In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.
Ci sono, nei primissimi minuti di Iron Man, due “indicatori temporali” che ogni volta che lo rivedo mi fanno sbroccare un po’ di più. Un soldato chiede a Tony Stark di farsi una foto insieme, Tony dice ok e il soldato tira fuori… il telefonino? No, una macchina fotografica digitale! Di quelle piccole, compatte, piene di tastini e rotelline che nessuno ha mai imparato a usare, che dovevi accendere e impiegavano 10 secondi solo a tirare fuori l’obiettivo. Subito dopo Tony commenta che ok la foto ma please non la mettere su MySpace e qui lo shock è doppio perché a) ma che cazzo è MySpace e b) come sarebbe a dire che uno si fa una foto ma non può metterla sui social? Ma allora cosa la fa a fare!!
Non mi fa impressione constatare che in Mamma ho perso l’aereo non esista internet o che in Die Hard non ci siano i cellulari, sono film fatti in determinati anni, quando li vedi ne sei perfettamente consapevole, e vanno benissimo così. Ma mi fa impressione rendermi conto di quanto è vecchio Iron Man perché, tolti quei due dettagli, potrebbe essere stato fatto — o essere ambientato — esattamente ieri. È un film che letteralmente non è invecchiato di un secondo, un po’ perché funziona davvero bene, un po’ perché funziona così bene che dopo quello nessuno ha più cercato di fare qualcosa di diverso. Iron Man rappresenta un capitolo importantissimo nella storia dei cinecomics perché è un traguardo e allo stesso tempo un punto di partenza dal quale, nel decennio e passa successivo, ci si è mossi davvero poco.
Ricordo che quando vidi il primo teaser trailer di Iron Man esclamai “Ah, però!”.
Era qualcosa di abbastanza generico, se la memoria non mi tradisce, una roba tipo con Iron Man che sfreccia tra le nuvole e fa mangiare la polvere a un paio di caccia che lo inseguivano. Nulla di rivoluzionario per effetti speciali o approccio allo storytelling, eppure si fece strada nella mia testa un pensiero: non sarà che è questa la volta buona..?
Nel 2008 i cinecomics non erano certo una cosa nuova, i tentativi incerti degli anni 90 e dei primi 2000 ce li eravamo lasciati alle spalle e, certo, uscivano ancora ciofeche come Elektra, Ghost Rider o I Fantastici 4, ma Blade, X-Men, Spider-Man e Batman erano ormai titoli consolidati, saghe di successo riuscite nell’incredibile impresa di fare soldi E piacere più o meno a tutti (ricordo a titolo esemplificativo il caso degli X-Men passati al cineforum di Busto Arsizio); in più in tv spopolavano serie come Smallville e Heroes, insomma, c’era un’evidente familiarità col concetto di fumetto e di supereroe su grande e piccolo schermo, una familiarità che non ci saremmo neanche sognati 10 anni prima, eppure… mancava ancora qualcosa.
Blade, X-Men e Spider-Man avevano tutti un terzo capitolo così inscusabilmente brutto da far scordare in un attimo i pregi dei film precedenti. I Batman di Nolan, al contrario, erano film d’autore, formalmente ineccepibili ma che volevano a tutti i costi essere quanto di più lontano possibile da un fumetto. E avevano in comune con gli X-Men e con Blade una scarsa simpatia per il concetto fumettistico di supereroe: alla fine, in tutti e tre i casi, erano storie di paramilitari vestiti di nero e in tenuta antisommossa che combattevano ninja, vampiri o attori shakespeariani. Spider-Man era diverso, Raimi non si vergognava di stare raccontando una storia di supereroi, Peter Parker si vestiva di rosso e blu e combatteva i suoi supercriminali imbarazzanti alla luce del sole. Il problema lì era opposto: tutto molto bello da vedere ma scrittura legnosissima, senza contare la facilità con cui buttava ogni cosa in caciara (sapete perfettamente di cosa sto parlando, è inutile che vi posti la gif).
Insomma, quando erano seri erano troppo seri, quando sembravano abbracciare la locura dei fumetti si scordavano la sceneggiatura. Ma allora cos’aveva Iron Man che agli altri film mancava? Cosa fa di Iron Man — un supereroe fino a quel momento considerato di serie B, con una storia abbastanza noiosa e una mitologia davvero scarsa — la sintesi di tutti i pregi e il superamento di tutti i difetti dei tentativi precedenti di portare i supereroi al cinema?
Reggetevi forte perché la risposta che mi sono dato io è veramente banale.
Iron Man è figo.
Iron Man abbraccia con entusiasmo l’estetica e la filosofia dei fumetti, non se ne vergogna, non chiede scusa, non si nasconde dietro una metafora e riesce a sembrare figo mentre non lo fa. Immagino sia quello che succede quando chiedi di fare un lavoro da fumettisti a dei fumettisti.
La storia di come la Marvel si sia fatta studio cinematografico è raccontata spesso per sommi capi e in modo sospettosamente vago. Quello su cui concordano tutti è che Avi Arad, uno che si era trovato alla dirigenza della Marvel perché era molto bravo a vendere giocattoli, si era rotto le palle che con ‘sti cazzo di supereroi diventassero tutti ricchi tranne loro che li avevano inventati. Effettivamente dalla trilogia di Spider-Man, valore totale 2 miliardi e mezzo di dollari, la Marvel si era messa in tasca poche decine di milioni. Da Blade appena 25.000 dollari. Se sei il genere di persona che bada a queste cose, era piuttosto avvilente.
L’altra grande intuizione si deve invece a David Maisel — agente, uomo d’affari e futuro produttore esecutivo del film di Angry Birds — ed è che il vero asset della Marvel non sono i personaggi (molti dei quali venduti per due spicci nel corso degli anni a vari altri studios) ma l’idea di un universo condiviso. Se i mega eventi crossover garantivano ogni anno vendite di fumetti record, vuoi vedere che poteva funzionare anche coi biglietti del cinema?
L’ultimo pezzo del puzzle è Kevin Feige, un nerd che bazzicava le produzioni dei cinecomics dai tempi del primo X-Men e che nessuno ha mai visto senza cappello. Di base l’idea era che invece di diventare matti a cercare di convincere gente che i fumetti non li capiva, non li amava e che molto probabilmente avrebbe passato l’85% del film a prenderne le distanze o a chiedere scusa… boh, si poteva provare a lavorare con della gente a cui i fumetti piacevano. Feige aveva un piede in Marvel già da un po’, sapeva come si facevano i film e sapeva come si facevano i fumetti. E a 34 anni, l’età che ho io mentre scrivo questa frase mannaggia al cazzo, si ritrova CEO dei Marvel Studios, a gestire un budget di mezzo miliardo che, non si sa bene come, Arad era riuscito a farsi prestare da una delle più grosse banche d’investimento americane.
Iron Man costa 140 milioni. Ne incassa quasi 600. Arad, Maisel, Feige, tutti promossi. Ma non sono loro i nomi che resteranno scolpiti nella memoria dei fan. C’è Jon Favreau, un regista, attore e sceneggiatore amico di Vince Vaughn che fino a quel momento era famoso principalmente per una commedia natalizia con Will Ferrell e un pugno di episodi di Friends in cui interpretive un fidanzato di Monica. Nonostante un curriculum non stellare, Favreau si rivela l’esecutore perfetto della visione di Feige: un regista in grado di bilanciare i registri della commedia e dell’action movie; di raccontare una storia senza sbavature e senza cali di attenzione; di far respirare i personaggi e gli attori che li interpretano; di orchestrare una messinscena che sarà integrata per quasi la metà da effetti speciali in post produzione; e soprattutto, cosa che sarà il trionfo e la rovina del Marvel Cinematic Universe, di mettere da parte qualsiasi pretesa autoriale in funzione della “bigger picture”. Non è un caso che oggi abbia in mano The Mandalorian, l’unico prodotto di Star Wars che sia mai riuscito a mettere d’accordo tutti i fan di Star Wars.
Favreau, tra l’altro, in Iron Man si ritaglia pure una particina da attore, l’autista/guardia del corpo di Tony Stark Happy Hogan, che tra una cazzata e l’altra continuerà a comparire così spesso nei film successivi da diventare il sidekick di Peter Parker nei nuovi Spider-Man. E non è l’unico ad aver vinto la lotteria: pensate a Clark Gregg nel ruolo dello stempiato agente Coulson dello S.H.I.E.L.D. che è probabilmente il personaggio secondario più ricorrente di tutto il franchise con 5 film, 2 corti e protagonista per sette stagioni di una serie (e del suo spin-off) in prima serata su uno dei principali canali generalisti americani. O Paul Bettany che ha iniziato come la voce del maggiordomo virtuale di Tony Stark e ora è co-protagonista di WandaVision uno dei prodotti più interessanti e oggettivamente originali partoriti dall’MCU.
Ma questi sono prove attoriali e traguardi personali che impallidiscono di fronte alla vera star della parata, Robert Downey Jr., l’ex-ragazzo prodigio con cui nessuno voleva più lavorare che si rende protagonista di una delle più clamorose rimonte professionali interpretando fondamentalmente sé stesso ma più ricco (quindi sé stesso oggi). Prima accennavo al fatto che Iron Man non si nasconde dietro una metafora, e in un certo senso non è vero: Iron Man è la metafora di Robert Downey Jr., un tizio che ha fatto una serie di cazzate ma per qualche motivo continua a piacere a tutti che si imbarca in una quest per la redenzione. La parabola di Tony Stark riflette quella di RDJR con squisita precisione, da drogato irresponsabile a paradigma di professionalità sul luogo di lavoro, da narcisista egocentrico a padre putativo di una nuova generazione di supereroi. Sono il carisma incontenibile, il fascino, l’umorismo di Tony/RDJR che trainano un film diversamente piuttosto “generico” come lo sono tutte le origin story: eroe ottiene un potere, eroe impara a usarlo, eroe lo usa per combattere un cattivo interpretato da un grande attore sottosfruttato, 15 minuti di titoli di coda, eroe viene reclutato da Nick Fury per i prossimi nove film.
D’altra parte, rispetto al genere che ha lanciato, Iron Man presenta ancora una serie di anomalie che verranno nel tempo limate o debellate. Tony Stark beve e fa sesso occasionale (passerà, nel giro di qualche film, ai centrifugati sedano e zenzero e a una relazione monogama con Gwyneth Paltrow — che se ci pensate ha perfettamente senso) e quando è Iron Man uccide i propri avversari anche se sono esseri umani (già in Age of Ultron ci terranno a farci sapere che spara solo colpi di avvertimento o mira a zone non vitali). Il film parla, con tutto il tatto e l’approssimazione di cui è capace un film per famiglie, di guerra, di Medio Oriente, delle responsabilità e dell’ipocrisia degli Stati Uniti che si atteggiano a pacieri internazionali mentre vendono sottobanco armi a chiunque. È a modo suo rinfrescante, visto oggi, e non per chissà quale ricerca di realismo e di “temi maturi” in una pellicola del genere, ma perché ci ricorda, e succederà sempre più raramente nell’MCU, che il film non è ambientato in un vuoto o in una specie di ecosistema abitato da soli supereroi. Ma in un mondo simile al nostro dove ci sono i conflitti, c’è la politica, ci sono innocenti da proteggere, i protagonisti sono imperfetti e i cattivi possono anche essere persone comuni. C’è una dimensione “domestica” nel primo Iron Man, intima e tangibile, che si perderà progressivamente man mano che l’universo Marvel si espande e la posta in gioco si fa sempre più astratta.
Ciò che invece fa scuola e rimarrà sempre identico è la coolness di fondo, le one liner e il superhero landing, i protagonisti sexy e carismatici (ma vi rendete conto che prima dell’MCU uno poteva pensare di far lavorare Tobey Maguire e farla franca? Io a volte mi sveglio ancora urlando nel cuore della notte). Gli effetti speciali sempre più sofisticati e all’avanguardia, i registi che si fanno piccoli piccoli ma poi flexano come matti nel momento in cui c’è da fare l’inquadratura di rito che sembra una splash page. La violenza stemperata dall’umorismo, la spensieratezza, l’idea rassicurante che anche nelle situazioni più nere il bene possa trionfare grazie alla super-scienza e alla buona volontà di uomini (da un certo punto in poi anche donne, ma ci vorrà un po’) che scelgono di fare la cosa giusta. E sì, è stucchevole, ma con questa merda ci sono cresciuto e mi sento quasi di dire che non abbia fatto un lavoro poi così terribile. Sono abbastanza a mio agio con l’idea che ci cresca anche la generazione che pagherà la mia pensione.
Blu-ray 15th anniversary special edition quote:
“Va bene, Marvel, fai di me quello che vuoi”
Quantum Tarantino, i400calci.com
Che dire… il MCU è stata il mio xanax in questi anni. Capisco tutti quelli che hanno di ridire sulle pigiamate e ne vedo anch’io i limiti, ma i momenti di assoluta felicità e spensieratezza quando al cinema comincia ad apparire sullo schermo la scritta “Marvel” sono stati impagabili.
Sottolineerei anche come la sua armatura (cuore del film) sia pesante e tangibile mentre col passare del tempo con l’agghicciante scusa della nanotecnologia è divenuta un oggetto magico e impalpabile
Mai sopportato il passaggio all’armatura “dipinta addosso” con la scusa delle nanotecnologie.
Nel primo scontro con Thanos, poi, tira fuori così tanta roba senza senso che più che Iron Man sembra Megaman.
Infatti dal terzo film in poi, come estetica, mille volte più bello War Machine, che invece diventa sempre più tozzo, e che al posto di raggi repulsori e magie del cazzo tira solide smitragliate e mini missili.
Ero venuto a scrivere esattamente la stessa cosa.
Il design (video ma anche audio, che con tutti i suoi suoni elettro-idraulici di contorno è eccezionale) delle prime armature è stato qualcosa di incredibilmente azzeccato, uno dei grandi pregi del film.
Testimonianza ne è il fatto che ha ispirato schiere di ingegneri e tuttofare su internet: non si contano i tentativi di replica su youtube, anche tecnologicamente raffinati.
Tutt’ora è per me uno degli aspetti più affascinanti ed evocativi di tutta la saga.
Dirò di più, l’armatura e la tecnologia di Stark sono uno specchio molto palpabile dell’evoluzione del MCU, e viaggano esattamente in parallelo al discorso di realismo e tangibilità dell’universo in cui esso è ambientato.
Nasce sporca, meccanica, tangibile, che sembra poter venire costruita nei prossimi 5 anni, e finisce per essere un gimmick piattissimo, un deus ex machina utile solo come cazzabubolata per far progredire la trama.
“Nanotech” e via, IronMan può nuclearizzare plutone e combattere con GesùGiuseppeMMaria.
“Viaggi nel tempo” e risolviamo tutto.
Uguale il mondo in cui è ambientato l’MCU.
Io lo ricordo abbastanza bene, ai tempi Iron Man nasceva sul filone del realismo Nolaniano che cercava di imboccare il cinefumetto alle masse, ma è vero quel che dice Quantum, non lo faceva in maniera sfacciata come Batman, non era il fine ultimo del film.
Era solo un giusto elemento di contorno, che emergeva con naturalezza dalla buona scrittura di sceneggiatura e personaggi.
Più siamo andati avanti e più il fumettone ha capito di non doversi vergognare di nulla, ma ha anche dimenticato che ogni tanto vergognarsi di qualcosa, nel senso di trattenersi e dosare meglio gli ingredienti, è un grande pregio che esalta il prodotto finale.
E invece siamo finiti a lottare per salvare l’universo ad ogni film, con procioni parlanti, viaggi nel tempo e un carrozzone di 25 film e 70 personaggi.
Infatti gli unici che mi sono sempre piaciuti di tutto il carrozzone sono i Capitan America, con il supereroe più “scarso” del gruppo sono costretti inserirlo in un contesto normale, invece di aprire tutto come nemmeno Dragonball….
Beh questo resta un gran film anche per chi non ha mai saputo una cippa di fumetti come me…Robert e Favreou gran coppia, anche perché ,al netto della dddroga o quel che era, uno è davvero un grande attore e l’altro ha fatto poi diverse robe carine da regista…Poi però torniamo sempre lì…se il pigiama robot deve iniziare a mischiarsi per forza col pigiama martello e il pigiama starsandstripes ecc si perde tutta la magia che ha ancora una trilogia come quella di Raimi…sul One shot non si discute ..questo è ancora la pigiamata marvel migliore …sarà anche che hanno sparato alto sperando di raccattare più pubblico possibile e non con la rete a strascico nel fondale dei teens come negli ultimi 5 10 anni.
Ecco, se c’è una cosa che questo film mi ha insegnato è quella di non pretendere che l’adattamento da fumetto seriale a celluloide sia un calco, perchè alcune cose cambieranno inevitabilmente… e va benissimo così.
Comunque ricordo che ai tempi lo apprezzai così tanto che passai i mesi successivi a rileggere storie classiche del personaggio come Extremis, la Guerra delle Armature ecc.
Mi ha sempre fatto riderissimo che l’attore più pagato del primo IronMan sia stato il premio Oscar Terrence Howard nella parte di James Rhodes. Accantonato senza tante storie dal secondo film, schiacciato dal ritornato carisma / locura (o sarebbe meglio dire aura) del resuscitato Robert Downey Jr
E’ stato il perfetto inizio di qualcosa di grandioso e che, oggettivamente, non ha eguali nella storia del cinema, un franchise di successo planetario che dura da oltre 20 film, quasi tutti riusciti chi più chi meno, mantenendo una coerenza di fondo e una capacità d’intreccio incredibili, frutto della volontà e della capacità di tutti (registi, autori, sceneggiatori..) di sacrificarsi appunto in nome del “bigger picture”. E questo film ha definito le regole del gioco.
Stiamo esagerando tra misticismo, multiverso, guerre galattiche? Probabilmente si. Stiamo perdendo di vista tra nanotecnologie, reame quantico e PG-13 l’immersione nel mondo simil-reale? Sicuramente si, ed era prevedibile, è quello che è successo ai fumetti Marvel qualche DECENNIO fa. Ma se anche dovesse tutto crollare miseramente domani (e non è detto, in fondo Wandavision, almeno nella prima parte, è una bomba) già quello che è stato fatto è epico e colossale
Mi ha sempre fatto riderissimo che l’attore più pagato del primo IronMan sia stato il premio Oscar Terrence Howard nella parte di James Rhodes. Accantonato senza tante storie dal secondo film, schiacciato dal ritornato carisma / locura (o sarebbe meglio dire aura) del resuscitato Robert Downey Jr
Beh, si è dedicato ad altro, ad esempio ha riscritto completamente la matematica:
https://mashable.com/2015/09/14/terrence-howard-one-times-one/?europe=true
lo vidi all’epoca e mi piaque ( voto 7) ma ho sempre pensato che i produttori debbano offrire da bere vita natural durante ai creatori di robocop.
davvero i robot in iroman sono uguali a robocopo 1987
bob
Veramente, Edward Neumeier, il creatore di Robocop, ha sempre ammesso che si è ispirato proprio ad Iron Man per la realizzazione del suo personaggio (tra l’altro, nella scena del primo arresto di Robocop, nel minimarket, il fumetto di Iron Man è ben visibile tra gli scaffali del negozio).
E qua mi tocca fare il villain.
Il primo Iron Man non l’ho mai digerito. Non per la leggerezza o la coolness forzata che si mangia tutto, ma perché è il NULLA.
Non c’è una vera storia che vada al di là della semplice origin story.
Non c’è un conflitto interessante o che riesca a reggere per i tre atti.
Non c’è nemmeno il personaggio. Chi è davvero Tony Stark? Un miliardario pentito per come ha fatto soldi che sviluppa l’armatura per rimediare ai torti o un semplice armiere intrigato dalle potenzialità belliche della sua invenzione? Non è dato sapere.
E le scene d’azione sono piatte, con IM che fa un posa e boom tutto esplode. E Sam Raimi si imbarazza mentre io ripenso ai suoi Spider-Man che, pur non amandoli, almeno potevano essere ammirati per come gestivano la poca azione.
Ora odiatemi pure.
Mah, a ciascuno il suo, ma molte di queste critiche mi sembrano faziose.
Non c’è una vera storia che vada al di là della semplice origin story. E qual è il problema? L’origin story è una storia, per molti supereroi la più importante, e in questo caso manco tanto semplice.
Il conflitto c’è: RDJ “scrupoli etici” vs. Jeff Bridges “basta che famo soldi”. Non sarà il conflitto più interessante nella storia del cinema mondiale, ma per reggere regge.
“Chi è davvero Tony Stark? Un miliardario pentito per come ha fatto soldi che sviluppa l’armatura per rimediare ai torti o un semplice armiere intrigato dalle potenzialità belliche della sua invenzione?”
Ehm, parafrasando Guzzanti, la prima che hai detto. È ampiamente spiegato, anzi, pure didascalico volendo. Suvvia, la prime cosa che fa dopo essere uscito dalla grotta sono chiudere la sua industria bellica. Il personaggio c’è, piaccia o no, e c’ha pure una caratterizzazione che va oltre il suo ruolo nella storia (è spiritoso, avventato, supponente etc. etc.; i protagonisti del CMU successivi sono mediamente molto più piatti).
Sulle scene d’azione ti dò ragione, a me personalmente piace vedere lui che fa una posa e tutto esplode, ma son gusti, sicuramente lo scontro finale è la parte più debole del film.
Nel film non c’è mai davvero un momento in cui Stark si pente del suo operato passato.
La origin story è la più basilare delle storie, funziona meglio nella serialità a breve termine.
Poi perché fazioso? Potrei spalare (e ho spalato) cacca anche su molti film della DC.
Visto sull’onda dell’entusiasmo generale affittando il dvd (a proposito di “indicatori temporali”) a me deluse parecchio. Per carita’ si lasciava vedere, ma piu’ o meno pensai quello che dice Cobra Verde qui sopra. Ma io sono un eretico infatti mi piace da matti Iron Man III che in fondo e’ la presa per il culo del concetto di supereroe e dei superproblemi.
A chi piacque sul serio fu mia moglie, che sbava e sbava ancora per Robertino Junior. Figuriamoci quando usci’ il Thor di Hemsworth, ma pure il Capitano di Chris Evans o l’astrobambinone di Chris Pratt. A pensarci, credo che l’elemento “sexi” rivolto a un pubblico femminile, che fino a pochi anni prima andava a vedere questi film trascinata dai maschietti, sia stato uno dei cardini principali e forse piu’ sottostimati della fortuna del Marvel Universe.
Iron Man arriva nel momento giusto, e il suo successo a mio parere si deve a due fattori fondamentali:
1) Iron Man è il James Bond della Silicon Valley e delle Start-up Biotech che mescolano Robotica e Intelligenza Artificiale con lusso e glamour tecnologico. Nel franchise i riferimenti ci sono tutti, perfino le copertine delle riviste “giuste”, che strizzano l’occhio a chiunque lavori in quel settore. Stark è il miliardario tecnologico alla Elon Musk (che non a caso fa un cameo in IM2), geniale e fuori dagli schemi (mica quel tristone depresso di Bruce Wayne) e mitizza un certo tipo di imprenditore e mondo ultratecnologico contemporaneo. Il film è uscito quando quel tipo mondo stava conquistando il globo scalando anche le borse mondiali, e la cosa ha colpito soprattutto il pubblico asiatico che, nel pieno di una travolgente crescita economica trainata dalla tecnologia, è letteralmente impazzito per quel tipo di immaginario, ingrossando gli incassi della Marvel.
2) Hanno clamorosamente azzeccato il protagonista. RDJ è Tony Stark. Punto. L’identificazione tra attore e personaggio nell’immaginario collettivo è praticamente totale. Forse qualcosa di simile era successa prima solo con Christopher Reeve e Superman, ma in questo caso proprio la debolezza originale del fumetto e la sua poca popolarità (al di fuori degli appassionati) ha permesso alla Marvel di reinventare personaggio con un attore che lo rende molto reale e credibile. Come scritto anche nella rece, RDJ impersona in modo molto convincente il giovane miliardario tecnologico pieno di problemi personali (un classico Marvel), carismatico, narcisista, egocentrico, ma molto cool. Questo è il problema in assoluto più grande per la Marvel, perché penso che RDJ sarà insostituibile per molto tempo e il rischio di entrare in una situazione simile a quella di Reeve / Superman sia molto alto.
L’inizio di tutto.
ma infatti dal punto di vista dell’azione questo come tutti i pigiami non hanno vere scene d’azione e se ci sono sono un pasticcio inguardabile e/o dimenticabile (e senza sangue ovviamente, si salva a fatica Winter soldier perché si picchiano su una scala…vabbè)…è un film carino proprio per quel che si dice nella recensione …poi almeno gli si può riconoscere un premio quasi salto nel vuoto per aver lanciato un franchise di pigiami vari che gli devono tutto o quasi.
Un film riuscitissimo e sempre divertente da rivedere. Purtroppo con il suo successo è diventato il modello di buona parte della produzione Marvel, portando a film molto simili fra di loro e non sempre indimenticabili come questo. Da questo punto di vista lo paragonerei a quello che è stato Goldfinger per 007.
Eh gente, unico stronzo ad aspettare la scena post titoli con quelli del cinema che guardavano storto sull’uscio della porta con le scope in mano…c’era la sensazione di aver assistito ad un balzo in avanti per il genere, qualcosa che mettesse davvero d’accordo tutti ma da qui a dire che si sarebbero magnati tutto nel giro di pochi anni bisognerà aspettare il primo avengers e primo guardiani.
Secondo me è un film che viene ormai visto un po’ troppo con il senno di poi. Troppo facile.
Visto a sé stante è un buon film; tutto quello che poi è seguito è più frutto di meriti commerciali che artistici.
Questo film
Il motivo per la quale mi son fatto crescere la barba
il quale
Spero una barba normale e non “alla Tony” perché, come qualunque cosa toccata da Stark nel corso di centordici film, è cattivo gusto al cubo.
:D
Carino, leggero. Niente di speciale ma ne ho un buon ricordo: un buon film per ragazzi, e per chi è ragazzo dentro. La stessa sensazione me l’ha data il primo Avengers, nessun altro film del MCU, né prima, né dopo. La soap opera che ne è seguita, come tutte le soap opera, oggi mi è insostenibile. È l’effetto “ecosistema”, ben descritto nella recensione. Resto del partito che le belle storie finiscono.
Totalmente d’accordo
Uno dei motivi per cui ho sempre preferito i manga ai fumetti di pigiami USA: non riescono mai mai mai a scrivere FINE a una storia o a un personaggio
Idem
Unico film marvel visto al cinema, veramente divertente e gasante, poi quando nel finale attacca il pezzo dei black sabbath l’emozione sale alle stelle
Se non recensite un film ipercalciofilo come Boss Level dovreste cambiare nome con tre palle un soldo.
Visto rippato la sera prima di vedere al cinema il secondo. Uscii dalla sala con la consapevolezza, credeteci or not, che il mondo dei pigiami al cinema sarebbe cambiato per sempre.
eh questo l’ho visto a roma a piazza esedra la prima settimana di programmazione, ad uno spettacolo pomeridiano, tornando da casa di un amico dove ero andato a studiare. Me lo ricordo molto distintamente proprio perchè mi è piaciuto tanto tanto. Come molti, ho avuto la sensazione di aver visto qualcosa di diverso. In quel film, più che in altri, Stark è l’essenza del cool.
p.s. e pensare che nel fumetto Extremis ha la faccia di Tom Cruise
p.p.s. a me comunque è dispiaciuto che siano passati da Terrence Howard a Don Cheadle. Howard mi sta molto simpatico.
p.p.p.s. jon Favreau un mito sempre e comunque.
È la questione “bigger picture”. Stark comincia la redenzione chiudendo la divisione armi della Stark ed a “raddrizzare” torti creati dalle sue armi nel primo film, inizia a collaborare con lo S.H.I.E.L.D. ed inventa il reattore Ark nel 2 creando energia infinita, e nel 3 capisce finalmente che il suo ruolo è proteggere e non fare il galletto che risolve tutto a suon di botte, One Liner e provocazioni. Nel 3 capisce che la sua vera arma non è l’armatura ma lui stesso ed il suo genio che se usato a scopi protettivi e di cura è più potente dell’armatura chiudendo il suo arco narrativo. Infatti film solisti di Iron Man non ce ne sono stati più ed in Civil War è pro agli accordi di Sokovia perché si sente in torto ad essere stato lasciato libero di creare roba pericolosa in passato
Film che secondo me è insieme un miracolo e una maledizione. Un miracolo perché azzecca la formula perfetta (commerciale ma non troppo superficiale, divertente ma non idiota, si prende sul serio il giusto, ben recitato tanto da giustificare i nomi sulla locandina, funziona come film a sé stante e come inizio di una saga); una maledizione perché darà il via ad una serie infinita di film praticamente sovrapponibili e piatti nella loro perfezione matematica, tutti funzionali e nessuno (se non pochissime eccezioni, positive ma anche negative) che si faccia ricordare se non per essere un tassello di un mosaico. Che per qualcuno è un pregio, per me no, perché arrivati a un certo punto, i sigg. Marvel potevano portare al cinema anche un video del loro commercialista che contava i soldi e avrebbero fatto il pienone lo stesso, e da spettatore mi sarebbe piaciuto se avessero sfruttato la situazione per proporre del cinema migliore, magari meno pulito ma con più personalità, più voglia di osare. Ma questa è un’opinione personale.
Di questo Iron Man anche io apprezzo la dimensione più materiale, il Tony Stark meccanico, la polvere e il sudore. Gli va riconosciuto che è un film centratissimo, traccia la strada che seguiranno tutti i prodotti successivi con una precisione impressionante.
Rivisto un paio di mesi fa e WOW!
Logo iniziale della Paramount, Paramount! E chi se lo ricordava…
Fotografia non ancora così perfettamente omologata Marvel ma semmai ottima per un war moviedi qualità, una donna seminuda nel letto; ma davvero? In un film Marvel di Kevin Fiege?
E poi per una buona prima parte del film dai toni abbastanza seriosi per quanto lo possano essere in un cineMarvel di Kevin Fiege, ma siamo sicuri che avesse già il controllo totale su tutta la produzione?
Io nel rivedere questo Iron Man ho pensato che i produttori fossero altri.
Peccato che Terence Howard si sia fatto cacciare, a me non dispiaceva affatto come futuro War Machine.
Comunque il mio preferito insieme al primo Avengers e Winter Soldier.
“Io sono Iron-Man”.
E non stava recitando. Cazzo io sono CONVINTO che RDJ in quel momento NON stesse recitando!!
Ed è anche questa una delle equazioni della “formula” che è stata poi scolpita nella pietra.
In tutti i tentativi precedenti, contemporanei e ancora per qualche tempo successivi, salvo luminose eccezioni quali Heath Ledger (che infatti emmorto), Hugh Jackman (che infatti poi “si compra il personaggio”) e Rian Reynolds (idem), gli attori erano scelti per “interpretare” il personaggio. E alcuni (maledetti) si vergognavano pure.
Da Iron Man in poi l’MCU sceglie gli attori per “essere” il personaggio. Non importa se il fisico magari non corrisponde, quello si può risolvere.
Ma “Patatone” Evans è un Capitan America che profuma di Torta di Mele, Mark Ruffalo è un Bruce Banner che guarda continuamente di lato o in basso, mai negli occhi, non per timidezza ma perchè cerca di nascondere il fatto che VUOLE SPACCARE QUALCOSA, Hemsworth cammina come se attraversasse un salone animato da giullari e cantastorie, Jeremy Renner è l’Occhio di Falco che va a fare la spesa mentre pensa “sembra una bella giornata” (spoiler: non lo sarà).
Ogni tanto il meccanismo si è inceppato, forse ora scricchiola e l’Età dell’Oro è finita, ma almeno per un decennio hanno fatto le cose “sul serio”.
Ma c’è per caso speranza che facciate anche la recensione di Superman Returns?