“Diavologia”, o di quella volta che dopo Lords of Salem abbiamo sentito il dovere di fornirvi modelli di demònio più attendibili o quantomeno più interessanti; per dilettarvi, educarvi o semplicemente insegnarvi a fare figli con il diavolo.
Benvenuti al secondo appuntamento della vostra nuova rubrica preferita di cui già non potete fare a meno, quella in cui mentre noi recuperiamo vecchi film fatti di demonio e tonalità di rosso voi imparate come bruciare vergini ricavandone sapere filmico. Il film di oggi lo conoscete bene e lo conoscete tutti e la mancanza è giustificabile solo se siete nati ieri quindi tranquilli, non arriverò qui gonfio del mio ego a spiegarvi Rosemary’s Baby e di come Roman Polanski abbia fatto la storia del cinema e… cosa? Cioè dite che io sarei qui per questo? Bignamino sul filmino, paragrafetto sul diavoletto e tutti a casuccia? Ma io a casa ci sono già. Eh ho capito che è un modo dire, sono solo un attimo nervoso perché mica facile parlare di un film di questa mole qui, già mi immagino il primo commento: “TESTA DI CAZZO”. Eh sono un pessimista che ci vuoi fare, non si può mica essere belli, intelligenti e geniali senza il minimo effetto collaterale. Senti ma facciamo che sticazzi e partiamo con la sigla? Grazie dai, stiamo mica a fare Merenghetti qui.
http://youtu.be/I8cTs2s4dI0
(ma lo sentite il demonio, il disagio, il durello di Lucio Fulci? Siamo ai titoli di testa, sotto il pezzo scorrono bei palazzi, segni di vite sane e benestanti, eppure c’è già puzza di marcio)
Siamo nel 1967, Ira Levin ha appena pubblicato un libro che in tempi brevi diventerà la pubblicazione horror più letta degli anni ’60 e Polanski sta passando un periodo d’oro in Europa attirando l’attenzione dei produttori americani dopo aver girato, uno dietro l’altro, Repulsion, Cul-de-sac e Dance of the Vampires. Alla Paramount (che comprò i diritti del libro prima che questo venisse pubblicato) lo vogliono a tutti i costi e credono sia l’unica persona in grado di rendere giustizia alla storia, sia in termini di regia che adattamento, e dopo qualche barbatrucco per attirare la sua attenzione (la proposta di un film sportivo, Gli spericolati, a cui teneva particolarmente al solo scopo di fargli capitare il libro in mano) tutto finisce in rose e fiori e storia del cinema quando nel 1968 esce Rosemary’s Baby, il debutto americano del regista nonché consacrazione di Mia Farrow in quanto attrice degna di nota (ma non dimentichiamo l’incredibile interpretazione di Ruth Gordon in quanto vicina invadente e all’uso strega e quella di John Cassavetes in quanto marito, attore e all’uso Satana, probabilmente la più memorabile della sua carriera se escludiamo quelle nei suoi stessi film). L’adattamento è praticamente didascalico, senza variazioni nella storia e con dialoghi spesso riproposti senza la minima modifica, ma Polanski aggiunge quella nota che più di tutte renderà la pellicola memorabile: l’ambiguità degli avvenimenti sovrannaturali e la possibilità che sia tutta semplice paranoia. Nel libro la cosa è piuttosto chiara e indubbia: Rosemary è vittima di una setta di streghe, e relativa congrega, che vogliono ingravidarla del figlio di Satana, ma nel film è tutto molto ambiguo fino all’ultima, indimenticabile scena della culla (guardandolo adesso è tutto molto chiaro sin dal principio e la conferma finale non è altro che la naturale conclusione della storia, ma è facile immaginare come il pubblico dell’epoca potesse credere nel lieto fine fino all’ultimo minuto e come quella rivelazione palesata con una naturalezza quasi disturbante potesse stupire e scioccare – a posteriori Rosemary’s Baby potrebbe essere quasi paragonabile a quello che fece Psycho portando la filosofia del b-movie da drive-in al livello del cinema d’autore e davanti al grande pubblico, sostituendo però b-movie con Jesús Franco). Lo stato mentale di Rosemary è un continuo degrado e il suo fisico subisce malamamente la particolare gravidanza, portandola a crolli psicologici continui che le faranno dubitare persino le sue poche certezze, mentre l’unica sequenza in cui qualcosa di effettivamente maligno accade, quella dello stupro sabbatico , sembra troppo in bilico tra il sogno, l’allucinazione e la realtà per essere presa immediatamente sul serio, e persino quando Guy, il marito, confessa di averla scopata nel sonno così da non perdere il giusto momento per il concepimento (e qui lei non lo lascia, chiaro sintomo che le cose andranno ancora più ramengo) il tutto sembra talmente convincente che il benificio del dubbio rischia di venire pure a noi. La sua crescente ed esponziale paranoia raggiunge i limiti che la separano dalla follia che la circonda e solo una brusca sterzata di sceneggiatura riporta con intelligenza il personaggio su livelli umani prevenendone il crollo definitivo, ed è questa la scelta migliore che Polanski potesse fare: aggiungere un po’ di follia e fragilità ad una protagonista descritta nel libro come robusta e tutta d’un pezzo ma senza farla mai finire in territori idiosincratici.
Indubbiamente il punto di forza di Rosemary’s Baby sta nel realismo con cui la storia è affrontata e nella conseguente empatia e l’affetto nei confronti di Rosemary, una ragazza come tante con il sogno di una vita felice, un famiglia e della prole che non sia il frutto del demonio, una vittima inizialmente ingenua ma che risulterà molto scaltra nel risolvere l’inganno che la circonda finendo addirittura per farsi la spiegone da sola in un maniera talmente disperata da fare il giro e finire nella terrorizzante lucidità, e vorrei un attimo ricordarvelo: il marito l’ha ingravidata del figlio di Satana nel sonno, stuprandola, in seguito ad un patto fatto con i vicini di casa satanisti in cambio di una carriera d’attore. Ma voi ci pensate a realizzare una cosa del genere? Il momento arriva dopo circa due ore di film, due ore di sofferenze e ingiustizie, e il trasporto emotivo è talmente forte che non si può fare altro che urlare l’ennesimo POVERA ROSEMARY e pregare che tutto finisca bene almeno per lei, anche se si sa già come andrà a finire. Polanski chiaramente è uno di noi e racconta tutto dal suo punto di vista, plasmando gli interni seguendo la discesa infernale della POVERA ROSEMARY (qui la palestra fatta con Repulsion si nota subito) e asciungando i colori sempre di più, lasciando che i dettagli rossi esplodano tra i toni piatti dell’appartamento (esemplare la scelta di vestire Rosemary completamente di rosso nella scena che precede il sabba). Qualsiasi scelta è un trionfo, un connubio perfetto e insolubile tra scrittura, regia e interpretazioni, sintomo di una vera passione, se non ossessione, per il testo originale. E ora parliamo del diavolo.
Satana è qui rapprensentato prima di tutto come un’entità astratta che decompone tutto quello che tocca, come un virus che contamina attraverso il contatto fisico, corrompendo persone e distruggendo qualsiasi moralità. Al marito di Rosemary basterà una chiaccherata con i vicini per cadere vittima della tentazione e distruggere quello a cui più teneva e le uniche persone che sembrano capire Rosemary muoiono in condizioni apparentemente naturali ma con tempische piuttosto sospette. Più che Satana qui si parla dell’influenza di Satana sulle persone e dei suoi effetti passivi sulla società (e sulle dinamiche di condominio, chiaramente) in un approccio biblico piuttosto preciso; si parla di un diavolo senza aggiunte o derivazioni, di un diavolo di matrice cattolica piuttosto preciso e semplice. È importante però sottolineare che se nel libro è dato per scontato che se c’è un diavolo c’è anche un dio nel film non se ne fa alcun riferimento e anzi, Rosemary è descritta come un’agnostica di educazione cattolica e in una scena la si vede addirittura tenere in mano la copia del Times con questa copertina (che recita Is God Dead?). Insomma, se la salute di Satana è data per scontata di certo non lo è quella di Dio e vista la piuttosto presente satira verso la chiesa (più che altro in sequenze oniriche) è abbastanza ovvio come, subdolamente, il film sia anche un racconto sulla perdita della fede nella società moderna (o di come Satana sia una cima a farla perdere).
Fisicamente Satana si manifesta solo una volta, e non è nemmeno un’effettiva manifestazione ma più che altro un’allucinazione onirica. Prima dello stupro a Rosemary, la povera Rosemary, viene somministrata della droga attraverso un dolce portato dalla vicina spaccacazzi, ma il dolce andava assolutamente finito e Rosemary, essendo tutto tranne scema e tra l’altro i dolci della vicina fanno anche un po’ schifo con quel sospetto retrogusto amarognolo, se ne mangia un cucchiaio per fare la brava davanti al marito e butta via tutto il resto. Questo la porterà ad affrontare il sabba in uno stato di semi coscienza in cui sogno e realtà si mischiano in un inquietante quadro diabolico che sembra davvero uscito da un film Jesús Franco; lei sente quello che le accade intorno, capisce cosa sta succedendo ma quello che vede è frutto della sua immaginazione, compresa la figura diabolica del marito. È logico pensare quindi che l’immaginario creato sia filtrato attraverso l’educazione cattolica di Rosemary e che la figura di un Satana estremamente squamoso e peloso sia stata scelta proprio per mostrare una precisa idea di maligno data da una determinata educazione senza rifarsi ai diavoli di fattezze caprine che negli anni ’60 andavano tanto di moda. In Rosemary’s Baby il diavolo sta nei dettagli, ed è incredibile come dietro ad un’apparentemente semplice scelta estetica ci siano ragionamenti iconografici tutt’altro che semplici.
La prima e unica prova fisica che il demonio sia cosa reale l’abbiamo nella sequenza finale, quando Rosemary vede per la prima volta il figlio. Non ci viene saggiamente mostrato, ma i presenti ci dicono con toni molto affettuosi che ha gli occhi del papà (quelli lassù) e gli arti deformi, ed è increbile come questa sequenza chiuda il film con un tono pacato e rilassato proprio come era iniziato, con Rosemary che culla il figlio, probabilmente accettandolo, forse amandolo; il diavolo non è più una minaccia o la causa di un dolore ma vita stessa, ed è impossibile, ma giusto, sapere cosa accadrà dopo (a meno che non vogliate guardare il sequel per la TV o leggere il sequel dello stesso Ira Levin, due opere che non c’entrano nulla l’una con l’altra e che sinceramente preferirei ignorare, anche se sono belle). Tra un commento e l’altro ci viene anche fatto notare come Rosemary non sia una vittima casuale ma sia stata scelta da Satana stesso tra tutte le donne del mondo. Ora, ci pensate al culo? State facendo una doccia e venite scelti da Satana per donargli un figlio maschio, che fate? Badate che se dite di no scivolate sulla saponetta, quindi state attenti a quel che scegliete.
In conclusione: il diavolo peggiore è quello che non si vede, Rosemary’s Baby è uno dei più grandi capolavori dei nostri tempi e io non so come sia riuscito ad arrivare fino in fondo senza sbroccare al solo pensiero. Ho forse venduto l’anima al diavolo? Non ve lo dico.
DVD-Quote:
“POVERA ROSEMARY”
Jean-Claude Van Gogh, i400Calci.com
TESTA DI CAZZO
Gran, gran, gran film e grandissima recensione.
Unico difetto: è un po’ invecchiato a riguardarlo ora (non tanto a livello di tensione/riuscita cinematografica, ma a livello tematico: ricordo Stephen King in “Danse Macabre” spiegare tutta una serie di metafore dell’America Kennedyana/Nixoniana presenti nel film… Ecco, quelle sono cose che secondo me sono andate perse), ma contestualizzato nel suo momento storico è un film semplicemente perfetto.
Il tutto sottolineando quanto mi stia sulle palle Roman Polanski :D
Capolavoro…sependo poi cosa ha trovato polanski tornando a casa,mette i brividi ancora oggi…
Dlindlon
A: Buongiorno, son un rappresentante satanico, guardi sono qui per proporle questo splendido patto col demonio, ci sta la fama, il successo, i soldi, l’isola dei famosi e 3 serate al Genux, il tutto in cambio di una trombata nel sonno a sua moglie così la ingravida del figlio eminentissimo del dimonio tentatore di cui sopra.
Guardi in omaggio solo perché è lei anche un set di 3 casseruole in ceramica.
B: vabbeh ma sono senza coperchi!
A: beh quelli in caso li può comprare al Marcopolo di Rezzato
B: ok mi ha convinto
A: una firmetta qui e siamo a posto
A parte gli scherzi, che aggiungere? Film monumentale.
Come ho detto sul Twitter spero sia la fase preparatoria a una #400tv satanica.
Bellissima scheda, che giustamente celebra un capolavoro.
Trilogia “Repulsion”, “Rosemary” e “L’inquilino” über alles.
Non dimentichiamo la consulenza dell’informato sui fatti Anton LaVey!
Che io ricordi non ci sono altri film come Rosemary’s Baby in cui l’inquietudine è solo suggerita, in modo da lasciare il dubbio nello spettatore. Il film lo vidi parecchio tempo fa però ho ancora in testa la sensazione che provai guardandolo e cioè che mi chiedevo continuamente se fosse sogno o paranoia. La culla poi fa tutto da sé e per giorni mi lasciò l’angoscia di sapere che forma avesse ‘sto diavolo, è il caso di dirlo, di neonato.
Mi è venuta l’ansia solo a leggere la rece, stasera me lo riguardo.
L’ultima volta che lo vidi ero a Trieste, nella mia casettina sfigata in affitto, di quelle tutte vecchie, con i pavimenti che scricchiolano e gli infissi medievali, fuori c’era la bora e io ero sul lettino sotto sei metri di coperte e tudof… no non è vero io quelle cose non le faccio.
Passai una notte ORRENDA.
JCVG ti amo sposami recensione fichissima.
Finalmente uno dei rari casi ad affacciarsi ad un’opera americana aiuta il fatto di non essere americani (che invece è quello che ho sempre patito ascoltando frank zappa).
è vero che si sono riferimenti alla società americana contemporanea (@Colin Farth), anche abbastanza espliciti, ma per fortuna abbiamo un distacco e un filtro sufficiente per poterlo vedere oggi senza sentirne più di tanto il tempo.
Combinazione la settimana scorsa ho visto Un uomo a nudo, sempre del ’68 e sempre, anche se in maniera totalmente diversa, sulla decadenza dell’america arricchita.
Probabilmente mi sbaglio, ma mi piace vedere questi film come finissime contestazioni al guerra del vietnam.
Soprattutto, vorrei legare Spielberg a una sedia, a mo’ di Alex, e fargli vedere 30 volte di fila questo film, pigliandolo a pizze fino a quando non capisce che si può tenere lo spettatore incollato allo schermo a ucciderlo di curiosità senza arrivare a far vedere per forza tutto (lui e i suoi cazzo di alieni che non appena li fa vedere distrugge l’intero film).
L’ho sempre confuso con Baby Killer perchè avevano la cover identica.
Se ci pensate, il marito che stupra la moglie per una carriera da attore ricorda un regista che stupra una tredicenne (e che ora non puó tornare in USA…)…gente, qui si va nel metacinema…!
Ma si sa, é Polansky e può incularsi un 13enne quando vuole, mica Silvio che per farsi una battona di 17 anni e 364 giorni merita il carcere come pedofilo….
Comunque, Polanski è satana.
Se ci pensate, Joe il Coglione dispensa perle di idiozia pure oggi.
Grazie Schiaffi.
e pensare che mi sembrava fuori luogo aver citato zappa
Recensione ovviamente eccezionale.
Nella Rosemarologia annovero questi due epigoni, Il Profumo della Signora in Nero di Aldo Lado, quasi coevo a Rosemary, ed il recente belga Left Bank, che potrebbero anche essere significativi, se Polanski non fosse esistito.
Polanski almeno un po’ di galera l’ha fatta…non può tornare in usa e si è rovinato l’immagine pubblica…
Nano B. quando comincia a pagare…? ma non per le mignotte,le tangenti e i falsi in bilancio ma per aver rovinato e (rovinando) sto paese di mentecatti.
Ps
Detto questo a me della vita privata degli artisti che stimo fotte sega,facessero quello che gli pare fino a quando ci regalano robe di rilievo.
Rosemary in Strada Smagrita con Valigia e Pancione Demoniaco è una delle Immagini più Drammatiche della Storia del Cinema, mai DVD Quote fu così Calzante.
Un Grazie a Schiaffi anche da Parte Mia.
Ottimo articolo, testa di cazzo.
Scherzo, avrei voluto scriverlo come primo commento come ha fatto il buon Liv ma stamattina internet andava male.
articolo ottimo davvero, e il film é una fottuta pietra miliare. complmenti, JCVG
Mi associo. Cosa cazzo vuoi aggiungere dopo un gran pezzo così per quel film lì? A ‘sto punto, solo la competizione vi può migliorare, sfidatevi tipo tabellone del Grande Slam, fate un Atp di Val Verde delle recensioni.
Quella nella foto è chiaramente Mia Wasikowska.
@Stanlio
Eri uno studente a Trieste?
Perche io ebbi il trauma che mi proposero Rollerball in quella stessa situazione, e io era tipo contento perche adoravo quel film. Fu cosi che scoprii del remake col sosia di Kanu Reeves e Jean Reno. C’ho il trauma.
Il film non l’ho mai visto ma ne ho sentito parlare parecchio. Effetivamente pur amando l’horror, di cinema anni 70 apparte l’esorcista mi manca tutto. E questa rubrica rulleggia propio per questo.
Oggi si vine facile, il classico dei classici per chi vuol bene a Satana. Ogni giorno ci spero che la simpatica signora mia vicina di casa mi dica -gli chiedi alla mamma se mi presta due uova, poi vieni su che ti presento un amico di mia nipote, si chiama Satana-.
Vi ringrazio profusamente, vi abbraccio caldamente, vi spupazzo adorabilmente. Sto esagerando.
Anche “L’inquilino” sta sul medesimo, straordinario livello. Jean-Claude FOREVER
ogni parola è superflua. Miglior film horror di sempre.
Comunque aspettavo con apprensione la rubrica sul demonio per segnalarvi questo motivetto, che, per qualche motivo, sentii ai tempi di Myspace, e mi è tornato in mente pensando al demonio mentre cagavo:
http://m.youtube.com/watch?v=oGO-bX_WiEU
Non so, se avete un film brutto con l’amico belzebu, questa mi pareva una buona sigla.
Umilmente vostro,
Saluti
@Schiaffi: se senti il dovere di rincarare vai libero…
@ bella zio: è dura lotta, the wicker man?
@Enea: tivogliobbene. Vieni qui, fatti abbracciare. Alla memoria del buon vecchio zio Anton.
Shemhamforash!
@leadermax1: Sicuro che “Il profumo della signora in nero” sia di Aldo Lado ? A me pare sia opera di Barilli (comunque anche quello è un gran film)
Capolavoro devastante di Polanski, grandissima recensione. Il mio preferito di Polanski con Repulsion e Chinatown.