Volevamo raccontarvi un pugno di film di James Bond in preparazione a quello nuovo, la cui uscita era prevista per il 10 aprile, ma poi è stato spostato a novembre.
Pensavano forse di scoraggiarci?
Col cazzo: adesso ci mettiamo qua e ve li raccontiamo TUTTI.
A voi Le Basi: 007.
Quando Roger Moore ha girato Bersaglio Mobile aveva 58 anni.
Va detto subito, perché è la critica più diffusa al film.
Ed è opportuno ricordare come Sean Connery, nel film apocrifo di due anni prima, si sentisse in dovere di infilare svariate gag sulla vecchiaia pur avendone appena 53.
Roger Moore stesso se ne rese conto quando scoprì che persino la madre della Bond Girl di turno era più giovane di lui.
Quante parentesi si potrebbero aprire… Non è per forza l’età che conta, quanto Moore stesso: gli attuali 73 anni di Stallone sono molto più credibili in ambito action dei 58 di Moore. Come dei 58 di quasi chiunque. Ma anche dei 45 che aveva il povero Moore, affascinante ma sempre legnoso, al suo primo Bond: non fu esattamente assunto per le doti atletiche. Sapete chi ha 58 anni adesso, e fa roba che Roger Moore probabilmente non avrebbe fatto manco a 23? Tom Cruise.
Durante questo gran ripasso bondiano c’è una domanda a cui cercavo risposta: come minchia ha fatto Roger Moore a durare così tanto nel ruolo di Bond?
Tecnicamente sono 12 anni contro i 14 di Daniel Craig, ma sono ben sette film contro cinque.
Oppure sono 21 anni se – Shyamalan Twist! – contiamo un episodio del 1964 di Mainly Millicent, in cui Roger interpreta James Bond in uno sketch comico otto anni prima di rimpiazzare Sean Connery (con cui comunque era stato in concorrenza fin da subito).
I gusti cambiano, le mode passano: i Bond di Moore hanno mantenuto alcune caratteristiche di base – fascino, una certa eleganza, propensione all’avventura – ma sono rimasti a galla regolando gli altri ingredienti a sentimento. A volte più classico, a volte più moderno, a volte più comico, a volte più serio, a volte esotico, a volte familiare, a volte esagerato, a volte più sobrio.
E alla fine forse è stato questo continuo mescolarsi e alternarsi di tono a mantenere la formula commercialmente interessante, a indovinare i film e/o a sbagliarli senza perdere la fiducia del pubblico.
Cioè diciamolo: Roger risulta simpatico anche nella peggiore delle occasioni.
Ha sempre avuto una classe infinita, un aplomb e un’autoironia imbattibile.
“Certo che faccio i miei stunt da solo”, diceva spesso. “Dico anche le mie bugie da solo”.
Ci aveva messo un paio di film, ma alla fine aveva trovato l’approccio perfetto alle situazioni che doveva affrontare: un approccio contemporaneamente educato e sarcastico, spettacolarmente inglese fino al midollo, caratterizzato dalla famosa Roger-face. Come non avete mai sentito nominare la Roger-face? C’avete ragione, l’ho inventata adesso: è quell’espressione tipica sua che fuori dice “è tutto normale” mentre dentro pensa “madonna che cazzata”.
Bersaglio mobile cade al giro della ruota dell’appiglio alla modernità, ovvero al massimo contrasto possibile con Old Roger.
Per la prima volta si modifica un titolo di Fleming – From a View to a Kill diventa semplicemente A View to a Kill – e su di esso si costruisce una trama completamente inventata da zero.
Per i titoli di testa vengono ingaggiati i Duran Duran, che ripagano della fiducia regalando uno dei migliori temi di Bond di sempre, tra l’altro il primo a finire in testa alla hit parade (che termine da boomer, “hit parade”).
Per il cast si cerca di attirare il pubblico di MTV e viene invece inseguita una delle coppie più clamorose di sempre: Grace Jones e David Bowie.
Grace ci sta, per la gioia degli spettatori: David invece tentenna e rinuncia un po’ all’ultimo momento per andare a fare Labyrinth, costringendo la produzione a sondaggiare prima Sting (fiuuuu…) e poi a virare su Christopher Walken, all’epoca il primo premio Oscar a lavorare a un Bond.
E Walken è ottimo come sempre, eh?
Ma Grace Jones… Che regalo al mondo che è Grace Jones.
Dì a Grace Jones “fai te stessa e portati il guardaroba da casa” e metà film è in banca.
Lei finché c’è si porta pure il moroso, un certo Dolph Lundgren, e gli regala la sua prima comparsata al cinema.
Grace è una di quelle cose che dire che ruba la scena è riduttivo: non è che se la ruba, è che proprio la reinventa, la ri-formatta, la porta su un altro piano astrale semi-astratto dove nessuno riesce a raggiungerla.
E da una parte il film la asseconda regalandole un paio di scene all’altezza: l’attentato sulla Torre Eiffel e la scena in cui compare anche Dolph, quella in cui lei piglia uno scagnozzo russo e lo solleva di peso sopra la sua testa in puro Hercules-style.
Dall’altra è il 1985, è troppo presto per avere sullo schermo una più dura, indipendente e mascolina di Bond, e persino lei alla fine capitola nel ruolo di quella che ha bisogno di farsi salvare.
Walken si difende come può, pure lui sta tranquillamente sopra la media del Bond-villain, e il suo piano è modernissimo: distruggere Silicon Valley. Che è dove stanno i computers! 10 punti per aver rinunciato a far vedere i computers in azione, come invece avevano fatto in Mai dire mai coprendosi di ridicolo.
E la Bond-girl principale è Tanya Roberts, per il sottoscritto una delle donne più belle mai esistite, cosa che purtroppo non distoglie dal fatto che abbia beccato il turno del ruolo ingrato e abbia scordato il carisma nell’altra borsetta.
A lei si aggiunge Fiona Fullerton, in un ruolo che in origine doveva essere il ritorno di Barbara Bach da La spia che mi amava, e la 18enne Alison Doody, che voi tutti ricorderete per essersi fatta anche Sean Connery in Indiana Jones e l’ultima crociata, per un totale record di quattro (condiviso con Mai dire mai).
Non è una Bond-girl ma voglio segnalare anche Patrick Macnee, grazie al quale entrambi gli Avengers (quelli veri, non quelli in pigiama) sono comparsi in un film di 007 dopo l’indimenticabile Diana Rigg chiamata a fare da babysitter per George Lazenby.
L’inizio lascia presagire il peggio: c’è l’ennesimo inseguimento sugli sci, come in Al servizio segreto di Sua Maestà e La spia che mi amava, tranne che qui a un certo punto Bond si trova a fare snowboard sulla neve su una slitta e di colpo parte California Girls dei Beach Boys, gag resa ancora più triste dal fatto che si tratta in realtà della cover stracciona di una tribute band. Qui però andrebbe aperta una parentesi sul coreografo della suddetta scena, Willy Bogner, già stunt nei due film già citati, che all’epoca girando alcuni documentari sportivi era riuscito a farsi un nome talmente grosso nel settore che nel 1990 finì a girare Fuoco, ghiaccio e dinamite, ovvero “Bond Snow Chase – The movie”, una magra scusa per uno showcase di campioni di sci acrobatico dalla trama simile al nostro Tutti gli uomini del deficiente e sempre con Roger Moore protagonista.
Poi dopo una parentesi a Parigi tocca sorbirsi tutta una sezione ambientata in una fiera dell’ippica che pare messa lì solo per avere almeno una scena in cui Moore sembra nel suo ambiente.
Infine diventa un action piuttosto classico, meno inventivo del Bond medio, ambientato principalmente negli USA e con momenti spettacolari più fracassoni che creativi, con ampio uso di landmark tra la Torre Eiffel all’inizio e il Golden Gate Bridge alla fine (notevole).
In mezzo si segnala almeno l’inseguimento col camion dei pompieri, più che altro perché si tenta di usare Joe Flood come specie di versione californiana del vecchio sceriffo Pepper, per fortuna con esiti un pelo meno caricaturali.
Il risultato finale è uno 007 forse più apprezzabile dal pubblico casuale, e che personalmente preferisco come minimo al precedente Octopussy, ma che chiunque altro pare odiare.
Bersaglio mobile è la fine di un’era, e lo sapevano tutti già mentre lo giravano.
Viene proprio detto al volo ad esempio a Lois Maxwell che quella sarà l’ultima volta in cui interpreta Miss Moneypenny, tagliando i ponti con l’unico interprete della saga che fino a quel momento se li era fatti tutti tutti fin da Licenza di uccidere. Si dice che Lois avesse chiesto la promozione a M, e che Broccoli avesse rifiutato perché ancora non vedeva Bond prendere ordini da una donna: cambiò idea appena un paio di film dopo, ingaggiando però Judi Dench.
Roger stesso, età a parte, era insoddisfatto col taglio più violento del solito, odiava Grace Jones, non aveva mai trovato una vera intesa con Tanya Roberts, ed era felice di smettere.
Broccoli aveva fiutato i cambiamenti della moda nell’aria, era indeciso fin da subito e, in caso di rifiuto di Roger, aveva già opzionato Timothy Dalton.
Timothy, che scalpitava in panchina, entrerà in campo nel match successivo.
Bond Girl & Bond Villain by Gianluca Maconi:
DVD-quote:
“DANCE! Into the fiiiire!”
Nanni Cobretti, i400calci.com
In omaggio a Roger Moore, voglio condividere una piccola galleria che lo vede a fianco degli altri Bond, a dimostrazione di quanto gli si voglia bene:
Scusate… ma qui 007 fa snowboard non sul portellone dell’elicottero (che poi abbatterà) ma sulla slitta di una motoslitta!
Hai ragione e correggo
Da bambino rimasi fulminato da Christopher Walken, che rappresentò l’idea suprema di Villain e la scolpì a fuoco nel mio immaginario per tutti gli anni a venire.
“È comunque sua la prima scena di sesso interracial di 007”
Baron Samedi is not amused…
Bella recensione ma purtroppo io ora non vedo l’ora arrivi Mercoledì prossimo per leggere del mio Bond film preferito…ed il Mercoledì successivo per un’altro bel filmone!
La prima scena interracial c’è in vivi e lascia morire primo film dell’era moore.
Bellissima la carrellata di foto e in particolare quella con Brosnan dove dagli sguardi si vede che pierce stima a manetta il vecchio Roger. È anche l’unico che ne riprenderà alcuni tratti.
Il film non è malaccio ma l’età di moore è troppo palese. Ricordo dei primi piano di lui al party con gli occhiali e vestito in smoking che sono impietosi. Poi, in realtà, c’è anche tanta azione però il senso di incredulità è forte. La stessa spia russa non è giovanissima e il povero gotell è sempre meno credibile nel ruolo di capo del kgb che addirittura diventa operativo. È un canto del cigno per alcuni personaggi comprimari: gotell stesso, la maxwell di una classe sempre straordinaria e in una delle rari apparizioni fuori dall’ufficio (mi viene in mente solo una cascata di diamanti dove finge di essere un agente della dogana). Rimarrà Q ancora per diversi anni (evviva).
Piccolo trivia: dopo l’incendio del palazzo bond scappa con un camion dei pompieri che la città di San Francisco aveva orgogliosamente prestato alla produzione del film. Gli fu riconsegnata con le sospensioni completamente distrutte e diversi danni di carrozzeria
Abbastanza sicuro che in Vivi e lascia morire alluda ma non concluda appunto perché la lascia morire prima, vediamo chi è stato più attento.
Ci va a letto in hotel quindi ben prima della morte nella giungla.
No no, conclude eccome, è la premessa a una delle battute che più adoro della saga (ma di questi tempi sono disposto ad ammetterlo solo con la garanzia dell’anonimato):
Rosie Carver: Please… uh… You don’t understand, sir. They’ll kill me if I do.
James Bond: [James Bond produces his gun and points it at Rosie] And I’ll kill you if you don’t.
Rosie Carver: But you couldn’t. You wouldn’t. Not after what we just done.
James Bond: Well, I certainly wouldn’t have killed you before.
Ok in questo caso siete stati più attenti voi, ma un giorno avrò la mia rivincita, OH SÌ un giorno ce l’avrò (mumble mumble)
“You only live twice”.
che bella la galleria di foto di Moore. Un mito!
River e Sean foto della vita, l’infanzia in un fotogramma. Il film invece lo ricordo solo per Grace Jones che all’epoca, da regazzina, mi fulminò perché per l prima volta vedevo una donna forte e non canonicamente bella. Del resto non ricordo altro.
Non che abbia in odio in particolare i Duran Duran, ma che la loro canzone sia uno dei migliori Bond theme di apertura proprio non si può leggere. Nel 1985 i Duran Duran avrebbero mandato al numero 1 in classifica anche la ricetta della pasta alla norma letta da Le Bon(d) su base languida alla fausto papetti. Detto questo, la palma della canzone più brutta va senzadubbiamente a “Die another day” di Madonna.
Mi unisco alle proteste: in Vivi e lascia morire c’è la prima interracial (con una nera: di asiatiche, cinesi e giapponesi, si erano già viste abbondantemente con Connery), e lei gli dice pure, avendo una pistola in faccia: “non potresti farlo…non dopo ciò che abbiamo fatto”. E Roger: “di certo non lo avrei fatto prima”. Qui di certo c’è una sola cosa, un film con una frase simile non passerebbe neanche la sala montaggio oggi.
Ora che ho fatto il precisino antipatico, Bersaglio Mobile. Film molto meh, ricordo solo cose sparse. Roger lo adoro (rip) ma qui era oltre la scadenza, tanto che lo circondano di gente vecchia per non farlo sembrare troppo fuori posto. Però i battibecchi con MacNee nel ruolo del servitore sono adorabili, c’era molta più chimica che con la Roberts, dove Roger ha provato a buttarla sulla relazione paterna. Senza riuscirci, visto che alla fine se la lavora nella doccia con Q che fa il guardone col cagnolino robot (ugh). Dirò un’eresia: cattivi bocciati, ma forse è solo perché il loro piano è la versione povera di quello di Goldfinger. Colonna sonora favolosa: John Barry spara le sue ultime cartucce con classe, si merita solo applausi. Farà ancora le musiche per il primo di Timmy, il meraviglioso Zona Pericolo, meritandosi un cameo epico come conduttore d’orchestra.
Amici ho corretto tutto, persino i refusi nei disegni di Maconi. Ho Vivi e lascia morire fresco, e fresco quindi anche il ricordo di aver pensato “ma che stronzo, la lascia morire prima di farsela? proprio così?”, ma evidentemente era stata talmente una sveltina che mi ero girato mentre succedeva. Poi sì, non contavo le asian per qualche ragione del tutto non giustificata. C’è altro? Ah sì: il tema dei Duran Duran è uno dei migliori di Bond in assoluto, quello non è un refuso, è un fatto.
Che poi se la tromba due volte. La prima in hotel e la seconda sulla barca, ahah
Sì ci ho pensato e in realtà la discussione è che Madame Cobretti mi stava chiedendo se quella fosse davvero la prima Bond-girl di colore, e il fatto che morisse dopo tipo 10 minuti di screentime aveva messo tutto in discussione. Ho confuso “non le dà la dignità di farle da spalla” con “non se la porta nemmeno a letto” (che in effetti figurarsi). Il tutto era amplificato dalla delusione che avesse platealmente scelto una controfigura non carismatica di Pam Grier quando uno 007 interamente in coppia con la Pam Grier originale nel ’73 sarebbe stato una bomba atomica.
Uno dei miei bond preferiti,con le migliori scene comiche :)
Lo comprai da bambino in un cestone di VHS dell’auchan, walken era il miglior cattivo psicopatico che avessi mai visto.
Mi ricordo consumai il vhs sul mivar 15 pollici…
Spesso “Bersaglio Mobile” viene considerato il punto più basso della filmografia Bondiana di Moore. Vuoi perché fisicamente Sir. Roger non poteva più essere credibile, vuoi perché la pellicola stessa è la mediocre riproposizione di situazioni e temi rivisti per anni fino alla nausea, vuoi perché tutto il carrozzone di 007 era ad un punto morto e il cinema action e avventuroso, dopo qualche avvisaglia, ha superato il franchise di Broccoli alla grandissima (cito per tutti “Indiana Jones”, che per certi versi è diventato iconico come e più di 007).
Ormai Bond non è più il vertice dove convengono il meglio dell’azione, degli stunt, della tecnologia e della moda. Serviva aggiornarsi e pure in fretta prima che tutto imploda e lasci la Eon con la gallina vecchia in mano al posto di quella dalle uova d’oro. Fortunatamente, ma sotto certi punti di vista malinconicamente, siamo all’ultima corsa per Moore.
Pur avendo mille e più difetti, non mi sento di bocciare su tutta la linea “Bersaglio Mobile”. Sia per ragioni puramente affettive (è il primo che ho ricordi chiari di una visione al cinema), sia perché il duo di villain riportano in auge l’importanza di un cattivo carismatico e iconico. Cosa che negli ultimi film si era decisamente persa visto che i nemici passavano dall'”anonimo” all'”incolore”.
Qua invece Max Zorin (Walken) e May Day (la pantera Grace Jones) sono strambi, pazzi e sopra le righe quanto basta per renderli memorabili. Ogni scena in cui appaiono calamitano l’attenzione dello spettatore che si ricorda molto più Walken biondo platino e la Jones cattiva, eccentrica e forzuta rispetto a cosa fa Bond. Provate a chiedere in giro allo spettatore medio cosa ricorda di “Bersaglio mobile”. Il 99% ti nominerà Walken e la Jones. L’ex premio Oscar, visibilmente pazzo, può dare sfogo a tutto il suo istrionismo facendo di Zorin non un miliardario annoiato e ricchissimo che vuole conquistare il mondo con piani cervellotici. No, lui è il primo vero pazzo del franchise! Creato in laboratorio e addestrato dai Russi (ciao ciao Winter Soldier!). Peccato che fatte salve un paio di sequenze d’azione ben dirette da Glen (tipo la corsa dei cavalli, il classico inseguimento su gomma e il finale tra sottosuolo e Golden Gate), il film sia noiosetto con il resto del cast moscio e banale. Gag scemotte, Bond-girl bella quanto vuoi ma dimenticabile, piano finale mix tra quello visto in “Goldfinger” e in “Superman” di Donner (rottura della faglia di Sant’Andrea).
Come per “Octopussy”, se il team si fosse sbattuto un po’ di più e avesse tentato un approccio diverso al posto della solita trama trita e ritrita fatta col pilota automatico, magari la sicurezza nel ruolo di Moore unita al carisma di Walken avrebbero fatto chiudere il ciclo con un titolo memorabile o quantomeno diverso. E invece Roger Moore saluta tutti con un prodotto mediocre spesso (ingiustamente?) spernacchiato.
E mo’ attendiamo il dittico più sottovalutato dell’intero franchise…
P.S.: Capo, cinque altissimo e pinta pagata appena rimetto piede a Londra. Citare “Fuoco, ghiaccio e dinamite”, mio cult d’infanzia, è da fuoriclasse.
Moore era divertente, era il re delle battute “one-line”, che in questi film non mancavano mai.
Interessante notare come per quanto Daniel Graig sia quasi di 10 cm più basso di Moore, nella foto c’è la prospettiva che fa intendere che il biondo sia più alto.
Comunque bella galleria,
Ho anche corretto altri due errori che non avevate lontano. Niente, scusatemi, a ‘sto turno ero evidentemente fuori fase, per sicurezza ho ricontrollato pure che ci fosse davvero Roger Moore…
La cosa che mi ricordo di più, a distanza di tutti questi anni è di come il poster ritraesse Tanya Roberts con i piedi messi in un modo così palesemente posticcio che manco fossero stati magnetici sarebbe potuta stare in piedi, che mi sono sempre chiesto come avessero fatto ad accettarlo e a stamparlo.
Oggettivamente un Bond invecchiato molto male, a tutto ciò che è stato detto aggiungo il riconoscimento facciale (da un accrocco che avrebbe fatto fatica a scrivere HELLO WORLD) e un terrificante errore di traduzione, dove SILICON viene letteralmente tradotto con SILICONE (e io da bambino pensai che l’idraulico, che lo usava a chili, dovesse essere ricchissimo).
“L’alieno è a base di carbone o a base di silicone?”
“La seconda, sifilone mi pare!”
Sto giocando a Everthing or Nothing che guarda caso sarebbe il seguito di Bersaglio Mobile, in cui un’amico di Max Zorin, Nikolai Diavolo! ( Willem Dafoe), che vuole vendicarsi del 007 di Brosnan e tutta la sua cumpa ( Judi Dench, John Cleese), Heidi Klum improbabile scienzata russa la cantante Mya agente della Cia e scritto da Bruce Feirstein ma quanto hanno speso per sto gioco.
Ricordo il Film e il video dei Duran Duran sulla Torre Eiffel.
Moore e Connery erano doppiatti ambedue da Pino Locchi poi con Timothy Dalton da Michele Gammino( voce di Segal), Tanya Roberts un sogno all’epoca la ricorda nelle Charlie Angels e Sheena.
Mi chiedo con chi sostituiranno Craig
Qualche anno fa si vociferava di Aidan Turner (Lo Hobbit al cinema, Poldark in tv)
Adoro chi nel commento si scrive la sua controrecensione più lunga della rece vera ❤️
L’ho detto e lo ripeto: forse Roger Moore non sarà stato il James Bond più bravo, ma sicuramente è stato il James Bond più James Bond e la “Roger-Face” ne è probabilmente il fulcro. Aplomb inglese anche di fronte alle peggio cazzate.
Purtroppo “Bersaglio Mobile” è per me abbastanza dimenticabile probabilmente proprio perchè probabilmente non ci fu nessuno con le palle di sfruttare fino in fondo il contrasto, anzi la vera e propria opposizione tra “Sir” Roger Moore e la buzzicona cibernetica Grace Beverly Jones, personificazione dell’eccesso.
Non ci riuscì il regista, non ci riuscì Roger, non ci riusci Walken, che avrebbe potuto essere il collante ideale.
Il risultato è un film disgiunto in cui quando i due personaggi sono in scena separati sembra film diversi e quando sono in scena insieme non sembra neanche un film… esemplare la scena di sesso tra i due che ancora ricordo eccitante come una pubblicità della Ferrero con Ambrogio.
Occasione sprecata come film, ottima occasione per una commovente galleria fotografica (e, sì, Pierce Brosnan costruì tutta la sua carriera sulla “Roger-Face”, indubbio erede al trono)
P.S.: ma mi sono perso qualcosa? Com’è che dopo anni è tornata la mail obbligatoria nei commenti?
Francamente io tutta questa avversione per Moore e il suo Bond non la capisco, almeno non da un sito che venera calciatori volanti coreani e tammari ladri d’auto aspiranti antiterroristi. Bond era un improbabile e invincibile eroe di cartone e le sue imprese erano scandite da una check list che mai è variata in quegli anni perché mai lo spettatore avrebbe voluto che cambiasse. La sua arroganza, le sue acrobazie inverosimili, i sui antagonisti caricaturali, le sue Bond-girl soprammobile, sono tutti tasselli di uno schema che funziona a meraviglia. O meglio funzionava, negli anni ’80, quando un agente segreto si poteva vantare la sua professione al tavolo del Baccarat e quattro ricercati ex-militari potevano sparare migliaia di proiettili senza ferire nessuno. Non è che prima e dopo Moore le cose migliorarono molto, anzi… Bisognerà attendere molto tempo per poter pretendere dal Bond-pensiero qualcosa di più di una sigaretta accesa e una scopata prima dei titoli di coda.
Bersaglio Mobile è il miglior Bond targato Moore perchè me e a i fan di 007 (s’inculino tutti gli altri) ha dato ciò che volevamo: alcune delle perle più memorabili della saga, dal lancio di MayDay dalla Tour alle sbandate sulle gradinate sella Senna con la R11 tronca, dal meraviglioso tema dei Duran Duran ai ghigni beffardi di Zorin (Walken santo subito). Sapete quanto ce ne frega che Moore avesse 60 anni? Ne avesse avuti 30 in meno le sue imprese sarebbero state altrettanto assurde, e altrettanto divertenti.
Definitivo
Fun fact: la controfigura di Moore quando fa snowboard è Tom Sims, uno degli inventori dello snowboard. A quell’epoca infatti in pochi sapevano andare sullo snowboard.
Il mondo dello snowboard deve molto a questo film
Moore il mio Bond preferito, mentre i miei preferivano Connery…
Tutti i pregi dell’inglese medio senza averne i difetti.
Godibilissimo film ancora oggi, ai tempi non notai l’età “troppo in là” del nostro.
Subtrivia su Bowie: il Duca Bianco rifiuto’ perché “non voleva rimanere tre mesi fermo a vedere la sua controfigura saltare sulle montagne”… E per fortuna scelse una prova attoriale complicatissima come Labirinto.