Qual è il film che secondo voi vi rappresenta meglio come persone?
Non il vostro film preferito: intendo un film in cui c’è un personaggio che vi fa dire “sono troppo io”, o “nella vita vera faremmo amicizia all’istante”.
Che ne so… Fatemi pensare a qualcosa in cui il target medio dei 400 Calci si possa identificare: Sex & the City? Quanti di noi si sono identificati in Sex & the City e nei dialoghi fra le protagoniste, pensando “siamo troppo noi”, “come ti capisco Samantha”, “io e Miranda abbiamo gli stessi gusti in fatto di scarpe”, ecc…? Vero? Mi seguite fin qui, no? O magari preferite un classico tipo 4 amiche e un paio di jeans? Ma anche che ne so, la roba tratta da Nick Hornby, le prime cose di Linklater, certi dialoghi di Tarantino, per carità, ce n’è per tutti i gusti.
Ecco, è arrivato il momento nella carriera di Joe Begos per provare pure lui il film “generazionale”.
Chi è Joe Begos?
Ah già.
RIASSUNTO DEI CAPITOLI PRECEDENTI
Joe Begos esordisce nel 2014 con Almost Human. È un mischione low-budget di tutto quello che fa anni ’80, tra King, Spielberg, Cronenberg, Gordon e chi volete voi. Sembra già la summa della sua poetica, ma è solo un logorroico esordio che vuole coprire tutte le basi. Non ci convince. Joe Begos prosegue nel 2016 con The Mind’s Eye, in cui inizia a espandere il suo orizzonte un piccolo passo alla volta: ha la stessa identica trama di Scanners, ma trattata come se fosse venuta in mente prima a lui. Non ci convince neanche quello. A quel punto stavamo per rinunciare, ma finisce che nel 2019 mi capita di vedere Bliss al Frightfest ed è un colpo di fulmine: lo spunto è di nuovo derivativo – praticamente un ricalco gender swap sovrannaturale di Driller Killer – ma la messa in scena è ispirata e incazzatissima, pura trance agonistica, e gli esce uno dei migliori film della stagione. Davvero notevole. Vi abbiamo anche fatto il confronto in diretta. Segue immediatamente VFW, girato lo stesso anno di Bliss: stavolta si rifà alla roba dei primi anni ’80 di Winner o Lustig, tipo che so, Vigilante, ma in un pretestuoso futuro distopico. Il cast di caratteristi cult è roba da diventare amicissimi all’istante: Stephen Lang, Fred Williamson, William Sadler, Martin Kove, David Patrick Kelly. Non ci convince, ma era una cosa volutamente più leggera rispetto a Bliss per cui poteva essere presa come vacanzina, una scusa per radunare alcune delle migliori fazze del genere. E da qui arriviamo a oggi.
SIGLA:
Dicevamo: Joe Begos a questo turno tenta il piccolo film generazionale.
Christmas Bloody Christmas parla di un Babbo Natale robotico da supermercato che impazzisce e fa una strage: come l’ho letta, ho pensato che stavolta l’amico Joe volesse ricreare il buon vecchio Chopping Mall, ma sbagliavo.
La prima parte è, ad esempio, una rom-com. Non siete contenti?
O meglio: è una rom-com in stile indie anni ’90, tra due giovini ribelli che lavorano in un negozio di dischi (lei il capo, lui l’impiegato) e pensano di essere solo amici/colleghi, tranne che decidono di passare insieme la viglia di Natale a chiacchierare e sbevacchiare, e alla fine (del primo tempo) inevitabilmente pasticciano. È uno spoiler? Volevate passare tutto il film a chiedervi se avrebbero trombato o no, come quando guardate Dirty Dancing e non volete sapere subito se Baby finirà a letto col sexy carismatico ribelle Patrick Swayze ma volete rimanere sulle spine incrociando le dita fino all’ultimo per poi esultare come se fosse successo a voi? Ok, sorry, non lo farò più, promesso.
Il punto è questo: lei, Tori (Riley Dandy – nome eccezionale) e lui, Robbie (Sam Delich – nome non altrettanto eccezionale) nel corso dei primi 40 minuti si divorano gran parte dello screen time vaneggiando con dialoghi a mitraglia di relazioni caustiche e cultura horror/metal, dimostrando gusti tutt’altro che scontati. Basta con dichiarazioni ovvie tipo “O ma che capolavoro è La cosa di John Carpenter, e che genio che è Sam Raimi”! Passiamo al livello avanzato! Sentite questa: Cimitero vivente 2 è meglio del primo! Oppure questa: Blair Witch Project 2 è meglio del primo! PEM! Che potrebbero sembrare dette tanto per fare i fenomeni, ma per quanto impopolari sono affermazioni credibili e giustificabili. Persino io potrei farle! Cioè, no, dipende dall’angolo in cui li si guarda: diciamo che accetto l’iperbole, sono generalmente d’accordo sul fatto che entrambi siano sottovalutati e ingiustamente affossati dal paragone con i rispettivi originali. Sapete cosa? Approfondisco volentieri, mi sa che ne farò un articolo, o una serata sul Twitch. Vogliamo poi parlare del lato musicale? La teoria “le rock band iniziano a fare schifo quando si tagliano i capelli” è un po’ grossolana, ma Riley Dandy che butta nel calderone non solo i Metallica di Load (stra-ovvi) ma anche i Soundgarden di Superunknown, mi ha fatto esultare. Nel senso: qui non condivido affatto, ma in quanto a impeto di integralismo estremo mi ha ricordato Pino Scotto che non riconosce i pezzi di Back in Black perché dice di non aver mai ascoltato gli AC/DC dopo il cambio di cantante, e mi ha fatto ridere.
Insomma Tori e Robbie potrebbero essere i miei migliori amici.
Se non fosse per un problema: sono antipatici e urticanti come una ginocchiata nuda sullo spigolo del tavolino.
Gesummaria che faticaccia quei primi 40 minuti. È perché risalta soprattutto il loro lato snob? È sicuramente perché sbraitano come dei forsennati. Sono talmente respingenti che ho iniziato a chiedermi se non fosse voluto, se una delle fonti di ispirazione non fosse un po’ anche Dashcam di Rob Savage, ovvero l’esperimento di fare un horror con una final girl che ti facesse intenzionalmente, proattivamente salire il nervoso. Ma no, non è così, è chiaro che cercano di essere cool, e anche un po’ edgy, e anche un po’ loro stessi tanto pazzi e in fondo fragili e complicati, e vorrebbero ricreare la sensazione di andare al pub a berne un paio con Joe Begos e i suoi amici. Solo che si atteggiano in un modo che risulta più irritante che altro. Ho anche pensato: ho quasi i loro stessi gusti, non è che magari pure io in realtà da fuori faccio questa impressione? Ovviamente anche qui la risposta è no, ma mi sembrava onesto chiedermelo.
Non so, vorrei allo stesso tempo sbattere il loro grugno su un bancone cosparso di noccioline e leggere le loro classifiche di fine anno.
E forse devo delle scuse a Kevin Smith.
Nel frattempo succedono cose in background per mettere in moto la premessa di questo Babbo Natale robot che impazzisce, inclusi un paio di rapidi omicidi.
Poi arriva il secondo tempo, e il secondo tempo è facile: è Terminator.
Non è Chopping Mall: si esce immediatamente dal centro commerciale e si inizia a fare lo slasher classico in salsa Terminator.
E se possibile, la premessa è ancora più assurda. È una gara combattuta, eh? Ma per qualche ragione trovo più facile credere a un robot con la fazza e la stazza di Schwarzenegger che arriva dal futuro per creare paradossi temporali, che a un robot che dovrebbe essere una creazione militare pensata per i supermercati ma è interpretato da un umano camuffato unicamente da una grossa barba. Cioé, avrebbe funzionato forse per qualcosa dal tono (auto)ironico, ma messa così, a voler ricalcare le atmosfere opprimenti e inesorabili del primo Cameron, sembra solo un grande “vorrei ma non posso”. Non so da dove venga la decisione di spacciarlo per robot piuttosto che creare un simil-Michael Myers. Forse per sembrare uno zinzinnino più freschi? Forse per il finalone che ha qualche bel momento prettamente robotico? Forse perché in generale i robot sono più metal?
Ma tant’è.
Questo quindi è un buon momento per elaborare quello che avete già intuito se avete fatto caso alle immagini del post e vi chiedevate da dove arriva il titolo: Joe Begos ha apparentemente deciso di girare tutti i suoi film in viola.
Ha iniziato con Bliss. Bliss è interamente immerso in viola acido, fuxia, verde droga, e tutti quei colori che generalmente finiscono per bruciarti un quarto del monitor. Ma ci stava. Era parte integrante dell’assalto sensoriale che Joe voleva mettere in pratica. Era parte integrante dell’esperienza vissuta dalla sua protagonista, che dopo un incontro particolare e un’overdose della droga sbagliata cadeva in un vortice psichedelico di violenza e furore artistico fuori controllo. Era una palette violenta e insolita quanto il Refn più spinto elevato al cubo: era fighissima, era pura espressione di disperazione, era inadatta a chi soffre di epilessia, io ero all’IMAX e stavo per mettermi gli occhiali da sole, mi sono divertito un mondo. Poi Joe ha fatto VFW, e l’ha fatto con fotografia identica, e lo perdonavi perché ti ricordavi che l’aveva girato lo stesso anno di Bliss e magari l’aveva fatto per non confondersi e risparmiare.
Ma ecco, sinceramente, quando ho iniziato a guardare Christmas Bloody Christmas e mi sono accorto che aveva ancora la stessa palette viola, gli stessi colori acidi sparati di Bliss, anche quando sono al negozio di dischi, anche quando girano in strada, anche quando sono a casa di uno, anche quando sono al centro commerciale, anche quando sono in stazione di polizia porcomondo, un po’ mi sono cascate le braccia. A confronto del periodo viola di Joe Begos, il periodo arancione di Tony Scott sembra sottile e involontario.
Voglio bene a Joe Begos: sembra un bravo guaglione, e Bliss gli ha fatto guadagnare un sacco di bonus.
Ma questo è un ulteriore indizio che la stella cometa dell’ispirazione cosmica potrebbe aver già attraversato la sua orbita, e che potrebbe aver già finito la scorta di magia.
Christmas Bloody Christmas vorrebbe essere l’equivalente filmico di Run Rudolph Run suonata da Lemmy, ma è solo un altro capitolo mediocre e deludente nella carriera di un cineasta che evidentemente trova un suo perché solo quando la rabbia e il nichilismo raggiungono l’ultimo stadio.
Approcciatelo con le aspettative giuste, che sono:
- vi si brucerà una parte di monitor;
- vorrete torturare i due protagonisti con tizzoni ardenti;
- apprezzerete una discreta riproduzione cheap delle scene migliori di Terminator.
Buon Natale.
Graphic novel-quote:
“Joe Begos sta perdendo il controllo. La società lo teme. La fine è viola.”
Nanni Cobretti, i400calci.com
P.S., nota di servizio: storicamente, a questo turno della stagione noi andremmo in ferie per un paio di settimane. Ma quest’anno, per la prima volta in eurovisione, ci sentiamo generosi: andremo avanti su Twitch come se niente fosse, e andremo avanti persino sul sito in formato speciale. Ci fermeremo solo il 26 e il 2 mattina per poi presentarci puntuali alla sera per la consueta diretta. Rimanete sintonizzati!
Se si sostituisce al nome del regista Jeff Bezos nella dvd quote, vien fuori qualcosa su cui riflettere..
Begos ha il problema di voler rifare e rifarsi (ah-ah) ad un immaginario ed un periodo che ha percepito solo con la fascinazione del fanciullo,per motivi squisitamente anagrafici. Da qui la scarsa convinzione/fastidio che solleva sempre in chi quei tempi,mode,droghe, situe le ha vissute davvero.
Temo che la fissa cromatica sia il suo modo di dirci che adora le Purple Pills e la Purple Haze ma é troppo giovane per averle mai trovate in commercio,però ha letto tutti i fumettoni di suo fratello maggiore che era un giustone (anche se ora son litigati e lui cerca di elaborare la cosa con questi filmetti).
E sarà sempre causa drogaine ed anagrafica,ma io guardandolo ho trovato tanti riferimenti ed elaborazioni di Toys di Levinson.
Ma sai che la faccio pure io, l’associazione Begos/Bezos?
Impossibile non farla, aggiungo.
Magari è il figlio. Magari è il figlio che ha cambiato nome per distinguersi, e l’ha fatto con la stessa fantasia con cui rielabora i film che lo ispirano.
a) rispondo al quesito proemico senza indugi: Naked. sia il cioraniano thewlis che il suo edonista contraltare.
b) non scommetterei sul sequel di cimitero vivente, ma BWP 2 schiaccia sotto il tacco il primo fino al suo penultimo minuto
c) non ho visto i primi due, che magari messi a raffronto con questo che sembra non avere un mezzo motivo per essere visto manco per sbaglio o per scherno sono pure da mettersi sull’attenti, ma a me finora di begos ha fatto recere tutto, bliss in primis e su tutti, con quel suo supponente e caca alto “mò vi manteco driller killer, the devil’s candy, mezzo noè mezzo refn passando per mandy con riporto di starry eyes e me lo potete poppare tutti insieme appassionatamente”.
d) la sua fotografia buia e ipersatura oppure sparata e ipersatura bosstata no matter where and when (why, soprattutto) è il primo motivo per cui evitarlo come la scabbia da acari. mi ricorda ferrara quando ha iniziato a non sorridergli il culo se non murava la totalità del metraggio di blu sperma di puffo.
e) niente, bypasso senza rimorsi né rimpianti.