- SIGLA!
- httpv://www.youtube.com/watch?v=WwV3-Ay7-Gg
Quesito filosofico: un’idea simpatica è sufficiente a reggere un film? La questione è spinosa, innanzitutto perché non è chiara la definizione di “idea simpatica” (qualcuno pensava che anche quella dietro a Birdemic lo fosse), in secondo luogo perché il rischio è di non riuscire a colmare neanche con uno sforzo titanico la distanza tra aspirazione e risultato finale. Decay, disponibile in Rete da qualche tempo, è l’epitome dell’I.S.F.F., l’idea simpatica fatta film. La prima volta che ne lessi in giro, credo quest’estate, fu grazie all’account Twitter del regista e ideatore del tutto Luke Thompson, il quale presentava Decay come «lo zombie movie fatto da quelli del CERN» (potrei parafrasare un pochino).
La realtà è solo lievemente meno poetica: Thompson è un phD che studia Accelerator Physics a Manchester, uno di quei posti che Garbagnate Milanese sembra Honolulu a confronto. Tediato dalla vita notturna della città da cui persino Balotelli è scappato, affascinato dalle possibilità offerte dalla Rete, stregato durante una sua visita all’LHC, Thompson decide che deve dare una botta di entusiasmo alla sua esistenza. «Girerò un film al CERN! E ci metterò gli zombie!» dice, e raccatta quattro amici, due telecamere in croce, uno straccio di sceneggiatura e il permesso di utilizzare le vere location reali effettive per la sua messa in scena. Il risultato? Dite grazie a Creative Commons e ai nerd generosi, è qui sotto:
httpv://www.youtube.com/watch?v=n-NwLUPZWZc
Ora, posso capire che non abbiate voglia di vedervelo tutto così, di prima mattina, e che il mio ruolo in quanto “tizio che scrive questo pezzo” sia anche di recensirlo. Siete pigri, ci tenevo a dirvelo, ma facciamo finta di nulla e cominciamo. Dunque. I sassolini dalle scarpe: Decay è un film bruttino, poco da fare. Bruttino e amatoriale, anche se tutto sommato nemmeno troppo bruttino per essere amatoriale. È basico quanto può esserlo un film di zombie di un’ora e qualche minuto: cinque ragazzi che lavorano al CERN (in realtà quattro più la fidanzata random di uno di loro) stanno investigando sugli effetti del bosone di Higgs sull’essere umano, durante un turno di notte all’acceleratore succede qualcosa, i tizi della sicurezza che stavano nel tunnel vengono investiti dai bosoni e si trasformano in zombie, i cinque devono fuggire prima che sia troppo tardi. Scordatevi qualsiasi orpello ulteriore: i rapporti tra personaggi si riducono a “tizio e tizia sono fratello e sorella, caio è antipatico, sempronia è appena partita per un convegno e quindi non la vedremo”, la piaga zombie è accennata tipo “c’è un tizio che fa esperimenti bizzarri e oddio chissà cosa accadrà”, le ambientazioni sono tre in croce, et cetera. Siamo in territorio less is more, più che altro per carenza di mezzi e spesso di talento, ma per fortuna siamo (relativamente) lontani dallo zero assoluto. Visto che stiamo discutendo di un film che parla di SCIENZA, vi dirò cosa c’è di buono in Decay usando uno degli strumenti fondamentali della SCIENZA: l’elenco puntato.
- Punto 1: i protagonisti. Nessuno di loro è un attore, e si vede. Tutti si conoscono più o meno bene, e si vede: senza scomodare termini esoterici come “alchimia”, quando i cinque sono su schermo sono quantomeno a loro agio. Chi di più (il biondino con la fazza da alcolizzato), chi di meno (la fidanzata random inserita per motivi altrettanto random), con una gloriosa, luminosa, fulgida eccezione: Amy, l’unica di cui ricordi anche il nome, interpretata dalla signorina Zoë Hatherell, la Ilary Blasi della fisica moderna. Ora: io ne ho viste di pessime attrici in vita mia, ma raramente ho incrociato una che con la recitazione c’entrasse così poco come la dolce Zoë. Che nel film è la scienziata supersgamata che disegna simulazioni per prevedere il comportamento della pelle umana attraversata dal bosone, almeno teoricamente; nella realtà, immaginatevi venti minuti di sguardo da sogliola e un’ora di imitazione di inquadratura finale di Blair Witch Project. È uno spettacolo nello spettacolo vederla infrangere ogni barriera di cagnaggine scena dopo scena, un miracolo a cui dovete aggiungere che Z (nell’intimità la chiamo così) è – e mi perdonerete l’uscita maschilista ormonata – portatrice sanissima di una latteria mica da ridere. Per cui nulla, il film è tutta una rincorsa al momento in cui la maglietta che indossa le servirà per fasciare qualche ferita e lei rimarrà in canotta.
- Punto 2: gli zombie. In un film da 3.000$ di budget, gli effetti speciali sono sempre il punto dolente. Al netto della loro inevitabile povertà, quelli di Decay ricadono invece nella categoria “non male”. L’idea brillante è di chiudere protagonisti e zombie in uno spazio chiuso e claustrofobico per quanto immenso, così da poter sfruttare luci, ombre e angoli per mostrare il giusto, e sfruttare sangue finto e budella per quelle due/tre scene topiche nelle quali si vede qualche intestino strappato e qualche corpo squarciato. Ho visto trucchetti peggiori in film di alto profilo, e la quasi totale assenza di CGI aiuta a restare ancorati alla realtà; è exploitation nell’accezione più inadulterata della parola, mezzo passo oltre il filmino amatoriale girato in cortile, e questo è già di per sé un grosso plus. Corollario del punto 2 è il
- punto 3: la gente che muore. A noi piace la gente che muore. Peggio muore meglio stiamo. In Decay molta gente muore. Azzarderei quasi [SPOILER] che in Decay muore quasi tutta la gente. Qualcuno muore pure molto male, come illustra la diapositiva seguente:
- Punto 4, il più importante: LA SCIENZA e i suoi fratelli. Ora, potete anche prendere un panettiere e metterlo a scrivere romanzi, ma il risultato finale porterà sempre le stimmate della sua vocazione, l’unica per la quale ha una certa forma di talento. Allo stesso modo, un phD in fisica può anche decidere di girare un film, ma LA SCIENZA rimarrà sempre intrisa nella sua opera. Vale proprio così per Thompson: contrariamente al 99% dei film di fantahorror dai fratelli Lumiére a oggi, Decay non sbrocca quasi mai quando decide di rappresentare quello che è il lavoro dello scienziato del CERN, né i luoghi dove
vegetavive, né le cose che dice. La faccio breve: una volta accettata la premessa (il bosone crea gli zombie, il capo del CERN lo sapeva MA HA COPERTO TUTTO), tutto quello che succede nel film, scelte dei personaggi comprese, è plausibile. Quando hackano un terminale, quando studiano la via d’uscita più breve, quando ipotizzano e ragionano e scelgono: ha tutto senso*. Il caso più clamoroso arriva quando i cinque (che forse sono già diventati quattro – serve dire che pian piano muoiono tutti? Ops, scusate, spoiler) si rendono conto che l’ascensore che li ha portati nei corridoi della morte è bloccato, e dunque devono trovare un’altra strada per abbandonare l’inferno. Il loro piano d’azione è: a) troviamo un terminale che sia connesso al sistema, qualunque cosa ciò significhi, b) crackiamo l’account dell’admin grazie alle nostre credenziali di ricercatori, c) guardiamo la mappa dei sotterranei, d) esclamiamo «l’uscita più vicina è a tre ore e mezza di cammino!». Cazzatona? Per niente: il CERN è una cittadella che ospita circa 15.000 tra personale di servizio e ricercatori, il cui territorio sta a cavallo tra tre Stati e che occupa una superficie (*dato da controllare* *aiutatemi, amici lettori*) di una decina di chilometri quadrati circa. Il che mi dà tra l’altro la scusa per parlare della vera star del film:
- Punto 5: il CERN, appunto. Qui sta il colpo di genio di Decay: l’ambientazione semplicissima e minimale, che anche ritratta nuda e cruda e senza orpelli com’è ha lo stesso fascino della Nostromo. Probabile che qui a parlare sia il lato di me che è rimasto fermo a “quando facevo le cose della scienza di per davvero”, ma è quasi commovente il modo in cui Thompson racconta la più importante istituzione scientifica del mondo. C’è un sopra, fatto di corridoi vuoti e pulitissimi, porte socchiuse che nascondono la scienza, aule universitarie, cortili verdissimi e disabitati; è il CERN, ma potrebbe essere la SISSA di Trieste, solo con più soldi. E poi c’è un sotto: buio, intricato, fatto di corridoi vuoti e sporchissimi, porte socchiuse che nascondono l’orrore,
auleOK qui il giochino smette di funzionare, ma il concetto è che i sotterranei del CERN sono, come tutti i posti sotterranei dove si crea la scienza, un luogo fottutamente inquietante. Aggiungete che, pur nella sua generica insipienza, Thompson ha un ottimo gusto per la composizione delle inquadrature e che le luci sono sempre piazzate al posto giusto (tutte naturali? Non ci giurerei ma è possibile): il risultato è una cosina che esteticamente rimanda a classiconi tipo il già citato Alien o La cosa, ma anche a un capolavoro totale come Il giorno degli zombie.
- Dopodiché, chiudo con il punto 6: la totale assenza di citazioni cinefile ammiccanti. Non che Decay non rimandi a mille altri film di genere, ma considerando che abbiano la temibile accoppiata zombie + nerd vale la pena segnalare che ci siamo scampati cose tipo “il protagonista che invece di cacarsi sotto namedroppa che è un piacere”, “la protagonista che grida «OMG SONO ZOMBIE COME NEI FILM CHE MI FA VEDERE IL MIO RAGAZZO!», “l’inquadratura brillantemente razzata a [inserire classico a caso]”. La serietà e la dedizione con cui Decay rimane calato nella parte, la pervicacia con cui non solo non infrange, ma ignora a bella posta la quarta parete, sono dettagli che scaldano il cuore in un momento storico in cui se non citi/stravolgi/indichi/suggerisci – soprattutto nell’horror – sei un fallito.
Dovete quindi voi guardare Decay? Non saprei. A suo favore c’è che dura un’ora e poco più, che è fatto con passione, che è scaricabile gratuitamente (e pitoccabile: a esserne capaci ci sarebbe da dare una passata notevole a tutto il comparto audio, a tratti indegno) dal sito ufficiale in diverse versioni, tra cui la mia preferita, quella da 19 giga pronta per la proiezione al cinema. A suo sfavore c’è che è un film mediocre a voler esagerare, e tematicamente è un riciclo riveduto e corretto dei “film con la scienza che fa danni” degli anni Cinquanta – un mezzo peccato, perché viste le paure che LHC ha realmente provocato negli ignoranti di merda nella gente dal cuore semplice c’era, volendo, spazio per un po’ di satira pungente. Poco male: pensate sempre che una pellicola si giudica soprattutto dal finale, considerate che quello di Decay, pur se telefonatissimo, è la cosa migliore dell’opera, e ritagliatevi un’oretta per guardarlo. Ci sono modi peggiori per perdere tempo.
DVD-quote suggerite:
«Da un’idea simpatica, un film altrettanto simpatico»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)«Zombie e svizzeri nello stesso film: terrore!»
(Il signor Rezzonico)«Svizzero? No, zombie!»
(Un orso)
*a parte forse la sottotrama complottista che è poi quel che dà la stura alla vicenda, ma non si può chiedere TUTTO TUTTO.
svizzeri sangue e nerd! E pure LA SCIENZA! Ok so cosa fare stasera.
da fisico non posso fare a meno che eleggerlo prodotto dell’anno, anche se sarà una sola. Higgs galore
ps di svizzeri al CERN ce n’è veramente pochi…noi italiani siamo molti deppiù ;)
Perdonate il triplo salto carpiato, ma Fast and furious solo parti Originali merita?
però secondo me avrebbero dovuto farci un action movie alla die hard al cern, più che uno zombie movie. oppure un film tipo il vecchio gioco di doom, dove gli zombie hanno i capelli verdi e sparano con i fucili.
p.s. ma una rece di quella telefonatissima cacata che sembra essere catch44 con bruce willis?
Cacchio, io sono mesi che voglio girare un filmaccio esploditutto dove faccio la SCIENZA, non fosse altro che sulla porta abbiamo un cartello con scritto “Pericolo: Raggio Laser”, su cui vorrei fare un’inquadratura da 5 minuti e poi inserirlo random come messaggio subliminale.
Per le facce terrorizzate e crisi di panico di cruda realtà, basta riprendere gli studenti agli esami.
stanlio kubrick – sei un ex sissaiolo cinefilo come me? confessa!
Ho speso molti soldi per vedere cose ben peggiori in effetti.. Solo un appunto.. [SPOILER]
Film fatto da fisici -> La prima a morire è l’infermiera.. Se non è fottuto razzismo questo! ;)
Sono contento che l’abbiate finalmente recensito perché volevo chiedervi un parere.
Io l’ho trovato brutto, perché molto noioso. Belle le morti, bellissima l’atmosfera, bellissima la presenza scenica di Zoe, del suo sorriso e del suo seno IMMENSO e quasi caricaturale. Bellissimissimo il finale cupo (mi fa pensare a half-life che prelude a half-life 2).
Ma secondo me in un film così scarso di mezzi ci andava che si prendessero meno sul serio, e compensassero con un po’ di citazioni nerd (che so, dire: “non sai come ucciderli? passi il tempo a giocare a resident evil invece che scrivere la tesi e mi dici che non sai come ucciderli?!?!?). Invece no.
Secondo voi questo è un bene?
Aggiungo che la cagnaggine di Zoe è dettata solo dal fatto che è protagonista assoluta, si prende tutte le scene fino alla fine e si mangia gli altri attori. Che diciamolo sono ben peggio di lei, solo che lei ha sulle “spalle” (ehm…) quasi tutte le battute e azioni importanti.
Spero che se li mangino tutti a quegli svizzerotti dimmerda
Salvo solo i corridoi luridi. Però voglio che da un momento all’altro parta il dibattito sugli zombies che si muovono velocissimi ma che devono stare calmissimi
Stanlio, lei per caso ascolta S. Francesco Guccini? (no, mi credevo, sa, “stimmate della vocazione”…)
Amici! Ciao. Rispondo a tutti.
@tutti: siete belli!
@tetsuo: sostanzialmente sì. Alla Sissa non facevo ricerca, ma ci ho comunque passato due anni di master. E andavo sempre alle proiezioni (quando erano cose belle)!
@Gigos: la risposta è: «sì, lo adoro». La risposta onesta è: «sì, ma nel caso specifico non avevo pensato a Gli artisti, è uscita così».
Sono andato sul sito della SISSA e c’è scritto: “THE NANO-CHANNEL”. Dove mi devo sintonizzare per vederlo??
E visto che tra il CERN ed il Gran Sasso c’è un bel tunnel,
credo che si potrebbe fare anche un bel seguito!!
:D
Complimenti per la sigla. Quanto alle idee simpatiche, mi premeva segnalarvi che dopo il Megashark e lo Sharktopus sta arrivando lo SHARKNADO:
http://www.hdmagazine.it/wp-content/uploads/sharknado.jpg