi scritto una roba che suonava davvero malissimo, ma pure ora l’unica cosa che hai scritto che non suona retrograda è “non mi sento retrogrado”. Facciamo che mi fido che probabilmente non stai trovando il modo giusto di spiegarti, ma sono soprattutto d’accordo che non è il caso di approfondire oltre.
Sul “rispondi ” credo di riferisca al fatto che si può rispondere solo all’ultimo messaggio di un thread e non a tutti, i commenti sono solo a due livelli e non ad albero insomma.. non so se sono stato chiaro.
Per l’altro punto non commento oltre
Ma sono io che voglio vederci per forza qualcosa o nell’ultima immagine della spiaggia dall’alto, le onde del mare formano il profilo di lei, e le ombre delle due persone ricordano il pesce nella boccia di cinque immagini sopra, e il retro della strada la boccia stessa! insomma la stessa immagine da un’altra inquadratura e ricreata con elementi naturali :O
Casanova Wong Kar-Wai, l’hai fatto apposta o la tua rece mi ha influenzato fino a farmi fare un volo pindarico assurdo!?
Ci vuole un gran manico a fare un film del genere a partire dalla prima lettera del soggetto fino all’ultima dei titoli di coda. Big Pak! Big Man!
arrivo tardi ma mi sono accorto solo ora che nessuno ha risposto “fondamentale!” al secondo dvd quote del casanova