Leggenda vuole che, alle prese con La Dolce Vita, Fellini decise di appioppare al fotografo Santesso il cognome di un suo compagno di scuola, particolarmente molesto. Da Paparazzo? / Presente, signora maestra! alla storia del cinema italiano il passo fu breve.
Ma voi siete gente sgamata e questa storiella la conoscerete già.
Quello che forse ancora non sapete è che oggi ci troviamo in presenza del processo inverso. Avete presente quel compagno delle medie perennemente in tuta grigio topo? Quello del penultimo banco, mediocre di voto e di fatto, che raggiungeva il massimo della popolarità quando gli usciva il sangue dal naso durante la gita? Quello che niente, per quanto vi sforziate proprio non ce la fate a ricordarvi il suo nome? Bene, da oggi quel compagno per comodità potrete chiamarlo Kite.
Visto che diventerà il vostro prossimo Supercalifragilistichespicosolì, tanto vale spenderci due parole su questo action movie. Kite nasce come adattamento in carne e ossa tanto dell’omonimo anime di Yasuomi Umetsu quanto delle migliori barzellette a format “Ci sono un x, un x e un x“: in questo caso, sostituite alle x un regista di videoclip, un idolo delle masse adolescenti e Samuel L. Jackson. I tre personaggi stavolta non si incontrano in un bar, ma in uno scenario urbano apocalittico. Kite ci porta infatti in una dimensione parallela e distopica, dove le metropoli stagnano nella violenza e nella miseria e a farla da padroni sono cricche di trafficanti di prostitute. Minorenni, perché insomma: è tratto da un anime, no? Se anche non sapessimo delle origini made in Japan di Kite, ci penserebbero gli outfit della protagonista a mettere subito in chiaro un paio di cosette.
In un simile contesto, Ziman ci racconta le vicende di Sawa, giovane orfana con un unico obiettivo nella vita: vendicare la morte dei genitori a colpi di arti marziali e di tutto quello che le passa per le mani. A supportare il progetto ci pensa il detective Aker/Akai, ex partner del padre di Sawa. Partner nel senso lavorativo del termine: ok che siamo nel regno della depravazione giapponese, ma non esageriamo. A sfregio del sistema che dovrebbe rappresentare, Aker usa la ragazza come piede di porco per arrivare agli assassini, guarda caso proprio i papponi che hanno in mano la città. Per meglio manipolare Sawa, già di suo in piena crisi adolescenziale, il detective le somministra costanti dosi di Amp, una fantomatica droga a metà tra la cocaina e il miracolo: l’Amp non solo trasforma la ragazza in un killer spietato e senza paura, ma le cancella pian piano dalla mente i ricordi legati all’infanzia e all’omicidio dei genitori. Ve l’ho detto che il detective Aker/Akai è Samuel L. Jackson? Volevo risparmiargli l’umiliazione, ma prima o poi l’avreste scoperto da soli.
Momento curiosità: nella versione anime, Sawa e il detective intrecciano – ovviamente – una perversa relazione sessuale. Ma il Kite con cui abbiamo a che fare noi è girato negli Stati Uniti d’Ipocrisia, quindi dimenticatevi qualsiasi accenno alla faccenda. Il massimo del brivido qui è dato da India Eisley frangettata e mezza nuda, ma vi avviso: proprio quando state per inserirla ufficialmente nella would-bang list, una battuta appositamente studiata vi rimette di fronte al fatto che potrebbe essere vostra figlia e che dovreste vergognarvi, sporcaccioni. Torniamo alla trama: nel corso della sua missione alla Mocassino Acquatico, tra un omicidio e l’altro Sawa incontra Oburi, piacente ragazzo che sostiene di conoscerla da sempre e le insinua il dubbio che Mr Akar forse forse non gliela sta raccontando giusta sulla morte dei suoi genitori. Lì per lì Sawa reagisce giustamente con un piccato “Fatti i cazzi tuoi” ma insomma: da qui in poi abbiamo capito tutti dove si andrà a parare.
Ora, immaginatevi di essere in un parco. Vi sedete, alzate la testa al cielo e uh, che carino: un aquilone! Quindi ritornate a fissare il vuoto senza che niente nella vostra vita sia cambiato. Questa è la sensazione che ci lascia dentro Kite: il Nulla.
E a ringalluzzire gli animi non bastano le morti con il dildo conficcato in bocca, le morti con lo spiedo infilzato nella tempia, le morti che tutto esplode, insomma: le morti. Non basta la storia dell’orfanella sexy drogata, che in cinque minuti riesce a passare da modalità Caro diario, nessuno mi capisce a modalità Van Damme. Non basta nemmeno Samuel L. Jackson, che ormai con o senza benda interpreta sempre Nick Fury, anche quando non c’è traccia di Shield. Paradossalmente, dopo un’ora e mezza di calci volanti e sangue a fiotti, il momento più interessante di Kite sembra essere il finale strappalacrime, con la sua pur abusatissima morale secondo cui ormai, tra buoni e cattivi, non c’è forse più distinzione. Escamotage che funziona giusto il tempo di farvi venire l’occhietto umido; dopo di che, è un attimo rendersi conto che la distinzione tra un buon film e una minestra riscaldata, per fortuna, esiste ancora. E Kite purtroppo si schiera dalla parte sbagliata.
DVD-quote:
“Been there, done that.”
Belen Lugosi, i400Calci.com
Ot: se ricordo bene Paparazzo era il cognome di un albergatore calabrese, trovato da Fellini e Flaiano nel libro di viaggio del solito inglese nel grand tour e scelto perchè suonava bene.
L’unico regista al mondo capace di fare un adattamento sensato e riuscito di Kite sarebbe stato Takashi Miike, al massimo Tsukamoto, anche se con i suoi temi Kite non c’entra niente. E invece nulla: agli americani piace giocare facile e trasformare una storia pulp e porno, volutamente sopra le righe, divertente ma anche drammatica e coinvolgente nella classica minestrina riscaldata male. E chissà perchè, già quando anni fa annunciarono ufficialmente questo “adattamento”, già prefiguravo tutto quello che Belen ha scritto XD
Oh cazzo Kite me lo ricordo sì, era tosto, tosto forte. Animato molto bene, peso, violento, belle scene d’azione. Polverone all’epoca per le scene di stupro e del detective che bangava la bambina senza se e senza ma, chiaro, diretto, inequivocabile.
Siete degli zozzoni che vi guardate le figurelle pornazze (così tanto per fare il moralista ad cazzum…è una giornata moscia in ufficio)
“Potrebbe essere mia figlia!”. Non è un caso se tre quarti dei porno italiani ormai ha l’incesto come argomento. Gli americani se la cavano sempre con l’ipocrita step-mom o step-sister. Mammolette!
E comunque India Eisley è una fig(li)a della madonna!
Comunque trovo deliziosa questa cosa di come nel film la protagonista sia barely legal. Nell’ originale NON è barely legal. Ha una relazione col detective e solo nei flashback vedi che lui la coglie dall’albero bambina subito dopo l’assassinio dei genitori.
Che bel compromesso han trovato gli ammerregani.
Ma l’attrice è del 93, è ben oltre l’essere legal, altro che barely.
Gran voglia di vedere l’anime da cui è tratto.
A proposito ma di Kite Liberator (il sequel dell’anime) ne sapete qualcosa? Merita o non ne vale la pena manco lui?
brutto forte, fatto assai alla cazzo di cane…ovviamente una trasposizione fedele era improponibile per gli USA ma almeno poteva venir fuori uno spin-off di hit-girl ma manco per sbaglio.
A quando il live action di Mezzo Forte? Quello era ben più leggero, anche se riuscivano comunque ad infilarci un paio di stupri. Ah questi pazzi pazzi giappi.
Per chi ha visto l’anime questo film e’ una vaccata, punto.
Per chi non ha visto l’anime questo film rimane una vaccata, punto.
@pilloledicinema
Kite Liberator perde assai rispetto rispetto al Kite di cui e’ un sequel abbastanza inorganico, soprattutto va in fumo la parte zozza titillante, poi diventano tutti buoni.
In Giappone e a seconda delle varie prefetture il sesso con minorenni, tipo Tokyo, aveva soglie risibili tipo tredici anni, quindi hai voglia a trasporre in ammeriga tale cosa.
@Il_Presidente
Vedrei anche io volentieri Mezzo Forte live…..
No beh io non vorrei vedere MAI trasposizioni live di NULLA :D :D :D
Adoro i character design di Umetsu. Da questo film, però, mi terrò ben alla larga, preferisco vedere il peggiore degli ova degli anni 80.
Però che gnokka questa india Eisley, vorrei intrecciarci una perversa relazione sessuale, anche se potrebbe essere mia figlia e dovrei vergognarmi.
Film da evitere…..veramente brutto.Che poi non capisco il senso di trasporre in filmun anime che è evidente che per farlo dovrai snaturarlo totalmente.
Io non ho capito se Oburi alla fine muore o no…. Mi sta facendo impazzire sto dubbio