Fabrice du Welz ama prendere il suo pubblico per il naso, fargli credere di andare in una direzione poi scartare di lato, poi rimettersi in pista, il tutto senza mai perdere il controllo. Lo abbiamo visto in Vinyan, ancora di più nel meraviglioso Alleluia. Nella sua ultima fatica non si smentisce; anzi, lascia per ultimissima una scena che getta una luce diversa su tutto ciò che si è visto, rende plausibili certe conoscenze e abilità del protagonista e fa ridere sardonicamente sulla sorte dei cattivi. Non dico che sia un finale a sorpresona tipo I Soliti Sospetti, ma quasi. Comincia con un uomo qualunque, arrivato a Los Angeles dal Sudafrica, allarmato perché non ha più notizie della sorella; lui scopre che lei ha fatto una brutta fine perché aveva scoperto un giro sordido in cui sono implicati un politico, un regista e varia gente viscida; decide quindi di trovare i resoonsabili e di vendicarsi. Tutto qui, è la solita storia di vendetta con il giustiziere che parla poco, le botte, gli scagnozzi, la prostituta dal cuore d’oro. Ma è diretta da Fabrice du Welz, colui che saprebbe rendere coinvolgente anche il filmino del matrimonio del tuo capufficio.
E allora du Welz prende i tropi della revenge story e li asciuga di qualsivoglia pathos; non gli interessa rendere Jacob King un eroe à la Django-quello-di-Tarantino o un antieroe à la Ryan-Gosling-quello-di-Drive, né investigare troppo sui rivoli di non-detto che scivolano qua e là. L’empatia per le disgrazie dei personaggi c’è ma dura poco; la macchina da presa alterna sequenze girate vicinissime, sulla pelle degli attori, ad altre girate tutte sghembe e montate volutamente “male”, per farci prendere le distanze. Prima si prende i suoi tempi, esplora i legami fra bassifondi lerci e ville ultramoderne a Beverly Hills, segue Jacob che fa la spesa dal ferramenta, poi illustra doviziosamente l’uso che fa di ogni attrezzo in sequenze di lotta per nulla catartiche. E’ un cinema antipatico come la maggior parte dei personaggi che presenta: ipocriti, irresponsabili, corrotti, perennemente in bilico fra lo stato di macchiette bidimensionali e quello di esseri umani troppo tridimensionali. E’ perciò un cinema ostico, poco adatto a chi si aspetta di uscire dalla sala (no, non è nemmeno passato in sala; dopo ci ritorno) col sorrisone contento. Fabrice du Welz col tuo sorriso ci si pulisce la catena della bici dal sangue.
Quello che semmai interessa al regista è fare un uso non scontato e finalmente non ideologico delle tensioni razziali che dilaniano l’America, in cui non c’è solidarietà fra gruppi etnici se non dettata dal denaro o dalla pura disperazione. E’ creare un affresco nichilista, dipinto con precisione entomologica, della perversione umana e dei suoi effetti sulle frange più deboli della società, che non riescono a divincolarsi e forse non lo vogliono nemmeno. E’ girare sequenze di tortura con una freddezza più disturbante di quanto lo siano le immagini stesse.E’ creare uno showcase attoriale per Chadwick Boseman, capace di passare dalla furia alla sconsolatezza in un solo movimento di sopracciglia, per la dolente Teresa Palmer, l’immensa checca Alfred Molina e una parata di caratteristi indimenticabili.
Purtroppo per il film, la programmatica freddezza del regista (e la sceneggiatura non solidissima di Oliver Butcher e Stephen Cornwell) non gli ha giovato. Presentato a Toronto, ha raccolto solo impressioni tiepide ed è passato sotto silenzio finché qualcuno a Netflix (Netflix! Vade retro! La morte del cinema!) non si è accorto che insomma, non sarà un capolavoro ma è decisamente una bomba.
DVD-quote suggerita:
“Non per tutti, ma pur sempre una bomba”
Cicciolina Wertmüller, i400Calci.com
Lo recupero e poi commento. Grazie per la segnalazione.
visto per caso e assolutamente approvato. Un film onesto, senza troppe pretese, costruito su pantera nera che ha il fisico giusto per recitare senza parlare troppo ma essere comunque espressivo (alla tom hardy)
Dalla recensione: ” […] ad altre girate tutte sghembe e montate volutamente “male” (cut) ”.
Di Du Welz ho visto solo Calvaire, e anche lì ci stavano gli intermezzi con riprese arty tipo trip psichedelico. Che, per inciso, non aggiungevano nulla al film.
By the way, grazie per la segnalazione, l’avevo notato su Netflix ma vedendomi schiaffato a video il faccione di Pantera Nera l’avevo bollato come un markettone di supporto per infoltire il CV di un attore di seconda fascia alla vigilia dell’uscita di un film ad alto budget.
Vediamolo.
Question: Dunque, Pitch f. H. ora che hai visto il film ce ne puoi parlare?
Answer: Certo, e posso affermare con ragionevole certezza che trattasi di stronzata.
Q: Addirittura! Ma vuoi un attimo argomentare?
A: Ma ci mancherebbe. Classico, banale, revenge movie, che del revenge movie rispetta, uno per uno, tutti gli archetipi, ma che fallisce miseramente nel generare fomento, desiderio di vendetta, e che dopo l’ovvio massacro catartico la sensazione di sollievo che ne deriva è più data dalla consapevolezza che da lì a poco questa presa per il culo finirà.
Anche facendo finta che sia normale che ognuno dei personaggi si comporti nella maniera esattamente opposta a quella che suggerirebbe un minimo di buon senso, i dialoghi. I dialoghi Dio santo!
Cito (a memoria, potrebbe differire da quella reale) quella che dovrebbe essere una one-liner super cool e invece è una gigantesca stronzata: “I dentisti sono per gli uomini, ciò che i ginecologi sono per le donne: quando hai una mano in bocca ti viene spontaneo raccontare tutti i tuoi più oscuri segreti”.
Dico, una puttanata di tale livello si è mai sentita nella storia dell’umanità? A parte che la mia fidanzata ha subito confermato che NO, quando è dal ginecologo, a gambe aperte, parlare dei cazzi suoi è proprio l’ultimo dei suoi pensieri, vi siete mai chiesti come mai i dentisti non appena ti ficcano un estensore in bocca, tubo aspirasaliva, quattro dita in bocca cominciano a diventare loquaci? “Che lavoro fai?”, “Cosa hai fatto ieri?”. E tu che gli rispondi? “GHHGHH CCHH AAAH” .
Q: Dai, non si salva proprio nulla?
A: Proprio nulla no, ci sono un paio di chicche niente male. Ad esempio, la catena da bicicletta usata come arma impropria: idea fighissima. Se solo penso a tutte le volte che fuori dalla disco mi sono dovuto sfilare la cintura…
Poi vabbè, Fabrice Du Welz ha un gusto tutto particolare nel ritrarre ambienti e personaggi marcissimi, e poi TERESA PALMER. Cazzo, Teresa Palmer, che neanche se la conci da junkie-prostituta-ragazzamadre, riesci a farla anche solo lontanamente sembrare brutta. Ovvio, ha il talento attoriale di un budino, però se la gioca tranquillamente ad armi pari con la catena da bici prima menzionata.
Q: E il finale? E’ il finale? E il finale?
A: Non voglio fare spoiler, ma ti conviene abbassare sin da subito, e di molto, le tue aspettative.
Q: Quindi lo sconsigli?
A: Lo consiglio ai completisti del genere o come alternativa a quel massacro globale che sarà Svezia vs Italia.
io quella dei dentisti l’ho capita esattamente al contrario. E’ il dentista (o il ginecologo) che perde inibizione e quindi racconta. non il paziente.
Apro Netflix un attimo, me la risento in lingua originale e poi torno.
La frase esatta è:
“I dentisti sono per gli uomini ciò che i ginecologi sono per le donne. Una volta che si aprono a te e le tue mani sono dentro di loro, il loro senso di vergogna sparisce. Iniziano a farti delle confidenze.”
Quindi no, è come la ho intesa io. Sono i pazienti a fare confidenze, non i medici.
come fa il paziente a fare confidenze? in genere dal dentista si sta con la bocca aperta…
Fuori dalla disco ti sfilavi la cintura per calarti le brache?
Venduto!
grazie per la segnalazione
L’ho visto non sapendo fosse di Du Welz. Ha fatto di mooolto meglio.
Due post di fila di Cicciolina? Unheard-of!
Ti si può quasi perdonare l’assenza al Convegno mondiale.
Non snobbatelo, c’è poca action ma per una volta c’è coerenza nelle azioni del personaggio (rivelata come da rece nell’indimenticabile finale).
visto ieri sera.
davvero non male.
molto belle anche molte inquadrature di L.A… a tratti potrebbe sembrare una missione di GTA V :D
anche se…
—-SPOILER—-
non capisco il senso della rivelazione finale.
cioè a parte il fatto che ci spiega il perchè delle capacità e della preparazione del tizio, vuole dirci altro? o era solo davvero li per la sorella? o voleva sgominare quei loschi giri?
voglio dire.. mi sembra un twist ben misero che aggiunge poco a tutto il film
Concordo, è un “twist” che non ha senso.
A quel punto avevo già ampiamente accettato le capacità di menare del tizio come assunte.
“SPOILER”
“SPOILER”
“SPOILER”
“SPOILER”
Che poi, per quale motivo essere uno sbirro dovrebbe menare meglio di un badass a caso? E per quale motivo uno non può essere un badass e stop?
Su Netlifx? Si mena forte? Teresa Palmer (!!!)? Venduto!
@Cicciolina grazie per la rece, lo guarderò di sicuro uno di questi giorni. Comunque parto con le aspettative basse perché, ad essere onesti, di solito non sono molto d’accordo con le tue recensioni e temo che questo film possa essere un po’ troppo “artsy” per i miei gusti. Poi con du Welz mi sono già scottato con Calvaire (sorry, io l’ho trovato pessimo) e ora ci vado con i piedi di piombo.
Vinyan lo ha visto qualcuno? Opinioni?
mi hai comprata. non sarà per tutti, ma sembra proprio per me.
@Cicciolina, è sempre bello leggerti.
a volte, dopo aver letto le tue recensioni o visto un film che hai recensito, ho come l’impressione di scegliere i (purtroppo sempre troppo pochi) film che guardo alla ricerca delle stesse cose per cui li hai scelti e guardati tu.
probabilmente mi illudo, ma il pensiero mi è piacevole. scusa la mia hybris.
Ma che film di merda. Ma. Che. FilM. Di. Merda. MA CHE FILM DI MERDA!
Come, dico io, COME CAZZO è potuto piacervi? Azione confusionaria coreografata MALISSIMO; personaggi/macchiette insulsi e abbozzati nel pongo. Pantera Nera senza i muscoli (farlocchi) che fa le facce di malavoglia (e lo credo bene). La catena da bici! Una cagata infame meno plausibile di un tagliaunghie o della pinzetta per le sopracciglia. Ma chi li da i soldi a ‘sta gente? La gay mafia capitanata da Luke Evans?
Mi torna in mente una frase (credo di SHAFT, quello vecchio, degli anni ’70 – quelli sì che erano negri. Ehm, volevo dire tempi): “Vuoi fare il negro chenonlofermanessuno.”
Vuoi fare il negro chenonlofermanessuno? Allora fallo bene, cazzo.
Arridatece BLADE.
Molto buono: trama lineare, quasi scontata (come tanti action anni ’80, ma piacciono anche per questo), ma comunque coinvolgente. Mi e’ piaciuto il ritmo volutamente lento e i combattimenti sporchi e scorretti. Chadwick Boseman e’ in parte, non ha tempo, deve punire chi deve punire, non puo’ distrarsi o attaccarsi a nessuno (e visto in originale il suo accento africano e’ molto efficace).
Considerando il casino che sta scoppiando a Hollywood, alla fine e’ anche molto attuale. Promosso.
Netlix la morte del cinema? E chi lo sostiene?
Magari si riferiva a RaiCinema…
Film appena recuperato. Chi è alla ricerca di un revenge movie solo per fomentarsi un po’, è preferibile che scelga un altro titolo. Anche il twist finale non genera un vero e proprio effetto sorpresa, ma serve più che altro a chiarire alcuni aspetti e qualità del protagonista (non tutti però, vedi il sapiente uso della catena della bicicletta).
I personaggi seguono i canoni del genere: il protagonista tormentato e caparbio, solo contro tutti (e contro il tempo) in una città sconosciuta, la prostituta dal cuore d’oro, il produttore cinematografico gay in odore di pedofilia, i delinquenti con l’accento dell’est Europa, il politico corrotto, la storia d’amore impossibile, il viscido, punto di contatto e raccordo tra Los Angeles ‘alta’ e LA ‘bassa’.
Tra gli attori, non al massimo e piuttosto penalizzati dallo script, emergono il compianto Chadwick Boseman e Teresa Palmer (che perlomeno dimostra di impegnarsi), mentre Al Molina recita col pilota automatico.
Da segnalare la resa delle ambientazioni, in particolare i bassifondi di Los Angeles, raffigurata come una città tentacolare, che intrappola chi ci vive (forse non è un caso che gli unici che finiscono bene sono coloro che se ne vanno).
Nel complesso un film lineare, crudo in alcuni tratti e fortunatamente senza tamarrate, un revenge movie per certi versi atipico e tutto sommato gradevole.